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Arrivata la spiegazione per il geyser di Fiumicino

23 Giu

Qualche tempo fa ci siamo occupati di uno strano fenomeno apparso a Fiumicino:

– Geyser di 5 metri a Fiumicino

Nuovo geyser a Fiumicino

Come ricorderete, dapprima in una strada confinante con l’aeroporto e poi in mare, erano apparsi due geyser che per diverso tempo hanno fatto fuoriuscire tonnellate di gas, principalmente anidride carbonica.

Come al solito, e come già detto, anche su questo fenomeno non erano mancate sviolinate catastrofiche legate all’inquinamento della zona o, peggio ancora, a particolari fenomeni improvvisi legati a malesseri del nostro pianeta e della zona in particolare.

Solo pochi giorni fa, un gruppo di ricercatori italiani del CNR, dell’università Roma Tre e dell’INGV sono riusciti a vederci chiaro e ad identificare l’origine di questi gas. In un articolo pubblicato sulla rivista “Journal of Volcanology and Geothermal Research”, il gruppo di ricerca ha pubblicato i suoi risultati basati su mesi di studi intensivi e analisi del terreno fino ad elevate profondità.

Per chi volesse, l’abstract dell’articolo in questione è disponibile sul sito stesso della rivista:

Abstract articolo spiegazione geyser Fiumicino

Come potete leggere, la spiegazione del fenomeno, per quanto possa apparire “strana” agli occhi dei non esperti, è del tutto naturale. Per prima cosa, studiando gli archivi storici, come accennato anche negli articoli precedenti, è emerso come fenomeni di questo tipo non sono affatto nuovi nella zona di Fiumicino e nei terreni limitrofi. Diverse volte infatti, sempre in occasione di operazioni di scavo per costruzioni edili o marine, in prossimità dei lavori erano emersi geyser e vulcanetti con fuoriuscita di gas e fango dal sottosuolo.

Come è ovvio pensare, la spiegazione del fenomeno è da ricercare nei depositi di gas contenuti ad alta pressione nel terreno. A seguito di analisi specifiche e tomografie del terreno, gli studi hanno evidenziato, nel caso del primo fenomeno osservato, che depositi di anidride carbonica sono presenti a circa 40-50 metri di profondità all’interno di uno strato di ghiaia spesso tra 5 e 10 m. La ghiaia comprende una falda acquifera compresa tra due strati di argilla, uno superiore ed uno inferiore, geologicamente molto diversi tra loro. Lo strato inferiore è molto permeabile e lascia filtrare i gas provenienti da profondità maggiori e generati dall’attività vulcanica propria dei Castelli Romani, e ancora oggi attiva. Lo strato superiore invece appare molto meno permeabile e funge da tappo per intrappolare i gas impedendo così la loro risalita in superficie.

A questo punto cosa succede?

Semplice, il gas è intrappolato dallo strato superiore fino a che una perturbazione esterna, come una trivella o uno scavo per costruzioni edili, non “smuove” il terreno e libera il gas. L’anidride carbonica in pressione a questo punto è libera di salite in superficie portando con se anche il fango che incontra durante il suo percorso. Ecco spiegato il meccanismo di formazione dei geyser della zona.

Cosa c’è di anomalo in tutto questo? Assolutamente nulla. Questa spiegazione, supportata da dati e analisi scientifiche, mostra anche il perché di eventi simili in passato e non esclude ovviamente nuovi fenomeni per il futuro. Ovviamente, vista la quantità di gas contenuto nel sottosuolo sarà sempre necessario valutare a priori lo scavo da realizzare e porre rimedio qualora si liberassero grossi volumi in superficie. Pericolo ovviamente amplificato qualora le emissioni avvenissero in prossimità della zona abitata, vista anche la tossicità dei gas in questione.

 

Psicosi 2012. Le risposte della scienza”, un libro di divulgazione della scienza accessibile a tutti e scritto per tutti. Matteo Martini, Armando Curcio Editore.

Quale mistero si nasconde sotto Seattle?

6 Gen

In questi ultimi giorni, moltissimi giornali e siti internet hanno riportato la notizia di un imprevisto stop ai lavori di costruzione di una nuova arteria stradale nei pressi di Seattle. Certo, detto in questo modo, la notizia non sembrerebbe assolutamente straordinaria, se non altro perche’ la fermata dei lavori e’ avvenuta negli Stati Uniti invece che in Italia dove siamo abituati.

Tralasciando facili ironie, veniamo al cuore della notizia.I lavori in questione sono relativi alla costosissima opera di realizzazione della nuova State Route 99 necessaria per allegerire il carico veicolare sulle vecchie arterie. La nuova statale viaggera’ sotto terra nei pressi di Seattle richiedendo la realizzazione di un tunnel di 3 Km il cui costo e’ intorno ai 6 miliardi di dollari.

Questo e’ un progetto del tunnel preso direttamente dal sito dell’azienda che sta realizzando la grande opera:

Progetto del tunnel sotterraneo della Route 99

Progetto del tunnel sotterraneo della Route 99

Prima domanda: come si realizza uno scavo di questo tipo? Ovviamente, non con pala e piccone. Per opere di questo tipo, si utilizzano grandi talpe in grado di perforare il terreno e consolidare il percorso gia’ fatto. Ovviamente, la grandezza della talpa deve essere dimensionata in base al tunnel che si vuole scavare, cosi come la sua parte tagliente. Cosa significa questo? Semplice, in base alla durezza e alla composizione del terreno, si dovra’ pensare una testa diversa in modo tale da poter frantumare i diversi strati interessati.

