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EMdrive: il motore che va contro i principi della fisica

11 Set

Dopo qualche giorno di pausa, purtroppo non per svago, eccoci di nuovo qui. Per iniziare alla grande, torniamo a parlare di scienza, o almeno di qualcosa che gli somiglia. Come ci ha segnalato un nostro lettore nella sezione:

Hai domande o dubbi?

in questi giorni si è molto parlato di un’invenzione davvero particolare. Di cosa si tratta? Detto “poco chiaramente”, stiamo parlando del “motore quantistico”.

Cosa sarebbe questo motore quantistico?

Cerchiamo di andare con ordine, capendo l’origine di questa storia. Partendo da parole più semplici , il motore quantistico è, appunto, un motore che produrrebbe una spinta senza propellente ma solo usando elettricità.

Una soluzione del genere, potrebbe essere utilizzata come thruster nello spazio, cioè come sistema per far muovere i satelliti o altri veivoli spaziali. Cosa c’è di strano in tutto questo? La risposta è semplice, sapete perchè ci vuole così tanto tempo per girovagare nello spazio? Perchè i velivoli che mandiamo si muovono per inerzia. Praticamente, vengono messi in moto tramite propulsori, poi questi vengono spenti e il mezzo continua a procedere lungo la sua direzione. Tutto questo è frutto di una delle leggi fondamentali della meccanica, cioè il principio di inerzia.

Perchè questo motore quantistico sarebbe così rivoluzionario? Detto semplicemente, per far andare qualcosa nello spazio, abbiamo bisogno di avere una spinta in senso contrario. Questo è noto come principio di conservazione della quantità di moto.

Facciamo un esempio per capire meglio.

Supponete di essere al centro di un lago ghiacciato. La superficie del lago è talmente liscia che, idealmente, non c’è nessun attrito tra voi e il ghiaccio. In questa condizione limite, non potete camminare. Sapete perchè? Il semplice camminare è possibile proprio grazie all’attrito tra i nostri piedi, o le nostre scarpe, e il terreno. Praticamente, camminando, il vostro piede è fermo grazie all’attrito statico tra voi e il terreno.

Se ora vi trovate al centro di questo lago, non potete quindi riuscire a camminare. Come fate a mettervi in salvo e raggiungere la riva?

Una buona soluzione potrebbe essere quella di togliervi un indumento e lanciarlo in una direzione. Come per magia, ma in realtà è fisica, voi vi muovete per reazione nella direzione opposta a quella del lancio.

Bene, nello spazio succede esattamente la stessa cosa. Questo è noto, appunto, come principio di conservazione della quantità di moto. Altra legge fondamentale della fisica. Dunque, se questo motore non spinge nulla, per la fisica non può andare avanti.

Come è possibile?

Per provare a rispondere a questa domanda, vediamo prima di tutto come è fatto questo motore. Ecco a voi una foto di quello che viene chiamato EMdrive:

EM drive

EM drive

Questo motore è stato inventato dallo scienziato inglese Roger Shawyer alcuni anni fa. Come funziona? Il principio di funzionamento, secondo il suo inventore, sarebbe il seguente: si tratta di una cavità asimettrica in cui la radiazione a microonde viene fatta rimbalzare sulle pareti producendo effetti di risonanza. A causa di effetti relativistici, si creerebbe una differenza di pressione tra i due estremi del motore con una conseguente spinta, appunto quella di cui parlavamo per far andare i razzi nello spazio.

A distanza di qualche anno, alcuni ricercatori cinesi decidono di costruire un loro proprio motore quantistico per verificare che quanto detto da Roger Shawyer fosse vero. Cosa riescono ad ottenere? Un motore che funziona secondo lo stesso principio e conferma quanto scoperto anni prima.

Di che spinte parliamo? Più o meno 720 milli Newton secondo i cinesi.

Cosa significa 720 milli Newton? Immaginate di prendere in mano un peso da 1 Kg e di tenerlo fermo. Come sapete questo oggetto è dotato di massa ed esercita una spinta sulla nostra mano, chiamata forza peso, risultato dell’attrazione della Terra verso l’oggetto (e mutuamente dell’oggetto verso la Terra). Con un peso da 1 Kg, la spinta è di circa 10 Newton. Dunque, qui abbiamo una spinta di 720 mN, cioè equivalente a quella che produrrebbe un oggetto da 72 grammi tenuto in mano.

Interessa a qualcuno il valore della spinta? L’importante è che questa ci sia e sia in grado di far andare i nostri satelliti.

In realtà, come vedremo, il valore della spinta non è trascurabile.

A questo punto, potremmo essere di fronte alla solita teoria rivoluzionaria che la scienza cerca di insabbiare perché mette in crisi le basi su cui abbiamo costruito tutti i nostri castelli di carte. Attenzione però, questa storia è leggermente diversa dalle solite. Sapete perché? Vista la possibile applicazione di questo motore, la NASA ha deciso di analizzarlo e di provare a verificare se i risultati sono corretti.

Cosa accade a questo punto?

La NASA fa le sue prove e ottiene un risultato in cui si ha una spinta che per la fisica non dovrebbe esserci! Dunque funziona tutto? Aspettiamo prima di dirlo.

Come visto, la spinta misurata era di 720 mN. I tecnici della NASA hanno ottenuto una spinta tra 30 e 50 micro Newton, dunque, circa un fattore 10000 in meno.

Come detto prima, ma chi se ne frega, l’importante è che la spinta ci sia!

Come potete immaginare, molti giornali internazionali hanno dato ampio risalto alla notizia, salvo però non dire tutto fino in fondo.

Cosa significa?

La NASA, dopo aver effettuato questi test, ha pubblicato un conference paper sulla questione. Ecco a voi il link dove leggere il lavoro:

NASA, EMdrive test

Come potete vedere, l’articolo sembra confermare quanto affermato. Attenzione però, leggete tutto fino in fondo. Verso la fine, gli autori scrivono una frase che tanti hanno fatto finta di non leggere. Questa:

Thrust was observed on both test articles, even though one of the test articles was designed with the expectation that it would not produce thrust. Specifically, one test article contained internal physical modifications that were designed to produce thrust, while the other did not (with the latter being referred to as the “null” test article).
Cosa significa? Nel test i tecnici hanno utilizzato anche un motore di controllo realizzato per non avere nessuna spinta. Durante il test però, quando hanno utilizzato questo motore, hanno osservato nuovamente questa spinta. Cioè? Dovete fare un test che porterà valori misurati molto piccoli. Come normale, costruite qualcosa che non dovrebbe invece funzionare. Poi ottenete che tutti e due misurano qualcosa paragonabile. Come concludere? E’ sbagliata la misura su quello buono o su quello che non dovrebbe funzionare?
Personalmente, come mia natura, voglio essere propositivo e, come si dice, “open mind”. Ad oggi, i risultati mostrano valori discordanti. Molto probabilmene, i valori della spinta che si vuole misurare sono troppo bassi per le incertezze derivanti dal metodo di misura stesso. Detto in modo statistico, il risultato ottenuto è compatibile con zero Newton di spinta ma anche con qualcosa diverso da zero.
Ovviamente, non voglio precludere nulla ma, allo stato attuale, questo motore non ha dato risultati che confermano quanto affermato. Visto l’interesse sulla cosa, sono sicuro che ci saranno ulteriori sviluppi nei prossimi mesi. Se così fosse, torneremo sull’argomento proprio per vedere se quanto affermato corrisponde al vero e, in tal caso, ragioneremo su effetti non considerati dalla fisica.
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La bufala di facebook sullo shampoo

4 Lug

Normalmente, non amo soffermarmi su tutte le bufale che gli utenti, più o meno ignari, fanno circolare su Facebook, ma questa volta, anche in risposta a diverse persone che mi hanno contattato, farò un’eccezione.

Se siete soliti frequentare questo social network, avrete sicuramente trovato sulla vostra bacheca decine di link, con alcune varianti ma il succo è lo stesso, che parlano di una presunta infezione che potrebbe venire usando lo shampoo di una nota marca. Non per fare pubblicità, anche perché trovare diverse versioni della stessa bufala, molti parlano della marca NIVEA.

Di cosa si tratta?

Più o meno il link recita questa frase “Guardate cosa potrebbe succeder usando la shampoo di una nota marca!” e nel link trovate anche il collegamento ad un video con lo screenshot iniziale che è questo:

Screenshot del video che circola in questi giorni su Facebook

Screenshot del video che circola in questi giorni su Facebook

Come vedete, una cosa davvero orribile anche solo da vedere. Il malcapitato che avrebbe usato questo prodotto, forse per una sua particolare sensibilità, avrebbe sviluppato questa terribile escrescenza cutanea che è un misto tra un bubbone e qualcosa di ancora più disgustoso.

Non provate a cliccare sul video, anche se, e posso capirlo, la curiosità potrebbe essere davvero tanta. Perché dico questo? Molto semplice, provando a seguire i vari link che si susseguono, passerete da un sito all’altro pieno di virus, malware, spyware e chi più ne ha più ne metta. Al solito, si tratta di una bufala bella e buona pensata inizialmente da qualche “buontempone” proprio per creare infezioni sparse di computer e permettere la diffusione di trojan molto pericolosi per i nostri dati personali. Dimenticavo, alla fine di tutti i giri, e dopo essere passati per decine di siti, non troverete assolutamente il video che volevate tanto vedere.

Premesso questo, perché parlo di bufala per la foto in questione?

Anche qui, basta fare una brevissima ricerca sul web per capire che si tratta di un fotomontaggio fatto anche molto male. Quella che può sembrare una terribile eruzione cutanea e in realtà un bellissimo fiore loto, nome botanico “Nelumbo nucifera“.

Ecco a voi un’immagine vera e reale del fiore in questione:

Il fiore di Loto (Nelumbo Nucifera) utilizzato per il fotomontaggio

Il fiore di Loto (Nelumbo Nucifera) utilizzato per il fotomontaggio

Si tratta di una specie di fiore molto diffusa in Asia e conosciuta da tempo per le sue proprietà e qualità. Un po’ come il maiale, di questo fiore non si butta nulla e viene infatti consumato come antidiarroico, antinfiammatorio e anche come curativo per le influenze. I semi di questo fiore, proprio quelli che si vedono all’interno della sua struttura, possono essere essiccati e vengono mangiati come salatini o preparati come popcorn. Inoltre, gli stami del fiore vengono bolliti in acqua e ve se ne ricava una particolare qualità di the molto profumata.

