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Che gran tremore!

19 Feb

Quando purtroppo la fantasia manca, si cerca in tutti i modi di arrampicarsi sugli specchi cercando di trovare un argomento che possa far tornare ai fasti del passato. Molte volte pero’, come avviene alla decadenza dei piu’ grandi imperi, si rischia di diventare grotteschi e melodrammatici ricadendo, lasciatemelo dire, nel ridicolo.

A cosa mi riferisco? Indovinate un po’?

Ovviamente ai nostri amici catastrofisti. Come sottolineato diverse volte, dopo il momento di gloria avuto tra Maya, asteroidi, Nibiru, ecc, negli ultimi tempi sono un po’ a corto di idee e tentano in tutti i modi di far passare notizie a loro dire sensazionali, ma che poi possono facilmente essere smentite, lasciando un ghigno amaro sul viso.

Questa volta, e’ di nuovo il turno del Vesuvio.

Noi in prima persona, abbiamo diverse volte parlato di questo gigante in quiescenza senza mai nascondere la verita’. Il Vesuvio e’ un vulcano estremamente pericoloso per la dinamica che una futura esplosione potrebbe avere. A tutto questo poi, non possiamo certo non aggiungere, permettemi anche in questo caso di dire come la penso, la “scelleratezza” di chi ha permesso la costruzione di abitazioni su tutti i versanti del vulcano. Il Vesuvio eruttera’? Certamente., ma nessuno sa quando! Allo stato attuale non possiamo far altro che studiare la zona raccogliendo dati e cercando in tutti i modi di prevedere le mosse del gigante.

Di questi argomenti, abbiamo parlato in due post:

Cosa succede in Campania?

Vesuvio pronto ad esplodere

In particolare, vi consiglio di leggere i vari commenti all’ultimo articolo dove si e’ accesa una discussione molto interessante sui possibili metodi per prevenire l’esplosione innescando una eruzione controllata. Si tratta di idee, giuste, sbagliate, pericolose, non lo sappiamo. Tenete pero’ a mente che si tratta di proposte che vengono fatte e che, giustamente, devono essere discusse. Come potrete leggere, vari commenti sono stati fatti cercando di mostrare alcuni punti deboli delle proposte. Questo e’ perfettamente lecito e deve esserci una discussione scientifica.

Detto in altri termini, mentre noi discutiamo seguendo la scienza, i catastrofisti non fanno altro che cercare di creare allarme e confusione con le loro solite notizie inutili.

Perche’?

In questi ultimi giorni, molti siti sono tornati nuovamente alla carica mostrando la pericolosa ripresa dell’attivita’ sismica sul Vesuvio. Tutte queste innumerevoli “Scosse” non possono significare altro che il Vulcano si sta risvegliando e che in tempi brevi potrebbe esplodere.

Per noi che siamo sempre scettici, questa volta ci sono anche le prove, ve le mostro:

Tracciato del sismografo della stazione BKE in zona vesuviana

Tracciato del sismografo della stazione BKE in zona vesuviana

Questa e’ solo una, la maggiore, delle scosse che sono avvenute nelle ultime ore e registrata dalla stazione BKE. Vi rendete conto?

Aspettate un attimo, quel piccolo sobbalzo sul tracciato del sismografo sarebbe una pericolosa e intensa scossa che segnerebbe l’inizio dell’attivita’ del vulcano?

Ma vi rendete conto?

Queste piccole scosse fanno parte della normale attivita’ del Vesuvio e si sono registrate da quando sono stati intallati i primi sismografi sulle pendici del vulcano. Normalmente, si registrano un centinaio di scosse all’anno che, nei periodi piu’ intensi, possono arrivare anche ad un migliaio. Generalmente si tratta di scosse di leggerissima intensita’ che non vengono neanche avvertite dalla popolazione se non dalle persone piu’ sensibili o che abitano ai piani piu’ alti di edifici nei pressi dell’epicentro.

Questa volta la notizia e’ proprio inventata di sana pianta. Sono talmente tanto a corto di idee che passano le giornate guardando i tracciati dei sismografi per scrivere stupidaggini al primo sobbalzo!

Se avete dubbi o volete essere informati sul monitoraggio e sull’attivita’ del Vesuvio, potete sempre leggere le pagine dell’Osservatorio Vesuviano che, settimanalmente, rilascia bollettini pubblici.

Ecco cosa risponde il direttore Giuseppe de Natale qualche giorno fa ai continui allarmi falsi lanciati sulla rete:

Tra ieri ed oggi sono arrivate molte segnalazioni di persone allarmate dai tre piccoli terremoti avvenuti recentemente al Vesuvio. In particolare, su alcuni siti web sono apparse discussioni sul perché sia ancora apposta a fianco di tali eventi la scritta ‘preliminare’ anziché ‘supervisionato’. Innanzitutto, voglio ricordare che il Vesuvio ha normalmente una notevole sismicità di fondo, che non desta alcuna preoccupazione in quanto è stata sempre osservata, da quando esistono i sismografi. Il numero medio di piccoli terremoti al Vesuvio, negli ultimi decenni, è di qualche centinaio all’anno, ma in alcuni periodi (es: 1999-2000) il tasso di sismicità è stato molto più alto: alcune migliaia all’anno. Le magnitudo sono comunque molto basse: la più alta si registrò nel 1999 (M=3.7). I piccoli terremoti registrati negli ultimi giorni sono di magnitudo molto bassa, cosiddetti ‘strumentali’ perché in generale non avvertibili dalla popolazione (tranne magari persone particolarmente sensibili molto vicine all’epicentro, a piani molto alti) e registrabili soltanto dai sismografi. Inoltre, faccio presente che la scritta ‘preliminare’ si riferisce esclusivamente al fatto che l’evento non è ancora stato inserito in un determinato data-base interno, ma non ha affatto un significato tipo ‘incompleto’, ‘non analizzato’ o cose del genere. Infatti, i terremoti in questione sono stati regolarmente analizzati e localizzati dagli operatori dell’Osservatorio Vesuviano; non sono presenti nel catalogo degli ultimi terremoti sul sito http://www.ingv.it in quanto hanno magnitudo inferiore a quella minima riportata (magnitudo di soglia 2.0). Infine, voglio sottolineare che l’Osservatorio Vesuviano – INGV riporta sul suo sito i segnali in tempo reale delle reti sismiche vulcaniche ed appenniniche come servizio alla popolazione, per la massima trasparenza e condivisione. Tale scelta, volontaria, dimostra che non c’è alcuna intenzione di nascondere tali fenomeni naturali alla popolazione, anzi essi vengono condivisi fin dal primo momento. Pertanto, essa deve essere percepita in termini di grande sicurezza e fiducia, e non può e non deve divenire fonte di ansie.

Come vedete, non c’e’ assolutamente niente di cui preoccuparsi.

Trovate tutte le informazioni dell’Osservatorio Vesuviano a questa pagina:

OV page

Solo per concludere, ripeto ancora una volta che non c’e’ nulla da temere nell’immediato. Il Vesuvio resta pero’ un pericoloso vulcano che prima o poi riprendera’ la sua attivita’. Questo non dobbiamo mai dimenticarlo, continuando ad aggiornare i piani di emergenza e predisponendo il possibile per evitare, quando sara’, che la cosa crei piu’ danni di quanto la natura possa fare.

 

”Psicosi 2012. Le risposte della scienza”, un libro di divulgazione della scienza accessibile a tutti e scritto per tutti. Matteo Martini, Armando Curcio Editore.

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La terribile Vespa Mandarina

20 Ott

Attraverso le pagine e le discussione del nostro forum:

Psicosi 2012, forum

ci e’ stato suggerito un argomento di discussione davvero molto interessante. Negli ultimi tempi, sulla rete, termometro inconfondibile del bisogno di catastrofismo, si comincia a parlare sempre piu’ insistentemente della cosiddetta “vespa mandarina”. Premetto subito che si tratta di una specie di insetto reale ma, come potete immaginare, il tono degli articoli che compaiono in rete non e’ certo di sola curiosita’ o di entomologia.

La Vespa Mandrina e’ un insetto presente in diversi paesi dell’Asia Orientale ed in particolare in Giappone. Una delle caratteristiche salienti di questa vespa e’ la sua enorme mole che la porta di diritto ad essere la piu’ grande vespa del mondo. Per darvi un’idea, la lunghezza di questi insetti e’ intorno ai 5 cm, valore che puo’ raggiungere i 5.5 cm per le regine.

Per farvi capire l’ordine di grandezza, vi mostro una foto dell’animale:

Vespa Mandarina

Come vedete, la vespa mandarina presenta delle caratteristiche salienti che la distinguono dagli altri insetti nostrani della stessa tipologia. Prima di tutto, la colorazione del corpo e della testa sono abbastanza unici. Inoltre, il peziolo, cioe’ la congiunzione tra torace e addome e’ molto sottile.