Per la realizzazione della Route 99, si e’ scelto di realizzare la piu’ grande talpa mai costruita e chiamata Bertha. Si tratta di una macchina TBM, cioe’ Tunnel Boring Machine, con un diametro di 17.45 metri ed una lunghezza che sfiora i 100 metri. Ecco una foto della spaventosa macchina:

La TBM Bertha della Hitachi Zosen

La TBM Bertha della Hitachi Zosen

Prima di andare avanti, e’ necessario specificare meglio alcuni punti su cui diversi siti e giornali hanno commesso errori. Prima di tutto, alcuni suppongono che il nome Bertha sia stato scelto per ricordare il micidiale Cannone Berta utilizzato durante la seconda guerra mondiale per bombardare Parigi. Questo non e’ assolutamente vero. Andando sul sito della ditta costruttice di Bertha, la giapponese Hitachi Zosen:

Hitachi Zosen Bertha

Trovate che il nome e’ stato suggerito da uno studente di una suola elementare di Washington in seguito ad un concorso appositamente indetto.

Altro appunto importante, alcuni suppongono che Bertha non sia la piu’ grande talpa al mondo, ma che sia seconda a quella dell’azienda Herrenknecht con un diametro di 19.25 metri. Anche questo e’ sbagliato. Questa TBM e’ solo a livello di progetto ed e’ stata pensata per la realizzazione di un tunnel nei pressi di San Pietroburgo. Ad oggi, pero’, questa TBM e’ ancora in fase di progetto, lasciando il trono della grandezza a Bertha. Per darvi un’idea delle dimensioni e dei progetti in cui queste macchine sono utilizzate, vi segnalo una pagina contenente una tabella di raffronto davvero molto interessante:

Tunnel Talk Comparison

Fatte queste doverose precisazioni, veniamo alla notizia vera e propria che ha richiamato la nostra attenzione.

Come anticipato, Bertha e’ al lavoro per la realizzazione del Tunnel. Solo pochi giorni fa, lo scavo e’ stato interrotto perche’ la TBM ha incontrato un ostacolo lungo il suo percorso che le impedisce di andare avanti.

Di cosa si tratta?

La notizia e’ proprio questa, ad oggi nessuno sa di cosa si tratta.

Anche se sembra assurdo, come una vera talpa, una TBM non e’ provvista di telecamere nella parte rotante. Allo stato attuale, il misterioso ostacolo impedisce pero’ l’avanzata della macchina. Per poter determinare la natura dell’oggetto e’ necessario pressurizzare la sezione del tunnel, far indietreggiare la macchina e poi far scendere una squadra di tecnici. Ovviamente, nelle condizioni del tratto, la squadra potra’ lavorare solo pochi minuti prima di tornare all’aria aperta.

Cosa potrebbe essere questo oggetto?

Come potete immaginare, su questo punto si sono scatenate la fantasie piu’ assurde e a volte ridicole. Per prima cosa, c’e’ chi parla di un antico veliero affondato nei pressi del porto di Seattle, chi parla dei resti di un’antichissima citta’ risalente a tempi remoti. Alcuni parlano addirittura di resti di metalli e attrezzature risalenti al periodo del proibizionismo. In tutto questo, non mancano poi le ipotesi piu’ grottesche: sono i resti di un velivolo alieno precipitato sulla Terra, no, addirittura di una citta’ aliena sotterranea, di piu’, dell’ingresso di una base aliena posizionata sotto Seattle per controllare il genere umano.

Se pensate che le ipotesi che vi ho mostrato siano esagerate, provate a leggere sulla rete e troverete spunti anche peggiori tra i quali i resti di un robot come nel film Transformers.

Da dove nascono queste ipotesi? Semplice, un mostro come Bertha sarebbe in grado di frantumare qualsiasi cosa si trovi lungo il suo percorso. Se un oggetto e’ riuscito a bloccare l’avanzata della TBM deve essere fatto di un materiale cosi’ duro da non poter essere di origine naturale.

Ok, tiriamo un sospiro e proviamo a ragionare. Come anticipato, la scelta di una TBM deve essere fatta valutanto tanti fattori, non solo quello delle dimensioni della testa rotante. Geologicamente, il terreno sotto Seattle e’ molto particolare; praticamente possiamo immaginarlo come un budino di ghiaia, argilla e sabbia. In questi casi, il terreno risulta molto morbido da essere perforato e proprio per questo motivo Bertha e’ stata attrezzata con taglienti appositi.

Per far capire meglio il funzionamento della talpa, riportiamo un video preso direttamente dalle pagine della Hitachi Zosen su Bertha:

Ora, cosa potrebbe aver bloccato la TBM? La risposta potrebbe essere molto piu’ semplice di quelle ipotizzate: un blocco granitico, ferrite compatta, una roccia risalente ad ere geologiche e sepolta sotto il terreno di Seattle. Sicuramente ipotesi molto meno affascinanti di quelle riportate in precedenza, ma, forse, un po’ piu’ realistiche.

Ad oggi, l’operazione di esplorazione visiva non e’ stata ancora fatta ed e’ prevista entro la fine di Gennaio. Sicuramente, tenere fermi i lavori di perforazione costa molto in termini economici, per cui siamo certi che la cosa verra’ risolta in tempi molto brevi. Qualora non fosse possibile agire direttamente, i tecnici stanno gia’ valutando piani alternativi per raggiungere l’ostacolo mediante perforazione verticale. Non appena ci saranno altri aggiornamenti, torneremo su questa notizia. Chi lo sa, magari l’ostacolo potrebbe essere un disco volante abbandonato.

 

Psicosi 2012. Le risposte della scienza”, un libro di divulgazione della scienza accessibile a tutti e scritto per tutti. Matteo Martini, Armando Curcio Editore.

Louisiana: il sinkhole che inghiotte la foresta

11 Ott

Nella specifica sezione:

Hai domande o dubbi?

una nostra cara lettrice ci ha chiesto di parlare dell’impressionante sinkhole che si e’ aperto in Louisiana gia’ da qualche tempo.

Come ricorderete, di sinkhole abbiamo parlato diverse volte in queste pagine:

Enorme cratere si apre in Cina

Enormi voragini si aprono in Florida

Numerosi Sinkhole a Samara

I “tappi” del Mar Morto

Come visto, si tratta di immense e profonde voragini che si aprono nel terreno e che, in alcuni casi, hanno portato vittime e anche numerosi danni.

