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Il suono più forte mai udito!

12 Ott

Dopo questo articolo:

Il suono del vinile

vi riporto la seconda domanda che mi è stata posta in questi giorni via mail da alcuni nostri lettori. La domanda in realtà è una richiesta di conferma circa un articolo pubblicato da Pianeta Blu News, che cito senza problemi e che, come già detto, vi consiglio di visitare, che in questo pezzo:

Pianeta Blu, Krakatoa

afferma che il suono più forte mai udito in epoca moderna dall’uomo è quello che si è generato in occasione dell’eruzione del vulcano Krakatoa il 27 agosto 1883.

Vi premetto subito che quanto affermato nell’articolo è assolutamente corretto. In occasione di questa eruzione esplosiva, venne generato un boato che oggi possiamo stimare di 172 decibel fino a 160 Km di distanza.

Per darvi una stima di quanto potente sia un rumore di 172 decibel proviamo a fare degli esempi pratici utili per confrontare questi valori espressi in una scala poco familiare ai più.

Per prima cosa, se vogliamo essere formali dal punto di vista scientifico, in acustica si utilizzano i dB_SPL per indicare il livello di pressione acustica. Questa definizione è alquanto intuitiva se pensiamo che i suoni che noi udiamo sono semplicemente prodotti dalla pressione dell’aria che giuge ai nostri timpani mettendoli in vibrazione. Utilizzando questa unità di misura, wikipedia riporta una tabella molto istruttiva con diverse fonti sonore accompagnate con il corrispondente suono in dB_SPL:

dBSPL Sorgente
300 Eruzione del Krakatoa nel 1883
250 All’interno di un tornado
180 Razzo al decollo
140 Colpo di pistola a 1 m, auto di Formula 1
130 Soglia del dolore
125 Aereo al decollo a 50 m
120 Sirena,
110 Motosega a 1 m
100 Discoteca, concerto rock
90 Urlo, fischietto
80 Camion pesante a 1 m
70 Aspirapolvere a 1 m; radio ad alto volume
60 Ufficio rumoroso, radio, conversazione
50 Ambiente domestico; teatro a 10 m
40 Quartiere abitato, di notte
30 Sussurri a 1 m
20 Respiro umano
0 Soglia dell’udibile
-9 Camera anecoica

Considerando che la scala in dB è una scala logaritmica, c’è una notevole differenza, ad esempio, tra l’eruzione del Krakatoa e il rumore prodotto da un razzo al decollo, facilmente identificabile come un suono di notevole intensità.

Detto questo, sempre per farvi capire il livello del suono prodotto dall’esplosione del Krakatoa, pensate che il boato venne udito chiaramente fino a 5000 km di distanza. Chiunque si fosse trovato ad una distanza inferiore ai 100Km, come accaduto ad alcuni occupanti di una nava di passaggio nei pressi dell’isola, avrebbe avuto danneggiamenti permanenti ai timpani.

Anche se l’eruzione del vulcano non causò morti direttamente, le conseguenze dell’esplosione furono devastanti. Ad oggi, si stimano circa 36000 morti dovuti in larga parte al successivo Tsunami, di 45 metri, che si creò.

Esistono anche delle curiosità molti interessanti sull’eruzione del Krakatoa. Durante l’esplosione, vennero riversati in atmosfera 21 kilometri cubi di roccia e fumi. Queste emissioni, modificarono a lungo non solo la zona dell’eruzione, ma portarono conseguenze all’intero pianeta. Per farvi un esempio, l’illustratore britannico William Ashcroft notò in quel periodo che i colori dei tramonti visibili dalla sua cittadina, vicina a Londra, erano cambiati. Il motivo di questo è oggi molto comprensibile. L’enorme quantità di sedimenti rilasciati in atmosfera, provocarono effetti ottici alla luce solare, visibili chiaramente durante il tramonto che prese colori più accesi verso il rosso. Ashcroft dipinse diversi quadri dei tramonti dell’epoca e, ancora oggi, queste illustrazioni sono studiate dai climatologi per ottenere informazioni circa l’eruzione del vulcano Krakatoa.

Ecco una delle illustrazioni di William Ashcroft:

Opera di William Ashcroft

Opera di William Ashcroft

Solo per concludere, secondo alcuni esperti, anche un altro famoso dipinto riporterebbe colorazioni molto accese non per enfatizzare il tema trattato ma solo perchè quelli erano i colori visibili al momento della realizzazione. Sapete quale? Questo:

Munch, L'Urlo

Munch, L’Urlo

L’urlo di Munch, realizzato nel 1893, 10 anni dopo l’eruzione, sarebbe una “fotografia” dei reali colori del tramonto norvegese, resi più brillanti dall’eruzione del Krakatoa.

 

Psicosi 2012. Le risposte della scienza”, un libro di divulgazione della scienza accessibile a tutti e scritto per tutti. Matteo Martini, Armando Curcio Editore.

Charged Lepton Flavour Violation

6 Ott

Oggi vorrei mettere da parte UFO, complotti, scie chimiche, fine del mondo, ecc., per tornare a parlare di scienza pura. Lo vorrei fare con questo articolo spceifico, per trattare nuovamente lo stato attuale della ricerca e mostrarvi quali sono i settori più “caldi” e più promettenti nel panorama della fisica delle alte energie.

Per prima cosa, in diversi articoli abbiamo parlato di modello standard:

Dafne e KLOE: alta energia in Italia

E parliamo di questo Big Bang

Universo: foto da piccolo

Ascoltate finalmente le onde gravitazionali?

Il primo vagito dell’universo

L’espansione metrica dell’universo

Come abbiamo visto, il Modello Standard è quella teoria che oggi abbiamo definito e che consente di prevedere molte delle proprietà che osserviamo per le particelle. Vi ricordo che in fisica parliamo sempre di modello proprio per indicare un qualcosa in grado di prevedere le proprietà sperimentali.

Anche se poco conosciuto ai non addetti ai lavori, il Modello Standard è stato molto citato parlando del Bosone di Higgs. Come tutti sanno, il nostro modello, che ha resistito per decenni, presenta una particolare mancanza: non è in grado di prevedere l’esistenza della massa delle particelle. Come correggere questa grave imprecisione? Che le particelle abbiano massa è noto a tutti e facilmente dimostrabile anche guardando la materia che ci circonda. Bene, per poter correggere questo “errore” è possibile inserire quello che è noto come Meccanismo di Higgs, una correzione matematica che consente al modello standard di poter prevedere l’esistenza della massa. Bene, dunque ora è tutto OK? Assolutamente no, affinché il meccanismo di Higgs possa essere inserito è necessario che sia presente quello che viene chiamato un Campo di Higgs e, soprattutto, un bosone intermedio che, neanche a dirlo, si chiama Bosone di Higgs.

Capite dunque perchè la scoperta sperimentale del Bosone di Higgs è così importante?

Del bosone di Higgs, di LHC e delle sue conseguenze abbiamo parlato in questi articoli:

Bosone di Higgs … ma cosa sarebbe?

L’universo è stabile, instabile o meta-stabile?

Hawking e la fine del mondo

2012, fine del mondo e LHC

A questo punto si potrebbe pensare di aver raggiunto il traguardo finale e di aver compreso tutto. Purtroppo, o per fortuna a seconda dei punti di vista, questo non è assolutamente vero.

Perchè?

Come è noto a tutti, esistono alcuni problemi aperti nel campo della fisica e su cui si discute già da moltissimi anni, primo tra tutti quello della materia oscura. Il nostro amato Modello Standard non prevede assolutamente l’esistenza della materia oscura di cui abbiamo moltissime verifiche indirette. Solo per completezza, e senza ripetermi, vi ricordo che di materia e energia oscura abbiamo parlato in questi post:

La materia oscura

Materia oscura intorno alla Terra?

Flusso oscuro e grandi attrattori

Troppa antimateria nello spazio

Due parole sull’antimateria

Antimateria sulla notra testa!

L’esistenza della materia oscura, insieme ad altri problemi poco noti al grande pubblico, spingono i fisici a cercare quelli che vengono chiamati Segnali di Nuova Fisica, cioè decadimenti particolari, molto rari, in cui si possa evidenziare l’esistenza di particelle finora sconosciute e non contemplate nel modello standard delle particelle.

Per essere precisi, esistono moltissime teorie “oltre il modello standard” e di alcune di queste avrete già sentito parlare. La più nota è senza ombra di dubbio la Supersimmetria, o SuSy, teoria che prevede l’esistenza di una superparticella per ogni particella del modello standard. Secondo alcuni, proprio le superparticelle, che lasciatemi dire a dispetto del nome, e per non impressionarvi, non hanno alcun super potere, potrebbero essere le componenti principali della materia oscura.

Prima importante riflessione, la ricerca in fisica delle alte energie è tutt’altro che ad un punto morto. La scoperta, da confermare come detto negli articoli precedenti, del Bosone di Higgs rappresenta un importante tassello per la nostra comprensione dell’universo ma siamo ancora molto lontani, e forse mai ci arriveremo, dalla formulazione di una “teoria del tutto”.

Detto questo, quali sono le ricerche possibii per cercare di scoprire se esiste veramente una fisica oltre il modelo Standard delle particelle?

Detto molto semplicemente, si studiano alcuni fenomeni molto rari, cioè con bassa probabilità di avvenire, e si cerca di misurare una discrepanza significativa da quanto atteso dalle teorie tradizionali. Cosa significa? Come sapete, le particelle hanno una vita molto breve prima di decadere in qualcos’altro. I modi di decadimento di una data particella possono essere molteplici e non tutti avvengono con la stessa probabilità. Vi possono essere “canali”, cioè modi, di decadimento estremamente più rari di altri. Bene, alcuni di questi possono essere “viziati” dall’esistenza di particelle non convenzionali in grado di amplificare questo effetto o, addirittura, rendere possibili modi di decadimento non previsti dalla teoria convenzionale.

L’obiettivo della fisica delle alte energie è dunque quello di misurare con precisione estrema alcuni canali rari o impossibili, al fine di evidenziare segnali di nuova fisica.

Ovviamente, anche in questo caso, LHC rappresenta un’opportunità molto importante per questo tipo di ricerche. Un collisore di questo tipo, grazie alla enorme quantità di particelle prodotte, consente di poter misurare con precisione moltissimi parametri. Detto in altri termini, se volete misurare qualcosa di molto raro, dovete prima di tutto disporre di un campione di eventi molto abbondante dove provare a trovare quello che state cercando.

Un esempio concreto, di cui abbiamo parlato in questo post, è l’esperimento LhCB del CERN:

Ancora sullo squilibrio tra materia e antimateria

Una delle ricerche in corso ad LhCB è la misura del decadimento del Bs in una coppia di muoni. Niente paura, non voglio tediarvi con una noiosa spiegazione di fisica delle alte energie. Il Bs è un mesone composto da due quark e secondo il modello standard può decadere in una coppia di muoni con una certa probabilità, estremamente bassa. Eventuali discordanze tra la probabilità misurata di decadimento del Bs in due muoni e quella prevista dal modello standard potrebbe essere un chiaro segnale di nuova fisica, cioè di qualcosa oltre il modello standard in grado di modificare queste proprietà.

