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Ecco a voi il sesto continente!

17 Mag

Facciamo un po’ di ripasso. Quanti sono i continenti? Dunque: Europa, America, Asia, Africa e Oceania, quindi 5. Quale sarebbe il sesto? L’Antartide? Su questo gli stessi geografi non sono d’accordo, c’e’ chi lo considera un continente e chi no. Ma allora, quale sarebbe questo sesto continente?

Ve lo dico tra un po’.

Prima di tutto, vi voglio mostrare un’immagine:

Le quattro correnti che formano il Vortice Subtropicale del Pacifico

Le quattro correnti che formano il Vortice Subtropicale del Pacifico

Di cosa si tratta? Quello che vedete e’ il cosiddetto “Vortice Subtropicale del Nord Pacifico”, o anche “North Pacific Gyre”. In soldoni, si tratta di una corrente oceanica a forma di vortice che si muove in senso orario ed e’ formato da quattro grandi correnti: quella del Nord Pacifico, la corrente della California, la corrente nord Equatoriale e quella di Kuroshio. Come detto, e come vedete bene dall’immagine, l’unione di queste correnti crea un vortice chiuso che fa muovere le acque intorno alla zona che presenta una notevole estensione, quasi 34 milioni di Km^2.

Bene, cosa c’entra questa corrente circolare con il discorso dei continenti?

La risposta e’ molto semplice. Intorno agli anni ’90 si e’ scoperta una vera e propria isola di rifiuti che sono stati raccolti in questa zona e nel corso degli anni hanno raggiunto un’estensione che tende all’inimmaginabile. Proprio a causa delle correnti chiuse, i rifiuti che arrivano in questa zona dell’oceano vengono circoscritti e di volta in volta crescono in estensione. Questa “isola di immondizia” e’ nota come “Pacific Trash Vortex”, cioe’ Vortice di immondizia del Pacifico.

Pensate che io stia esagerando?

Quanto e’ estesa questa isola di rifiuti? Una misura reale non e’ possibile ma esistono molte stime che concordano comunque sul fatto che la situazione sia tragica. Per darvi qualche numero, parliamo di un’estensione tra 700000 e 10 milioni di Km^2, praticamente un altro continente in mezzo al Pacifico. Secondo calcoli fatti dal NOAA, l’isola di rifiuti conterebbe qualcosa come 3 milioni di tonnellate di immondizia che parte dalla superficie e arriva fino ad una profondita’ di 30 metri.

Se state pensando che questi numeri siano fuori da ogni immaginazione, tenete sempre presente che il volume e l’estensione dell’isola sono in costante aumento. Molto spesso, i rifiuti vengono persi in mare da navi cargo. Altre volte, e’ capitato che alcune navi perdessero interi container nell’oceano. Ovviamente, sempre a causa delle correnti, questi rifiuti arrivano nel vortice e ne vengono catturati. Non sempre pero’ parliamo di scarico a mare di rifiuti fatto con dolo. L’estensione dell’isola e’, ad esempio, notevolmente aumentata dopo il maremoto in Giappone poiche’ moltissimi oggetti sono stati trasportati dal ritorno dell’onda in mare aperto.

Di cosa e’ composta l’isola?

I materiali piu’ biodegradabili scompaiono nel giro di poco tempo e questo fa si che il Pacific Trash Vortex e’ composto principalmente di plastica. Come e’ noto, la plastica non e’ biodegradibile se non in periodi lunghissimi. Quello che avviene, ed e’ ben piu’ pericoloso, e’ la fotodisintegrazione causata dai raggi solari. A causa di questo processo, la plastica viene ridotta in pezzi sempre piu’ piccoli fino ad arrivare agli agglomerati che la compongono. Raggiunto questo stadio pero’, si arriva anche alla pericolosita’ maggiore dal momento che gli agglomerati assomigliano, come dimensione, al plancton di cui si nutrono molte specie marine. Capite da soli le conseguenze ambientali di questo processo. Da misure condotte in zona, si e’ evidenziato come il rapporto tra plastica fotodisintegrata e plancton nelle acque sia drammaticamente a favore del rifiuto, ben 6 volte di piu’.

Come risolvere questo problema?

In realta’, una soluzione e’ stata proposta. Come sapete, i rifiuti sono una grandissima risorsa soprattutto in termini energetici. La plastica inoltre, essendo un derivato del petrolio, presenta un discreto potere calorifico. Per sfruttare i rifiuti per la produzione energetica si puo’ ricorrere, ad esempio, ai termovalorizzatori. Ora, come e’ noto, quando si toccano questi argomenti molti saltano sulla sedia. Perche’? I termovalorizzatori inquinano, non sono convenienti, non e’ vero, sono la soluzione a tutto, ne dovrebbero fare di piu’, ecc. Al solito, come siamo abituati in Italia, su argomenti del genere la discussione diventa sempre troppo politica e poco scientifica.

A parte questo, e’ assodato che i termovalorizzatori possono bruciare plastica per produrre energia. Detto questo, perche’ non costruire una nave che sia in realta’ un termovalorizzatore galleggiante e mandarla nel vortice di immondizia? Questa e’ un’idea che e’ stata proposta gia’ da qualche anno e che e’ in attesa, speriamo, di finanziamenti. Immaginate un termovalorizzatore che solca l’oceano pacifico nella zona del vortice di immondizia. I rifiuti che vengono bruciati non servono per produrre energia per scopi civili, anche perche’ siamo in mezzo al mare, ma solo per far andare la nave. Con questa semplice quanto geniale idea si potrebbero bruciare i rifiuti plastici del vortice e ripulire, ovviamente, visti i volumi, poco alla volta, la zona facendo un gran favore all’ambiente.

Ad oggi, questa idea che, ripeto, e’ stata proposta, non ha ancora trovato finanziamenti. Sapete il perche’? Semplice, l’isola di plastica e’ in mezzo al niente nel cuore del Pacifico. Chi finanzia qualcosa per pulire una zona che non e’ la sua? Speriamo che questa mentalita’ cambi e lasci lo spazio ad un serio ragionamento e ad una presa di coscienza nei confronti del nostro ecosistema.

 

Psicosi 2012. Le risposte della scienza”, un libro di divulgazione della scienza accessibile a tutti e scritto per tutti. Matteo Martini, Armando Curcio Editore.

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La bufala della Lyubov Orlova e altre navi fantasma

28 Mar

Proprio qualche giorno fa, ho letto una notizia sulla rete che mi ha fatto riflettere su una delle tante storie che spesso si leggono e che, altrettanto spesso, non vengono approfondite con ricerche specifiche. Il tema in questione e’ quello delle cosiddette “navi fantasma” cioe’ imbarcazioni che per un motivo o per un altro restano alla deriva nelle acque senza piu’ passeggeri, completamente abbandonate al proprio destino. Per non deludervi, e’ meglio spiegare subito un dettaglio: non mi sto necessariamente riferendo a navi il cui equipaggio scompare improvvisamente o si trasforma in un gruppo di fantasmi, semplicemente vorrei approfondire, se esistono, e vedremo che la storia e’ piena di casi del genere, navi il cui destino e’ quello di vagare per lungo tempo negli oceani prima di finire arenate da qualche parte o affondate da cause naturali o indotte.

Da dove e’ venuta fuori questa idea?

Molto semplice, anche se in Italia la notizia e’ stata data da pochi siti e giornali, in Inghilterra gia’ da qualche tempo e’ esploso il caso della nava MV Lyubov Orlova, appunto una nave fantasma, che potrebbe finire nell’arco di qualche giorno sulle coste del Regno Unito. Ad alimentare ulteriormente il caso in questione, molte fonti parlano di una nave popolate da una comunita’ di ratti killer giganti che, per sopravvivere, sono diventati cannibali mangiandosi uno con l’altro.

Prima di analizzare la notizia in se cerchiamo, come ormai nostra abitudine, di andare con ordine e raccontare la vera storia di questa nave.

La Lyubov Orlova e’ una nave da crociera rompighiaccio costruita nel 1976 nella ex-Yugoslavia ed entrata in servizio il 19 luglio 1976 come nave da esplorazione scientifica. Nel 1999 la nave e’ stata rivenduta ad una compagnia di crociere, che l’ha ribattezzata MV Lyubov Orlova, per l’organizzazione di crociere verso la penisola Antartica. Durante il suo operato, la nave e’ stata anche partecipe di un salvataggio in mare nel 1981, mentre nel 2006 si e’ arenata in Antartide ed e’ stata a sua volta soccorsa e trainata. La storia di questa nave termina pero’ nel settembre 2010 quando venne posta sotto sequestro dalle autorita’ canadesi nel porto di San Giovanni di Terranova. Il motivo del sequestro era, come facilmente immaginabile, un debito accumulato dalla compagnia di circa 250000 dollari a seguito di una crociera annullata per problemi al motore.

La MV Lyubov Orlova rimane per circa due anni nel porto di San Giovanni di Terranova fino a quando, nel febbraio 2012, non viene acquistata da una nuova compagnia con l’intenzione di smantellarla a recuperare i materiali di cui e’ composta. Considerando che la nave ha una stazza di 4250 tonnellate questa operazione avrebbe fruttato quasi un milione di euro. Il cantiere designato allo smontaggio si trovava in Repubblica Dominicana e per questo la nave, trainata da un rimorchiatore, parte alla volta del cantiere il 23 Gennaio 2013.

Cosa succede durante il viaggio?

Il 24 gennaio, cioe’ il giorno dopo la partenza, il rimorchiatore con la nave al seguito finisce in mezzo ad una tempesta a seguito della quale il cavo di traino si spezza. Dopo innumerevoli tentativi di riaggancio, la MV Lyubov Orlova, per non mettere in pericolo lo stesso rimorchiatore ed il suo equipaggio, viene lasciata alla deriva nel bel mezzo dell’Atlantico facendo perdere le sue tracce.

