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Ritorno ai dirigibili?

23 Dic

Se proviamo a pensare ai trasporti, la nostra mente sarebbe necessariamente influenzata dall’ambiente in cui viviamo. Oggi, siamo abituati a poter raggiungere qualsiasi posto o citta’ mediante strade, autostrade, ferrovie o, per posti piu’ lontani, con l’aereo. Questo purtroppo non e’ sempre vero. Costruire infrastrutture di questo tipo costa moltissimo e una corretta valutazione costo/utilizzo viene sempre fatta per decidere la convenienza o meno di una nuova costruzione. Anche con l’aereo, il discorso e’ molto simile, solo per darvi un’idea, dovendo andare dal punto A al punto B, e’ necessario avere piste di decollo e atterraggio nei due punti.

Ora, sulla Terra esistono diverse zone, magari poco popolate, in cui queste infrastrutture non sono presenti. Proprio in virtu’ di questo, negli ultimi anni, sta tornando di moda il trasporto mediante dirigibile. I primi a ripensare a questo metodo, sono state le diverse compagnie minerarie e petrolifere che operano in zone molto disagiate e poco raggiungibili del pianeta. Esempio classico e’ quello delle zone della Siberia e della Russia Orientale, ricche di materie prime, ma poco servite da infrastrutture di trasporto. In questo caso, sono necessari costanti viaggi di rifornimento non solo per il trasporto del materiale per la creazione del sito produttivo, ma anche per l’approviggionamento di derrate alimentari e beni per i lavoratori del posto.

Leggendo questa notizie, non possono non venire in mente filmati in bianco e nero con questi enormi dirigibili che solcano i cieli. Perche’ pero’, ad un certo punto, il trasporto con dirigibili e’ stato quasi completamente abbandonato? Fino agli anni ’30 del secolo scorso, dirigibile e aereo si contendevano lo scettro di mezzo di trasporto piu’ sicuro e efficiente per viaggi a lunga distanza. Come spesso accade, quello che ha segnato la fine del dirigibile e’ stato un incidente. Il 6 maggio 1937, durante la fase di atterraggio, il dirigibile Hindemburg si incendio’ causando la morte di 35 delle 97 persone che erano a bordo. Ancora oggi, la reale causa dell’incidente non e’ stata ancora completamente spiegata. Secondo alcuni, l’incendio sarebbe stato provocato da una fuoriuscita di idrogeno presente nel pallone. Questo, a causa dell’elettricita’ accumulata sulla tela o forse a cusa di un fulmine, si incendio’ causando il disastro. Secondo altri ancora, l’ipotesi ragionevole e’ quella di un attentato terroristico. Anche se la causa non e’ stata determinata con precisione, il risultato di questo incidente fu quello gia’ introdotto, il completo abbandono del dirigibile nei confronti dell’aereo.

Ora pero’, a causa della, chiamiamola cosi’, colonizzazione da parte dell’uomo di qualsiasi angolo del pianeta, si e’ ricreata la necessita’ di ricorrere a questo innovativo/antico metodo. Come visto in precedenza, la possibilita’ di un decollo verticale e di atterraggio senza pista, fanno si che il dirigibile possa essere una scelta molto adatta in luoghi impervi. Oltre alle gia’ citate compagnie di estrazione, l’idea e’ quella di utilizzare questo mezzo per le missioni artiche o anche per campagne di raccolta dati scientifici. Gia’ negli anni scorsi, questi sistemi sono stati utilizzati, ad esempio, per raccogliere campioni di atmosfera a diversa altezza o anche per studiare i parametri ambientali su specifici punti del pianeta. Detto questo, capite bene come l’interesse sia assolutamente vivo e anche i possibili campi di applicazione non manchino.

Ora, ci sono gia’ diverse compagnie che si stanno attrezzando con questi sistemi. Come e’ noto, e solo per inciso, oggi si utilizza l’elio, piu’ leggero dell’aria, per far volare i dirigibili. Al contrario dell’idrogeno questo e’ un gas inerte e non infiammabile. Le soluzioni proposte sono essenzialmente di due tipi, uno per trasporto fino a 66 tonnellate e una che puo’ arrivare a trasportare merci per un peso complessivo fino a 250 tonnellate. Per darvi un’idea di questi numeri, un apparecchio del genere e’ in grado di trasportare carri armati, camion, macchinari pesanti e tutto quello che vi viene in mente. Immaginate il guadagno rispetto al dover costruire centinaia, se non migliaia, di kilometri di ferrovia in zone impervie.

A parte la salita del dirigibile, e’ interessante anche discutere i sistemi di movimentazine in orizzontale. Anche in questo caso, si sta lavorando per trovare nuove soluzioni, prima di tutto a basso costo ed alto rendimento e poi anche a basso impatto ambientale. In che modo? I sistemi gia’ proposti utilizzano motori a gasolio per far muovere il sistema parallelamente alla Terra. Al contrario, alcune compagnie stanno lavorando alla realizzazione di teli semirigidi per il dirigibile coperti da panneli solari ricurvi. L’energia prodotta in questo modo servirebbe per alimentare motori elettrici o ibridi ad alta efficienza.

