Come visto, questi strumenti, che possono esssere considerati ancora in fase prototipale, offrono delle soluzioni uniche con margini di applicazione possibili nei settori più disparati. Dal mio punto di vista, considero questi oggetti ancora in fase di prototipo non per le applicazioni già in corso ma perchè, molto spesso, la loro esistenza è poco conosciuta e perchè ancora non abbiamo sfruttato al massimo le loro potenzialità.
Proprio per questo motivo, oggi vorrei commentare con voi un articolo davvero molto interessante. Solo qualche giorno fa, i giornali hanno riportato qualcosa di impensabile fino ad ora, un’applicazione davvero entusiasmente della stampa 3D con cui è stato realizzato un prototipo di automobile che tra poco, con buona probabilità, verrà messo in commercio.
Attenzione però, al solito, alcune testate hanno riportato la notizia in modo errato definendo questa applicazione come la “prima” automobile stampata in 3D. Per comprendere meglio, diamo qualche dettaglio aggiuntivo.
Già nel 2010, negli Stati Uniti era stata realizzata quella che possiamo definire la prima automobile dotata di carrozzeria stampata in 3D. Il prototipo in questione, perché di questo si tratta, si chiamava Urbee. A riprova, vi riporto un articolo del Sole 24 ore del 3 Novembre 2010:
Urbee, la prima vettura in assoluto stampata in 3D
Bene, perchè allora a distanza di 4 anni la stessa applicazione fa ancora notizia? Il primo motivo è nazionalista. La notizia di questi giorni è, ripeto, di un’automobile stampata in 3D e presentata a Chicago su progetto di un designer italiano che si chiama Michele Anoè. Senza indugio, vi mostro subito le foto di questa automobile che si chiama invece STRATI:
La Strati
Detto questo, capite subito perché, giustamente in parte, i giornali italiani hanno dato molto risalto alla notizia. C’è anche da dire che il progetto ha partecipato ad una selezione a livelo mondiale in cui il nostro designer è arrivato primo tra oltre 200 contendenti e per questo motivo la Strati è stata realizzata e presentanta. Ma, oltre a questo, esistono anche delle particolarità tecnico-commerciali che rendono la notizia importante. Al contrario della Urbee, la carrozzeria della Strati è stata stampata tutta in un volta. Il risultato ottenuto è simile a quello dei modellini che si acquistano nei negozi di giocattoli in cui i singoli pezzi sono uniti da piccole giunzioni di plastica. Ecco una foto della lavorazione della Strati:
Lavorazione della Strati
Dopo il processo di stampa, i pezzi vengono fresati per rimuovere le parti di supporto necessarie durante la stampa e il tutto può essere assemblato molto rapidamente. Ecco l’ulteriore deffirenza tra le due automobili, per realizzare una Strati occorrono solo 44 ore di lavorazione. Un tempo record per ottenere un oggetto pronto e realmente funzionante.
Oltre a questo, come anticipato, la Strati verrà ora prodotta e, lentamente, realizzata in serie dalla Local Motor. Inutile dire che questa utomobile è dotata di un motore elettrico tra l’altro assolutamnete commerciale. Il propulsore utilizzato è infatti lo stesso della Renault Twizy. I consumi dichiarati per questo primo prototipo sono assolutamente degni di nota, 65 Km/h come velocità di picco con un’autonomia di 200 Km a ricarica.
Il prezzo?
Considerando che parliamo sempre di una macchina elettrica, il prezzo è più o meno in linea con le altre auto del settore, tra i 18000 e i 34000 dollari. Certo, considerando che tutto il processo di lavorazione delle parti esterne avviene mediante una stampante 3D in 44 ore, permettemi di dire che il costo, forse, è un po’ eccessivo. Molto probabilmente però, ci saranno margini di manovra dal punto di vista commerciale. Parliamo di un reale prototipo su cui non è ancora partita la produzione in serie e sul quale sono montati pezzi provenienti da diversi fornitori.
Concludendo, la Strati, oltre ad essere disegnata da un italiano, rappresenta un notevole salto avanti per la stampa 3D che lascia il mondo dei prototipi con grandi dimensioni per approdare, forse, a livello commerciale. Ripeto quello che ho scritto anche nel precedente articolo, la stampa 3D ci riserverà ancora molte sorprese per il futuro e, grazie ad un incremento dell’utilizzo e della ricerca, potrà realizzare oggetti a basso costo e larga diffusione.
Visto che me lo state chiedendo in tantissimi, vorrei aprire una parentesi sulle affermazioni fatte dal celebre astrofisico Stephen Hawking riguardanti il bosone di Higgs. Per chi non lo avesse seguito, abbiamo già discusso di questo tema nella apposita sezione:
Dove un nostro caro lettore, già qualche giorno fa, ci aveva chiesto lumi a riguardo.
Di cosa stiamo parlando?
Come tutti avrete letto, nell’introduzione del suo ultimo libro “Starmus, 50 years of man in space” il celebre astrofisico avrebbe scritto che il bosone di Higgs avrebbe le potenzialità per poter distruggere l’intero universo. In pratica, ad energie elevate, così si legge, la particella potrebbe divenire improvvisamente instabile e provocare il collasso dello stato di vuoto, con conseguente distruzione dell’universo.
Cosa? Collaso del vuoto? Distruzione dell’universo?
Ci risiamo, qualcuno ha ripreso qualche spezzone in giro per la rete e ne ha fatto un caso mondiale semplicemente mescolando le carte in tavola. In realtà, a differenza anche di quanto io stesso ho affermato nella discussione linkata, la cosa è leggermente più sottile.
E’ possibile che il bosone di Higgs diventi instabile e bla bla bla?
No! Il bosone di Higgs non diviene instabile ad alte energie o perchè ne ha voglia. Stiamo entrando in un settore della fisica molto particolare e su cui la ricerca è ancora in corso.
Facciamo un piccolo excursus. Del bosone di Higgs ne abbiamo parlato in questo articolo:
Abbiamo visto come la misura della massa di questa particella abbia implicazioni profonde che esulano dalla mera fisica delle particelle. In particolare, la massa di questa particella, combinata con quella del quark top, determinerebbe la condizione di stabilità del nostro universo.
Bene, come visto nell’ultimo articolo citato, i valori attuali dei parametri che conosciamo, ci pongono nella strettissima zona di metastabilità del nostro universo. Detto in parole semplici, non siamo completamente stabili e, ad un certo punto, il sistema potrebbe collassare in un valore stabile modificando le proprietà del vuoto quantomeccanico.
