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Arrivata la spiegazione per il geyser di Fiumicino

23 Giu

Qualche tempo fa ci siamo occupati di uno strano fenomeno apparso a Fiumicino:

– Geyser di 5 metri a Fiumicino

Nuovo geyser a Fiumicino

Come ricorderete, dapprima in una strada confinante con l’aeroporto e poi in mare, erano apparsi due geyser che per diverso tempo hanno fatto fuoriuscire tonnellate di gas, principalmente anidride carbonica.

Come al solito, e come già detto, anche su questo fenomeno non erano mancate sviolinate catastrofiche legate all’inquinamento della zona o, peggio ancora, a particolari fenomeni improvvisi legati a malesseri del nostro pianeta e della zona in particolare.

Solo pochi giorni fa, un gruppo di ricercatori italiani del CNR, dell’università Roma Tre e dell’INGV sono riusciti a vederci chiaro e ad identificare l’origine di questi gas. In un articolo pubblicato sulla rivista “Journal of Volcanology and Geothermal Research”, il gruppo di ricerca ha pubblicato i suoi risultati basati su mesi di studi intensivi e analisi del terreno fino ad elevate profondità.

Per chi volesse, l’abstract dell’articolo in questione è disponibile sul sito stesso della rivista:

Abstract articolo spiegazione geyser Fiumicino

Come potete leggere, la spiegazione del fenomeno, per quanto possa apparire “strana” agli occhi dei non esperti, è del tutto naturale. Per prima cosa, studiando gli archivi storici, come accennato anche negli articoli precedenti, è emerso come fenomeni di questo tipo non sono affatto nuovi nella zona di Fiumicino e nei terreni limitrofi. Diverse volte infatti, sempre in occasione di operazioni di scavo per costruzioni edili o marine, in prossimità dei lavori erano emersi geyser e vulcanetti con fuoriuscita di gas e fango dal sottosuolo.

Come è ovvio pensare, la spiegazione del fenomeno è da ricercare nei depositi di gas contenuti ad alta pressione nel terreno. A seguito di analisi specifiche e tomografie del terreno, gli studi hanno evidenziato, nel caso del primo fenomeno osservato, che depositi di anidride carbonica sono presenti a circa 40-50 metri di profondità all’interno di uno strato di ghiaia spesso tra 5 e 10 m. La ghiaia comprende una falda acquifera compresa tra due strati di argilla, uno superiore ed uno inferiore, geologicamente molto diversi tra loro. Lo strato inferiore è molto permeabile e lascia filtrare i gas provenienti da profondità maggiori e generati dall’attività vulcanica propria dei Castelli Romani, e ancora oggi attiva. Lo strato superiore invece appare molto meno permeabile e funge da tappo per intrappolare i gas impedendo così la loro risalita in superficie.

A questo punto cosa succede?

Semplice, il gas è intrappolato dallo strato superiore fino a che una perturbazione esterna, come una trivella o uno scavo per costruzioni edili, non “smuove” il terreno e libera il gas. L’anidride carbonica in pressione a questo punto è libera di salite in superficie portando con se anche il fango che incontra durante il suo percorso. Ecco spiegato il meccanismo di formazione dei geyser della zona.

Cosa c’è di anomalo in tutto questo? Assolutamente nulla. Questa spiegazione, supportata da dati e analisi scientifiche, mostra anche il perché di eventi simili in passato e non esclude ovviamente nuovi fenomeni per il futuro. Ovviamente, vista la quantità di gas contenuto nel sottosuolo sarà sempre necessario valutare a priori lo scavo da realizzare e porre rimedio qualora si liberassero grossi volumi in superficie. Pericolo ovviamente amplificato qualora le emissioni avvenissero in prossimità della zona abitata, vista anche la tossicità dei gas in questione.

 

Psicosi 2012. Le risposte della scienza”, un libro di divulgazione della scienza accessibile a tutti e scritto per tutti. Matteo Martini, Armando Curcio Editore.