Un’analisi specifica e unificata di questo fenomeno non e’ di per se possibile. Come visto negli articoli precedenti, ciascuno e’ un caso a se’. Sui soliti siti catastrofisti non si fa altro che puntare il dito contro questo fenomeno parlando sempre e solo di attivita’ umana, ad esempio, attraverso la tecnica del fracking, oppure ci si concentra su cause naturali-estreme per mostrare la ribellione in corso del nostro pianeta e le immani catastrofi ormai alle porte.

Gia’ negli articoli precedenti, abbiamo cercato di ragionare sul fenomeno, mostrando prima di tutto come l’approccio estremo, sia in un caso che nell’altro, del fenomeno dei sinkhole sia sbagliato. Forse per natura umana, anche in questo caso si trovano due schieramenti opposti; chi “tifa” per le cause antropiche e allo sfruttamento non coscienzioso del pianeta e chi, invece, parla di cause del tutto naturali, normali, non pericolose.

Come nostra natura, dobbiamo sempre ragionare sul singolo fatto, analizzando il caso specifico e senza partire con preconcetti che finirebbero per deviare il nostro pensiero verso una verita’ piuttosto che un’altra.

Ciascun sinkhole nel mondo e’ un caso a se’. Esistono delle zone specifiche sulla Terra in cui questo fenomeno e’ noto e frequente da sempre. Per farvi degli esempi, la Cina e la Florida sono zone di questo tipo. Qui, i sinkhole sono conosciuti e noti e, piu’ o meno frequentemente, si ripropongono con intensita’ variabile in base al caso.

Esiste poi il problema dello sfruttamento del terreno. Anche su questo punto abbiamo speso diversi articoli. Se, ad esempio, provate a cercare “fracking” nel motore di ricerca del blog, trovate diversi articoli di analisi della tecnica in cui si valutano tutti gli aspetti. Alcuni casi specifici di doline possono essere causati da uno svuotamento di un terreno non adatto perche’ non consolidato. Svuotando vaste zone nel sottosuolo, e’ possibile che crolli la parte superiore, creando appunto un fenomeno di tipo sinkhole.

Questa lunga introduzione al problema, e’ necessaria perche’, come sempre avviene, anche su questo tipo di notizie, la speculazione e’ sempre troppo forte e rischia di creare panico da un lato o di tranquillizzare troppo dall’altro.

Venendo al caso della Louisiana, credo sia interessante parlare di questo fenomeno, se non altro per l’entita’ degli eventi che si stano registrando. Gia’ nelle prime fasi, la dolina creata aveva un diametro di centinaia di metri e, quasi istantaneamente si e’ riempita di acqua creando una sorta di lago.

I crolli, o meglio l’aumento dell’apertura del sinkhole, non si sono mai arrestati a partire dalla meta’ del 2012 e oggi si parla di un’area dell’ordine di decine di campi da calcio con profondita’ stimate anche di 200 metri.

Come potete facilmente immaginare, visti i numeri in gioco, in questa zona il fenomeno del sinkhole sta creando non pochi problemi. Negli ultimi tempi e’ stato anche richiesto lo stato di emergenza naturale visto il trend di aumento della dolina.

Per farvi capire l’entita’ del fenomeno, vi riporto un video in cui si vedono diversi alberi inghiottiti in un attimo dal sinkhole che si allarga:

Come visto, nel giro di pochi secondi, diversi alberi si sono visti sprofondare completamente all’interno di questo enorme pozzo.

Per quanto riguarda l’origine di questa voragine, il discorso non e’ affatto semplice, ne tantomeno compreso a pieno.

Diversi abitanti del luogo riportano l’osservazione di fuoriuscita di gas dalle profondita’. Fenomeno osservabile dall’emissione di bolle sulla superifcie dell’acqua.

L’interpretazione complottista del fenomeno e’ molto semplice. Data l’amissione di gas dal sottosuolo, si parla di attivita’ di fracking non sicura condotta in profondita’ e che avrebbe creato il crollo del terreno. In questo caso, la fuoriuscita di gas sarebbe dovuta alle sacche di gas naturale contenute nel sottosuolo.

In realta’, questa affermazione non e’ corretta. L’analisi condotta sui gas fuoriusciti dal terreno, hanno mostrato che si tratta di gas naturale, molto probabilmente proveniente da sacche interne e che, grazie ai crolli, ha trovato una via di fuga.

Dunque si tratta di un crollo naturale?

Anche questa interpretazione non e’ del tutto corretta. Dagli studi condotti all’interno, si sono mostrate zone ad alta pressione con valori compatibili a quelli delle tubazioni di gas naturale che passano sotto il terreno. Cosa significa questo? Che, in almeno alcuni punti, ci sono delle perdite ad alta pressione. Prorprio per questo motivo, e’ stato chiesto alle compagnie che possiedono la rete di scaricare la pressione della pipe line. Ora, se il crollo sia dovuto a queste perdite o se queste siano una conseguenza delle perdite, non e’ certo. Personalmente, trovo difficile pensare che una perdita localizzata, anche se ad alta pressione, possa destabilizzare a questi livelli il terreno.

Come capite bene, non e’  stato ancora possibile capire quali siano le reali cause di questo sinkhole o quali le conseguenze. In tutto questo poi, c’e’ sempre da considerare, e non e’ assolutamente esclusa, l’origine del tutto naturale della formazione, cosi’ come avviene in diverse parti del pianeta e anche negli USA.

Quello che desta maggior preoccupazione nella zona, e’ un deposito sotterraneo di stoccaggio di butano, in cui erano stoccati circa un milione e mezzo di barili. Come potete facilmente immaginare, se i crolli arrivassero al deposito, si potrebbero avere conseguenze ben piu’ gravi, non solo a livello di salute per le fuorisucite di gas dai barili. Proprio per questo motivo, diversi barili sono gia’ stati portati via e si sta provvedendo a svuotare il deposito almeno finche’ l’espansione del sinkhole sara’ in corso.