Caratteristica importante di questo animale e’ la dimensione del pungiglione che e’ dell’ordine di 6 mm, il piu’ grande nella famiglia di questi insetti.

Perche’ si parla tanto di questi animali in questi giorni?

Come forse avrete letto in rete, molte notizie parlano di diverse vittime in Giappone, anche fino a 40, morte a causa delle punture della vespa mandarina. Secondo quanto riportato, il numero di questi insetti sarebbe cresciuto notevolmente negli ultimi mesi a causa dell’aumento globale della temperature. A causa di questo, molte fonti hanno gia’ ribattezzato questo animale “vespa assassina”. Secondo alcuni poi, ci sarebbero diverse segnalazioni che riporterebbero la presenza di questi insetti anche in Europa, immaginate con quali conseguenze.

Cerchiamo di ragionare su quanto detto, analizzando i vari aspetti toccati. Prima di tutto, sono cosi’ pericolose queste api?

Purtroppo si. Il veleno iniettato da questi animali in caso di puntura e’ estremamente pericoloso e anche le dosi sono notevolmente maggiori rispetto a quelle di altri insetti anche della stessa famiglia. Il veleno e’ una miscela di sostanze diverse, alcune in grado di provocare dolore, altre di amplificarlo e altre ancora in grado di danneggiare localmente i tessuti. Inoltre, sono presenti anche delle sostanze in grado di attirare altre vespe killer che, dunque, dopo aver punto richiamano altri insetti provocando successive punture alla vittima. Ovviamente, questo non fa altro che aumentare la dose di veleno assorbita dal mal capitato.

Proprio la presenza di queste molecole nel liquido iniettato rende molto pericolosa la puntura di questi insetti. Per la vespa mandarina, valgono esattamente le stesse regole delle specie nostrane. Il veleno puo’ ovviamente portare alla morte in soggetti allergici, ma, in questo caso piu’ di quello nostrano, anche soggetti non allergici possono avere gravi conseguenze. Il primo motivo e’ da ricercarsi proprio nella sostanza di richiamo contenuta nella miscela velenosa. A causa di questo meccanismo, i volumi di veleno assorbiti sono maggiori e dunque aumentano anche le possibilita’ di conseguenze.

Per loro natura, queste vespe non sono aggressive. I casi di attacco si registrano quando qualcuno si avvicina a distanza inferiore a 10 metri al nido degli animali. In questi casi, come e’ lecito e normale nel mondo animale, scatta l’allarme e la puntura e’ un meccanismo di difesa degli insetti.

Per quanto riguarda la presenza di questi animali in Europa, inutile dire che non si tratta solo ed esclusivamente di voci. Attenzione, se venissero trovati questi insetti anche dalle nostre parti, non sarebbe in realta’ una sorpresa. La globalizzazione e lo scambio continuo di merci tra le diverse parti del mondo, crea la possibilita’ che specie animali possano essere trasferite da un luogo all’altro. Nonostante questo, e lo ripeto, non ci sono, ad oggi, prove reali della presenza di questi animali ne’ in Europa, ne’ tantomeno in Italia.

Ultima considerazione importante, come visto, in rete si legge che questo animale avrebbe gia’ causato 40 vittine in Giappone. Vi sembrano numeri grandi? Proviamo a leggere da wikipedia cosa viene detto a proposito della vespa mandarina:

Ogni anno fra le 20 e le 40 persone muoiono in Giappone dopo essere state punte.

Questi sono numeri normali che vengono registrati in Giappone. Non c’e’ assolutamente nulla di strano in quanto affermato. Capite bene di come questa informazione sia usata solo per cercare di far apparire anomala una situazione del tutto normale!

Concludendo, la vespa mandarina e’ ovviamente una specie pericolosa e che puo’ portare, in caso di puntura, alla morte. Il fatto di aver registrato 40 vittime in Giappone nel corso dell’anno, e’ del tutto normale e non vi e’ assolutamente un incremento del numero delle vittime rispetto ai numeri registrati negli anni precedenti. Inoltre, non c’e’ nessuna prova reale della presenza, almeno ad oggi, di questi animali in Europa.

 

Psicosi 2012. Le risposte della scienza”, un libro di divulgazione della scienza accessibile a tutti e scritto per tutti. Matteo Martini, Armando Curcio Editore.

Meduse: belle e pericolose

5 Set

Ormai siamo alla fine della stagione estiva, anche se le temperature alte ci consentono, per i piu’ fortunati che non sono al lavoro, di andare ancora al mare e di rinfrescarci con un bagno. Molto spesso pero’, questi nostri programmi vengono smentiti perche’ c’e’ la possibilita’ di trovarsi di fronte un mare popolato da banchi di meduse. Come sappiamo bene, onde evitare spiacevoli conseguenze, in questi casi e’ sconsigliato fare il bagno. Ovviamente, qualcuno potrebbe obiettare dicendo che a volte si trovano singole meduse che si lasciano trasportare dalle onde, piuttosto che decine di animali.

Su suggerimento di una nostra cara lettrice, credo sia interessante parlare un attimo di questi, a mio avviso, splendidi animali. Perche’ dico splendidi? A parte il fastidio nel non poter fare il bagno o il dolore di un contatto, si tratta di animali estremamente affascinanti, con un andamento elegante trasportato dalle onde e, molto spesso, con colorazioni e riflessi che si lasciano ammirare.

Come sappiamo, esistono, soprattutto in Australia ed in alcune zone della California, meduse killer il cui contatto puo’ portare addirittura alla morte per arresto cardiaco o per crisi respiratoria. Le specie nostrane non sono assolutamente letali anche se, soprattutto durante il periodo estivo, i pronto soccorso degli ospedali si riempiono di persone che hanno avuto la sfortuna di scontrarsi con questi animali.

Nel mediterraneo, come avrete sicuramente sentito, il numero di meduse sta crescendo molto. Fate attenzione, in realta’, questa mia affermazione non e’ esattamente corretta. Quello che sta aumentando e’ la presenza vicino alla riva di questi animali. Alcune volte, si giustifica questo fenomeno dicendo che la loro presenza e’ sinonimo di pulizia delle acque.

Ovviamente, e’ vero che le meduse prediligono le acque pulite, ma la loro presenza non e’ sintomatica di una pulizia del tratto di mare. L’aumento di questi animali a riva non e’ compreso del tutto, anzi esistono tre ipotesi possibili formulate in biologia. La prima e’ che esistano dei cicli naturali per cui, con periodi di 10-12 anni, le meduse scelgono di riprodursi vicino alal riva piuttosto che in acque piu’ profonde. Questa ipotesi, anche se sostenuta da alcuni esperti, non trova dimostrazioni oggettive.

L’altra ipotesi possibile e’ invece da ricercarsi nell’aumento della temperatura dei mari. Cosa comporta questo? Una temperatura maggiore, ovviamente parliamo di percentuali, favorisce il proliferare del plancton, cibo delle meduse. In tal senso, una maggiore temperatura, soprattutto nella zona costiera, richiamerebbe piu’ meduse verso riva.

L’ultima ipotesi e’ invece, al contrario di quanto pensato normalmente, da ricercarsi nell’inquinamento dei mari, proprio in zona costiera. Molto spesso, acque provenienti da campi coltivati vengono riversate senza trattamento a riva. Queste acque possono essere ricche di fertilizzanti utilizzati in agricoltura che, ovviamente, fanno il loro compito anche in mare, favorendo, anche in questo caso, il proliferare del plancton.

Una combinazione di queste ultime due ipotesi e’ quella maggiormente citata per giustificare l’aumento delle meduse osservato negli ultimi anni, anche nel Mediterraneo.

Detto questo, parliamo un secondo dell’anatomia delle meduse. Come sappiamo bene, si tratta di organismi molto antichi e molto semplici. Il 98% del loro corpo e’ composto di acqua. Dal punto di vista morfologico, le meduse hanno una parte superiore detta “ombrello”, divisa, con funzione diverse, in superiore e inferiore, e dei tentacoli, detti manico. Proprio questi ultimi sono ricchi di cellule dette cnidociti in grado di iniettare per contatto una sorta di veleno. Questo meccanismo e’ utilizzato sia per scopi di offesa che di difesa.

Da cosa e’ composto il veleno?

Si tratta di una sostanza gelatinosa composta da tre proteine: una ad effetto paralizzante, una con effetto infiammatorio e una neurotossica. Data questa sinergia capite bene, ad esempio, la funzione del liquido urticante durante la cattura di una preda.

Bene, proprio la presenza di questo liquido urticante e’ quello che ci fa evitare di fare il bagno in presenza di meduse o che, quasi tutti, conoscono direttamente per i suoi effetti. Fate attenzione, come detto prima, solo i tentacoli sono in grado di iniettare il liquido urticante. Detto questo, non si ha nessuna conseguenza toccando la medusa nella parte dell’ombrello.