Riprendiamo il ragionamento fatto nell’articolo. Siamo in pericolo? Assolutamente no. Se anche fossimo in una condizione di metastabilità, il sistema non collasserebbe da un momento all’altro e, per dirla tutta, capire cosa significhi in realtà metastabilità del vuoto quantomeccanico non è assolutamente certo. Premesso questo, come già discusso, i valori delle masse delle due particelle in questione, vista la ristretta zona in esame, non sono sufficienti a determinare la reale zona in cui siamo. Cosa significa? Come detto, ogni misura in fisica viene sempre accompagnata da incertezze, cioè un valore non è univoco ma è contenuto in un intervallo. Più è stretto questo intervallo, minore è l’incertezza, meglio conosciamo il valore in esame. Ad oggi, ripeto, vista la stretta banda mostrata nel grafico, le nostre incertezze sono compatibili sia con la metastabilità che con l’instabilità.
Dunque, pericolo scampato. Resta però da capire il perchè delle affermazioni di Hawking.
Su questo, vi dirò la mia senza fronzoli. Hawking conosce benissimo l’attuale livello di cui abbiamo discusso. Molto probabilmente, non avendolo letto non ne posso essere sicuro, nel libro ne parla in modo dettagliato spiegando tutto per filo e per segno. Nell’introduzione invece, appunto in quanto tale, si lascia andare ad affermazioni quantomeno naive.
Perchè fa questo? Le ipotesi sono due e sono molto semplici. La prima è che è in buona fede e la colpa è solo dei giornali che hanno ripreso questa “introduzione al discorso” proprio per creare il caso mediatico sfruttando il nome dell’astrofisico. La seconda, più cattiva, è che d’accordo con l’editore, si sia deciso di creare questo caso appunto per dare una spinta notevole alle vendite del libro.
Personalmente, una o l’altra non conta, l’importante è capire che non c’è nessun collasso dell’universo alle porte.
Perdona, monna Terra, se io ti rispondo un poco più liberamente che forse non converrebbe a una tua suddita o fantesca, come io sono. Ma in vero che tu mi riesci peggio che vanerella a pensare che tutte le cose di qualunque parte del mondo sieno conformi alle tue; come se la natura non avesse avuto altra intenzione che di copiarti puntualmente da per tutto. Io dico di essere abitata, e tu da questo conchiudi che gli abitatori miei debbono essere uomini. Ti avverto che non sono; e tu consentendo che sieno altre creature, non dubiti che non abbiano le stesse qualità e gli stessi casi de’ tuoi popoli; e mi alleghi i cannocchiali di non so che fisico. Ma se cotesti cannocchiali non veggono meglio in altre cose, io crederò che abbiano la buona vista de’ tuoi fanciulli; che scuoprono in me gli occhi, la bocca, il naso, che io non so dove me gli abbia.
Giacomo Leopardi, estratto da “Dialogo della Terra e della Luna”, Operette Morali.
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Sono davvero impazzito? Cosa c’entra Leopardi con le bufale che ogni giorno si rincorrono sul web? In questo pezzo che ho estratto è la Luna che sta parlando alla Terra ed in particolare la accusa di pensare che tutto ciò che esiste in Natura sia conforme a quello che avviene sul nostro pianeta. In particolare, solo poche battute prima, la Luna raccontava alla Terra di essere abitata ma di abitanti che non sono uomini, che non possono essere immaginati da chi è chiuso nel suo pensiero e che la bellezza della creazione è anche nella diversità delle realtà e degli ambienti creati.
Perché ho voluto iniziare questo articolo con questa citazione? Data la sua vicinanza che la rende perfettamente visibile agli occhi, la Luna è uno dei corpi del Sistema Solare che da sempre ha stimolato la fantasia degli esseri umani. Fantasie che spaziano su temi diversi ma che, come è ovvio, sono sempre concentrate soprattutto sul fatto che il nostro satellite possa essere abitato da esseri intelligenti. Questo, ovviamente, complice anche il fatto che siamo riusciti a raggiungere e camminare sulla sua superficie, ha da sempre creato moltissime speculazioni su segreti celati dai potenti ai poveri mortali.
Apro e chiudo una breve parentesi. Dal momento che ho appena scritto “siamo riusciti a camminare sulla sua superficie”, vi ricordo che in questo articolo:
abbiamo già parlato dell’assurdità delle affermazioni sui viaggi lunari e sulla certezza che l’uomo è stato sulla Luna. Questo giusto per essere precisi ed evitare polemiche a cui abbiamo già dato una risposta.
Detto questo, proprio negli ultimi giorni, alcuni siti complottisti hanno rispolverato uno dei temi che possiamo definire un evergreen della teoria del complotto che è quello della Missione Apollo 20.
Apollo 20? Forse c’è un errore. Tutti sanno che i programmi Apollo sono arrivati fino a 17. Perché si parla di 20?
In realtà, le missioni Apollo 18, 19 e 20 sono state inizialmente messe in programma, ma poi cancellate per assenza di fondi. Il motivo di questa scelta è presto detto: la conquista della Luna rappresentava certamente una sfida tecnologica e scientifica molto importante per diversi settori della ricerca, ma il tutto fu accelerato da motivi politici contestualizzabili al periodo storico a cui ci riferiamo. La conquista dello spazio era uno dei campi di battaglia non armata su cui si fronteggiavano i due grandi blocchi della guerra fredda: Stati Uniti da un lato e Unione Sovietica dall’altro. Quando l’Apollo 11 si posò sulla superficie e i suoi occupanti poterono fare la prima passeggiata fu un momento storico che decretò anche il vincitore della corsa allo spazio e, in altra chiave di lettura, il predominio di una filosofia rispetto all’altra. Le missioni successive, a parte Apollo 13 a causa delle problematiche note a tutti, videro scemare molto velocemente l’interesse dell’opinione pubblica anche perché, come spesso mi sento dire, di “sassi” ne avevamo raccolti a sufficienza. Questa breve parentesi storica spiega bene il perché le ultime tre missioni vennero cancellate e le risorse e le tecnologie impiegate per altri programmi di maggiore interesse.
Nonostante questo, negli anni diverse storie si sono rincorse sulle ultime tre missioni ed in particolare su Apollo 20 che non solo sarebbe partito grazie ad una collaborazione congiunta USA-URSS ma lo avrebbe fatto con un chiaro scopo: recuperare una nave aliena fotografata dalle missioni precedenti.
Certo, detto in questo modo, nessuno, almeno spero, avrebbe creduto a queste fantasie da quattro soldi. Perché allora la storia dell’Apollo 20 è divenuta così famosa negli anni al punto da essere ritirata fuori a cadenza regolare?