Concludendo, i cari vecchi dirigibili erano stati messi da parte in seguito al terribile incidente del 1937. Oggi pero’, si sta di nuovo accendendo una corsa a questi sistemi a causa dell’impossibilita’ di raggiungere alcune zone specifiche della Terra mediante sistemi, diciamo cosi’, tradizionali. In questo caso, piu’ che di un’idea, parliamo di sistemi gia’ in avanzato stato di realizzazione con diverse grandi compagnie presenti sul mercato. Oltre al trasporto pesante, ci sono gia’ alcune organizzazioni che publicizzano giri turistici in dirigibile per visitare dall’alto zone spettacolari del nostro pianeta.

 

Psicosi 2012. Le risposte della scienza”, un libro di divulgazione della scienza accessibile a tutti e scritto per tutti. Matteo Martini, Armando Curcio Editore.

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Vesuvio pronto ad esplodere

29 Nov

Ci risiamo, anche se si passa la maggior parte del tempo a formulare teorie catastrofiste sulla cometa ISON, ogni tanto una piccola parentesi piu’ terrena ci sta sempre bene. Cosa potremmo tirare fuori per spaventare un po’ di gente: semplice, un evergreen del catastrofismo, il Vesuvio!

Cosa significa?

In questi giorni il web sta letteralmente esplodendo con decine di articoli che parlano del Vesuvio. Attenzione, in che senso ne parlano? L’eruzione del Vesuvio sarebbe prossima, si trattera’ di un’eruzione letteralmente esplosiva con addirittura un milione di morti in 15 minuti.

Chi lo dice?

La fonte iniziale, come riportato da molti siti, sarebbe il professor Flavio Dobran, esperto di vulcani e docente della “New York University”.

A questo punto voi direte: ok, la solita bufala con un professore inventato di un’universita’ che non esiste o, in alternativa, un ricercatore indipendente al servizio di chissa’ quale testata inutile.

Mi dispiace deludervi ma il prof. Dobran esiste veramente ed e’ veramente un esperto di vulcani.

A questo punto, credo sia il caso di passare attraverso questa notizia e vederci chiaro.

Come potete leggere da molti siti, Dobran avrebbe studiato la storia geologica di molti vulcani sulla Terra per cercare di simularne il comportamento futuro. Da questa analisi sono venuti fuori risultati molto interessanti per il nostro Vesuvio. In particolare, sempre secondo questo modello, il Vesuvio avrebbe un comportamento ciclico alternando eruzioni di lieve e forte intensita’. Sempre secondo questi calcoli, e considerando che Dobran e’ anche un esperto di fluidodinamica, sarebbe stato possibile prevedere anche la dinamica dell’eruzione violenta, che sarebbe la prossima. La caldera sotto il vulcano raggiungerebbe fortissime pressioni con temperature molto elevate. Questo comporterebbe, da un’analisi del substrato attuale, la formazione di una sorta di pentola a pressione sprovvista di valvola di sfogo. L’aumentare delle pressioni porterebbero ad un certo istante ad una rottura completa del cono vulcanico provocandone dunque l’esplosione.

Ora, ragioniamo su quanto detto: modello di comportamento di un vulcano. Vi dice niente questa frase? L’analisi condotta dallo scienziato e’ assolutamente seria e va presa in considerazione. In che modo? Lo studio dinamico dei fluidi interni del Vesuvio hanno permesso di determinare una struttura in grado di reggere pressioni molto alte. Se vogliamo dirlo in termini semplici, la differenza principale tra il Vesuvio e l’Etna e’ proprio questa. Se, da un lato, l’Etna e’ una sorta di colabrodo che erutta in continuazione in modo lieve, dall’altra il Vesuvio tiene tutto all’interno arrivando, prima o poi, ad un punto di rottura completo con una violenta eruzione.

A parte lo studio completo e assolutamente degno di nota, al solito, i catastrofisti hanno preso solo la parte secondo loro interessante o meglio manipolabile cioe’: l’esplosione conseguente alla pressione e le alte temperature prodotte.

Questi aspetti sono noti da tempo e ne avevamo gia’ parlato in un articolo specifico:

Cosa succede in Campania?

In particolare, avevamo gia’ fatto anche tutti i confronti mostrando, in un altro articolo, il diverso comportamento di altri vulani nostrani come il gia’ citato Etna e lo Stromboli:

Due parole sull’Etna e sullo Stromboli

Ora, quando dovrebbe avvenire questa eruzione? E’ possibile che sia prossima?