Concludendo, il sinkhole della Louisiana e’ davvero incredibile per quanto riguarda le dimensioni e i ritmi di crescita che si stanno registrando. L’origine di questa dolina non e’ al momento chiara. Vi possono essere cause naturali, cosi’ come qualcosa indotto dall’attivita’ umana di estrazione del gas. Diverse leggende girano su questo sinkhole, e moltissimi fenomeni vengono descritti soprattutto su internet. Molte di queste sono leggende create appositamente per tenere alta l’attenzione. Visti i numeri in gioco e le dimensioni del fenomeno, non credo sia necessario inventare storie per tenere alta l’attenzione su quanto sta accadendo.

 

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Geyser di 5 metri a Fiumicino

29 Ago

Sicuramente tutti avrete letto la notizia del geyser che e’ comparso a Fiumicino vicino Roma. Vi confesso che avevo lasciato passare la notizia perche’ considerata non troppo di rilievo. In questi ultimi giorni pero’, si sta assistendo ad una speculazione mediatica, anche ad opera di alcuni giornali, che tende a creare un caso dove questo non esiste.

Mi spiego meglio, facendo un sunto delle notizie, da molte fonti trovate che si tratta di un geyser alto ben 5 metri che e’ comparso da un momento all’altro. La zona e’ conosciutissima e mai si erano verificati fenomeni di questo tipo. Qualcuno, vista l’enorme altezza del rilascio di gas, parla di pericolo per la circolazione aerea. Secondo alcuni fonti, il soffione si troverebbe addirittura dentro all’aereoporto. Vi tralascio tutte le notizie piu’ barzelletta che parlano di fuga di gas da depositi sotterranei di stoccaggio per scie chimiche. Fortunatamente notizie di questo tipo non sono diffuse.

Detto questo, forse e’ il caso di capire un po’ meglio quello che sta accadendo.

Prima cosa, il geyser e’ comparso negli ultimi giorni, vero. E’ assolutamente falso che il soffione si troverebbe all’interno dell’aeroporto Leonardo da Vinci. Il luogo preciso del rilascio di gas e’ in Via Coccia di Morto, strada che costeggia l’aeroporto ma che non e’ all’interno dello stesso.

Seconda precisazione, questa necessaria per rispondere a tantissimi giornali, il geyser e’ alto ben 5 metri. Senza dire nulla, vi mostro un video girato sul posto che mostra la situazione reale:

5 metri? Forse, e dico forse, si sta un po’ esagerando giornalisticamente parlando.

Detto questo, e come da buona tradizione italiana, l’uscita di gas dal terreno ha innescato immediatamente una polemica politica all’interno del comune di Fiumicino. Come avrete letto, maggioranza e opposizione hanno creato un botta e risposta sui giornali senza fine. Qualcuno parla di carotaggi per valutare la possibilita’ di un sottopassaggio, i diretti interessati smentiscono, poi pero’ si parla di ruspe intente a sondare il terreno, ma la cosa viene smentita perche’ erano lavori del gas. Qualcuno parla anche di voler deviare il corso del Tevere e dunque aver innescato la fuoriuscita del gas, anche questa smentita. Insomma, come siamo abituati da troppo tempo, un continuo rincorrersi di dichiarazioni e smentite basate sul nulla se non sulla chiacchiera di paese.

Lasciamo stare lo scontro politico all’interno del comune per parlare invece del geyser. Le analisi fatte sul gas, hanno dimostrato che la fuoriuscita e’ composta al 90% da anidride carbonica con l’aggiunta di metano e idrogeno solforato. Come e’ noto, l’anidride carbonica e’ dannosa per l’uomo, per cui la zona e’ attualmente recintata e presidiata da una pattuglia dei vigili urbani. Questa misura e’ stata necessaria per impedire ai molti curiosi di avvicinarsi troppo alla bocca del geyser. Solo per farvi un esempio, testimoni locali raccontano di un pullman di turisti giapponesi accorsi a fotografare il gas prima di diregersi all’aeroporto.

Da dove proviene questo gas?

Vi dico subito che si tratta di un fenomeno assolutamente naturale. In molti comuni della zona, di origine chiaramente vulcanica come noto per i cosiddetti castelli romani, da tempo e’ stata segnalata la presenza di gas nel terreno a concentrazione maggiore rispetto ad altre parti d’Italia e dovuta proprio all’origine vulcanica. A volte, questi gas possono risalire fino in superficie lungo faglie e fratture, incontrando anche, come e’ ovvio, falde acquifere.

Fenomeni di questo tipo si sono gia’ verificati numerose volte anche nella stessa zona. Nel 2005, ad esempio, si verifico’ una fuoriuscita analoga durante dei lavori di costruzione. Proprio per questo motivo, per qualsiasi lavoro di edilizia all’interno del comune, viene richiesta l’analisi della concentrazione di gas nel terreno. Questo proprio per evitare che possano verificarsi fughe di gas pericolose per la popolazione e per gli operai al lavoro.

Oltre a queste direttive edilizie, i sindaci dei comuni interessati, di concerto con la regione Lazio, hanno predisposto norme di sicurezza atte a prevenire incidenti dovuti anche a minime fuoriuscite di gas. Per farvi qualche esempio, bisogna areare i locali interrati o semiinterrati prima di accedervi, e’ necessaria la presenza di un’altra persona prima di accedere in piscine svuotate, questo per evitare che ci siano strati bassi di gas pericoloso, e’ vietato creare luoghi di svago o camere da letto a livelli semiinterrati, ecc. Capite bene che queste norme servono proprio per evitare che gas uscito, anche in minima parte dal terreno, possa depositarsi all’interno di zone in cui poi si dovra’ accedere.