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Nuovo geyser a Fiumicino

30 Set

Qualche settimana fa, avevamo parlato di un geyser apparso a Fiumicino, vicino Roma:

Geyser di 5 metri a Fiumicino

Come visto nell’articolo, in questo caso la speculazione e l’esagerazione giornalistica avevano parlato di un emissione di gas addirittura di 5 metri. Come visto nelle immagini riportate al tempo, si trattava in realta’ di un fenomeno ben piu’ limitato e, tra l’altro, assolutamente normale nella zona. Come visto, l’intera area e’ considerata sensibile per le emissioni di gas a causa dell’origine vulcanica. Questo rende il terreno ricco di gas, soprattutto CO2, pronta ad arrivare in superficie a causa di fenomeni, naturali o indotti dall’uomo, capaci di aprire una strada fino alla superficie. Nel caso specifico del geyser della rotanda, l’innesco sarebbe stato dato da alcuni lavori fatti da una compagnia del gas, che stava eseguendo degli scavi per la riparazione di alcune condotte. Come descritto sempre nell’articolo precedente, gia’ in passato si erano avuti fenomeni del genere e il comune aveva gia’ provveduto ad emanare direttive restrittive per locali semiinterrati o piscine svuotate.

Perche’ torniamo sull’accaduto?

Proprio in questi giorni, e’ stata data la notizia di un nuovo fenomeno di questo tipo, sempre nel comune di Fiumicino, ma questa volta in mare. Per essere precisi, nei giorni precedenti, anche un altro lieve fenomeno di fuoriuscita di gas si era registrato nello stesso comune, in prossimita’ della famosa rotanda. In questo caso pero’, l’emissione era talmente ridotta da non innescare particolare curiosita’.

Nel caso dell’emissione in mare di questi giorni invece, l’attenzione della rete si e’ di nuovo rivolta verso il comune in provincia di Roma. Prima di inizare a discutere del fenomeno, vi riporto un video della zona in questione:

L’emissione e’ avvenuta a circa 100 metri dalla costa, ad una profondita’ di 8 metri dalla superficie. Come vedete, l’area in questione non e’ troppo estesa e, in seguito all’avvenimento, e’ stata subito messa sotto controllo dall’ingv e dalla capitaneria di porto di Fiumicino.

Come potete facilmente immaginare, questo genere di fenomeni, cosi’ ravvicinati nel tempo e nel luogo, hanno creato una serie di voci che si rincorrono sulla rete. Senza giri di parole, c’e’ chi parla di prossimo devastante terremoto nel Lazio, chi parla di una nuova caldera sotto l’area romana pronta ad esplodere in tempi brevi. Insomma, come ormai siamo abituati, tante voci, ma niente di scientifico o di oggettivo per supportarle.

Veniamo invece al nostro ragionamento. Da cosa puo’ dipendere questa nuova emissione?

Analogamente a quanto avvenuto nella rotonda di Coccia di Morto, l’emissione del gas proviene dal terreno, ricco di depositi di gas. Anche se ad oggi e’ stato impossibile analizzare un campione del gas emesso in mare, con buona probabilita’ si dovrebbe trattare in maggioranza di CO2, cosi’ come nel primo caso riportato. Come mostrato dagli esperti, la conformazione e l’origine del terreno della zona, creano ampi depositi sotterranei che non appena trovano una via di fuga raggiungono la superficie.

Appunto, quale sarebbe la causa della fuoriuscita in mare?

Come riportato da tantissime fonti locali, proprio nei giorni scorsi erano in corso carotaggi sottomarini per l’analisi del terreno. Questi studi sono propedeutici per la realizzazione del nuovo porto commerciale per la citta’. Come potete facilmente immaginare, si tratta di carotaggi per monitorare la struttura del terreno, e per valutare la sua resistenza.

Come dovrebbe essere evidente, anche se la conferma ancora manca, i carotaggi avrebbero creato instabilita’ nel terreno causando l’amissione di gas, ripeto, gia’ contenuta nel sottosuolo.