Misurare la probabilità di questo decadimento è qualcosa di estremamente difficile. Se da un lato avete una particella che decade in due muoni facilmente riconoscibili, identificare questo decadimento in mezzo a un mare di altre particelle è assai arduo e ha impegnato moltissimi fisici per diverso tempo.

Purtroppo, o per fortuna anche qui, gli ultimi risultati portati da LhCB, anche in collaborazione con CMS, hanno mostrato una probabilità di decadimento paragonabile a quella attesa dal modello standard. Questo però non esclude ancora nulla dal momento che con i nuovi dati di LHC sarà possibile aumentare ancora di più la precisione della misura e continuare a cercare effetti non previsti dalla teoria.

Tra gli altri esperimenti in corso in questa direzione, vorrei poi parlarvi di quelli per la ricerca della “violazione del numero Leptonico”. Perdonatemi il campanilismo, ma vi parlo di questi semplicemente perchè proprio a questo settore è dedicata una mia parte significativa di ricerca.

Cerchiamo di andare con ordine, mantenendo sempre un profilo molto divulgativo.

Come visto negli articoli precedenti, nel nostro modello standard, oltre ai bosoni intermedi, abbiamo una serie di particelle elementari divise in quark e leptoni. Tra questi ultimi troviamo: elettrone, muone, tau e i corrispondendi neutrini. Bene, come sapete esistono delle proprietà in fisica che devono conservarsi durante i decadimenti di cui abbiamo parlato prima. Per farvi un esempio noto a tutti, in un decadimento dobbiamo mantenere la carica elettrica delle particelle, se ho una particella carica positiva che decade in qualcosa, questo qualcosa deve avere, al netto, una carica positiva. La stessa cosa avviene per il numero leptonico, cioè per quella che possiamo definire come un’etichetta per ciascun leptone. In tal caso, ad esempio, un elettrone non può decadere in un muone perchè sarebbe violato, appunto, il numero leptonico.

Facciamo un respiro e manteniamo la calma, la parte più tecnica è già conclusa. Abbiamo capito che un decadimento in cui un leptone di un certo tipo, muone, elettrone o tau, si converte in un altro non è possibile. Avete già capito dove voglio andare a finire? Se questi decadimenti non sono possibili per la teoria attuale, andiamo a cercarli per verificare se esistono influenze da qualcosa non ancora contemplato.

In realtà, anche in questo caso, questi decadimenti non sono del tutto impossibili, ma sono, come per il Bs in due muoni, fortemente soppressi. Per farvi un esempio, l’esperimento Opera dei Laboratori Nazionali del Gran Sasso, misura proprio l’oscillazione dei neutrini cioè la conversione di un neutrino di un certo tipo in un altro. Ovviamente, appartendendo alla famiglia dei leptoni, anche i neutrini hanno un numero leptonico e una loro trasformazione da un tipo all’altro rappresenta una violazione del numero leptonico, quella che si chiama Neutral Lepton Flavour Violation. Per la precisione, questi decadimenti sono possibili dal momento che, anche se estremamente piccola, i neutrini hanno una massa.

Bene, la ricerca della violazione del numero Leptonico in particelle cariche, è uno dei filoni più promettenti della ricerca. In questo settore, troviamo due esperimenti principali che, con modalità diverse, hanno ricercato o ricercheranno questi eventi, MEG a Zurigo a Mu2e a Chicago.

Mentre MEG ha già raccolto molti dati, Mu2e entrerà in funzione a partire dal 2019. Come funzionano questi esperimenti? Detto molto semplicemente, si cercano eventi di conversione tra leptoni, eventi molto rari e dominati da tantissimi fondi, cioè segnali di dcadimenti più probabili che possono confondersi con il segnale cercato.

Secondo il modello standard, questi processi sono, come già discusso, fortemente soppressi cioè hanno una probabilità di avvenire molto bassa. Una misura della probabilità di decadimemto maggiore di quella attesa, sarebbe un chiaro segnale di nuova fisica. Detto questo, capite bene perchè si parla di questi esperimenti come probabili misure da nobel qualora i risultati fossero diversi da quelli attesi.

L’esperimento MEG ha già preso moltissimi dati ma, ad oggi, ha misurato valori ancora in linea con la teoria. Questo perchè la risoluzione dell’esperimento potrebbe non essere sufficiente per evidenziare segnali di nuova fisica.

A livelo tecnico, MEG e Mu2e cercano lo stesso effetto ma sfruttando canali di decadimento diverso. Mentre MEG, come il nome stesso suggerisce, cerca un decadimento di muone in elettrone più fotone, Mu2e cerca la conversione di muone in elettrone senza fotone ma nel campo di un nucleo.

Ad oggi, è in corso un lavoro molto specifico per la definizione dell’esperimento Mu2e e per la scelta finale dei rivelatori da utilizzare. Il gruppo italiano, di cui faccio parte, è impegnato in uno di questi rivelatori che prevede la costruzione di un calorimetro a cristallo che, speriamo, dovrebbe raggiungere risoluzioni molto spinte ed in grado di evidenziare, qualora presenti, eventuali segnali di nuova fisica.

Concludnedo, la ricerca nella fisica delle alte energie è tutt’altro che morta ed è sempre attiva su molti fronti. Come detto, molti sforzi sono attualmente in atto per la ricerca di segnali di nuova fisica o, come noi stessi li abbiamo definiti, oltre il modello standard. Detto questo, non resta che attendere i prossimi risultati per capire cosa dobbiamo aspettarci e, soprattutto, per capire quanto ancora poco conosciamo del mondo dell’infinitamente piccolo che però regola il nostro stesso universo.

 

Psicosi 2012. Le risposte della scienza”, un libro di divulgazione della scienza accessibile a tutti e scritto per tutti. Matteo Martini, Armando Curcio Editore.

L’espansione metrica dell’universo

8 Apr

In questo blog, abbiamo dedicato diversi articoli al nostro universo, alla sua storia, al suo destino, alla tipologia di materia o non materia di cui e’ formato, cercando, come e’ ovvio, ogni volta di mettere il tutto in una forma quanto piu’ possibile comprensibile e divulgativa. Per chi avesse perso questi articoli, o solo come semplice ripasso, vi riporto qualche link riassuntivo:

E parliamo di questo Big Bang

Il primo vagito dell’universo

Universo: foto da piccolo

La materia oscura

Materia oscura intorno alla Terra?

Due parole sull’antimateria

Flusso oscuro e grandi attrattori

Ascoltate finalmente le onde gravitazionali?

Come e’ ovvio, rendere questi concetti fruibili a fini divulgativi non e’ semplice. Per prima cosa, si deve evitare di mettere formule matematiche e, soprattutto, si deve sempre riflettere molto bene su ogni singola frase. Un concetto che potrebbe sembrare scontato e banale per un addetto ai lavori, potrebbe essere del tutto sconosciuto a chi, non avendo basi scientifiche solide, prova ad informarsi su argomenti di questo tipo.

Perche’ faccio questo preambolo?

Pochi giorni fa, un nostro lettore mi ha contatto via mail per chiedermi di spiegare meglio il discorso dell’espansione dell’universo. Per essere precisi, la domanda era relativa non all’espansione in se, ma a quella che viene appunto definita “espansione metrica” dell’universo. Cosa significa? Come visto varie volte, l’idea comunemente accettata e’ che l’universo sia nato da un Big Bang e durante questa espansione si sono prima formate le forze, il tempo, le particelle, poi i pianeti, le galassie e via dicendo. Ci sono prove di questo? Assolutamente si e ne abbiamo parlato, anche in questo caso, piu’ volte: la radiazione cosmica di fondo, lo spostamento verso il rosso delle galassie lontane, le conclusioni stesse portate dalla scoperta del bosone di Higgs e via dicendo. Dunque? Che significa espansione metrica dell’universo? In parole povere, noi diciamo che l’universo si sta espandendo, e che sta anche accelerando, ma come possiamo essere certi di questo? Che forma ha l’universo? Per quanto ancora si espandera’? Poi cosa succedera’? Sempre nella domanda iniziale, veniva posto anche un quesito molto interessante: ma se non fosse l’universo ad espandersi ma la materia a contrarsi? L’effetto sarebbe lo stesso perche’ la mutua distanza tra due corpi aumenterebbe nel tempo dando esattamente lo stesso effetto apparente che vediamo oggi.

Come potete capire, di domande ne abbiamo fin troppe a cui rispondere. Purtroppo, e lo dico in tutta sincerita’, rendere in forma divulgativa questi concetti non e’ molto semplice. Come potete verificare, raccontare a parole che il tutto sia nato da un Big Bang, che ci sia stata l’inflazione e si sia formata la radiazione di fondo e’ cosa abbastanza fattibile, parlare invece di forma dell’universo e metrica non e’ assolutamente semplice soprattutto senza poter citare formule matematiche che per essere comprese richiedono delle solide basi scientifiche su cui ragionare.

Cerchiamo dunque di andare con ordine e parlare dei vari quesiti aperti.

Come visto in altri articoli, si dice che il Big Bang non e’ avvenuto in un punto preciso ma ovunque e l’effetto dell’espansione e’ visibile perche’ ogni coppia di punti si allontana come se ciascun punto dell’universo fosse centro dell’espansione. Cosa significa? L’esempio classico che viene fatto e’ quello del palloncino su cui vengono disegnati dei punti:

Esempio del palloncino per spiegare l'espansione dell'universo

Esempio del palloncino per spiegare l’espansione dell’universo

Quando gonfiate il palloncino, i punti presenti sulla superficie si allontanano tra loro e questo e’ vero per qualsiasi coppia di punti. Se immaginiamo di essere su un punto della superficie, vedremo tutti gli altri punti che si allontanano da noi. Bene, questo e’ l’esempio del Big Bang.

