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Come cucinare con il Sole

1 Giu

Nell’articolo sui detersivi ecologici:

Detersivi ecologici

abbiamo mostrato come l’inquinamento delle acque prodotto da ognuno di noi e’ tutt’altro che irrilevante. Come visto, esistono pero’ delle soluzioni facilmente percorribili e che possono dare un contributo non trascurabile alla salute dell’ambiente. Tra queste, sicuramente la produzione domestica di detersivi, di qualita’ e a basso costo, e’ senza dubbio la migliore.

Sempre rimanendo in questo filone ambientale-ecosostenibile, vorrei raccontarvi anche un’altra notizia che ha attirato la mia curiosita’. Come sappiamo bene, la vita sulla Terra e’ possibile grazie al Sole che, mediante i suoi raggi, crea un ambiente favorevole. Se ci pensiamo bene, la potenza termica trasmessa dalla nostra stella e che giunge fino a terra, viene sfruttata gia’ in molti modi, primo tra tutti i panelli solari, di cui abbiamo parlato qui:

Pannelli, pannelli e pannelli

Ora pero’, perche’ non utilizzare questa grande fonte di calore anche, ad esempio, per cucinare? In fondo, quando cuociamo i nostri cibi, molte volte, non facciamo altro che tenerli ad alta temperatura per un certo lasso di tempo.

In realta’, quello che vi ho mostrato non e’ solo un pensiero, ma una realta’ gia’ consolidata per molte persone.

Come e’ possibile cuocere con il Sole?

La potenza termica che arriva dalla nostra stella e’ abbastanza elevata e composta non solo dalla radiazione visibile ma con uno spettro ampio. Ora pero’, per poter cuocere i cibi e’ necessario andare ad una temperatura abbastanza alta e il sole da solo non basta. Se cosi’ non fosse, nessuno di noi potrebbe mai esporsi ai raggi solari perche’ verrebbe “cotto”.

Qual e’ la soluzione?

Cosi’ come avviene con i pannelli a concentrazione, di cui abbiamo parlato nell’articolo precedente, e’ sufficiente convogliare i raggi solari in un punto per integrare una potenza maggiore. Questo e’ esattamente quello che fanno i “forni solari”. Questi dispositivi altro non sono che una parabola di materiale riflettente, spesso costituita da fogli di alluminio, che spingono i raggi in un’area molto ristretta in cui viene posizionato il cibo da cuocere.

Ecco la foto di uno di questi forni:

Forno solare per convogliare i raggi solari e cuocere il cibo

Forno solare per convogliare i raggi solari e cuocere il cibo

In alternativa a queste forme, potete realizzare con estrema facilita’ un Kyoto Box, realizzata partendo sempliceente da una scatola di cartone o di legno. In questo caso, il cibo viene posizionato all’interno della scatola in cui i raggi solari vengono concentrati sempre mediante materiale riflettente:

Forni solari del tipo Kyoto Box. Fonte: architetturasostenibile

Forni solari del tipo Kyoto Box. Fonte: architetturasostenibile

Mentre nel primo caso, il cibo viene cotto direttamente dall’aumento di temperatura, nelle Kyoto Box, come vedete dall’immagine, il cibo e’ chiuso all’interno della scatola e viene cotto sfruttando l’effetto serra generato dai raggi solari.

Scelto un modello o l’altro, come vedete questi forni possono essere facilmente realizzabili da chiunque. Il mio consiglio e’ di utilizzare strutture, ad esempio, in legno, foderate da fogli di alluminio per alimenti. Per controllare il potere focheggiante del forno, basta vedere quanto e’ esteso il raggio luminoso sul fondo del forno. Ovviamente, piu’ e’ stretto il raggio, maggiore sara’ la temperatura raggiunta dal forno perche’ maggiore e’ la concentrazione solare.

Piu’ che di temperatura e’ interessante parlare di cosa si puo’ cuocere com questi forni e quanto tempo ci vuole.