Come potete facilmente capire, si tratta di un fenomeno del tutto comprensibile soprattutto pensando alla struttura del terreno e agli avvenimenti gia’ accaduti in passato. Detto questo, non c’e’ assolutamente nulla da temere nelle emissioni nell’area di Fiumicino dal momento che si tratta solo di fughe di gas gia’ contenute nel terreno, assolutamente niente che provenga da strati profondi. Questa spiegazione, razionale e supportata ai fatti, esclude dunque tutte le voci pronte a scommettere su un qualcosa di pericoloso in atto nella zona.

 

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Tesori sotto il mare

9 Mag

Chissa’ quante volte, osservando il mare, ci siamo chiesti quali grandi tesori e segni di antiche civilta’ ci sono ancora sotto le sue sabbie. Probabilmente, la stessa domanda se la sono fatta anche i ricercatori del centro di Archeologia sottomarina dell’universita’ di Oxford, quando hanno iniziato a studiare i resti di un’antica cittadina egiziana, conosciuta come importante nodo di scambio per le merci che viaggiavano da occidente verso oriente.

Il porto in questione e’ quello di Heracleion per i greci, o Thonis per gli egiziani, di cui si hanno notizie da tantissimi ritrovamenti che narrano l’importanza strategica di questa cittadina e soprattutto del suo porto. I ricercatori dell’universita’ di Oxford hanno iniziato nel 1996 a studiare i reperti archeologici per cercare di individuare il luogo dove sorgeva questo insediamento e, solo dopo 4 anni, cioe’ nel 2000, hanno annunciato di aver trovato il punto esatto.

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L’antica Heracleion sorgeva nei pressi di Abukir, a pochi kilometri da Alessandria, ma non su quella che oggi vediamo come la costa, bensi’ circa 6 km a largo e 30 metri sotto il livello del mare.

Vista la particolare difficolta’, ci sono voluti 13 anni per riportare alla luce i resti di Heracleion, ma il lavoro degli archeologi e’ stato ampiamente ripagato. Dagli scavi si e’ potuto ricostruire gran parte della citta’, mostrando non solo un porto molto esteso, ma anche un centro cittadino nel perfetto stile dell’epoca.

Perche’ era cosi’ importante questa citta’? Come anticipato, si trattava di un importante nodo di scambio per le merci che viaggiavano verso oriente. Nel porto di Heracleion arrivavano dunque navi cariche di merci che venivano catalogate e poi imbarcate per viaggiare sul Nilo e quindi raggiungere le zone piu’ interne. Ovviamente, in base alla tipologia di carico, era necessario pagare un dazio per il trasporto, tassa che ha contribuito ad arricchire e far prosperare l’antica citta’.

Come potete immaginare, gli scavi sono stati completati proprio in questi giorni e in rete trovate anche diversi video che mostrano i fondali al largo di Abukir dove prima sorgeva Heracleion:

Oltre a numerose statue raffiguranti divinita’ egiziane, sono stati trovati reperti molto interessanti. Prima di tutto, simboli sia graci che egizi, ma anche merci, monete, pesi di piombo utilizzati per valutare il valore del trasporto oltre ovviamente ad edifici completi.

Leggermente al largo dell’antico porto, sono stati ritrovati ben 64 relitti di navi da carico. A detta degli archeologi, questi relitti testimoniano anche la continua bonifica della zona portuale effettuata agli addetti che provvedevano ad affondare navi troppo vecchie o non piu’ perfettamente efficienti.

A dimostrazione del carattere “internazionale” per il tempo di Heracleion, le iscrizioni e le steli ritrovate nel porto, molto spesso, sono scritte sia in egiziano che in greco, in modo da offrire una segnalatica e degli avvertimenti comprensibili dai principali utilizzatori del nodo di scambio.

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Oltre all’importanza archeologica di questo ritrovamento, i resti dell’antica citta’ sono quasi in un perfetto stato di conservazione proprio grazie al fatto che sono rimasti seppelliti per ben 1200 anni nella sabbia. Questo mantello isolante, ha conservato in ottimo stato i manufatti in pietra dell’antica citta’ arrivati fino a noi in condizioni veramente eccellenti, come visto anche nel video girato sotto il livello del mare.

