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Buongiorno Rosetta!

26 Gen

Solo pochi giorni fa, e’ stata data una notizia che, purtroppo, e’ passata un po’ in sordina sui siti di informazione: dopo ben 31 mesi, la sonda Rosetta si e’ risvegliata dal suo periodo di ibernazione ed e’ pronta ad effetturare una missione che non puo’ che richiamare alla mente scenari fantascientifici.

Di cosa si tratta?

La missione della sonda Rosetta e’ estremamente interessante dal punto di vista scientifico. Il suo compito e’ quello di avvicinarsi alla cometa 67P/Churyumov-Gerasimenko e, per la prima volta, far scendere un modulo di atterraggio pensato per esplorare la cometa.

Il nome Rosetta viene proprio dalla stele di Rosetta. Cosi’ come il manufatto, gli studiosi del settore pensano di poter scoprire importanti segreti del nostro universo analizzando da vicino la cometa. Come abbiamo visto in questo articolo:

Cos’e’ una cometa

le comete sono dei veri e propri fossili del nostro universo, dal cui studio e’ possibile raccogliere informazioni fondamentali sull’origine della Via Lattea e dell’universo stesso.

Non a caso, il lander destinato a scendere sulla cometa si chiama Philae e prende spunto dal nome di un’isola dove e’ stato ritrovato un importante manufatto che ha consentito di decifrare la Stele di Rosetta.

Torniamo alla missione. Perche’ la sonda e’ stata ibernata?

Rosetta e’ stata lanciata nel 2004. Il percorso ha previsto ben quattro fionde gravitazionali,  3 intorno alla Terra ed una intorno a Marte, per consentire alla sonda di acquistare suffciente velocita’ per il suo viaggio. Terminata questa prima fase, la sonda e’ stata messa in stato di ibernazione per risparmiare importanti risorse inutili per il viaggio.

In questi giorni, dopo ben 31 mesi, Rosetta e’ stata risvegliata in automatico dal suo computer di bordo. Come potete facilmente immaginare, il risveglio e’ stato un procedimento molto lungo ed estremamente delicato. Per prima cosa, e’ stato un successo ricevere da Terra il primo segnale da Rosetta che indicava il corretto funzionamento della strumentazione.

Ora, la sonda ha ripreso il suo viaggio verso la 67P/Churyumov-Gerasimenko. Per darvi qualche informazione aggiuntiva, si tratta di una cometa periodica del nostro Sistema Solare con un periodo di 6.45 anni terrestri. Una volta raggiunta la cometa, dalla sonda si stacchera’ il modulo Philae destinato a posarsi sulla superficie del piccolo corpo. Parliamo infatti di una dimensione di 2×4 kilometri quadrati.

Ricostruzione 3D del nucleo della cometa

Ricostruzione 3D del nucleo della cometa

Anche se durante la preparazione della missione, e’ stato utilizzato il telescopio Hubble per ricostruire un’immagine 3D della cometa, come potete facilmente immaginare, non e’ possibile pianificare alla perfezione il momento dell’atterraggio. Questa delicatissima operazione sara’ infatti eseguita in diretta per correggere eventuali variazioni di piano e consentire al lander di atterrare.

Una volta in posizione, Philae utilizzera’ i suoi strumenti per fare un’analisi assolutamente esclusiva di un corpo di questo tipo. Il lander e’ dotato anche di un trapano in grado di scavare a profondita’ fino a 20 cm. I frammenti raccolti saranno anche scaldati in piccoli fornetti fino a 1200 gradi per permettere un’analisi chimico-fisica dei materiali.

Come potete facilmente capire, si tratta di un’operazione estremamente complessa ma che potrebbe consentire di raccogliere informazioni importantissime per la comprensione del nostro universo. Una missione di questo tipo, come anticipato all’inizio, non puo’ che richiamare gli scenari di alcuni film di fantascienza degli anni ’90. Sicuramente, l’operazione presenta alcuni punti oscuri ma grandi speranze sono affidate a questa missione pensata e sviluppata dall’ESA con un contributo italiano davvero notevole. L’arrivo intorno alla cometa e’ atteso per la seconda meta’ del 2014. Non resta ancora molto da aspettare. Daremo ulteriori aggiornamenti su questa missione, seguendo passo dopo passo ogni evoluzione di Rosetta.

 

Psicosi 2012. Le risposte della scienza”, un libro di divulgazione della scienza accessibile a tutti e scritto per tutti. Matteo Martini, Armando Curcio Editore.

Polonia: scoperto cimitero di vampiri

16 Lug

A prima vista, questo titolo potrebbe sembrare goliardico oppure una presa in giro verso qualche sito che si diverte a pubblicare notizie assurde. In realta’, non e’ cosi’. In polonia, e precisamente nella cittadina di Gliwice, e’ stato portato alla luce, durante dei lavori edili, un luogo di sepoltura contenente diversi corpi di vampiri. Come e’ possibile affermare che si tratti proprio di vampiri? I defunti erano seppelliti con il cranio tra le gambe. Nella cultura popolare, questo e’ uno dei metodi di sepoltura che venivano utilizzati per quelle persone sospettate di vampirismo.

Stiamo scherzando? Assolutamente no.

Corpi nel cimitero di Gliwice

Corpi nel cimitero di Gliwice

Come tutti sanno, la leggenda dei vampiri e’ iniziata cavallo tra il XVII e il XVIII secolo, quando si e’cominciata a diffondere la paura nei confronti di questi esseri umani trasformati, dopo la morte, in uno stato molto aggressivo ed in particolare in grado di nutrirsi di sangue umano.

Oltre alla tradizione est europea, il mito dei vampiri si e’ in breve tempo diffuso in moltissimi paesi e, come spesso accade, questo ha portato ad una persecuzione che purtroppo ha causato diverse vittime nei vari paesi.

Secondo la leggenda, un morto che veniva calpestato da un animale, in particolare un gatto, o che era defunto per cause violente o improvvise, era in grado di trasformarsi in un non-morto. In questi casi, il defunto poteva risvegliarsi dal riposo eterno e girare per la citta’ in cerca di vittime per saziare, mediante il loro sangue, la sua continua fame.

Prorpio per questo motivo, i vampiri venivano spesso rappresentati come gonfi e con la carnagione molto scura. Inoltre, i banchetti fatti lasciavano un inconfondibile rigagnolo di sangue vicino alla bocca.

Come spesso accade, l’origine di quete leggende e’ da ricercarsi nella scarsa cultura dell’epoca. Per poter identificare un vampiro, molto spesso si ricorreva alla riesumazione dei corpi. Ora, i meccanismi di decomposizione corporea, possono in alcuni casi portare gonfiore pettorale, a causa dei gas interni, e dunque, a causa della pressione creata, una fuoriuscita di sangue dalla bocca. Sempre secondo la cultura popolare, i vampiri presentavano una crescita di unghie e capelli anche dopo la morte, segno inconfondibile che il corpo era rimasto appeso tra uno stato intermedio tra la vita e la morte. Come e’ possibile questo? Nelle riesumazioni, molto spesso si puo’ osservare una lunghezza dei capelli maggiore rispetto a quella al momento della morte. Questo e’ del tutto normale pensando alla ritiro cutaneo che fa apparire capelli e unghie piu’ lunghe.

Detto questo, le caratteristiche attribuite ad un vampiro sono del tutto normali e comprensibili alla luce delle attuali conoscenze mediche. L’ignoranza del tempo ha pero’ portato questa “caccia al vampiro” di cui abbiamo gia’ parlato.

Come venivano trattati i vampiri?

Il momento della sepoltura era quello piu’ importante. Per evitare che il corpo si risvegliasse e andasse in giro a procurarsi cibo, in diversi paesi vennero sviluppate tecniche diverse. In alcuni casi, il defunto veniva seppellito con cibo per nutrirlo o con la bocca riempita di terra. In altri casi, venivano messi dei mattoni intorno al mento per impedire che il vampiro potesse aprire la bocca. In alcuni paesi dell’est i corpi dei presunti vampiri venivano seppelliti con una moneta in bocca, soluzione che poteva tenere occupato il vampiro impedendo l’uscita dalla bara.