Concludendo, e’ assolutamente falso parlare di geyser di 5 metri e tantomeno pensare che questo fenomeno sia all’interno dello scalo aeroportuale o che rappresenti una minaccia per la circolazione aerea. Come abbiamo visto, si tratta di un fenomeno gia’ accaduto in passato e comprensibile alla luce della conoscenza geologica che abbiamo sulla zona in questione. Detto questo, il geyser e’ del tutto naturale, non presenta un pericolo per la popolazione e, come riportato anche da alune fonti aggiornate, sembrerebbe che in queste ore il fenomeno si stia riducendo notevolmente.

 

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Tesori sotto il mare

9 Mag

Chissa’ quante volte, osservando il mare, ci siamo chiesti quali grandi tesori e segni di antiche civilta’ ci sono ancora sotto le sue sabbie. Probabilmente, la stessa domanda se la sono fatta anche i ricercatori del centro di Archeologia sottomarina dell’universita’ di Oxford, quando hanno iniziato a studiare i resti di un’antica cittadina egiziana, conosciuta come importante nodo di scambio per le merci che viaggiavano da occidente verso oriente.

Il porto in questione e’ quello di Heracleion per i greci, o Thonis per gli egiziani, di cui si hanno notizie da tantissimi ritrovamenti che narrano l’importanza strategica di questa cittadina e soprattutto del suo porto. I ricercatori dell’universita’ di Oxford hanno iniziato nel 1996 a studiare i reperti archeologici per cercare di individuare il luogo dove sorgeva questo insediamento e, solo dopo 4 anni, cioe’ nel 2000, hanno annunciato di aver trovato il punto esatto.

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L’antica Heracleion sorgeva nei pressi di Abukir, a pochi kilometri da Alessandria, ma non su quella che oggi vediamo come la costa, bensi’ circa 6 km a largo e 30 metri sotto il livello del mare.

Vista la particolare difficolta’, ci sono voluti 13 anni per riportare alla luce i resti di Heracleion, ma il lavoro degli archeologi e’ stato ampiamente ripagato. Dagli scavi si e’ potuto ricostruire gran parte della citta’, mostrando non solo un porto molto esteso, ma anche un centro cittadino nel perfetto stile dell’epoca.

Perche’ era cosi’ importante questa citta’? Come anticipato, si trattava di un importante nodo di scambio per le merci che viaggiavano verso oriente. Nel porto di Heracleion arrivavano dunque navi cariche di merci che venivano catalogate e poi imbarcate per viaggiare sul Nilo e quindi raggiungere le zone piu’ interne. Ovviamente, in base alla tipologia di carico, era necessario pagare un dazio per il trasporto, tassa che ha contribuito ad arricchire e far prosperare l’antica citta’.

Come potete immaginare, gli scavi sono stati completati proprio in questi giorni e in rete trovate anche diversi video che mostrano i fondali al largo di Abukir dove prima sorgeva Heracleion:

Oltre a numerose statue raffiguranti divinita’ egiziane, sono stati trovati reperti molto interessanti. Prima di tutto, simboli sia graci che egizi, ma anche merci, monete, pesi di piombo utilizzati per valutare il valore del trasporto oltre ovviamente ad edifici completi.

Leggermente al largo dell’antico porto, sono stati ritrovati ben 64 relitti di navi da carico. A detta degli archeologi, questi relitti testimoniano anche la continua bonifica della zona portuale effettuata agli addetti che provvedevano ad affondare navi troppo vecchie o non piu’ perfettamente efficienti.

A dimostrazione del carattere “internazionale” per il tempo di Heracleion, le iscrizioni e le steli ritrovate nel porto, molto spesso, sono scritte sia in egiziano che in greco, in modo da offrire una segnalatica e degli avvertimenti comprensibili dai principali utilizzatori del nodo di scambio.

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Oltre all’importanza archeologica di questo ritrovamento, i resti dell’antica citta’ sono quasi in un perfetto stato di conservazione proprio grazie al fatto che sono rimasti seppelliti per ben 1200 anni nella sabbia. Questo mantello isolante, ha conservato in ottimo stato i manufatti in pietra dell’antica citta’ arrivati fino a noi in condizioni veramente eccellenti, come visto anche nel video girato sotto il livello del mare.

Domanda molto interessante che ci si pone e’: come mai Heracleion e’ affondata nel mare?

Purtroppo, ad oggi, su questa domanda, non esiste ancora una risposta universalmente acettata. Dalle osservazioni sul campo, si pensa che l’antica citta’ sorgesse su un terreno molto argillosso, come quello della zona circostante, e dunque fortememte soggetto a cedimenti strutturali. Molto probabilmente, a seguito di un violento sisma, il terreno e’ ceduto sotto il peso dei vasti edifici della citta’, facendo sprofondare in acqua l’importante centro antico.

In questa chiave, molto probabile e confermata dal punto di vsta geologico dagli studi sulla zona, lo sviluppo stesso della citta’, e dunque l’aumentata cubatura degli edifici, sarebbe stata una delle cause che avrebbe portato alla distruzione dell’antica Heracleion.

Come potete vedere dalle foto, quanto ritrovato sotto la sabbia e’ veramente notevole. Praticamente, stiamo riportando alla luce resti di 1200 anni fa, rimasti inviolati dal momento in cui la citta’ e sprofondata. Concludendo, gli scavi sono stati conclusi, ma ancora moto lavoro resta da fare prima di tutto per catalogare i ritrovamenti, ma anche per eseguire un’indagine in ritardo di 1200 anni per capire il perche’ questo fiorente porto dell’antichita’ sia stato spazzato via cosi’ velocemente.

 

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L’invasione periodica delle cicale

8 Mag

Forse leggendo il titolo del post, avete pensato che mi stessi riferendo a quei simpatici ma assordanti animaletti che durante il periodo estivo ci deliziano con il loro caratteristico rumore, segno inconfondibile del caldo. Purtroppo, siete completamente fuori strada.

In questo articolo, vorrei parlarvi di un esemplare, sempre della specie delle cicale, ma con un comportamento del tutto anomalo, ossia le Magicicadas, cioe’ le cicale magiche.