A conferma di quanto detto, addirittura anche le foglie del Nelumbo vengono utilizzate in alcuni paesi per incartare e conservare al meglio i cibi.

Concludendo, quella che vedete su Facebook non è altro che l’ennesima bufala diffusa in rete grazie alle moderne tecnologie. Ripeto, non c’è nulla di reale in quanto affermato se non la volontà di infettare i vostri pc con programmi molto pericolosi ed in grado di mettere a rischio i vostri dati personali. Quella che viene fatta passare come una terribile reazione allergica altro non è che un bellissimo fiore conosciuto da tempo e utilizzato, come visto, per gli scopi più disparati.

 

Psicosi 2012. Le risposte della scienza”, un libro di divulgazione della scienza accessibile a tutti e scritto per tutti. Matteo Martini, Armando Curcio Editore.

Fusione, ci siamo quasi?

17 Feb

La chimera della produzione di energia attraverso processi nucleari e’ senza ombra di dubbio la fusione. Come sappiamo, detto in modo improprio, possiamo pensare a questo processo come qualcosa di inverso alla Fissione. Se in quest’ultimo caso, un nucleo atomico viene spezzato in due nuclei piu’ piccoli liberando energia, nella fusione abbiamo due elementi piu’ leggeri che vengono uniti in uno piu’ grande. Anche in questo caso, nel processo c’e’ un eccesso di energia che viene liberato verso l’esterno. Non si tratta di magia ma del bilancio energetico delle reazioni, facilmente calcolabile utilizzando i principi base della fisica nucleare.

Per la fissione, il processo e’ relativamente semplice ed in grado di autosostenersi. Quest’ultimo aspetto e’ fondamentale quando si considerano processi di questo tipo. Detto in altri termini, basta dare il “la” alla reazione per avere qualcosa in grado di autosostenersi autonomamente e continuare cosi’ a produrre energia. Come noto, siamo in grado di utilizzare questo processo molto bene sia con reazioni controllate nei reattori a fissione sia in modo non controllato attraverso la bomba atomica.

E per la fusione?

Qui il discorso e’ diverso. A partire dagli anni ’50, abbiamo iniziato a studiare queste reazioni per cercare di ottenere un bilancio positivo. Cosa significa? Prendete due nuclei leggeri. Per far avvenire la fusione dovete avvicinarli tra loro fino a formare qualcosa di piu’ grande. Semplice ma non scontato. Prendiamo il discorso in modo improprio ma comprensibile. Nei nuclei avete protoni e neutroni. Come ci hanno insegnato a scuola, se proviamo ad avvicinare cariche di uguale segno queste si respingono attraverso la forza coulombiana. Ma allora, perche’ nel nucleo i protoni sono fermi e tutti vicini tra loro? Avvicinando due particelle come i protoni, inizialmente avete la repulsione coulombiana dovuta alle cariche elettriche che tende ad allontanarle. Se resistete opponendovi a questa forza, vi accorgete che sotto una certa distanza interviene un’altra forza, questa volta attrattiva e molto piu’ intesa di quella dovuta alle cariche elettriche, la forza nucleare forte. Si tratta solo di un’altra interazione che pero’ agisce a distanze molto corte tra i nucleoni. La presenza dei neutroni nel nucleo serve proprio a tenere unito il nucleo stesso. Poiche’ i neutroni non hanno carica elettrica, non subiscono repulsione coulombiana mentre esercitano e subiscono l’interazione forte. Detto in altri termini, i neutroni fanno da collante per far si che la forza forte, attrattiva, vinca su quella coulombiana, repulsiva.

Bene, lo scopo del gioco della fusione e’ proprio questo. In qualche modo dobbiamo avvicinare i nuclei spingendoli fino a che la forza forte non diventi piu’ intensa di quella coulombiana. Sotto questo limite, ci sara’ un’attrazione spontanea che portera’ alla formazione di un nucleo piu’ pensate, rilasciando energia.

Qual e’ il limite nella produzione di energia da fusione? Ovviamente, dovete fare in modo che l’energia spesa per avvicinare i nuclei sia minore di quella che viene ceduta dopo la fusione. Questo e’ il famoso bilancio positivo di cui tanti parlano ma, lasciatemi dire, in pochi hanno veramente capito.

Di questi processi abbiamo parlato in diversi articoli mostrando le diverse tecniche che si stanno sperimentando nel mondo:

Sole: quanta confusione!

La stella in laboratorio

Studiare le stelle da casa!

Contrapposti a questi, ci sono poi i diversi esperimenti per creare quella che viene definita “fusione fredda” e su cui tanta speculazione e’ stata fatta negli ultimi anni:

E-cat meraviglia o grande bufala?

Ancora sulla fusione fredda

Come detto e ripetuto piu’ volte, dobbiamo essere aperti di mente nei confronti di questi processi che pongono le loro radici in metodi scientifici conosciuti. Quello che pero’ manca, e’ una dimostrazione oggettiva che questi apparecchi, esempio su tutti l’E-Cat, siano veramente in grado di produrre energia in quantita’ maggiore di quella data in ingresso.

Perche’ torno nuovamente su questi argomenti?

Come forse avrete letto, solo pochi giorni fa e’ stato fatto un nuovo anuncio riguardante la ricerca sulla fusione nucleare. In un articolo pubblicato sulla rivista Nature, il NIF, National Ignition Facility, della California ha annunciato di aver ottenuto un bilancio positivo della reazione di fusione di isotopi di idrogeno in elio.

Del NIF abbiamo gia’ parlato nei precedenti articoli riportati sopra. Come sappiamo, in questo caso si utilizzano quasi 200 fasci laser per comprimere, mediante oro, atomi e isotopi di idrogeno, deuterio e trizio, per formare elio. Nel processo viene rilasciata l’energia della fusione.

Come capite bene, in questo caso il bilancio positivo si ha se l’energia rilasciata e’ maggiore di quella necessaria per far sparare nello stesso istante tutti i laser.

Nei primi anni di vita, il NIF ha rappresentato una grande speranza per la ricerca della fusione, attirando grandi finanziamenti. Finanziamenti che poi sono diminuiti quando i risultati ottenuti erano notevolmente inferiori alle aspettative.

Oggi, il NIF e’ riuscito ad ottenere per la prima volta un bilancio positivo, anche se solo minore dell’1%, rispetto all’energia richiesta per far andare i laser. Se proprio vogliamo dirla tutta, non siamo ancora contenti di questo risultato e saranno necessari tantissimi altri studi prima di poter gridare vittoria e prima di poter vedere la fusione utilizzata per la produzione di energia.

Come detto nell’introduzione, lo scopo di questo gioco e’ quello di tenere in qualche modo gli atomi fermi mentre li comprimiamo fino alla fusione. Nel NIF questo confinamento avviene sfruttando l’inerzia dei nuclei stessi e proprio per questo motivo si parla di “confinamento inerziale”. Diversamente, ad esempio per ITER, si cerchera’ di utilizzare forti campi magnetici per tenere i nuclei uniti, parlando di “confinamento magnetico”. La trattazione di questo aspetto non e’ affatto banale e rappresenta, a questo livello, un contributo assolutamente non trascurabile nel bilancio energetico finale della reazione.

Perche’ dico questo?

I risultati ottenuti dal NIF sono assolutamente ragguardevoli e sono un ordine di grandezza maggiore rispetto ai migliori risultati precedenti. Il bilancio positivo dell’1% non tiene pero’ conto dell’energia spesa per il confinamento. Questo per far capire quanto lavoro e’ ancora necessario.

La comunita’ scientifica della fusione, pone tutte le sue speranze, nel progetto internazionale ITER. Come sapete bene, in questo caso si parla di un vero e proprio reattore prototipale per la produzione di energia per fusione. Anche in questo caso, ci saranno diverse sfide tecnologiche da vincere ma la strada segnata dai successi degli ultimi anni non puo’ che farci ben sperare.

 

Psicosi 2012. Le risposte della scienza”, un libro di divulgazione della scienza accessibile a tutti e scritto per tutti. Matteo Martini, Armando Curcio Editore.

Inquinamento e disturbi dell’uomo

31 Ott

Attraverso la sezione:

Hai domande o dubbi

un nostro caro lettore ci ha fatto una domanda molto complessa, ma estremamente affascinante. In sintesi la richiesta e’: esistono delle correlazioni certe tra inquinamento o modificazioni dei mangimi degli animali e disturbi nell’uomo? Con disturbi intendiamo patologie che vanno dall’aumento dell’insorgenza delle allergie fino ai tumori.

Come potete facilmente capire, questa domanda e’ molto complessa, soprattutto perche’ tocca moltissimi argomenti, non sempre chiari. Con questo intendo dire che, come di sovente accade, li dove ci sono interessi economici, non sempre la quantita’ di dati disponibili e’ cosi’ vasta. In questo poi ci dobbiamo mettere anche la cattiva informazione dilagante in rete, sia da un lato che dall”altro. Chi deve guadagnare da queste attivita’, dice che e’ tutto nella norma, chi invece le vuole combattere vede nero ovunque. In questo scenario, non e’ semplice trovre la giusta via che, il piu’ delle volte, e’ nel mezzo.

Fatta questa breve introduzione, cerchiamo di trovare noi il nostro equilibrio e le nostre risposte cercando il piu’ possibile di rimanere oggettivi.

Cominciamo dunque dal discorso inquinamento, sicuramente molto sentito e da cui nessuno di noi e’ esente. Se proviamo a cercare una correlazione con le allergie, troviamo, come anticipato, una giungla mediatica di opinioni in completo contrasto tra loro. Per prima cosa, vi siete mai chiesti cosa sono le allergie? Sappiamo che una grossa percentuale della popolazione soffre di qualche forma allergica. Senza andare a toccare le intolleranze alimentari, anche queste molto diffuse ma diverse di principio, quasi una persona su 3 soffre di reazioni allergiche a qualche agente che puo essere polvere, pollini di varia natura o altro.