Come sempre avviene, in storie di questo tipo la rete ha il suo ruolo da protagonista. Nel 2007, un utente caricò su Youtube un video in cui mostrava alcuni fotogrammi raccolti dalla missione Apollo 15, concentrandosi in particolare su una zona in cui si osserva una struttura abbastanza regolare di forma allungata. Secondo l’utente, la costruzione sarebbe un’astronave abbandonata sulla Luna e proprio grazie a questa identificazione, ed in completo segreto, le due agenzie spaziali più avanzate al mondo decisero di unirsi in una missione congiunta per andare ad esplorare e recuperare il reperto. Per completezza di cronaca, vi riporto l’immagine incriminata:
AS15-P-9625
ma, soprattutto, uno zoom della regione in cui si troverebbe l’astronave aliena:
Zoom dell’immagine precedente con il “dettaglio” della nave aliena
Chi era questo utente? Il misterioso personaggio si identificò come William Rutledge, a suo dire uno degli uomini dell’equipaggio dell’Apollo 20 che ora vivrebbe in Ruanda. Oltre alla misteriosa struttura, nel video caricato si vede anche l’interno della nave, perfettamente conservata, e, indovinate un po’, alieni dormienti. In particolare, uno di questi corpi umanoidi, di sesso femminile, è noto alle cronache come “Monna Lisa”. Eccovi una parte del video in questione in cui si vede l’interno dell’astronave e appunto l’alieno femmina che dorme:
Priam di continuare, lasciatemi fare qualche considerazione personale su cui potete o no essere d’accordo. In questo blog ci siamo occupati davvero di molte bufale e molte di queste erano assolutamente più credibili di questa sull’Apollo 20. Le argomentazioni a sostegno di questo complotto sono davvero molto deboli e assolutamente poco credibili. Perché allora è divenuta così famosa? In primis, perché si tratta di una delle prime costruite e pubblicizzate via rete ma, soprattutto, perché diverse volte è stata citata anche da fonti, almeno secondo il pensiero di molti, autorevoli. Alcuni esempi: giornali nazionali come il Corriere della Sera e la trasmissione Mistero. Come sempre ripetiamo, credibili o meno dal punto di vista scientifico, canali di informazione come TV e giornali hanno un enorme potere sulle persone che spesso prendono per buono quello che gli viene raccontato fidandosi del canale con cui questo viene propinato.
Ragionando insieme, è possibile che ci siano state missioni Apollo tenute nascoste all’opinione pubblica? Per lanciare le missioni, venivano usati razzi Saturn V. Per chi non li conoscesse si tratta di “giocattoli” alti quasi 100 metri. Secondo voi, come avrebbero fatto a tenere nascosta una costruzione del genere? Tra l’altro, sempre secondo il presunto membro dell’equipaggio, il lancio sarebbe avvenuto a Vandemberg in California, questo per tenere nascoste tutte le fasi preparatorie utilizzando una base diversa rispetto al solito. Questo particolare, che può sembrare un’inezia ci conferma invece l’assurdità delle affermazioni e, soprattutto, che questo utente ne sa veramente poco di lanci nello spazio.
Perché dico questo? Per poter lanciare qualcosa nello spazio, prima di tutto si “spara” sfruttando il verso di rotazione della Terra. Questo, per un concetto di moti relativi, ci fa guadagnare sulla spinta e dunque risparmiare sul dispendio di energia per il lancio. Inoltre, normalmente, i lanci vengono fatti sulla costa orientale degli Stati Uniti mai su quella occidentale. Il perché di questo è di facile comprensione: se ci dovesse essere qualsiasi problema nelle prime fasi della salita, tenendo a mente il discorso sulla rotazione terrestre, il lanciatore finirebbe in mezzo all’oceano e non certo sulla terra ferma con il rischio di provocare una strage. Detto questo, il signore che ha caricato il video è tutt’altro che un astronauta.
Altre considerazioni semplici. La foto da cui siamo partiti che mostra dove si troverebbe il relitto dell’astronave è un documento pubblico scaricabile da chiunque, così come ha fatto l’autore del video originale. Sempre secondo voi, se Stati Uniti e URSS avessero identificato qualcosa di anomalo nelle foto e avessero voluto mantener il segreto più assoluto, avrebbero lasciato la foto in bella mostra visibile a tutti?
Inoltre, anche se il lancio fosse riuscito in pieno silenzio e senza essere scoperti, nessuno si sarebbe accorto di una Saturn V che vola verso l’esterno uscendo dalla nostra atmosfera? Così come avvenne nelle precedenti missioni Apollo, il lancio venne seguito anche da molti astrofili amatoriali che potevano vedere molto bene la scia del razzo che usciva dall’atmosfera. In questo caso, giusto per essere chiari, parliamo di centinaia di persone assolutamente estranee ai fatti e che sarebbero impossibili da controllare. Detto in altri termini, se avessero visto qualcosa si sarebbe saputo all’istante!
Dunque, la storia dell’Apollo 20 è, e resta, una bufala bella e buona. Purtroppo, resto sempre amareggiato nel constatare come storie di questo tipo possano riaffiorare a distanza di anni ma mai con particolari interessanti o almeno aggiornati. La cosa più preoccupante, come detto, è che ci sono tanti mezzi di comunicazione che da anni hanno lasciato la strada dell’informazione per un mero discorso commerciale e di manipolazione delle idee. Così come sappiamo bene: il complottismo vende e vende bene, troppo spesso molto di più della verità.
Diversi lettori mi hanno contatto privatamente per chiedere info riguardo una notizia che sicuramente avrete letto e che e’ stata rimbalzata su praticamente tutti i giornali nazionali. Come avrete capito dal titolo di questo post, mi riferisco alla notizia di qualche giorno fa in cui la Marina Americana, o meglio il centro ricerche di questo corpo militare, ha annunciato al mondo di essere riuscito a produrre carburante a base di idrocarburi partendo dall’acqua di mare.
Se provate a documentarvi in rete, e vi chiedo di farlo, troverete, come sempre e come cattiva abitudine, 2 o 3 testi differenti ricopiati spudoratamente su tutti i giornali, siti e blog della rete.
Perche’ mi preoccupo di questo? Semplice, non nel caso specifico ma come visto per altre notizie, se la fonte primaria presenta un errore, un dettaglio sbagliato e non spiega alcuni passaggi importanti, tutti gli altri gli vanno dietro dimostrando ancora una volta l’effetto gregge!
Detto questo, come richiesto, torniamo a pensare alla famosa notizia in questione. Leggendo la notizia trovate scritto che, come anticipato, i ricercatori al servizio della Marina avrebbero prodotto combustibile partendo solo ed esclusivamnete dall’acqua di mare. Questo combustibile puo’ gia’ essere utilizzato per alimentare navi da guerra e caccia militari. La dimostrazione? Semplice, come testimonia il vidoe che trovate praticamente ovunque, il combustibile e’ stato usato per far voare un modello di Mustang P-51, tipo di aereo utilizzato durante la seconda guerra mondiale. Secondo i ricercatori coinvolti, la produzione di combustibile dall’acqua di mare e’ gia’ realta’, ma saranno necessari altri 10 anni prima che questa tecnologia venga utilizzata per il rifornimento.