La risposta alla prima domanda e’ “non lo sappiamo”, la seconda invece e’ “assolutamente no”. Attenzione pero’, se non sappiamo quando avverra’ l’eruzione, come possiamo dire che non sara’ a breve?

Anche qui, basta ragionare con la testa per capire dov’e’ la verita’. Lo studio di Dobran non consente assolutamente di determinare il momento dell’eruzione ma solo come questa avverra’. Ora pero’, come detto in precedenza, la dinamica precedente all’esplosione presenterebbe dei movimenti caratteristici assolutamente ben identificabili. Immaginate la caldera del vulcano che va in forte pressione, cosa succederebbe all’esterno? Sicuramente questo provocherebbe una serie di terremoti di intensita’ crescente. Inoltre, ci sarebbero fenomeni di innalzamento del terreno assolutamente non trascurabili.

Sono presenti oggi questi fenomeni?

Assolutamente no. Oggi sentiamo parlare di attivita’ sismica sul Vesuvio e movimenti del terreno che si alza e si abbassa. Anche se simili, questi non sono assolutamente segnali precursori dell’esplosione ma conseguenze della normale attivita’ del vulcano, sempre presente. Come visto, le intensita’ dei fenomeni precursori sarebbero estremamente piu’ intense e assolutamente non confondibili con quelle standard.

Allora possiamo stare tranquilli?

Anche qui, come detto nei precedenti articoli, mi permetto di dissentire. Anche se oggi non siamo in procinto dell’eruzione, sapiamo che, prima o poi, questa ci sara’. Bene, dovremmo sfruttare questi momenti per predisporre piani di sicurezza, mettere in sicurezza la zona, definire zone rosse, ecc. Tutte attivita’ che, quando l’emergenza scattera’, potrebbero essere in grado di salvare molte vite. Ad oggi, anche se qualcosa si sta muovendo, le attivita’ in corso sono sempre troppo poche. Complice la crisi e, permettetemi, anche la mentalita’ locale, siamo abituati a non preoccuparci di qualcosa fino a che questo qualcosa non diviene un’emergenza. Come potete facilmente immaginare, questo approccio e’ fallimentare. Perche’ aspettare di piangere i morti quando, oggi, potremmo fare in modo che la conta sia molto ridotta?

 

”Psicosi 2012. Le risposte della scienza”, un libro di divulgazione della scienza accessibile a tutti e scritto per tutti. Matteo Martini, Armando Curcio Editore.

Le profezie di Benjamin Solari Parravicini

21 Lug

Diversi utenti mi hanno contattato sia sul blog, nella sezione:

Hai domande o dubbi?

che sul forum:

Forum Psicosi 2012

per chiedermi di analizzare la figura di Benjamin Solari Parravicini.

Purtroppo, non si sente parlare spesso di Parravicini, anche se e’ stato autore di numerosissime profezie riguardanti diversi campi ed, in particolare, le sue profezie venivano fatte in modo diverso rispetto a quelle a cui siamo abituati.

Iniziamo parlando della vita di Parravicini per inquadrare meglio il personaggio. Per chi non lo conoscesse, si tratta di un pittore dellAmerica Latina nato a Buonos Aires nel 1889 e morto nel 1974. Fin dalla giovane eta’, aveva mostrato ottime doti nella pittura. Divenne professore nel liceo artistico della capitale argentina, direttore della “Galería de Exhibición de la municipalidad de Buenos Aires” e organizzo’ diverse mostre nel suo paese ed in Europa.

Oltre che per le sue doti nella pittura, Parravicini e’ famoso anche per i suoi disegni profetici. Si tratta di schizzi fatti a mano libera, che mostrano avvenimenti futuri accompagnati sempre da un breve messaggio profetico. In diverse occasioni, il pittore dichiaro’ di disegnare queste opere in uno stato di non coscenza mentre una voce femminile gli dava suggerimenti nell’orecchio.

Nella sua vita, Parravicini realizzo’ circa 700 disegni profetici, molti dei quali hano diverse interpretazioni o vengono associati a diversi avvenimenti futuri o gia’ passati.

Perche’ e’ cosi’ interessante Parravincini?

Come detto, molti disegni vengono associati a fatti gia’ accaduti nel ‘900 e, proprio per questo motivo, leggendo soprattutto in rete, trovate molte fonti pronte a giurare che molte profezie si siano gia’ avverate. In questo senso, potete leggere di come Parravicini avesse predetto la caduta del fascismo e del nazismo, la prima atomica, la morte di Kennedy, l’attentato alle torri gemelle. Alla luce di questi “successi”, molti si interrogano sulle profezie future e sull’interpretazione dei disegni del pittore.

Andiamo con ordine, ma soprattutto cerchiamo di fare un po’ di chiarezza sulla cosa.