Detto in maniera molto semplice, le allergie possono essere viste come un errore genetico del nostro sistema immunitario. In tal senso, in presenza di un allergene, quasi sempre del tutto innocuo per la salute, il nostro sistema immunitario ha una reazione eccessiva che provoca disturbi.

Come sapete bene, soprattutto se siete allergici a qualcosa, le reazioni che un individuo allergico ha vanno da un’eccessiva lacrimazione ad un gocciolmento del naso, fino anche a febbre. Detto in altri termini, e’ come se il nostro organismo provasse in modo eccessivo ad eliminare quella che viene riconosciuta come una minaccia.

Le allergie hanno origini diverse, molto spesso da ricercarsi in cause ereditarie. Questo discorso e’ facilmente comprensibile se pensiamo al discorso genetico del sistema immunitario. Fate pero’ attenzione, se uno dei genitori e’ allergico a qualcosa, puo’ nascere un figlio a sua volta allergico, ma non necessariamente allo stesso allergene.

La speculazione tra allergie ed inquinamento nasce anche vedendo i dati sulla popolazione. Negli ultimi 10 anni infatti, il numero di individui allergici, ad esempio in Italia, e’ passato dal 20 al 25%, con un incremento assolutamente non trascurabile. Proprio questo repentino aumento porta a considerare l’origine delle allergie nell’inquinamento.

Mi dispiace deludervi, ma studi clinici condotti hanno dimostrato come l’inquinamento non possa essere imputato come una causa delle allergie. Attenzione pero’, questo non lo toglie assolutamente dalla scena. Come anticipato, la reazione allergica di un soggetto puo’ essere piu’ o meno acuta. In tal senso, e’ come se ci fosse una scala di allergie intesa come sensibilita’ stessa all’allergene. Molte persone possono essere allergiche ad una sostanza e non accorgersene fino a quando non si trovano in presenza di una concentrazione elevata o in determinati stati sensibili. Proprio quest’ultimo caso ricade in realta’ sull’inquinamento.

La presenza di inquinanti nell’aria, dovuti agli scarichi delle automobili o alle industrie, provocano delle infiammazioni all’apparato respiratorio crescenti all’aumentare della concentrazione degli inquinanti. In queste condizioni, il nostro sistema respiratorio e’ piu’ sensibile alle sostanze contenute nell’aria dal momento che questa viene filtrata di meno. Capite dunque dove e’ da cercare la relazione tra inquinamento e allergie. Se una persona e’ poco allergica ad una sostanza, respirando aria inquinata crea la condizione affinche’ l’allergia si manifesti.

Sempre secondo gli studi condotti, ed in rete ne trovate a bizzeffe, l’aumento delle allergie e’ da ricercarsi in buona parte anche all’inquinamento, ma non come causa iniziale, piuttosto come fattore scatenante di una situazione pregressa.

Altra considerazione importante e spesso non conosciuta. I soggetti maggiormente esposti agli inquinanti dell’aria sono proprio i bambini. Poiche’ molte sostanze inquinanti hanno pesi specifici elevati, ad esempio le catene di benzene e i residui di combustione, tendono a depositarsi negli strati bassi piu’ vicini all’asfalto e alle marmitte. I bambini dunque, a causa della minor altezza da terra, risultano piu’ esposti a questi inquinanti. Oltre al pericolo oggettivo di questa esposizione, si registra negli ultimi anno un vero e proprio boom di allergie manifestate in eta’ infantile.

Sempre in questa ottica, l’inquinamento provocato da gas di scarico ha subito un notevole incremento a causa dell’aumento dei veicoli alimentati a gasolio. Motori di questo tipo emettono infatti molte piu’ molecole inquinanti rispetto ai motori a benzina, soprattutto come residui incombusti.

Detto questo, passiamo invece alla parte alimentare. Come richiesto nella domanda, in questo caso e’ doveroso fare un discorso piu’ ampio parlando di patologie in generale.

Come sapete bene, in questo contesto quello che negli ultimi anni ha fatto maggiormente discutere e’ l’utilizzo dei cibi geneticamente modificati sia negli alimenti direttamente consumati dall’uomo che nei mangimi degli animali.

Anche qui, purtroppo, il discorso non e’ semplice per via dei soliti interessi economici sempre presenti.

Forse faro’ saltare qualcuno dalla sedia ma, parere di ricercatore, non trovo assolutamente nulla di sbagliato nello studio e nell’utilizzo dei cibi OGM. Fate pero’ attenzione, per poter inserire nella nostra dieta cibi di questo tipo, e’ necessario fare una serie di studi approfonditi che spesso viene saltata o ridotta per entrare subito nel mercato.

Facciamo un esempio semplice, sappiamo che i pomodori sono commestibili e fanno anche bene. Perche’ lo sappiamo? Perche’ per secoli abbiamo mangiato i pomodori e li abbiamo anche studiati in dettaglio. Se ora prendo un pomodoro OGM in cui, sempre per fare un esempio, sono state eliminate delle proteine per vari motivi, quel pomodoro e’ uguale a quello naturale? Forse lo sara’ come sapore, ammettendo che i pomodori che compriamo ancora lo abbiano, ma dal punto di vista biologico, devo valutare bene quali conseguenze puo’ avere quella modifica genetica che abbiamo apportato.

L’esempio del pomodoro non e’ assolutamente casuale. Quando parliamo di cibi OGM abbiamo due casi separati. Alcune volte vengono inseriti nella catena genetica nuovi gruppi di aminoacidi per modificare o incrementare delle caratteristiche: crescita, sapore, dimensione, ecc. Altre volte invece, vengono eliminati dei pezzi di codice genetico per cambiare alcuni parametri. In tal senso, esistono dei pomodori OGM in cui un enzima viene sottratto per rallentare la maturazione e cambiare quindi il mese in cui questi frutti sono disponibili.

Capite bene che, in un caso o nell’altro, il cambiamento fatto a livello genetico deve essere controllato nei minimi dettagli soprattutto per quanto concerne l’influenza che questa modificazione puo’ avere sul consumatore, molto spesso l’uomo.

Come viene fatta la sperimentazione?

Si prende un alimento OGM e si fa la solita procedura. Si inizia, dove possibile, vedendo gli effetti che questo cibo ha su vari animali e poi si passa ad una sperimentazione sull’uomo. Dal punto di vista formale, la procedura e’ simile a quella che subisono i medicinali prima di essere inseriti sul mercato. Capite anche come questa procedura sia molto lunga, se non altro per la necessita’ di condurre un’analisi statistica con un campione sufficiente di casi.

A volte, in presenza di effetti di lieve entita’ o molto poco probabili, si procede comunque alla messa in commercio. Purtroppo, questo sistema, cosi’ come e’ strutturato, puo’ alimetare delle falle che portano a decisioni affrettate.

Come forse ricorderete, in passato si sono avuti diversi casi di alimenti OGM che presentavano delle conseguenze non banali anche nell’uomo. Per fare un esempio, ci sono almeno un paio di casi di soia o grano OGM prodotto dalla Monsanto che, in almeno due casi, provocavano ingrossamento del volume dei reni. Questo effetto era stato visto durante la sperimentazione, ma era stato ritenuto non statisticamente importante.

Mia considerazione personale. Quando si parla di cibo che deve essere consumato dall’uomo, lo “statisticamente importante” e’ un qualcosa non facilmente gestibile ma, soprattutto, non quantificabile. Dal momento che parliamo di cosa che vanno mangiate, forse la sperimentazione e la gestione dei risultati andrebbe fatta in modo piu’ scientifico basandosi su campioni sufficientemente grandi, e magari da espandere in caso di evidenza di qualche disturbo, e da piu’ di un organismo indipendente.

Ovviamente, a posteriori, i prodotti in questione sono stati ritirati dal mercato. Per tornare in tema, in questi casi si parlava di alimenti sia destinati al consumo da parte dell’uomo, sia per la produzione di mangimi per animali.

Come visto per l’inquinamento, anche in questa parte alimentare dobbiamo stare attenti alle considerazioni che facciamo. Cosi’ come visto in precedenza, non possiamo parlare di allergie provocate dalla presenza di qualche sostanza nel cibo. Piuttosto, dobbiamo considerare se ci sono inquinanti in grado di creare condizioni anomale in cui le allargie possono manifestarsi piu’ violentemente.

Ora pero’ fate attenzione, se dal un lato questo chiude il discorso allergie, lascia del tutto aperto quello di altre patologie. Cosi’ come visto, se ci sono sostanze in grado di creare un ambiente in cui le allergie possono manifestarsi, ci possono essere altre sostanze in grado di attaccare il nostro organismo in qualche forma.

Ovviamente, e’ impossibile fare degli studi mettendo in correlazione tutte le patologie con qualsiasi tipologia di cibo possiamo mangiare. Vero e’ pero’ che molti dei cibi che oggi mangiamo vengono trattati con prodotti chimici di qualche forma e questi possono poi essere direttamente ingeriti dall’uomo.

Da ricercatore, non posso che essere a favore di una sperimentazione e di una continua evoluzione anche in questo settore. Quello che pero’ maggiormente mi spaventa e’ il solito interesse economico che troppo spesso porta a fare considerazioni non oggettive.

Questo non significa demonizzare i prodotti chimici per l’agricoltura, i pesticidi, gli OGM o altre tecniche atte a migliorare la produzione di qualcosa. Questa affermazione e’ anche giustificabile se pensiamo al continuo incremento della popolazione ma soprattutto all’aumentato benessere, e quindi richiesta di cibo, da parte di paesi ormai emersi e con economie forti nel mondo.

Detto questo, ci sono correlazione forti tra quello che magiamo e respiriamo e l’aumento di patologie nell’uomo. Come visto pero’, alcune volte gli inquinanti non sono le cause ma i veicoli di creazione di ambienti affinche’ queste patologie possano manifestarsi. Non dobbiamo guardare alla ricerca in questi settori come alchimia o qualcosa di negativo, la cosa importante e’ sempre utilizzare la testa e ragionare piu’ con la scienza che con il portafoglio.