Vantaggi?
Evidenti, ma e’ meglio elencarli di nuovo: le navi potranno percorrere tratti piu’ lunghi in mare aperto senza dover attraccare nei porti per il rifornimento, adottare questa alimentazione eliminerebbe i rischi tecnici e ambientali che un rifornimento in mare aperto prevede ma, soprattutto, usate acqua per produrre combustibile!
Vi rendete conto?
Acqua di mare, tanta, pulita, semplice e assolutamente rinnovabile per produrre combustibile. Altro che re Mida che trasformava in oro quello che toccava o la pietra filosofale degli alchimisti, acqua salata in combustibile. Vi rendete conto di questo? Sono decenni che parliamo di green economy, energie rinnovabili, ambiente, ecc e ora si puo’ produrre combustibile dall’acqua di mare. Commento molto frequente sulla rete su questa notizia: a questo punto potremmo finalmente rottamare quelle pericolose navi nucleari che solcano i nostri mari e che sono delle vere e proprie bombe atomiche galleggianti.
Perche’ aspettare 10 anni per questa rivoluzione, investiamo tutto in questa ricerca e portiamola a conclusione. Facciamo in modo che questa soluzione possa essere commerciale subito, magari anche per altri mezzi di trasporto.
Vi sto insospettendo con questo mix di entusiasmo in forma grottesca? Forse, ed in questo caso l’espressione e’ proprio azzeccata, non e’ tutto oro quello che luccica.
Prima cosa, che molti giornali dimenticano di dire perche’ troppo affannati a fare copia/incolla e gridare al miracolo: come si trasforma l’acqua di mare in combustibile?
Senza spiegare in dettaglio la chimica delle varie reazioni, il processo puo’ essere cosi’ descritto: si sfrutta ovviamente l’acqua ma anche l’anidride carbonica normalmente sciolta nell’acqua di mare. In che modo? Anidride carbonica e idrogeno vengono separati facendoli passare attraverso una cella elettrificata. In questa fase, nell’anodo e nel catodo si accumulano rispettivamente ioni idrogeno e gas idrogeno e anidride carbonica. Successivamente i prodotti vengono fatti passare attraverso una camera riscaldata in cui viene posto un catalizzatore ferroso. Compito di quest’ultimo e’ favorire la produzione di idrocarburi con 8-9 atomi di carbonio che vengono poi raccolti da un catalizzatore al nichel. Risultato, una miscela di idrocarburi utilizzabile come combustibile per la vostra nave.
Quale sarebbe il problema di questo processo? Voi mettete l’acqua e ottenete idrocarburi. Rileggete quanto scritto in precedenza, anidride carbonica e idrogeno vengono “separati” utilizzando una cella “elettrificata”. Inoltre, i prodotti vengono fatti passare attraverso una camera “riscaldata” con un catalizzatore.
Vi dicono niente le parole “elettrificata” e “riscaldata”? Come si elettrifica o si riscalda qualcosa? Semplice, dovete dargli energia.
Cosa significa questo?
Come potete facilmente immaginare, il processo non e’ assolutamente gratuito o cosi’ miracoloso come i giornali vorrebbero farvi credere. Attenzione, non sto facendo il bastian contrario per partito preso, sto solo cercando di mostrare, appunto, che non e’ tutto oro quello che luccica.
Nessun giornale che propone la notizia parla di “rendimento” di questo processo. Purtroppo, allo stato attuale delle cose, l’efficienza della reazione, ottenuta confrontando prima di tutto l’energia contenuta in un litro di carburante con l’energia spesa per produrre quel litro ma anche il rendimento della produzione di quella stessa energia elettrica, non e’ assolutamente elevata. Anzi, per dirla tutta, questo processo e’, allo stato attuale, energeticamente sfavorevole.
Ora, dire “energeticamente sfavorevole” non significa buttare via tutto. La notizia riportata mostra un ottimo punto “di ricerca” raggiunto in questo ambito ma ci vorranno ancora molti anni per arrivare a qualcosa di realmente utilizzabile. Mia opinione personale e’ che i 10 anni di cui si parla siano assolutamente una sottostima dei tempi necessari.
Perche’ dico questo?
Come detto all’inizio, la notizia e’ di questi giorni. Cercando in rete, si trova pero’ un documento, sempre della Marina americana, datato 2010, in cui si fa il punto proprio su questa ipotetica tecnologia:
Leggendo quanto riportato, si parla di un’energia richiesta per la produzione del carburante, in particolare della prima elettrolisi nella cella elettrificata, doppia rispetto a quella realmente ottenibile dal carburante prodotto. Ora, nel gito di 4 anni, le cose sono sensibilmente migliorate, ma siamo ancora abbastanza lontani da poter definire questa tecnologia matura per essere commercializzata.
Altra osservazione importante. Per la prima elettrolisi serve energia. Tralasciando il rapporto tra quella spesa e quella prodotta, se siamo in mezzo al mare, dove prendiamo questa energia? Semplice, la produciamo con sistemi nucleari! Capito bene? Con sistemi nucleari che producono energia elettrica per la nave. Non fraintendete, personalmente non mi sto affatto sconvolgendo, trovo semplicemente grottesco che tanti annuncino entusiasti questa notizia parlando di sostituzione del nucleare sulle navi, non sapendo che per far andare questa tecnologia la stessa marina militare avrebbe pensato di utilizzare energia prodotta da fissione nucleare.
Se e’ tutto vero quello che scrivo, perche’ non commento il video dell’aereo che vola con questo carburante? Ho scritto da qualche parte che la notizia e’ una bufala al 100%? Non mi sembra, uno dei prodotti finale delle reazioni e’ proprio una sorta di combustibile utilizzabile. Notate pero’ una cosa, quello che vi mostrano e’ un modellino molto in miniatura di un aereo militare. Per far volare questo oggetto servono pochi ml di combustibile, quantita’ infinitamente minore di quella che servirebbe anche solo per far partire una nave da guerra.
Conclusione, la notizia riguardante questa scoperta e’ stata ridicolizzata a causa del sensazionalismo imperante ormai su tutti i giornali. La ricerca e’ assolutamente interessante e degna di osservazione. Quanto proposto e’ da intendersi come un “work in progress” e cosi’ sara’ ancora per molto tempo. Qualora si riuscisse ad ottimizzare l’intero processo e a migliorarne il rendimento, sicuramente questa soluzione potrebbe apportare notevoli miglioramenti non solo in termini navali ma, soprattutto, in termini ambientali. Non ci resta che continuare a monitorare questo settore e vedere se ci saranno novita’ nei prossimi anni.
