Un nostro caro lettore mi ha contattato via mail per segnalarmi una notizia apparsa circa un mese fa sul Corriere online. In realtà, mi ha contatto per segnalarmi la straordinaria tempistica del giornale nel riportare notizie datate ma con enfasi da scoop. Come scritto nella mail, il nostro lettore si chiedeva se in realtà ci fosse un errore sul giornale o su questo blog.
Per farvi capire la questione, vi mostro il link della notizia:
Quale sarebbe l’inghippo? Chi ha sbagliato? Sono diventato un veggente senza saperlo?
Assolutamente no.
Come potete leggere nell’articolo di Psicosi 2012 del 2013, noi avevamo già parlato del fenomeno dicendo come la spiegazione fosse arrivata dopo aver riprodotto in laboratorio le condizioni climatico-ambientali della Valle della Morte. Come riportato, il sottilissimo strato di ghiaccio che si forma durante la notte, si scioglie alle prime luci del giorno e, complice il vento, diminuisce notevolmente l’attrito tra pietre e terreno permettendo ai massi, anche di centinaia di Kg, di muoversi.
Ora, la notizia del Corriere, che permettetemi di dire che però non fa nessun riferimento ai test preliminari in laboratorio, prende spunto dall’articolo pubblicato il 27 agosto 2014 su PLOS:
In questo caso, un team di ricercatori è riuscito a vedere direttamente sul campo il fenomeno verificando sperimentalmente la correttezza della teoria. Lo stesso capogruppo del team ha affermato che questo è stato il suo esperimento “più noioso”. Ore o ore di attesa per vedere il fenomeno avvenire. Poichè il movimento avviene con velocità bassissima, circa 1 metro al minuto, questo spiega perchè nessuno fino ad oggi era riuscito a vedere le pietre muoversi, alimentando fantasie a dismisura sull’origine dei solchi.
Detto questo, il nostro articolo è corretto e, come riportato, si basa sulle prime ipotesi verificate solo in laboratorio. L’articolo del Corriere invece prende spunto dall’articolo pubblicato circa 2 mesi dopo quando la teoria è stata verificata direttamente sul campo.
In questo caso, nessun mistero da risolvere e, ahimé, nessuna dote di preveggenza per me!
Perdona, monna Terra, se io ti rispondo un poco più liberamente che forse non converrebbe a una tua suddita o fantesca, come io sono. Ma in vero che tu mi riesci peggio che vanerella a pensare che tutte le cose di qualunque parte del mondo sieno conformi alle tue; come se la natura non avesse avuto altra intenzione che di copiarti puntualmente da per tutto. Io dico di essere abitata, e tu da questo conchiudi che gli abitatori miei debbono essere uomini. Ti avverto che non sono; e tu consentendo che sieno altre creature, non dubiti che non abbiano le stesse qualità e gli stessi casi de’ tuoi popoli; e mi alleghi i cannocchiali di non so che fisico. Ma se cotesti cannocchiali non veggono meglio in altre cose, io crederò che abbiano la buona vista de’ tuoi fanciulli; che scuoprono in me gli occhi, la bocca, il naso, che io non so dove me gli abbia.
Giacomo Leopardi, estratto da “Dialogo della Terra e della Luna”, Operette Morali.
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Sono davvero impazzito? Cosa c’entra Leopardi con le bufale che ogni giorno si rincorrono sul web? In questo pezzo che ho estratto è la Luna che sta parlando alla Terra ed in particolare la accusa di pensare che tutto ciò che esiste in Natura sia conforme a quello che avviene sul nostro pianeta. In particolare, solo poche battute prima, la Luna raccontava alla Terra di essere abitata ma di abitanti che non sono uomini, che non possono essere immaginati da chi è chiuso nel suo pensiero e che la bellezza della creazione è anche nella diversità delle realtà e degli ambienti creati.