 

Psicosi 2012. Le risposte della scienza”, un libro di divulgazione della scienza accessibile a tutti e scritto per tutti. Matteo Martini, Armando Curcio Editore.

La stella in laboratorio

3 Ott

Attraverso le pagine del forum di Psicosi 2012:

Psicosi 2012, forum

mi e’ stato segnalato un articolo molto interessante. Perche’ lo definisco in questo modo? Semplice, l’articolo e’ talmente assurdo che merita di essere presentato qui sul blog.

Come diceva un proverbio: “Dagli amici mi guardi Dio perche’ da nemici mi guardo io”. Cosa significa? Mentre siamo guardinghi nei confronti dei nostri nemici,  ci sentiamo tranquilli verso gli amici. A volte questo puo’ creare la condizione per poter essere, come si dice, accoltellati alle spalle.

Cosa voglio dire con queste parole? Mentre ormai abbiamo capito bene quali sono i siti complottisti e catastrofisti e, almeno spero, abbiamo imparato a leggerli con occhio attento e guardingo, a volte quelli che dovrebbero essere siti seri e scientifici si lasciano prendere un po’ troppo la mano.

Questo e’ purtroppo il caso di una notiizia apparsa su ben due noti giornali online nazionali che, copiandosi spudoratamente tra di loro, hanno finito per sparare cavolate veramente fuori dalla grazia del Signore.

Prima di tuttto, vi segnalo gli articoli in questione:

Articolo 1

Articolo 2

Potete anche leggerne uno solo, tanto le parole utilizzate sono le stesse, ergo, non so chi dei due, ha fatto copia/incolla.

Avete letto bene? I ricercatori dell’istituto americano NIF, stanno per accendere una stella in laboratorio. Una stella? Proprio cosi’ dicono gli articoli. Si tratta di un esperimento di fusione in cui sono stati utilizzati laser con una potenza di 500 Tera Watt, 500 mila miliardi di watt di potenza. Come recita l’articolo, questa potenza e’ pari a 1000 volte quella che gli Stati Uniti stanno consumando in quel momento.

Signori, scusate le sfogo, ma questa e’ disinformazione scientifica sulle pagine di giornali nazionali che pretendono di avere una sezione di scienze! Poi, non ci sorprendiamo quando le persone pensano che al CERN si creeranno buchi neri che distruggeranno la Terra. Dall’altra parte dell’oceano stanno creando una stella in laboratorio.

Finito il mio piccolo sfogo personale, vorrei passare a commentare questa notizia. Al contrario di quanto fatto sui giornali citati, per poter capire questa notizia, e’ necessario capire bene il campo in cui ci andiamo a muovere, cioe’ la fusione nucleare.

Cercando di mantenere un approccio semplice e divulgativo, tutti conoscono le centrali nucleari per la produzione di energia elettrica. Questi reattori funzionano attraverso la fissione nucleare, cioe’ la scissione di un nucleo pesante, il combustibile, in nuclei piu’ leggeri. Questo processo, oltre ai due nuclei figli, produce un eccesso di energia. Il processo si dice dunque esoenergetico perche’ rilascia energia.

Detto in modo molto improprio, il processo inverso a quello di fissione nucleare e’ quello di fusione. In questo caso, si prendono due nuclei leggeri per fonderli insieme e formare un nucleo piu’ pesante. Questo processo e’ conveniente solo per nuclei molto leggeri, in linea di principio fino al ferro. Come viene fatto il processo? Quelli che dovete avvicinare sono degli atomi. Come sapete, nel nucleo sono presenti protoni con carica positiva. Avvicinando tra loro due cariche di segno uguale, queste si respingono tra loro con una forza che aumenta al diminuire della distanza. Sotto una certa distanza pero’, la forza coulombiana repulsiva, cioe’ quella tra cariche elettriche, diviene piu’ piccola della cosiddetta forza nucleare forte. Questa interazione e’ molto intensa, ma solo a distanze molto piccole. Detto in altri termini, dovete comprimere molto i nuclei tra loro, fino ad arrivare al punto in cui questi si attirano grazie alla forza forte.

Questa caratteristica rende il processo di fusione nucleare molto difficile da realizzare o meglio, molto difficile da sfruttare. Come anticipato, si tratta di un processo che rilascia energia. Per poter comprimere i nuclei tra loro dovete pero’ spendere un certo quantitativo di energia in qualche forma. Bene, per poter sfruttare questo processo, o meglio per guadagnarci, dovete fare in modo che l’energia spesa per attivare il processo, quella di compressione, sia minore di quella che poi viene rilasciata dai nuclei che si fondono.

Una delle possibili e piu’ studiate reazioni di fusione nucleare e’ quella del deuterio con il trizio:

D + T → 4He (3,5 MeV) + n (14,1 MeV)

In questa reazione i due reagenti, che altro non sono che isotopi piu’ pesanti dell’idrogeno, vengono fusi per formare un nucleo di elio, detto anche particella alfa, liberando anche un neutrone di una certa energia.

Vedete bene il processo. Indipendentemente da quello che ognuno di noi pensa delle centrali nucleari a fissione, il processo di fusione risolve automaticamente il problema delle scorie. In questo caso, non abbiamo sottoprodotti radioattivi a lunga vita media. Proprio per questo motivo, la costruzione di centrali di questo tipo e’ vista come la chimera della fisica nucleare e da diversi anni sono in corso ricerche per cercare di rendere il processo di fusione conveniente dal punto di vista energetico.

Il punto cruciale di questi studi e’ ovviamente come innescare il processo, cioe’ come far avvicinare tra loro i nuclei per far partire la fusione. Il caso visto negli articoli da cui siamo partiti e’ il cosiddetto confinamento inerziale ad ignizione laser. Detto in parole semplici, si utilizzano fasci laser per riscaldare e comprimere i nuclei e far partire la fusione.

Bene, a questo punto siamo in grado di rileggere gli articoli e di capire veramente quello che e’ successo nei laboratori del NIF.

Il laboratorio in questione utilizza 192 fasci laser per riscaldare e comprimere un sferetta di deuterio-trizio. Il numero elevato di laser serve prima di tutto per avere l’energia necessaria ma anche per poter riscaldare uniformemente la sfera di combustibile. Ovviamente, non serve irradiare continuamente il composto, ma e’ necessario che in un tempo molto breve l’energia arrivi tutta insieme sul campione. Quindi, proprio per questo si utilizzano fasci impulsati, cioe’ raggi molto intensi ma molto brevi nel tempo. Questo spiega l’enorme potenza in gioco. Data un’energia del fascio, tanto piu’ corto e’ il raggio, maggiore sara’ la potenza in gioco. Esattamente come in fisica definite la potenza come il rapporto tra lavoro e tempo per compierlo. Capite dunque da dove viene fuori quel valore enorme di 500 terawatt di potenza. Secondo voi, se fosse necessario avere 1000 volte la potenza che gli USA stanno consumando in quell’istante, chi sarebbe in grado di alimentare i laser? Nella migliore delle ipotesi, acceso il sistema salterebbe la corrente a tutti gli Stati Uniti. Direi che quanto affermato e’ quantomeno azzardato e dimostra la totale non conoscenza di quello che si sta raccontando.

Poi, cosa dice l’articolo? A questo punto, il sistema implode e si accende una stella.

Capiamo bene, perche’ implode? Lo schema semplificato del processo di fusione che avviene e’ questo:

Il meccanismo di ignizione laser per la fusione nucleare

Il meccanismo di ignizione laser per la fusione nucleare

Per compressione interna, si ha un implosione cioe’ un collassamento dei nuclei verso l’interno. Da come viene raccontato nell’articolo, sembra che ci sia una deflagrazione in laboratorio.

Poi si accende una stella ….

Perche’? Anche qui, si tratta di un’assurdita’ letta scopiazzando in giro. Il processo di fusione e’ quello grazie alla quale, ad esempio, le stelle producono la loro energia. Il nostro sole “funziona” grazie alla fusione degli atomi di idrogeno in elio. Quando si parla di processo vitale del sole e di passaggio allo stadio successivo, ci si riferisce proprio al momento in cui il combustibile finira’. Inoltre, se si vede la pagina Wikipedia dedicata al NIF:

Wikipedia, NIF

si legge una frase molto importante:

Oltre allo studio della fusione nucleare in campo energetico, al NIF si studieranno anche i segreti delle stelle; infatti quello che si sta tentando di fare è riprodurre il fenomeno della fusione dell’idrogeno che avviene sul Sole e su tutte le altre stelle.

Ecco da dove e’ nata l’idea che in laboratorio venga “accesa una stella”. Come vedete, l’autore dell’articolo ha provato a documentarsi sulla rete, ma non ha capito proprio il senso della frase riportata.

A questo punto, credo che l’assurdita’ di tali articoli sia evidente a tutti.

Tornando di nuovo a cose serie, perche’ e’ stata data questa notizia? Il motivo principale, e molto importante, e’ che, per la prima volta, e’ stato raggiunto il pareggio energetico. Cosa significa? Per la prima volta, si e’ riusciti ad ottenere la stessa quantita’ di energia che e’ stata necessaria per attivare il processo. Se prima l’energia per accendere la reazione era molto maggiore di quella che poi veniva prodotta, ora siamo in pareggio. Si tratta di un risultato molto importante, che dimostra i notevoli passi avanti fatti in questo campo. Certo, e’ vero che al momento non stiamo guadagnando nulla, ma prima, con lo stesso processo, ci rimettevamo tantissimo. Diciamo che il trend e’ dunque molto positivo.

Ovviamente, allo stato attuale, siamo ancora in un campo pioneristico. Magari, andando avanti, ci potremmo accorgere che si sono dei limiti alla produzione di energia che non siamo in grado di superare. Speriamo questo non avvenga e si riesca, in tempi rapidi, a spostare il bilancio energetico a nostro favore. Come detto prima, questa e’ la condizione per poter sperare nella realizzazione di centrali nucleari a fusione per la produzione di energia.