In linea di principio sono poche le cose che non e’ possibile cuocere con questi forni. Nel caso favorevole di una giornata soleggiata, i tempi di cottura con questi sistemi sono paragonabili a quelli di un forno tradizionale. Proprio pensando al confronto, questi sistemi solari possono raggiungere senza problemi temperature anche di 220 gradi, ideali per cuocere praticamente tutto.

Sulla rete, come non potrebbe essere cosi’, anche per la cottura solare e’ nata una vera e propria comunita’ di appassionati. Proprio perche’ si parla di cucina, sono gia’ stati designati i cosiddetti chef solari, esperti di questa tipologia di cottura. Oltre ai tempi e ai consigli per preparare il cibo meglio compatibile con questa cottura, sulla rete trovate anche molte informazioni per costruire il vostro forno solare con una spesa irrisoria e con un’efficienza molto interessante.

Lasciatemi concludere con una riflessione. Prima abbiamo parlato di detersivi fatti in casa, ora di cuocere il cibo sfruttando il Sole. Forse la crisi economica sta facendo rinascere uno spirito di iniziativa che, per troppo tempo, era rimasto sopito. Visti i vantaggi che ne derivano, sia economici che sociali, dal momento che le persone scambiano idee e ricette, forse non tutti i mali vengono per nuocere. Intanto l’ambiente ringrazia!

 

Psicosi 2012. Le risposte della scienza”, un libro di divulgazione della scienza accessibile a tutti e scritto per tutti. Matteo Martini, Armando Curcio Editore.

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Il Muos di Niscemi

2 Apr

Diversi lettori del blog mi hanno scritto per chiedere il mio punto di vista sul sistema MUOS la cui costruzione era prevista a Niscemi in Sicilia.

Per chi fosse completamente a digiuno, il MUOS e’ un sistema di comunicazione satellitare che prevede 4 satelliti in orbita e 4 stazioni di terra. Questo sistema e’ direttamente gestito e voluto dal Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti e servira’ per gestire, comandare e controllare in ogni parte del globo, le unita’ marine, aeree e di terra. Il sistema prevede diversi servizi tra cui la comunicazione vocale, lo scambio dati e la connessione di rete, tutto ad accesso riservato per scopi militari e di coordinamento. Le stazioni di terra verranno utilizzate per comunicare direttamente con i satelliti in orbita e la costruzione era prevista nelle Hawaii, in Australia, in Virginia e, come anticipato, a Niscemi a circa 60 Km dalla base militare di Sigonella.

Le stazioni di terra prevedono la costruzione di antenne operanti ad altissima frequenza e a banda stretta. Ecco una foto dell’installazione nelle isole Hawaii:

MUOS: stazione di terra nelle Hawaii

MUOS: stazione di terra nelle Hawaii

Perche’ stiamo parlando di questo sistema? Per quanto riguarda la costruzione della stazione di Niscemi, per diverso tempo ci sono stati dibattiti e scontri circa l’eventuale pericolo che queste antenne avrebbero costituito per la popolazione del posto. Nel corso degli anni, si sono formati comitati cittadini creati per impedire la costruzione di questa stazione e il dibattito ha riempito le pagine di molti quotidiani anche a livello nazionale. Ovviamente non e’ mancata la discussione politica. Diverse volte l’aministrazione regionale ha tentato di bloccare i lavori causando una discussione tra Parlamento Italiano, regione Sicilia e governo degli Stati Uniti. Come forse avrete letto, solo pochi giorni fa, l’amministrazione Crocetta ha bloccato definitivamente la costruzione della stazione ma, almeno a mio avviso, la discussione durera’ ancora per molto tempo.

Detto questo, non voglio assolutamente entrare in discussioni politiche sul MUOS e sulla regione Sicilia. Quello che molti utenti mi hanno richiesto e’ solo un parere scientifico sull’inquinamento elettromagnetico della stazione MUOS. Ovviamente, non entrero’ nel merito della discussione politica, degli accordi bilaterali tra Italia e USA ne tantomeno sull’eventuale valutazione di impatto ambientale che una stazione del genere sicuramente comporta sul panorama della zona.