Ci sono prove di questo? Assolutamente si. La presenza della CMB e’ proprio un’evidenza che ci sia stato un Big Bang iniziale. Poi c’e’ lo spostamento verso il rosso, come viene definito, delle galassie lontane. Cosa significa questo? Siamo sulla Terra e osserviamo le galassie lontane. La radiazione che ci arriva, non necessariamente con una lunghezza d’onda nel visibile, e’ caratteristica del corpo che la emette. Misurando questa radiazione ci accorgiamo pero’ che la frequenza, o la lunghezza d’onda, sono spostate verso il rosso, cioe’ la lunghezza d’onda e’ maggiore di quella che ci aspetteremmo. Perche’ avviene questo? Questo effetto e’ prodotto proprio dal fatto che la sorgente che emette la radiazione e’ in moto rispetto a noi e poiche’ lo spostamento e’ verso il rosso, questa sorgente si sta allontanando. A questo punto sorge pero’ un quesito molto semplice e comune a molti. Come sapete, per quanto grande rapportata alle nostre scale, la velocita’ della luce non e’ infinita ma ha un valore ben preciso. Questo significa che la radiazione emessa dal corpo lontano impiega un tempo non nullo per raggiungere la Terra. Come spesso si dice, quando osserviamo stelle lontane non guardiamo la stella come e’ oggi, ma come appariva quando la radiazione e’ stata emessa. Facciamo l’esempio classico e facile del Sole. La luce emessa dal Sole impiega 8 minuti per arrivare sulla Terra. Se noi guardiamo ora il Sole lo vediamo come era 8 minuti fa. Se, per assurdo, il sole dovesse scomparire improvvisamente da un momento all’altro, noi ce ne accorgeremmo dopo 8 minuti. Ora, se pensiamo ad una stella lontana 100 anni luce da noi, quella che vediamo e’ la stella non come e’ oggi, ma come era 100 anni fa. Tornando allo spostamento verso il rosso, poiche’ parliamo di galassie lontane, la radiazione che ci arriva e’ stata emessa moltissimo tempo fa. Domanda: osservando la luce notiamo uno spostamento verso il rosso ma questa luce e’ stata emessa, supponiamo, mille anni fa. Da quanto detto si potrebbe concludere che l’universo magari era in espansione 1000 anni fa, come da esempio, mentre oggi non lo e’ piu’. In realta’, non e’ cosi’. Lo spostamento verso il rosso avviene a causa del movimento odierno tra i corpi e dunque utilizzare galassie lontane ci consente di osservare fotoni che hanno viaggiato piu’ a lungo e da cui si ottengono misure piu’ precise. Dunque, da queste misure, l’universo e’ in espansione e’ lo e’ adesso. Queste misurazioni sono quelle che hanno portato Hubble a formulare la sua famosa legge da cui si e’ ricavata per la prima volta l’evidenza di un universo in espansione.

Bene, l’universo e’ in espansione, ma se ci pensate questo risultato e’ in apparente paradosso se pensiamo alla forza di gravita’. Perche’? Negli articoli precedentemente citati, abbiamo piu’ volte parlato della gravita’ citando la teoria della gravitazione universale di Newton. Come e’ noto, due masse poste a distanza r si attraggono con una forza che dipende dal prodotto delle masse ed e’ inversamente proporzionale al quadrato della loro distanza. Ora, nel nostro universo ci sono masse distribuite qui a la in modo piu’ o meno uniforme. Se pensiamo solo alla forza di gravita’, una coppia qualunque di queste masse si attrae e quindi le due masse tenderanno ad avvicinarsi. Se anche pensiamo ad una spinta iniziale data dal Big Bang, ad un certo punto questa spinta dovra’ terminare controbilanciata dalla somma delle forze di attrazione gravitazionale. In altre parole, non e’ possibile pensare ad un universo che si espande sempre se abbiamo solo forze attrattive che lo governano.

Questo problema ha angosciato l’esistenza di molti scienziati a partire dai primi anni del ‘900. Lo stesso Einstein, per cercare di risolvere questo problema dovette introdurre nella Relativita’ Generale quella che defini’ una costante cosmologica, a suo avviso, un artificio di calcolo che serviva per bilanciare in qualche modo l’attrazione gravitazionale. L’introduzione di questa costante venne definita dallo stesso Einstein il piu’ grande errore della sua vita. Oggi sappiamo che non e’ cosi’, e che la costante cosmologica e’ necessaria nelle equazioni non come artificio di calcolo ma, in ultima analisi, proprio per giustificare la presenza di componenti non barioniche, energia oscura in primis, che consentono di spiegare l’espansione dell’universo. Se vogliamo essere precisi, Einstein introdusse la costante non per avere un universo in espansione bensi’ un universo statico nel tempo. In altre parole, la sua costante serviva proprio a bilanciare esattamente l’attrazione e rendere il tutto fermo. Solo osservazioni successive, tra cui quella gia’ citata dello stesso Hubble, confermarono che l’universo non era assolutamente statico bensi’ in espansione.

Ora, a questo punto, potremmo decidere insieme di suicidarci dal punto di vista divulgativo e parlare della metrica dell’universo, di coordinate comoventi, ecc. Ma questo, ovviamente, implicherebbe fogli di calcoli e basi scientifiche non banali. Abbiamo le prove che l’universo e’ in espansione, dunque, ad esempio, guardando dalla Terra vediamo gli altri corpi che si allontanano da noi. Come si allontanano? O meglio, di nuovo, che forma avrebbe questo universo?

L’esempio del palloncino fatto prima per spiegare l’espansione dell’universo, e’ molto utile per far capire questi concetti, ma assolutamente fuoriviante se non ci si riflette abbstanza. Molto spesso, si confonde questo esempio affermando che l’universo sia rappresentato dall’intero palloncino compreso il suo volume interno. Questo e’ concettualmente sbagliato. Come detto in precedenza, i punti si trovano solo ed esclusivamente sulla superficie esterna del palloncino che rappresenta il nostro universo.

A complicare, o a confondere, ancora di piu’ le idee c’e’ l’esempio del pane con l’uvetta che viene usato per spiegare l’espansione dell’universo. Anche su wikipedia trovate questo esempio rappresentato con una bella animazione:

Esempio del pane dell'uvetta utilizzato per spiegare l'aumento della distanza tra i punti

Esempio del pane dell’uvetta utilizzato per spiegare l’aumento della distanza tra i punti

Come vedete, durante l’espansione la distanza tra i punti cresce perche’ i punti stessi, cioe’ i corpi presenti nell’universo, vengono trascinati dall’espansione. Tornado alla domanda iniziale da cui siamo partiti, potremmo penare che in realta’ lo spazio resti a volume costante e quello che diminuisce e’ il volume della materia. Il lettore che ci ha fatto la domanda, mi ha anche inviato una figura esplicativa per spiegare meglio il concetto:

Confronto tra il modello di aumento dello spazio e quello di restringimento della materia

Confronto tra il modello di aumento dello spazio e quello di restringimento della materia

Come vedete, pensando ad una contrazione della materia, avremmo esattamente lo stesso effetto con la distanza mutua tra i corpi che aumenta mentre il volume occupato dall’universo resta costante.

Ragioniamo pero’ su questo concetto. Come detto, a supporto dell’espansione dell’universo, abbiamo la legge di Hubble, e anche altre prove, che ci permettono di dire che l’universo si sta espandendo. In particolare, lo spostamento verso il rosso della radiazione emessa ci conferma che e’ aumentato lo spazio tra i corpi considerati, sorgente di radiazione e bersaglio. Inoltre, la presenza dell’energia oscura serve proprio a spiegare questa evoluzione dell’universo. Se la condizione fosse quella riportata nell’immagine, cioe’ con la materia che si contrae, non ci sarebbe lo spostamento verso il rosso, e anche quello che viene definito Modello Standard del Cosmo, di cui abbiamo verifiche sperimentali, non sarebbe utilizzabile.

Resta pero’ da capire, e ritorno nuovamente su questo punto, che forma dovrebbe avere il nostro universo. Non sto cercando di volta in volta di scappare a questa domanda, semplicemente, stiamo cercando di costruire delle basi, divulgative, che ci possano consentire di capire questi ulteriori concetti.

Come detto, parlando del palloncino, non dobbiamo fare l’errore di considerare tutto il volume, ma solo la sua superificie. In particolare, come si dice in fisica, per capire la forma dell’universo dobbiamo capire che tipo di geometria assegnare allo spazio-tempo. Purtroppo, come imparato a scuola, siamo abituati a pensare alla geometria Euclidea, cioe’ quella che viene costruita su una superifice piana. In altre parole, siamo abituati a pensare che la somma degli angoli interni di un traiangolo sia di 180 gradi. Questo pero’ e’ vero solo per un triangolo disegnato su un piano. Non e’ assolutamente detto a priori che il nostro universo abbia una geometria Euclidea, cioe’ che sia piano.

Cosa significa?

Come e’ possibile dimostrare, la forma dell’universo dipende dalla densita’ di materia in esso contenuta. Come visto in precedenza, dipende dunque, come e’ ovvio pensare, dall’intensita’ della forza di attrazione gravitazionale presente. In particolare possiamo definire 3 curvature possibili in funzione del rapporto tra la densita’ di materia e quella che viene definita “densita’ critica”, cioe’ la quantita’ di materia che a causa dell’attrazione sarebbe in grado di fermare l’espasione. Graficamente, le tre curvature possibili vengono rappresentate con tre forme ben distinte:

Curvature possibili per l'universo in base al rapporto tra densita' di materia e densita' critica

Curvature possibili per l’universo in base al rapporto tra densita’ di materia e densita’ critica

Cosa significa? Se il rapporto e’ minore di uno, cioe’ non c’e’ massa a sufficienza per fermare l’espansione, questa continuera’ per un tempo infinito senza arrestarsi. In questo caso si parla di spazio a forma di sella. Se invece la curvatura e’ positiva, cioe’ la massa presente e’ maggiore del valore critico, l’espansione e’ destinata ad arrestarsi e l’universo iniziera’ ad un certo punto a contrarsi arrivando ad un Big Crunch, opposto al Big Bang. In questo caso la geometria dell’universo e’ rappresentata dalla sfera. Se invece la densita’ di materia presente e’ esattamente identica alla densita’ critica, in questo caso abbiamo una superficie piatta, cioe’ Euclidea, e l’espansione si arrestera’ ma solo dopo un tempo infinito.

Come potete capire, la densita’ di materia contenuta nell’universo determina non solo la forma di quest’ultimo, ma anche il suo destino ultimo in termini di espansione o contrazione. Fate pero’ attenzione ad un altro aspetto importante e molto spesso dimenticato. Se misuriamo questo rapporto di densita’, sappiamo automaticamente che forma ha il nostro universo? E’ vero il discorso sul suo destino ultimo, ma le rappresentazioni grafiche mostrate sono solo esplicative e non rappresentanti la realta’.

Perche’?

Semplice, per disegnare queste superifici, ripeto utilizzate solo per mostrare graficamente le diverse forme, come si e’ proceduto? Si e’ presa una superficie bidimensionale, l’equivalente di un foglio, e lo si e’ piegato seguendo le indicazioni date dal valore del rapporto di densita’. In realta’, lo spazio tempo e’ quadrimensionale, cioe’ ha 3 dimensioni spaziali e una temporale. Come potete capire molto facilmente, e’ impossibile sia disegnare che immaginare una superificie in uno spazio a 4 dimensioni! Questo significa che le forme rappresentate sono esplicative per far capire le differenze di forma, ma non rappresentano assolutamnete la reale forma dell’universo dal momento che sono ottenute eliminando una coordinata spaziale.

Qual e’ oggi il valore di questo rapporto di densita’? Come e’ ovvio, questo valore deve essere estrapolato basandosi sui dati raccolti da misure osservative nello spazio. Dal momento che sarebbe impossibile “contare” tutta la materia, questi valori vengono utilizzati per estrapolare poi il numero di barioni prodotti nel Big Bang. I migliori valori ottenuti oggi danno rapporti che sembrerebbero a cavallo di 1 anche se con incertezze ancora troppo elevate per avere una risposta definitiva.