 

Psicosi 2012. Le risposte della scienza”, un libro di divulgazione della scienza accessibile a tutti e scritto per tutti. Matteo Martini, Armando Curcio Editore.

Ancora sulla fusione fredda

4 Ago

Eccoci qui, tornati dalle vacanze, e pronti a ricominciare di nuovo con il blog. In questo contesto, il “ricominciare” suona quanto mai azzeccato, proprio per l’argomento che vogliamo andare a trattare in questo post.

In una discussione del forum, che per chi lo avesse perso e’ sempre disponibile a questo indirizzo:

Psicosi, forum

e’ stato richiamato in causa il discorso E-Cat di Rossi ed i relativi fenomeni LENR, cioe’ le reazioni nucleari a bassa energia.

Di questo argomento avevamo parlato in dettaglio in questo articolo:

E-cat meraviglia o grande bufala?

Come visto, l’occasione per parlare di questo argomento era venuta quando molti siti internet avevano parlato finalmente della prova indipendente fatta da scienziati. Come sapete bene, non per essere fondamentalista della scienza ne’ tantomeno per denigrare qualcuno senza i presupposti, ad oggi, non vi e’ nessun test indipendente, ma soprattutto fatto seguendo i criteri del metodo scientifico, che mostri la veridicita’ di quanto affermato dall’inventore dell’E-Cat.

Nel post precedente, avevamo visto come la presunta prova indipendente, in realta’ tanto indipendente non lo era. Prima di tutto, dobbiamo rimarcare il fatto che l’articolo successivamente pubblicato non aveva passato nessuna procedura di “peer review”, essendo un paper pubblicato su ArXiv, cioe’ sul database della Cornell University. Come evidenziato, non voglio criticare gli scienziati intervenuti alla dimostrazione, conoscendone personalmente due, ma le tante voci apparse su internet non sono in realta’ veritiere rispetto a quanto accaduto.

L’aspetto fondamentale da tenere a mente e’ che gli scienziati dell’Universita’ di Uppsala in Svezia, non hanno eseguito personalmente il test sull’E-Cat, ma si sono limitati al ruolo di spettatori. Il sistema, cosi’ come era preparato, presentava molte parti oscure paragonabili a scatole nere. Anche la misurazione del calore eseguita mediante termocamera, presenta delle incertezze della misura non facilmente preventivabili e che possono falsare notevolmente il risultato finale.

Detto questo, nell’articolo di ArXix, che potete leggere a questo link gia’ riportato nel precedente articolo:

ArXiV Uppsala

si evidenzia come, “dai dati osservati”, la quantita’ di calore prodotta dal macchinario fosse notevolmente superiore a quella di una qualsiasi reazione chimica, cosa che farebbe pensare ad una reazione di tipo nucleare.

Come visto nel precedente post, quali sono le critiche che avevamo mosso? Se si trattasse di reazione nucleare, ci dovrebbe essere emissione di una qualche forma di radiazione, in realta’ non osservata. I ricercatori non hanno assistito alla preparazione del combustibile, cioe’ della miscela Idrogeno-Nichel piu’ catalizzatore, preparata in precedenza da Rossi. Il rame prodotto, che e’ quello che farebbe pensare ad una fusione, non presentava percentuali di isotopi diversi rispetto al rame comunemente commerciale. Detto con un po’ di malignita’, quel rame potrebbe essere stato comprato e messo nella camera solo per far pensare ad un fenomeno di fusione.

Senza ripercorrere le conclusioni che abbiamo raggiunto nel precedente articolo, il nostro punto di vista e’ abbastanza scettico. Non voglio demonizzare i fenomeni LENR pero’, in assenza di prove scientifiche che dimostrino l’esistenza di queste reazioni, e’ difficile da mandare giu’, o megio credere, a questo risultato. Ovviamente, molti alzano gli scudi e parlano di segreto industriale da mantenere. Proprio in virtu’ di questo aspetto, viene mantenuto il segreto sulla preparazione del combustibile e su alcune parti fondamentale dell’apparato. Bene, se anche fosse vero questo, allora non si puo’ pretendere di “credere” all’E-Cat. Quando ci sara’ questa fantomatica versione comerciale, che vi ricordo aspettiamo da anni, allora diremo che la cosa e’ possibile. Scientificamente, non possiamo “credere” a qualcosa, c’e’ bisogno di prove.

Detto questo, solo pochi giorni fa, la greca Defkalion, un tempo ditta collaboratrice di Rossi, ha mandato in diretta streaming una nuova dimostrazione di un dispositivo molto simile all’E-Cat, l’R5. Le differenze fondamentali tra i due sistemi sarebbero nella temperatura di esercizio e nella pressione richiesta in camera. Per il resto, il principio di “funzionamento” sarebbe lo stesso.

Potete vedere lo streaming a questo indirizzo:

Streaming Defkalion

Vi premetto subito che lo streaming e’ stato seguito anche da una platea di addetti ai lavori della conferenza ICCF-18 sulla fusione fredda. Come al solito, nell’esperimento si mostrava un sistema in grado di produrre molta piu’ energia di quella assorbita. Come potete facilmente immaginare pero’, in seguito alla diretta, sono piovute decine di domande dagli esperti della conferenza sui metodi di misurazione del calore, sulle parti, come al solito, tenute nascoste, sul combustibile utilizzato, ecc. Ovviamente, domande che non hanno avuto una risposta. Per essere sinceri, la Defkalion ha dato delle risposte sommarie tramite un’intervista, ma poi si e’ limitata a dire che l’esperimento non era un vero test di funzionamento, bensi’ una mera dimostrazione sul sistema utilizzato. Al solito, tanto fumo e assolutamente niente arrosto.

Prima di concludere, vorrei pero’ tornare sul discorso E-Cat e Universita’ di Uppsala. Sulla rete gira la notizia, assolutamente non confermata, che Rossi sarebbe pronto a costruire una centrale da 1MW utilizzando il suo E-Cat. Personalmente, la cosa mi farebbe immensamente piacere. Come detto in precedenza, capisco molto bene, anche da scienziato, l’anima commerciale della cosa. Proprio per questo motivo, aspetto ansiosamente, ormai da troppo tempo, un qualcosa di commerciale da vedere, studiare e, ovviamente, comprare.

A seguito dell’articolo di ArXiv, ne e’ stato pubblicato un altro, sempre nello stesso archivio, di risposta alle osservazioni sul test di Rossi. Ecco il link all’articolo:

ArXiv, commento

Questi articoli sono tutti liberamente scaricabili e leggibili anche senza abbonamento. Come potete vedere, anche questo articolo e’ a firma di due ricercatori dell’Universita’ di Uppsala,i professori Ericsson e Pomp. Mentre nel primo articolo i ricercatori coinvolti erano esperti di campi diversi, fisica sperimentale, teorica, radioprotezione, ecc, Ericsson e Pomp sono due professori di fisica nucleare.

Nell’articolo vengono mosse pesanti critiche al primo report, non solo per la preparazione specifica dei ricercatori coinvolti nel primo test ma anche per il fatto che due di questi scienziati conoscono personalmente Rossi, hanno partecipato a diversi test e in passato hanno espresso apprezzamenti sull’E-cat. Certo, se vogliamo parlare di “risultato indipendente”, queste evidenze farebbero mal pensare pero’, ragionandoci su, immaginate questo scenario: avete costruito una macchina strabiliante con risultati eccezionali, avete bisogno di un risultato indipendente, a chi vi rivolgereste? Sicuramente la prima scelta ricadrebbe su qualcuno che conoscete. Personalmente, la cosa non mi scandalizza piu’ di tanto. Essendo poi tutti i ricercatori della stessa universita’, non vorrei ci fossero attriti pregressi che hanno spinto a questa diatriba.

Tolto il gossip scientifico, che non interessa a questo blog, ragioniamo invece sul discorso scienza. L’articolo di Ericsson e Pomp, muove esattamente le stesse critiche al sistema e alla prova che avevamo fatto noi nell’articolo precedente. In particolare, si evidenzia l’assoluta mancanza di uno schema elettrico, della preparazione del campione, dei cavi connessi al sistema per evitare che ci siamo linee secondarie di alimentazione non considerate. Soprattutto, viene discussa la possibilita’ di errore sperimentale nella misura del calore attraverso la termocamera e la frazione di isotopi di rame prodotti, oltre ovviamente alla mancanza di radiazione emessa.

Detto questo, capite bene che non stiamo muovendo un’accusa gratuita nei confronti di Rossi, ci stiamo limitando ad analizzare i fatti. Al momento, non si sono prove della veridicita’ delle affermazioni fatte. Ci mettiamo una pietra sopra? Assolutamente no, la scienza insegna ad essere aperti di mente. Se, un giorno, ci trovassimo tra le mani un E-cat che assorbe un’energia X e ne produce in uscita X per un coefficiente maggiore di 1, ben venga il risultato estremamente importante per la societa’. Fino a questo punto pero’, parlare di E-Cat, Rossi, LENR, ecc, e’ paragonabile a parlare di “fede”. Voglio crederci perche’ mi va. Benissimo. Pero’, signori miei, a tutti quelli che gestiscono pagine sull’argomento e che proclamano un complotto della scienza, non fate credere che ci siano prove sperimentali dei risultati perche’, come visto, di queste non vi e’ assolutamente traccia.

 

Psicosi 2012. Le risposte della scienza”, un libro di divulgazione della scienza accessibile a tutti e scritto per tutti. Matteo Martini, Armando Curcio Editore.

E-Cat meraviglia o grande bufala?

30 Mag

Viste le numerose richieste di informazioni, chiarimenti e spiegazioni che ho ricevuto, ho deciso di scrivere questo articolo sull’E-Cat. Perche’ non l’ho fatto prima? Semplicemente perche’, a mio avviso, e ne riparleremo dopo, mancavano dei presupposti essenziali per parlare di questa presunta invenzione in termini scientifici.

Ora cosa e’ cambiato?

A parte le numerose richieste ricevute, la rete e’ letteralmente esplosa in questi giorni perche’ sembrerebbe che finalmente sia arrivata la dimostrazione indipendente del funzionamento di questo prodigio.