Questi esemplari, hanno un ciclo vitale del tutto unico nel regno animale. Appena schiuse le  uova, le neonate cicale, ancora in uno stato larvale si rifugiano nel terreno scavando piccoli tunnel profondi anche fino a 3 metri. Qui, nutrendosi della linfa delle piante, finiscono il loro ciclo vitale che le portera’ fino all’eta’ adulta.

Quanti ci vuole per fare questo? Precisamente 17 anni!

Avete capito bene, le cicale magiche, restano nel terreno 17 anni precisi, fino a che non raggiungono l’eta’ adulta. A questo punto, tutte insieme, escono fuori per andare a popolare tutto quello che trovano: rami, alberi, condotti dell’aria, condizionatori, tubi di scappamento, ecc. Si tratta di una vera e propria invasione di cicale.

Gli esemplari di questa specie, hanno una forma leggermente diversa da quella delle cicale classiche, presentando occhi rossi un po’ sporgenti e con dimensioni di poco inferiori ai 4 cm:

Le cicale magiche che emergono ogni 17 anni

Le cicale magiche che emergono ogni 17 anni

La cosa incredibile e’ dunque che, esattamente ogni 17 anni, tutte insieme escono dal terreno per una vera e propria invasione che ricorda un po’ la famosa piaga d’Egitto.

Perche’ sto parlando di questo fenomeno?

Quel fatidico momento di cui stiamo parlando, e’ ormai prossimo. Quando infatti il terreno raggiungera’ la temperatura di 18 gradi centigradi, le cicale usciranno fuori cosi’ come hanno fatto l’ultima volta nel 1996. Le cicale magiche sono una specie conosciuta soprattutto nella costa ovest degli Stati Uniti e del Canada, dove questo storico momento sta creando attesa, ma anche qualche ansia.

La data prevista per questo incredibile fenomeno naturale e’ intorno al 18 maggio di quest’anno. Questa specie di cicale e’ del tutto innocua sia per l’uomo che per le coltivazioni.

Perche’ escono tutte insieme dal terreno?

Anche se puo’ sembrare incredibile, l’unico motivo e’ l’accoppiamento. Dopo 17 anni pasati nel terreno per arrivare all’eta’ adulta, nel momento in cui emergono in superficie, le cicale vivranno un tempo pari piu’ o meno a 3 settimane, in cui non faranno altro che accoppiarsi. Ciascuna femmina riuscira’ in questo intervallo a depositare fino a 600 uova, per poi morire stremata insieme al maschio. Come anticipato, una volta schiuse le uova, le larve si nasconderanno nel terreno dove passeranno i prossimi 17 anni.

Per darvi un’idea dei numeri, ci si aspetta qualcosa come 3 milioni di cicale per ettaro di terrano. Come detto, a parte la bellezza discutibile di questi insetti, non ci sono pericoli per gli esseri umani. Il problema principale che i cittadini americani delle zone interessate saranno costretti a sopportare sara’ l’assordante rumore prodotto da questi animali. In questo caso, il canto della cicala, che rientra nel rituale dell’accoppiamento, raggiungera’ i 90 decibel, cioe’ quello di una trebbiatrice o di un motorino da 25 cavalli.

Come detto, si tratta di un comportamento unico nel regno animale sia per la lunghezza del periodo di maturazione, ma soprattutto per l’incredibile precisione con la quale le cicale emergono in superificie. Altra domanda, ancora senza risposta, e’ anche il perche’ tutte le cicale escano dal terreno esattamente nello stesso istante dopo 17 anni passati nel sottosuolo.

Come potete immaginare, quella che sta per accadere e’ un’occasione molto importante per gli entomologi che stanno preparando tutti i loro strumenti per studiare a fondo questa fantastica specie animale e cercare di capire, ogni 17 anni, sempre qualcosa in piu’ di questo stranissimo comportamento.

Per completezza, vi segnalo anche un articolo del Corriere, risalente al 1996 e che parla del precedente fenomeno:

Corriere, 1996

Bene, le cicale che stanno per uscire ora, altro non sono che le uova depositate nel ’96 a seguito di questo frenetico e incredibile rituale di accoppiamento forsennato.

Lo strano fenomeno delle cicale magiche e’ stato scoperto nel 1843 e da questa prima osservazione, le cicale non hanno mai saltato uno degli appuntamenti ogni 17 anni.

A questo punto, non ci resta che attendere il momento preciso in cui il terreno raggiungera’ i 18 gradi per vedere nuovamente questa rarissima specie emergere. Ovviamente, con buona pace dei tanti americani che dovranno anche ascoltare per tre settimane il canto delle cicale magiche. L’occasione e’ importante, il prossimo appuntamento sara’ solo nel 2030!

 

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Il palo che vibra a Torino

3 Apr

A Torino, gia’ da diverso tempo, sta avvenendo un fenomeno che sta facendo molto discutere sul web ma che sta occupando anche le pagine di diversi quotidiani. Come forse avrete sentito, in prossimita’ del cantiere per la costruzione del grattacielo di Renzo Piano realizzato per conto di Intesa San Paolo, un paletto vibra in modo autonomo con oscillazioni molto pronunciate e quasi incredibili.

Andiamo con ordine.

Per prima cosa vi mostro un video di questo particolare fenomeno:

VIDEO Palo Torino

Come potete vedere, questo paletto, probabilmente un tempo utilizzato per sostenere un cartello stradale, oscilla in modo incredibile con ampiezza molto pronunciata senza un’apparente spiegazione.

Come potete immaginare, questo fenomeno ha acceso da subito la fantasia di molti siti internet e di utenti da sempre alla ricerca di fenomeni strani. Le spiegazioni date sono moltissime, ma le piu’ fantasiose vanno dal fenomeno UFO, il palo sarebbe un’antenna aliena, fino anche ad una nuova forma di terremoto non percepibile dalla popolazione e generata da esperimenti scientifici.