Come visto nell’articolo, in questo caso la speculazione e l’esagerazione giornalistica avevano parlato di un emissione di gas addirittura di 5 metri. Come visto nelle immagini riportate al tempo, si trattava in realta’ di un fenomeno ben piu’ limitato e, tra l’altro, assolutamente normale nella zona. Come visto, l’intera area e’ considerata sensibile per le emissioni di gas a causa dell’origine vulcanica. Questo rende il terreno ricco di gas, soprattutto CO2, pronta ad arrivare in superficie a causa di fenomeni, naturali o indotti dall’uomo, capaci di aprire una strada fino alla superficie. Nel caso specifico del geyser della rotanda, l’innesco sarebbe stato dato da alcuni lavori fatti da una compagnia del gas, che stava eseguendo degli scavi per la riparazione di alcune condotte. Come descritto sempre nell’articolo precedente, gia’ in passato si erano avuti fenomeni del genere e il comune aveva gia’ provveduto ad emanare direttive restrittive per locali semiinterrati o piscine svuotate.
Perche’ torniamo sull’accaduto?
Proprio in questi giorni, e’ stata data la notizia di un nuovo fenomeno di questo tipo, sempre nel comune di Fiumicino, ma questa volta in mare. Per essere precisi, nei giorni precedenti, anche un altro lieve fenomeno di fuoriuscita di gas si era registrato nello stesso comune, in prossimita’ della famosa rotanda. In questo caso pero’, l’emissione era talmente ridotta da non innescare particolare curiosita’.
Nel caso dell’emissione in mare di questi giorni invece, l’attenzione della rete si e’ di nuovo rivolta verso il comune in provincia di Roma. Prima di inizare a discutere del fenomeno, vi riporto un video della zona in questione:
L’emissione e’ avvenuta a circa 100 metri dalla costa, ad una profondita’ di 8 metri dalla superficie. Come vedete, l’area in questione non e’ troppo estesa e, in seguito all’avvenimento, e’ stata subito messa sotto controllo dall’ingv e dalla capitaneria di porto di Fiumicino.
Come potete facilmente immaginare, questo genere di fenomeni, cosi’ ravvicinati nel tempo e nel luogo, hanno creato una serie di voci che si rincorrono sulla rete. Senza giri di parole, c’e’ chi parla di prossimo devastante terremoto nel Lazio, chi parla di una nuova caldera sotto l’area romana pronta ad esplodere in tempi brevi. Insomma, come ormai siamo abituati, tante voci, ma niente di scientifico o di oggettivo per supportarle.
Veniamo invece al nostro ragionamento. Da cosa puo’ dipendere questa nuova emissione?
Analogamente a quanto avvenuto nella rotonda di Coccia di Morto, l’emissione del gas proviene dal terreno, ricco di depositi di gas. Anche se ad oggi e’ stato impossibile analizzare un campione del gas emesso in mare, con buona probabilita’ si dovrebbe trattare in maggioranza di CO2, cosi’ come nel primo caso riportato. Come mostrato dagli esperti, la conformazione e l’origine del terreno della zona, creano ampi depositi sotterranei che non appena trovano una via di fuga raggiungono la superficie.
Appunto, quale sarebbe la causa della fuoriuscita in mare?
Come riportato da tantissime fonti locali, proprio nei giorni scorsi erano in corso carotaggi sottomarini per l’analisi del terreno. Questi studi sono propedeutici per la realizzazione del nuovo porto commerciale per la citta’. Come potete facilmente immaginare, si tratta di carotaggi per monitorare la struttura del terreno, e per valutare la sua resistenza.
Come dovrebbe essere evidente, anche se la conferma ancora manca, i carotaggi avrebbero creato instabilita’ nel terreno causando l’amissione di gas, ripeto, gia’ contenuta nel sottosuolo.
Come potete facilmente capire, si tratta di un fenomeno del tutto comprensibile soprattutto pensando alla struttura del terreno e agli avvenimenti gia’ accaduti in passato. Detto questo, non c’e’ assolutamente nulla da temere nelle emissioni nell’area di Fiumicino dal momento che si tratta solo di fughe di gas gia’ contenute nel terreno, assolutamente niente che provenga da strati profondi. Questa spiegazione, razionale e supportata ai fatti, esclude dunque tutte le voci pronte a scommettere su un qualcosa di pericoloso in atto nella zona.
Molto spesso leggo delle notizie interessanti sui giornali, che pero’ vengono rovinate dalla continua ricerca del sensazionalismo giornalistico che fa trascendere gli articoli nel ridicolo. E’ questo il caso del test effettuato dall’aviazione americana sul protopipo X-51 proprio pochi giorni fa.
Come forse avrete letto, il 3 Maggio e’ stato effettuato un nuovo test di volo per il velivolo sperimentale X-51 che e’ riuscito a volare alla velocita’ di mach 5.1, cioe’ 5.1 volte la velocita’ del suono. Detto in unita’ di misura comprensibili a tutti, alla velocita’ di 6240 Km/h.
Dov’e’ l’assurdita’ della notizia? Ovviamente, la notizia del test e’ reale, cosi’ come e’ veritiera la velocita’ raggiunta, l’assurdo e’ nel fatto che si dichiara di aver raggiunto la piu’ alta velocita’ mai registrata e che in un futuro molto prossimo potremo viaggiare tra Londra e New York in un’ora.
Cominciamo proprio dall’ultima parte. Semplicemente, i moderni caccia raggiungono velocita’ intorno a 2 volte quella del suono. Per poter sopportare queste accelerazioni, i piloti devono godere di uno stato di salute ottimale, oltre ovviamente a sostenere un pesante e continuo allenamento per resistere a questi parametri di volo. Secondo voi, un passeggero normale, potrebbe mai viaggiare a 5 volte la velocita’ del suono? Io direi di no, a meno di arrivare a New York con la maggior parte dei passeggeri morti ancora legati ai sedili. Spesso, basterebbe ritornare a fare il mestiere di giornalista piuttosto che di profeta per evitare di sparare strafalcioni di questo tipo.
Passando invece al discorso velocita’, dobbiamo fare qualche considerazione piu’ tecnica. Prima di tutto, mach 5.1 non e’ la massima velocita’ raggiunta in sistemi di questo tipo. In passato, altri velivoli sperimentali, come ad esempio X-43, hanno raggiunto velocita’ intorno a mach 10. Il risultato importante del test sul X-51 e’ stato raggiungere questi picchi di velocita’ per tempi piu’ lunghi, intorno ai 4 minuti. I precedenti test avevano ottenuto velocita’ maggiori, ma per tempi brevisimi. Proprio questo fatto, aveva poi spinto la ricerca nello studio di soluzioni piu’ “lente” ma che consentissero di mantenere le velocita’ per periodi piu’ lunghi.