Oltre a questi metodi “soft” ve ne erano poi tanti altri molto piu’ rudi. Sempre nell’ottica di impedire al vampiro di uscire dalla bara, il corpo veniva seppellito bloccandolo con chiodi, con reti metalliche, con cocci di vetro intorno o anche, come immaginerete, con paletti di frassino o biancospino pianetati nel cuore. Inoltre, la sepoltura con la testa in mezzo alle gambe veniva utilizzata perche’ il vampiro non trovasse la sua testa e questo gli impedisse di uscire.

In moltissimi casi, vengono riportate testimonianze di cadaveri riesumati le cui bare presentavano segni di unghie. Questo era visto come un inequivocabile segnale del risveglio. Oggi sappiamo bene interpretare questi fatti come casi di sepoltura anticipata. Le scarse conoscenze mediche possono infatti aver portato a diversi casi di morti apparenti o di persone ancora vive sepolte per sbaglio.

In diverse culture antiche si riporta di figure che possiamo definire pre-vampiresche, cioe’ in grado di nutrirsi del sangue di esseri viventi. In questo contesto, sia nella cultura egiziana, romana che babilonese troviamo esseri diversi che si nutrivano di sangue.

Oltre alla riesumazione, in vita i vampiri potevano essere individuati osseervando il loro comportamento alla luce. Come noto infatti, i vampiri non possono resistere alla luce del sole. Anche questo aspetto, puo’ essere interpretato con le nostre attuali conoscenze mediche. In diverse persone si riscontra infatti una ipersensibilita’ alla luce a causa di un particolare disturbo agli occhi. Molto probabilmente, in tempi antichi, questa malattia era vista come un chiaro segnale di vampirismo.

Detto questo, non ci sorprende affatto il ritrovamento in Polonia di un cimitero di vampiri. Soprattutto nell’est Europa, questa fobia tocco’ il suo apice provocando vittime cosi’ come avvenne in Europa centrale con la caccia alla streghe. Come visto nell’articolo, molte delle superstizioni popolari erano in realta’ spinte da scarse conoscenze in campo medico, oggi del tutto comprese ed interpretate.

 

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Il battito naturale … della Terra

16 Apr

Come sappiamo bene, le speculazioni lanciate in vsita del 21 dicembre 2012, in parte continuano anche oggi per cercare di mantenere attivo l’interesse delle persone a questo genere di eventi.

Tra le tante ipotesi fatte (e ovviamente smentite da quello che NON e’ successo il 21/12) ne abbiamo una che spesso richiama molta attenzione a su cui molti lettori mi hanno chiesto di esprimere il mio parere.

Mi sto riferendo alla cosiddetta “Risonanza di Schumann”, anche detta il battito naturale della Terra.

Cosa sarebbe questa risonanza?

Formalmente, la risonanza di Schumann e’ composta da un gruppo di picchi di risonanza del campo elettromagnetico terrestre con frequenze basse di tipo ELF.

In parole povere?

Meccanismo di formazione della risonanza di Schumann

Meccanismo di formazione della risonanza di Schumann

Riferendoci alla figura a lato, come vedete la nostra Terra e’ circondata da un particolare strato detto ionosfera. Per chi e’ pratico, lo spazio tra il nostro pianeta e appunto la ionosfera agisce come una gigantesca guida d’onda in grado di propagare segnali. Detto in altri termini, i due strati si comportano un po’ come le piastre di un enorme condensatore sferico, la terra caricata negativamente e la ionosfera con carica positiva.

Questa guida d’onda viene eccitata dalle scariche dei fulmini che avvengono in atmosfera e per la sua struttura puo’ essere posta in risonanza per alcune frequenze particolari. Esistono dunque dei valori di frequenza che si propagano con intensita’ maggiore e proprio a questi ci riferiamo parlando di Risonanza di Schumann.

Da quanto detto, appare evidente che ci dovrebbero essere piu’ valori di risonanza ed infatti i valori misurati sono 7.8, 14.3, 20.8, 27.3, 33.8 Hz e altre di intensita’ minore. La frequenza fondamentale, quella a cui ci si riferisce quando si parla di battito naturale della Terra, e’ quella piu’ bassa, pari a 7.8Hz.

Bene, fin qui abbiamo capito cosa sarebbe la risonanza di Schumann e da dove trae origine questo gruppo di frequenze.

Ora, quali sono le ipotesi mosse sulla risonanza di Schumann e che dovrebbero farci capire che ci stiamo avvicinando alla fine del mondo?

Detto in parole molto semplici, secondo alcuni catastrofisti, la frequenza fondamentale sarebbe in costante e continuo aumento. In particolare, quando la frequenza fondamentale raggiungera’ il valore di 13Hz, allora potranno avvenire fenomeni catastrofici a livello mondiale.

Quali eventi dobbiamo attenderci arrivati a 13Hz?

Senza entrare troppo nello specifico, si parla chiaramente di interruzione della rotazione terrestre, seguita poi da una ripresa in verso contrario, annullamento del campo magnetico terrestre e risonanza con la nostra ghiandola pineale in grado di annullare cerebralmente tutti gli esseri umani.

Per prima cosa, non vi e’ assolutamente nessuna misura che mostri un rallentamento della rotazione terrestre con i limiti dichiarati in questi articoli. Inoltre, e’ impensabile che dall’oggi al domani la Terra possa smettere di ruotare per poi riprendere in verso contrario come niente fosse.

Riguado alla diminuzione del campo magnetico terrestre, ne abbiamo parlato in questo post:

Inversione dei poli terrestri

Come visto, il polo nord magnetico e’ in lento e costante movimento. Questo pero’ non significa assolutamente che il valore del campo stia diminuendo anzi, come visto sempre nei post riportati, essendo il campo magnetico un vettore, sommando tutte le componenti si vede come il modulo, se vogliamo il valore complessivo, non stia assolutamente diminuendo nel tempo.

Animazione del cervello con la pineale in rosso

Animazione del cervello con la pineale in rosso

Per quanto riguarda invece la ghiandola pineale, questa e’ una particolare struttura del nostro cervello che regola il rilascio di melatonina. Come sapete, questo ormone regola i meccanismi sonno/veglia e, come vedremo tra poco, proprio questo punto e’ stato sfruttato per convincere di alcune teorie che definire esotiche e’ troppo. Solo per curiosita’, la ghiandola pineale ha da sempre riscosso interesse, anche tra le popolazioni piu’ antiche, perche’ e’ l’unica struttura non replicata nel cervello, essendo posta esattamente al centro.

Chi avrebbe proposto la teoria dell’aumento della frequenza?

Il primo che parlo’ di queste modificazioni della frequenza di Schumann fu Gregg Braden. Braden si definisce un ricercatore del ponte tra scienza e spiritualita’ e basa le sue informazioni su antichi testi e documenti che sarebbero stati consultati nel corso dei suoi viaggi nel centro America. Come e’ facilmente immaginabile, nessuno ha mai visto questi testi ne’ tantomeno Braden ha mai dichiarato dove fossero custodite le sue fonti.

Cosa sostiene dunque Braden?

Secondo questo “ricercatore”, la frequenza di Schumann, come anticipato, sarebbe in rapido aumento e arrivati a 13Hz la popolazione mondiale dovrebbe cadere in un sonno profondo prima di risvegliarsi al cosiddetto “punto zero”. Se ripensate a quanto detto riguardo alla ghiandola pineale e alla melatonina, capite subito come viene creata questa connessione. Inoltre, nel momento in cui si giungera’ ai fatidici 13Hz, la rotazione della terra cessera’, il campo magnetico sparira’, ecc, ecc.

Premesso che non ci sono le fonti per dichiarare una cosa del genere, cerchiamo di capire se effettivamente la frequenza di Schumann sia in aumento come sostenuto. Ovviamente, delle ipotetiche conseguenze abbiamo gia’ parlato, e “disinnescato” la loro pericolosita’. Nonostante questo, cerchiamo  di capire se effettivamente ci sono evidenze dell’aumento della frequenza fondamentale.