A questo punto, la domanda su cui vorrei aprire una discussione e’: il MUOS e’ dannoso per la salute della popolazione?

A livello scientifico, ci sono due voci principali che si sono mosse parlando del MUOS. Da un lato Antonino Zichichi sostiene che l’installazione non e’ assolutamente dannosa per la popolazione vista la bassa potenza in gioco, dall’altro il Prof. Massimo Zucchetti del politecnico di Torino afferma che questa installazione potrebbe comportare seri rischi per la salute dei cittadini.

Come vedete, l’inizio non e’ dei migliori. Siamo di fronte a due punti di vista completamente opposti.

Ora, mentre Zichichi si e’ limitato a rilasciare interviste a diversi quotidiani, Zucchetti ha preparato una relazione tecnica sull’installazione che potete leggere a questo indirizzo:

Zucchetti, relazione MUOS

Come vedete anche dalla pagina, la relazione di Zucchetti viene pubblicizzata proprio da uno dei comitati cittadini nati per impedire l’installazione del MUOS a Niscemi, il comitato NoMuos.

Detto questo, proviamo a commentare la relazione di Zucchetti per cercare di capire se e come il MUOS potrebbe rappresentare un pericolo per la popolazione.

Prima di tutto, ci tengo a sottolineare che Zucchetti e’ esperto di radioprotezione ma e’ importante ragionare su quanto scritto per capire le motivazioni che spingono questa relazione nella direzione di considerare il MUOS come pericoloso.

Per prima cosa, dove doveva sorgere il nuovo impianto e’ gia’ presente un sistema radar detto NRTF le cui antenne sono in funzione dal 1991. Le analisi quantitative presentate nella relazione di Zucchetti riguardano proprio questo esistente impianto e vengono fatte considerazioni circa l’eventuale aggiunta del MUOS alle emissioni del NRTF.

Nella relazione vengono mostrate misure di campo elettrico fatte in diverse zone dell’impianto e che possiamo riassumere in questa tabella:

5,9 ± 0,6 V/m in località Ulmo (centralina 3)
4,0 ± 0,4 V/m in località Ulmo (centralina 8)
2 ± 0,2 V/m in località Martelluzzo (centralina 1)
1 ± 0,1 V/m in località del fico (centralina 7)

Come potete leggere nella relazione, queste misure, fatte dall’ARPA della Sicilia, potrebbero essere affette da un’incertezza al livello del 10%. Ora, per chi non lo sapesse, i limiti per la legislazione italiana impongono un campo inferiore a 6 V/m. Come potete vedere, anche considerando un’incertezza del 10%, solo il primo valore, se l’incertezza tendesse ad amentare la misura, sarebbe leggermente superiore al limite.

Cosa comporterebbe superare i 6 V/m? In realta’ assolutamente nulla. Cerchiamo di capire bene questo punto. Ad oggi, vi sono molte voci anche molto discordi sui reali effetti dell’inquinamento elettromagnetico. Mentre ci sono particolari frequenze ed esposizioni per cui e’ stato accertato un reale rischio per la salute, in moltissimi altri casi il discorso e’ ancora aperto e non si e’ giunti ad una conclusione. Pensate solo un attimo al discorso cellulari: fanno male? Non fanno male? Causano problemi al cervello? Tutte domande su cui spesso viene posta l’attenzione e su cui non esistono ancora dati certi. Con questo non voglio assolutamente tranquillizzare nessuno, ma solo far capire l’enorme confusione ancora presente su queste tematiche.

Tornando al discorso limiti di legge, superare di poco i 6 V/m non comporta assolutamente nulla. Perche’? Come detto siamo di fronte a fenomeni non ancora capiti dal punto di vista medico. Proprio per questo motivo esiste il “principio di precauzione”, cioe’ in caso di fenomeni scientificamente controversi si deve puntare ad una precauzione maggiore. Detto in altri termini, se non sappiamo se una determinata cosa fa male o meno, meglio mettere limiti molto stringenti.