Bene, analizziamo i fatti e cerchiamo di capire meglio di cosa stiamo parlando.

Per chi non lo sapesse, l’E-Cat e’ una presunta invenzione di Andrea Rossi che produrrebbe energia in un modo non noto. Mi spiego meglio. Si tratta di una sorta di generatore, alimentato da corrente elettrica, che pero’ produce piu’ energia di quanta ne assorbe. E’ strano questo? Assolutamente no. Non pensate che si stia violando qualche principio fisico basilare, semplicemnte si potrebbe sfruttare una qualche reazione chimica, fisica o sconosciuta mediante la quale si innescano dei processi esoenergetici, cioe’ che producono energia.

Poiche’ questo punto e’ molto importante, cerchiamo di capirlo bene e in modo semplice. Prendiamo, ad esempio, la fissione nucleare. Mediante questo proceso, nuclei di elementi fissili vengono spaccati in elementi piu’ leggeri, mediante neutroni, producendo energia. Ora, per produrre i neutroni da sparare avete bisogno di energia, ma quella che otteete alla fine del processo e’ maggiore di quella che avete speso, perche’ siete riusciti ad estrarre un’energia dall’interno del nucleo. Avete creato qualcosa dal nulla? No, avete semplicemente sfruttato un processo per produrre questa energia traformandola in qualcosa di utilizzabile ai vostri scopi.

Bene, l’invenzione di Rossi dovrebbe fare un qualcosa di equivalente. L’invenzione promette infatti di produrre molta piu’ energia di quella che deve essere immessa, sfruttando un processo, almeno al mometo, sconosciuto.

Qual e’ il carburante dell’E-Cat? Piu’ o meno il sistema funziona in questo modo: mettendo insieme Nichel e Idrogeno e fornendo un’energia iniziale al sistema, si dovrebbe innescare una reazione fortemente esoenergetica, in cui viene prodotta 5 o 6 volte piu’ energia. Attenzione pero’, gli ingredienti non bastano. Per poter funzionare, c’e’ bisogno anche di un catalizzatore da aggiungere al miscuglio Ni-H, tenuto segreto per motivi di spionaggio industriale.

Perche’ spionaggio industriale? Semplice, parlando di E-Cat, non stiamo parlando di una ricerca scientifica, bensi’ di una invenzione che deve essere lanciata sul mercato. Detto in altri termini, che deve essere venduta.

Quasta cosa ci sconvolge? Assolutamente no. Chiunque di noi puo’ pensare ad un’invenzione commerciale fattta esclusivamente per guadagnare. Non c’e’ nulla di male in questo, purche’, come vedremo, ci siano tutti i presupposti di affidabilita’ dell’invenzione.

Per chi gia’ conoscesse l’E-Cat, notate che ho parlato di una misteriosa reazione. Su molti giornali e siti internet, vedete che si parla di “fusione fredda” o “reazione nucleare a bassa energia”, ho omesso appositamente di tirare in causa questi concetti. Perche’? La fusione nucleare e’ quel processo secondo il quale dei nuclei leggeri vengono fusi tra loro per produrne uno piu’ grande, producendo energia. Questa ‘e la reazione utilizzata dal sole e dalle stelle per produrre energia, ed e’ quella a cui si vorrebbe puntare per sostituire le centrali nucleari a fissione. Il motivo e’ molto semplice, favorevoli o meno al nucleare, il punto piu’ discusso su queste tematiche e’ quello della produzione di scorie, cioe’ elementi nucleari di scarto con vite medie lunghe, cioe’ che restano attivi per molto tempo.

Qual e’ il problema principale della fusione?

Come detto, si devono fondere tra loro due nuclei leggeri per formarne uno pesante. Bene, cosa c’e’ dentro il nucleo? Neutroni, particelle neutre, e protoni, particelle di carica positiva. Come sappiamo bene, se avviciniamo due cariche dello stesso segno, come i protoni dei due nuclei, questi si respingono tra loro a causa della repulsione coulombiana. Ora pero’, se riuscissimo ad avvicinare moltissimo i due nuclei, si arriverebbe ad un punto in cui la forza nucleare forte, che e’ attrattiva, sarebbe molto maggiore della repulsione dovuta alle cariche elettriche, e i due nuclei si attirerebbero tra loro. Niente di complicato. Mentre li avvicinate, i due nuclei si respingono, quindi dovete spingerli con forza per farli avvicinare. Quando poi riuscite ad arrivare oltre una certa distanza, nota come barriera di Coulomb, a questo punto i due nuclei si attirano da soli e si innesca la fusione. Il problema delle centrali a fusione e’ proprio quello di trovare il modo piu’ conveniente ed efficace per fornire l’energia necessaria al superamento della barriera di Coulomb.

E la fusione fredda?

Come detto, parlando di fusione si parla di processi ad altissima temperatura, come avviene nelle stelle. La fusione fredda invece avverrebbe a temperatura ambiente. Al contrario di quanto si legge spesso in rete, non esitono evidenze di reazioni di questo tipo. Storicamente, i primi a parlare di fusione fedda furono gli americani Fleischmann e Pons, cui seguirono altre prove. Per nessuna di queste pero’, esiste la certezza scientifica che si sia trattato realmente di una reazione nucleare di questo tipo e, ancora oggi, c’e una forte discussione a proposito.

Perche’ per l’E-Cat si parla di fusione fredda?

In diverse fonti si parla della reazione tra Nichel e Idrogeno che verrebbero fusi tra loro per produrre Rame. Questo sarebbe il processo che avverrebbe a bassa energia e che fornirebbe l’energia dell’E-Cat. Ripeto, non sono d’accordo su questo punto e a breve mostreremo anche il perche’.

Prima di tutto, rivediamo un po’ la storia di questo E-Cat. Nel 2011 si e’ iniziato a parlare di questo generatore quando Rossi ha condotto due test rendendo pubblici i risultati. In questi esperimenti, fornendo un’energia al macchinario intorno ai 35 KWh, si sarebbero prodotti in un caso 70 KWh, nell’altro 160 KWh. Stando ai numeri, la reazione sarebbe effettivamente esoenergetica e molto conveniente. Qual’era il problema di questi test? Semplicemente, non ci sono prove scientifiche della validita’ dei risultati perche’ il tutto e’ stato condotto in maniera autonoma e senza un confronto indipendente. Cosa significa? Ai test sono stati invitati giornalisti rigorosamente selezionati, in veste di spettatori. Mi spiego meglio. I giornalisti sono stati invitati in questo capannone e hanno potuto vedre e filmere il test di Rossi riportando solo ed esclusivamente quelllo che l’inventore del macchinario affermava.

Ora, vedetela in questo modo. Un signore vi invita ad una dimostrazione in cui vi mostra una scatola nera in cui mette 10 euro e dall’altra parte ne escono 20. Basta, non vi viene detto altro ne’ vi vengono forniti dettagli su cosa c’e’ dentro la scatola. Non parlo a caso di scatola nera, infatti, molte delle parti dell’apparecchiatura sono tenute coperte e chiuse alla vista. Ovviamente, si tratta dei componenti fondamentali del sistema, incluso anche il misterioso catalizzatore che darebbe il via alla reazione.

Cosa dice la scienza a proposito? Come e’ facile immaginare, questo risultato non e’ stato accettato dalla comunita’ scientifica. Per sostenere qualcosa di questo tipo, seguendo i canoni della scienza, si dovrebbe mostrare il macchinario, studiare la reazione che avviene e il tutto deve essere ripetibile ovunque nelle stesse condizioni. Se queste informazioni mancano, il test e’ del tutto simile a quello di un’illusionista che vi mostra l’assistente tagliata in due all’interno di una scatola.

Come forse sapete, a seguito di questi test, e del completo rifiuto della scienza su questi risultati, Rossi e’ divenuto un “mito telematico”, metafora di quel genio che trova l’invenzione del secolo per il bene dell’umanita’ e a cui la scienza mette i bastoni tra le ruote perche’ corrotta dalle grandi multinazionali.

Se invece di gridare allo scandalo, si ragionasse su quanto detto, tutti si renderebbero conto che affermazioni di questo tipo non possono essere credibili se non verificate sperimentalmente. Il problema energetico dell’umanita’ non si risolve con la fiducia sulla parola, ma con numeri chiari verificabili e indiscutibili.

Perche’ ora, come anticipato, si parla di verifica indipendente? Nei mesi scorsi sarebbero stati condotti altri test. Questa volta pero’, avrebbero partecipato anche scienziati di diverse parti del mondo che avrebbero assistito agli esperimenti. Anche in questo caso, i risultati avrebbero mostrato un guadagno energetico del processo, confermando dunque la correttezza del metodo su cui si basa l’E-Cat.

Attenzione, facciamo una considerazione. Come premesso, in ambito commerciale, e’ lecito parlare di segreto industriale. Le regole del commercio sono diverse da quelle della scienza. A mio avviso, se il tutto venisse mostrato ad un gruppo di scienziati affidabili ed in grado di fornire un’opinione scientifica, sicuramente il test acquisterebbe di credibilita’. Purtroppo, non e’ andata cosi’.

L’altro punto fondamentale su cui si e’ dibattuo a lungo e’ la mancanza di una “peer review” sull’esperimento. Cosa significa? Quando si pubblica un articolo su una qualche rivista internazionale, si passa attraverso il processo di “referaggio”. Prima di pubblicare il lavoro, la rivista nomina un altro ricercatore internazionale di chiara fama ed esperto del settore che ha il compito di analizzare in dettaglio il contenuto dell’articolo. Se ci sono punti poco chiari, l’esperto puo’ chiedere maggiori spiegazioni al fine di chiarire il tutto ed evitare, nella migliore delle ipotesi, errori sfuggiti agli autori. Solo al termine di questo processo il vostro lavoro, se accettato, viene pubblicato.

Partendo proprio da questo punto, gli ultimi test seguiti dal gruppo di scienziati avrebbero risolto anche questo problema.

Perche’?