Credo che a questo punto sia interessante parlare un po’ piu’ in dettaglio di questo X-51. Questo prototipo nasce da una collaborazione tra l’aviazione americana, la NASA, la Boeing e la Darpa. Scopo finale dello sviluppo e’ raggiungere una velocita’ di mach 7 per tempi dell’ordine di cinque minuti.
Come e’ possibile raggiungere queste velocita’? Per prima cosa, il lancio avviene con l’X-51 fissato sotto l’ala di un B-52H che lo porta fino alla quota di 50000 piedi.
X51 posizionato sotto l’ala del B52H
A questo punto, il velivolo viene sganciato e, dopo 4 secondi di caduta libera, viene acceso un razzo MGM-140 che arriva fino alla velocita’ di mach 4.5. Arrivati a questa velocita’, l’X-51, anche detto WaveRider, viene sganciato e accelera fino alla velocita’ massima, nominalmente mach 7.
L’accelerazione del WaveRider e’ assicurata da un motore sperimentale chiamato Scramjet. A differenza dei normali motori a turbina, che sono limitati ad una velocita’ di punta di mach 2.5, lo scramjet e’ un propulsore privo di parti mobili. L’aria entra, viene miscelata con il carburante e brucia automaticamente. L’elevato calore e la velocita’ del flusso in uscita determinano la spinta del velivolo. Ovviamente, per poter funzionare, il motore ha bisogno di aria che entra ad alta pressione e, per questo motivo, e’ necessaria la fase di lancio con un razzo MGM.
Perche’ e’ importante sviluppare questo tipo di tecnologia? Per prima cosa, come potete immaginare, questo tipo di test viene fatto in ambito militare per la continua ricerca su razzi supersonici o per droni capaci di viaggiare ad altissima velocita’ e dunque piu’ difficili da intercettare.
Oltre all’ambito militare, applicazioni di questo tipo potrebbero essere importanti anche per il futuro dei voli spaziali, come dimostra la collaborazione della NASA al progetto. Attenzione pero’, anche su questo punto si leggono molte cose inesatte in rete. Prima di tutto, lo scramjet per poter funzionare necessita’ di un flusso di aria in ingresso. Detto questo, e’ impensabile utilizzare il motore al di fuori della nostra atmosfera. Lo scramjet potrebbe pero’ essere utilizzato come stadio di lancio dei velivoli spaziali. Dalla descrizione fatta, appare evidente che questo motore ha il vantaggio enorme di un dover trasportare il comburente. In questo senso, si avrebbe una notevole riduzione del carico dei velivoli spaziali per la spinta fino ai confini della nostra atmosfera. Come e’ facilmente intuibili, minor carico equivale a voli piu’ economici.
Ovviamente, per poter utilizzare questi sistemi in voli commerciali, sia a terra che nelle missioni spaziali, sara’ necessaria ancora molta sperimentazione, soprattutto per rendere competitivi questi lanci rispetto alle altre soluzioni di cui abbiamo parlato in questi post:
Come visto, il notevole interesse di compagnie private, e ovviamente l’afflusso di capitali, in queste ricerche, sta determinando una spinta non indifferente nella sviluppo di questi settori. Sicuramente, in un futuro molto prossimo, potremo sfruttare sistemi che fino a ieri sembravano soltanto fantascientifici.
Tutti noi, almeno una volta, abbiamo visto in TV il lancio di un velivolo spaziale. Quell’enorme torre dove, ad esempio, veniva agganciato lo shuttle e, al termine del conto alla rovescia, i potenti razzi necessari per vincere la gravita’ terrestre producevano quelle enormi colonne di vapore. Come e’ facilmente comprensibile, questi lanci prevedono una pianificazione nei minimi dettagli e l’investimento di enormi risorse sia umane che economiche.
Dai primi lanci spaziali ad oggi, questa tecnica per inviare missioni nello spazio e’ rimasta piu’ o meno invariata, mentre la tecnologia delle missioni e’ via via cresciuta sia dal punto di vista tecnico che scientifico.
Velivolo S3 su Airbus A300
Possibile che non ci sia un altro modo per inviare satelliti nello spazio?
In realta’, proprio in questi ultimi anni, diverse societa’, anche private, stanno studiando metodi alternativi, piu’ economici e semplici, per inviare piccoli oggetti in orbita. Al giorno d’oggi, non parliamo piu’ soltanto di grandi missioni di esplorazione, ma anche molte compagnie private necessitano di questo genere di lanci. Pensate soltanto alle telecomunicazioni, campo da sempre ad appannaggio di compagnie private. Per garantire la trasmissione dei segnali, sempre piu’ spesso si ricorre a satelliti geostazionari che orbitano sulle nostre teste.
Una valida alternativa al classico lancio, e’ in corso di sperimentazione molto avanzata per opera della “Swiss Space System”, una societa’ svizzera che gode della sponsorizzazione di molte importanti agenzie come la NASA e l’ESA.
Il metodo pensato dalla Space System e’ molto semplice. Satelliti fino a 250 Kg potranno essere portati nella parte alta della nostra atmosfera utilizzando un comune Airbus A300, si, proprio l’aereo utilizzato dalle compagnie di tutto il mondo per il trasporto di passeggeri.
Il satellite viene agganciato all’aereo che lo porta fino a circa 10 Km di quota, a questo punto la navetta viene sganciata e sale, mediante motori, fino a circa 80 Km di altitudine. A questo punto viene aperto il portellone superiore e viene fatto uscire il satellite che dunque sale fino all’orbita prestabilita.
Come avviene tutto questo? La scelta dell’A300 non e’ casuale. Questo aereo e’ gia’ certificato per i cosiddetti voli a gravita’ zero. La navetta spaziale che sale fino a 80 Km utilizza combustibile aereonautico standard consentendo livelli di inquinamento paragonabili a quelli di un comune volo di linea. Inoltre, durante la fase di discesa, la navetta spaziale plana come un aliante non richiedendo l’utilizzo dei motori ed e’ subito pronta per un nuovo lancio. Tutta la procedura e’ riassunta in questo disegno:
Le diverse fasi della messa in orbita
Cosa sarebbe un volo a zero gravita’?
Con questo termine si intende un volo in grado di ottenere la condizione di assenza di peso anche in presenza di gravita’. Per ottenere questo risultato si sfrutta la caduta libera ottenuta mediante un volo su traiettoria parabolica. L’aereo in questione sale molto velocemente con un’angolazione di circa 45 gradi e con una forte accelerazione. Arrivato nel punto piu’ alto della parabola, il pilota stacca i motori lasciando praticamente l’aereo in caduta libera. In questa condizione, i passeggeri si trovano in completa assenza di peso. Questa fase, generalmente, dura un intervallo di circa 20-30 secondi. Al termine di questa fase, il pilota riprende il controllo riaccendendo i motori e pronto, dopo un certo tempo, a ripetere l’operazione.