Nel caso dei campi elettrici, il limite dei 6 V/m e’ nettamente inferiore a quello di altre nazioni europee, anche se, ad esempio, nel Canton Ticino il limite e’ di 3 V/m, e circa 500 volte inferiore al valore in cui ci si dovrebbero aspettare effetti diretti. Detto questo, se invece di 6 V/m, ne abbiamo 6,5 V/m, non succede assolutamente nulla. Non siamo ovviamente in presenza di un effetto a soglia, sotto il limite non succede nulla, appena sopra ci sono effetti disastrosi. Fermo restando che stiamo pensando l’incertezza del 10% sulla misura tutta nel verso di aumentarne il valore.

Detto questo, nella relazione da cui siamo partiti, si afferma pero’ che queste misure potrebbero essere sottistimate perche’ la strumentazione utilizzata non era sensibile alle emissioni a bassa frequenza intorno ai 45 KHz. In realta’, su questo punto non possono essere assolutamente d’accordo. La legge italiana stabilisce i limiti di cui abbiamo parlato per frequenze sopra i 100 KHz. Sotto questo valore, le onde elettromagnetiche sono assorbite pochissimo dal corpo umano per cui la loro emissione non viene neanche regolamentata. Questo solo per dire come le misure riportate nella relazione e fatte dall’ARPA della Sicilia sono del tutto attendibili e assolutamente non sottostimate.

Fin qui dunque, i valori misurati per l’installazione gia’ in funzione non mostrano nessun superamento dei limiti di legge italiani e potrebbero dunque essere considerati sicuri.

Andiamo ora invece, sempre seguendo la relazione da cui siamo partiti, al MUOS vero e proprio.

Per come dovrebbero essere fatte le antenne, e se la fisica non e’ un’opinione, il campo prodotto da un’antenna parabolica ha una forma cilindrica con una divergenza molto bassa. Detto in altri termini, il campo e’ all’interno dell’area della parabola e tende molto poco ad allargarsi appunto per non disperdere potenza. Detto questo, al di fuori del cilindro prodotto delle antenne, il campo e’ praticamente nullo e non comporta nessun problema nelle vicinanze.

Proviamo a fare due calcoli. Alla potenza di 1600 W, cioe’ la massima prevista per le antenne, il campo all’interno del cilindro sarebbe di circa 50 W/m^2. Questo valore e’ abbondantemente al di sopra dei limiti di legge di 1 W/m^2, ma per l’esposizione delle persone. Come potete facilmente immaginare, le antenne devono essere puntate verso il cielo per poter funzionare e per comunicare con i satelliti. Da quanto detto per la dispersione angolare fuori-cilindro, lontano dalle antenne il campo e’ praticamente nullo, diminuendo molto rapidamente.

Da questi numeri, e’ ovvio che se le antenne venissero puntate verso l’abitato, l’inquinamento elettromagnetico sarebbe elevatissimo, ma antenne di questo tipo hanno dei ferma-corsa meccanici che impediscono l’avvicinarsi dell’antenna troppo vicino all’orizzonte, oltre ovviamente a limitazioni software pensate appositamente per impedire queste esposizioni.

Detto in questo senso, le antenne del MUOS non dovrebbero essere un pericolo per la popolazione.

Sempre secondo la relazione e secondo le voci del web, le antenne del MUOS entrerebbero in funzione insieme a quelle gia’ discusse del NRTF. Cosa comporta questo? Ovviamente i due contributi si sommano, ma non linearmente come qualcuno potrebbe erroneamente pensare. Premesso che il MUOS sarebbe in funzione simultaneamente al NRTF solo inizialmente per poi sostituirlo del tutto, i due sistemi, alla luce dei calcoli fatti, non dovrebbero superare il limite di legge neanche quando sono simultaneamente accesi.