Come accade per molti parametri della Terra, anche la frequenza di Schumann viene continuamente monitorata da diversi istituti e enti in giro per il mondo. Perche’ lo fanno? Ovviamente non perche’ preoccupati da quanto dice Braden, ma solo per ambiti di ricerca. La frequenza di Schumann rappresenta un importante parametro in relazione, ad esempio, ai fenomeni dell’inquinamento, al numero di fulmini che avvengono nel mondo, ma anche come monitoraggio del riscaldamento globale. Detto questo, appare evidente il perche’ questa frequenza sia monitorata con tanto interesse.

Ovviamente, avere diverse stazioni di monitoraggio nel mondo, ci consente di verificare immediatamente quanto sostenuto da Braden. Vi riporto un grafico estrapolato dal database del NCEDC della California e che mostra proprio i valori misurati per questo parametro:

Valori della frequenza di Schumann misurati nel corso del tempo

Valori della frequenza di Schumann misurati nel corso del tempo

Tra sinistra e destra trovate solo lo stesso parametro posto su due scale temporali differenti, ma sostanzialmente quello che conta e’ l’andamento. Bene, secondo Braden, la frequenza avrebbe gia’ raggiunto i 10Hz e sarebbe ancora in rapida crescita. Voi vedete i 10Hz, ma soprattutto la rapida crescita negli anni? Ovviamente, la risposta e’ no!

Le oscillazioni visibili nel grafico, dell’ordine dei 0,3Hz, sono delle normali oscillazioni stagionali, da sempre studiate, e ben comprese a livello scientifico.

Portando come prova dati scientifici veri, non chiacchiere da bar, possiamo dunque smentire immediatamente quanto sostenuto da Braden. Non vi e’ assolutamente nessun aumento in corso della frequenza fondamentale di Schumann e, come visto, anche le ipotesi sulle conseguenze del punto zero, possono essere facilmente smentite sempre portando dati scientifici inconfutabili.

Nell’ultimo periodo poi, sono stati fatti egli studi per cercare di mettere in relazione la frequenza di Schumann con dei meccanismi cerebrali particolari. Al contrario di quanto vorrebbero farvi credere su alcuni siti, si tratta di normalissimi studi scientifici che tendono a trovare le relazioni tra il nostro cervello, in particolare il comportamento di alcune ghiandole, e questa risonanza in cui siamo costantemente immersi. Senza dover citare dati e prove, la frequenza di Schumann viene creata dalla struttura stessa della nostra Terra. C’e’ oggi, come c’era ieri e come c’era 1000 anni fa. Dimostrato il valore costante di questo parametro, non vedo proprio nessuna connessione tra questa frequenza e strani meccanismi cerebrali che dovrebbero insorgere oggi.

Concludendo, la risonanza di Schumann e’ un gruppo di frequenze caratteristiche che vengono create nella guida d’onda tra la Terra e la ionosfera. Si tratta di onde ELF da sempre presenti e, come visto dai dati, costanti nel tempo. Detto questo, sono completamente assurde le ipotesi portate circa il continuo aumento della frequenza fondamentale, cosi’ come le idee catastrofiste che dovrebbero realizzarsi quando la frequenza raggiungera’ i 13Hz.

 

Psicosi 2012. Le risposte della scienza”, un libro di divulgazione della scienza accessibile a tutti e scritto per tutti. Matteo Martini, Armando Curcio Editore.

Le esperienze di pre-morte

17 Mar

Su suggerimento di un nostro lettore, vorrei parlarvi in questo articolo delle cosiddette esperienze di “pre-morte”. Con questo termine si intendono quelle esperienze vissute da persone che, a causa di eventi traumatici o malattie terminali, hanno sperimentato la soglia della morte potendo poi tornare indietro. Questo genere di esperienze vengono anche chiamate NDE, dall’inglese “Near Death Experiences”.

Premettiamo subito che in questo caso ci stiamo avventurando in un terreno molto complesso. Come vedremo infatti, secondo molti questo genere di esperienze non sono altro che la conferma dell’esistenza del paradiso o comunque di una vita dopo la morte. Indipendentemente da quello che ognuno di noi pensa, vogliamo concentrarci solo ed esclusivamente su queste esperienze appunto per cercare di capire se e come le NDE possano avere una spiegazione scientifica.

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Leggendo diversi casi di NDE, ci si accorge che molto spesso questi racconti hanno diversi punti in comune. Molti soggetti parlano di un lungo tunnel scuro con una forte luce in fondo. Spesso si sente invece di una bellissima sensazione di pace e di un’astrazione fuori dallo spazio e dal tempo. Alcuni parlano anche della visione di un essere di luce che molti identificano in Dio. In moltissimi casi poi, le persone che raccontano di esperienze di premorte parlano di incontri con altri esseri e spesso parlano di persone care gia’ decedute e che li avrebbero tranquillizzati e accompagnati in questa loro esperienza.

In caso di NDE succeduta ad un evento traumatico, molti soggetti dicono di “aver rivisto tutta la loro vita scorrere davanti come in un film”. In realta’, nelle dichiarazioni rilasciate non si parla mai di “tutta la vita”, ma di episodi particolarmente significativi e che sono riaffiorati dai ricordi. In alcuni casi, alcuni soggetti parlano di ricordi completamente dimenticati e che vengono rivissuti in quei momenti.

Analogamente a questi punti in comune, molto spesso alcuni parlano di esperienze extra corporee. In diversi racconti, soprattutto a seguito di eventi traumatici come incidenti stradali o complesse operazioni, molti dicono di aver visto quello che succedeva al di fuori del proprio corpo e di aver osservato tutta la scena come dei semplici spettatori di se stessi.

Chi sono questi soggetti che hanno vissuto esperienze di pre-morte? In realta’ esistono diverse categorie tra cui la principale, come detto sopra, e’ quella delle persone che sono arrivate ad un passo dalla morte. Encefalogramma piatto, respirazione assente o arresto cardiocircolatorio sono alcune delle cause che determinano questo stato di pre-morte. Oltre a questi, vi sono innumerevoli altri casi come il risveglio dal coma, le fasi terminali di malattie degenerative o anche le lunghe anestesie per operazioni complesse.

La letteratura sulle esperienze di pre-morte e’ estremamente vasta. Vi sono moltissimi casi documentati e, come detto, molti contraddistinti da punti in comune. Esiste anche un categoria di casi celebri. Lo psichiatra Jung ha parlato della sua esperienza a causa di un coma successivo ad un incidente ma anche Hugo, Tolstoj e Hemingway riportano nelle loro biografie casi di questo tipo.

Proprio la vasta letteratura e i numerosi punti in comune ci ricordano immediatamente un altro fenomeno simile che abbiamo visto in questo post:

Abduction e falsi ricordi

Le abduction, cioe’ i rapimenti da parte di alieni, che tante persone dicono di aver subito, presentano tratti molto simili ai casi di premorte. Come visto, in questo caso si parla di falsi ricordi condizionati dai numerosi racconti letti o ascoltati e che, come dimostrato dal punto di vista medico, possono creare dei ricordi del tutto simili a quelli reali della persona.

Probabilmente, ovviamente senza puntare il dito contro nessuno, ma solo ragionando su quanto riportato, alcuni casi di esperienza di pre-morte potrebbero essere ricondotti ai falsi ricordi cosi’ come avviene per i rapimenti alieni. In tal senso, forse spinti dai tanti racconti che tutti i giorni si sentono, alcuni potrebbero aver subito questo processo di creazione di un ricordo che in realta’ non e’ relativo ad un esperienza veramente vissuta.

Nonstante questo pero’, esiste anche una spiegazione scientifica sui casi di pre-morte.

Andiamo con ordine e cerchiamo di analizzare i tanti punti in comune relativi alle esperienze raccontate dai protagonisti.

Ovviamente, dobbiamo contestualizzare queste esperienze nel momento particolare in cui vengono vissute. Come detto, stiamo parlando di momenti relativi ad uno stato molto vicino all morte. Questo particolare non deve essere dimenticato. Con questo intendiamo che le persone che vivono queste esperienze sono molto spesso gravemente malate o in un momento estremamente traumatico.

La sensazione di essere morti, ad esempio, e’ stato dimostrato essere indotta da una stimolazione anomala della corteccia prefrontale e parietale del nostro cervello. In particolare, la corteccia parietale determina il nostro stato di attenzione, mentre quella prefrontale puo’ provocare allucinazioni. Quest’ultima ha un ruolo determinante, per esempio, in particolati malattie come la schizofrenia. La stimolazione anomala di queste due regioni del cervello puo’ provocare la sensazione di essere morti.