I voli a gravita’ zero vengono utilizzati per diversi scopi. Prima di tutto possono essere una buona palestra per i futuri astronauti per permettergli di sperimentare l’assenza di peso. Inoltre, anche dal punto di vista commerciale, questo genere di voli vengono utilizzati da compagnie private per testare in questa particolare condizione strumenti e soluzioni innovative, magari da lanciare in orbita per gli scopi piu’ disparati.
Volo zero gravity dell’ESA
La nostra agenzia spaziale europea dispone proprio di un A300 per questi scopi, mentre la NASA utilizza un C-9 in grado, in un volo di due ore, di descrivere circa 40 parabole e sperimentare l’assenza di peso per intervalli di 25 secondi. Solo per completezza, questo genere di velivoli vengono definiti in gergo tecnico “comete del vomito”. Visto come funzionano, non credo ci sia bisogno di spiegare l’origine del nome.
Tornando ai lanci spaziali, solo pochi giorni fa e’ stato fatto il primo volo di prova con la tecnica vista. I risultati sono stati molto promettenti al punto che la Space System ha promesso di iniziare i primi voli commerciali gia’ a partire dal 2017. Stando a quanto riportato sul sito della compagnia, il prezzo di questi lanci dovrebbe essere 4 volte inferiore a quelli tradizionali e la societa’ prevede di costruire il proprio spazioporto in Svezia anche se, per come viene pensato il lancio, il decollo puo’ essere fatto da un qualsiasi aeroporto.
Per chi fosse interessato, vi riporto direttamente il link della Space System in cui potete trovare tutte le informazioni sui voli insieme alal documentazione tecnica sul lancio:
A questo punto non rimane che aspettare. Finalmente e’ stata portata un po’ di innovazione non solo alle missioni spaziali, ma anche nei sistemi di lancio che per troppo tempo erano rimasti fermi.
In diverse occasioni, mi avete chiesto di esprimere il mio parere su Adam Kadmon. Poiche’, proprio in questi giorni, in TV viene pubblicizzato un nuovo speciale con protagonista proprio Kadmon, credo sia giunto il momento di parlare di questo personaggio.
Adam Kadmon, nasce come personaggio internet e radio, rilasciando varie interviste e monologhi, in cui si parla degli argomenti piu’ disparati. In particolare. i temi preferiti da Adam sono il complottismo, il mistero, il nuovo ordine mondiale, gli alieni, ecc.
Cos’e’ che rende diverso Adam Kadmon dai tanti falsi profeti che troviamo in rete?
Adam Kadmon
Prima di tutto, c’e’ da dire che ogni intervento di Adam e’ sempre caricato di un’enfasi e di un misticismo senza precedenti. Inoltre, Adam appare con il viso coperto e la voce distorta. Perche’ questo? Semplice, come detto dallo stesso Adam, queste precauzioni sono necessarie per la sua sicurezza personale. Kadmon sostiene infatti che, qualora si scoprisse la sua vera identita’, potrebbe essere ucciso da esponenti di questa cospirazione globale che tramano alle spalle dei comuni cittadini.
Detto questo, cerchiamo noi di analizzare il personaggio.
Trovate molti degli interventi di Adam Kadmon, sia in TV che su internet, sul suo sito:
Personalmente, ho ascoltato diverse sue interviste, e non trovo assolutamente nuove rivelazioni o teorie esclusive di Kadmon. Che significa questo? In tutti i suoi interventi, si parla di argomentazioni note e che da diverso tempo circolano su internet. Qualsiasi appassionato di questi argomenti, che possiamo definire di confine, non trovera’ nessuna nuova informazione nelle dichiarazioni di Kadmon, rispetto a quelle che gia’ aveva potuto apprendere su internet.
La mia impressione, e’ che questo personaggio sia stato pensato proprio per stimolare la curiosita’ di quelli ancora poco avvezzi ad internet, che sono appassionati di questi temi, ma non si documentano autonomamente. A riprova di questo, il fenomeno Kadmon e’ esploso in notorieta’ proprio in seguito alle sue interviste in TV, dove le informazioni sono gia’ belle e pronte e non si deve fare la fatica di cercare o di distinguere tra fonti che ci interessano o meno. Molte volte pero’, se non viene fatto un lavoro di ricerca successivo, non possiamo sapere se quanto raccontato in TV corrisponde al vero o no.
A riprova di questo, in alcuni casi, Adam Kadmon si lascia andare a dichiarazioni del tutto false e se non lo si ascolta con la massima attenzione si rischia di farci convincere di assurdita’. E’ questo ad esempio il caso di un’intervista TV in cui Adam parla di religioni ed in particolare vorrebbe mostrare l’importanza del 25 Dicembre in diversi culti piu’ o meno antichi e evidenziare lo stesso simbolismo in religioni diverse.
Questo e’ il video dell’intervista di cui stiamo discutendo:
Avete notato nulla di strano? Quando sentii per la prima volta questa intervista, saltai letteralmente dalla sedia ascoltando cosi’ tante cose inesatte tutte insieme. Cercando in rete, ho visto che non sono l’unico che ha notato queste imprecisioni, anzi ho addirittura trovato un video su youtube che, punto per punto, risponde alle affermazioni di Kadmon. Piccola nota, la parte iniziale contiene dei punti di vista estremamente personali dell’autore del video. Non e’ mia intenzione aprire qui un dibattito sulla religione cattolica, ognuno e’ libero di credere o meno, ho caricato questo video perche’ risponde in maniera molto puntuale all’intervista di Kadmon:
Di esempi come questo, con piu’ o meno imprecisioni nelle diverse interviste, ce ne sono abbastanza. Per chi volesse approfondire, vi invito a cercare in rete le interviste sul signoraggio bancario e sulla cometa Elenin, anche queste ricche di imprecisioni abbastanza gravi. Come avete notato, il timbro di voce utilizzato e’ estremamente pacato e, a mio avviso, traqnuillizza l’ascoltatore. In questa atmosfera creata, e’ molto facile far passare qualsisi tipo di informazione, giusta o sbagliata che sia.Detto questo, ci sarebbe anche un’ultima curiosita’ da comprendere. Chi e’ veramente Adam Kadmon? Su questo punto, diversi siti internet provano a dare la loro spiegazione, molte volte abbastanza fantasiosa.A mio avviso, Adam Kadmon e’ solo una costruzione mediatica creata appositamente come prodotto commerciale. A giudicare dalle apparizioni TV e dal grande seguito che sta avendo, direi anche che il prodotto e’ perfettamente riuscito.Come spesso avviene, far credere che si stia parlando di complotti non conosciuti ma soprattutto che la stessa vita di colui che parla sia in pericolo, riesce sempre a far breccia nella testa delle persone. Questi scenari, tante volte proposti da film di fantascienza o da trasmissioni di non divulgazione della scienza, sono entrati ormai nella vita reale proprio grazie a personaggi come Adam Kadmon.