Come spesso accade, quando sentiamo dire che una profezia si e’ esattamente avverata, dobbiamo considerare che si tratta “sempre” di interpretazioni successive all’avvenimento. Ad oggi, nessun e dico nessun evento e’ stato predetto in anticipo utilizzando qualche profezia fatta in precedenza. Questo solo per puntualizzare.

Mi spiego meglio. Generalmente, le profezie vengono fatte utilizzando simbolismi particolari, disegni criptici, metafore, ecc. In questo modo, non abbiamo mai una profezia chiara, pulita e ben identificabile nei modi e nei tempi. Ciascuna profezia, implica sempre un’interpretazione che deve essere fatta. In questo modo, e’ difficile dire se la profezia e’ stata rispettata o no. Tutte le volte, c’e’ qualcuno che prova a dare un’interpretazione e poi, quando sistematicamente non avviene nulla di quanto previsto, si dice che l’interpretazione era in realta’ sbagliata. In alternativa, si ricorre alla interpretazione successiva. Accade qualcosa? Bene, andando a ripescare le profezie fatte, si evidenzia come fosse possibile attribuire un’interpretazione al messaggio profetico, in grado di annunciare l’avvenimento “ormai passato”.

Ad oggi, non ho mai visto una profezia che dice tale giorno a tale ora succedera’ questo. Sarebbe troppo facile smentirla o confermarla senza ricorrere alle interpretazioni piu’ varie fatte da personaggi discutibili.

Detto questo, torniamo a Parravicini. Anche in questo caso, parliamo di interpretazioni date ai disegni del pittore. Non dovete sorprendervi del fatto che si parli di atomica, Mussolini o nazismo. Come detto all’inizio, Parravicini visse dal 1889 al 1974 dunque, vide nella sua vita tutti questi avveimenti. Perche’ sottolineo questo fatto? Su alcuni siti trovate scritto che Parravicini parlo di atomica molto prima che gli scienziati capirano di poter utilizzare l’energia del nucleo. Questo e’ assurdo. Parravicini parlo’ prima di tutto di guerra atomica con nazioni che si distruggerebbero tra loro in un messaggio profetico del 1950. Dunque, il pittore sapeva della potenza di questi ordigni e parlo’, ripeto in un disegno senza indicazioni temporali, di questo fatto.

Ci sorprende questo? Personalmente direi di no. E’ una profezia comprensibile che potremmo fare anche noi oggi. Prima o poi, se continuiamo di questo passo, qualcuno lancera’ un’atomica per distruggere una nazione nemica. E’ possibile? Purtroppo si, vista la pericolosita’ dell’essere umano per i suoi simili.

Nei disegni di Parravicini, molto spesso si fa riferimento invece ad una data specifica, o meglio ad un anno particolare. “Finalmente”, dico io. Come potete leggere nella vasta bibliografia, diverse volte ricorre l’anno 2002 nei disegni del pittore. Secondo Parravicini, questo sarebbe stato un anno di svolta epocale. Nella sua visione della vita, ci sarebbe stato un momento di passaggio verso una nuova era spirituale in cui gli alieni si sarebbero mostrati, la Chiesa avrebbe subito grandi stravolgimenti e l’essere umano avrebbe attraversato momenti molto difficili. Queste sofferenze sarebbero poi terminate nel 2002, anno in cui sarebbe iniziata la nuova era di pace. Ripeto, questa e’ un’indicazione precisa data da Parravicini in molti disegni, di volta in volta accompagnata da messaggi preoccupati prima e di serenita’ dopo.

Finalmente un’indicazione precisa. Per chi non lo sapesse, adesso siamo nel 2013. Il 2002 e’ passato da ben 11 anni e niente di quanto previsto dal pittore e’ accaduto.

Nonostante questo, e’ molto interessante continuare ad analizzare le altre profezie.

Molte delle profezie di Parravicni, riguardano la chiesa e il papato. In particolare, in alcuni disegni si parla di una nuova era della Chiesa, preceduta da anni molto bui. Questo e’ uno dei disegni maggiormente citati e che e’ stato mostrato anche nel forum:

Parravicini 1938

Parravicini 1938

Nel massaggio contenuto, secondo molte interpretazioni, Parravicini fa riferimento alla nuova era di pace a cui abbiamo gia’ accennato. Mi spiego meglio. Nella sua visione, dopo i fatti terribili che riguarderanno l’uomo e la Chiesa, la nuova era sara’ guidata dalle idee di un solo Dio. Proprio per questo motivo, nel messaggio si parla di Cristiani e Protestanti insieme, in particolare si dice che la messa sara’ Protestante senza saperlo e i protestanti saranno cattolici senza saperlo.