Se proprio vogliamo essere pignoli, resta quella misura dell’ARPA quasi al limite di legge. Sicuramente quella zona dovrebbe essere monitorata per capire meglio se il limite viene sistematicamente superato oppure no, ma solo a scopo di precauzione. Inoltre, bisognerebbe valutare la presenza di altre installazioni minori e il loro contributo totale, anche se non possono che rappresentare una piccola aggiunta al totale, oltre ovviamente ad eventuali fluttuazioni fuori asse delle emissioni. Questo genere di problematiche necessiterebbero di un monitoraggio continuo e completo dell’intera zona al fine di costruire una mappa del campo e valutare eventuali zone di picchi anomali.

Detto questo, se ci limitiamo al puro aspetto scientifico, il MUOS non dovrebbe rappresentare un pericolo per la popolazione della zona. Ovviamente, siamo in un campo molto difficile e ancora poco noto sia della scienza ma soprattutto della medicina. Non voglio assolutamente schierarmi a favore o contro il MUOS anche perche’ restano da valutare, indipendentemente da questa installazione, eventuali danni alla salute derivanti da un’esposizione prolungata nel tempo anche a limiti inferiori a quelli di legge. Come anticipato, questa tematica e’ ancora molto discussa e non si e’ ancora giunti ad un quadro completo.

Nella discussione, ho appositamente non valutato problematiche di natura diversa da quella dei campi elettromagnetici. Perche’ dobbiamo costruire una stazione radar degli USA in Italia? E’ giusto? Non e’ giusto? Questa installazione rovina il paesaggio della zona? I valori dichiarati per il progetto saranno quelli veri di esercizio?

Concludendo, alla luce dei dati analizzati, per l’installazione MUOS i limiti di legge sarebbero ampiamente soddisfatti. L’unico problema potrebbe derivare, anche se impossibile tenendo conto dei limiti meccanici imposti, da un puntamento diretto verso le abitazioni. L’ingresso del MUOS sostituirebbe il pre-esistente NTRF sicuramente piu’ vecchio ed operante a potenze e frequenze diverse. Purtroppo, il discorso non puo’ limitarsi a queste considerazioni, ma deve necessariamente racchiudere tematiche ambientali, politiche e mediche a cui non e’ possibile dare una risposta univoca in questo momento.

 

Psicosi 2012. Le risposte della scienza”, un libro di divulgazione della scienza accessibile a tutti e scritto per tutti. Matteo Martini, Armando Curcio Editore.

I lanci spaziali del futuro

18 Mar

Tutti noi, almeno una volta, abbiamo visto in TV il lancio di un velivolo spaziale. Quell’enorme torre dove, ad esempio, veniva agganciato lo shuttle e, al termine del conto alla rovescia, i potenti razzi necessari per vincere la gravita’ terrestre producevano quelle enormi colonne di vapore. Come e’ facilmente comprensibile, questi lanci prevedono una pianificazione nei minimi dettagli e l’investimento di enormi risorse sia umane che economiche.

Dai primi lanci spaziali ad oggi, questa tecnica per inviare missioni nello spazio e’ rimasta piu’ o meno invariata, mentre la tecnologia delle missioni e’ via via cresciuta sia dal punto di vista tecnico che scientifico.

Velivolo S3 su Airbus A300

Velivolo S3 su Airbus A300

Possibile che non ci sia un altro modo per inviare satelliti nello spazio?

In realta’, proprio in questi ultimi anni, diverse societa’, anche private, stanno studiando metodi alternativi, piu’ economici e semplici, per inviare piccoli oggetti in orbita. Al giorno d’oggi, non parliamo piu’ soltanto di grandi missioni di esplorazione, ma anche molte compagnie private necessitano di questo genere di lanci. Pensate soltanto alle telecomunicazioni, campo da sempre ad appannaggio di compagnie private. Per garantire la trasmissione dei segnali, sempre piu’ spesso si ricorre a satelliti geostazionari che orbitano sulle nostre teste.

Una valida alternativa al classico lancio, e’ in corso di sperimentazione molto avanzata per opera della “Swiss Space System”, una societa’ svizzera che gode della sponsorizzazione di molte importanti agenzie come la NASA e l’ESA.