Concludendo, affrontare queste tematiche in chiave divulgativa non e’ assolutamente semplice. Per quanto possibile, e nel limite delle mie possibilita’, spero di essere riuscito a farvi capire prima di tutto quali sono le verifiche sperimentali di cui disponiamo oggi e che sostengono le teorie di cui tanto sentiamo parlare. Queste misure, dirette o indirette che siano, ci permettono di capire che il nostro universo e’ con buona probabilita’ nato da un Big Bang, che sta attualmente espandendosi e questa espansione, almeno allo stato attuale, e’ destinata a fermarsi solo dopo un tempo infinito. Sicuramente, qualunque sia il destino ultimo del nostro universo, questo avverra’ in un tempo assolutamente molto piu’ grande della scala umana e solo la ricerca e la continua osservazione del cosmo ci possono permettere di fare chiarezza un poco alla volta.

 

Psicosi 2012. Le risposte della scienza”, un libro di divulgazione della scienza accessibile a tutti e scritto per tutti. Matteo Martini, Armando Curcio Editore.

Vaccino anti-influenzale, ci risiamo!

29 Gen

Come ricorderete, e per aggiornare chi avesse perso questa chicca di scienza, nei commenti di questo articolo:

Scie chimiche con la scusa dei vaccini

c’e’ stata una lunghissima discussione con un sostenitore del grande complotto dei vaccini. Cosa sarebbe il complotto dei vaccini? Semplice, un diabolico piano pensato appositamente dalle case farmaceutiche e dai governi per sterminare la popolazione mondiale. Inutile riprendere questo discorso dal momento che tutti i commenti sono stati lasciati appositamente al loro posto, proprio per lasciare ai posteri la saggezza di coloro che sostengono queste ipotesi.

Proprio stasera pero’, trovo un altro articolo su alcuni siti complottisti che mi ha lasciato davvero basito. Al contrario di quanto facciamo abitualmente, in cui evitiamo di publicizzare articoli di questo tipo, questa volta vi riporto il link dell’articolo:

Vaccino anti-influenzale

Perche’ lo faccio? Premetto subito che questo sito credo si sia limitato a copiare da altre fonti che, tra l’altro, trovate alla fine. Metto il link perche’ sono amareggiato e arrabiato pensando a questa storia. Moltissime persone credono a notizie di questo tipo e, come potete leggere da soli nel link riportato, puntano il dito contro la scienza, i medici, la ricerca, ecc. Questo discorso prende spunto dai vaccini, ma puo’ essere allargato a moltissimi complotti di cui abbiamo discusso in questo blog.

Ora, tornando in tema, lungi da me santificare le case farmaceutiche che, ovviamente, sono aziende che puntano al profitto, ma articoli di questo tipo fanno soltanto disinformazione nelle persone che sono manipolabili e si lasciano convincere da questi pseudo-predicatori.

Se questi siti, cosi’ come potete leggere nei commenti del nostro articolo riportato all’inizio, guadagnano sulla vostra testa, convincendovi di cose assurde e’ perche’ alcuni, e sono sempre troppi, lo permettono. Signori, noi non vogliamo convincervi raccontando favole, come qualcuno sostiene, ma questo e’ quello che permettete solo e soltanto a siti di questo tipo.

Scusate lo sfogo, ma queste storie sono veramente senza senso.

Ora, al contrario di quello che viene fatto nell’articolo linkato, vogliamo passare attraverso queste favole per dimostrarvi quanto assurde siano.

Partiamo dall’inizio. Stando allo studio citato, si e’ dimostrato come la somministrazione di vitamina D3 a certi quantitativi sia in grado di ridurre notevolmente i casi di influenza di stagione nei bambini. Che significa notevolmente? La vitamina D3 sarebbe ben 800 volte, leggasi “ottocento”, piu’ efficace dei normali vaccini anti-influenzali. Come, potete leggere nell’articolo, non vi stanno mica prendendo in giro. Il tutto e’ stato dimostrato da una ricerca seria, condotta in modo scientifico, da scienziati con analisi statistiche. Se non vi basta, la ricerca e’ stata pubblicata su una rivista di medicina seria ed ha anche subito il processo di peer-review. Questo solo per specificare tutta la trafila dei controlli subita dall’analisi e per prevenire quei fastidiosi “disinformatori” che si attaccano sempre a questi particolari per attaccare chi non la pensa come loro, cioe’ i complottisti.

Vi pregherei di leggere con attenzione l’articolo linkato per vedere la grande quantita’ di dettagli dati. Inoltre, giustamente, l’autore si chiede perche’ non si utilizza la vitamina D3 invece dei vaccini? Ovviamente, trovate anche la risposta a questa domanda retorica, perche’ gli scienziati sono un gruppo di venduti schiavi delle case farmaceutiche che li pagano profumatamente per falsificare dati a discapito della salute della popolazione.

Bene, fatto un riassunto minimale dell’articolo, che vi ripeto di nuovo di leggere per intero, ora diciamo qualcosa anche noi.

Per prima cosa, basta cercare in rete per trovare l’articolo originale, cioe’ proprio quello richiamato con tutti i dati sbandierati ai quattro venti. Ecco a voi il link:

Articolo originale

Da questo link potete scaricare tutto l’articolo, non solo l’abstract. Scusate se e’ in inglese ma, come sapete, le ricerche scientifiche vengono pubblicate nella lingua riconosciuta a livello mondiale.

Cosa dice l’articolo? Semplice, come giustamente detto, si e’ preso un campione di studenti e lo si e’ diviso in due gruppi. Al primo e’ stata somministrata vitamina D3 per il periodo considerato, un inverno, mentre al secondo e’ stato dato un placebo. Tutto lo studio e’ stato fatto seguendo rigorosi protocolli e analizzando i dati utilizzando tecniche statistiche accettate.

Cosa si e’ visto?

Nel primo gruppo, quello della D3, si sono registrati casi di influenza nel 10% dei bambini. Nel secondo, quello del placebo, si sono registrati il 18% di casi di influenza. 18-10, correggetemi se sbaglio, fa 8. Il famoso 8% sbandierato nell’articolo complottista. Ora pero’, come avete letto, il complottista di turno dice che questo numero deve essere paragonato con le statistiche dei vaccini. Secondo le sue fonti, i vaccini darebbero una riduzione dell’1% dei casi di influenza ergo la vitamina D3 e’ piu’ efficace di 800 volte.

Aspettate un attimo.

Prima cosa, con D3 siamo passati da 18% a 8%. Secondo lui, il vaccino riduce solo dell’1%. Premesso che statisticamente un calcolo del genere non ha senso, 8 diviso 1 fa 8. Come viene fuori 800? Non ne ho idea e neanche mi interessa, questa non e’ l’unica, ne tantomeno la principale, assurdita’ che vi stanno raccontando.

Riaprite il famoso link del sito complottista. Se per i numeri riguardanti l’efficacia della viamina D3 si fa sempre riferimento all’articolo scientifico, quando si parla di vaccino e dell’1% di efficacia si fa riferimento ad un sito amico loro che si chiama “natural news”. Che sito e’? Semplice, apritelo e guardate da voi. E’ un sito di prodotti naturali ma soprattutto e’ un sito di commercio di prodotti naturali che non ha nessuna valenza scientifica. Insomma, come si dice dalle mie parti “macellaio e’ buona la carne?”. Cosa dovrebbe rispondere il macellaio?

Procando a cercare in rete, troverete tantissimi articoli scientifici che vi riportano numeri completamente diversi, con un’efficacia dei vaccini tra il 50 e il 70%. I numeri oscillano a causa della difficolta’ di inserimento del cosiddetto “Effetto gregge”, cioe’ della riduzione dei contagi dovuta alla vaccinazione delle persone maggiormente a rischio. Secondo me, ma vi prego controllate anche voi in rete, 50-70 e’ molto molto diverso da uno.

Ora pero’ mi viene un dubbio: possibile che l’articolo scientifico spari numeri a caso?

Assolutamente no. Se sfogliate il pdf che vi ho linkato, vedrete come l’articolo si limita a parlare dell’efficacia della vitamina D3, senza fare alcun riferimento ai normali vaccini anti-influenzali. Praticamente, si sta studiando l’effetto di questa sostanza nella prevenzione dei mali di stagione senza assolutamente confrontare o voler sostituire la D3 ai vaccini.

Basta cosi’?

No. Gia’ che ci siamo, diciamoci tutto fino in fondo. Leggete le conclusioni dell’articolo scientifico dove vedrete come funziona un articolo di scienza vera. Gli autori fanno alla fine un’analisi critica del loro lavoro, mostrando ed evidenziando probabili fonti di errore. Prima di tutto, il campione utilizzato er a statisticamente poco significativo. Inoltre, mancanza di un controllo in funzione del quantitativo di D3 somministrata, mancanza di dati relativi al calcio nelle urine, importante utilizzando questa vitamina, mancanza di analisi sul numero di anticorpi eventualmente sviluppati, ecc.

Cosa significa questo?

Semplice, si tratta di una prima ricerca a cui magari ne seguiranno altre. Questo solo per dire che i risultati riportati sono ovviamente scientificamente validi, ma necessitano di tutta una serie di controlli che devono essere eseguiti prima di poter arrivare ad una conclusione definitiva.

Concludendo, non ho altro da aggiungere sull’articolo. Credo che quanto riportato parli da solo. Per il resto, non mi rivolgo ai complottisti che, come ormai e’ certo, non vogliono fare informazione ma solo speculazione sulle paure e sulle insicurezze delle persone. Mi rivolgo ancora a voi che credete ad articoli di questo tipo. Tutte le volte mi devo sentir dire che la scienza e’ marcia e c’e’ un qualche complotto che pero’ qualcuno molto sveglio e’ ruscito a mostrare. E’ vero, chi scrive fesserie di questo tipo e’ molto sveglio perche’ ha capito come fare breccia. Sfortunatamente pero’, voi che pensate di essere arrivat ialla verita’ siete solo le vittime di questi “furbi”.

 

Psicosi 2012. Le risposte della scienza”, un libro di divulgazione della scienza accessibile a tutti e scritto per tutti. Matteo Martini, Armando Curcio Editore.

La terribile Vespa Mandarina

20 Ott

Attraverso le pagine e le discussione del nostro forum:

Psicosi 2012, forum

ci e’ stato suggerito un argomento di discussione davvero molto interessante. Negli ultimi tempi, sulla rete, termometro inconfondibile del bisogno di catastrofismo, si comincia a parlare sempre piu’ insistentemente della cosiddetta “vespa mandarina”. Premetto subito che si tratta di una specie di insetto reale ma, come potete immaginare, il tono degli articoli che compaiono in rete non e’ certo di sola curiosita’ o di entomologia.

La Vespa Mandrina e’ un insetto presente in diversi paesi dell’Asia Orientale ed in particolare in Giappone. Una delle caratteristiche salienti di questa vespa e’ la sua enorme mole che la porta di diritto ad essere la piu’ grande vespa del mondo. Per darvi un’idea, la lunghezza di questi insetti e’ intorno ai 5 cm, valore che puo’ raggiungere i 5.5 cm per le regine.