Ora, secondo alcune interpretazioni, questo messaggio indicherebbe invece una profezia per qualcosa che dovrebbe accadere da qui a breve. Sempre nella didascalia del disegno si dice che il Papa si allontanera’ dal Vaticano in viaggio e arrivera’ in America. Secondo queste interpretazioni, il papa in questione e’ proprio Francesco. Ora, se consideriamo che ci sara’ la Giornata Mondiale della Gioventu’ in Brasile e che il Papa sara’ li, il messaggio riguarda proprio questo fatto e potrebbe preanunciare qualcosa che dovrebbe avvenire a breve. In particolare, facendo riferimento agli altri messaggi, si dice che questo sara’ proprio il picco prima del riordino della Chiesa e della civilta’ umana. Vi ricordo pero’ che l’anno di questa svolta era il 2002, e non e’ successo nulla.

Per farvi capire l’assurdita’ di queste affermazioni, non e’ assolutamente la prima volta che un ponteficie viaggia in Sud America. Ogni qual volta accade questo, c’e’ sempre qualcuno che in rete riprende questo disegno e anuncia catastrofi in concomitanza con il viaggio.

Detto questo, e’ interessante parlare anche di un’altra profezia, o meglio di un’interpretazione fatta, che riguarda Parravicini e le olimpiadi di Londra che ci sono state nel 2012. L’anno scorso, molti catastrofisti erano scatenati nell’annunciare eventi terribili durante le olimpiadi di Londra: invasioni aliene, guerre atomiche, inizio di una nuova guerra tra Stati Uniti e Russia, ecc. Il motivo di tutto questo? Semplice, questo disegno di Parravicini:

Parravicini 1972

Parravicini 1972

Cosa rappresenta?

Secondo queste interpretazioni, la torica rappresenterebbe le Olimpiadi mentre la figura che vedete disegnata con la falce in mano e’  l’Angelo della Morte. Come facciamo a dire che si tratterebbe proprio delle Olimpiadi di Londra? La Campana disegnata indicherebbe la Campana piu’ grande del mondo , circa 27 Tonnellate, suonata durante la cerimonia di apertura dei giochi e simbolo della manifestazione stessa:

images

Il serpente ricorderebbe invece l’Arcelormittal Orbit Tower, costruito proprio per i giochi di Londra e dalla forma di un serpente:

ArcelorMittal-Orbit-big

Sempre in questa interpretazione, la sagoma della figura rappresentata nel disegno sarebbe una stilizzazione della stessa forma dell’area del villaggio olimpico di Londra.

E’ possibile tutto questo? Un anno fa, saremmo stati qui ad analizzare quanto detto, mostrando la forzatura di queste interpretazioni, e la notevole fantasia mostrata su internet. Come anticipato pero’, siamo nel 2013, condizione per cui possiamo smentire senza giri di parole questa profezia.

Ovviamente, trattandosi di interpretazioni, quando la profezia non si avvera, ci si limita a dire che e’ stato commesso qualche errore e che il disegno riguarda in realta’ qualche altro avvenimento del futuro che ancora non abbiamo capito.

Prima di concludere, visto che ne abbiamo parlato all’inizio, vorrei mostrarvi l’origine della profezia delle Torri Gemelle che secondo alcuni sarebbe stata predetta da Parravicini. Il tutto nasce da questo disegno:

Parravicini 1939

Parravicini 1939

Senza dover ricorrere a troppa fantasia, il disegno rappresenta la Statua della Liberta’, simbolo degli Stati Uniti e, se vogliamo, di democrazia. Nel suo messaggio il pittore dice che la liberta’ del Nord America perdera’ la sua luce e la sua torcia non brillera’ piu’. Questo perche’ il monumento verra’ colpito due volte. Come potete facilmente immaginare, secondo alcuni questa sarebbe la previsione dell’attentato delle Torri Gemelle. Ora, se vogliamo essere pignoli, Parravicini parla di attacchi alla statua della liberta, che e’ ancora al suo posto. Molto facilmente si puo’ associare il “colpito due volte” con le torri gemelle, ma gli aerei dell’11 settembre erano piu’ di due. Perche’ faccio questo ragionamento? Solo per farvi vedere come sia possibile attribuire ciascun simbolismo a cose diverse. Ovviamente, l’associazione “due colpi” con le torri gemelle e’ immediata. Anche in questo caso pero’, non c’e’ assolutamente nessun riferimento alla data e ogni interpretazione puo’ essere data. Leggendo quanto scritto, si potrebbe benissimo pensare ad un attacco alla Statua della Liberta’, visto che si parla di simboli, di torcia, di luce.

Concludendo, trovo i disegni di Parravicini molto interessanti e sicuramente diversi dalle solite profezie, se non altro perche’ presentano sia una parte grafica che scritta. Come visto, al solito, si tratta di disegni senza indicazioni temporali e con un messaggio che necessita’ di un’interpretazione. In questo caso, e’ sempre possibile parlare di porfezia avverata successivamente alla luce di una qualche interpretazione o di avvenimento che dovrebbe accadere a breve. A differenza di altri casi, lo stesso Parravicini indica diverse volte il 2002 come anno di svolta e inizio di una nuova era mondiale. Ad oggi, possiamo affermare senza problemi che nulla di tutto questo e’ accaduto. L’altra importante e molto citata interpetazione, riguarda invece una profezia pensata per le olimpiadi di Londra del 2012. Come sappiamo bene, anche in questo caso, la profezia (o l’interpretazione) si e’ rivelata completamente sbagliata.