Solo pochi giorni fa, e’ stato pubblicato un articolo sull’archivio della Cornell University, che trovate a questo link:

ArXiv E-Cat

A questo punto, tutti i dubbi iniziali dovrebbero essere risolti: il test e’ stato eseguito indipendentemente da un gruppo di ricercatori e questi hanno anche pubblicato un articolo, ovviamente confermando i risultati dei primi test.

Cosa c’e’ che non va?

Prima di tutto, quello di cui vi ho dato il link, non e’ un articolo su rivista internazionale che ha subito un processo di peer review. Il database in questione e’ semplicemente un archivio di articoli in cui i ricercatori possono mettere i loro lavori. Non c’e’ nessun controllo sul contenuto degli articoli, a parte la buona fede dei ricercatori stessi. Generalmente, almeno nel campo della fisica, i lavori vengono caricati su arXiv prima che questi vengano pubblicati sulle riviste, cioe’ mentre e’ in corso il processo di review. Detto questo, non e’ assolutamente risolto il problema del peer review per l’E-Cat.

Purtroppo, neanche la prima critica e’ stata risolta. Come potete leggere nel testo dell’articolo, non si e’ trattato assolutamente di una verifica indipendente, ma solo di uno spettacolino riservato a persone esperte del settore. Cosa significa? Nei primi test erano stati invitati dei giornalisti, ora dei ricercatori, ma lo svolgimento e’ stato esattamente lo stesso. I ricercatori non hanno potuto toccare nulla, ma si sono limitati a guardare il test condotto da Rossi nei suoi laboratori. Inoltre, molte delle parti del sistema su cui si era discusso, sono rimaste chiuse all’interno di scatole nere in cui era impossibile guardare dentro e, come e’ facile pensare, tra queste vi era anche il misterioso catalizzatore. L’articolo di cui stiamo parlando e’ dunque un insieme di osservazioni e considerazioni fatte dai ricercatori.

Cosa e’ cambiato rispetto al passato? Ovviamente, i ricercatori intervenuti hanno potuto misurare il calore in uscita mediante una termocamera, valutando in questo modo sia la potenza in uscita che quella in ingresso utilizzando sistemi elettrici. A parte al correttezza o meno di questo processo indiretto e della valutazione dell’incertezza ottenuta misurando la potenza con una termocamera, non  si e’ assolutamente trattato di una prova “indipendente”.

C’e’ anche qualche altra considerazione importante da fare. Come detto in precedenza, a mio avviso non si e’ trattato di fusione fredda. Un processo di questo tipo necessariamente producce radiazione in uscita. Effetto non riportato in nessun caso e impossibile da schermare in sistemi di questo tipo. Tra l’altro, conosco personalmente uno dei ricercatori intervenuti ed e’ un esperto di radioprotezione dell’Universita’ di Uppsala in Svezia.

Oltre a questo, la quantita’ d rame che si sarebbe prodotta corrisponderebbe ad un rendimento del sistema molto piu’ alto di quello che ci si aspetta e soprattutto il rame in questione sarebbe non eterogeneo, cioe’ mancano isotopi diversi dalla forma piu’ commerciale e abbondamente in natura.

Ulima considerazione scientifica, dal punto di vista energetico, la fusione di nichel e idrogeno sarebbe possibile e verrebbe prodotto rame, ma la barriera coulombiana per questi nuclei e’ elevatissima. Questo solo per dire che un processo del genere a bassa energia e’ scientificamente molto difficile da digerire. Teoricamente si potrebbe citare l’effetto tunnel, ma questo non spiegherebbe neanche la certezza della reazione di fusione cosi’ come altri processi quantistici non deterministici.

Concludendo, alla luce delle considerazioni fatte e degli ultimi aggiornamenti, non pssiamo assolutamente affermare che l’E-Cat sia un sistema reale e che possa essere accettato dalla scienza. Questo non significa che potrebbe esistere questo generatore in grado di fare quello che Rossi promette. Semplicemente, se anche esistesse, non e’ comprensibile la reazione su cui sarebbe basato e soprattutto mancano dati certi su cui ragionare e da cui estrarre certezze scientifiche. Al momento, almeno secondo me, siamo ancora al livello dll’illusionista che taglia l’assistente con la sega.

 

Psicosi 2012. Le risposte della scienza”, un libro di divulgazione della scienza accessibile a tutti e scritto per tutti. Matteo Martini, Armando Curcio Editore.

Il palo che vibra a Torino

3 Apr

A Torino, gia’ da diverso tempo, sta avvenendo un fenomeno che sta facendo molto discutere sul web ma che sta occupando anche le pagine di diversi quotidiani. Come forse avrete sentito, in prossimita’ del cantiere per la costruzione del grattacielo di Renzo Piano realizzato per conto di Intesa San Paolo, un paletto vibra in modo autonomo con oscillazioni molto pronunciate e quasi incredibili.

Andiamo con ordine.

Per prima cosa vi mostro un video di questo particolare fenomeno:

VIDEO Palo Torino

Come potete vedere, questo paletto, probabilmente un tempo utilizzato per sostenere un cartello stradale, oscilla in modo incredibile con ampiezza molto pronunciata senza un’apparente spiegazione.

Come potete immaginare, questo fenomeno ha acceso da subito la fantasia di molti siti internet e di utenti da sempre alla ricerca di fenomeni strani. Le spiegazioni date sono moltissime, ma le piu’ fantasiose vanno dal fenomeno UFO, il palo sarebbe un’antenna aliena, fino anche ad una nuova forma di terremoto non percepibile dalla popolazione e generata da esperimenti scientifici.

In qusti scenari fantascientifici, non mancano certo ipotesi catastrofiste. Secondo alcuni infatti, il palo vibrerebbe perche’ in realta’ la costruzione del grattacielo e’ solo una copertura per mascherare operazioni di fracking. Di queste attivita’ e del rischio associato di terremoti abbiamo parlato in questo post:

Fratturazione idraulica

Da cosa puo’ dipendere questa oscillazione? In realta’ le cause potrebbero essere diverse e tutte di natura scientifica. Le prime oscillazioni sono state osservate durante l’estate del 2012 e fino ad oggi, con numerose interuzioni e riprese, sono avvenute con intensita’ anche diversa.

Gia’ alle prime oscillazioni, molti hanno puntato il dito contro il cantiere del grattacielo distante solo 2 metri. Questo ovviamente ha scatenato la reazione della ditta costruttrice che a sua volta ha puntato il dito contro la societa’ che gestisce la metropolitana. Pensate sia finita qui? Assolutmente no. La societa’ della metro ha, a sua volta, dato la colpa ai tram circolanti nella zona. Come potete capire, tutti cercano di scaricare la colpa ad altri, dal momento che questa oscillazione rimane ancora un mistero e nessuno vorrebbe assumersi l’eventuale colpa di attivita’ rischiose per la popolazione.

Meccanismo del Vortex Shedding

Meccanismo del Vortex Shedding

Proprio in questi giorni, la Repubblica online ha riportato di nuovo la notizia dichiarando di aver finalmente risolto il mistero. Secondo il giornale, anzi secondo l’opinione di un lettore, la spiegazione dell’oscillazione e’ da ricercarsi nel “Vortex Shedding”. Di cosa si tratta? Questo e’ un fenomeno molto noto a livello scientifico ed in particolare nella fluidodinamica. Quando un flusso viscoso, aria, acqua o altro fluido, scorre con una certa velocita’ in prossimita’ di un oggetto cilindrico, questo movimento potrebbe innescare fenomeni di oscillazione che possono avere ampiezze fino anche a due volte il diametro del cilindro. La spiegazione e’ molto semplice, il flusso di fluido crea dei vortici lungo il corpo creando zoea di alta e bassa pressione. Se uno dgli estremi del cilindro e’ vincolato, allora l’oscillazione si avra’ sull’estremo libero che tendera’ a muoversi verso le zone a piu’ bassa pressione.

Anche se si riserva un piccolo margine di dubbio, il giornale afferma che con buona probabilita’ questa e’ la spiegazione scientifica per comprendere il fenomeno del palo che vibra.

Ora pero’, ovviamente, per avere Vortex Shedding e’ necessario aver un flusso di aria lungo il paletto. Questa, anche in base alla teoria citata, e’ una condizione necessaria per avere questo fenomeno. Ovviamente, non e’ necessario che ci sia un vento a velocita’ elevatissima, basta infatti una corrente nella direzione giusta affinche’ il paletto inizi a vibrare ortogonalmente alla direzione del fluido.

A mio avviso, questa potrebbe essere una spiegazione possibile, anche se non e’ ovviamente l’unica. In particolare, vorrei farvi notare un dettaglio. Questo e’ il link ad un altro articolo dello stesso giornale datato pero’ luglio 2012, cioe’ quando e’ iniziata l’oscillazione:

Articolo 07/2012

Leggete con attenzione questa frase: E non è colpa del vento, visto che ieri su Torino c’ era bonaccia e non si muoveva foglia.

Dunque?

Come detto, quella del Vortex Shedding potrebbe essere una chiave di lettura ma in diversi articoli su web si riportano testimonianze di oscillazioni in giornate completamente senza vento. Inoltre, se rivediamo con attenzione il video riportato all’inizio dell’articolo, i fili del tram sono assolutamente fermi. Quest situazione sarebbe incompatibile con l’ipotesi del Vortex Shedding.

Quindi? Da cosa dipende l’oscillazione?

Ad oggi, non esiste ancora una spiegazione accettata per questo fenomeno. A mio avviso, il vortex shedding potrebbe essere una spiegazione, ma lo stesso fenomeno potrebbe avvenire anche per oscillazioni propagate nel terreno magari a metri di distanza dal palo. La presenza del cantiere potrebbe essere una spiegazione possibile, ma per avere un’idea certa, sarebbe necessario conoscere anche la struttura morfologica del terreno. Per darvi un’idea, se sotto il manto stradale fosse presente una zona con ampi vuoti, questa potrebbe fungere da cassa di risonanza per le oscillazioni che dunque verrebbero trasmesse al paletto.