La sensazione di osservare il proprio corpo dall’esterno, che come visto e’ comune in molte esperienze di pre-morte, puo’ essere invece ricondotta alla paralisi del sonno, cioe’ a quella sensazione che molte persone provano prima di addormentarsi o nei momenti che precedono il risveglio. In questo caso, quella che viene coinvolta e’ giunzione temporo-parietale destra del cervello responsabile della confusione sensoriale con cui si percepisce il proprio corpo.

Un punto molto delicato e su cui spesso si dibatte mettendo appunto in relazione queste esperienze con l’esistenza del paradiso e’ invece l’incontro con i cari defunti. In questo caso, la spiegazione scientifica e’ da ricercarsi nella dopamina, un neurotrasmettitore in grado di provocare allucinazioni. La dopamina presenta valori anomali, ad esempio, nei malati di Parkinson. Ricordiamoci sempre che esperienze di questo tipo intervengono dopo eventi traumatici in cui il nostro corpo non presenta uno stato normale di funzionamento ed in cui i neurotrasmettitori in circolo possono presentare concentrazioni anomale.

Sempre sulla stessa linea, abbiamo visto come molti parlano di episodi cruciali della propria vita rivisti in un attimo. Anche in questo caso, la causa e’ da ricercarsi a livello cerebrale ed in particolare nel locus ceruleus, la regione atta alla produzione di noradrenalina. I valori di questo ormone aumentano notevolmente in presenza di traumi e il locus ceruleus e’ strettamente connesso con l’amigdala e l’ipotalamo, regolatori rispettivamente delle emozioni e della memoria.

In ultimo, la sensazione principale che quasi tutti i soggetti riportano e’ quella di percorrere un lungo tunnel con una luce alla fine. Anche in questo caso, dobbiamo pensare che stiamo parlando di soggetti che hanno subito forti traumi. Quando gli occhi ricevono una quantita’ troppo bassa di sangue e ossigeno, a causa ad esempio di coma o arresto cardiocircolatorio, il campo visivo si stringe notevolmente dando appunto la sensazione di osservare un tunnel buio. La luce conclusiva di cui si parla non e’ altro che la parte rimasta attiva del campo visivo che dunque spicca notevolmente rispetto alle altre regioni buie.

Concludendo, come nel caso dei rapimenti alieni, non vogliamo assolutamente denigrare o mettere in ridicolo coloro che riportano queste esperienze. Come visto in questo articolo pero’, e come riportato in diversi articoli apparsi su riviste scientifiche, molti degli aspetti riportati nei casi di pre-morte possono essere ricondotti a malfunzionamenti del nostro organismo, del tutto comprensibili in uno stato post traumatico. Personalmente, non voglio discutere in questa sede l’esistenza o meno di una vita dopo la morte o del paradiso. Semplicemente, non trovo corretto mettere in relazione questi aspetti con le esperienze di pre-morte o, peggio ancora, utilizzare queste ultime come dimostrazioni inconfutabili di una divinita’ o di un’esistenza post terrena. Teniamo le due cose scorrelate tra loro. Ad oggi, molti passi avanti sono stati fatti nella comprensione del nostro cervello, ma, come sappiamo bene, questo organo ancora oggi presenta moltissimi lati ancora da scoprire e ci vorrano ancora molti anni prima che il suo funzionamento sia del tutto compreso.

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Moria di delfini nel Tirreno

15 Feb

In un post precedente, ci siamo occupati di quelle che apparentemente sembravano strane morie di massa di animali nel mondo. In particolare, abbiamo preso come esempio la sorte toccata ad alcuni uccelli:

Moria di uccelli nel mondo

Come visto, questo fenomeno, per quanto grave ed indotto dall’uomo, non nascondeva nulla di misterioso o di catastrofico. La quasi totalita’ delle morie di massa registrate, si sono avute nei giorni a cavallo della fine dell’anno, quando l’utilizzo di fuochi d’artificio per i festeggiamenti del nuovo anno, causano un notevole stress agli uccelli al punto da provocarne la morte.

Ora, tra Gennaio e Febbraio di quest’anno, anche qui in Italia si e’ avuta una strana moria, che, al solito, molti siti pseudoscientifici stanno cavalcando per la loro informazione deviata, non realista e assolutamente non interessata alle eventuali risposte scientifiche che potrebbero esserci a riguardo.

Nei primi mesi di quest’anno infatti, nel Tirreno, si e’ avuto un picco di ritrovamenti di delfini, per essere precisi Stenelle Striate, morti e spiaggiati. Parliamo di qualcosa come 33 esemplari ritrovati in questa condizione, rispetto al normali 4-5 che vengono ritrovati in media in un anno.

I punti di ritrovamento sono, come detto, nel Tirreno ed in particolare sulla costa che comprende Toscana, Lazio, Campania e Calabria.

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Come puo’ essere spiegato un tale picco di delfini morti in cosi’ pochi mesi? E’ possibile che ci sia qualcosa di misterioso sotto o che la natura si stia ribellando in qualche modo agli esseri viventi?

Cerchiamo di andare con ordine e capire al meglio quale potrebbe essere la spiegazione di questo fatto.

Ovviamente questa notizia non e’ sfuggita al ministero dell’ambiente, che si e’ subito attivato per cercare di raccogliere informazioni e tracciare un quadro piu’ chiaro. Come potete facilmente capire, la prima preoccupazione e’ quella di escludere cause antropiche come inquinamento e esercitazioni militari.

Dalle analisi del ministero, condotte attraverso la rete di monitoraggio istituita insieme ad alcune universita’ ed enti italiani, si e’ gia’ escluso categoricamente il fattore ambientale. Non sono infatti stati evidenziati rischi legati all’inquinamento, rilasci di petrolio, chiazze in mare di sostanze non riconosciute ma anche, ad esempio, il fattore pesca con i delfini che restano intrappolati in qualche nuovo particolare tipo di rete.

Dunque? Da cosa dipendono queste morti?

Molto probabilmente, la causa dei decessi e’ di tipo batteriologico. In 6 delfini infatti, sono state ritrovate tracce di Photobacterium Damselae. Questo agente patogeno e’ in grado di causare sindrome emolitica e lesioni ulcerative negli animali fino a portare alla morte stessa.

Ora, ovviamente, le indagini della rete di monitoraggio continuano per cercare di analizzare le carcasse di tutti gli animali e per determinare eventualmente la presenza del batterio anche negli altri corpi. Intanto, si cerca di analizzare le acque per isolare l’eventuale origine di questo batterio o anche la fioritura di qualche particolare alga nei nostri mari.

Solo per completezza, vi dico che questo batterio e’ molto frequente nei nostri mari e colpisce moltissimi tipi di pesce. Ad esempio, la sua presenza e’ molto rischiosa negli allevamenti ittici di spigole e orate dal momento che puo’ causare la morte e l’infezione di tantissimi esemplari in breve tempo. Proprio per questo motivo, soprattutto in questi contesti, sono stati sviluppati degli speciali vaccini che vengono dati alle specie di allevamento per salvaguardare il numero di esemplari.

In tutti i casi comunque, con buona probabilita’, l’origine della morte di questi animali e’ legata alla presenza di questa forma batteriologica. Inutile dire, anche questa volta, di quanto i vari siti che cercano di allarmare le persone prendendo come spunto notizie di questo tipo, dovrebbero cercare invece di occuparsi di inquinamento e magari risvegliare gli animi delle persone su tematiche in cui la mano dell’uomo e’ evidente e crea forti squilibri ambientali.

 

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Marsili: una fonte di energia enorme!