Per poter capire quanto sia urticante questo veleno, dobbiamo pero’ considerare quali sono le tipologie di meduse piu’ presenti nei nostri mari. Come sapete, la famiglia delle meduse, vanta migliaia di specie, con caratteristiche morfologiche estremamente diverse.

Per quanto riguarda il Mediterraneo, la specie piu’ presente e’ la cosiddetta Pelagia nocticula:

Medusa Pelagia Nocticula

Medusa Pelagia Nocticula

Come vedete dalla foto, questa medusa ha una struttura trasparente con riflessi violacei e lunghi tentacoli. Il liquido di questa specie e’ molto urticante e la pericolosita’ di questo animale e’ data dal fatto che molto spesso si presenta in branchi di molte centinaia. La dimensione dell’ombrello puo’ arrivare anche a 10-15 cm di diametro. Caratteristiche che rende ancora piu’ affascinante questa medusa e’ la sua fosforescenza notturna che la rende particolarmente visibile.

Altra specie urticante e presente nel Mediterraneo e’ la Cotylorhiza tuberculata:

Medusa Cotylorhiza tuberculata

Medusa Cotylorhiza tuberculata

Come vedete dalla foto, questa tipologia e’ facilmente riconoscibile per via dei tentacoli che finiscono in una sorta di dischetti. Molto spesso elementi di questa specie si trovano isolati.

L’ultima specie diffusa nel Mediterraneo e’ la Rhizostoma pulmo:

Medusa Rhizostoma pulmo

Medusa Rhizostoma pulmo

In questo caso, le dimensioni dell’ombrello possono raggiungere anche i 60 cm di diametro, ma il veleno di questo animale e’ non dannoso per l’uomo. Fate attenzione, dire non dannoso significa che il suo effetto urticante e’ estremamente blando, ma non nullo. Evitate, in caso di incontro, si abbracciare questa medusa.

Detto questo, la domanda che spesso viene fuori e’: cosa fare in caso di contatto?

Come molti di noi sanno per esperienza personale, incontri ravvicinati con le meduse possono essere davvero molto dolorosi. Come spesso avviene, la maggior parte dei rimedi tramandati o conosciuti per lenire il dolore sono in realta’ frutto di false convinzioni e, in alcuni casi, possono anche peggiorare la situazione. Inutile dire che in caso di urto con i tentacoli si deve raggiungere la riva, autonomamente o con l’aiuto di altri bagnanti.

Il rimedio piu’ noto in questi casi e’ quello di ricorrere a sabbia bollente, pietre calde, urina, ammoniaca, ecc. Tutti questi rimedi sono inutili. Perche’? Per poter lenire il dolore e’ necessario interrompere il rilascio di neurotossine. Per fare questo servirebbero temperature di 50 gradi, difficilmente ottenibili con una pietra o con la sabbia. Stessa cosa vale per l’ammoniaca, e dunque per l’urina. Utilizzare queste sostanze non fa altro che peggiorare l’infiammazione locale della pelle. Come sapete, il punto della lesione diviene piu’ sensibile alal radiazione solare il che puo’ creare macchie sul corpo. L’utilizzo dell’ammoniaca, o, come fatto in alcuni casi, dell’aceto, peggiora solo questo eritema.

Cosa si deve fare?

Per prima cosa, sciaquare la parte con acqua di mare. Questa soluzione, al contrario dell’acqua dolce, aiuta a diluire la neurotossina non ancora penetrata e a disinfettare la parte. A questo punto, controllate che non vi siano frammenti di tentacolo rimasti attaccati. In caso contrario, basta utilizzare una tesserina rigida, bancomat, patente, ecc., per eliminarli. Mettere creme al cortisone per lenire il dolore e’ completamente inutile. Il picco di infiammazione si ha fino a 20 minuti dal contatto. Creme di questo tipo cominciano a fare effetto dopo 30 minuti, cioe’ quando il dolore sarebbe diminuito naturalmente.

Il rimedio migliore da utilizzare in caso di contatto con una medusa e’ un gel al cloruro di alluminio. Questi prodotti sono ancora poco diffusi in Italia, anche se e’ possibile farli preparare come soluzioni galeniche. La concentrazione da richiedere e’ intorno al 4-5%. Cosa fa il cloruro di alluminio? Si tratta di un gel astringente che dunque impedisce alle neurotossine di entrare in circolo. Questa soluzione e’ anche molto utile dopo le punture di zanzara, in quanto riduce notevolmente il prurito.

Ultima importante cosa. Per evitare spiacevoli incontri o giornate sulla sabbia per acqua infestata da meduse, potrebbe essere utile consultare un cosiddetto “meteo meduse”. Si tratta di servizi basati sulla segnalazione di privati e addetti ai lavori che, giorno per giorno, preparano cartine contenenti la presenza o meno di meduse in zone specifiche. Un esempio di questo servizio e’ offerto anche dalla rivista focus a questo indirizzo:

Focus, meteo meduse

 

Psicosi 2012. Le risposte della scienza”, un libro di divulgazione della scienza accessibile a tutti e scritto per tutti. Matteo Martini, Armando Curcio Editore.

WR104: un fucile puntato verso la Terra

12 Mag

Un nostro affezionato lettore ha lasciato un commento molto interessante nella sezione:

Hai domande o dubbi?

La richiesta riguardava un approfondimento sulla stella WR104 e sull’eventuale pericolo che l’evoluzione naturale di questo corpo potrebbe rappresentare per la Terra.

Se provate a cercare informazioni in rete, trovate una vasta bibliografia catastrofista su questo corpo. Senza mezzi termini, in molte occasioni, la WR104 e’ anche chiamata la “stella della morte” proprio per indicare il potenziale pericolo per la vita sulla Terra rappresentato dall’esplosione di questo oggetto celeste.

Cosa c’e’ di vero in tutto questo?

Cerchiamo al solito di andare con ordine, inquadrando prima di tutto di cosa stiamo parlando e poi cercando di valutare se c’e’ veramente un pericolo prossimo per la Terra.

La WR104 e’ una stella che, come indica il nome stesso, appartiene alla categoria Wolf-Rayet. Si tratta di stelle molto calde, tra 25000 e 50000 gradi, con masse superiori a 20 volte quelle del nostro sole e caratterizzate da una forte emissione di vento stellare. Dalle osservazioni, i corpi di questa categoria arrivano ad emettere fino ad un miliardo di volte la quantita’ di materia emessa dal sole ogni anno. Questo solo per far capire quanto siano attive le stelle di questa categoria. Si tratta di corpi abbastanza rari nell’universo rispetto ad altre tipologie. Fino ad oggi, sono state osservate soltanto 230 Wolf-Rayet nella nostra Galassia di cui 100 nella Grande Nube di Magellano.

Come visto in altri post, ciascuna categoria stellare presenta un processo evolutivo che parte dalla sua formazione fino alla sua morte, intesa come trasformazione in qualcosa non piu’ mutevole. Le stelle di Wolf-Rayet terminano il loro ciclo vitale esplodendo come supernovae di tipo Ib o Ic. Di questi fenomeni abbiamo parlato gia’ in quest’articolo:

E se domani sorgessero due soli?

Animazione di un lampo gamma

Animazione di un lampo gamma

Data la  loro grande massa, si prevede che le WR, durante il collasso, si traformino in buchi neri emettendo moltissima energia sotto forma di Gamma Ray Burst, o GRB.

Cos’e’ un GRB?

Si tratta di un’emissione molto potente di raggi gamma, evento tra i piu’ potenti osservati nel nostro universo. Per darvi una stima, la quantita’ di energia emessa durante un GRB, tipicamente inferiore a qualche secondo, e’ maggiore di quella che il nostro Sole emette in tutto il suo ciclo vitale.

Piu’ o meno, nel nostro universo, si osserva circa 1 GRB al giorno molto distante da noi e questi eventi sono continuamente registrati dai nostri telescopi.

Bene, ora che abbiamo un quadro piu’ completo, torniamo a parlare di WR104.

Come detto, si tratta di una stella Wolf-Rayet, quindi caratterizzata dal ciclo vitale di cui abbiamo parlato. La WR104 appartiene ad un sistema binario con una stella detta di classe O. La continua emissione di vento stellare di questi corpi, rende il sistema doppio molto affascinante dal momento che le due emissioni si scontrano nello spazio di separazione formando una bellissima spirale in movimento. L’animazione a fianco puo’ far capire meglio come questo sistema appare ai nostri telescopi.

Dinamica del sistema binario con WR104

Dinamica del sistema binario con WR104

ll sistema doppio a cui appartiene la WR104 si trova nella costellazione del Sagittario, e dista da noi circa 8000 anni luce.

Dunque? Cosa c’e’ di pericoloso nella WR104?