Che fine ha fatto la nave?

Il 28 gennaio 2013 la MV Lyubov Orlova viene avvistata mentre va alla deriva verso le coste Canadesi, ma viene poi ripersa. Successivamente, il 4 febbraio e il 20 febbraio, la nave viene nuovamente avvistata nell’Atlantico, ancora perfettamente galleggiante, ma di lei se ne perdono nuovamente le tracce.

Qualcosa di diverso accade il 23 Febbraio 2013 quando alle 00.49 le autorita’ costiere canadesi captano un segnale di emergenza proveniente dal sistema EPIRB della MV Lyubov Orlova. Il segnale viene localizzato a circa 700 miglia dalla costa in acque internazionali. A seguito di questo segnale, e non avendo avuto avvistamento visivo della nave, le autorita’ pensano che quella che ormai e’ divenuta una nave fantasma alla deriva sia affondata. Perche’? Il sistema EPIRB e’ un dispositivo di allarme che entra in funzione a contatto con l’acqua salata. In particolare, il sistema in uso sulla nave era di classe II, cioe’ automaticamente attivato a contatto con l’acqua salata e in presenza di una pressione corrispondente a circa 1 metro di acqua. Il lancio del segnale poteva dunque indicare, con buona probabilita’, che la nave era in corso di affondamento.

Finita la storia della nave?

Assolutamente no. Come detto, il segnale EPIRB “poteva” significare affondamento in corso o comunque pericolo. Il 12 marzo 2013, con buona probabilita’, la nave viene nuovamente avvistata nel Nord Atlantico attraverso le immagini satellitari raccolte dalla National Geospatial Intelligence Agency degli Stati Uniti. Da qui in poi, della MV Lyubov Orlova si sono perse definitivamente le tracce.

Perche’ proprio ora la storia di questa nave fantasma e’ tornata di moda?

Verso la fine di Gennaio di quest’anno, il giornale inglese The Sun ha pubblicato un lungo memoriale sulla storia di questa nave parlando anche di un nuovo avvistamento e di fonti, non citate, che parlerebbero di probabile arrivo sulle coste del Regno Unito. Sempre al Sun si dve l’inizio della storia dei ratti killer che ormai popolerebbero la MV Lyubov Orlova.

E’ credibile questa storia?

Anzi, cambio domanda, “conoscete bene il Sun?”. Perche’ dico questo? Anche se vende circa 3 milioni di copie al giorno, il Sun e’ famoso, e deve anche gran parte del suo successo, alle numerose critiche che lo riguardano e che puntano il dito contro il sensazionalismo di molti suoi articoli privi ovviamente di qualsiasi fonte certa e verificabile. Secondo molti critici inglesi ed internazionali, il Sun ha il suo bacino di lettori in persone poco scolarizzate e di basso livello culturale, facilmente plagiabili con notizie non veritiere.

Capito bene di quale fonte stiamo parlando? Purtroppo, a seguito del diffondersi di questa storia, le stesse autorita’ inglesi sono state costrette a smentire ufficialmente la storia dell’avvistamento della MV Lyubov Orlova ma soprattutto della comunita’ di ratti cannibali al suo interno.

Apriamo e chiudiamo anche noi una parentesi specifica. Premesso che, molto probabilmente, ad oggi la nave si trova sul fondale da qualche parte in mezzo all’Atlantico, se anche fosse ancora galleggiante, dopo quasi 2 anni alla deriva e senza cibo a bordo, come potrebbero ancora essere vivi i topi? Inoltre, se anche fosse stata avvistata da qualche parte in acque internazionali, visto il valore dei materiali del rottame e il fatto che in acque internazionali il primo che arriva la prende, secondo voi sarebbe ancora li o sarebbe scattata la corsa al recupero?

Detto questo, prima di concludere, vorrei tornare per un momento all’inizio dell’articolo e al ragionamento circa le cosiddette navi fantasma. Di storie di questo tipo se ne sentono diverse e, anche se poco note, quella della MV Lyubov Orlova non e’ assolutamente un caso isolato.

Il caso piu’ famoso di nave fantasma e’ senza dubbio quello del brigantino canadese Mary Celeste. A contribuire alla diffusione di questa storia ci ha pensato ovviamente anche il racconto di Arthur Conan Doyle ispirato alla storia di questa nave. La Mary Celeste, il cui nome originario era’ Amazon, venne trovata abbandonata nel dicembre 1872 tra Portogallo e Isole Azzorre. A bordo non vi era nessuna traccia del suo equipaggio anche se il diario di bordo presentava annotazioni fino al giorno precedente. Sul destino degli uomini di questa nave ancora oggi vengono fatte congetture dal momento che non si e’ mai giunti ad una spiegazione accettata di quanto accaduto. Durante l’ultimo viaggio, la nave trasportava barili di alcol e quando venne ritrovata aveva una sola pompa in funzione, alcune vele strappate, una scialuppa mancante, la stiva con un metro di acqua anche se, tranne 4, tutti gli altri 1700 barili del prezioso carico erano al loro posto. Da questi particolari sono state create decine di storie con lo scopo di spiegare quanto accaduto. Si va dalla tromba d’aria, alla pirateria, dal guasto all’ammutinamento, fino ad arrivare a storie fantasiose prive di logica e speculanti sui famosi 4 barili di alcol vuoti. Come detto pero’, la storia della Mary Celeste non ha ancora oggi una spiegazione chiara ed accettata ed e’ divenuta, suo malgrado, l’esempio piu’ eclatante di nave fantasma.

Un’altra storia di questo tipo e’ quella del mercantile americano MV Joyita di cui nel 1955 si persero completamente le tracce mentre era in navigazione nel Pacifico. L’imbarcazione venne ritrovata 5 settimane dopo a circa 1000 km di distanza dalla rotta prestabilita. Delle 25 persone a bordo non si hanno notizie certe a parte il fatto che sono scomparsi misteriosamente.

Come anticipato, a questi fatti storici si affiancano poi moltissimi racconti di fantasia, alcuni dei quali anche tramandati nei secoli. Il caso piu’ famoso e piu’ citato e’ sicuramente quello dell’Olandese Volante, una misteriosa nave destinata a solcare i mari in eterno senza una precisa destinazione. Secondo la leggenda, l’Olandese Volante avrebbe un equipaggio di fantasmi i quali, per un altrettanto discusso e non chiaro motivo, non potrebbero tornare nella loro terra di origine ed essere sepolti. In questo caso pero’, siamo di fronte ad un vero e proprio racconto di fantasia che presenta diverse versioni, piu’ o meno romanzate, in base alla cultura che lo racconta.

 

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Triangolo delle Bermuda, risolto il “mistero”?

14 Mar

Un nostro caro lettore mi ha contatto privatamente per chiedere lumi circa una teoria in grado di spiegare gli incidenti avvenuti nel cosiddetto “Triangolo delle Bermuda”. Vi premetto subito che non si tratta di una di quelle teorie pseudoscientifiche che compaiono nei vari siti spazzatura di cui di sovente dobbiamo occuparci, ma di una teoria assolutamente scientifica e molto interessante.

Mappa del Triangolo delle Bermuda

Mappa del Triangolo delle Bermuda

Dal momento che non ne abbiamo mai parlato, credo sia necessario, prima di passare alla possibile spiegazione, dire qualcosa in piu’ di questo misterioso e molto citato fazzoletto di mare. Come sapete, il triangolo delle Bermuda e’ una zona di mare molto estesa, circa 1100000 Km^2, che si trova nell’Atlantico Settentrionale a largo delle coste di Porto Rico.

Cosa ha di famoso questo punto dell’oceano?

Non vi diro’ certo qualcosa di nuovo raccontando di come, negli anni, il Triangolo delle Bermude e’ divenuto famoso a causa della sparizione improvvisa di molte navi e aerei che, improvvisamente, mentre sorvolavano o si trovavano a passare sulla zona, sono misteriosamente scomparsi senza lasciare alcuna traccia. Di storie e racconti di questo tipo, tutti ne abbiamo sentito parlare, creando un’aura di mistero intorno a questo tratto di mare.

Le spiegazioni date per giustificare in qualche modo queste sparizioni sono davvero molto diversificate e, ovviamente, non possono mancare le ipotesi fantascientifiche. Per fare qualche esempio, si parla di area di volo per gli extraterrestri che non gradirebbero la presenza di esseri umani, di costruzioni risalenti ad Atlantide sul fondo dell’oceano ed in grado di creare forze sconosciute e invisibili, di fenomeno fisico naturale non compreso in grado di attirare qualsiasi cosa passi sopra la zona, di anomalie dello spazio tempo che creerebbero tunnel quantistici in grado di collegare diverse parti dell’universo e cosi’ via con una lunga serie di ipotesi piu’ o meno assurde che di volta in volta vengono riproposte da giornali, siti e, soprattutto, trasmissioni televisive che andrebbero lasciate in onda solo sovrapponendo, come si faceva una volta per i telefilm americani, le risate delle persone quando vengono mandati servizi del genere.

Ora pero’, prima di parlare di ipotesi concrete di spiegazione, credo sia utile fare il punto della situazione su questa storia per capire fino in fondo l’entita’ e il numero di questi incidenti.