Per farvi capire l’ordine di grandezza, vi mostro una foto dell’animale:

Vespa Mandarina

Come vedete, la vespa mandarina presenta delle caratteristiche salienti che la distinguono dagli altri insetti nostrani della stessa tipologia. Prima di tutto, la colorazione del corpo e della testa sono abbastanza unici. Inoltre, il peziolo, cioe’ la congiunzione tra torace e addome e’ molto sottile.

Caratteristica importante di questo animale e’ la dimensione del pungiglione che e’ dell’ordine di 6 mm, il piu’ grande nella famiglia di questi insetti.

Perche’ si parla tanto di questi animali in questi giorni?

Come forse avrete letto in rete, molte notizie parlano di diverse vittime in Giappone, anche fino a 40, morte a causa delle punture della vespa mandarina. Secondo quanto riportato, il numero di questi insetti sarebbe cresciuto notevolmente negli ultimi mesi a causa dell’aumento globale della temperature. A causa di questo, molte fonti hanno gia’ ribattezzato questo animale “vespa assassina”. Secondo alcuni poi, ci sarebbero diverse segnalazioni che riporterebbero la presenza di questi insetti anche in Europa, immaginate con quali conseguenze.

Cerchiamo di ragionare su quanto detto, analizzando i vari aspetti toccati. Prima di tutto, sono cosi’ pericolose queste api?

Purtroppo si. Il veleno iniettato da questi animali in caso di puntura e’ estremamente pericoloso e anche le dosi sono notevolmente maggiori rispetto a quelle di altri insetti anche della stessa famiglia. Il veleno e’ una miscela di sostanze diverse, alcune in grado di provocare dolore, altre di amplificarlo e altre ancora in grado di danneggiare localmente i tessuti. Inoltre, sono presenti anche delle sostanze in grado di attirare altre vespe killer che, dunque, dopo aver punto richiamano altri insetti provocando successive punture alla vittima. Ovviamente, questo non fa altro che aumentare la dose di veleno assorbita dal mal capitato.

Proprio la presenza di queste molecole nel liquido iniettato rende molto pericolosa la puntura di questi insetti. Per la vespa mandarina, valgono esattamente le stesse regole delle specie nostrane. Il veleno puo’ ovviamente portare alla morte in soggetti allergici, ma, in questo caso piu’ di quello nostrano, anche soggetti non allergici possono avere gravi conseguenze. Il primo motivo e’ da ricercarsi proprio nella sostanza di richiamo contenuta nella miscela velenosa. A causa di questo meccanismo, i volumi di veleno assorbiti sono maggiori e dunque aumentano anche le possibilita’ di conseguenze.

Per loro natura, queste vespe non sono aggressive. I casi di attacco si registrano quando qualcuno si avvicina a distanza inferiore a 10 metri al nido degli animali. In questi casi, come e’ lecito e normale nel mondo animale, scatta l’allarme e la puntura e’ un meccanismo di difesa degli insetti.

Per quanto riguarda la presenza di questi animali in Europa, inutile dire che non si tratta solo ed esclusivamente di voci. Attenzione, se venissero trovati questi insetti anche dalle nostre parti, non sarebbe in realta’ una sorpresa. La globalizzazione e lo scambio continuo di merci tra le diverse parti del mondo, crea la possibilita’ che specie animali possano essere trasferite da un luogo all’altro. Nonostante questo, e lo ripeto, non ci sono, ad oggi, prove reali della presenza di questi animali ne’ in Europa, ne’ tantomeno in Italia.

Ultima considerazione importante, come visto, in rete si legge che questo animale avrebbe gia’ causato 40 vittine in Giappone. Vi sembrano numeri grandi? Proviamo a leggere da wikipedia cosa viene detto a proposito della vespa mandarina:

Ogni anno fra le 20 e le 40 persone muoiono in Giappone dopo essere state punte.

Questi sono numeri normali che vengono registrati in Giappone. Non c’e’ assolutamente nulla di strano in quanto affermato. Capite bene di come questa informazione sia usata solo per cercare di far apparire anomala una situazione del tutto normale!

Concludendo, la vespa mandarina e’ ovviamente una specie pericolosa e che puo’ portare, in caso di puntura, alla morte. Il fatto di aver registrato 40 vittime in Giappone nel corso dell’anno, e’ del tutto normale e non vi e’ assolutamente un incremento del numero delle vittime rispetto ai numeri registrati negli anni precedenti. Inoltre, non c’e’ nessuna prova reale della presenza, almeno ad oggi, di questi animali in Europa.

 

Psicosi 2012. Le risposte della scienza”, un libro di divulgazione della scienza accessibile a tutti e scritto per tutti. Matteo Martini, Armando Curcio Editore.

Louisiana: il sinkhole che inghiotte la foresta

11 Ott

Nella specifica sezione:

Hai domande o dubbi?

una nostra cara lettrice ci ha chiesto di parlare dell’impressionante sinkhole che si e’ aperto in Louisiana gia’ da qualche tempo.

Come ricorderete, di sinkhole abbiamo parlato diverse volte in queste pagine:

Enorme cratere si apre in Cina

Enormi voragini si aprono in Florida

Numerosi Sinkhole a Samara

I “tappi” del Mar Morto

Come visto, si tratta di immense e profonde voragini che si aprono nel terreno e che, in alcuni casi, hanno portato vittime e anche numerosi danni.

Un’analisi specifica e unificata di questo fenomeno non e’ di per se possibile. Come visto negli articoli precedenti, ciascuno e’ un caso a se’. Sui soliti siti catastrofisti non si fa altro che puntare il dito contro questo fenomeno parlando sempre e solo di attivita’ umana, ad esempio, attraverso la tecnica del fracking, oppure ci si concentra su cause naturali-estreme per mostrare la ribellione in corso del nostro pianeta e le immani catastrofi ormai alle porte.

Gia’ negli articoli precedenti, abbiamo cercato di ragionare sul fenomeno, mostrando prima di tutto come l’approccio estremo, sia in un caso che nell’altro, del fenomeno dei sinkhole sia sbagliato. Forse per natura umana, anche in questo caso si trovano due schieramenti opposti; chi “tifa” per le cause antropiche e allo sfruttamento non coscienzioso del pianeta e chi, invece, parla di cause del tutto naturali, normali, non pericolose.

Come nostra natura, dobbiamo sempre ragionare sul singolo fatto, analizzando il caso specifico e senza partire con preconcetti che finirebbero per deviare il nostro pensiero verso una verita’ piuttosto che un’altra.

Ciascun sinkhole nel mondo e’ un caso a se’. Esistono delle zone specifiche sulla Terra in cui questo fenomeno e’ noto e frequente da sempre. Per farvi degli esempi, la Cina e la Florida sono zone di questo tipo. Qui, i sinkhole sono conosciuti e noti e, piu’ o meno frequentemente, si ripropongono con intensita’ variabile in base al caso.

Esiste poi il problema dello sfruttamento del terreno. Anche su questo punto abbiamo speso diversi articoli. Se, ad esempio, provate a cercare “fracking” nel motore di ricerca del blog, trovate diversi articoli di analisi della tecnica in cui si valutano tutti gli aspetti. Alcuni casi specifici di doline possono essere causati da uno svuotamento di un terreno non adatto perche’ non consolidato. Svuotando vaste zone nel sottosuolo, e’ possibile che crolli la parte superiore, creando appunto un fenomeno di tipo sinkhole.

Questa lunga introduzione al problema, e’ necessaria perche’, come sempre avviene, anche su questo tipo di notizie, la speculazione e’ sempre troppo forte e rischia di creare panico da un lato o di tranquillizzare troppo dall’altro.

Venendo al caso della Louisiana, credo sia interessante parlare di questo fenomeno, se non altro per l’entita’ degli eventi che si stano registrando. Gia’ nelle prime fasi, la dolina creata aveva un diametro di centinaia di metri e, quasi istantaneamente si e’ riempita di acqua creando una sorta di lago.

I crolli, o meglio l’aumento dell’apertura del sinkhole, non si sono mai arrestati a partire dalla meta’ del 2012 e oggi si parla di un’area dell’ordine di decine di campi da calcio con profondita’ stimate anche di 200 metri.

Come potete facilmente immaginare, visti i numeri in gioco, in questa zona il fenomeno del sinkhole sta creando non pochi problemi. Negli ultimi tempi e’ stato anche richiesto lo stato di emergenza naturale visto il trend di aumento della dolina.

Per farvi capire l’entita’ del fenomeno, vi riporto un video in cui si vedono diversi alberi inghiottiti in un attimo dal sinkhole che si allarga:

Come visto, nel giro di pochi secondi, diversi alberi si sono visti sprofondare completamente all’interno di questo enorme pozzo.

Per quanto riguarda l’origine di questa voragine, il discorso non e’ affatto semplice, ne tantomeno compreso a pieno.

Diversi abitanti del luogo riportano l’osservazione di fuoriuscita di gas dalle profondita’. Fenomeno osservabile dall’emissione di bolle sulla superifcie dell’acqua.

L’interpretazione complottista del fenomeno e’ molto semplice. Data l’amissione di gas dal sottosuolo, si parla di attivita’ di fracking non sicura condotta in profondita’ e che avrebbe creato il crollo del terreno. In questo caso, la fuoriuscita di gas sarebbe dovuta alle sacche di gas naturale contenute nel sottosuolo.

In realta’, questa affermazione non e’ corretta. L’analisi condotta sui gas fuoriusciti dal terreno, hanno mostrato che si tratta di gas naturale, molto probabilmente proveniente da sacche interne e che, grazie ai crolli, ha trovato una via di fuga.

Dunque si tratta di un crollo naturale?

Anche questa interpretazione non e’ del tutto corretta. Dagli studi condotti all’interno, si sono mostrate zone ad alta pressione con valori compatibili a quelli delle tubazioni di gas naturale che passano sotto il terreno. Cosa significa questo? Che, in almeno alcuni punti, ci sono delle perdite ad alta pressione. Prorprio per questo motivo, e’ stato chiesto alle compagnie che possiedono la rete di scaricare la pressione della pipe line. Ora, se il crollo sia dovuto a queste perdite o se queste siano una conseguenza delle perdite, non e’ certo. Personalmente, trovo difficile pensare che una perdita localizzata, anche se ad alta pressione, possa destabilizzare a questi livelli il terreno.

Come capite bene, non e’  stato ancora possibile capire quali siano le reali cause di questo sinkhole o quali le conseguenze. In tutto questo poi, c’e’ sempre da considerare, e non e’ assolutamente esclusa, l’origine del tutto naturale della formazione, cosi’ come avviene in diverse parti del pianeta e anche negli USA.

Quello che desta maggior preoccupazione nella zona, e’ un deposito sotterraneo di stoccaggio di butano, in cui erano stoccati circa un milione e mezzo di barili. Come potete facilmente immaginare, se i crolli arrivassero al deposito, si potrebbero avere conseguenze ben piu’ gravi, non solo a livello di salute per le fuorisucite di gas dai barili. Proprio per questo motivo, diversi barili sono gia’ stati portati via e si sta provvedendo a svuotare il deposito almeno finche’ l’espansione del sinkhole sara’ in corso.