2 Feb

Diverse volte, in passato, abbiamo parlato del vulcano Marsili. Come sappiamo, con questo nome intendiamo il piu’ grande vulcano sottomarino d’Europa, un sistema attivo e potenzialmente pericoloso. Nonostante questo, abbiamo evidenziato come false tutte quelle notizie che vorrebbero il Marsili sul punto di eruttare o anche quelle fonti che parlano di un improvviso risveglio del vulcano:

Marsili e terremoto siciliano

– Il vulcano Marsili

– Immagine ricostruita del Marsili

– Il risveglio del Marsili

Perche’ torno a parlare del Marsili? Semplicemente perche’, negli ultimi giorni, molti siti hanno ricominciato a pubblicare notizie su questo vulcano, ed in particolare su un progetto che prevederebbe l’utilizzo del Marsili come sorgente di energia geotermica. Stando a quanto si legge in rete, sarebbero in corso pericolose perforazioni con lo scopo di sfruttare l’energia del vulcano per produrre corrente elettrica. Come potete facilmente immaginare, molti siti puntano il dito contro queste attivita’, sostenendo la pericolosita’ delle trivellazioni, dal momento che si sta toccando una potenziale bomba pronta ad esplodere.

Immagine ricostruita del vulcano Marsili

Immagine ricostruita del vulcano Marsili

E’ possibile che siano in corso attivita’ di questo tipo? C’e’ un rischio concreto che le trivellazioni possano causare l’eruzione del Marsili?

Premetto subito che la notizia e’ reale, esiste veramente un progetto per lo sfruttamento dell’energia geotermica del vulcano Marsili. Il progetto in questione si chiama “Marsili Project”, gestito e coordinato dalla Eurobuilding in collaborazione con l’INGV ma anche con diverse universita’ italiane.

Il sito internet del progetto e’ il seguente:

Eurobuilding, Marsili Project

Come si puo’ sfruttare questo vulcano per produrre energia elettrica?

Come visto nei post precedenti, quando parliamo di Marsili intendiamo un enorme vulcano lungo 70 Km e largo 30, posizionato circa 140 Km a Nord della costa Siciliana. La base del vulcano, sul fondo marino, si trova a circa 3000 m di profondita’, mentre la sua cima raggiunge i 500 metri dal livello del mare.

L’acqua che si infiltra all’interno del Vulcano, viene riscaldata fino a circa 400 gradi e portata a pressioni fino a 200 bar, ed e’ proprio questa che puo’ essere utilizzata per produrre corrente elettrica.

Perche’ si parla di perforazioni?

Il Marsili Project prevede la realizzazione di 5 pozzi, a circa 100Km dalla costa siciliana, che costituiranno il primo impianto off-shore di geotermia. Attraverso le perforazioni nella parte alta del vulcano, in cinque punti differenti, l’acqua ad alta pressione e riscaldata verra’ utilizzata per mettere in moto le turbine e produrre dunque corrente elettrica.

Proprio all’inizio di quest’anno sono iniziate le prime perforazioni per valutare la fattibilita’ del progetto e per avere una stima dei costi complessivi piu’ ragionevole.

Che vantaggio c’e’ nello sfruttare questa energia?

Solo per darvi qualche numero, con 5 pozzi, si e’ stimato di raggiungere una potenza elettrica di 200MW, valore confrontabile con una centrale nucleare di media-piccola taglia. Come potete capire, il potenziale di questa fonte di energia e’ davvero enorme. La corrente prodotta dal Marsili servira’ per il fabbisogno italiano e permettera’ in parte di diminuire la richiesta del nostro paese verso gli altri partner europei.

Inoltre, vi faccio notare che si tratta di un’energia assolutamente rinnovabile.

Sono pericolose le trivellazioni?

Cerchiamo di ragionare su quanto detto fino a questo punto. Come visto, parliamo di 5 punti di perforazione. Considerando le profondita’ del Marsili, e come si vede anche dal progetto presentato, i pozzi di trivellazione saranno nella parte superiore del vulcano. Gli studi condotti dall’INGV e dall’universita’ di Chieti, hanno mostrato come in questa zona la caldera si trovi a circa 10 Km dalla superficie del cono vulcanico. Ovviamente, sarebbe assurdo pensare di andare a bucare la caldera del vulcano per far fuoriuscire magma. Purtroppo su alcuni siti si cerca di proporre idee di questo tipo.

Per completezza, vi dico anche che la prima fase di esplorazione del Marsili e’ durata circa 5 anni, periodo in cui i tecnici della compagnia, insieme agli altri organi citati in precedenza, hanno fatto attente valutazioni del vulcano, ma anche valutato eventuali rischi comportati da queste procedure. Ovviamente, non sono stati evidenziati fattori di pericolosita’.

Solo per rispondere ad alcune ipotesi mosse in rete, la fase di studio del Marsili Project ha permesso di analizzare a fondo anche la storia pregressa del vulcano. In particolare, dall’analisi dei fondali, e’ stato evidenziato come il Marsili non abbia provocato assolutamente tsunami nel tirreno in tempi geologicamente vicini,al contrario di quanto sostenuto su diversi siti internet.

C’e’ anche un altro aspetto molto importante e da non sottovalutare. Gli studi in corso e le future installazioni offshore, permetteranno di installare una rete ancora piu’ fitta di monitoraggio del Marsili. I diversi punti utilizzati per le trivellazioni diverranno anche delle stazioni permanenti di analisi e controllo dell’attivita’ vulcanica nel Tirreno. Visto che in diversi post abbiamo parlato di prevenzione e di monitoraggio, questa e’ un ulteriore informazione degna di nota per questo progetto.

Concludendo, e’ vero che esiste il progetto per lo sfruttamento dell’energia geotermica prodotta dal Marsili. Poche settimane fa sono iniziate le perforazioni per lo studio e l’analisi dei depositi energetici. Come visto nell’articolo, queste attivita’ non presentano assolutamente nessun rischio dal momento che ogni mossa e’ stata studiata e valutata insieme ad un team di esperti. La futura produzione energetica, sempre che il progetto arrivi a conclusione, consentirebbe la produzione di energia elettrica per l’Italia, garantendo una riduzione della corrente acquistata da altri paesi europei. Il Marsili Project prevede inoltre l’intensificazione della rete di monitoraggio del vulcano, grazie anche alla realizzazione di stazioni permanenti di controllo dell’attivita’ vulcanica.

 

 

Psicosi 2012. Le risposte della scienza”, un libro di divulgazione della scienza accessibile a tutti e scritto per tutti. Matteo Martini, Armando Curcio Editore.

Cosa succede in Campania?

14 Gen

In passato, piu’ volte ci siamo trovati a parlare di fenomeni sismici, sia in Italia che all’estero, soprattutto per analizzare tutte quelle voci allarmistiche che vedevano, soprattutto in vista del 21/12, un aumento della sismicita’ mondiale:

Riassunto sui Terremoti

Cattiva informazione sui terremoti

Dati falsi sui Terremoti

In particolare, abbiamo visto come la statistica dei fenomeni registrati nel mondo non presenti assolutamente nessuna impennata, ma anzi una diminuzione rispetto ai valori medi a cui eravamo abituati:

Analisi statistica dei terremoti

Terremoti, basta chiacchiere. Parliamo di numeri.

Premetto subito due cose. La prima e’ che, come potete vedere nei post riportati, qui non stiamo parlando di numeri a caso, ma stiamo consultando database ufficiali e molto spesso abbiamo anche fatto confronti tra i dati riportati in diversi siti, ottenendo sempre gli stessi risultati. La seconda e’ che, al contrario di quanto vorrebbero farvi credere, avere una diminuzione a livello statistico non significa neanche in questo caso che ci sia qualcosa di misterioso. Come detto in diverse occasioni, la statistica ci puo’ aiutare a tracciare un andamento del numero di terremoti, molto utile per fare calcoli e raffronti, ma e’ assolutamente sbagliato utilizzare la statistica per prevedere terremoti o prendere i risultati come verita’ di fede aspettandoci esattamente lo stesso numero di terremoti ogni anno.

Detto questo, molti di voi mi hanno inviato messaggi e commenti per chiedere il mio punto di vista sulla situazione campana. Prima di tutto, e’ necessario distinguere due fenomeni che, molto spesso, vengono equiparati o confusi tra loro su molti siti catastrofisti, il Vesuvio e i Campi Flegrei.

Negli ultimi tempi, si sta speculando molto su questi aspetti, con l’unico risultato di alimentare il panico nelle persone coinvolte. Ovviamente, come al solito, cerchiamo di fare chiarezza, senza alimentare il panico ma anche senza sminuire i fatti o cercare di tranquillizzare ciecamente le persone.

Cominciamo dal Vesuvio.