Cercando in rete, trovate molto facilmente la lista degli incidenti misteriosi che sono avvenuti nel Triangolo nel corso degli anni. Quello che pero’ molti dimenticano di dire e’ che questa lista non e’ stata redatta da nessun organo ufficiale per il controllo dei mari. Cosa significa? Il mito del Triangolo delle Bermuda inizia intorno al 1950 con un articolo in cui si parlava della prima volta di misteriose sparizioni in questa zona di mare. Il boom mediatico arrivo’ poi nel 1974 con l’uscita di quello che diventera’ poi un bestseller della letteratura pseudo-scientifica, il libro “Bermuda, il triangolo maledetto”, scritto da Charles Berlitz. Per chi non lo conoscesse, Berlitz e’ proprio il fondatore della famosa scuola di lingue diffusa in tutto il mondo ed e’ autore di diversi libri sul tema della archeologia misteriosa e del complottismo piu’ spinto. Bene, l’uscita del libro di Berlitz segna l’inizio del vero e proprio mito del Triangolo delle Bermuda, libro che ha dato poi inizio a tutta una sequela di opere piu’ o meno romanzate che sono arrivate fino ai giorni nostri.

Cosa dire sul libro di Berlitz? Semplice, quella che doveva essere un’inchiesta storica con il resoconto dettagliato di tutti gli incidenti registrarti nel corso degli anni, si e’ rivelata un’enorme montatura gonfiata veramente a dismisura. Come dimostrato per la prima volta da Lawrence Kusche con il suo libro “The Bermuda Triangle Mystery: Solved” del 1975, molti degli episodi riportati nel libro di Berlitz sono inventati, gonfiati o riguardano incidenti non avvenuti nel triangolo. In particolare, Kusche che era un aviatore e istruttore di volo, parti’ con le sue ricerche dalla scomparsa di un volo commerciale ripreso da Berlitz come caso inspiegabile. Come spesso sentiamo dire, tutti gli incidenti accaduti nel Triangolo sono avvenuti in condizioni meteo perfette e senza lasciare traccia. Bene, i dati mostrati da Kusche dimostrano invece il contrario, potendo imputare la maggior parte degli incidenti, tra quelli realmente avvenuti nel Triangolo, alle avverse condizioni meteo e alle tempeste tropicali che di certo non mancano in quella zona.

Cosa significa questo?

Come potete capire, l’alone di mistero che da sempre circonda questo tratto di mare e’ solo frutto di una montatura, principalmente letteraria, avvenuta nel corso degli anni. Facendo una scrematura molto profonda, di tutti gli incidenti che trovate nei racconti, solo 3 o 4 non trovano una spiegazione immediata perche’ veramente avvenuti nella zona, in condizioni di meteo ottime ma, ovviamente, potrebbero essere dovuti a guasti improvvisi.

E’ possibile questo?

Assolutamente si. Per darvi un’idea, dalle statistiche elaborate sia dalla guardia costiera americana che dalla societa’ Lloyd’s di Londra, il numero di incidenti registrati nella zona e’ perfettamente in linea con le statistiche mondiali rapportando i numeri all’alto traffico aereo e navale che avviene nella zona. Ecco il link della USGC americana che ne parla:

USGC, Bermuda

mentre, per quanto riguarda i Lloyd’s, dal momento che questa e’ la compagnia che si occupa proprio del calcolo dei rischi assicurativi, se ci fosse un reale e misterioso pericolo nella zona, secondo voi continuerebbe a far assicurare i mezzi che transitano nel Triangolo?

Altra considerazione, anche se gli incidenti sono dovuti a guasti o avverse condizioni meteo, e’ vero che in moltissimi casi non sono stati rinvenuti i resti dei mezzi incidentati?

Questo e’ assolutamente vero, ma anche qui possiamo dare una spiegazione razionale senza doverci nascondere. Il fondale del Triangolo delle Bermuda e’ caratterizzato dalla presenza di fosse oceaniche molto profonde ed e’ interessato da correnti molto forti. La combinazione di questi due fattori fa si che, in caso di incidente, il mezzo possa essere risucchiato a fondo molto velocemente, e magari trasportato altrove, nel giro di pochissimi minuti.

Detto questo, esiste un mistero sul Triangolo delle Bermuda? Da quanto detto, possiamo escludere questa ipotesi dal momento che il tutto e’ frutto di una montatura prettamente letteraria basata su argomentazioni esagerate, falsificate e, ovviamente, atte solo a creare un business per chi le mette in piedi. Prima pero’ di chiudere, vorrei fare qualche altra considerazione. Come detto, ci sono ancora 3 o 4 incidenti la cui spiegazione non e’ nota e che possono essere imputati ad improvvisi guasti dei mezzi interessati.

E se non fossero guasti dovuti al mezzo?

Perche’ dico questo?

Semplice, non limitandoci al caso del Triangolo, nel corso della storia si sono verificati incidenti in mare apparentemente non spiegabili e che hanno fatto scomparire improvvisamente mezzi dai radar non lasciando assolutamente traccia. Una possibile spiegazione di questi incidenti, che e’ poi l’argomento della domanda iniziale da cui siamo partiti, potrebbe essere imputata ai cosiddetti “idrati di metano”. Fate attenzione, ora stiamo passando dallo smascherare storie fantascientifiche ad ipotesi scientifiche.

Cosa sono gli idrati di metano?

Si tratta di una struttura cristallina solida formata da acqua ghiacciata e metano. Per poter formare strutture di questo tipo e’ necessaria una combinazione di basse temperature e pressioni molto elevate. Queste condizioni sono ovviamente possibili sui profondi fondali oceanici dove l’acqua scende facilmente ad una temperatura prossima allo zero e la colonna di liquido sovrastante produce un’elevata pressione. Strutture di questo tipo sono molto frequenti a profondita’ tra i 500 e i 4000 metri e possono estendersi anche su superfici molto vaste.

Ora, immaginate la seguente situazione: qualcosa, ad esempio una scossa sismica, rompe lo strato di ghiaccio e metano. In queste condizioni, una grossa bolla di gas puo’ fuoriuscire e risalire verso la superficie. Se una nave si trova a passare sopra il punto in cui la bolla esce verso l’atmosfera, cosa succede? Semplice, le navi galleggiano grazie alla spinta di Archimede, dipendente dalla densita’ dell’acqua, che bilancia il peso stesso della nave. Poiche’ il metano ha una densita’ minore dell’acqua, nel momento della fuoriuscita, il peso della nave non sarebbe piu’ bilanciato e il mezzo verrebbe risucchiato verso il basso. E’ possibile questo? Assolutamente si e proprio nel corso degli ultimi anni, esempi di questo tipo sono stati anche documentati. Dal momento che, come anticipato, il Triangolo delle Bermuda presenta fondali molto profondi, correnti fredde e giacimenti di combustibili fossili, e’ assolutamente lecito pensare che la zona possa essere interessata da fenomeni di questo tipo. Ovviamente, in caso di un incidente del genere, la sparizione sarebbe improvvisa e senza lasciare traccia alcuna del mezzo.

Dal mio punto di vista, e’ assolutamente lecito pensare che, forse, alcuni degli incidenti rimasti senza spiegazione, il cui numero ripeto e’ perfettamente compatibile con le statistiche di ogni altra zona, potrebbero essere stati causati dalla rottura di strati di idrati di metano.

Eventi di questo tipo potrebbero anche spiegare, non solo per il Triangolo, incidenti aerei avvenuti a bassa quota sopra gli oceani. La bolla di metano uscita in atmosfera infatti, potrebbe rimanere densa e arrivare agli ugelli ad alta temperatura degli aerei. In questo caso, si svilupperebbe immediatamente un incendio che interesserebbe l’intero apparecchio facendolo precipitare.

Se credete che la spiegazione sia esagerata, pensate che da un metro cubo di idrati di metano ad alta pressione si formano, a pressione e temperatura normali, ben 168 metri cubi di gas e solo 0,87 metri cubi di acqua.

Attenzione, 168 metri cubi di gas da un solo metro cubo di idrati dal fondo dell’oceano. Perche’ allora non sfruttare questa enorme risorsa per estrarre gas? Questa idea e’ ovviamente venuta anche alle maggiori compagnie di estrazione e al momento ci sono diversi gruppi di ricerca, soprattutto americani e giapponesi, che stanno studiando il modo migliore, se possibile, di mettere le mani su questa enorme risorsa. Dalle stime fatte, la quantita’ di gas contenuta negli idrati sarebbe molto maggiore di quella contenuta in tutti i giacimenti tradizionali conosciuti al mondo. Al momento pero’, l’estrazione di questo gas sarebbe ancora troppo rischiosa e con efficienza troppo bassa. Come sapete, il metano e’ uno dei piu’ pericolosi gas serra, con effetti 30 volte maggiori di quelli dell’anidride carbonica. Una fuoriuscita incontrollata di questo gas provocherebbe effetti disastrosi per la nostra atmosfera. Inoltre, sulla base della spiegazione degli idrati per gli incidenti in mare, un’operazione di questo tipo sarebbe molto rischiosa per le piattaforme e le navi che si troverebbero in prossimita’ del punto di raccolta.

Concludendo, per quanto riguarda il Triangolo delle Bermuda, abbiamo visto come il mito creato nel corso degli anni sulla pericolosita’ della zona sia solo una montatura ad hoc. Molti degli incidenti considerati misteriosi sono in realta’ perfettamente spiegabili o avvenuti in zone diverse. Ci sono ancora un numero esiguo di casi non spiegabili in modo certo ma che comunque rientrano nelle statistiche calcolate su scala mondiale. Non pensando al semplice guasto, alcuni di questi avvenimenti potrebbero essere stati causati dalla liberazione di metano da idrati sul fondale. Queste strutture solide, conosciute e presenti sui freddi fondali di alcuni oceani, racchiudono enormi quantita’ di metano che puo’ essere liberato da fratture naturali o indotte dello strato solido. La quantita’ di metano liberata in questi casi e’ notevole al punto che diversi studi sono in corso per cercare di sfruttare questa risorsa.