 

Psicosi 2012. Le risposte della scienza”, un libro di divulgazione della scienza accessibile a tutti e scritto per tutti. Matteo Martini, Armando Curcio Editore.

Se la morte fosse uno stato reversibile?

20 Mag

In un commento lasciato nella sezione:

Hai domande o dubbi?

un nostro nuovo lettore ha chiesto maggiori informazioni sulle esperienze di pre-morte, di cui abbiamo parlato in questo post:

Le esperienze di pre-morte

ma anche degli studi in corso per tornare indietro dallo stato di morte.

Se per la prima domanda avevamo gia’ discusso l’argomento in un post, la seconda richiesta e’ invece inedita.

Cosa significa tornare indietro dalla morte?

Riflettiamo un attimo su questa cosa. Quando moriamo? Vediamo, in modo che forse a qualcuno sembrera’ innaturale, il nostro corpo come una macchina. Ci sono tanti organi, ognuno con funzioni diverse, ma che funzionano attraverso la circolazione sanguigna. Questo flusso di sangue e’ prima di tutto spinto da una pompa che e’ il cuore. Ad ogni battito, il sangue va in circolo raggiungendo i diversi organi e alimentando in questo modo le cellule che li compongono.

Bene, quando moriamo cosa succede? In un modo o nell’altro, il nostro cuore smette di battere, cioe’ si interrompe l’alimentazione che faceva andare la macchina-uomo.

In questa concezione, possiamo vedere la morte come un istante, cioe’ quel preciso attimo in cui il cuore smette di battere. Prima di concludere, riflettiamo ancora su quanto detto. Noi non siamo solo il cuore. In termini automobilistici, questa e’ la pompa che manda in circolo la benzina, ma il motore qual e’? Tra tutti gli organi, sicuramente il cervello ha un ruolo molto importante e dunque concentriamoci su questo. Le cellule cerebrali, nel momento in cui il cuore si ferma, non ricevono piu’ sangue. Visto in questo modo, nell’istante in cui il cuore si ferma, inizia la morte delle cellule del nostro corpo che inizieranno un processo di decomposizione. Ovviamente, le cellule non muoiono nel preciso istante in cui il sangue smette di fluire, ma saranno ancora “vive” per un periodo piu’ o meno lungo.

Se utilizziamo questa chiave di lettura, la morte non e’ piu’ un singolo istante, bensi’ un processo che parte quando il cuore smette di battere e si conclude con la decomposizione cellulare.

Se ora, fossimo in grado di intervenire in questo lasso di tempo per risolere la causa che ha portato all’arresto cardiaco, potremmo pensare di tornare indietro dallo stato di morte.

Questo ragionamento e’ proprio quello alla base del pensiero del Dr. Sam Parnia, medico statunitense, capo del reparto di terapia intensiva dello Stony Brook University Hospital di New York. Sfidando il pensiero medico piu’ comune, Parnia ha condotto importanti studi sul processo di morte, cercando proprio di far tornare indietro i pazienti normalmente considerati deceduti.

Ora attenzione, su questi studi si possono leggere moltissime cose inesatte in rete, accompagnate dalla solita e immancabile speculazione. In particolare, non manca chi punta il dito contro la scienza e la medicina, sostenendo che gli esseri umani si vorrebbero sostituire a Dio nel decidere quando e come morire. Questo e’ completamente falso.

Ragioniamo un attimo su questi concetti. Nei reparti di terapia intensiva di tutto il mondo, si ricorre a particolari tecniche che consentono di mantenere in vita un paziente mediante circolazione extracorporea o respirazione indotta da macchinari. Anche in questi casi, quello che si fa e’ bloccare lo stato di morte, aiutando il paziente con l’ausilio di macchinari esterni al corpo.

Il dottor Parnia si e’ proprio specializzato in queste tecniche. Per farvi qualche esempio, molto usata in questi casi e’ la cosiddetta “rianimazione cardiopolmonare”, o CPR. Questa tecnica prevede l’ausilio di un macchinario per ossigenare il sangue del corpo e salvaguardare le cellule cerebrali in attesa che il problema del pazienta venga risolto e che possa riprendere la normale respirazione autonoma. Analoga funzione e’ quella dell’ECMO, cioe’ l’ossigenazione extracorporea mediante membrana, oltre ovviamente a tecniche criogeniche utilizzate per raffreddare il corpo e mantenere vitali le cellule.