Perché ho voluto iniziare questo articolo con questa citazione? Data la sua vicinanza che la rende perfettamente visibile agli occhi, la Luna è uno dei corpi del Sistema Solare che da sempre ha stimolato la fantasia degli esseri umani. Fantasie che spaziano su temi diversi ma che, come è ovvio, sono sempre concentrate soprattutto sul fatto che il nostro satellite possa essere abitato da esseri intelligenti. Questo, ovviamente, complice anche il fatto che siamo riusciti a raggiungere e camminare sulla sua superficie, ha da sempre creato moltissime speculazioni su segreti celati dai potenti ai poveri mortali.
Apro e chiudo una breve parentesi. Dal momento che ho appena scritto “siamo riusciti a camminare sulla sua superficie”, vi ricordo che in questo articolo:
abbiamo già parlato dell’assurdità delle affermazioni sui viaggi lunari e sulla certezza che l’uomo è stato sulla Luna. Questo giusto per essere precisi ed evitare polemiche a cui abbiamo già dato una risposta.
Detto questo, proprio negli ultimi giorni, alcuni siti complottisti hanno rispolverato uno dei temi che possiamo definire un evergreen della teoria del complotto che è quello della Missione Apollo 20.
Apollo 20? Forse c’è un errore. Tutti sanno che i programmi Apollo sono arrivati fino a 17. Perché si parla di 20?
In realtà, le missioni Apollo 18, 19 e 20 sono state inizialmente messe in programma, ma poi cancellate per assenza di fondi. Il motivo di questa scelta è presto detto: la conquista della Luna rappresentava certamente una sfida tecnologica e scientifica molto importante per diversi settori della ricerca, ma il tutto fu accelerato da motivi politici contestualizzabili al periodo storico a cui ci riferiamo. La conquista dello spazio era uno dei campi di battaglia non armata su cui si fronteggiavano i due grandi blocchi della guerra fredda: Stati Uniti da un lato e Unione Sovietica dall’altro. Quando l’Apollo 11 si posò sulla superficie e i suoi occupanti poterono fare la prima passeggiata fu un momento storico che decretò anche il vincitore della corsa allo spazio e, in altra chiave di lettura, il predominio di una filosofia rispetto all’altra. Le missioni successive, a parte Apollo 13 a causa delle problematiche note a tutti, videro scemare molto velocemente l’interesse dell’opinione pubblica anche perché, come spesso mi sento dire, di “sassi” ne avevamo raccolti a sufficienza. Questa breve parentesi storica spiega bene il perché le ultime tre missioni vennero cancellate e le risorse e le tecnologie impiegate per altri programmi di maggiore interesse.
Nonostante questo, negli anni diverse storie si sono rincorse sulle ultime tre missioni ed in particolare su Apollo 20 che non solo sarebbe partito grazie ad una collaborazione congiunta USA-URSS ma lo avrebbe fatto con un chiaro scopo: recuperare una nave aliena fotografata dalle missioni precedenti.
Certo, detto in questo modo, nessuno, almeno spero, avrebbe creduto a queste fantasie da quattro soldi. Perché allora la storia dell’Apollo 20 è divenuta così famosa negli anni al punto da essere ritirata fuori a cadenza regolare?