Domanda molto interessante che ci si pone e’: come mai Heracleion e’ affondata nel mare?

Purtroppo, ad oggi, su questa domanda, non esiste ancora una risposta universalmente acettata. Dalle osservazioni sul campo, si pensa che l’antica citta’ sorgesse su un terreno molto argillosso, come quello della zona circostante, e dunque fortememte soggetto a cedimenti strutturali. Molto probabilmente, a seguito di un violento sisma, il terreno e’ ceduto sotto il peso dei vasti edifici della citta’, facendo sprofondare in acqua l’importante centro antico.

In questa chiave, molto probabile e confermata dal punto di vsta geologico dagli studi sulla zona, lo sviluppo stesso della citta’, e dunque l’aumentata cubatura degli edifici, sarebbe stata una delle cause che avrebbe portato alla distruzione dell’antica Heracleion.

Come potete vedere dalle foto, quanto ritrovato sotto la sabbia e’ veramente notevole. Praticamente, stiamo riportando alla luce resti di 1200 anni fa, rimasti inviolati dal momento in cui la citta’ e sprofondata. Concludendo, gli scavi sono stati conclusi, ma ancora moto lavoro resta da fare prima di tutto per catalogare i ritrovamenti, ma anche per eseguire un’indagine in ritardo di 1200 anni per capire il perche’ questo fiorente porto dell’antichita’ sia stato spazzato via cosi’ velocemente.

 

Psicosi 2012. Le risposte della scienza”, un libro di divulgazione della scienza accessibile a tutti e scritto per tutti. Matteo Martini, Armando Curcio Editore.

L’importanza di uno scoop

19 Nov

Come sapete bene, l’idea del libro “Psicosi 2012. Le risposte della scienza” cosi’ come di questo blog, nasce dal desiderio di mostrare il punto di vista della scienza sulle profezie formulate riguardo al 2012. In questo senso, a mio avviso, e’ molto utile discutere i vari fenomeni e gli eventi reali o pronosticati, ragionando insieme e senza mostrare nessun preconcetto nell’analisi.

Al contrario, piu’ volte ci siamo trovati a riportate anche notizie completamente false diffuse in rete o sui giornali al solo scopo di fare notizia o comunque per puro tornaconto economico.

Come visto in questo post:

Homo homini lupus

piu’ volte ci siamo domandati se nel momento in cui si pubblicano notizie del genere, ci si domanda che conseguenze possano avere nelle persone.

I numeri sul 2012 parlano chiaro. Moltissime persone sono interessate, o comunque guardano con sospetto, alle profezie. In alcuni casi pero’, il terrore della fine del mondo o di dover affrontare catastrofi non gestibili puo’ portare a delle vere e proprie forme di isteria.

Questa seconda ipotesi non deve assolutamente essere sottovalutata, come dimostra un episodio avvenuto qualche giorno fa a Genova.

Il 13 Novembre, e’ avvenuto nell’area portuale di Genova un omicidio, probabilmente connesso con quanto affermato in precedenza. Per uno strano gioco del destino, vittima e carnefice erano omonimi e coetanei, rispondendo entrambi al nome di Matteo Biggi.

Da quanto riportato sui giornali, l’omicida, sembrerebbe a seguito di un violento colpo subito durante un allenamento di boxe, era ossessionato dalla fine del mondo e dalle catastrofi che sarebbero avvenute il 21 dicembre in concomitanza con la fine del calendario Maya.

Questo e’ almeno quanto riferito dai genitori e dall’avvocato del killer. In realta’, si stanno vagliando anche altre ipotesi come un movente di natura passionale, ma questo sembrerebbe in disaccordo con la scarsa conoscenza tra i due Matteo Biggi che erano semplicemente colleghi nell’area portuale di Genova.

Che sia la fine del calendario Maya o meno la vera natura dell’omicidio, questo avvenimento dovrebbe almeno far riflettere. I molti siti, blog, giornali e, a volte, anche telegiornali, dovrebbero pensare bene prima di inventare uno scoop di sana pianta al solo scopo di alimentare il terrore sul 2012.