Dalle osservazioni fatte, questa stella si troverebbe molto vicina alla conclusione del suo ciclo evolutivo per cui, come detto, potrebbe esplodere in una supernova con una potente emissione di raggi gamma. Data la tipologia di rilascio, si considerano pericolosi i GRB che avvengono a distanze inferiori a circa 7000 anni luce da noi. Come visto, la WR104 si trova a 8000 anni luce, distanza paragonabile con questo limite di sicurezza.

A questo punto, le domande importanti a cui dobbiamo rispondere sono: quali effetti avrebbe sulla Terra? Esiste la possibilita’ che il GRB ci colpisca? Quando dovrebe avvenire?

Cominciamo dagli effetti. Come detto, nel Gamma Ray Burst viene emesso un flusso elevato di fotoni con energie comprese tra 0.3 e  2 MeV. Se questo fascio di particelle dovesse investire la Terra, l’interazione dei fotoni con la troposfera causerebbe una dissociazione dell’azoto molecolare con formazione di ossidi di azoto. Questo comporterebbe una drastica riduzione dello strato di ozono che, come visto in questo post:

Che fine ha fatto il buco dell’ozono?

e’ fondamentale per il matenimento della vita sulla Terra. Da stime preliminari, si e’ evidenziato come l’emissione di un GRB che colpisse completamente la Terra, porterebbe ad una riduzione fino al 30% dell’ozono. In questo caso, la diminuita protezione dai raggi solari dannosi, comporterebbe seri problemi per la vita sulla Terra, portando, secondo alcune stime, all’estinzione di diverse specie e alla modificazione del DNA di altre. Diciamo che come scenario, non e’ del piu’ rassicuranti.

Prima di farci prendere dal panico, cerchiamo pero’ di rispondere alla seconda domanda: il GRB della WR104 potrebbe veramente colpirci?

Durante un lampo gamma, la radiazione non viene esplusa in tutte le direzioni, ma viene emessa in due stretti coni coincidenti con l’asse di rotazione della Stella. Detto in parole semplici, il pericoloso fascio non arriva ovunque, ma l’asse di rotazione indica proprio la direzione di questo “sparo” di particelle:

Emissione di gamma di un GRB

Emissione di gamma di un GRB

 

Dunque, per poter essere colpita, la Terra si dovrebbe proprio trovare allineata con l’asse di rotazione della WR104. In rete trovate che dalle misure scientifiche, questa e’ proprio la condizione misurata. Fortunatamente, questo e’ vero solo in parte. Mi spiego meglio. Dalle misure effettuate, l’asse di rotazione del sistema binario, sembra puntare in direzione del sistema solare. Ora pero’, stiamo prima di tutto parlando di un qualcosa distante da noi 8000 anni luce. Per questo motivo, esiste sempre un’incertezza sperimentale su misure angolari di questo tipo. Dire che si trovano perfettamente allineati, non e’ corretto. La misura angolare del sistema doppio, con una incertezza sperimentale piu’ o meno grande, copre anche il nostro sistema solare, ed in particolare la Terra.

Anche se la mia potrebbe sembrare una sottigliezza per distrarre l’attenzione, queste valutazioni sono molto importanti in questo caso. L’emissione di gamma in un GRB avviene in un cono molto stretto, con un’apertura dell’ordine di pochi gradi. Per fare un esempio facile, immaginate di sparare una freccia a grande distanza. Piu’ siete lontani, maggiore e’ la precisione che dovete usare per colpire un corpo esteso. Per il GRB vale esattamente la stessa cosa. Il piccolo cono di emissione rende l’aalineamento richiesto molto preciso e difficilmente si possono fare stime a questo livello per distanze di quest’ordine.

Inoltre, quello che viene misurato e’ l’asse di rotazione del sistema binario, non quello di WR104. Secondo i modelli, le stelle di un sistema binario vengono formate dall’aggregazione della stessa polvere cosmica. Questo significa che l’asse di rotazione di ciascun corpo e’ in relazione con quello del sistema nel suo complesso, ma possono esserci degli spostamenti dovuti alla dinamica del sistema. In un discorso di allineamenti cosi’ precisi come quelli richiesti, capite bene che e’ estremamente difficile valutare tutti questi fattori.

Come potete capire, non sono attendibili tutte quelle voci che dicono che la WR104 punti “esattamente” verso di noi. In tutto questo poi, ho omesso di parlare di lente gravitazionale e di altri effetti che potrebbero in qualche modo complicare ancora di piu’ la precisione richiesta per l’allineamento. Ovviamente questo non significa nulla neanche in verso opposto, cioe’, allo stesso modo, non sono attendibili tutte quelle fonti che parlano di allineamento impossibile. Tenendo a mente la legge di Murphy, o se volete in termini meno scientifici “la fortuna e’ cieca ma la sfortuna ci vede bene”, cerchiamo invece di capire quando dovrebbe avvenire questo pericoloso GRB.

Poiche’ la distanza tra noi e WR104 e’ di 8000 anni luce, la radiazione del lampo gamma impiegherebbe proprio 8000 anni per arrivare fino alla Terra. Da questa considerazione, secondo alcune fonti, il GRB potrebbe gia’ essere avvenuto e sarebbe in viaggio verso di noi.

Su questo punto, esistono opinioni scientifiche del tutto contrastanti. Vista la complessita’ del sistema, non e’ assolutamente facile fare una stima precisa. Secondo le teorie piu’ accreditate, i modelli di evoluzione di una stella di tipo WR prevedono, prima del suo collasso, un aumento significativo della velocita’ di rotazione accompagnato anche da un aumento del vento stellare. Queste caratteristiche sono in contrasto con quanto osservato oggi mediante i telescopi in orbita.

Cosa significa questo?

Secondo questi modelli, come detto maggiormente accreditati, la WR104 sarebbe ovviamente vicina al collasso, ma non ancora prossima a questo evento. In questo caso, si parla di periodi prima del GRB che arrivano anche a centinaia, se non migliaia di anni. Di contro pero’, esistono modelli che parlano di tempi molto piu’ stretti. Ovviamente, gli 8000 anni si separazione tra noi e la stella sono gia’ conteggiati. E’ come se osservassimo un qualcosa avvenuto 8000 anni prima.

Concludendo, la WR104 “potrebbe” realmente rappresentare un pericolo per la vita sulla Terra. Il condizionale e’ pero’ d’obbligo. Come visto, prima di tutto, e’ impossibile parlare di allineamento cosi’ preciso tra noi e l’asse di emissione del fascio. In questa stima entrano tantissimi parametri, difficilmente quantificabili, e che, vista la distanza, potrebbero rappresentare la differenza tra essere colpiti in pieno o completamente mancati. Per quanto riguarda l’istante in cui verra’ emesso il GRB, anche qui le opinioni sono molto contrastanti. Secondo alcuni, il collasso potrebbe gia’ essere avvenuto, mentre secondo altre fonti, mancherebbero ancora moltissimi anni.

Visti i tanti condizionali utilizzati, non resta che attendere. L’unica cosa positiva e’ che, se dovesse avvenire un evento del genere, difficilmente potremmo farci qualcosa, almeno allo stato attuale. Sicuramente, come evidenziato piu’ volte, affinche’ il pericolo si manifesti, sarebbero necessarie condizioni ben precise la cui probabilita’ di avvenire tutte allo stesso tempo e’ estremamente bassa. Detto questo, credo sia inutile preoccuparsi. Sarebbe come non uscire di casa perche’ esiste la remota probabilita’ che una tegola ci cada in testa.

 

Psicosi 2012. Le risposte della scienza”, un libro di divulgazione della scienza accessibile a tutti e scritto per tutti. Matteo Martini, Armando Curcio Editore.

Scisti e Gas Naturale

26 Apr

Sempre piu’ spesso si sente parlare del cosiddetto “Gas di Scisto” o “Shale Gas”, da sempre associato anche alla tecnica della fratturazione idraulica. Questi termini stanno prepotentemente entrando nel linguaggio comune, anche se spesso vengono confusi con altri o spiegati male. Proprio per questo motivo, diversi utenti mi hanno chiesto di scrivere un post su questi argomenti.

Partiamo proprio dalle basi, cosa sarebbe lo Shale Gas? Come sappiamo bene, fino a qualche anno fa, quando si parlava di gas, si intendevano i giacimenti di gas naturale che vengono identificati in varie parti del pianeta e da cui viene estratto il gas mediante delle perforazioni verticali. In questo caso, si parla di “giacimenti” di gas naturale, cioe’ di aree del sottosuolo in cui si trova imprigionato il gas e che vengono raggiunte dalle nostre trivelle.

Foto di uno scisto argilloso

Foto di uno scisto argilloso

Gia’ da diversi anni invece, e’ stato scoperto che una notevole quantita’ di gas, principalemente metano, e’ intrappolata all’interno degli scisti presenti nel sottosuolo. Per scisti si intendono quelle rocce che tendono a sfaldarsi lungo piani particolari e che sono prodotti da argille sottoposte, nel sottosuolo, ad alte pressioni e temperature. Questo termine viene messo in contrapposizione alle gneiss, che invece presentano una “scistosita’” meno marcata, cioe’ non si sfaldano lungo piani orizzontali.