Stiamo parlando di un vulcano che tutti conoscono, che si trova a circa 10Km dal centro della citta’ di Napoli e sulle cui pendici si stima vivano circa 700000 persone. Capite subito l’importanza, ma soprattutto il rischio, che un’eruzione improvvisa avrebbe. L’altezza del Vesuvio e’ di circa 1280 metri e con una caldera di 4Km di diametro.

Negli ultimi tempi, si e’ parlato spesso di Vesuvio e molte fonti si sono divertite ad annunciare un imminente risveglio di questo vulcano esplosivo. Ad alimentare queste voci, sono state diverse micro-scosse sismiche avvertite dalla popolazione e che sono state fortemente pubblicizzate soprattutto su internet.

Cosa possiamo dire del Vesuvio?

Prima di tutto, senza nascondere nulla, stiamo parlando di un vulcano esplosivo attivo, considerato in una fase di quiescenza, cioe’ di riposo. L’ultima eruzione di questo vulcano risale al 1944 e venne documentata molto bene, anche con l’ausilio di registrazioni, dalle forze americane che occupavano la citta’ di Napoli durante la seconda guerra mondiale. L’eruzione distrusse le citta’ di Massa e San Sebastiano oltre a ricoprire di cenere gran parte del meridione.

La zona rossa di pericolo del Vesuvio

La zona rossa di pericolo del Vesuvio

Un’altra forte eruzione del Vesuvio avvenne nel 1631, anche se la piu’ famosa rimane quella del 79 d.C. legata alle vicende di Pompei ed Ercolano.

Cosa possiamo dire sulla stato attuale? Prima di tutto, stando alle statistiche delle eruzioni avvenute in passato, si sta registrando un ritardo. Questo non significa assolutamente che un evento esposivo e’ ormai prossimo, ma neanche che il Vesuvio e’ ormai spento. Dal punto di vista statistico, siamo esattamente come nel caso dei terremoti, di cui abbiamo discusso prima. Un vulcano e’ un sistema naturale molto complesso e che puo’ modificare il suo comportamento e le sue caratteristiche a seguito delle precedenti eruzioni. Dalle stime geologiche reali, si riscontrano opinioni diverse che parlano di una nuova eruzione nel giro di pochi anni, o anche tra 50-100 anni. Per escludere invece le voci che vorrebbero il Vesuvio ormai spento, una ricerca dell’universita’ di Napoli del 2001 ha mostrato come a soli 8Km dalla superificie sia presente un accumulo di magma su un’area di circa 400 Km^2. Dunque, il Vesuvio e’ attivo e potenzialmente molto pericoloso.

Vista la pericolosita’ del vulcano, soprattutto in termini abitativi, l’intera area del monte e’ costantemente tenuta sotto controllo per registrare fenomeni sismici ma anche emissioni di gas dal sottosuolo. I lievi terremoti avvertiti nei mesi scorsi, non sono assolutamente un’anomalia. Normalmente, nell’area di Somma Vesuviana, vengono registrate circa 100 scosse al mese, di cui solo 4-5 avvertibili dalla popolazione. Se queste 4 o 5 scosse vengono pubblicizzate senza sosta su internet, capite subito come si possa creare un caso geologico dove in realta’ non c’e’.

Solo per darvi un’idea, prima della grande eruzione del 1631, vennero osservati diversi eventi premonitori tra i quali: un crescendo di eventi sismici, rigonfiamento del suolo e prosciugamento delle fonti. Teniamo sempre a mente che stiamo parlando del 1631. Sicuramente l’intera area non era costantemente monitorata come ai giorni nostri.

Sul Vesuvio dunque, assolutamente nulla da riportare. Questo ovviamente non esclude la possibilita’ di avere nuove eruzioni a medio o lungo termine. L’importante al solito e’ monitorare la zona ed essere pronti qualora si prospetti una situazione di pericolo.

Passiamo invece ai Campi Flegrei.

Con questo nome si intende una vasta area di origine vulcanica situata a nord-ovest della citta’ di Napoli. Geologicamente, i campi Flegrei sono costituiti da una caldera di circa 15Km di diametro, attualmente in stato di riposo, e che comprende circa 24 crateri o piccoli edifici vulcanici. La zona include il massiccio tufaceo di Monte Gauro, la solfatara di Pozzuoli, il cratere degli Astroni, questi solo per citarne alcuni.

L’intera area presenta notevoli fenomeni di bradisismo che hanno comportato sollevamenti del terreno che, soprattutto nella zona del porto di Pozzuoli, hanno sfiorato i due metri nel corso dei secoli.

L'area dei campi Flegrei

L’area dei campi Flegrei

Negli ultimi mesi, molto si e’ sentito parlare a proposito dei campi Flegrei, anche in questo caso speculando sul presunto aumento di attivita’ sismica della zona, minacciando prossime eruzioni vulcaniche o anche parlando di eventi esplosivi che potrebbero interessare vaste aree popolate del napoletano.

Qual’e’ la situazione reale della zona?

Nel mese di gennaio si sono registrati ancora spostamenti significativi del terreno. Parliamo di circa 3 cm al mese. Questi valori, hanno portato la situazione in uno stato di “allerta” per la protezione civile. Ovviamente, non significa che ci si aspetta un fenomeno violento nei prossimi giorni, ma solo che e’ in corso un monitoraggio ancora piu’ capillare della zona. Qualora ci fosse la possibilita’ di un evento eruttivo nella zona dei campi Flegrei, per apertura di una bocca vulcanica, si parla di circa 400000 persone coinvolte.

Come potete capire, e’ giustissimo monitorare la zona, e lo e’ ancora di piu’ non far finta che il problema non ci sia.

Da qui a pochi mesi, la protezione civile, insieme anche ai sindaci dei comuni della zona, dovra’ presentare un piano di evacuazione reale della popolazione a rischio.

Attenzione, non stiamo assolutamente cercando di alimentare il panico, ma e’ giusto che il problema non venga trascurato. Parlando di terremoti, molte volte abbiamo criticato il non fare niente. Anche in questo caso, la prevenzione, un piano reale di evacuazione, ma soprattutto informare le persone del pericolo, possono aiutare a salvare molte vite.

Come detto, sia per il Vesuvio che per i campi Flegrei, e’ in corso un continuo monitoraggio delle zone interessate. Proprio per trasparenza e per informare le persone del reale pericolo, i dati raccolti dall’Osservatorio Vesuviano, sono resi pubblici su internet. Per consultarli, basta andare a questa pagina:

Osservatorio Vesuviano, banca dati

Concludendo, un potenziale pericolo c’e’, ma c’e’ anche molta incertezza sui possibili sviluppi della situazione. Ripetiamo nuovamente che, dal punto di vista geologico, sia il Vesuvio che i campi Flegrei rappresentano dei potenziali pericoli. E’ giusto predisporre piani di evacuazione ed informare le persone, ma questo non deve assolutamente essere una scusa per alimentare il panico o per far credere che in tempi brevi qualcosa di catastrofico possa accadere.

 

 

”Psicosi 2012. Le risposte della scienza”, un libro di divulgazione della scienza accessibile a tutti e scritto per tutti. Matteo Martini, Armando Curcio Editore.

 

La cintura fotonica!

14 Dic

Ormai siamo agli sgoccioli, il 21 Dicembre e’ sempre piu’ vicino. Vedendo cadere una ad una tutte le profezie fatte su questa tanto attesa fine del calendario Maya, i soliti catastrofisti non fanno altro che ritirare fuori dal cappello qualche teoria datata, solo per cercare di mantenere alto il livello di guardia nelle persone.

In questo post, visto che piu’ volte mi e’ stato chiesto da diversi lettori, vorrei parlare di “cintura fotonica”.

La cintura fotonica altro non sarebbe che un anello di fotoni presenti nella nostra Galassia e che occupano uno “spicchio” intorno al centro stesso della Galassia. Durante il suo moto, il Sistema Solare si troverebbe, ad intervalli regolari, ad attraversare questa zona ricca di fotoni.

Partiamo dalla fine, cosa dovrebbe succedere al passaggio nella cintura?