Ripeto, un conto e’ discutere oggettivamente e con curiosita’ delle varie profezie formulate, un altro e’ annunciare la fine del mondo tutti i giorni e per motivi sempre differenti.

La corretta informazione e la voglia di discussione sono delle condizioni necessarie per una sana informazione non solo su questi temi, ma su qualsiasi notizia pubblicata.

Per il 2012, non stiamo qui a smentire le profezie per partito preso. Scopo della nostra discussione e’ quello di analizzare oggettivamente le profezie ragionandoci sopra e cercando di fare una corretta informazione.

I Marrobbi, piccoli Tsunami

17 Lug

In questo post, abbiamo parlato dello Tsunami avvenuto qualche giorno fa sulle coste del basso Tirreno, ed in particolare a Gaeta:

Ora anche gli Tsunami in Italia

Come abbiamo visto, l’origine di questi fenomeni non e’ da ricercarsi in terremoti, maremoti o frane su isole del Tirreno, bensi’ a fenomeni atmosferici e alla conformazione del bacino in questione. In meterologia, ci si riferisce a questi fenomeni con il termine di meteotsunami.

Le condizioni necessarie per la formazione di un meteotsunami sono una rapida variazione della pressione, un bacino allungato e il vento che soffia nella direzione di allungamento del bacino. In questi casi, si possono avere fenomeni di risonanza con trasferimento di energia dal vento al mare e quindi alla costa.

A riprova di questa tesi, nell’articolo precedente abbiamo parlato del meteotsunami avvenuto nel 1978 sulle coste della Croazia. In questo caso si raggiunsero onde di 3 metri con picchi in alcune zone fino a 6 metri.

In questi giorni, su diversi siti, si leggono informazioni false su questo evento. In Croazia lo tsunami non ha fatto vittime, ma solo alcuni danni materiali. Come abbiamo gia’ visto, ci furono due diversi fenomeni distanti tra loro quasi un’ora. La prima onda, di intensita’ minore, mise in allarme gli abitanti del posto, per cui la seconda onda non provoco’ assolutamente vittime. Ovviamente, fenomeni di questo tipo portano allagamenti nelle zone in prossimita’ della costa con conseguenti danni soprattutto ai primi piani o ai livelli interrati.

A questo punto, vorrei riflettere su una cosa. Se questi fenomeni sono noti e se il nostro bacino mediterraneo ha la struttura adatta per la formazione dei meteotsunami, e’ possibile che tra il 1978 e il 2012 non ci sia stato nessun evento di questo tipo?

La costa siciliana tra Mazzara e Pozzalo in cui si formano i Marrobbi.

Ovviamente ci sono stati meteotsunami, ma non ne abbiamo sentito parlare perche’ in genere la loro intensita’ e’ talmente bassa da rendere non osservabili gli effetti. In condizioni particolari, e ovviamente non convenzionali, si puo’ arrivare ad intensita’ maggiori, come nel caso della Croazia e delle coste Tirreniche.

In Sicilia, e precisamente tra Mazzara del Vallo e Pozzallo, cioe’ sulla costa sud-ovest della nostra isola, i pescatori convivono con un fenomeno chiamato in dialetto “Marrobbi”. Questi altro non sono che meteotsunami di bassa intensita’. A causa della struttura del bacino, anche qui molto allungata, si innescano le condizioni ottimali per la formazione di questi eventi. I Marrobbi consistono in una ritirata del mare e una successiva onda che arriva sulla costa. In genere, questi fenomeni sono cosi’ poco intensi da passare del tutto inosservati da chi, come i pescatori, non convivono tutti i giorni con il mare. Vista la scarsa forza dei marrobbi, molto spessi questi possono essere confusi con il moto stesso delle maree.