Il metodo pensato dalla Space System e’ molto semplice. Satelliti fino a 250 Kg potranno essere portati nella parte alta della nostra atmosfera utilizzando un comune Airbus A300, si, proprio l’aereo utilizzato dalle compagnie di tutto il mondo per il trasporto di passeggeri.

Il satellite viene agganciato all’aereo che lo porta fino a circa 10 Km di quota, a questo punto la navetta viene sganciata e sale, mediante motori, fino a circa 80 Km di altitudine. A questo punto viene aperto il portellone superiore e viene fatto uscire il satellite che dunque sale fino all’orbita prestabilita.

Come avviene tutto questo? La scelta dell’A300 non e’ casuale. Questo aereo e’ gia’ certificato per i cosiddetti voli a gravita’ zero. La navetta spaziale che sale fino a 80 Km utilizza combustibile aereonautico standard consentendo livelli di inquinamento paragonabili a quelli di un comune volo di linea. Inoltre, durante la fase di discesa, la navetta spaziale plana come un aliante non richiedendo l’utilizzo dei motori ed e’ subito pronta per un nuovo lancio. Tutta la procedura e’ riassunta in questo disegno:

Le diverse fasi della messa in orbita

Le diverse fasi della messa in orbita

Cosa sarebbe un volo a zero gravita’?

Con questo termine si intende un volo in grado di ottenere la condizione di assenza di peso anche in presenza di gravita’. Per ottenere questo risultato si sfrutta la caduta libera ottenuta mediante un volo su traiettoria parabolica. L’aereo in questione sale molto velocemente con un’angolazione di circa 45 gradi e con una forte accelerazione. Arrivato nel punto piu’ alto della parabola, il pilota stacca i motori lasciando praticamente l’aereo in caduta libera. In questa condizione, i passeggeri si trovano in completa assenza di peso. Questa fase, generalmente, dura un intervallo di circa 20-30 secondi. Al termine di questa fase, il pilota riprende il controllo riaccendendo i motori e pronto, dopo un certo tempo, a ripetere l’operazione.

I voli a gravita’ zero vengono utilizzati per diversi scopi. Prima di tutto possono essere una buona palestra per i futuri astronauti per permettergli di sperimentare l’assenza di peso. Inoltre, anche dal punto di vista commerciale, questo genere di voli vengono utilizzati da compagnie private per testare in questa particolare condizione strumenti e soluzioni innovative, magari da lanciare in orbita per gli scopi piu’ disparati.

Volo zero gravity dell'ESA

Volo zero gravity dell’ESA

La nostra agenzia spaziale europea dispone proprio di un A300 per questi scopi, mentre la NASA utilizza un C-9 in grado, in un volo di due ore, di descrivere circa 40 parabole e sperimentare l’assenza di peso per intervalli di 25 secondi. Solo per completezza, questo genere di velivoli vengono definiti in gergo tecnico “comete del vomito”. Visto come funzionano, non credo ci sia bisogno di spiegare l’origine del nome.

Tornando ai lanci spaziali, solo pochi giorni fa e’ stato fatto il primo volo di prova con la tecnica vista. I risultati sono stati molto promettenti al punto che la Space System ha promesso di iniziare i primi voli commerciali gia’ a partire dal 2017. Stando a quanto riportato sul sito della compagnia, il prezzo di questi lanci dovrebbe essere 4 volte inferiore a quelli tradizionali e la societa’ prevede di costruire il proprio spazioporto in Svezia anche se, per come viene pensato il lancio, il decollo puo’ essere fatto da un qualsiasi aeroporto.

Per chi fosse interessato, vi riporto direttamente il link della Space System in cui potete trovare tutte le informazioni sui voli insieme alal documentazione tecnica sul lancio:

S3 Home

A questo punto non rimane che aspettare. Finalmente e’ stata portata un po’ di innovazione non solo alle missioni spaziali, ma anche nei sistemi di lancio che per troppo tempo erano rimasti fermi.