Attraversando questa zona, il Sistema Solare, e dunque la Terra, vedrebbe realizzata la famosa profezia dei tre giorni di buio. Durante questo intervallo di tempo, dovremmo sentire un “flash freddo”, ma non sara’ nulla di grave. Ovviamente in questo periodo limitato, la corrente elettrica e dunque tutti i nostri dispositivi elettronici saranno fuori uso.

Illustrazione della cintura fotonica

Illustrazione della cintura fotonica

Prima di andare avanti, facciamo subito qualche considerazione su questa prima parte.

Prima di tutto c’e’ da dire che neanche i catastrofisti sono d’accordo su tutta la linea. Su alcuni siti si parla di tra giorni di buio, su altri di un periodo di 2000 anni necessario alla Terra per uscire dalla cintura fotonica. Nella figura riportata, viene illustrata questa seconda ipotesi insieme alla raffigurazionedella cintura.

Su altre fonti invece si parla, come detto sopra, di soli tre giorni di buio. Alcuni azzardano anche un programma dell’oscuramento con tanto di orario preciso:

Il prossimo 21 dicembre la terra passera’ per un anello chiamato cintura fotonica: all’una su Uruguay e Argentina, a mezzanotte sul Cile, alle 22 su Peru’ e Colombia, alle 21 sul Messico. Quando si spegnera’ completamente sul nostro pianeta, ci saranno tre giorni di buio. La Nasa ha confermato l’evento il 4 dicembre. Si dice che quando sara’ completamente buio, si sentira’ un flash freddo. “Nulla accadra’, e’ solo un fenomeno straordinario che si ripete ogni 11 mila anni.

Ora, magari saro’ ignorante io, ma “linguisticamente” non so proprio cosa significhi un “flash freddo”, forse fa parte di un linguaggio catastrofista riservato agli eletti o forse volevano dire un “brivido freddo”.

Sull’attraversamento della cintura, non potevano certo mancare punti di vista esoterici e new age. Secondo queste fonti, l’attraversamento segnerebbe il passaggio nella nuova era della coscenza dando inizio alla rinascita spirituale. Inutile dire che di questo non vi e’ certezza ne tantomeno uno straccio di fonte.

Diciamo che come inizio non c’e’ male, ma andiamo avanti.

Ovviamente, su diversi siti trovate scritto che l’esistenza e l’attraversamento della cintura fotonica sono stati confermati anche dalla NASA. Niente di piu’ falso.

In un post precedente avevamo gia’ segnalato la pagina creata sul sito NASA apposta per smentire le profezie del 2012:

NASA 2012 smentita

Come potete immaginare non vi e’ assolutamente nessuna conferma della NASA su questi argomenti.

La domanda lecita che possiamo porci e’ dunque: da dove viene fuori l’idea della cintura fotonica?

La teoria dell’esistenza di questa cintura di radiazioni sarebbe stata ipotizzata dal geofisico russo Alexei Dmitriev. La prima curiosita’ che viene in mente e’: chi e’ Dmitriev?

Andando a cercare i suoi articoli su arXiv, cioe’ nel database dove vengono inseriti la maggior parte dei lavori scientifici prima di essere pubblicati su riviste internazionali,  si trovano diversi articoli a firma A.Dmitriev di Sanpietroburgo:

ArXiv Dmitriev

Come potete verificare, nom ci sono articoli riguardanti la cintura fotornica, ma diversi articoli sulla gravita’ e sulla dipendenza dalla temperatura di questa forza. Risultato analogo si ottiene cercando nell’archivio ADS della NASA. Inutile dire che molti siti catastrofisti si limitano a fare copia/incolla o, nel migliore dei casi, fare riferimento diretto a siti senza citazioni.

Ma non preoccupiamoci di questo e andiamo avanti. Fino a questo punto, questa teoria sembrerebbe molto simile a tante altre gia’ viste anche su questo blog.

Cio’ che la rende diversa e molto piu’ appetibile e’ il motivo per cui questo evento sta riscutendo cosi’ tanto successo in Italia. Non faccio nomi, ma uno dei nostri presunti “divugatori” scientifici ha inserito un intero capitolo sulla cintura fotonica nel suo libro che tra l’altro e’ anche uno dei best seller sul 2012. Per aiutarvi, vi dico anche che conduce una trasmissione su rai 2 di “comunicazione della scienza”.

Inutile dire come nel suo libro si dia ragione a Dmitriev ed in particolare, vi riporto una frase che puo’ accompagnarci alle considerazioni scientifiche sulla cintura:

Tra la fine degli anni Sessanta e l’inizio degli anni Settanta del XX secolo, nell’atmosfera terrestre ha improvvisamente fatto la sua comparsa una presenza inedita: un numero sempre crescente di particelle di luce dette fotoni.

Ovviamente stiamo parlando della cintura fotonica e l’aumento di fotoni in atmosfera sarebbe la prova scientifica dell’ingresso nella particolare regione della nostra Galassia.

Ora, parliamo un po’ di scienza, quella vera pero’.

Prima di tutto, come visto in questo articolo:

Nuova sconvolgente teoria?

il Sistema Solare e’ in una posizione abbastanza periferica della Galassia e ruota intorno al centro Sagitarius A con un periodo di circa 26000 anni. Dunque, il fatto che ad intervalli regolari la Terra si trovi ad attraversare una particolare “fetta” del piano galattico non ci deve disturbare.

Cosa invece totalmente fuori da ogni logica scientifica e’ l’esistenza di una fascia di fotoni. Queste particelle, come visto in questo post:

Piccolo approfondimento sulla materia strana

sono i mediatori, cioe’ quelle che trasportano, la radiazione elettromagnetica, dunque anche la luce. Si tratta di particelle dette bosoni in continuo movimento. Non vi e’ assolutamente nessuna ragione scientifica per cui i fotoni possano restare fermi in una regione di spazio, formando la cintura fotonica.

Inoltre, essendo le particelle che trasportano la luce, non capisco proprio come attraversando una cintura luminosa si dovrebbero avere tre giorni di buio, cosamai si avrebbe l’effetto contrario con tre giorni di luce.

Riguardo a quanto riportato nel libro di “divulgazione”, e’ completamente assurdo affermare che negli anni ’70 hanno fatto la loro comparsa in atmosfera i fotoni. Forse chi ha superato gli “-anta” potrebbe confermarci che prima di questi anni si stava completamente al buio, poi fortunatamente sono arrivati i fotoni.

Stiamo scherzando?

Scientificamente mi piacerebbe fosse cosi’, ma purtroppo non lo e’.

In rete stanno spopolando gli articoli scritti sulla cintura fotonica e molte persone mi scrivono preoccupate per sapere cosa c’e’ di vero in questa teoria. La cosa piu’ preoccupante e’ che trovate anche presunti siti e libri di divulgazione della scienza che parlano di questi argomenti, passatemi il termine, “sparando” argomentazioni a caso avulse da qualsiasi realta’ scientifica.

Diffidate sempre da quello che leggete. Non si commette assolutamente peccato nel non fidarsi delle notizie. Qualsiasi fonte deve sempre essere corredata da riferimenti chiari ed espliciti in modo tale che ognuno di noi puo’ controllare in maniera indipendente e decidere se credere o meno a qualsivoglia teoria.

Per affrontare in modo serio le profezie del 2012, ma soprattutto per leggere un libro di divulgazione della scienza, ovviamente corredato di riferimenti chiari e dati reali, non perdete in libreria “Psicosi 2012. Le risposte della scienza”.

 

Indonesia: invasione di zombie nelle strade!

27 Ott

Parlando delle varie profezie del 2012, piu’ volte ci siamo occupati anche di zombie. Come ricorderete, diverse fonti su web parlano di un’invasione di questo tipo per il 21 Dicembre 2012. L’origine di questa profezia e’ tutta sul web, e prende in esame gli scritti sull’apocalisse e sul giorno del giudizio anticipato proprio dalle catastrofi attese per la fine del Lungo Computo Maya.

Molto risalto e’ stato dato a questa profezia dopo i cruenti avvenimenti successi in diverse parti del mondo e di cui abbiamo parlato in questi post:

Epidemia Zombie nel 2012?

L’epidemia Zombie arriva in Cina!

La droga che crea zombie

Gli zombie arrivano anche in Italia

Come visto, l’origine di questi strani episodi e’ da imputare all’assunzione di una nuova potente droga sintetica nota come “Sali da Bagno” o “Settimo Cielo”.