Come vedete, ci sono conferme in Italia della formazione dei meteotsunami. Il meccanismo alla base, di quanto accaduto nei giorni scorsi, e’ del tutto noto. La particolarita’ dell’evento e’ nell’altezza delle onde che si sono formate. Attenzione, parliamo di particolarita’ per indicare che non e’ la forza usuale degli eventi registrati. Sappiamo pero’ che e’ possibile avere un trasferimento massimo di energia e condizioni particolari dal punto di vista atmosferico, che possono creare onde anche di qualche metro.

Impariamo a ragionare con la nostra testa e cerchiamo sempre conferme scientifiche e con dati certi alle teorie che vogliono farci credere. Troppo spesso, cercano di inculcarci ipotesi strane che, con poco allenamento, possiamo smascherare. Per approfondire questi argomenti, non perdete in libreria Psicosi 2012. Le risposte della scienza.

 

 

 

Ora anche gli Tsunami in Italia?

14 Lug

Sulla scia di questo post:

Terrorismo psicologico

in questi giorni e’ quasi divertente leggere i giornali. Non fraintendete, non mi sto assolutamente riferendo ad eventi gravi che hanno causato vittime e danni, ma ai continui titoloni dei giornali volti solo ad aumentare la paura delle persone.

In questo blog abbiamo parlato a lungo di terremoti, spaziando tra cause astronomiche, falsi proclami o eventi fuori dal comune in zone non sismiche che hanno raggiunto addirittura una magnitudo 3, per fortuna senza causare danni (e’ un miracolo che un evento di magitudo 3 non abbia causato danni …). Ovviamente sto facendo della facile ironia sulle notizie di questi ultimi giorni. Per riprendere i post su questi argomenti basta leggere:

Riassunto sui terremoti

Ancora terremoti in Emilia?

Emilia 13-16 luglio: un po’ di statistica

Abbiamo fatto questa introduzione perche’ dopo la serie di terremoti pubblicizzati, ora arrivano anche le notizie sugli Tsunami.

Anche questa e’ una notizia con una forte eco. Non siamo abituati a parlare di tsunami in Italia, anche solo pensare ad un evento del genere, avendo ancora negli occhi le scene ad esempio dell’onda giapponese, crea non poca paura in molte persone.

La mattina del 13 Luglio 2012, si e’ verificato un piccolo tsunami sulle coste del basso Tirreno, durato dalle 10 alle 12. Il fenomeno era molto esteso ed e’ stato osservato con intensita’ e frequenza diversa tra La Spezia e Palermo. A Gaeta, ad esempio, il fenomeno e’ durato 3 ore. Il mare si ritirava di 20-30 metri e tornava con onde alte circa 1 metro e con una frequenza di circa 3 minuti.

La notizia e’ ovviamente vera. Data la frequenza delle onde, ma l’altezza non troppo grande, ci si riferisce a questi eventi come “Tsunami like”, per ditinguerli dagli Tsunami con onde maggiori, o dalle tempeste marine con frequenza molto piu’ alta (in caso di tempesta le onde arrivano una di seguito all’altra).

Su molti siti il fenomeno e’ catalogato come estremamente raro e inspiegabile. Questo ovviamente aumenta ancora di piu’ il timore. In Italia non siamo abituati a parlare di Tsunami e inoltre non sappiamo neanche perche’ questo e’ avvenuto. Alcuni hanno messo in relazione l’ultimo terremoto di Ischia con lo Tsunami:

–  “Terremoto” anche ad Ischia

ma la bassa intensita’ del sisma non spiega le onde. Altri hanno pensato ad una perturbazione ad alta quota, ma l’aeronautica militare ha smentito la presenza di vere e proprio tempeste. Qual’e’ dunque la causa dello Tsunami?

Cerchiamo al solito di fare un po’ di chiarezza anche su questo argomento.

Prima di tutto dobbiamo dire che le nostre coste sono state negli anni teatro di diversi eventi di questo tipo. Parliamo sempre di eventi di bassa intensita’, ma comunque che sono accaduti in diverse zone del Mediterraneo. Per farvi degli esempi (basta cercare su web per avere conferma) si sono registrati Tsunami in Calabria nei primi anni del 1900 (1905-1908), nelle Eolie nel 1916 e nel 1919, e cosi’ via a Palermo, Ancona, Alassio e anche sulle coste Croate sempre affacciate sull’Adriatico.