Ovviamente l’ipotesi piu’ probabile, forse perche’ la piu’ facile da capire, e’ quella del vortex shedding, ma allora il precedente articolo di lugio di cui abbiamo parlato magari e’ stato scritto con toni sensazionalistici solo per attirare maggiormente l’attenzione. In questa ipotesi, dire che “non si muoveva una foglia” serviva solo ad aumentare il mistero sul fenomeno, salvo poi tornare indietro a distanza di mesi per spiegare il tutto con il vento.

Concludendo, la spiegazione certa per il fenomeno del palo che vibra ancora manca, anche se l’ipotesi piu’ probabile sembra essere quella del Vortex Shedding. Anche ragionando su articoli di quotidfiani nazionali, non e’ facile avere notizie certe, perche’, come visto, molto spesso anche questi giornali tendono un po’ a pompare le notizie per far apparire il tutto piu’ misterioso e magico.

 

Psicosi 2012. Le risposte della scienza”, un libro di divulgazione della scienza accessibile a tutti e scritto per tutti. Matteo Martini, Armando Curcio Editore.

 

2012, fine del mondo e LHC

16 Nov

Dopo aver parlato di pianeti erranti, fenomeni atmosferici, asteroidi, rifugi sotterranei e chi piu’ ne ha, piu’ ne metta, in questo post vorrei tornare a qualcosa piu’ vicino alla Fisica in senso stretto.

Tutti avranno sentito parlare di LHC, cioe’ l’acceleratore di particelle lungo 27 Km costruito sottoterra tra Francia e Svizzera. Stiamo parlando del pu’ grande e potente acceleratore di particelle mai costruito e dove solo pochi mesi fa e’ stata annunciata la scoperta del bosone di Higgs.

In questo post, non voglio entrare nel merito dei parametri dell’acceleratore, ne tantomeno parlare di fisica. Voglio parlare di LHC solo in relazione al 2012 e a tutte le voci che vorrebbero questo acceleratore come una potentissima arma in grado di mettere in pericolo l’intera razza umana.

Gia’ prima dell’accensione di LHC, numerose critiche erano state mosse a questo acceleratore e molte di queste sono anche arrivate in tribunale. Proprio di questi giorni e’ l’ultimo rigetto da parte della corte europea per una richiesta di spegnimento proposta da una cittadina tedesca.

In questo post, vorrei cercare di ragionare sulle critiche mosse nei confronti di LHC e capire quali sono i concetti sui quali si basano queste richieste di spegnimento.

Una delle piu’ seguite teorie catastrofiste su LHC e’ stata proposta da Steve Alten nel suo libro: “2012. La fine del mondo”. Secondo Alten, l’aumento di terremoti a livello mondiale, che stiamo viviendo in questi ultimi mesi, sarebbe proprio connessa con LHC.

Prima di tutto, facciamo una premessa importante. In numerosi articoli abbiamo gia’ parlato di terremoti dal momento che questi fenomeni vengono anche messi in relazione con l’influenza gravitazionale del decimo pianeta. Consultando i vari database sparsi in rete, e’ stato possibile analizzare statisticamente il numero dei terremoti, smentendo assolutamente un aumento sia nel numero che nell’intensita’ delle scosse:

Riassunto sui terremoti

Analisi statistica dei terremoti

Dati falsi sui terremoti

Terremoti, basta chiacchiere. Parliamo di numeri.

Terremoti: nuove analisi statistiche

Fatta questa premessa, e’ comunque interessante capire perche’ LHC verrebbe imputato come una causa dell’insorgenza di terremoti.

Sempre secondo Alten, all’interno di LHC verrebbero prodotte delle particolari strutture potenzialmente pericolose: mini buchi neri e perticelle “strangelet”. Vediamo singolarmente di cosa si tratta capendo anche se la loro esistenza e’ veramente possibile.

Una tratto dell’acceleratore LHC

Per quanto riguarda i mini buchi neri, l’ipotesi di produzione non e’ formalmente corretta. In molti siti, anche a carattere scientifico, si parla di produzione di mini buchi neri, ma assolutamente non pericolosi. Per capire l’affermazione fatta, cerchiamo di ragionare insieme. Come si forma un buco nero? Affinche’ questo venga prodotto, e’ necessario che la natura concentri una quantita’ molto elevata di massa in uno spazio ristretto. In questo modo si ottiene una regione ad altissima densita’ di energia, da cui potrebbe formarsi un buco nero. Ora, per quanto potente sia LHC, l’energia dei fasci utilizzati non e’ neanche lontanamente vicina a quelle che troviamo in natura nei raggi cosmici. Esiste pero’ una teoria scientifica, secondo la quale all’interno di acceleratori di particelle si potrebbero formare precursori di mini buchi neri, cioe’ particelle potenzialmente in grado di accrescere un buco nero risucchiando la materia circostante. Ad oggi, queste particelle non sono mai state osservate.

Dunque, siamo nel campo delle ipotesi, la formazione di questi che possiamo chiamare pre-buchi-neri non e’ neanche certa. Nonostante questo, per analizzare e scongiurare ogni possibile scenario, possiamo studiare l’evoluzione nel tempo nel caso in cui queste particelle venissero formate.

Come anticipato, per far accrescere un buco nero e’ necessario che questo assorba materia dall’ambiete circostante. Proprio questo meccanismo ha contribuito all’ipotesi secondo la quale i buchi neri all’interno di LHC avrebbero risucchiato, nel giro di pochi minuti, l’intera Terra. Premettiamo subito che questo effetto non e’ possibile! Prima di tutto, i tubi in cui vengono fatti circolare i fasci sono tenuti ad un vuoto molto spinto. Questo riduce da subito la quantita’ di materia in prossimita’ dell’eventuale buco nero e che dunque potrebbe essere utilizzata per l’accrescimento.

Se ancora non foste convinti della non pericolosita’ dell’ipotesi fatta, possiamo ragionare anche sull’eventuale esistenza del buco nero. Una delle maggiori teorie formulate dal fisico Stephen Hawking e’ la cosidetta teoria dell’evaporazione dei buchi neri. Secondo questa ipotesi, il buco nero emette radiazione, nota come di Hawking, e l’effetto di questa emissione e’ la perdita di particelle dal buco nero verso l’esterno. La continua emissione di radiazione di Hawking e’ artefice, in un tempo piu’ o meno lungo, della completa evaporazione di un buco nero. Per un buco nero di media massa, il tempo necessario all’evaporazione e’ di qualche miliardo di anni.

Per media dimensione intendiamo qualcosa con una massa dell’ordine di 10^12 Kg. Se ora pensiamo ad un buco nero formato al limite di una sola leggerissima particella, capite bene che l’evaporazione del pre-buco nero sarebbe istantanea, scongiurando definitivamente ogni possibilita’ di accrescimento.

Risolto il problema dei buchi neri, resta da chiarire il discorso strangelet. Uno strangelet e’ una particella, del tutto ipotetica, pensata come uno stato legato di quark strange. Per completezza di informazioni, mentre i protoni ed i neutroni sono stati legati formati da quark “up” e “down”, gli strangelet sarebbero composti da quark “strange”, cioe’ un’altra tipologia di quark, e proprio per questo parliamo di materia “strana”. In questo contesto, la cosa importante da capire e’ il perche’ queste particelle, ripeto per il momento solo teorizzate, potrebbe essere pericolose.

Date le proprieta’ di uno strangelet, se un acceleratore riuscisse a produrre una di queste particelle a carica negativa, questa potrebbe interagire immediatamente con le particelle ordinarie,e trasformare anche queste in materia strana. Il risultato sarebbe un effetto a catena di conversioni che, nel giro di pochissimo tempo, trasformerebbero l’intera Terra in un blocco di materia strana.

Cme abbiamo anticipato, la probabilita’ di formazione di materia strana e’ abbastanza remota anche alle potenze di LHC. Teniamo sempre conto del fatto che, se anche venisse formata, dato il vuoto all’interno del’acceleratore, la probabilita’ di interazione tra materia strana e ordinaria sarebbe del tutto impossibile.

Come vi anticipavo, gia’ prima dell’accensione di LHC molti avevano puntato il dito contro l’acceleratore e il CERN. Proprio per l’insistenza di queste voci, il laboratorio svizzero ha anche messo online una pagina molto completa con le risposte scientifiche a tutte queste ipotesi catastrofiche:

CERN LHC Safety

Il concetto della sicurezza di LHC in relazione al 2012 e alla fine del mondo e’ stato anche ribadito dal Dott. Sergio Bertolucci, direttore di divisione ricerca e calcolo del CERN di Ginevra, nella sua prefazione scritta proprio per il libro “Psicosi 2012. Le risposte della scienza”.

Vi riporto qui un brevissimo estratto interessante per capire la posizione del CERN nei confronti delle tante richieste di chiarimento che ogni giorno riceve:

(Di annunci sulla fine del mondo) Ne sono stato testimone privilegiato alla partenza di LHC, il grande collisionatore di protoni entrato in funzione alla fine del 2008 nel laboratorio del CERN di Ginevra: uno sparuto gruppo di «colleghi», ogniqualvolta un nuovo acceleratore di particelle entra in operazione, si affretta a rispolverare un vecchio e indifendibile modello teorico, prevedendo che la nuova macchina produrrà dei piccoli buchi neri, che incominceranno a risucchiare le cose attorno a loro, divorandosi il laboratorio, Ginevra, la Svizzera, la Terra e così via…

LHC è in funzione dal 2009 e ovviamente non ha causato nessuna fine del mondo. Malgrado ciò, riceviamo almeno una lettera al mese dai quattro angoli del globo, che presenta la prossima teoria sulla fine del mondo: rispondiamo a tutte.

Come potete leggere, e come abbiamo visto in precedenza, si tratta di teorie vecchie e rispolverate alla partenza di ogni nuovo acceleratore di particelle.

Concludendo, non c’e’ assolutamente nessun pericolo che macchine di questo tipo possano causare la fine del mondo.

Per analizzare scientificamente ogni possibile profezia sul 2012, sfruttando queste teorie per parlare di scienza e divulgare concetti molto spesso poco compresi e sempre attuali, non perdete in libreria “Psicosi 2012. Le risposte della scienza”