In qusti scenari fantascientifici, non mancano certo ipotesi catastrofiste. Secondo alcuni infatti, il palo vibrerebbe perche’ in realta’ la costruzione del grattacielo e’ solo una copertura per mascherare operazioni di fracking. Di queste attivita’ e del rischio associato di terremoti abbiamo parlato in questo post:

Fratturazione idraulica

Da cosa puo’ dipendere questa oscillazione? In realta’ le cause potrebbero essere diverse e tutte di natura scientifica. Le prime oscillazioni sono state osservate durante l’estate del 2012 e fino ad oggi, con numerose interuzioni e riprese, sono avvenute con intensita’ anche diversa.

Gia’ alle prime oscillazioni, molti hanno puntato il dito contro il cantiere del grattacielo distante solo 2 metri. Questo ovviamente ha scatenato la reazione della ditta costruttrice che a sua volta ha puntato il dito contro la societa’ che gestisce la metropolitana. Pensate sia finita qui? Assolutmente no. La societa’ della metro ha, a sua volta, dato la colpa ai tram circolanti nella zona. Come potete capire, tutti cercano di scaricare la colpa ad altri, dal momento che questa oscillazione rimane ancora un mistero e nessuno vorrebbe assumersi l’eventuale colpa di attivita’ rischiose per la popolazione.

Meccanismo del Vortex Shedding

Meccanismo del Vortex Shedding

Proprio in questi giorni, la Repubblica online ha riportato di nuovo la notizia dichiarando di aver finalmente risolto il mistero. Secondo il giornale, anzi secondo l’opinione di un lettore, la spiegazione dell’oscillazione e’ da ricercarsi nel “Vortex Shedding”. Di cosa si tratta? Questo e’ un fenomeno molto noto a livello scientifico ed in particolare nella fluidodinamica. Quando un flusso viscoso, aria, acqua o altro fluido, scorre con una certa velocita’ in prossimita’ di un oggetto cilindrico, questo movimento potrebbe innescare fenomeni di oscillazione che possono avere ampiezze fino anche a due volte il diametro del cilindro. La spiegazione e’ molto semplice, il flusso di fluido crea dei vortici lungo il corpo creando zoea di alta e bassa pressione. Se uno dgli estremi del cilindro e’ vincolato, allora l’oscillazione si avra’ sull’estremo libero che tendera’ a muoversi verso le zone a piu’ bassa pressione.

Anche se si riserva un piccolo margine di dubbio, il giornale afferma che con buona probabilita’ questa e’ la spiegazione scientifica per comprendere il fenomeno del palo che vibra.

Ora pero’, ovviamente, per avere Vortex Shedding e’ necessario aver un flusso di aria lungo il paletto. Questa, anche in base alla teoria citata, e’ una condizione necessaria per avere questo fenomeno. Ovviamente, non e’ necessario che ci sia un vento a velocita’ elevatissima, basta infatti una corrente nella direzione giusta affinche’ il paletto inizi a vibrare ortogonalmente alla direzione del fluido.

A mio avviso, questa potrebbe essere una spiegazione possibile, anche se non e’ ovviamente l’unica. In particolare, vorrei farvi notare un dettaglio. Questo e’ il link ad un altro articolo dello stesso giornale datato pero’ luglio 2012, cioe’ quando e’ iniziata l’oscillazione:

Articolo 07/2012

Leggete con attenzione questa frase: E non è colpa del vento, visto che ieri su Torino c’ era bonaccia e non si muoveva foglia.

Dunque?

Come detto, quella del Vortex Shedding potrebbe essere una chiave di lettura ma in diversi articoli su web si riportano testimonianze di oscillazioni in giornate completamente senza vento. Inoltre, se rivediamo con attenzione il video riportato all’inizio dell’articolo, i fili del tram sono assolutamente fermi. Quest situazione sarebbe incompatibile con l’ipotesi del Vortex Shedding.

Quindi? Da cosa dipende l’oscillazione?

Ad oggi, non esiste ancora una spiegazione accettata per questo fenomeno. A mio avviso, il vortex shedding potrebbe essere una spiegazione, ma lo stesso fenomeno potrebbe avvenire anche per oscillazioni propagate nel terreno magari a metri di distanza dal palo. La presenza del cantiere potrebbe essere una spiegazione possibile, ma per avere un’idea certa, sarebbe necessario conoscere anche la struttura morfologica del terreno. Per darvi un’idea, se sotto il manto stradale fosse presente una zona con ampi vuoti, questa potrebbe fungere da cassa di risonanza per le oscillazioni che dunque verrebbero trasmesse al paletto.

Ovviamente l’ipotesi piu’ probabile, forse perche’ la piu’ facile da capire, e’ quella del vortex shedding, ma allora il precedente articolo di lugio di cui abbiamo parlato magari e’ stato scritto con toni sensazionalistici solo per attirare maggiormente l’attenzione. In questa ipotesi, dire che “non si muoveva una foglia” serviva solo ad aumentare il mistero sul fenomeno, salvo poi tornare indietro a distanza di mesi per spiegare il tutto con il vento.

Concludendo, la spiegazione certa per il fenomeno del palo che vibra ancora manca, anche se l’ipotesi piu’ probabile sembra essere quella del Vortex Shedding. Anche ragionando su articoli di quotidfiani nazionali, non e’ facile avere notizie certe, perche’, come visto, molto spesso anche questi giornali tendono un po’ a pompare le notizie per far apparire il tutto piu’ misterioso e magico.

 

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Marsili: una fonte di energia enorme!