Concludendo, il sinkhole della Louisiana e’ davvero incredibile per quanto riguarda le dimensioni e i ritmi di crescita che si stanno registrando. L’origine di questa dolina non e’ al momento chiara. Vi possono essere cause naturali, cosi’ come qualcosa indotto dall’attivita’ umana di estrazione del gas. Diverse leggende girano su questo sinkhole, e moltissimi fenomeni vengono descritti soprattutto su internet. Molte di queste sono leggende create appositamente per tenere alta l’attenzione. Visti i numeri in gioco e le dimensioni del fenomeno, non credo sia necessario inventare storie per tenere alta l’attenzione su quanto sta accadendo.

 

Psicosi 2012. Le risposte della scienza”, un libro di divulgazione della scienza accessibile a tutti e scritto per tutti. Matteo Martini, Armando Curcio Editore.

Meduse: belle e pericolose

5 Set

Ormai siamo alla fine della stagione estiva, anche se le temperature alte ci consentono, per i piu’ fortunati che non sono al lavoro, di andare ancora al mare e di rinfrescarci con un bagno. Molto spesso pero’, questi nostri programmi vengono smentiti perche’ c’e’ la possibilita’ di trovarsi di fronte un mare popolato da banchi di meduse. Come sappiamo bene, onde evitare spiacevoli conseguenze, in questi casi e’ sconsigliato fare il bagno. Ovviamente, qualcuno potrebbe obiettare dicendo che a volte si trovano singole meduse che si lasciano trasportare dalle onde, piuttosto che decine di animali.

Su suggerimento di una nostra cara lettrice, credo sia interessante parlare un attimo di questi, a mio avviso, splendidi animali. Perche’ dico splendidi? A parte il fastidio nel non poter fare il bagno o il dolore di un contatto, si tratta di animali estremamente affascinanti, con un andamento elegante trasportato dalle onde e, molto spesso, con colorazioni e riflessi che si lasciano ammirare.

Come sappiamo, esistono, soprattutto in Australia ed in alcune zone della California, meduse killer il cui contatto puo’ portare addirittura alla morte per arresto cardiaco o per crisi respiratoria. Le specie nostrane non sono assolutamente letali anche se, soprattutto durante il periodo estivo, i pronto soccorso degli ospedali si riempiono di persone che hanno avuto la sfortuna di scontrarsi con questi animali.

Nel mediterraneo, come avrete sicuramente sentito, il numero di meduse sta crescendo molto. Fate attenzione, in realta’, questa mia affermazione non e’ esattamente corretta. Quello che sta aumentando e’ la presenza vicino alla riva di questi animali. Alcune volte, si giustifica questo fenomeno dicendo che la loro presenza e’ sinonimo di pulizia delle acque.

Ovviamente, e’ vero che le meduse prediligono le acque pulite, ma la loro presenza non e’ sintomatica di una pulizia del tratto di mare. L’aumento di questi animali a riva non e’ compreso del tutto, anzi esistono tre ipotesi possibili formulate in biologia. La prima e’ che esistano dei cicli naturali per cui, con periodi di 10-12 anni, le meduse scelgono di riprodursi vicino alal riva piuttosto che in acque piu’ profonde. Questa ipotesi, anche se sostenuta da alcuni esperti, non trova dimostrazioni oggettive.

L’altra ipotesi possibile e’ invece da ricercarsi nell’aumento della temperatura dei mari. Cosa comporta questo? Una temperatura maggiore, ovviamente parliamo di percentuali, favorisce il proliferare del plancton, cibo delle meduse. In tal senso, una maggiore temperatura, soprattutto nella zona costiera, richiamerebbe piu’ meduse verso riva.

L’ultima ipotesi e’ invece, al contrario di quanto pensato normalmente, da ricercarsi nell’inquinamento dei mari, proprio in zona costiera. Molto spesso, acque provenienti da campi coltivati vengono riversate senza trattamento a riva. Queste acque possono essere ricche di fertilizzanti utilizzati in agricoltura che, ovviamente, fanno il loro compito anche in mare, favorendo, anche in questo caso, il proliferare del plancton.

Una combinazione di queste ultime due ipotesi e’ quella maggiormente citata per giustificare l’aumento delle meduse osservato negli ultimi anni, anche nel Mediterraneo.

Detto questo, parliamo un secondo dell’anatomia delle meduse. Come sappiamo bene, si tratta di organismi molto antichi e molto semplici. Il 98% del loro corpo e’ composto di acqua. Dal punto di vista morfologico, le meduse hanno una parte superiore detta “ombrello”, divisa, con funzione diverse, in superiore e inferiore, e dei tentacoli, detti manico. Proprio questi ultimi sono ricchi di cellule dette cnidociti in grado di iniettare per contatto una sorta di veleno. Questo meccanismo e’ utilizzato sia per scopi di offesa che di difesa.

Da cosa e’ composto il veleno?

Si tratta di una sostanza gelatinosa composta da tre proteine: una ad effetto paralizzante, una con effetto infiammatorio e una neurotossica. Data questa sinergia capite bene, ad esempio, la funzione del liquido urticante durante la cattura di una preda.

Bene, proprio la presenza di questo liquido urticante e’ quello che ci fa evitare di fare il bagno in presenza di meduse o che, quasi tutti, conoscono direttamente per i suoi effetti. Fate attenzione, come detto prima, solo i tentacoli sono in grado di iniettare il liquido urticante. Detto questo, non si ha nessuna conseguenza toccando la medusa nella parte dell’ombrello.

Per poter capire quanto sia urticante questo veleno, dobbiamo pero’ considerare quali sono le tipologie di meduse piu’ presenti nei nostri mari. Come sapete, la famiglia delle meduse, vanta migliaia di specie, con caratteristiche morfologiche estremamente diverse.

Per quanto riguarda il Mediterraneo, la specie piu’ presente e’ la cosiddetta Pelagia nocticula:

Medusa Pelagia Nocticula

Medusa Pelagia Nocticula

Come vedete dalla foto, questa medusa ha una struttura trasparente con riflessi violacei e lunghi tentacoli. Il liquido di questa specie e’ molto urticante e la pericolosita’ di questo animale e’ data dal fatto che molto spesso si presenta in branchi di molte centinaia. La dimensione dell’ombrello puo’ arrivare anche a 10-15 cm di diametro. Caratteristiche che rende ancora piu’ affascinante questa medusa e’ la sua fosforescenza notturna che la rende particolarmente visibile.

Altra specie urticante e presente nel Mediterraneo e’ la Cotylorhiza tuberculata:

Medusa Cotylorhiza tuberculata

Medusa Cotylorhiza tuberculata

Come vedete dalla foto, questa tipologia e’ facilmente riconoscibile per via dei tentacoli che finiscono in una sorta di dischetti. Molto spesso elementi di questa specie si trovano isolati.

L’ultima specie diffusa nel Mediterraneo e’ la Rhizostoma pulmo:

Medusa Rhizostoma pulmo

Medusa Rhizostoma pulmo

In questo caso, le dimensioni dell’ombrello possono raggiungere anche i 60 cm di diametro, ma il veleno di questo animale e’ non dannoso per l’uomo. Fate attenzione, dire non dannoso significa che il suo effetto urticante e’ estremamente blando, ma non nullo. Evitate, in caso di incontro, si abbracciare questa medusa.

Detto questo, la domanda che spesso viene fuori e’: cosa fare in caso di contatto?

Come molti di noi sanno per esperienza personale, incontri ravvicinati con le meduse possono essere davvero molto dolorosi. Come spesso avviene, la maggior parte dei rimedi tramandati o conosciuti per lenire il dolore sono in realta’ frutto di false convinzioni e, in alcuni casi, possono anche peggiorare la situazione. Inutile dire che in caso di urto con i tentacoli si deve raggiungere la riva, autonomamente o con l’aiuto di altri bagnanti.

Il rimedio piu’ noto in questi casi e’ quello di ricorrere a sabbia bollente, pietre calde, urina, ammoniaca, ecc. Tutti questi rimedi sono inutili. Perche’? Per poter lenire il dolore e’ necessario interrompere il rilascio di neurotossine. Per fare questo servirebbero temperature di 50 gradi, difficilmente ottenibili con una pietra o con la sabbia. Stessa cosa vale per l’ammoniaca, e dunque per l’urina. Utilizzare queste sostanze non fa altro che peggiorare l’infiammazione locale della pelle. Come sapete, il punto della lesione diviene piu’ sensibile alal radiazione solare il che puo’ creare macchie sul corpo. L’utilizzo dell’ammoniaca, o, come fatto in alcuni casi, dell’aceto, peggiora solo questo eritema.

Cosa si deve fare?

Per prima cosa, sciaquare la parte con acqua di mare. Questa soluzione, al contrario dell’acqua dolce, aiuta a diluire la neurotossina non ancora penetrata e a disinfettare la parte. A questo punto, controllate che non vi siano frammenti di tentacolo rimasti attaccati. In caso contrario, basta utilizzare una tesserina rigida, bancomat, patente, ecc., per eliminarli. Mettere creme al cortisone per lenire il dolore e’ completamente inutile. Il picco di infiammazione si ha fino a 20 minuti dal contatto. Creme di questo tipo cominciano a fare effetto dopo 30 minuti, cioe’ quando il dolore sarebbe diminuito naturalmente.

Il rimedio migliore da utilizzare in caso di contatto con una medusa e’ un gel al cloruro di alluminio. Questi prodotti sono ancora poco diffusi in Italia, anche se e’ possibile farli preparare come soluzioni galeniche. La concentrazione da richiedere e’ intorno al 4-5%. Cosa fa il cloruro di alluminio? Si tratta di un gel astringente che dunque impedisce alle neurotossine di entrare in circolo. Questa soluzione e’ anche molto utile dopo le punture di zanzara, in quanto riduce notevolmente il prurito.

Ultima importante cosa. Per evitare spiacevoli incontri o giornate sulla sabbia per acqua infestata da meduse, potrebbe essere utile consultare un cosiddetto “meteo meduse”. Si tratta di servizi basati sulla segnalazione di privati e addetti ai lavori che, giorno per giorno, preparano cartine contenenti la presenza o meno di meduse in zone specifiche. Un esempio di questo servizio e’ offerto anche dalla rivista focus a questo indirizzo:

Focus, meteo meduse

 

Psicosi 2012. Le risposte della scienza”, un libro di divulgazione della scienza accessibile a tutti e scritto per tutti. Matteo Martini, Armando Curcio Editore.

Scontro tra un Boeing ed un UFO!

9 Giu

Dopo un paio di giorni di assenza, leggo le ultime notizie e cosa trovo? Addirittura, un Boeing 757 della Air China si e’ scontrato in volo con un UFO. L’aereo, partito il 4 Giugno alle 10.11 ora locale da Chengdu e diretto a Guangzhou, dopo circa 20 minuti dalla partenza si e’ scontrato in volo con un oggetto non identificato ed il pilota e’ stato costretto a tornare a Terra. Non si e’ trattato di un vero e proprio atterraggio di emergenza, dal  momento che l’aeromobile era completamente funzionante, ma, dopo l’atterraggio, i tecnici hanno evidenziato un notevole danno a muso dell’aereo che ‘e risultato completamente schiacciato da un lato a causa dell’impatto.