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Il caso Valentich

15 Gen

Ormai la nostra sezione appositamente creata per raccogliere le richieste degli utenti:

Hai domande o dubbi?

e’ divenuta veramente una fucina di idee e di proposte che ci stanno facendo scoprire un numero impressionante di misteri. Come sapete, il nostro approccio cerca di essere sempre il piu’ distaccato possibile, permettendoci di vedere i fatti come vengono riportati e testimoniati. Molto spesso, esistono spiegazioni scientifiche e razionali ai cosiddetti “misteri”, molte volte, la fantasia e la speculazione creano una tale confusione da creare vere e proprie leggende. Alcune volte poi, e questi sono i casi piu’ interessanti, quelli che appaiono come misteri rimangono tali. In virtu’ del nostro approccio, non possiamo che essere sinceri in casi come questi e raccontare i fatti come sono, senza voler gridare al sensazionalismo, ma neanche nascondendoci dietro a spiegazioni campate in aria solo per dare una prova di forza della scienza.

Perche’ faccio questo preambolo?

La risposta e’ presto data, in uno degli ultimi commenti, ci e’ stato richiesto di analizzare e presentare il caso della scomparsa del pilota Frederick Valentich, avvenuta in Australia il 21 ottobre 1978. Come detto anche nel commento di partenza, questo fatto e’ molto poco conosciuto e appare alquanto strano come non ci sia stata una speculazione massiccia sulla cosa, anche in virtu’ dei fatti che ora presenteremo.

Vista la scarsa pubblicita’ all’accaduto, e’ giusto fare un breve riassunto di quanto accaduto.

Tragitto pensato da Valentich

Tragitto pensato da Valentich

Come anticipato, e’ il 21 Ottobre 1978. Il giovane pilota, appena ventenne, Frederick Valentich, per la cronaca italo-australiano dal momento che il padre era originario del nsotro paese, parte con un Cessna-182L dall’aereoporto di Moorabbin vicino Melbourne in una serata di tempo ottimo e con poco vento. Il piano di volo consegnato prevedeva di arrivare a King Island, prelevare un passeggero e poi fare ritorno a Moorabbin. Il percorso, sempre secondo il piano, prevedeva il passaggio via Cape Otway.

Valentich parti’ da Moorabbin alle 18.19 e raggiunse Cape Otway alle 19.00 comunicando il suo passaggio. Alle 19.06, il pilota si mise in contatto con la torre di controllo per comunicare la presenza, a circa 300 metri dal Cessna, di 4 luci appartenenti ad un secondo velivolo. In quel momento, Valentich si trovava sopra lo stretto di Bass, ad un’altitudine di circa 5000 piedi e procedeva con una velocita’ di 256 km/h.

Senza dare adito a speculazioni di qualche sorta, vi riporto la traduzione delle conversazioni tra un ufficiale addetto al controllo in volo e Valentich a partire dalle 19.06, ora dell’avvistamento:

Ore 19.06

– PILOTA: siete a conoscenza di un transito nella mia area al di sotto dei 5000 piedi?

– TORRE DI CONTROLLO: negativo, nessuno transito conosciuto.

– PILOTA: sembra che ci sia una grande aeronave al di sotto dei 5000 piedi!

– TORRE DI CONTROLLO: che tipo di aeronave?

– PILOTA: non posso confermare. Ha quattro luci brillanti simili a luci di atterraggio…l’aeronave mi ha sorvolato a circa 1000 piedi.

– TORRE DI CONTROLLO: confermate la presenza di un grande aereo?

– PILOTA: affermativo dalla velocità alla quale viaggia…C’è un mezzo della RAAF nelle vicinanze?

– TORRE DI CONTROLLO: negativo…

– TORRE DI CONTROLLO: qual’è la vostra quota?

– PILOTA: 4500 piedi

– TORRE DI CONTROLLO: confermate di non riuscire ad identificare l’aereo?

– PILOTA: affermativo…

Dopo una breve pausa di pochi minuti, il pilota riprende la convulsa comunicazione con la torre di controllo,comunicando quanto segue:

– PILOTA: aereo? Ma non è un aereo!!! E’…

– TORRE DI CONTROLLO: potete descrivere l’aereo?

– PILOTA: mi ha sorpassato ad alta velocità. Ha una forma allungata, non posso distinguere di più…ora si dirige verso di me! sembra stazionario. Sto virando e anche questa cosa mi vola sopra. Ha una luce verde e una specie di illuminazione metallica all’esterno…

Da questo momento in poi l’oggetto sembra scomparire:

– TORRE DI CONTROLLO: confermate che è scomparso?

– PILOTA: affermativo, siete a conoscenza del tipo di aeronave in cui mi sono imbattuto? E’ militare?

– TORRE DI CONTROLLO: non c’è transito militare nella zona.

Ore 19.12

– PILOTA: il motore sta entrando in avaria, singhiozza.

– TORRE DI CONTROLLO: quali sono le vostre intenzioni?

– PILOTA: procedere verso King Island. L’aeronave sconosciuta ora è sospesa verso di me!

– TORRE DI CONTROLLO: ricevuto.

– PILOTA: Delta Sierra Juliet (sigla identificativa) Melbourne…

Subito dopo questa ultima comunicazione si sentì un forte rumore metallico che si prolungò per diciassette secondi e si persero definitivamente i contatti con l’aereo di Valentich.

Bene, questa e’ la trascrizione dell’ultima comunicazione di Valentich con l’ufficiale addetto al controllo aereo. Dopo di che, del pilota e dell’aereo, si persero definitivamente le tracce e nessuno li vide piu’.

Come potete facilmente immaginare, nei giorni successivi, vennero organizzate diverse campagne di perlustrazione intorno alla zona della scomparsa, ma senza esito alcuno.

Dunque, prima di andare avanti, facciamo qualche considerazione. Ovviamente, molti dei siti internet in cui trovate questa storia raccontata, parlano senza mezzi termini di UFO. Cerco di contestualizzare il tutto. Qualche anno dopo la scomparsa, un dossier con i risultati delle ricerche venne rilasciato dalle autorita’ australiane. Potete trovarlo molto facilmente su internet, ma vi premetto che si tratta di piu’ di 300 pagine di dati e considerazioni. Senza girare troppo intorno alla cosa, non esiste una conclusione della storia o una versione accettata per spiegare la scomparsa di Valentich. Ovviamente, il primo pensiero che puo’ venire in mente e’ che l’aereo sia precipitato.

In diversi documenti, troviamo scritto che un pilota addetto alle ricerche riporta di aver osservato nello stretto di Bass alcuni residui che potevano essere identificati come resti di un Cessna. Secondo la testimonianza, il pilota viaggiava troppo in alto e nel momento in cui sarebbe tornato sul luogo per osservare meglio, i residui non erano piu’ presenti. Tenete comunque a mente che generalmente le correnti dello stretto di Bass sono notevoli. In questa zona si ha la congiunzione tra oceano Indiano e Pacifico e le correnti sono note per la loro forza. Questo fatto potrebbe spiegare il perche’ i residui non fossero piu’ visibili nel giro di poco tempo.

Altra considerazione, un Cessna dovrebbe essere in grado di galleggiare in caso di ammaraggio per diverse ore prima di affondare. Questo e’ ovviamente vero ma, permettemi di dire, dipende dalla dinamica di un eventuale collisione. Detto questo, se l’aereo del pilota fosse precipitato in mare l’aereo potrebbe essere affondato rapidamente e/o le correnti potrebbero aver portato molto lontano eventuali resti.

E’ possibile che l’aereo sia precipitato sulla terra ferma? Ovviamente direi proprio di no dal momento che non sono stati ritrovati resti nella zona. E se il pilota avesse volato a lungo prima di precipitare? La cosa potrebbe essere possibile dal momento che l’aereo di Valentich aveva carburante per percorrere centinaia di kilometri. Personalmente pero’, mi sento di escludere un incidente anche in una zona distante dal momento che, a distanza di 36 anni i resti sarebbero stati comunque ritrovati.

In tutto questo ci sono poi una serie di ipotesi, lasciatemi dire, “personali” sul pilota. Un’ipotesi che si legge e’ che il pilota possa aver tentato il suicidio. In questo caso pero’, ritorniamo esattamente nel caso precedente dal momento che in mare o a terra, da qualche parte si sarebbe schiantato. Secondo altri poi, il pilota avrebbe potuto recitare la parte della comunicazione salvo poi atterrare da qualche parte e far perdere le sue tracce. Da dove nasce questa ipotesi? Secondo i racconti, Valentich, come anticipato, doveva andare a prendere un passeggero occupandosi di trasporti privati. Nell’aereoporto di arrivo pero’, non c’era nessun passeggero in attesa del Cessna. Dove sarebbe potuto atterrare? Con un piccolo aereo di questo tipo, un po’ ovunque. Come far sparire l’aereo? Semplice, come qualcuno ipotizza, magari accordandosi con qualcuno per tagliare l’aereo o per farlo smontare e rivendere sul mercato nero. Diciamo che cosi’ a lume di naso, questa ipotesi potrebbe essere credibile. Ovviamente, come avrete notato, mi sto limitando ad analizzare i fatti, senza voler sindacare ne spergiurare, dal momento che non ne abbiamo la certezza, che Valentich volesse suicidarsi o cambiare vita. Su questo punto infatti, i genitori del giovane pilota, cosi’ come molte persone a lui vicine ed interrogate, assicurano che Valentich avesse una vita serena e felice, comunque non tale da far pensare ad un gesto di questo tipo, o, tantomeno, al suicidio.

Se proprio vogliamo non pensare a questa ultima ipotesi, e dunque parliamo di incidente in mare, cerchiamo pero’ di capire come questo sia potuto accadere. Ovviamente , in tutto questo c’e sempre la comunicazione radio. Ora, nel caso di qualcosa di simulato, potrebbe essere plausibile la simulazione anche del racconto riportato. In caso di incidente invece, dunque in buona fede, abbiamo un qualcosa di assolutamente non trascurabile.