2 Feb

Diverse volte, in passato, abbiamo parlato del vulcano Marsili. Come sappiamo, con questo nome intendiamo il piu’ grande vulcano sottomarino d’Europa, un sistema attivo e potenzialmente pericoloso. Nonostante questo, abbiamo evidenziato come false tutte quelle notizie che vorrebbero il Marsili sul punto di eruttare o anche quelle fonti che parlano di un improvviso risveglio del vulcano:

Marsili e terremoto siciliano

– Il vulcano Marsili

– Immagine ricostruita del Marsili

– Il risveglio del Marsili

Perche’ torno a parlare del Marsili? Semplicemente perche’, negli ultimi giorni, molti siti hanno ricominciato a pubblicare notizie su questo vulcano, ed in particolare su un progetto che prevederebbe l’utilizzo del Marsili come sorgente di energia geotermica. Stando a quanto si legge in rete, sarebbero in corso pericolose perforazioni con lo scopo di sfruttare l’energia del vulcano per produrre corrente elettrica. Come potete facilmente immaginare, molti siti puntano il dito contro queste attivita’, sostenendo la pericolosita’ delle trivellazioni, dal momento che si sta toccando una potenziale bomba pronta ad esplodere.

Immagine ricostruita del vulcano Marsili

Immagine ricostruita del vulcano Marsili

E’ possibile che siano in corso attivita’ di questo tipo? C’e’ un rischio concreto che le trivellazioni possano causare l’eruzione del Marsili?

Premetto subito che la notizia e’ reale, esiste veramente un progetto per lo sfruttamento dell’energia geotermica del vulcano Marsili. Il progetto in questione si chiama “Marsili Project”, gestito e coordinato dalla Eurobuilding in collaborazione con l’INGV ma anche con diverse universita’ italiane.

Il sito internet del progetto e’ il seguente:

Eurobuilding, Marsili Project

Come si puo’ sfruttare questo vulcano per produrre energia elettrica?

Come visto nei post precedenti, quando parliamo di Marsili intendiamo un enorme vulcano lungo 70 Km e largo 30, posizionato circa 140 Km a Nord della costa Siciliana. La base del vulcano, sul fondo marino, si trova a circa 3000 m di profondita’, mentre la sua cima raggiunge i 500 metri dal livello del mare.

L’acqua che si infiltra all’interno del Vulcano, viene riscaldata fino a circa 400 gradi e portata a pressioni fino a 200 bar, ed e’ proprio questa che puo’ essere utilizzata per produrre corrente elettrica.

Perche’ si parla di perforazioni?

Il Marsili Project prevede la realizzazione di 5 pozzi, a circa 100Km dalla costa siciliana, che costituiranno il primo impianto off-shore di geotermia. Attraverso le perforazioni nella parte alta del vulcano, in cinque punti differenti, l’acqua ad alta pressione e riscaldata verra’ utilizzata per mettere in moto le turbine e produrre dunque corrente elettrica.

Proprio all’inizio di quest’anno sono iniziate le prime perforazioni per valutare la fattibilita’ del progetto e per avere una stima dei costi complessivi piu’ ragionevole.

Che vantaggio c’e’ nello sfruttare questa energia?

Solo per darvi qualche numero, con 5 pozzi, si e’ stimato di raggiungere una potenza elettrica di 200MW, valore confrontabile con una centrale nucleare di media-piccola taglia. Come potete capire, il potenziale di questa fonte di energia e’ davvero enorme. La corrente prodotta dal Marsili servira’ per il fabbisogno italiano e permettera’ in parte di diminuire la richiesta del nostro paese verso gli altri partner europei.

Inoltre, vi faccio notare che si tratta di un’energia assolutamente rinnovabile.

Sono pericolose le trivellazioni?

Cerchiamo di ragionare su quanto detto fino a questo punto. Come visto, parliamo di 5 punti di perforazione. Considerando le profondita’ del Marsili, e come si vede anche dal progetto presentato, i pozzi di trivellazione saranno nella parte superiore del vulcano. Gli studi condotti dall’INGV e dall’universita’ di Chieti, hanno mostrato come in questa zona la caldera si trovi a circa 10 Km dalla superficie del cono vulcanico. Ovviamente, sarebbe assurdo pensare di andare a bucare la caldera del vulcano per far fuoriuscire magma. Purtroppo su alcuni siti si cerca di proporre idee di questo tipo.

Per completezza, vi dico anche che la prima fase di esplorazione del Marsili e’ durata circa 5 anni, periodo in cui i tecnici della compagnia, insieme agli altri organi citati in precedenza, hanno fatto attente valutazioni del vulcano, ma anche valutato eventuali rischi comportati da queste procedure. Ovviamente, non sono stati evidenziati fattori di pericolosita’.

Solo per rispondere ad alcune ipotesi mosse in rete, la fase di studio del Marsili Project ha permesso di analizzare a fondo anche la storia pregressa del vulcano. In particolare, dall’analisi dei fondali, e’ stato evidenziato come il Marsili non abbia provocato assolutamente tsunami nel tirreno in tempi geologicamente vicini,al contrario di quanto sostenuto su diversi siti internet.

C’e’ anche un altro aspetto molto importante e da non sottovalutare. Gli studi in corso e le future installazioni offshore, permetteranno di installare una rete ancora piu’ fitta di monitoraggio del Marsili. I diversi punti utilizzati per le trivellazioni diverranno anche delle stazioni permanenti di analisi e controllo dell’attivita’ vulcanica nel Tirreno. Visto che in diversi post abbiamo parlato di prevenzione e di monitoraggio, questa e’ un ulteriore informazione degna di nota per questo progetto.

Concludendo, e’ vero che esiste il progetto per lo sfruttamento dell’energia geotermica prodotta dal Marsili. Poche settimane fa sono iniziate le perforazioni per lo studio e l’analisi dei depositi energetici. Come visto nell’articolo, queste attivita’ non presentano assolutamente nessun rischio dal momento che ogni mossa e’ stata studiata e valutata insieme ad un team di esperti. La futura produzione energetica, sempre che il progetto arrivi a conclusione, consentirebbe la produzione di energia elettrica per l’Italia, garantendo una riduzione della corrente acquistata da altri paesi europei. Il Marsili Project prevede inoltre l’intensificazione della rete di monitoraggio del vulcano, grazie anche alla realizzazione di stazioni permanenti di controllo dell’attivita’ vulcanica.

 

 

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