Prima di concludere, vorrei pero’ spezzare una lancia a favore di Adam. Guardando le sue interviste, capite come il messaggio che viene fatto passare e’ quello di un sistema architettato e massonico. A differenza pero’ di tanti altri santoni del web, Kadmon sostiene che il sistema non deve essere combattuto con la violenza. Il richiamo alla non violenza e’ una costante nei messaggi di Adam e questo non puo’ che fare onore al personaggio. Inoltre, molto spesso Adam ripete che le informazioni che vengono fatte passare, sono solo teorie, punti di vista, opinioni, e, come spesso ripete, semplice intrattenimento. Personalmente, ho visto questa frase come uno sgravio di responsabilita’, non tanto di Adam Kadmon, quanto invece della trasmissione in cui e’ spesso ospite. A mio avviso, questa e’ solo un’altra prova a sostegno del prodotto commerciale inventato ad hoc.
Mancano ormai solo pochi giorni al 21/12, dunque alla tanto attesa e profetizzata fine del mondo. La domanda piu’ ricorrente in rete e’ quindi “come salvarsi?”.
Di questo aspetto, abbiamo parlato in diversi post. Come ormai sappiamo bene, ci sono luoghi che storicamente o per motivi commerciali sono considerati immuni dalla fine del mondo:
In alternativa, c’e’ chi organizza viaggi nelle terre dei Maya per osservare da vicino la fine del mondo e i tanto attesi eventi catastrofici che ci saranno:
Ora, se ancora non avete deciso dove trascorrere il 21/12, se non siete risuciti a prenotare nessun posto di salvezza o se siete rimasti delusi dalla chiusura del picco di Bugarach per i giorni a cavallo dell’apocalisse:
Da quanto si legge in rete, un altro posto immune alla fine del mondo, sarebbe Cisternino in Italia. Questo piccolo paese nella valle d’Itria compreso tra le provicie di Brindisi e Taranto rimarrebbe indisturbato mentre il resto della Terra viene distrutto da “non precisati” eventi catastrofici. Per dirla tutta, l’intera zona vicino a Cisternino, che comprende Ceglie, Ostuni e Martina Franca sarebbe tutta un’isola felice. Quest’ultimo particolare e’ in realta’ molto importante come vedremo dopo.
Ora, al solito, la domanda che sorge spontanea e’: perche’ Cisternino si salverebbe?
Il maestro indiano Baba
La spiegazione e’ molto meno elegante di quella di Bugarach o di Torino legata al Santo Graal. In questo piccolo paese pugliese, si e’ stabilito da tempo il maestro indiano Babaji insieme alla sua comunita’ di seguaci. Bene, secondo l’interpretazione delle scritture Maya, fatta proprio da Babaji, i ritrovamenti messicani indicherebbe solo Cisternino come luogo di salvezza.
Chi e’ Babaji?
In realta’, Babaji e’ il nome del maestro indiano del Kryia Yoga. Il nome del gran maestro di Cisternino, secondo alcuni reincarnazione di Babaji, e’ invece Baba. Quest’ultimo si e’ insediato a Cisterino nel 1979 insieme ad una piccola comunita’. Il gruppo di seguaci si e’ poi notevolmente allargato nel corso degli anni contando intere famiglie trasferite in Puglia per seguire la dottrina del maestro indiano.
A Cisternino, i seguaci di Babaji hanno anche costruito un ashram, cioe’ un tempio indiano inserito tra i trulli della zona.
L’ashram dei seguaci di Babaji. Fonte: Repubblica.it
Ovviamente non manca un sito internet della comunita’, in cui, se siete curiosi, potete raccogliere informazioni aggiuntive:
A questo punto, facciamo qualche considerazione su questa notizia.
Abbiamo una comunita’ indiana in Puglia. Questo maestro indiano sostiene di aver interpretato autonomamente, non si sa con quale preparazione, le scritture Maya e di aver capito che, caso strano, il suo paese dove risiede e dove c’e’ la sua comunita’ di salvera’ dalla fine del mondo.
Diciamo che la cosa e’ abbastanza sospetta e sembra proprio un’operazione di marketing per far parlare di se e della sua comunita’.
Prima avevamo detto di tenere a mente che non solo Cisternino, ma in realta’ l’intera valle, si salvera’ dalla fine del mondo. Perche’?
Tra i seguaci di Babaji troviamo anche due nostre vecchie conoscenze, Fiorella Capuano e suo marito Gregory Snegoff. Abbiamo parlato di loro in questo post:
Come potete leggere, i due hanno fondato a Ceglie il loro “giardino di pace”, luogo di salvezza e di ritrovo dove la nuova civilta’ potra’ crescere dopo l’azzeramento del 21/12.
Attenzione. Baba ha la sua comunita’ che risiede a Cisternino. Caso strano, il paese dove soggiorna si salvera’ dalla fine del mondo. Tra i seguaci ci sono due coniugi che hanno fondato un luogo di salvezza, ovviamente a pagamento, che si trova in un paesello, anche questo salvo dalla fine del mondo, per voce del loro maestro spirituale.
A pensar male si commette peccato?
Anche in questo caso, il tutto mi sembra solo un’abile operazione di marketing creata appositamente per avere pubblicita’ gratuita in tutto il mondo e per proprio tornaconto personale.
Come se non bastasse, anche il sindaco di Cisternino sta per cavalcare la cosa. Poiche’ in questi giorni si stanno registrando tantissime richieste di prenotazione per il paese e per le zone circostanti, il primo cittadino, Donato Baccaro, ha pensato bene di sfruttare la situazione. Questo e’ un pezzo dell’intervista rilasciata dal primo cittadino di Cisternino a Repubblica:
“Mi fa piacere che si parli di noi in tutto il mondo come luogo di salvezza, in chiave positiva -afferma il primo cittadino – a quanto pare ci sarà un afflusso di turisti notevole, vedremo di organizzare qualcosa di caratteristico, oltre al tradizionale mercatino di Natale”
Concludendo, siamo al solito di fronte ad uno sfruttamento del catastrofismo e soprattutto della paura delle persone. Come detto e ripetuto piu’ volte, ci sono molte persone impaurite e spaventate da questo 21/12. Sfruttare a proprio piacimento questa situazione, cercando di amplificare il terrore, e’ quanto di piu’ immorale si possa fare.
Per un’analisi scientifica di tutte le profezie sul 2012, ma soprattutto per imparare come difendersi dagli approfittatori e per distinguere il vero dal falso su internet, non perdete in libreria “Psicosi 2012. Le risposte della scienza”.
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