Secondo il report redatto dalle autorita’, Valentich potrebbe essersi disorientato per qualche motivo. E allora? Cosa sarebbero le luci di cui parla? Semplice, quelle del suo stesso aereo riflesse dall’acqua. Detto in altri termini, il pilota avrebbe percorso gli ultimi tratti in volo rovesciato. Questa ipotesi e’ completamente assurda, almeno a mio avviso. Perche’? Come visto, dalla registrazione si parla prima di luci davanti e piu’ basse, poi di qualcosa che si sposta intorno all’aereo ed infine che si trova sopra l’aereo stesso. Tradotto, nella prima fase il Cessna e’ a testa in giu’, poi sta ruotando su se stesso, poi precipita. Ora, chiunque si sarebbe accorto di quello che stava accadendo se non altro per le variazioni di forza centrifuga sul suo corpo. Escluderei dunque questa ipotesi. Secondo altri, le luci descritte potrebbero essere stelle. Immaginate questa situazione, vi trovate completamente al buio al di sopra di un braccio di mare. A parte le vostre luci, non ci sono punti di riferimento esterni. In concomitanza con questo, si potrebbe essere aggiunto un guasto di qualche tipo all’aereo, al punto di aver fatto completamente perdere l’orientamento al pilota.

Pensate che una spiegazione del genere sia assurda?

Purtroppo, non e’ proprio cosi’. Attenzione, non sto dicendo che l’aereo e’ precipitato per questo motivo, ma solo che incidenti di questo tipo sono ampiamente documentati e ne trovate a bizzeffe in letteratura.

Detto questo, c’e’ poi l’ultima spiegazione e, se vogliamo, la piu’ scontata leggendo lo scambio di battutte tra il pilota e la torre di controllo, la possibilita’ UFO.

Valentich parla di un velivolo che vola di fronte a lui, che poi scompare, riappare, si muove a grande velocita’ e, come riportato, non e’ un aereo. Viene scontato dire che si tratta di un UFO. Secondo le varie versioni che trovate online, le possibili dinamiche in questo caso sarebbero: rapimento alieno, polverizzazione completa o, anche qui, successivo incidente. Rapimento in che modo? Semplice, prelevando pilota e aereo con un colpo solo. La scomparsa di Valentich sarebbe dunque spiegabile con un rapimento da parte di popolazioni extraterrestri.

Vi ricordo che di presunti rapimenti alieni, o abduction, abbiamo gia’ parlato in questo articolo:

Abduction e falsi ricordi

Analizziamo dunque l’ipotesi rapimento.

Su varie fonti trovate che nei giorni a cavallo della scomparsa, sarebbero state fatte moltissime segnalazioni di avvistamento di ufo nella zona. Questo e’ in realta’ falso. Come spesso avviene in casi di questo tipo, dopo che la notizia fosse stata diffusa, con il conseguente pensiero alieno, molte persone avrebbero segnalato strani oggetti volanti. Questo pero’, ripeto, solo dopo che la notizia su Valentich era stata diffusa.

Secondo il padre del pilota, Valentich era uno studioso, o comunque interessato, di ufo. Questa informazione pero’, anche se significasse qualcosa, andrebbe solo a sostenere l’ipotesi di messa in scena da parte del pilota facendo ricadere il pensiero sugli alieni.

Dunque, che fine ha fatto Valentich?

Semplice, non lo so io, non lo sanno le autorita’, non lo sa nessuno.

Restano molto curiosi i ragionamenti di alcuni sostenitori dell’ipotesi aliena: dal momento che non ci sono spiegazioni possibili, allora e’ stato rapito dagli alieni. Permettemi di dire una cosa, ma, invece, l’ipotesi ufo e’ cosi’ possibile? O anche, “le autorita’ mentono ipotizzando cause improbabili come l’incidente”. E’ stato un ufo. Anche qui, ma quanto e’ probabile invece l’ipotesi ufo?

Questo non per denigrare l’ipotesi in se, ma solo per mostrare il semplice quanto assurdo ragionamento che trovate su molti siti internet.

Personalmente, non mi sento di escludere ne sostenere nulla. Permettetemi di ripercorrere quanto detto. A mio avviso, l’ipotesi piu’ probabile potrebbe essere quella di incidente aereo. Sul perche’ di quanto avvenuto, il disorientamento potrebbe avere qualche appiglio, ma non dimentichiamoci la possibilita’ di guasto. In questo caso, l’aereo potrebbe essere precipitato per qualsisi motivo. E le luci? Il disorientamento, magari successivo al guasto, potrebbe spiegarle, cosi’ come un qualsiasi altro velivolo, magari militare, non segnalato e non identificabile, presente nella zona. Anche l’ipotesi della messa in scena del tutto con la conseguente scomparsa del pilota, non sono certo da dimenticare. Alcune fonti, assolutamente non confermate, un po’ come tutte quelle di questa storia, sostengono di aver visto atterrare un piccolo aereo compatibile con il Cessna non troppo lontano dal punto dell’ultimo contatto radio. Come detto, far sparire l’aereo, non sarebbe certo un problema.

E’ possibile l’ufo?

Come detto varie volte, non escludo assolutamente che possa esistere una popolazione aliena nell’universo. Da qui a pensare che questo popolo esista, vanga sulla terra, giochi con i nostri aerei in volo e che rapisca le persone per vedere come sono fatte dentro, il passo mi sembra un po’ azzardato. Attenzione, non dico assurdo, ma, permettetemi, prima di pensare ad un’ipotesi di questo tipo, vorrei avere almeno qualche prova oggettiva a cui appigliarmi.

Concludendo, ad oggi il caso Valentich resta ancora un mistero. A distanza di oltre 35 anni, sara’ difficile arrivare ad una spiegazione, a meno di colpi di scena clamorosi. Come detto pero’, non dimentichiamoci che si sono tantissimi altri casi di velivoli, anche in formazione, scomparsi nel nulla all’improvviso. Sicuramente l’ultima comunicazione radio rende questo caso molto piu’ affascinante di altri aerei scomparsi senza proferire verbo.

Proprio per chiudere, vi ricordo che questo non e’ assolutamente il primo ne l’unico caso misteriosi che abbiamo trattato riguardo agli UFO:

Il segnale WOW!

UFO su Brema

Questi solo per fare qualche esempio. A mio modesto parere, non capisco perche’ casi di questo tipo non vengano stracitati sui siti e dalle riviste appassionate dell’ipotesi UFO. Piuttosto che lavorare in questa direzione, molti preferiscono perdere tempo dietro ad improbabili avvistamenti di palloni sonda, modellini, lens flare o anche di esseri verdi alti 3 metri in qualche bosco.

Concludnedo, alla luce di quanto riportato su questi fatti, ognuno di noi, anche in questo caso, puo’ trarre la conclusione che preferisce fintanto che la verita’ non sara’ emersa.

 

Psicosi 2012. Le risposte della scienza”, un libro di divulgazione della scienza accessibile a tutti e scritto per tutti. Matteo Martini, Armando Curcio Editore.

Pesce remo: come distorcere una notizia

22 Ott

Su questo blog in genere partiamo da notizie fantasiose per poi mostrare come queste debbano essere correttamente interpretate senza lasciare spazio a fantasie. Questo tipo di approccio e’ utile, non perche’ noi dobbiamo insegnare qualcosa a qualcuno, ma solo perche’ in questo modo si riescono ad evidenziare le varie bufale che compaiono sul web e che, purtroppo, negli ultimi tempi, o meglio a partire dal 21/12/2012, spuntano come funghi ogni giorno.

Questa volta pero’, vorrei utilizzare un approccio diverso. Questo non per fare un qualche esperimento sociale, bensi’ perche’ proprio oggi leggevo una notizia molto interessante e poi, cercando approfondimenti su web, sono incappato in una serie di articoli fantastici sullo stesso argomento. Attenzione, onde evitare fraintendimenti, fantastici non e’ un complimento ma e’ utilizzato proprio letteralmente per indicare il frutto della fantasia di chi ha pubblicato queste notizie.

Cominciamo dai fatti.

Come ricorderete, qualche tempo fa avevamo parlato del ritrovamento di un “re di aringhe”, anche detto “pesce remo”, sulle spiaggie di Almeria:

Incredibile mostro marino ritrovato in Spagna!

Come potete leggere nell’articolo, anche se diverse fonti parlavano di misterioso e spaventoso mostro marino, i resti trovati appartenevano ad una specie marina perfettamente conosciuta, appunto quella del pesce remo o “regaleco”.

Premesso questo, qual e’ la notizia?

Circa una settimana fa, un esemplare di pesce remo e’ stato rinvenuto a Catalina Island in California. Si tratta di un bell’esemplare di 5.5 metri di lunghezza che e’ stato avvistato da una ragazza poco al largo, gia’ morto, e, grazie all’aiuto di una quindicina di persone, il corpo e’ stato portato a riva.

Pesce remo ritrovato in California

Pesce remo ritrovato in California

Qui, come e’ ovvio vista la scarsa conoscenza della specie e l’importanza del ritrovamento, il pesce e’ stato sezionato e portato in laboratorio. Analisi specifiche hanno mostrato come il pesce sia morto di morte naturale.

Bene, poi cosa e’ successo?

Oggi invece i giornali hanno battuto la notizia del ritrovamento di un secondo pesce remo, sempre in California, ma questa volta a Oceanside. Il secondo regaleco trovato ha una lunghezza leggermente inferiore al primo e non supera i 4.5 metri. Piccola nota, come visto nell’articolo precedente, queste specie possono raggiungere anche gli 11 metri di lunghezza, per cui i due esemplari trovati, per quanto impressionanti, non costituiscono certo qualcosa fuori scala o che non si conosceva.