Come sempre avviene, in storie di questo tipo la rete ha il suo ruolo da protagonista. Nel 2007, un utente caricò su Youtube un video in cui mostrava alcuni fotogrammi raccolti dalla missione Apollo 15, concentrandosi in particolare su una zona in cui si osserva una struttura abbastanza regolare di forma allungata. Secondo l’utente, la costruzione sarebbe un’astronave abbandonata sulla Luna e proprio grazie a questa identificazione, ed in completo segreto, le due agenzie spaziali più avanzate al mondo decisero di unirsi in una missione congiunta per andare ad esplorare e recuperare il reperto. Per completezza di cronaca, vi riporto l’immagine incriminata:
AS15-P-9625
ma, soprattutto, uno zoom della regione in cui si troverebbe l’astronave aliena:
Zoom dell’immagine precedente con il “dettaglio” della nave aliena
Chi era questo utente? Il misterioso personaggio si identificò come William Rutledge, a suo dire uno degli uomini dell’equipaggio dell’Apollo 20 che ora vivrebbe in Ruanda. Oltre alla misteriosa struttura, nel video caricato si vede anche l’interno della nave, perfettamente conservata, e, indovinate un po’, alieni dormienti. In particolare, uno di questi corpi umanoidi, di sesso femminile, è noto alle cronache come “Monna Lisa”. Eccovi una parte del video in questione in cui si vede l’interno dell’astronave e appunto l’alieno femmina che dorme:
Priam di continuare, lasciatemi fare qualche considerazione personale su cui potete o no essere d’accordo. In questo blog ci siamo occupati davvero di molte bufale e molte di queste erano assolutamente più credibili di questa sull’Apollo 20. Le argomentazioni a sostegno di questo complotto sono davvero molto deboli e assolutamente poco credibili. Perché allora è divenuta così famosa? In primis, perché si tratta di una delle prime costruite e pubblicizzate via rete ma, soprattutto, perché diverse volte è stata citata anche da fonti, almeno secondo il pensiero di molti, autorevoli. Alcuni esempi: giornali nazionali come il Corriere della Sera e la trasmissione Mistero. Come sempre ripetiamo, credibili o meno dal punto di vista scientifico, canali di informazione come TV e giornali hanno un enorme potere sulle persone che spesso prendono per buono quello che gli viene raccontato fidandosi del canale con cui questo viene propinato.
Ragionando insieme, è possibile che ci siano state missioni Apollo tenute nascoste all’opinione pubblica? Per lanciare le missioni, venivano usati razzi Saturn V. Per chi non li conoscesse si tratta di “giocattoli” alti quasi 100 metri. Secondo voi, come avrebbero fatto a tenere nascosta una costruzione del genere? Tra l’altro, sempre secondo il presunto membro dell’equipaggio, il lancio sarebbe avvenuto a Vandemberg in California, questo per tenere nascoste tutte le fasi preparatorie utilizzando una base diversa rispetto al solito. Questo particolare, che può sembrare un’inezia ci conferma invece l’assurdità delle affermazioni e, soprattutto, che questo utente ne sa veramente poco di lanci nello spazio.
Perché dico questo? Per poter lanciare qualcosa nello spazio, prima di tutto si “spara” sfruttando il verso di rotazione della Terra. Questo, per un concetto di moti relativi, ci fa guadagnare sulla spinta e dunque risparmiare sul dispendio di energia per il lancio. Inoltre, normalmente, i lanci vengono fatti sulla costa orientale degli Stati Uniti mai su quella occidentale. Il perché di questo è di facile comprensione: se ci dovesse essere qualsiasi problema nelle prime fasi della salita, tenendo a mente il discorso sulla rotazione terrestre, il lanciatore finirebbe in mezzo all’oceano e non certo sulla terra ferma con il rischio di provocare una strage. Detto questo, il signore che ha caricato il video è tutt’altro che un astronauta.
Altre considerazioni semplici. La foto da cui siamo partiti che mostra dove si troverebbe il relitto dell’astronave è un documento pubblico scaricabile da chiunque, così come ha fatto l’autore del video originale. Sempre secondo voi, se Stati Uniti e URSS avessero identificato qualcosa di anomalo nelle foto e avessero voluto mantener il segreto più assoluto, avrebbero lasciato la foto in bella mostra visibile a tutti?
Inoltre, anche se il lancio fosse riuscito in pieno silenzio e senza essere scoperti, nessuno si sarebbe accorto di una Saturn V che vola verso l’esterno uscendo dalla nostra atmosfera? Così come avvenne nelle precedenti missioni Apollo, il lancio venne seguito anche da molti astrofili amatoriali che potevano vedere molto bene la scia del razzo che usciva dall’atmosfera. In questo caso, giusto per essere chiari, parliamo di centinaia di persone assolutamente estranee ai fatti e che sarebbero impossibili da controllare. Detto in altri termini, se avessero visto qualcosa si sarebbe saputo all’istante!