 

Psicosi 2012. Le risposte della scienza”, un libro di divulgazione della scienza accessibile a tutti e scritto per tutti. Matteo Martini, Armando Curcio Editore.

 

Nibiru e la deviazione delle Pioneer

18 Set

Ho ricevuto via mail la richiesta di un utente interessato alla deviazione delle sonde Pioneer alla perifieria del Sistema Solare, e se questa rappresenta, come dichiarato su alcuni siti, una prova dell’esistenza di Nibiru.

Dell’esistenza o meno di Nibiru ne abbiamo gia’ parlato abbondantemente su questo blog. Trovate alcuni esempi in questi post:

Evidenze di un decimo pianeta?

La NASA torna a parlare di Nibiru

Nibiru e’ vicino, la prova delle orbite

Tornando al problema in questione, cerchiamo di andare con ordine e di mettere a fuoco prima di tutto il problema delle Pioneer.

Le sonde Pioneer 10 e 11 vennero lanciate nello spazio negli anni ’70. Le traiettorie delle due sonde sono opposte rispetto alla Terra e hanno seguito il percorso mostrato in figura:

Le traiettorie delle sonde Pioneer nel sistema solare.

Tralasciamo in questa trattazione l’importante contributo all’astronomia e all’astrofisica apportato da queste missioni, e concentriamoci sul problema in questione.

Come si vede dall’immagine, dopo un percorso molto lungo, le due sonde si trovano attualmente nella zona periferica del nostro Sistema Solare, oltre l’orbita di Plutone. Gia’ dal 1998, si e’ osservata una deviazione delle due sonde rispetto alla posizione calcolata mediante algoritmi di simulazione.

Cosa significa questo?

Per dirla in parole molto semplici, le due sonde non si trovano nel punto in cui dovrebbero essere o comunque dove ci aspettiamo che fossero. In particolare, la posizione delle sonde risulta piu’ arretrata di circa 400000 Km, come se una forza non considerata frenasse il loro movimento. Solo per darvi qualche numero, dai dati sperimentali si e’ calcolata una decelarazione di 8.74 x 10^(-10) m/s^2, cioe’ zero virgola, nove zeri, 874 metri su secondo al quadrato. Per i non esperti in questo campo, pensate che l’accelerazione impressa dall’attrazione terrestre su un corpo in caduta libera e’ di circa 9,8 m/s^2, cioe’ circa dieci miliardi di volte piu’ grande.

Il numero calcolato e’ dunque piccolissimo, ma il lungo percorso fatto dalle sonde, comporta la deviazione che abbiamo visto, che e’ tutt’altro che trascurabile (400000 Km).

Questa deviazione, nota anche come “effetto pioneer”, e’ rimasta inspiegabile per diversi anni e diverse ipotesi sono state fatte a riguardo. Dal punto di vista scientifico, si e’ pensato addirittura a delle variazioni della legge di gravitazione universale o ad un eccesso di materia oscura nelle zone periferiche. Tutte ipotesi che non hanno trovato conferma dai dati sperimentali.

Come potete facilmente immaginare, anche in questo caso e’ stato chiamato in causa il pianeta Nibiru. L’interazione gravitazionale di questo pianeta sarebbe in grado di deviare considerevolmente la traiettoria delle sonde e questo effetto implicherebbe la presenza del pianeta all’interno del nostro Sistema Solare. Quest’ultima considerazione nasce dal fatto che, affiche’ Nibiru possa rallentare le sonde, la sua posizione deve essere nella zona di spazio tra il Sole e la Pioneer, dunque gia’ all’interno del sistema solare.

Da dove nascono queste considerazioni? Quando si calcola la traiettoria di un oggetto come una sonda, si tiene conto delle interazioni di tutti i corpi circostanti. Se si evidenzia una differenza tra il percorso osservato e quello calcolato, significa che non abbiamo considerato un effetto nel nostro algoritmo. Capite dunque l’importanza di questo effetto e il perche’ la scienza si e’ interrogata cosi’ a lungo su questa deviazione. La comprensione dell’effetto pioneer avrebbe potuto aprire la strada a nuove conoscenze sul nostro universo e sulla sua struttura.