Cosa hanno di speciale questi scisti? Dal punto di vista dello sfruttamento energetico, come anticipato, negli scisti possono essere accumulate grosse quantita’ di gas, derivante dalla decomposizione di microorganismi rimasti intrappolati nelle argille durante la formazione.

Ovviamente, mentre nel caso dei giacimenti convenzionali basta raggiungere il serbatoio naturale per estrarre il gas, nel caso degli scisti e’ necessario “fratturare” le argille per far uscire il gas.

Fino a qualche anno fa, le tecniche sfruttabili per l’estrazione del gas da scisti erano considerate troppo dispendiose e questo rendeva l’estrazione poco conveniente.

Poi cosa e’ cambiato?

Come anticipato, solo qualche anno fa, e’ stata introdotta la tecnica della fratturazione idraulica, di cui abbiamo parlato in questi post:

Fratturazione idraulica

Una prova del fracking in Emilia?

Come ricorderete, questa tecnica e’ stata piu’ volte chiamata in causa soprattutto per la presunta connessione che ci potrebbe essere tra la fratturazione idraulica, o fracking, e l’insorgenza di forti terremoti nel mondo. Secondo molti complottisti, proprio il massiccio ricorso alla fratturazione sarebbe la causa degli ultimi devastanti terremoti registrati nel mondo, tra cui anche quello dell’Emilia del 2012.

Di questa presunta connessione tra fracking e terremoti, abbiamo gia’ parlato nei post precedenti. Come evidenziato, e’ stato confermato a livello scientifico che la fratturazione potrebbe causare terremoti di lieve intensita’ nelle zone in cui viene estratto gas di scisto, anche se queste non sono normalmente interessate da fenomeni sismici. Attenzione, come sottolineato, si tratta di fenomeni di “lieve intensita’”, causati dalla rottura delle rocce nel sottosuolo. Non esiste nessuna relazione tra fratturazione e terremoti di alta intensita’. Questa connessione viene solo citata da fonti complottiste per cercare di farvi credere cose non vere o per speculare su fenomeni naturali che, purtroppo, molto spesso sono responsabili di numerose vittime quando si presentano con forte magnitudo.

Detto questo, cerchiamo di capire meglio, non solo a livello tecnico, il perche’ del ricorso al fracking.

Lo sfruttamento del gas di scisto, a partire dal 2010, ha permesso di ridisegnare gli equilibri economici a livello mondiale. I paesi piu’ ricchi di questa risorsa sono gli Stati Uniti, la Cina, il Canada e anche alcuni paesi europei come la Polonia. Ora, ragioniamo su questo fatto. Se prima un paese come gli Stati Uniti era uno dei principali importatori di gas naturale dalla Russia, cosi’ come l’Europa, il possibile sfruttamento di questa nuova risorsa non convenzionale permette di passare da un dipendenza energetica alla completa autosufficienza. Proprio questi interessi economici hanno dato il via ad uno sfruttamento massiccio, indiscriminato e prematuro del fracking.

Come visto negli articoli precedenti, nella fratturazione idraulica, notevoli quantita’ di acqua ad alta pressione vengono flussate nel sottosuolo per rompere gli scisti ed estrarre il gas. Oltre alla normale acqua, viene utilizzata sabbia e una frazione compresa tra lo 0,5% e l’1% di sostanze chimiche. Queste aggiunte sono utili per aumentare il potere di fratturazione del fluido e dunque incrementare l’efficienza di estrazione del gas.

Come anticipato, su molti siti si parla di fracking solo ed esclusivamente ponendo l’attenzione sul rischio, come visto del tutto infondato, della “creazione” di terremoti. Quello che purtroppo e’ poco noto, e’ che il rischio sismico e’ assolutamente l’ultimo dei problemi di questa tecnica.

Prima di tutto, nelle prime fasi della fratturazione, una quantita’ variabile di metano potrebbe fuoriuscire dal pozzo senza che questa venga raccolta. Il metano e’ un notevole gas serra, con un effetto ben 70 volte maggiore di quello dell’anidride carbonica. Ovviamente, si parla di quantita’ non eccessive disperse nell’aria, ma un ricorso massiccio di questa tecnica, con la creazione di migliaia di pozzi nel mondo, causerebbe un danno ambientale sicuramente non trascurabile. Come sapete bene, i protocolli ambientali impongono una riduzione di gas serra per contenere l’aumento globale delle temperature. Sicuramente, migliaia di emissioni di metano in atmosfera, non aiuterebbero in questo senso.

Inoltre, la trivellazione orizzontale potrebbe causare la fuoriuscita di radiazione naturale dal sottosuolo. Ovviamente, non stiamo creando un allarme, ma i materiali radioattivi naturali presenti nel sottosuolo possono essere trivellati e fratturati in questi processi, causando l’emissione di particelle in prossimita’ del pozzo. In alcuni pozzi degli Stati Uniti, questo effetto e’ stato gia’ evidenziato mostrando il reale rischio per gli abitanti del luogo o anche per gli operatori.

Ma il reale problema nell’utilizzo de fracking e’ la possibilita’ di inquinamento delle falde acquifere. Come anticpato, nella fratturazione viene utilizzata oltre all’acqua anche sabbia e additivi chimici. Questi, insieme anche al metano che sfugge, possono disperdersi nelle falde acquifere, creado seri rischi di contaminazione.

A riprova di questo, vi mostro un video davvero incredibile registrato negli Stati Uniti, dove questa tecnica e’ stata largamente utilizzata, e che mostra alcuni problemi dell’inquinamento delle falde:

Come visto, alcune famiglie americane, hanno scoperto che l’acqua dei loro rubinetti e’ divenuta incendiabile. Come potete capire, questo risultato e’ dovuto alla dispersione di metano nelle falde acquifere. Se volete, il video mostra solo il lato spettacolare di questa contaminazione, ma, purtroppo, esiste anche un reale problema di salute delle persone che bevono acqua non pura.

Detto questo, non voglio affatto demonizzare l’utilizzo del fracking. La nostra societa’ ha un continuo bisogno di risorse naturali e la domanda continua ad aumentare a ritmi vertiginosi nel corso degli anni. Lo sfruttamento del gas di scisto, consentirebbe di ridisegnare gli equilibri economici ma soprattutto darebbe accesso a notevoli giacimenti di gas naturale sepolto in strati relativamente superficiali del nostro pianeta. Prima di poter dire no allo sfruttamento di una risorsa, dobbiamo sempre fare i conti con quello che abbiamo. Nessuno di noi, anche tra i piu’ fondamentalisti, rinuncerebbe alle proprie comodita’. Questo e’ un punto di vista ragionevole e proprio per questo si devono sempre cercare nuove soluzioni per soddisfare i nostri bisogni soprattutto energetici. Questo pero’ non deve precludere un’attenta analisi ambientale e dei potenziali pericoli che una nuova tecnica potrebbe avere sul pianeta e sugli esseri umani.

Solo per concludere, vi voglio mostrare una foto che trovo molto bella e che riguarda proprio lo shale gas:

La cascata della fiamma a Buffalo

La cascata della fiamma a Buffalo

si tratta della cosiddetta “Cascata della fiamma Eterna” nel parco naturale di Buffalo negli USA. La fiamma che vedete dietro la cascata e’ alimentata dal gas sprigionato da uno scisto formato circa 350 milioni di anni fa e sepolto alcune centinaia di metri nel sottosuolo.

Proprio lo studio di questa fiammella ha dato il via a nuove considerazione sul gas di scisto. In questo caso, la presenza appunto della fiamma, indica che il gas proviene dal sottosuolo in modo naturale e fuoriesce con una certa pressione. La risalita del gas fino alla superficie e’ stata provocata da recenti movimenti tellurici che dunque hanno aperto la strada al gas portandolo in modo naturale fino in superficie.

La continua fuoriuscita di gas indica dunque la presenza di un serbatoio in pressione nel sottosuolo, cosa considerata impossibile fino a qualche mese fa. Questa scoperta apre dunque gli scenari a nuovi possibili sfruttamenti del gas di scisto, senza ricorrere alla tecnica della fratturazione idraulica. Cosi’ come avviene a Buffalo, questi serbatoi naturali potrebbero essere presenti in altre parti del pianeta, in attesa solo di essere scoperti e sfruttati in modo del tutto sicuro.

Concludendo, lo shale gas rappresenta una fonte enorme in attesa di essere sfruttata. Purtroppo, gli interessi economici, spesso tendono ad accelerare i processi saltando tutta una serie di analisi scientifiche necessarie. Come visto, la tecnica della fratturazione idraulica presenta notevoli problematiche a livello ambientale, molto piu’ serie dell’assolutamente innocuo rischio sismico. Sicuramente, una ricerca attenta su questa risorsa consentira’ in un futuro molto prossimo lo sfruttamento del gas dagli scisti ma ovviamente senza mettere in pericolo l’ambiente e la sicurezza delle persone.