Ovviamente, e’ un evento molto raro trovare due esemplari morti vicini alla costa dal momento che i ritrovamenti di questi pesci non sono cosi’ frequenti. Perche’ questo? Come potete immaginare, anche i pesci remo muoiono, ma, vista la struttura gelatinosa della carne, e’ molto difficile che i corpi arrivino a terra interi. Su questo avevamo riflettuto anche nel precedente articolo riguardo il ritrovamento in spagna.

Non c’e’ che dire, notizia interessante e davvero curiosa.

Cosa succede invece dal lato catastrofista/complottista?

Al solito, qui raggiungiamo livelli di fantasia da far impallidire chiunque.

Non vorrei specificare singolarmente i siti, anche solo per non fare pubblicita’ a fonti di questo tipo, ma basta cercare su web per verificare che quello che dico e’ reale.

Prima cosa, scontata se vogliamo, trovati ben 2 mostri in California, con tanto di foto, di cui la scienza e la biologia non riescono a dare una spiegazione. Ovviamente, si parla di misteriose creature mai viste prima, ignorate o che forse vengono da un passato molto lontano.

Questa ovviamente e’ l’ipotesi piu’ scontata che si potrebbe fare, ma andiamo avanti.

Da altre fonti, i pesci ritrovati sono diventati 3, mentre secondo altri sono 2 pesci e un’altra specie misteriosa. Ma qui si sa, sui numeri anche i giornalisti di professione fanno a gara a chi la spara piu’ grossa.

Altri siti affermano invece che si tratta di pesci remo. A detta loro pero’, e’ impossibile trovare questi pesci a riva perche’ normalmente vivono a piu’ di 3000 metri di profondita’.

Affermazione ignorante e assurda. Per smentirla basta fare un giretto si wikipedia, la quale riporta:

Senza dubbio è una specie abissale (300-1000 m di profondità), ma è possibile individuarlo presso la superficie e vicino alle coste.

300-1000 metri e’ molto diverso da 3000 e inoltre, come si legge, e’ possibile trovarlo anche in superficie e vicino alle coste. Sempre su wikipedia troviamo anche:

Qualche volta il regaleco si trova spiaggiato ma, a causa della sua fragilità, raramente integro.

Che curiosa coincidenza, proprio quello che abbiamo affermato poco piu’ sopra.

Capite bene che anche queste affermazioni sono una balla.

Ci sono poi dei siti che davvero si superano. Sapete cosa sarebbero i misteriosi mostri ritrovati? Specie non conosciute? No, troppo poco. Specie antiche? No, di piu’. Cosa sono? Mutazioni genetiche di altri pesci. Come sarebbero avvenute queste mutazioni? Semplice, siamo in California, siamo sull’oceano Pacifico, dunque le mutazioni sarebbero avvenute a causa di acqua contaminata proveniente dalla centrale di Fukushima!

Ora, non voglio entrare nella discussione dell’incidente nucleare giapponese, dal momento che, fuori dal Giappone, forse pochi sanno la reale situazione. Vi faccio pero’ riflettere su una cosa, secondo voi, arriva un po’ di acqua contaminata dal Giappone, con che concentrazione arriva? Praticamente zero. Ma se anche arrivasse, e’ assurdo pensare che un pesce nuota in un po’ di acqua contaminata e a causa di questa muta all’istante trasformandosi in una specie di serpente marino. Non ci siamo proprio, eppure siti internet provano a farci digerire questa informazione.

Pensate sia finita qua? Assolutamente no. Altri siti hanno trovato uan diversa spiegazione ai due ritrovamenti. Si tratta di pesci remo e questo e’ ok. Perche’ si sono spiaggiati? Premesso, come visto, che non sono spiaggiati ma, il primo sicuramente, era gia’ morto, i due pesci sarebbero morti a causa di un violento terremoto che dovrebbe colpire la California nei prossimi giorni.

Aspettate un attimo, sta per arrivare un forte terremoto in California e quindi muiono i pesci? Come e’ possibile? Forse, i pesci possono avvertire prima il terremoto in arrivo e sono morti di paura?

L’assurdita’ di certe notizie mi lascia davvero perplesso.

Concludendo, e’ ovviamente un fatto molto raro quello di aver ritrovato due esemlari morti di pesci remo “interi” vicino alla riva in California. Nonostante si possa parlare di ritrovamento raro, la cosa puo’ essere compresa confrontandoci con quello che sappiamo circa la specie. Ora, pero’, tutta la speculazione in atto su questi fatti e’ davvero assurda e priva di fondamento. Con un approccio diverso rispetto al solito, abbiamo visto quanta distorsione, o meglio, in alcuni casi, proprio invenzione, c’e’ dietro una notizia che leggete sulla rete. Fate sempre attenzione a quello che leggete. Prendete tutto con le pinze e cercate sempre di analizzare i fatti in modo autonomo e confrontando sempre diverse fonti.

 

Psicosi 2012. Le risposte della scienza”, un libro di divulgazione della scienza accessibile a tutti e scritto per tutti. Matteo Martini, Armando Curcio Editore.

Scoperto il piu’ grande vulcano sommerso …. ma spento

7 Set

Diverse volte ci siamo soffermati a parlare di vulcani, sopratutto analizzando la situazione di quelli italiani:

Cosa succede in Campania?

Due parole sull’Etna e sullo Stromboli

ma soprattutto, in molti post, abbiamo parlato del grande vulcano sommerso italiano, il Marsili:

Marsili e terremoto siciliano

– Il vulcano Marsili

– Immagine ricostruita del Marsili

– Il risveglio del Marsili

Marsili: una fonte di energia enorme!

Perche’ i vulcani interessano tanto? La risposta e’ molto semplice, un vulcano e’ una fonte di energia immensa. Le eruzioni sono fenomeni naturali di una potenza tale da spaventare chiunque. Questi eventi ci mostrano quanto vivo sia il nostro pianeta e quanto sia irrequieta la situazione che ribolle sotto i nostri piedi.

Posizione del Massiccio Tamu

Posizione del Massiccio Tamu

Perche’ faccio questa introduzione?

Come avete letto dal titolo, proprio in questi giorni e’ stato individuato il piu’ grande vulcano sottomarino del mondo. La scoperta e’ stata fatta da un team di geologi dell’universita’ di Houston a circa 1500 Km dalle coste del Giappone. L’enorme vulcano in questione ha una superficie di ben 310000 Km^2 ma con un’altezza minuscola in confronto all’estensione, appena 4000 metri. Praticamente, se ipotizzassimo di essere in piedi sulla cima del vulcano, non riusciremmo ad apparezzare la pendenza delle sue pareti. L’estensione e’ paragonabile a quella dell’intera Italia.

Come si chiama questo vulcano?

Leggendo in rete trovate scritto, testuali parole, “al vulcano e’ stato dato il nome di Massiccio Tamu”. Perche’ sottolineo questo aspetto? Semplice, secondo voi, con tutti i mezzi a disposizione oggi, nessuno si era mai accorto di questo gigante la cui cima e’ appena 2000 metri sotto il livello dell’oceano? Ovviamente la risposta e’ no. Data la sua forma molto strana, bassa e molto larga, si pensava che il massiccio fosse stato formato da diversi vulcani in successione oppure che si trattasse di un altopiano sottomarino come ce ne sono tantissimi sotto i fondali oceanici.

Il nome Tamu significa infatti “Texas A&M University” proprio a ricordare l’universita’ di appartenenza dei ricercatori che circa 20 anni fa individuarono per la prima volta il massiccio. Grazie invece agli studi recenti, si e’ visto come la struttura del Tamu sia coperta da una singola eruzione vulcanica in cui si evidenzia un punto centrale con colate a 360 gradi. Questo proprio a dimostrare l’esistenza di un singolo cratere al centro.

Planimetria del Vulcano

Planimetria del Vulcano

Secondo i geologi, il Massiccio Tamu si e’ formato circa 150 milioni di anni fa, probabilmente in un punto in cui la crosta terrestre e’ piu’ sottile. Poco dopo la sua formazione, circa 145 milioni di anni fa, c’e’ stata la grande eruzione che ha lasciato la struttura come la vediamo oggi, con lava proveniente in grande quantita’ dal mantello. Detto questo, capite subito che il vulcano e’ praticamente spento da ben 145 milioni di anni. E’ sempre meglio specificare questo punto per evitare che inizi la speculazione anche su questo vulcano.

Il Massiccio Tamu, grazie alla sua estensione totale, si posiziona di diritto al primo posto della classifica dei vulcani piu’ grandi della Terra. Il precedente primato apparteneva al Mauna Loa nelle Hawaii con appena 5200 Km^2 di estensione, cioe’ appena il 2% del Massiccio Tamu. Ovviamente, cosi’ come avvenuto per questa scoperta, la classifica e’ sempre aperta. Si conoscono diverse catene montuose sui fondali oceanici e per molte di queste si pensa che siano presenti piu’ vulcani affiancati. Magari, approfondendo gli studi, si potrebbe capire che alcune di queste sono singoli vulcani con una forma simile a quella del Tamu.

Il Massiccio Tamu oltre ad essere il piu’ grande della Terra, ha un’estensione paragonabile a quella dei grandi vulcani del Sistema Solare. Come forse sapete, il piu’ grande vulcano, questa volta attivo, del sistema solare si trova su Marte ed e’ noto come Monte Olimpo. L’altezza di questo vulcano e’ di ben 25 Km e la sua forma e’ facilmente visibile anche con un piccolo telescopio domestico. Anche se le altezze sono profondamente diverse, il Tamu ha un’estensione solo il 25% minore del Monte Olimpo.