Le cause di questi Tsunami storici in realta’ non sono le stesse. Passiamo da terremoti con epicentro in mare a frane in determinate zone che possono provocare movimenti ondulatori. Come abbiamo gia’ detto pero’, l’evento di qualche giorno fa non e’ spiegabile in questi termini.

Per capire l’origine dell’ultimo Tsunami tirrenico, possiamo riferirci ad un altro evento del genere registrato nel 1978. In quest’anno si registro’ uno Tsunami tra Giulianova e Bari anche se gli effetti maggiori si ebbero sulle coste dell’allora Jugoslavia. Alle 5.15 del 21 giugno 1978, la popolazione viene svegliata da onde di Tsunami alte fino a 2.5 metri che arrivano sulla costa. A seguito di questo, il mare si ritira nuovamente e, alle ore 8 circa, arriva una seconda ondata con onde alte fino a 6 metri. Le onde non provocano vittime ma i danni al porto e alle abitazioni sono ingenti.

Questo evento, anche piu’ violento di quello di ieri, e’ rimasto inspiegabile per anni portando anche accese discussioni nella comunita’ scientifica.

La spiegazione definitiva dello tsunami del ’78 e’ arrivata dopo 30 anni, nel 2008, classificando questo evento come “meteotsunami”.

I meteotsunami sono fenomeni rari generati in particolari condizioni meteorologiche e del bacino in cui si sviluppano. Grazie all’introduzione di questa categoria e’ stato possibile spiegare le cause di diversi eventi registrati nel mondo anche in Australia, Nuove Zelanda e Giappone.

Per la formazione di un meteotsunami e’ necessario un bacino di dimensioni ridotte e allungato (come un porto o una baia) e rapide variazioni della pressione atmosferica dovute, ad esempio, ad una tempesta o ad una rapida variazione del vento. Se la direzione del vento e’ simile alla direzione di massimo sviluppo del bacino si possono avere fenomeni di risonanza con trasmissione di energia dal vento al mare e da quest’ultimo alla costa. Ovviamente, piu’ la direzione del vento e’ vicina, al limite coincidente, con lo sviluppo dello specchio d’acqua, maggiore e’ il trasferimento di energia.

Da quanto detto, i diversi mari che compongono il Mediterraneo hanno le caratteristiche morfologiche adatte. Si pensi ad esempio alla forma allungata dell’Adriatico teatro dell’evento del 1978. Il meteotsunami e’ dovuto dunque a cause atmosferiche e morfologiche e questo lo distingue dagli Tsunami nel senso stretto del termine, anche se l’effetto e’ comparabile ma di dimensioni minori.

Alla luce di questa classificazione possiamo spiegare anche lo Tsunami del 13 Luglio. Ieri infatti, si sono registrati abbassamenti di temperatura sull’Italia, dopo giorni di caldo afoso, con i primi temporali sul basso Tirreno. A causa dell’alta temperatura delle acque, le variazioni meteo hanno portato forti correnti ascensionali con incremento del gradiente termico verticale. Queste condizioni, che potete verificare guardando un qualsiasi bollettino meteo di ieri, hanno causato l’instabilita’ necessaria per la formazione del meteotsunami. Le condizioni morfologiche sono invece naturalmente offerte dai nostri mari.

Al solito, si tirano fuori titoli sensazionali con un velo di mistero solo ed esclusivamente per far credere che qualcosa di strano sta accadendo. Non lasciatevi trasportare o convincere subito. Ragionate e cercate di informarvi autonomamente, e’ l’unico modo per non cadere nelle continue trappole che vengono messe da fonti poco affidabili. Se volete continuare ad analizzare eventi legati al 2012, ma non solo legati alla profezia Maya bensi’ fenomeni sempre attuali, non perdete in libreria Psicosi 2012. Le risposte della scienza.