 

Psicosi 2012. Le risposte della scienza”, un libro di divulgazione della scienza accessibile a tutti e scritto per tutti. Matteo Martini, Armando Curcio Editore.

Il led rosso dello standby …

19 Mar

Anche se il titolo del post puo’ sembrare alquanto strano, vorrei semplicemente fare una riflessione in questo articolo. In particolare, vorrei concentrarmi su quella miriade di piccoli LED che abbiamo nei nostri dispositivi elettronici e che segnalano lo stato di standby o anche di accensione passando dal rosso al verde.

Perche’ faccio questa considerazione?

Riflettiamo un attimo su una cosa. In casa, tutti noi, abbiamo diversi dispositivi elettronici. Ognuno di questi ha molto spesso un led che segnala il suo stato e che rimane costantemente acceso. Sicuramente, il piu’ famoso di questi e’ quello del televisore.

Bene, prima di tutto, anche se sembrera’ incredibile, c’e’ ancora chi pensa che quel piccolo led di stato serva per scopi diversi da quelli che vogliono farci credere.

Non scherzo se dico che in rete c’e’ ancora chi cerca di convincere le persone che quel led sia usato da “non si sa chi” per spiare all’interno delle nostre case. In questi racconti fantascientifici, la lucetta sarebbe utilizzata per una sorta di “grande fratello” gestito da oscuri poteri interessati a studiarci e a capire le nostre abitudini. Ovviamente, si tratta di fantasie senza senso e anche abbastanza datate. Ero bambino io quando si raccontava questa storia e per spaventarci ci invitavano a spegnere sempre l’interrutore della TV per evitare di far sapere quello che facevamo ogni istante.

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Oltre alla funzione spia, c’e’ anche chi pensa che in realta’ quel led sia una pericolosa arma. Mi viene quasi da ridere pensandoci, ma ci sono siti veramente convinti che la luce emani potenti radizioni in grado di danneggiare le nostre funzioni cerebrali mediante onde elettromagnetiche. Ora, smentire queste voci e’ abbastanza semplice. Mantenendo un profilo scientifico, basta pensare a quanti led, display e lucine varie abbiamo dentro casa. In questo senso, un qualsiasi dispositivo illuminato sarebbe in grado di danneggiare il nostro cervello o di inquinare elettromagneticamente l’ambiente in cui viviamo. Anche in questo caso, si tratta di teorie assurde e che in realta’ nascondo il vero inquinamento elettromagnetico in cui siamo costantemente immersi.

Detto questo pero’, torniamo al vero senso dell’articolo. Quello che mi sono chiesto e’: quanto consuma quel piccolo led che tutti abbiamo in casa?

Se ci pensate, in diversi post:

Elezioni, promesse verdi e protocollo di Kyoto

Il futuro verde comincia da Masdar

Energia solare nel deserto

Pannelli, pannelli e pannelli

abbiamo parlato di energie rinnovabili, di consumo energetico, di citta’ ad impatto zero. Tutte le volte ci siamo soffermati a parlare di quanto sarebbe bello sfruttare le rinnovabili per produrre energia e di quanto consumista e’ divenuta la nostra societa’.

Bene, a cosa serve quel piccolo led? Assolutamente a nulla o meglio, non serve a niente nel momento in cui non vogliamo utilizzare quel particolare apparecchio che e’ in standby in attesa che prima o poi qualcuno gli dia un comando e che possa iniziare a funzionare.

Proviamo dunque a fare un calcolino della serva per cercare di capire quanto quella lucetta incide sul nostro consumo energetico.

Cercando in rete, si trovano numeri completamente diversi e utenti, specialmente sui forum, pronti ad insultarsi per portare avanti un dato piuttosto che un altro. Perche’ avviene questo? In realta’ il motivo e’ molto semplice. Da un lato ci sono gli ambientalisti che vogliono sostenere gli enormi consumi spalmati in un anno di questi led, dall’altro ci sono gli altri che invece sostengono l’impatto nullo nel consumo totale di una famiglia tipo.

Dov’e’ la verita’?

Per poter rispondere a questa domanda, proviamo da soli a fare qualche calcolo.

Quel piccolo led richiede, in media, per poter funzionare, una corrente di 20mAh. Lavorando ad una tensione, sempre considerando valori medi, di circa 2V, il consumo che si ottiene e’ di 40mWh, cioe’ 40 millesimi di Wattora. Utilizziamo il wattora, cioe’ l’energia richiesta per fornire una potenza di 1 W in un’ora, proprio per avere un raffronto diretto con i nostri consumi. Se prendete una bolletta della luce, i consumi vengono conteggiati (e contabilizzati) appunto in questa unita’ di misura.

40mWh e’ un valore molto molto basso ed e’ su questo che molti giocano mostrando il contributo completamente nullo di questo consumo. In realta’, disponendo di un misuratore di potenze, ci si accorge che il consumo del led del televisore e’ molto superiore a questo valore. Perche’? Per quanto inutile, il led non e’ li per bellezza ma indica lo stato di standby del televisore, cioe’ l’elettrodomestico e’ spento ma pronto a ricevere in un qualsiasi momento un segnale dal telecomando. Cosa significa? Con l’apparecchio in standby, non viene alimentato solo il led, ma anche altri circuiti come, ad esempio, il ricevitore, una parte della scheda madre, circuiti secondari, ecc. Tutti “pezzi” che assorbono dalla rete e che sono alimentati.

In questo senso, il consumo di un televisore in stand-by puo’ benissimo arrivare anche a 3Wh, cioe’ circa 100 volte di piu’ di quanto calcolato con il singolo led. Ovviamente questo valore dipende da molti fattori: tipologia della TV, anno di costruzione, produttore, ecc. Dati importanti ma che possono far variare di poco il valore del consumo. Volendo fare un conto di massima, non ci preoccupiamo di questo e andiamo avanti.

Ora, se pensiamo ad una TV accesa 3 ore al giorno, per altre 21 l’apparecchio e’ in stand-by. Quanto consuma: 3Wh x 21 ore x 365 giorni in un anno, fanno la bellezza di 23KWh, cioe’ 23000 W.

In bolletta paghiamo qualcosa come 0.3 euro/KWh, dunque per un televisore in standby 21 ore al giorno stiamo pagando 5,75 euro all’anno.

Nemmeno 6 euro all’anno? Tutto questo calcolo per cosi’ poco?

Facciamo una riflessione. La TV, il pc fisso, il portatile, la stampante, ecc, ognuno di questi elettrodomestici ha il suo led. Se abbiamo 10 dispositivi di questo tipo, stiamo regalando al fornitore circa 60 euro all’anno consumati per non fare nulla.

Ancora non vi basta? Quanti televisori, rimaniamo in questo esempio, ci sono in Italia? Da una stima grossolana possiamo supporre circa 30 milioni. 30 milioni per 5,75 euro fanno circa 170 milioni di euro! Per fare cosa? Sempre per tenere accesa una lucina.

Ora, tralasciando i sensazionalismi, questi valori possono anche sembrare irrisori per la singola famiglia, ma pensiamo al numero di televisori in Italia e al consumo annuo che abbiamo calcolato. Perche’ dobbiamo “buttare” tutta questa energia senza uno scopo? Allarghiamo il discorso al mondo intero. Quanti elettrodomestici ci sono?

Il mio discorso non vuole essere ne ambientalista ne tranquillizzatore a tutti i costi. Semplicemente la domanda e’: perche’ dobbiamo sprecare tutta questa energia quando poi siamo pronti a parlare di rinnovabili, di futuro energetico o di inquinamento?

Ovviamente, potremmo stare a disquisire ore sulla correttezza dei dati utilizzati, sulla sovrastima o sottostima dei numeri. Discorsi da cui non se ne esce, ma la cosa importante e’ che gli ordini di grandezza in gioco sono proprio questi.

Non per fare un discorso banale, ma e’ giusto pensare al futuro energetico del nostro mondo, ma e’ altresi’ giusto pensare anche a non sprecare l’energia di cui si dispone. Questi due concetti devono sempre andare di pari passo. Ognuno di noi, nel suo piccolo, deve contribuire come meglio puo’. Parliamo tanto di risparmio energetico, bene iniziamo dalle piccole cose ognuno di noi facendo del suo meglio.

 

Psicosi 2012. Le risposte della scienza”, un libro di divulgazione della scienza accessibile a tutti e scritto per tutti. Matteo Martini, Armando Curcio Editore.

Onde di schiuma nel Queensland

29 Gen

Ogni tanto ci piace tornare a parlare di fenomeni naturali molto strani che avvengono nel mondo, e che spesso offrono spunti molto appetibili per tanti siti catastrofisti o complottisti.