Alla luce di quanto detto, queste tecniche sono del tutto normali. L’importante contributo del Dr. Parnia non e’ nella scoperta di queste tecniche, ripeto gia’ utilizzate in medicina, bensi’ in uno studio attento e specifico di come questi macchinari possano essere utilizzati al meglio per interrompere il processo di morte.

Forse parlare di interrompere il processo di morte, potrebbe far storcere il naso a qualcuno, ma, nell’ottica di un meccanismo che porta alla morte del paziente, quello che facciamo e’ limitarci ad intervenire nel momento giusto.

Detto questo, qual e’ questo momento giusto?

Dagli studi condotti negli USA, si e’ evidenziato come le cellule cerebrali possano restare in vita anche fino ad 8 ore dopo che il cuore ha smesso di battere. In questo senso, abbiamo un discreto lasso di tempo per intervenire sul paziente e cercare di ripristinare le normali funzioni vitali. Queste tecniche non devono assolutamente sconvolgere. Perche’, se ci facciamo un taglio profondo, andiamo in ospedale a mettere i punti piuttosto che morire dissanguati? Anche se un po’ azzardato, il discorso e’ lo stesso. In questo caso, il funzionamento del cuore e’ visto come un qualcosa di ripristinabile e su cui si puo’ agire per un discreto intervallo di tempo.

Personalmente, trovo gli studi di Parnia molto interessanti e degni di nota, soprattutto dal punto di vista scientifico. Ripeto nuovamente, quello che viene fatto e’ solo uno studio attento di tecniche di principio gia’ utilizzate. Lo scopo delle ricerche e’ migliorare queste procedure, ma soprattutto studiare tempi e soluzioni dei diversi casi.

Gli studi di Parnia stanno dando risultati? Assolutamente si. Per farvi un’idea, la media di pazienti rianimanti negli ospedali degli Stati Uniti e’ intorno al 16%. Allo Stony Brook University Hospital, si arriva a sfiorare il 33%.

Da quanto detto, non si deve assolutamente considerare Parnia uno stregone, ma solo uno scienziato impegnato in un campo di confine tra la vita e la morte.

Ovviamente, queste tecniche non sono sempre utilizzabili. Come detto fino a questo punto, affiche’ ci sia qualche possibilita’, si deve avere una morte improvvisa, in cui le cellule del nostro corpo da un istante all’altro si ritrovano senza sangue perche’ il cuore ha smesso di battere. Questo non e’, ad esempio, il caso delle malattie degenerative in cui il corpo muore gia’ lentamente quanto il cuore del soggetto e’ ancora in vita.

Concludendo, nell’ottica di vedere la morte come un processo che parte con l’arresto cardiaco e si conclude con il daneggiamento irreversibile delle cellule dell’organismo, il Dr. Parnia e’ impegnato nello studio delle tecniche per intervenire in questo lasso di tempo. In molti casi e’ infatti possibile rallentare la decomposizione cellulare ed intervenire per risolvere la causa scatenante dell’arresto cardiaco. Sicuramente si tratta di studi degni di nota e che speriamo portino altri risultati in un futuro piu’ o meno prossimo.

 

Psicosi 2012. Le risposte della scienza”, un libro di divulgazione della scienza accessibile a tutti e scritto per tutti. Matteo Martini, Armando Curcio Editore.

Londra-New York in un’ora?

6 Mag

Molto spesso leggo delle notizie interessanti sui giornali, che pero’ vengono rovinate dalla continua ricerca del sensazionalismo giornalistico che fa trascendere gli articoli nel ridicolo. E’ questo il caso del test effettuato dall’aviazione americana sul protopipo X-51 proprio pochi giorni fa.

Come forse avrete letto, il 3 Maggio e’ stato effettuato un nuovo test di volo per il velivolo sperimentale X-51 che e’ riuscito a volare alla velocita’ di mach 5.1, cioe’ 5.1 volte la velocita’ del suono. Detto in unita’ di misura comprensibili a tutti, alla velocita’ di 6240 Km/h.

Dov’e’ l’assurdita’ della notizia? Ovviamente, la notizia del test e’ reale, cosi’ come e’ veritiera la velocita’ raggiunta, l’assurdo e’ nel fatto che si dichiara di aver raggiunto la piu’ alta velocita’ mai registrata e che in un futuro molto prossimo potremo viaggiare tra Londra e New York in un’ora.

Cominciamo proprio dall’ultima parte. Semplicemente, i moderni caccia raggiungono velocita’ intorno a 2 volte quella del suono. Per poter sopportare queste accelerazioni, i piloti devono godere di uno stato di salute ottimale, oltre ovviamente a sostenere un pesante e continuo allenamento per resistere a questi parametri di volo. Secondo voi, un passeggero normale, potrebbe mai viaggiare a 5 volte la velocita’ del suono? Io direi di no, a meno di arrivare a New York con la maggior parte dei passeggeri morti ancora legati ai sedili. Spesso, basterebbe ritornare a fare il mestiere di giornalista piuttosto che di profeta per evitare di sparare strafalcioni di questo tipo.