Una prima spiegazione di questo effetto, e’ stata data solo nel 2011 da un gruppo di ricercatori dell’Istituto del Plasma e della Fusione Nucleare di Lisbona. Secondo questa spiegazione, la decelerazione delle sonde pioneer sarebbe causata da effetti termici sull’antenna paraboloide. Cerchiamo di spiegare meglio.

Le pioneer viaggiano nello spazio in assetto giroscopico. Una grossa antenna di 2,7 metri di diametro consentiva alle sonde di inviare segnali a Terra. Questa antenna e’ sempre rivolta verso la Terra e dunque, considerando la posizione delle sonde, verso il Sole.

Disegno della Pioneer 10 con l’antenna paraboloide.

Durante il percorso, il calore dissipato dalla strumentazione elettronica di bordo, viene in parte riflesso dall’antenna posteriore delle sonde, fornendo una forza debole e costante nel verso opposto del moto. Il risultato di questa componente e’ dunque una decelerazione delle sonde.

Modello semplificato degli effetti termici

Questi effetti termici non erano stati calcolati nel modello originale del moto delle Pioneer e proprio per questo motivo si e’ evidenziata la discrepanza dalla traiettoria osservata.

Come si vede in figura, la dissipazione del calore avviene in parte attraverso l’antenna. La forma e la struttura di quest’ultima crea una sorta di propulsione sulla parte posteriore della parabola. Dalle considerazioni fatte sulla direzione dell’antenna, questa propulsione comporta una spinta nella direzione opposta del moto, dunque una decelarazione.

Per completezza di informazione, vi riporto anche il link dove trovate l’articolo originale del 2011:

Modelling the reflective thermal contribution to the acceleration of the Pioneer

Le conclusioni dell’articolo affermano che l’effetto apportato dalla dissipazione termica del calore e’ del tutto compatibile con i valori di decelarazione misurati.

Nonostante queste conclusioni, a causa della difficolta’ nel quantificare l’effetto termico, alcune fonti, soprattutto di stampo catastrofista, hanno continuato a negare questa ipotesi avvalorando l’ipotesi Nibiru per la deviazione delle Pioneer.

A sostegno dell’effetto termico pero’, e’ stato pubblicato un nuovo articolo nel 2012 sulla rivista scientifica Physical Review Letters. In questo caso, per dimostrare l’importanza della dissipazione del calore attraverso l’antenna e’ stata fatta una vera e propria simulazione ingegneristica della Pioneer. Nel calcolo le equazioni sui parametri termici sono state risolte utilizzando i dati delle posizioni delle sonde come condizioni al contorno.

In questo caso, si osserva come, inserendo la dissipazione anisotropa del calore attraverso l’antenna, il modello fornisce un risultato del tutto compatibile con le attuali posizioni delle sonde, dunque non vi sono piu’ le discrepanze da cui siamo partiti.

Concludendo, l’effetto Pioneer, cioe’ la discrepanza della posizione delle sonde rispetto al modello utilizzato, puo’ essere facilmente corretta tenendo conto della dissipazione del calore prodotto dalla strumentazione attraverso l’antenna paraboloide.

Non vi e’ dunque nessun effetto di nuova fisica o nessun contributo da parte di Nibiru di cui tener conto in questo calcolo. Anche in questo caso, possiamo smentire questa ipotesi come prova dell’esistenza di questo decimo pianeta.

Come vedete, partendo dalle ipotesi sul 2012, e’ possibile esplorare e discutere argomenti molto attuali e la cui divulgazione spesso e’ lasciata a siti dichiaratamente catastrofisti. Per continuare a ragionare su questi argomenti, cercando di fare chiarezza in modo semplice ed accessibile, non perdete in libreria “Psicosi 2012. Le risposte della scienza”.