Questa volta, vorrei parlare di un fenomeno molto particolare avvenuto in Australia, e precisamente nel Queensland, dove un’enorme quantita’ di schiuma e’ arrivata dal mare invadendo completamente la citta’ di Mooloolaba. Per darvi un’idea della portata del fenomeno, vi mostro una foto trovata su web:

La schiuma che ha invaso l'Australia negli ultimi giorni

La schiuma che ha invaso l’Australia negli ultimi giorni

Intere zone della citta’ sono state invase da milioni di metri cubi di una densa schiuma che ha causato anche non pochi danni alla circolazione e alla sicurezza delle persone.

Come potete facilmente immaginare, su molti siti si e’ preso spunto da questo accaduto per tornare a parlare di fine del mondo o anche di un fenomeno causato dalle scie chimiche, da Haarp o da qualche altro marchingegno che la scienza starebbe sperimentando per avvelenarci.

Solo per completezza, vi dico subito che sulle decine di siti che ho visto, nessuno di questi riportava la causa di questo strano fenomeno, escluse ovviamente le solite ipotesi dette prima, ma solo la solita frase “gli esperti brancolano nel buio” sottolineando che fenomeni di questo tipo sono del tutto nuovi e mai verificati.

Cerchiamo dunque di fare chiarezza e di capire meglio.

Informazione nota, e piu’ o meno riportata da tutti i siti, e’ che solo pochi giorni prima, nelle stesse zone, era passato l’uragano Oswald. Questo potrebbe essere un buon inizio di discussione, ma personalmente non lo vedrei come l’unica causa di questo fenomeno ambietnale. Per quanto l’uragano possa aver causato forti venti, e questi agitato le acque della costa, non credo che centrifugando l’acqua del mare riuscirete mai ad ottenere una schiuma cosi’ compatta.

Dimenticavo, vorrei aggiungere anche un’altra foto da discutere insieme:

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Come vedete e’ solo un’altra immagine in cui si vede la stessa schiuma che invade le strade della citta’. C’e’ solo una differenza fondamentale che ho omesso appositamente di dire, questa seconda foto non e’ stata scattata nel Queensland pochi giorni fa, ma nel 2011 a Blackpool in Inghilterra. Per dirla tutta, questo fenomeno si ripete in Inghilterra circa una volta all’anno.

Dunque? Questa rapida considerazione, ci consente subito di smentire categoricamente l’affermazione che fenomeni di questo tipo non si sarebbero mai verificati in passato.

Per quanto riguarda invece la causa el fenomeno, vi racconto l’evoluzione delle considerazioni scientifiche avvenute per i fenomeni inglesi.

Per prima cosa, si parlo’ di una schiuma prodotta dalla decomposizione di un’alga. La cosa che pero’ non convinse da subito fu che non erano conosciute alghe in grado di provocare fenomeni cosi intensi durante la loro decomposizione. Inoltre, a parte un leggero grado di oleosita’, la sciuma non presentava odori particolari. Anche le analisi fatte dagli esperti, non hanno mostrato in nessun caso alcun grado di tossicita’ della schiuma, e questo e’ vero sia per il caso inglese che per quello australiano.

Cerchiamo di ragionare un attimo sull’ipotesi alga. Come detto, in Inghilterra questo e’ un fenomeno che avviene con una certa ricorrenza, ma in australia non si era mai verificato prima. Se la schiuma fosse provocata da un alga, allora sarebbe da chiedersi che cosa avrebbe spinto questa particolare alga ad invadere una zona di mare in cui non era presente prima. Capite bene che se questa ipotesi fosse verificata, allora si dovrebbe aprire una discussione ben piu’ grande sulla modificazione del clima, sulla variazione delle correnti marine o anche sull’inquinamento di zone di mare sempre maggiori.

Premesso che tutti questi problemi esistono indipendentemente dalle alghe o meno, la schiuma non e’ assolutamente prodotta dalla decomposizione di questi organismi.

La vera causa e’ da ricercarsi nei solventi utilizzati dalle petroliere e dalle piattaforme petrolifere per pulire le cisterne. Questa operazione viene in genere fatta leggermente a largo utilizzando solventi chimici non dannosi per l’ambiente. In particolare, questi solventi sono piu’ leggeri dell’acqua marina, per cui formano un sottile strato superficiale che viene poi naturalmente disperso dalle correnti. Solo per chiarezza, ci stiamo riferendo ad operazioni consentite e che utilizzano solventi completamente biodegradabili e assolutamente non nocivi per l’ambiente marino.

Ora, se per qualche motivo, la zona in cui si forma questo strato di solventi e’ interessata da un forte vento, il rimescolamento delle acque puo’ portare alla formazione di questa notevole e persistente schiuma. Questa spiegazione bene si sposa sia agli eventi inglesi che al caso australiano. Nel primo caso, le coste in questione sono da sempre interessate da un forte vento proveniente dal mare verso la costa, mentre in Australia, come detto prima, nei giorni precedenti, l’uragano Oswald aveva provocato fortissimi venti in tutta la zona.

Questa e’ la vera causa della formazione della schiuma che abbiamo visto. Come anticipato, e come confermato dalle analisi chimiche-batteriologiche effettuate, la schiuma e’ assolutamente non tossica cosi’ come i solventi che la provocano.

Concludendo, siamo in presenza di un fenomeno non del tutto naturale perche’ causato in parte dall’uomo, ma assolutamente non pericoloso e non dannoso. Inutile quindi sottolineare la totale estraneita’ di questi avvenimenti con le solite ipotesi complottiste tanto care a molte persone.

 

 

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L’anomalia del Sud Atlantico

7 Gen

Come sappiamo bene, per il 21 Dicembre 2012, una delle profezie che ha riscosso maggior successo era quella che voleva un’inversione del campo magnetico terrestre con il conseguente aumento della radiazione, potenzialmente nociva, proveniente dal Sole.

Anche se il 21/12 e’ trascorso senza nessuna fine del mondo, non credo che ci sia bisogno di dimostrare questo, non si sono assolutamente calmate le tantissime teorie che ancora sfruttano un’eventuale indebolimento o anche l’inversione del campo magnetico.

Di queste problematiche abbiamo parlato in dettaglio in questo post:

Inversione dei poli terrestri

Come potete leggere, abbiamo ammesso che il polo nord magnetico si stia costantemente spostando e, stando ai calcoli e alle previsioni attuali, dovrebbe raggiungere la Siberia nel giro di circa 5o anni.

Nonostante questo, come anticipato, molte fonti ancora sostengono l’indebolimento del campo geomagnetico. In particolare, alcune di queste portano come prova scientifica a sostegno l’esistenza della cosiddetta anomalia del Sud Atlantico. Detta in parole molto semplici, si tratta di una zona vicina al Sud America, a largo del Brasile, dove lo schermo magnetico offerto dal campo contro la radiazione solare e’ meno forte, consentendo ad un numero maggiore di particelle di raggiungere quote piu’ basse.

Fate attenzione ad una cosa. Ho detto “dove lo schermo magnetico e’ meno forte”, non ho assolutamente detto “dove il campo magnetico e’ piu’ basso”. Come vedremo nel seguito, questa distinzione e’ fondamentale per smascherare queste teorie.

Veniamo all’ipotesi catastrofista. Secondo queste fonti, l’anomalia dal Sud Atlantico sarebbe una zona con minor campo magnetico, e questa sarebbe la prova che, prima di tutto, il campo magnetico terrestre sta velocemente diminuendo e, a sua volta, questo sarebbe il preludio all’inversione dei poli terrestri.

Prima di tutto una considerazione. Come detto piu’ volte anche nel post precedente, esistono prove di inversioni passate dei poli magnetici terrestri. Queste osservazione vengono fatte studiando il paleomagnetismo, cioe’ l’orientazione dei materiali magnetici all’interno di strati di rocce. Inoltre, non esistono prove di estinzioni di massa di qualche specie animale in concomitanza con queste inversioni. Questa considerazione solo per calmare ulteriormente gli animi.

Nonostante questo, si fa molto presto a parlare di possibile pericolo e di inversione in corso.

Prima di parlare di questa anomalia del Sud Atlantico, vorrei chiudere definitivamente il discorso campo geomagnetico. Come sappiamo, molti dei dati scientifici su queste misurazioni sono normalmente disponibili su web e liberamente accessibili a tutti. Per quanto riguarda i valori del campo, e’ molto utile consultare i soliti archivi del NOAA che ci consentono di fare delle considerazioni molto utili. Prima di andare avanti vi consiglio di visitare questo link:

NOAA Campo magnetico

Ora, utilizzando la parte inferiore della pagina, mettiamo, ad esempio, gli anni compresi tra 1900 e 2012, in modo da poter visualizzare le informazioni su una statistica considerevole, impostando uno “step: di 1 anno. Nella tabella che vi si apre, trovate molte informazioni sul campo magnetico terrestre, intensita’ in tutte le direzioni, inclinazione, posizione dei poli, ecc. Concentriamoci sui parametri utili per la nostra discussione. Notiamo prima di tutto che abbiamo delle variazioni sia nell’inclinazione che nella declinazione. Questa e’ esattamente la controprova di quello che abbiamo gia’ detto, il polo nord e’ in movimento in direzione nord-ovest.