Il Monte Olimpo su Marte ripreso dalla Viking 1

Il Monte Olimpo su Marte ripreso dalla Viking 1

Per farvi capire l’enorme altezza del vulcano marziano, fino a poco tempo fa si pensava addirittura che la cima del vulcano fosse all’esterno dell’atmosfera del pianeta rosso. Studi molto recenti hanno invece dimostrato che la pressione atmosferica sulla cima sia appena del 2%, ma non nulla, rispetto a quella a terra. Di contro, per fare un esempio, la pressione sulla cima dell’Everest e’ il 25% di quella che si registra a livello del mare.

Ovviamente, oltre che per l’imponenza dei numeri, il massiccio Tamu rappresenta un ottimo laboratorio per i geologi. Come potete facilmente capire, uno studio attento del vulcano puo’ permetterci di capire meglio l’origine dei grandi vulcani terrestri e del sistema solare, comprendere la struttura interna del nostro pianeta e quanto magma e’ contenuto all’interno, oltre ad avere campioni di roccia con una datazione precisa.

Concludendo, proprio in questi giorni si e’ capito che il Massiccio Tamu, conosciuto da circa 20 anni, e’ in realta’ un singolo grande vulcano con un’estensione di ben 310000 Km^2. Questo valore rende il Tamu il piu’ grande vulcano del pianeta e uno dei maggiori del sistema Solare. Fortunatamente, il vulcano si e’ spento poco dopo la sua formazione con una grande eruzione sottomarina che ha formato la struttura di cui abbiamo parlato, profondamene diversa da quella che immaginiamo per i coni vulcanici. La scoperta del vulcano offre innumerevoli opportunita’ di studio per i geologi e per capire l’origine e la struttura del nostro stesso pianeta.

 

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Aumento di uragani per il 2013

2 Giu

In questi giorni, diversi giornali e siti internet hanno pubblicato le previsioni per la stagione degli uragani 2013. Per chi non lo sapesse, il periodo piu’ propizio per la formazione di questi eventi atmosferici va dal 1 Giugno al 30 Novembre e, come e’ noto, interessa principalmente la parte centrale degli Stati Uniti oltre ovviamente ai paesi caraibici.

Purtroppo, come spesso avviene, ho letto tantissime inesattezze su questi articoli, a volte per confusione fatta nell’interpretazione delle previsioni, altre volte, purtroppo, per il solito catastrofismo che, soprattutto sulla rete, imperversa.

Cosa trovate scritto? Semplicemente che il numero di uragani aumentera’ del 70% rispetto alla norma e che in particolar modo ci sara’ un aumento sostanziale del numero di uragani maggiori che dunque potrebbero arrecare forti danni nelle zone interessate. Senza aggiungere altro, vi lascio immaginare la feroce speculazione che si e’ creata sulla rete parlando ovviamente di geoingegneria, modificazioni del clima, HAARP, Nibiru, e compagnia bella, che tanto ormai sono la cuase di tutto quello che avviene nel mondo.

Cerchiamo di andare con ordine e di capire meglio la cosa.

Prima di tutto, qui trovate il bollettino ufficiale rilasciato dal NOAA, l’ente americano che, tra le altre cose, si occupa anche di eseguire previsioni e simulazioni per il fenomeno degli uragani:

NOAA, Uragani 2013

Cosa troviamo? Prima di tutto leggiamo molto attentamente i numeri che vengono riportati, perche’ proprio su questi c’e’ la maggior confusione in assoluto. Partiamo dalle medie registrate. Normalmente, dove “normalmente” significa “in media”, ci sono 12 “named storms” all’anno, cioe’ tempeste con venti che superano i 63 Km/h e a cui viene attribuito un nome. Tra queste, e attenzione “tra queste” non significa “oltre a queste”, ci sono, sempre in media, 6 uragani, cioe’ tempeste i cui venti superano i 118 Km/h. Bene, ora non perdete il filo, tra questi 6 uragani ce ne sono, sempre in media, 3 che vengono classificati come “uragani maggiori”, cioe’ con venti oltre i 180 Km/h.

Cerchiamo di riassumere. Ogni anno in media ci sono 12 tempeste con venti che superano i 63 Km/h e a cui viene assegnato un nome. Tra tutte queste che superano questo limite, ce ne sono, sempre in media, 6 che superano i 118 Km/h e che quindi vengono chiamati uragani e di questi 6 ce ne sono 3 che superano i 180 Km/h e che quindi vengono chiamati “uragani maggiori”.

Bene, quanti sono in tutto gli eventi? Ovviamente la risposta e’ sempre 12, e questo numero comprende tempeste, uragani e uragani maggiori.

Cosa ci si aspetta per il 2013?

Come potete leggere nel bollettino del NOAA, dai calcoli statistici effettuati, si e’ evidenziata una probabilita’ del 70% che il numero di tempeste possa essere superiore alla media, in particolare, compreso tra 13 e 20. Cosa significa? Prima di tutto che vi e’ una probabilita’ di questo aumento, non una certezza come vorrebbero farvi credere. Inoltre, viene fornito un intervallo piuttosto largo di ipotesi. Le 12 tempeste sono il numero medio registrato negli anni, dare un intervallo tra 13 e 20, significa andare da un valore praticamente in media, 13, ad uno superiore ai trascorsi, 20.

Questo solo per smentire subito tutte quelle fonti che parlano di aumento certo.

Ora, in questo numero compreso tra 13 e 20, viene fornito anche un quadro della composizione. Come visto, questo e’ il numero totale di eventi con venti superiori ai 63 Km/h. Come riportato dal NOAA, le previsioni sulla composizione sono: un numero compreso tra 7 e 11 di tempeste che potrebbero arrivare ad uragani e un numero compreso tra 3 e 6 che potrebbero sfociare in uragani maggiori.

Analizziamo questi numeri. Nel caso piu’ favorevole, si avrebbero 13 tempeste, di cui 7 uragani e 3 uragani maggiori. Praticamente questi numeri sono nelle medie riportate all’inizio. Nel caso piu’ sfavorevole invece, si avrebbero 20 tempeste di cui 11 uragani e 6 uragani maggiori. In questo caso invece tutte le categorie subirebbero un forte aumento rispetto ai valori medi.

Come vedete, questi numeri occupano un intervallo molto largo in cui e’ difficile fare previsioni precise. Ovviamente, il NOAA diffonde questi dati come indicazione per la stagione che sta inziando. Data la larghezza degli intervalli considerati, non e’ possibile fare previsioni esatte ne’ tantomeno fare analisi dettagliate.

Perche’ allora vengono fornite queste previsioni?

In realta’, il compito di questi calcoli e’ molto importante e serve per analizzare in termini statistici il comportamento di alcuni rilevanti parametri ambientali e climatici. Come riportato nel bollettino del NOAA, queto risultato superiore alla media viene spinto da alcune evidenze molto importanti:

– il forte monsone sull’Africa occidentale responsabile dell’aumento degli uragani nell’Atlantico iniziato a partire dal 2005

– le temperature leggermente piu’ alte nell’Atlantico tropicale e nel Mar dei Caraibi

– il ritardo nello sviluppo de “El Niño” che potrebbe non incrementarsi quest’anno

Attenzione, anche su questo ultimo punto, potete leggere notizie inesatte su diverse fonti. Non e’ che El Niño e’ scomparso o non si forma, semplicemente, al solito a causa di molti fattori correlati tra loro, quest’anno questo fenomeno atmosferico, che mitiga notevolmente gli uragani, potrebbe non aumentare. Questo non significa che e’ scomparso. Nella figura riportata vedete proprio l’andamento di El Niño negli ultmi mesi ottenuto monitorando la temperatura del Pacifico.

Temperature del Pacifico delle ultime settimane. Fonte: ENSO

Temperature del Pacifico delle ultime settimane. Fonte: ENSO

Concludendo, cosa abbiamo ottenuto? I risultati delle simulazioni condotte dal NOAA mostrano una probabilita’ del 70% che ci sia quest’anno un aumento del numero di tempeste. Questo aumento comporta un numero di fenomeni compreso tra 13 e 20 rispetto ad una media degli anni di 12. Il largo intervallo utilizzato non e’ utilizzabile per fare previsioni specifiche, ma l’indicazione dei modelli e’ importante per valutare diversi aspetti climatici di interesse mondiale. Proprio per concludere, ricordiamo che si tratta di calcoli statistici, forniti sulla base di modelli. Il numero medio utilizzato per il confronto viene da un database comprendente decine di anni di osservazione. Condizione per cui, sul singolo anno, variazioni rispetto a questa media sono del tutto normali e statisticamente possibili.

Psicosi 2012. Le risposte della scienza”, un libro di divulgazione della scienza accessibile a tutti e scritto per tutti. Matteo Martini, Armando Curcio Editore.

Londra-New York in un’ora?

6 Mag

Molto spesso leggo delle notizie interessanti sui giornali, che pero’ vengono rovinate dalla continua ricerca del sensazionalismo giornalistico che fa trascendere gli articoli nel ridicolo. E’ questo il caso del test effettuato dall’aviazione americana sul protopipo X-51 proprio pochi giorni fa.

Come forse avrete letto, il 3 Maggio e’ stato effettuato un nuovo test di volo per il velivolo sperimentale X-51 che e’ riuscito a volare alla velocita’ di mach 5.1, cioe’ 5.1 volte la velocita’ del suono. Detto in unita’ di misura comprensibili a tutti, alla velocita’ di 6240 Km/h.

Dov’e’ l’assurdita’ della notizia? Ovviamente, la notizia del test e’ reale, cosi’ come e’ veritiera la velocita’ raggiunta, l’assurdo e’ nel fatto che si dichiara di aver raggiunto la piu’ alta velocita’ mai registrata e che in un futuro molto prossimo potremo viaggiare tra Londra e New York in un’ora.