Ecco le foto del 757 dopo l’atterraggio:

Il Boeing della Air China dopo l'atterraggio di emergenza

Il Boeing della Air China dopo l’atterraggio di emergenza

Cosa potrebbe aver ridotto in questo modo il muso dell’aereo? Semplice, secondo moltissimi siti internet, si e’ trattato necessariamente di un UFO. Le autorita’ hanno preferito chiudere il caso dicendo che si e’ trattato di un “uccello”, ma ovviamente, i complottisti non sono mica fessi, e’ impossibile che si sia trattato di un uccello. Prima di tutto, come evidenziato dalle foto, non ci sono evidenze di materiale organico, un uccello che arriva sul muso dell’aereo dovrebbe lasciare sangue, ma, soprattutto, l’urto e’ avvenuto a 8000 metri di quota. Quale uccello volerebbe a questa altezza? Come potrebbe un “uccello” lasciare un segno cosi’ esteso ad un Boeing?

Questi complottisti diventano ogni giorno piu’ furbi, non si riescono piu’ a raggirare …

Ovviamente, la mia e’ solo ironia. Leggendo i tanti siti internet c’e’ veramente da restare stupiti. Su alcuni forum addirittura si scherza sulla notizia dicendo che solo uno pterodattilo riuscirebbe a fare questa ammaccatura.

Davvero? Forse e’ il caso di parlare un po’ di natura, ma un po’ di piu’ di fisica.

Prima osservazione, possibile che un uccello voli a 8000 metri? Anche se non e’ una quota abituale, la cosa non e’ assolutamente improbabile. Generalmente, il volo dei grandi uccelli migratori avviene tra i 500 e i 1500 metri di quota ma la reale altezza scelta dipende in realta’ dalle termiche e dalle correnti. Come potete immaginare, dovendo percorrere lunghe distanze senza fermarsi, anche gli uccelli scelgono la via migliore che permette un notevole ed importante risparmio energetico. In fondo, e’ quello che fanno anche le compagnie aeree seguendo le correnti d’aria. Dicevamo tra 500 e 1500, ma non sono insoliti voli anche fino a 4000 metri. Si, ma nell’articolo si parla di 8000 metri. Bene, vi riporto un link di focus:

Focus, quote migrazioni

Come potete leggere, gia’ nel 1967 sono stati avvistati cigni selvatici in volo a 8230 metri. Ora, in questo caso c’e’ stata proprio l’osservazione diretta, oggi non stiamo mica a controllare le quote di volo di tutti gli uccelli che passano. Questa notizia ci fa pero’ capire come un volo a 8000 metri non sia affatto impossibile.

Bene, ora pero’ resta da discutere l’incidente. Che genere di uccello potrebbe causare un simile danno ad un 757?

Al contrario di quanto si pensi, non serve assolutamente uno pterodattilo. Sicuramente tutti conoscerete la definizione fisica di forza, cioe’ una sollecitazione in grado di modificare lo stato di moto di un corpo. Un’altra variabile molto utilizzata, ed introdotta per la prima volta da Cartesio, e’ la quantita’ di moto, data dal prodotto tra la massa di un corpo e la velcoita’ con cui questo si muove. La quantita’ di moto e’ direttamente legata al concetto di forza, ma utile per descrivere il movimento di un oggetto. Pensateci bene, a parita’ di quantita’ di moto, un corpo grande che si muove con velocita’ piccola sara’ del tutto equivalente ad un corpo piccolo che si muove a velocita’ molto grande.

Bene, ora ragioniamo in termini scientifici. Quanto pesa un uccello? Mezzo kg? 1 kg? 10 kg? Non importa, supponiamo per praticita’ che il peso stimato sia di 5 Kg. A che velocita’ vola un uccello? Sicuramente non cosi’ alta. Se la quantita’ di moto e’ il prodotto massa per velocita’ e la massa e’ di 5 Kg, a quanto dovrebbe volare questo uccello? In realta’, il ragionamento e’ sbagliato. Non e’ l’uccello che vola cosi’ veloce, bensi’ e’ l’aereo che ha una velocita’ elevata. Entriamo nel discorso dei moti relativi. Se una macchina va contro un muro a 50Km/h si fa molto male. Se una macchina va a 50Km/h contro un’altra macchina che va a 50Km/h, lo scontro e’ equivalente a quello di una macchina che va a 100Km/h contro il muro. D’accordo?

Bene, se un uccello che vola a velocita’ trascurabile sbatte contro un aereo, questo incidente e’ equivalente a quello di un uccello che si muove alla velocita’ dell’aereo e sbatte contro il velivolo fermo.

A che velocita’ viaggia un 757? La velocita’ di crociera e’ di 860 Km/h. Poiche’ il boeing della Air China era partito solo da 20 minuti, supponiamo che andasse solo a 600 Km/h.

Bene, tenendo le stesse unita’di misura, anche se sbagliando perche’ si dovrebbe portare la velocita’ in metri al secondo, la quantita’ di moto di un uccello di 5 Kg che si scontra a 600 Km/h e’ di 3000 KgKm/h.

Con un paragone semplice semplice, questo urto e’ equivalente a quello di una massa di 300Kg che viaggia a 10 Km/h, capiamo dunque come il danno risultante sia assolutamente possibile.

Da questi calcoli, pensate ancora che l’urto sia impossibile? Non stiamo facendo supposizioni, stiamo parlando di numeri e di fisica.

Se non vi bastasse, vi voglio mostrare un link molto interessante:

BirdStrike

F111 dopo lo scontro con un pellicano

F111 dopo lo scontro con un pellicano

E’ il sito di una compagnia che si occupa di studiare il fenomeno del Birdstrike, cioe’ proprio dell’urto di aerei con uccelli. Questo e’ un problema molto importante in diversi aereoporti, soprattutto nella fase di partenza e atterraggio di aerei. Come potete vedere su questo siti, ci sono decine di casi documentati.

Ragionando su questi incidenti, dovete tenere conto anche del fatto che i materiali utilizzati subiscono un invecchiamento che tende a rendere meno flessibili le superfici dal momento che queste si induriscono a causa della continua esposizione ai raggi solari. A fianco e’ riportata la foto di un caccia F111 dopo lo scontro con un pellicano. Vedendo questa foto possono venire in mente due pensieri, il primo e’ che l’incidente del boeing e’ perfettamente comprensibile, il secondo e’ che poteva andare molto peggio.

Concludendo, il caso dell’incidente al Boeing 757 della Air China e’ perfettamente spiegabile in termini di scontro con un uccello. Non solo e’ possbile vedere voli migratori sopra gli 8000 metri, ma, causa l’alta velocita’ dell’aereo, lo scontro puo’ avere conseguenze anche molto gravi. Detto questo, e’ assolutamente fuori luogo parlare di scontro con dischi volanti.

 

Psicosi 2012. Le risposte della scienza”, un libro di divulgazione della scienza accessibile a tutti e scritto per tutti. Matteo Martini, Armando Curcio Editore.

Due parole sull’Etna e sullo Stromboli

14 Apr

In alcuni post precedenti, specialmente riferendoci al fenomeno terremoti e al loro presunto aumento, poi dimosrato falso, ci siamo trovati anche a parlare di vulcani. In particolare, in questo post:

Cosa succede in Campania?

abbiamo analizzato la situazione sia del Campi Flegrei che del Vesuvio. Come visto, queste sono due strutture molto pericolose e che giustamente devono essere tenute costantemente sotto controllo. Il pericolo principale, viene proprio dalla lunga quiescenza, cioe’ lo stato di inattivita’, a cui, soprattutto il Vesuvio, ci ha abituato. Molte spesso, si tende a confondere questa quiescenza con lo spegnimento del vulcano, cosa del tutto falsa. Un vulcano come il Vesuvio e’ molto attivo e potenzialmente molto pericoloso per via di un suo brusco risveglio esplosivo che potrebbe avvenire. Ovviamente, non voglio fare la parte del catastrofista, questo discorso serve solo a sottolineare il potenziale pericolo della zona e soprattutto la necessita’ di organizzare piani di evacuzione.

Detto questo, ho ricevuto diverse richieste da parte di utenti per conoscere invece lo stato dell’Etna e dello Stromboli. Come sicuramente avrete sentito anche nei tg, questi due vulcani, dalla fine del 2012, stanno dando luogo a diversi fenomeni eruttivi. La curiosita’ degli utenti nasce in primis per comprendere lo stato attuale di queste formazioni, ma anche per sfatare le tante voci catastrofiste che certo non potevano mancare su questi episodi. Senza entrare nello specifico, come potete immaginare, le solite voci catastrofiste riguardano un risveglio di questi vulcani o per via di forti cambiamenti in corso sul nostro pianeta, ma anche per lo sfruttamento del Marsili. Come visto in questo post:

Marsili: una fonte di energia enorme!

esiste un piano per ricavare energia geotermica da questo pericoloso vulcano. Secondo le voci catastrofiste, questa attivita’ umana modificherebbe gli equilibri secolari innescando proprio le eruzioni dei vulcani della zona. Prima di tutto, come potete leggere nel post riportato, lo sfruttamento del Marsili e’ realmente possibile, ma ancora non e’ iniziato. Premesso questo, e’ vero che tutte queste strutture appartengono alal cosiddetta fascia stromboliana, ma ovviamente e’ impensabile di fare un buco nel Marsili per provocare l’eruzione dell’Etna.

Detto questo cerchiamo invece di capire la reale situazione di questi vulcani, parlando proprio separatamente dei due.

ETNA

Ricostruzione 3D dell'Etna

Ricostruzione 3D dell’Etna

Questo vulcano ha subito diverse modificazioni e attraversato varie fasi nel corso dei secoli. I processi che hanno portato alla formazione dell’Etna cominciano ben 600000 anni fa, durante il quaternario. Come detto, durante la sua lunga storia, il vulcano ha cambiato piu’ volte morfologia, ma soprattutto ha modificato radicalmente anche la sua attivita’ vulcanica.

Oggi come oggi, l’Etna, con una frequenza molto elevata, da luogo a fenomeni eruttivi. Per darvi un’idea, dall’inizio del 2013, ci sono stati ben 10 eruzioni, di cui l’ultima solo un paio di giorni fa.

Proprio questi frequenti fenomeni eruttivi, assicurano la non pericolosita’ dell’Etna. Ovviamente, nel corso della storia recente, ci sono state eruzioni piu’ copiose che hanno messo a rischio la salvaguardia dei paesi vicini, ma il piu’ delle volte le eruzioni dell’Etna avvengono assolutamente senza conseguenze.

Canale lavico sull'Etna

Canale lavico sull’Etna

Prima di tutto, c’e’ da considerare proprio la morfologia della montagna. Oggi, esistono 4 crateri principali sull’Etna, piu’ un numero molto elevato di crateri minori che, nel corso delle eruzioni, si formano e si chiudono in continuazione. Questo grande numero di bocche, assicura un rilascio immediato della pressione interna della caldera. Detto in parole semplici, l’Etna e’ un vero e proprio “colabrodo”, nel senso che la pressione interna non raggiunge valori elevati perche’ la lava trova immediatamente una via d’uscita.