Dunque, la storia dell’Apollo 20 è, e resta, una bufala bella e buona. Purtroppo, resto sempre amareggiato nel constatare come storie di questo tipo possano riaffiorare a distanza di anni ma mai con particolari interessanti o almeno aggiornati. La cosa più preoccupante, come detto, è che ci sono tanti mezzi di comunicazione che da anni hanno lasciato la strada dell’informazione per un mero discorso commerciale e di manipolazione delle idee. Così come sappiamo bene: il complottismo vende e vende bene, troppo spesso molto di più della verità.
In questi ultimi giorni, moltissimi giornali e siti internet hanno riportato la notizia di un imprevisto stop ai lavori di costruzione di una nuova arteria stradale nei pressi di Seattle. Certo, detto in questo modo, la notizia non sembrerebbe assolutamente straordinaria, se non altro perche’ la fermata dei lavori e’ avvenuta negli Stati Uniti invece che in Italia dove siamo abituati.
Tralasciando facili ironie, veniamo al cuore della notizia.I lavori in questione sono relativi alla costosissima opera di realizzazione della nuova State Route 99 necessaria per allegerire il carico veicolare sulle vecchie arterie. La nuova statale viaggera’ sotto terra nei pressi di Seattle richiedendo la realizzazione di un tunnel di 3 Km il cui costo e’ intorno ai 6 miliardi di dollari.
Questo e’ un progetto del tunnel preso direttamente dal sito dell’azienda che sta realizzando la grande opera:
Progetto del tunnel sotterraneo della Route 99
Prima domanda: come si realizza uno scavo di questo tipo? Ovviamente, non con pala e piccone. Per opere di questo tipo, si utilizzano grandi talpe in grado di perforare il terreno e consolidare il percorso gia’ fatto. Ovviamente, la grandezza della talpa deve essere dimensionata in base al tunnel che si vuole scavare, cosi come la sua parte tagliente. Cosa significa questo? Semplice, in base alla durezza e alla composizione del terreno, si dovra’ pensare una testa diversa in modo tale da poter frantumare i diversi strati interessati.
Per la realizzazione della Route 99, si e’ scelto di realizzare la piu’ grande talpa mai costruita e chiamata Bertha. Si tratta di una macchina TBM, cioe’ Tunnel Boring Machine, con un diametro di 17.45 metri ed una lunghezza che sfiora i 100 metri. Ecco una foto della spaventosa macchina:
La TBM Bertha della Hitachi Zosen
Prima di andare avanti, e’ necessario specificare meglio alcuni punti su cui diversi siti e giornali hanno commesso errori. Prima di tutto, alcuni suppongono che il nome Bertha sia stato scelto per ricordare il micidiale Cannone Berta utilizzato durante la seconda guerra mondiale per bombardare Parigi. Questo non e’ assolutamente vero. Andando sul sito della ditta costruttice di Bertha, la giapponese Hitachi Zosen:
Trovate che il nome e’ stato suggerito da uno studente di una suola elementare di Washington in seguito ad un concorso appositamente indetto.
Altro appunto importante, alcuni suppongono che Bertha non sia la piu’ grande talpa al mondo, ma che sia seconda a quella dell’azienda Herrenknecht con un diametro di 19.25 metri. Anche questo e’ sbagliato. Questa TBM e’ solo a livello di progetto ed e’ stata pensata per la realizzazione di un tunnel nei pressi di San Pietroburgo. Ad oggi, pero’, questa TBM e’ ancora in fase di progetto, lasciando il trono della grandezza a Bertha. Per darvi un’idea delle dimensioni e dei progetti in cui queste macchine sono utilizzate, vi segnalo una pagina contenente una tabella di raffronto davvero molto interessante:
Fatte queste doverose precisazioni, veniamo alla notizia vera e propria che ha richiamato la nostra attenzione.
Come anticipato, Bertha e’ al lavoro per la realizzazione del Tunnel. Solo pochi giorni fa, lo scavo e’ stato interrotto perche’ la TBM ha incontrato un ostacolo lungo il suo percorso che le impedisce di andare avanti.