Cominciamo proprio dall’ultima parte. Semplicemente, i moderni caccia raggiungono velocita’ intorno a 2 volte quella del suono. Per poter sopportare queste accelerazioni, i piloti devono godere di uno stato di salute ottimale, oltre ovviamente a sostenere un pesante e continuo allenamento per resistere a questi parametri di volo. Secondo voi, un passeggero normale, potrebbe mai viaggiare a 5 volte la velocita’ del suono? Io direi di no, a meno di arrivare a New York con la maggior parte dei passeggeri morti ancora legati ai sedili. Spesso, basterebbe ritornare a fare il mestiere di giornalista piuttosto che di profeta per evitare di sparare strafalcioni di questo tipo.

Passando invece al discorso velocita’, dobbiamo fare qualche considerazione piu’ tecnica. Prima di tutto, mach 5.1 non e’ la massima velocita’ raggiunta in sistemi di questo tipo. In passato, altri velivoli sperimentali, come ad esempio X-43, hanno raggiunto velocita’ intorno a mach 10. Il risultato importante del test sul X-51 e’ stato raggiungere questi picchi di velocita’ per tempi piu’ lunghi, intorno ai 4 minuti. I precedenti test avevano ottenuto velocita’ maggiori, ma per tempi brevisimi. Proprio questo fatto, aveva poi spinto la ricerca nello studio di soluzioni piu’ “lente” ma che consentissero di mantenere le velocita’ per periodi piu’ lunghi.

Credo che a questo punto sia interessante parlare un po’ piu’ in dettaglio di questo X-51. Questo prototipo nasce da una collaborazione tra l’aviazione americana, la NASA, la Boeing e la Darpa. Scopo finale dello sviluppo e’ raggiungere una velocita’ di mach 7 per tempi dell’ordine di cinque minuti.

Come e’ possibile raggiungere queste velocita’? Per prima cosa, il lancio avviene con l’X-51 fissato sotto l’ala di un B-52H che lo porta fino alla quota di 50000 piedi.

X51 posizionato sotto l'ala del B52H

X51 posizionato sotto l’ala del B52H

A questo punto, il velivolo viene sganciato e, dopo 4 secondi di caduta libera, viene acceso un razzo MGM-140 che arriva fino alla velocita’ di mach 4.5. Arrivati a questa velocita’, l’X-51, anche detto WaveRider, viene sganciato e accelera fino alla velocita’ massima, nominalmente mach 7.

L’accelerazione del WaveRider e’ assicurata da un motore sperimentale chiamato Scramjet. A differenza dei normali motori a turbina, che sono limitati ad una velocita’ di punta di mach 2.5, lo scramjet e’ un propulsore privo di parti mobili. L’aria entra, viene miscelata con il carburante e brucia automaticamente. L’elevato calore e la velocita’ del flusso in uscita determinano la spinta del velivolo. Ovviamente, per poter funzionare, il motore ha bisogno di aria che entra ad alta pressione e, per questo motivo, e’ necessaria la fase di lancio con un razzo MGM.

Perche’ e’ importante sviluppare questo tipo di tecnologia? Per prima cosa, come potete immaginare, questo tipo di test viene fatto in ambito militare per la continua ricerca su razzi supersonici o per droni capaci di viaggiare ad altissima velocita’ e dunque piu’ difficili da intercettare.

Oltre all’ambito militare, applicazioni di questo tipo potrebbero essere importanti anche per il futuro dei voli spaziali, come dimostra la collaborazione della NASA al progetto. Attenzione pero’, anche su questo punto si leggono molte cose inesatte in rete. Prima di tutto, lo scramjet per poter funzionare necessita’ di un flusso di aria in ingresso. Detto questo, e’ impensabile utilizzare il motore al di fuori della nostra atmosfera. Lo scramjet potrebbe pero’ essere utilizzato come stadio di lancio dei velivoli spaziali. Dalla descrizione fatta, appare evidente che questo motore ha il vantaggio enorme di un dover trasportare il comburente. In questo senso, si avrebbe una notevole riduzione del carico dei velivoli spaziali per la spinta fino ai confini della nostra atmosfera. Come e’ facilmente intuibili, minor carico equivale a voli piu’ economici.

Ovviamente, per poter utilizzare questi sistemi in voli commerciali, sia a terra che nelle missioni spaziali, sara’ necessaria ancora molta sperimentazione, soprattutto per rendere competitivi questi lanci rispetto alle altre soluzioni di cui abbiamo parlato in questi post:

I lanci Spaziali del Futuro

Dove andiamo in vacanza? Nello spazio!

Dal turismo al traferimento nello spazio

Come visto, il notevole interesse di compagnie private, e ovviamente l’afflusso di capitali, in queste ricerche, sta determinando una spinta non indifferente nella sviluppo di questi settori. Sicuramente, in un futuro molto prossimo, potremo sfruttare sistemi che fino a ieri sembravano soltanto fantascientifici.

 

Psicosi 2012. Le risposte della scienza”, un libro di divulgazione della scienza accessibile a tutti e scritto per tutti. Matteo Martini, Armando Curcio Editore.

Eclissi del 13 Novembre: la rivelazione?

17 Nov

Nei mesi scorsi, abbiamo visto come i fenomeni astronomici legati al passaggio, o comunque all’allineamento, di pianeti, vengano spesso messi in relazione con sconvolgimenti sulla Terra. In particolare, l’ipotesi piu’ accreditata e’ sempre quella del fenomeno delle maree solide, cioe’ le variazioni di attrazione gravitazionale in grado di modificare l’equilibrio tra le placche e dunque provocare terremoti sulla Terra:

Allineamenti e terremoti

Piu’ volte ci siamo cimentati su questi argomenti, parlando ad esempio del transito di Venere del 5 Giugno:

Tutto anticipato al 6 giugno?

– L’archeologia e la profezia del 5 giugno

– Dopo l’archeologia, l’astrofisica

Come abbiamo visto nei precedenti post, il 13 Novembre c’e’ stata una eclissi totale di Sole, visibile solo in una ristretta fascia del pacifico:

Eclissi totale il 13 Novembre, cosa dire …

Secondo voi, questo fenomeno naturale poteva passare in sordina tra i catastrofisti del 2012? Assolutamente no.

Foto dell’eclissi del 13 Novembre

Fortunatamente, nei giorni a cavallo del 13, non ci sono stati particolari fenomeni sismici, per cui le solite supposizioni di cui abbiamo parlato, non possono essere utilizzate.

Nonostante questo, molti si sono interessati al fenomeno per cercare eventuali segni della presenza di Nibiru o per cercare evidenze di variazioni a livello solare. Avere la Luna davanti al Sole, consente di osservare attentamente la regione di spazio intorno alla nostra stella, proprio per cercare eventuali presenze anomale.

In rete si sta discutendo molto di un video girato in Australia, proprio durante l’eclissi del 13. Prima di continuare, vi riporto il link dove vedere il video in questione:

Video del 13

Nel video si vede chiaramente un oggetto massivo circolare uscire dal disco del Sole. Di cosa si tratta? Ovviamente nel video si fanno le ipotesi circa un UFO nascosto vicino al Sole o, in laternativa, di un corpo massivo allineato tra la Terra , la Luna e il Sole.

Facciamoci anche noi la stessa domanda: cos’e’ quell’ombra che si vede nel video?

Mentre in rete si parla dell’attesa rivelazione, della manifestazione di Nibiru, dell’evidenza di extraterrestri, noi cerchiamo di mantenere un profilo scientifico e di ragionare sul video.

Prima cosa, astronomicamente che tipo di movimento farebbe questo corpo? Vediamo qualcosa che si allontana, rispetto al passaggio della Luna, molto rapidamente dal disco del Sole. Una velocita’ del genere ci sembra un attimo troppo elevata per un corpo celeste posto a questa distanza.

Inoltre, nel video si vede questo oggetto uscire da dietro al Sole, muoversi verso destra e poi improvvisamente scomparire. Dove e’ andato? In rete qualcuno dice che ritorna dietro il disco del Sole. Allora, ragionando con un minimo di cognizione di causa, e’ impossibile che un pianeta possa uscire e rientrare da dietro al Sole. Se invece si trattasse di un qualcosa mosso da motori, per quanto veloce possa essere il suo movimento, non potrebbe scomparire e ritornare dietro al Sole.

Se osservate bene il video, si vede chiaramente come il corpo scompaia del tutto in un istante ben preciso.

Gia’ queste osservazioni ci fanno capire che siamo di fronte ad un video falso e in cui e’ stato aggiunto in un secondo momento il disco scuro.

Non contenti, facciamo una piccola considerazione aggiuntiva.

Con centinaia di persone intente a vedere e filmare l’eclissi, se l’oggetto fosse stato reale, la rete sarebbe letteralmente esplosa con video e foto di questa evidenza. Ovviamente, quello che vi ho riportato e’ l’unico video incriminato.

Basta utilizzare youtube per cercare un qualsiasi altro video dell’eclissi:

Video eclissi Australia

e vedere che non c’e’ traccia di corpi anomali dietro al Sole.

Concludendo, come abbiamo visto, basta ragionare e fare considerazioni sul video, per capire che siamo di fronte ad un documento completamente falso. Quello che mi sorprende e’ che il video in questione non e’ apparso solo su youtube, ma anche su siti molto seguiti, ma di chiaro stampo catastrofista. Purtroppo, siamo sempre allo stesso punto:

Homo homini lupus

Imparare a ragionare in modo scientifico, facendo considerazioni sulle notizie e confrontando sempre diverse fonti, e’ l’unico modo per smentire moltissime catastrofi ed evidenze che troviamo in rete. Per analizzare le profezie del 2012, senza preconcetti e senza nasconderci dietro formule incomprensibili, non perdete in libreria “Psicosi 2012. Le risposte della scienza”.