Ora, vediamo invece i valori di intensita’. La tabella e’ molto completa, dal momento che ci riporta l’intensita’ delle singole componenti in tutte le direzioni. Fate attenzione ad una cosa. Se il campo magnetico e’ in movimento in una direzione specifica, nord-ovest in questo caso, e’ del tutto normale che alcune componenti crescano, mentre altre diminuiscono. Questo non significa che il campo magnetico sta diminuendo nel complesso.

Per capire se l’intensita’ complessiva del campo sta cambiando, dobbiamo vedere l’ultima colonna, cioe’ quella relativa all’intensita’ totale del campo. Cosa troviamo? Semplice, che le variazioni riportate sono assolutamente trascurabili. Come vedete, questa e’ solo un’altra prova che il campo magnetico terrestre non sta assolutamente diminuendo.

A questo punto, speriamo di essere riusciti a sfatare una volta per tutte le voci che continuano a rincorrersi su internet.

Passiamo invece all’anomalia del Sud Atlantico. Abbiamo detto di cosa si tratta, ma soprattutto abbiamo detto che viene portata come prova della diminuzione del campo.

Cerchiamo di capire meglio.

Forma del campo magnetico terrestre

Forma del campo magnetico terrestre

Piu’ volte, abbiamo parlato del campo magnetico e del fatto che questo rappresenti per noi uno scudo per le particelle emesse dal Sole in direzione della Terra. La particolare forma del campo, fa si che i fasci di particelle vangano spinti in direzione dei poli dove riescono a penetrare nella bassa atmosfera, formando in particolare le aurore.

Ora, alcune delle particelle emesse dal Sole restano intrappolate nel campo magnetico terrestre, formando delle zone specifiche ricche di elettroni e protoni. Queste zone, sono le cosiddette fasce di Van Allen. In particolare, possiamo distinguere due fasce, dette interna ed esterna, con quote diverse, rispettivamente dense di protoni e di elettroni.

Non c’e’ assolutamente nulla di sconvolgente nell’esistenza di queste strutture. La loro presenza era stata predetta ancora prima dell’osservazione, studiando l’imbottigliamento magnetico offerto dal campo per effetto della cosiddetta forza di Lorentz.

Cosa c’entrano queste fasce con l’anomalia del Sud Atlantico?

Immaginiamo per un attimo le due fasce come due lobi simmetrici rispetto all’asse magnetico della Terra. Come sappiamo pero’, l’asse magnetico della Terra non e’ esattamente coincidente con quello di rotazione, ma ci sono circa 11 gradi di differenza tra loro. L’effetto di questo spostamento, fa si che da un lato, la fascia interna sia piu’ vicina alla superficie terrestre, mentre dall’altro lato sia piu’ lontana. In particolare, il punto di maggior avvicinamento, in cui la fascia si spinge fino a circa 200 Km dalla superficie, cade proprio nella parte a Sud dell’Atlantico.

Questo e’ un disegno che puo’ aiutarci a capire meglio la questione:

Spostamento delle fasce di Van Allen dovute alla differenza tra gli assi

Spostamento delle fasce di Van Allen dovute alla differenza tra gli assi

Come vedete lo spostamento tra i due assi, crea questa non simmetria nelle fasce di Van Allen, ed e’ proprio questo avvicinamento verso la superficie, ripeto da un solo lato, il responsabile dell’anomalia del Sud Atlantico. Effetto di questo spostamento e’ ovviamente una minor schermatura verso la radiazione terrestre.

E’ pericolosa l’anomalia?

Assolutamente no. Questa differenza nel potere schermante e’ stata scoperta nel 1958, ma esisteva anche prima di questa data ed e’ dovuta ai parametri stessi della nostra Terra. Una minore schermatura dalla radiazione solare, non significa assolutamente che vivere in quella zona significhi essere bombardati da particelle mortali. L’anomalia era gia’ presente prima di essere scoperta, e soprattutto prima che qualcuno su internet cominciasse a specularci sopra.

A riprova di questo, vi voglio mostrare un grafico molto interessante:

Flussi di protoni misurati in diverse zone della Terra

Flussi di protoni misurati in diverse zone della Terra

Questo disegno rappresenta la concentrazione di protoni misurata nelle varie zone della Terra. Notiamo che in prossimita’ dei poli, dove c’e’ la chiusura del campo magnetico e dove sappiamo essere convogliate le particelle, abbiamo delle concentrazioni maggiori. Sulla mappa e’ facilmente identificabile l’anomalia del Sud Atlantico in cui il flusso di particelle e’ maggiore ma notiamo che, ad esempio, i valori registrati sono simili a quelli di molte zone del Canada. Non mi sembra che nessuno si sia mai lamentato in Canada delle radiazioni solari.

Concludendo, l’anomalia del Sud Atlantico e’ solo una conseguenza dei parametri strutturali della Terra. In queste zone si ha un flusso di particelle maggiori dovuto ad una schermatura inferiore da parte del campo geomagnetico, ma assolutamente nulla di pericoloso. L’esistenza di questa anomalia, non costituisce in nessun modo una prova della diminuzione, ne’ tantomeno della prossima inversione, del campo magnetico. Tra l’altro, i valori riportati dal database del NOAA, confermano lo spostamento del polo Nord magnetico in direzione nord-ovest, ma non mostrano assolutamente una diminuzione sistematica dell’intesita’ totale del campo.

 

 

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Altra strana nube a Tulsa

23 Lug

In questi giorni ho ricevuto diverse mail di persone che chiedevano informazioni circa una nuova strana nube apparsa negli Stati Uniti.

Vista la curiosita’, analizziamo quello che e’ successo.

Il 20 Luglio, i cittadini di Tulsa in Oklahoma hanno assistito alla formazione di una nuvola di forma alquanto particolare. Ecco una foto della strana nube osservata:

Un’immagine della nuvola comparsa a Tulsa

Vi riporto anche un link in cui e’ stato caricato un video per mostrare la forma e il movimento della nuvola:

Video Tulsa

Uno dei motivi per cui questo fenomeno ha immediatamente fatto il giro del mondo e’ che la scena ricordava tantissimo il film “Independence Day”, ed in particolare il momento in cui i dischi volanti si rendevano visibili uscendo proprio da nubi simili a questa. Ecco la scena del film in cui si vede la somiglianza:

Una scena del film Independence Day

A parte questi paragoni cinematografici, che sicuramente hanno contribuito ad attirare l’attenzione sul fenomeno, parliamo dell’origine di questa nuvola.

Sicuramente all’interno della formazione atmosferica non erano nascosti dichi volanti. In quanto all’origine, sappiamo gia’ il perche’ di nubi di questo tipo.

Siamo nuovamente di fronte ad una nube ad arco, di cui abbiamo gia’ parlato analizzando il fenomeno avvenuto in Malesia:

Una nube che fa pensare alla fine del mondo

Come visto in questo post, questo tipo di nuvole possono formarsi a bassa quota, in genere in testa ad un fronte temporalesco, anche se possono precedere qualsiasi nuvola convettiva. La formazione e’ dovuta alle correnti d’aria provenienti dalla nuvola stessa che arrivano a terra tagliando il fronte della nube con forme cosi’ nette.

Le nubi ad arco possono essere di due forme, arrotolate, come quella vista nel caso della Malesia, o a strati, come e’ questa di Tulsa.

Come al solito, per poter affermare, e convincere, di quello che stiamo affermando, vi riporto una foto di qualche tempo fa di una nuvola ad arco, formata a Chicago, sempre negli Stati Uniti:

Nuvola ad arco formatasi a Chicago

Come vedete, la forma e la struttura delle nuvole e’ molto simile. La somiglianza appare ancora piu’ evidente vedendo le immagini raccolte nel video riportato in precedenza. In questo infatti, si mostrano le colorazioni della nuvola in base all’angolazione in cui viene ripresa.

Da quanto detto, il fenomeno apparso negli Stati Uniti in questi giorni, per quanto particolare ed interessante, rientra in una categoria di fenomeni conosciuti in meterologia e di cui abbiamo moltissimi altri esempi nel passato.

Cio’ che a prima vista puo’ sembrarci strano e non convenzionale, merita una riflessione attenta e uno studio preciso del fenomeno. Non lasciatevi convincere da voci infondate o spingere dallo stupore nel vedere un fenomeno diverso dal normale. Per continuare ad analizzare i fenomeni riguardanti il 2012 e per applicare un metodo di analisi scientifico su tutti gli eventi che stanno accadendo in questi ultimi tempi, non perdete in libreria Psicosi 2012. Le risposte della scienza.