Di cosa si tratta?
La notizia e’ proprio questa, ad oggi nessuno sa di cosa si tratta.
Anche se sembra assurdo, come una vera talpa, una TBM non e’ provvista di telecamere nella parte rotante. Allo stato attuale, il misterioso ostacolo impedisce pero’ l’avanzata della macchina. Per poter determinare la natura dell’oggetto e’ necessario pressurizzare la sezione del tunnel, far indietreggiare la macchina e poi far scendere una squadra di tecnici. Ovviamente, nelle condizioni del tratto, la squadra potra’ lavorare solo pochi minuti prima di tornare all’aria aperta.
Cosa potrebbe essere questo oggetto?
Come potete immaginare, su questo punto si sono scatenate la fantasie piu’ assurde e a volte ridicole. Per prima cosa, c’e’ chi parla di un antico veliero affondato nei pressi del porto di Seattle, chi parla dei resti di un’antichissima citta’ risalente a tempi remoti. Alcuni parlano addirittura di resti di metalli e attrezzature risalenti al periodo del proibizionismo. In tutto questo, non mancano poi le ipotesi piu’ grottesche: sono i resti di un velivolo alieno precipitato sulla Terra, no, addirittura di una citta’ aliena sotterranea, di piu’, dell’ingresso di una base aliena posizionata sotto Seattle per controllare il genere umano.
Se pensate che le ipotesi che vi ho mostrato siano esagerate, provate a leggere sulla rete e troverete spunti anche peggiori tra i quali i resti di un robot come nel film Transformers.
Da dove nascono queste ipotesi? Semplice, un mostro come Bertha sarebbe in grado di frantumare qualsiasi cosa si trovi lungo il suo percorso. Se un oggetto e’ riuscito a bloccare l’avanzata della TBM deve essere fatto di un materiale cosi’ duro da non poter essere di origine naturale.
Ok, tiriamo un sospiro e proviamo a ragionare. Come anticipato, la scelta di una TBM deve essere fatta valutanto tanti fattori, non solo quello delle dimensioni della testa rotante. Geologicamente, il terreno sotto Seattle e’ molto particolare; praticamente possiamo immaginarlo come un budino di ghiaia, argilla e sabbia. In questi casi, il terreno risulta molto morbido da essere perforato e proprio per questo motivo Bertha e’ stata attrezzata con taglienti appositi.
Per far capire meglio il funzionamento della talpa, riportiamo un video preso direttamente dalle pagine della Hitachi Zosen su Bertha:
Ora, cosa potrebbe aver bloccato la TBM? La risposta potrebbe essere molto piu’ semplice di quelle ipotizzate: un blocco granitico, ferrite compatta, una roccia risalente ad ere geologiche e sepolta sotto il terreno di Seattle. Sicuramente ipotesi molto meno affascinanti di quelle riportate in precedenza, ma, forse, un po’ piu’ realistiche.
Ad oggi, l’operazione di esplorazione visiva non e’ stata ancora fatta ed e’ prevista entro la fine di Gennaio. Sicuramente, tenere fermi i lavori di perforazione costa molto in termini economici, per cui siamo certi che la cosa verra’ risolta in tempi molto brevi. Qualora non fosse possibile agire direttamente, i tecnici stanno gia’ valutando piani alternativi per raggiungere l’ostacolo mediante perforazione verticale. Non appena ci saranno altri aggiornamenti, torneremo su questa notizia. Chi lo sa, magari l’ostacolo potrebbe essere un disco volante abbandonato.
Da semplici considerazioni, e dall’analisi di altre foto, abbiamo visto come questi misteriosi puntini ripresi all’orizzonte altro non sono che pixel danneggiati della camera.
Ora, non potevamo certo pensare che gli avvistamenti sarebbero finiti qui.