Nonostante la spiegazione scientifica dei fenomeni, anche in questo caso si sono creati diversi modi per speculare sulla profezia, propenendo corsi di sopravvivenza anti-zombie e mappe di luoghi sicuri:

Map of the dead

Zombie survival course

Stiamo tornando su questo argomento, perche’ vorrei commentare una notizia incredibile che arriva dall’Indonesia.

Una donna morta nelle strade di Toraja in Indonesia

Come scritto su diversi siti internet, proprio in questi giorni, in Indonesia, e precisamente nel villaggio di Toraja, si stanno risvegliando i morti. Secondo alcune fonti, si tratta di una vera e propria invasione zombie, mentre per altri siti si tratta di un antico rituale di queste popolazione che consentirebbe ai morti di camminare. Stando alle informazioni, i morti conserverebbero la capacita’ di compiere operazioni semplici, come ad esempio camminare. Questa antica tecnica dunque non risveglia i morti, ma gli consente di camminare autonomamente e verrebbe utilizzata per lo spostamento delle salme tumulate prima del completamento della loro tomba definitiva.

Nella foto riportata, si vede chiaramente una donna, che effettivamente sembra in avanzato stato di decomposizione, camminare per le strade del villaggio accompagnata da un uomo. Mi scuso da subito per le immagini forti che verranno pubblicate in questo post, ma si tratta di foto autentiche.

Come potete facilmente immaginare, anche alla luce di quanto ricordato sull’invasione zombie, questi avvenimenti sono subito stati messi in relazione con la fine del mondo del 2012 e fortemente pubblicizzati da molti siti catastrofisti.

Cosa c’e’ di vero in tutto questo? E’ veramente possibile far caminare i morti?

Cominciamo col dire che le immagini, come anticipato, sono reali e provengono veramente dal villaggio di Toraja. Alcuni siti hanno anche provato a spiegare l’immagine dicendo che in realta’ si tratta di una anziana donna malata. In realta’, la donna che vedete nella foto e’ veramente morta!

Altra foto scattata durante il Manene

Come e’ possibile questo?

L’immagine riportata e’ relativa ad un antichissimo rituale che avviene ogni 3 anni nel villaggio di Toraja e chiamato “Manene”. Gli abitanti del luogo hanno un profondo rispetto per i morti che vengono mummificati e disposti all’interno di teche trasparenti. Durante il Manene, i famigliari dei defunti estraggono i corpi dei loro cari per cambiare loro l’abito con uno nuovo, pulire la teca e condurli anche per le strade del villaggio.

L’origine del Manene e’, come detto, molto antica. Secondo la legenda, un antico sciamano del villaggio una volta ordino’ ad un defunto di raggiungere il luogo della sua sepoltura. Per tutta risposta il morto si alzo’ in piedi e cammino’ fino a raggiungere la sua teca, dove si dispose autonomamente. Il Manene ricorda appunto questo avvenimento facendo percorrere ai defunti le strade del villaggio.

Come vedete, non c’e’ assolutamente nessuna invasione zombie in Indonesia. Le immagini riportate sono molto forti, ma relative ad un antichiessimo rituale. Come detto prima, le popolazioni del luogo, tra l’altro di religione cristiana, hanno un profondo rispetto per i loro defunti e questo viene mostrato anche con la cura dei corpi dei loro cari durante il Manene.

Anche in questo caso esiste una spiegazione razionale per le immagini che trovate in rete. Al solito, si sono prese immagini e vi si sono costruite intorno teorie, ipotesi, profezie, ma senza minimamente provare ad informarsi. Possiamo dunque continuare a smentire assolutamente episodi di zombie in giro per il mondo.

Per rimanere informati su tutte le profezie del 2012, senza preconcetti ma solo affrontando le ipotesi con la scienza e con il ragionamento, non perdete in libreria “Psicosi 2012. Le risposte della scienza”.

 

 

Il risveglio del Marsili?

24 Ago

Viste le richieste che mi sono arrivate via mail, e’ necessario fare ancora piu’ chiarezza sul Vulcano Marsili. Abbiamo gia’ parlato di questo in due articoli in particolare:

Il Vulcano Marsili

Immagine ricostruita del Marsili

Ora, in questi ultimi giorni, su diversi siti web, e’ apparsa la notizia che il Vulcano si sia definitivamente risvegliato. Come abbiamo gia’ detto, se questo fosse vero, rappresenterebbe un rischio reale e concreto per ampi tratti della costa Tirrenica. Un’eventuale attivita’ del vulcano aumenterebbe a dismisura il pericolo Tsunami nel Tirreno con conseguenze a dir poco disastrose.

Da dove nascono queste affermazioni? Su vari siti si legge che l’evidenza del risveglio e’ data dalle numerose frane apparse lungo le pendici del Monte. Queste possono solo essere causate da un aumento della pressione interna del Vulcano, evidenza di un aumentata attivita’ e quindi del risveglio del Vulcano. Queste affermazioni sarebbero il risultato di un lavoro condotto dal prof. Franco Ortolani, ordinario di geologia e direttore del Dipartimento di Pianificazione e Scienza del Territorio dell’universita’di Napoli Federico II, insieme a Silvana Pagliuca del CNR. Attenzione, questa volta il discorso si fa molto serio. Abbiamo delle affermazioni molto importanti fatte (probabilmente) da adetti ai lavori. Ci sarebbero dunque anche i dati a sostegno di questa tesi.

Come abbiamo piu’ volte detto, prima di credere a qualcosa, e’ sempre meglio andare a cercare autonomamente le conferme. Cerchiamo di fare il punto.

Siamo d’accordo che un risveglio del Marsili sarebbe una bomba a orologeria nel Tirreno con possibilita’ di terremoti, maremoti, ma soprattutto rischio Tsunami. Il problema di base delle fonti citate e’ che si sta facendo riferimento a delle affermazioni, effettivamente fatte da Ortolani, ma nel 2004. Quanto detto e’ infatti il resoconto di un intervento fatto durante la conferenza internazionale di Geologia tenutasi a Firenze nell’agosto del 2004.

Ovviamente non esiste nessuna prova scientifica di un risveglio “oggi” del Vulcano Marsili. Nell’intervento del 2004, si cercava di mettere in guardia sui rischi che un’eventualita’ del genere potrebbe avere per l’Italia. In particolare, si evidenziava la necessita’ di attrezzare le nostre coste contro un eventuale Tsunami. Il fatto che ancora oggi non sia stato realizzato nessun lavoro in questo senso non rientra nei meriti di questo blog.

Nel 2004, lo studio era stato fatto principalmente in risposta al maremoto avvenuto a Stromboli nel dicembre del 2002. Come forse ricorderete, in quell’occasione una ripresa dell’attivita’ vulcanica causo’ una frana nella Sciara del Fuoco che a sua volta provoco’ un maremoto. Nonostante il grande spavento, non ci furono notevoli danni, ma solo qualche ferito non grave. Pensandoci bene pero’, il bilancio fu cosi’ leggero dal momento che tutto avvenne in Dicembre. Se fosse avvenuto durante la stagione estiva, il bilancio sarebbe stato decisamente piu’ pesante.

La lava dello Stromboli che si riversa in Mare nel 2002

Il fatto di Stromboli dovrebbe metterci in guardia sui rischi di maremoti causati da attivita’ vulcaniche. Come abbiamo visto, eventi franosi possono portare conseguenze anche disastrose. Viste le dimensioni del Marsili, un’eventuale ripresa dell’attivita’ con rischio anche di frane lungo le dorsali, potrebbe causare seri danni.

Come vedete, la notizia che circola in rete sulle prove del risveglio del Marsili e’ in realta’ un falso. Per costruirla sono state prese notizie datate e messe in relazione con eventi come quello di Stromboli. Cercate sempre di essere vigili e di andarvi a controllare da soli le fonti. Purtroppo molte notizie vengono create appositamente per aumentare la paura e cavalcare l’onda degli ultimi avvenimenti. Per partire dagli eventi sul 2012, ma che in realta’ sono sempre attuali anche fuori dal contesto del 21 Dicembre, non perdete in libreria Psicosi 2012. Le risposte della scienza.