Inoltre, la lava eruttata dall’Etna e’ estremamente fluida. Ovviamente anche questa caratteristica fa si che difficilmente si formino dei “tappi” e che dunque la pressione interna possa aumentare dando luogo a fenomeni esplosivi.

Anche la morfologia della montagna assicura delle ottime vie di fuga. I numerosi canali lavici sui versanti dell’Etna permettono delle vie preferenziali per il magma. In tal senso, a meno di eruzioni molto abbondanti, la lava segue sempre le stesse strade accumulandosi poi in zone specifiche. Tra queste, sicuramente la piu’ conosciuta e’ la Valle del Bove. In quest’area, si accumulano sempre nuovi strati di lava che poi solidificandosi modificano radicalmente il paesaggio. Se visitate la zona, vi troverete da un momento all’altro in un paesaggio quasi di tipo lunare, formato solo da strati di lava che, nel corso delle varie eruzioni, si sono sovrapposti.

Detto questo, capite bene perche’ siamo ormai abituati a sentire di eruzioni da parte dell’Etna e del perche’, molto spesso, queste eruzioni non destano assolutamente panico. Solo per darvi un’idea, durante gli ultimi anni, le uniche vittime dell’Etna sono state dei turisti che incoscientemente si sono avvicinati troppo ai canali lavici durante un’eruzione.

Quanto detto non preclude ovviamente un continuo monitoraggio da parte degli esperti dell’Etna. Ovviamente tutta la struttura e’ continuamento monitorata sia dal punto di vista vulcanico che sismico attraverso una fitta rete di strumenti che in continuo inviano dati.

STROMBOLI

Il vulcano Stromboli, o se preferite anche tutta l’isola dal momento che si tratta proprio del vulcano, e’ sostanzialmente diverso dall’Etna. Lo Stromboli e’ considerato uno dei vulcani piu’ attivi del mondo e da luogo a fenomeni di tipo esplosivo con una frequenza molto elevata.

Ricostruzione 3D dello Stromboli

Ricostruzione 3D dello Stromboli

L’attivita’ ordinaria dello Stromboli avviene mediante esplosioni di media potenza e lancio dalle bocche principali di bombe scoriacee incandescenti, lapilli, cenere e blocchi. Questi lanci avvengono in media ogni ora. Questo valore vi fa capire perche’ lo Stromboli e’ considerato uno dei vulcani piu’ attivi del mondo.

Periodi di totale inattivita’ di questo vulcano sono rarissimi. Il piu’ lungo che si ricorda e’ di appena due anni ed e’ avvenuto tra il 1908 e il 1910.

La normale attivita’ del vulcano puo’ anche essere intensificata con esplosioni di notevole potenza e lanci di bombe incandescenti che, come osservato, possono arrivare anche al metro di diametro.

Come capite bene, anche se l’attivita’ normale di questo vulcano e’ estremamente intensa, non prevede emissione di colate laviche. Questi fenomeni avvengono con frequenze molto piu’ basse. Per darvi un’idea, nel corso dell’ultimo secolo si sono avute appena 26 eruzioni con colate di lava sull’isola. Inoltre, come nel caso dell’Etna, generalmente questi fenomeni non provocano danni ai centri abitati, dal momento che il magma fuoriuscito si riversa normalmente nella Sciara di Fuoco nel settore nord occidentale dell’isola.

Le eruzioni piu’ violente che si rocordano per lo Stromboli sono quelle del 1919 e del 1930. In questi casi, a causa di notevoli infiltrazioni di acqua marina all’interno della caldera, le pressioni aumentarono a valori molto elevati, provocando una copiosa fuorisucita di lava e numerosi eventi sismici di forte intensita’. A seguito di questi, furono registrati anche tsunami fino a 3 metri che arrivarno fino alle coste di Capo Vaticano in Calabria. Inoltre, le notevoli colate laviche uscirono fuori dalla Sciara di Fuoco, arrivando anche a lambire diversi centri abitati.

Attivita' eruttiva sullo Stromboli

Attivita’ eruttiva sullo Stromboli

Detto questo, l’ultima colata lavica da parte dello Stromboli e’ avvenuta all’inizio del 2013 ma l’attivita’ vulcanica e’ ancora oggi in corso. Come visto, questo non ci deve assolutamente sorprendere, stiamo parlando di uno dei vulcani piu’ attivi del mondo e con un’intensa attivita’ che molto raramente presenta periodi di interruzione.

Anche per lo Stromboli, e’ da sempre in corso un intenso monitoraggio da parte degli esperti, proprio per tenere sotto controllo questo pericoloso vulcano. Tra le altre cose, come sottolineato prima, questo vulcano deve essere monitorato anche per l’insorgenza di piccoli tsunami nel mediterraneo.

Concludendo, come visto nell’articolo, non e’ in corso assolutamente nessun fenomeno particolare ne’ per l’Etna ne’ per lo Stromboli. Stiamo parlando di due vulcani attivi e che molto frequentemente danno luogo a fenomeni eruttivi. Come analizzato pero’, dal punto di vista vulcanico, le due strutture sono completamente diverse, ma allo stesso modo necessitano di un monitoraggio continuo ed attento. Mio personale punto di vista, e’ che, tra quelli italiani, sicuramente il Vesuvio rappresenta uno dei vulcani piu’ pericolosi considerando prima di tutto il periodo di quiescenza in corso, ma anche, e soprattutto, l’elevata densita’ abitativa sulle sue pendici.

 

”Psicosi 2012. Le risposte della scienza”, un libro di divulgazione della scienza accessibile a tutti e scritto per tutti. Matteo Martini, Armando Curcio Editore.

Il raggio del dolore

29 Dic

Nel precedente articolo, abbiamo parlato del cosiddetto “raggio della morte” che sarebbe stato inventato da Tesla, ma di cui non si hanno assolutamente prove tangibili:

Il raggio della morte

Come visto, questo raggio elettromagnetico sarebbe in grado, stando ovviamente alle speculazioni mediatiche, di disintegrare intere porzioni del pianeta, di teletrasportare corpi e oggetti in altre dimensioni e potrebbe anche essere usato come una letale arma.

In questo post invece vorrei parlarvi di una vera applicazione introdotta per primo da Tesla e da cui molto probabilmente nasce la speculazione di cui abbiamo gia’ parlato. Questa volta, invece del raggio della morte parliamo del “raggio del dolore”.

Andando avanti nella trattazione capirete anche perche’ proprio da questa applicazione nascono le speculazioni, sia scientifiche che complottiste, di cui e’ piena la rete.

Il raggio del dolore rientra nelle cosiddette “armi non cinetiche”. Con questo termine si intende tutta una categoria di armamenti che non includono il moto di un proiettile scagliato meccanicamente contro un bersaglio. Applicazioni di questo tipo sono molto moderne e racchiudono la parte bellico/militare insieme allo sviluppo della tecnologia senza fili che ormai e’ entrata propotentemente anche nelle nostre abitazioni.

In soldoni, il raggio del dolore sarebbe un’arma che, indirizzata verso una persona, provocherebbe un dolore talmente elevato da immobilizzarla, ma senza conseguenze ne’ letali ne’ tantomeno donnose per il corpo.

Come funziona questa applicazione?

Come anticipato, il principio di base si deve a Nikola Tesla. Nel raggio del dolore, un fascio di microonde ad alta potenza o un laser viene inviato su un bersaglio. L’energia delle onde elettromagnetiche viene calibrata in modo che il fascio possa penetrare pochi decimi di millimetro sotto la pelle del soggetto, andando ad interagire direttamente con i recettori nervosi che comandano il dolore. In questo modo, si stimola un dolore fortisimo nel soggetto che rimane paralizzato per alcune decine di secondi. Al termine dell’effetto, le funzionalita’ corporee vengono riprese completamente senza conseguenze per l’apparato nervoso dell’individuo.

Un prototipo di arma ad energia diretta basato su laser.

Un prototipo di arma ad energia diretta basato su laser.

Vi ribadisco che siamo ancora nel campo della sperimentazione. Le armi ad energia diretta, basate dunque su onde elettromagnetiche, sono oggetto di studio attuale per molti eserciti e governi in tutto il mondo.

Dal punto di vista strettamente scientifico, capite bene che un’applicazione del genere implica notevoli studi non solo sulla trasmissione del segnale a distanza, ma anche e soprattutto sulla parte di generazione e collimazione del fascio. Su questo ultimo punto in particolare, e’ evidente che, affinche’ sia efficace, il fascio deve essere generato alla potenza giusta e convogliato su un punto ben preciso per avere le conseguenze ricercate.

Le applicazioni possibili di un sistema del genere sono in realta’ molteplici e non legate solo alla parte bellica. Molto interesse su questa nuova tipologia di armamenti, che sono non letali come dice il nome stesso, viene ad esempio dal settore sicurezza. Possibili utilizzi del raggio del dolore possono essere in ambito di ordine pubblico ma anche nel contrasto del terrorismo o degli ordigni improvvisati. Solo come esempio pratico, immaginate di avere un terrorista con indosso una cintura esplosiva. L’utilizzo del raggio sarebbe utilie per immobilizzare il soggetto senza il rischio di far esplodere l’ordigno.

Ovviamente in questo contesto non entro nel merito degli armamenti o della ricerca in questi settori. Lo copo del blog e’ quello di divulgare la scienza a fronte delle tante ipotesi complottiste trovate in rete. Pensando al funzionamento del raggio del dolore, capite bene l’assonanza di questa applicazione con il raggio della morte di cui abbiamo parlato in precedenza. Dal “dolore” si e’ passati alla morte, dall’immobilizzamento si e’ passati al teletrasporto e dalle onde elettromagnetiche addirittura ad una qualche forma di energia misteriosa e sconosciuta.

Proprio questo genere di applicazioni ha creato la speculazione che conosciamo. Il raggio della morte, il teleforce, i portali elettromagnetici sono tutte applicazioni pensate inizialmente da Tesla ma su cui poi la speculazione ha creato questo falso mito.

Solo per completezza, vi dico che studi su questa tipologia di armi, compreso il raggio del dolore, sono tutt’ora in corso. Capite anche bene che ricerche di questo tipo implicano un lavoro di squadra di diverse figure professionali esperte non solo di onde elettromagnetiche, ma anche a livello medico/biologico per l’annullamento di eventuali effetti secondari sugli organismi viventi.

Come vedete, questo genere di argomenti si sviluppano in rete un po’ come le legende. C’e’ un fondo di verita’, piu’ o meno nascosto o anche piu’ o meno noto ai non addetti ai lavori, da cui poi inizia una speculazione senza fine. In questo contesto, diviene poi difficile cercare di distinguere tra il mito, la bugia e la verita’.

 

 

 

Psicosi 2012. Le risposte della scienza”, un libro di divulgazione della scienza accessibile a tutti e scritto per tutti. Matteo Martini, Armando Curcio Editore.