Qualche giorno fa e’ addirittura apparso in rete un video fatto su Marte che mostrerebbe un oggetto volante, chiamiamolo anche UFO, svolazzare sull’orizzonte ripreso da Curiosity. Da quanto si legge in rete, questo video sarebbe stato caricato sulla pagina ufficiale della missione, ma rimosso dopo pochi minuti.
Come nostra abitudine, prima di fare commenti o analisi, vediamo il video di cui stiamo parlando:
Nel video si vede chiaramente un oggetto luminoso passare all’orizzonte, fermarsi per qualche istante e poi proseguire dietro il promontorio.
Di cosa si tratta?
Per rispondere a questa domanda, e’ necessario fare qualche considerazione tecnica sulla strumentazione del Rover. Come abbiamo visto nel precedente articolo, Curiosity e’ un vero e proprio laboratorio per missioni sul campo. Oltre a vari strumenti di analisi, vi sono una serie di telecamere disposte in diversi punti del rover.
Il video in questione e’ stato ripreso da una delle telecamere di servizio, chiamate anche HazCam. Questi sono dei dispositivi a bassa risoluzione, montati sui lati di Curiosity e che vengono usate durante la manovre e gli spostamenti del Rover. HazCam sta appunto per “Hazard Camera”, cioe’ “telecamere di pericolo”, il cui scopo e’ appunto individuare sassi, buche o altre cose che potrebbero inteferire durante gli spostamenti di Curiosity. Dato il loro utilizzo, queste camere hanno una risoluzione inferiore rispetto a quelle di osservazione in grado di scattare foto ad alta risoluzione e a colori della superficie di Marte.
Se volete conoscere ulteriori dettagli e sulla strumentazione fotografica di Curiosity, vi segnalo un ottimo articolo di Tom’s Hardware:
Tornando al video, alla luce di quanto detto sulle HazCam, ci accorgiamo subito che si tratta di un falso. Il video ha una risoluzione di 25 fps, molto maggiore di quello che si potrebbe realizzare utilizzando le immagini di queste camere. Notiamo anche un altro particolare, l’immagine in primo piano dell’ombra del Rover non presenta disturbi. Mi spiego meglio, la compressione delle immagini e il rumore dovrebbero comportare dei disturbi dinamici osservabili. Ciascuna immagine che compone il video dovrebbe presentare lievi differenze di qualita’, di rumore, di illuminazione, effetti completamente assenti nel video.
La strumentazione fotografica di Curiosity
Cosa significa tutto questo?
Semplicemente che non si tratta di un vero video di Curiosity, ma semplicemente di un filmato realizzato utilizzando un’immagine presa dalla HazCam e su cui e’ stato sovrapposto l’oggetto volante luminoso. L’immagine di sfondo sarebbe dunque una sola, e su questa sarebbe stato messo, in diversi punti dando l’impressione dello spostamento, il disco volante. Questo spiega la staticita’ della ripresa video.
A riprova di questo, vi riporto anche l’immagine che e’ stata utilizzata per realizzare il video, e che puo’ essere vista dall’archivio JPL di cui abbiamo parlato nel precedente articolo:
Ovviamente, anche la storia del video caricato sul sito NASA e subito rimosso e’ falsa e costruita solo per dare maggiore credito al video.
Quanti altri falsi video e foto di UFO presi da Curiosity compariranno ancora in rete? Speriamo nessuno, ma, come detto in altri post, il fatto di avere una sonda su Marte e’ un’occasione molto appetibile per i soliti complottisti.
Anche in questo caso, siamo di fronte ad un falso realizzato solo per aumentare la paura o la convizione che qualcosa ci possa mettere in pericolo. Diffidate sempre da informazioni di questo tipo. Cercate sempre di ragionare, analizzare e confrontare fonti diverse. Solo in questo modo potrete evitare di cadere nell’innumerevoli trappole diffuse in rete. Per analizzare in dettaglio tutti i fenomeni profetizzati sul 2012 e per fare chiarezza su concetti troppo spesso lasciati solo a falsi profeti, non perdete in libreria “Psicosi 2012. Le risposte della scienza”.
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