Passando invece al discorso velocita’, dobbiamo fare qualche considerazione piu’ tecnica. Prima di tutto, mach 5.1 non e’ la massima velocita’ raggiunta in sistemi di questo tipo. In passato, altri velivoli sperimentali, come ad esempio X-43, hanno raggiunto velocita’ intorno a mach 10. Il risultato importante del test sul X-51 e’ stato raggiungere questi picchi di velocita’ per tempi piu’ lunghi, intorno ai 4 minuti. I precedenti test avevano ottenuto velocita’ maggiori, ma per tempi brevisimi. Proprio questo fatto, aveva poi spinto la ricerca nello studio di soluzioni piu’ “lente” ma che consentissero di mantenere le velocita’ per periodi piu’ lunghi.

Credo che a questo punto sia interessante parlare un po’ piu’ in dettaglio di questo X-51. Questo prototipo nasce da una collaborazione tra l’aviazione americana, la NASA, la Boeing e la Darpa. Scopo finale dello sviluppo e’ raggiungere una velocita’ di mach 7 per tempi dell’ordine di cinque minuti.

Come e’ possibile raggiungere queste velocita’? Per prima cosa, il lancio avviene con l’X-51 fissato sotto l’ala di un B-52H che lo porta fino alla quota di 50000 piedi.

X51 posizionato sotto l'ala del B52H

X51 posizionato sotto l’ala del B52H

A questo punto, il velivolo viene sganciato e, dopo 4 secondi di caduta libera, viene acceso un razzo MGM-140 che arriva fino alla velocita’ di mach 4.5. Arrivati a questa velocita’, l’X-51, anche detto WaveRider, viene sganciato e accelera fino alla velocita’ massima, nominalmente mach 7.

L’accelerazione del WaveRider e’ assicurata da un motore sperimentale chiamato Scramjet. A differenza dei normali motori a turbina, che sono limitati ad una velocita’ di punta di mach 2.5, lo scramjet e’ un propulsore privo di parti mobili. L’aria entra, viene miscelata con il carburante e brucia automaticamente. L’elevato calore e la velocita’ del flusso in uscita determinano la spinta del velivolo. Ovviamente, per poter funzionare, il motore ha bisogno di aria che entra ad alta pressione e, per questo motivo, e’ necessaria la fase di lancio con un razzo MGM.

Perche’ e’ importante sviluppare questo tipo di tecnologia? Per prima cosa, come potete immaginare, questo tipo di test viene fatto in ambito militare per la continua ricerca su razzi supersonici o per droni capaci di viaggiare ad altissima velocita’ e dunque piu’ difficili da intercettare.

Oltre all’ambito militare, applicazioni di questo tipo potrebbero essere importanti anche per il futuro dei voli spaziali, come dimostra la collaborazione della NASA al progetto. Attenzione pero’, anche su questo punto si leggono molte cose inesatte in rete. Prima di tutto, lo scramjet per poter funzionare necessita’ di un flusso di aria in ingresso. Detto questo, e’ impensabile utilizzare il motore al di fuori della nostra atmosfera. Lo scramjet potrebbe pero’ essere utilizzato come stadio di lancio dei velivoli spaziali. Dalla descrizione fatta, appare evidente che questo motore ha il vantaggio enorme di un dover trasportare il comburente. In questo senso, si avrebbe una notevole riduzione del carico dei velivoli spaziali per la spinta fino ai confini della nostra atmosfera. Come e’ facilmente intuibili, minor carico equivale a voli piu’ economici.

Ovviamente, per poter utilizzare questi sistemi in voli commerciali, sia a terra che nelle missioni spaziali, sara’ necessaria ancora molta sperimentazione, soprattutto per rendere competitivi questi lanci rispetto alle altre soluzioni di cui abbiamo parlato in questi post:

I lanci Spaziali del Futuro

Dove andiamo in vacanza? Nello spazio!

Dal turismo al traferimento nello spazio

Come visto, il notevole interesse di compagnie private, e ovviamente l’afflusso di capitali, in queste ricerche, sta determinando una spinta non indifferente nella sviluppo di questi settori. Sicuramente, in un futuro molto prossimo, potremo sfruttare sistemi che fino a ieri sembravano soltanto fantascientifici.

 

Psicosi 2012. Le risposte della scienza”, un libro di divulgazione della scienza accessibile a tutti e scritto per tutti. Matteo Martini, Armando Curcio Editore.

Scisti e Gas Naturale

26 Apr

Sempre piu’ spesso si sente parlare del cosiddetto “Gas di Scisto” o “Shale Gas”, da sempre associato anche alla tecnica della fratturazione idraulica. Questi termini stanno prepotentemente entrando nel linguaggio comune, anche se spesso vengono confusi con altri o spiegati male. Proprio per questo motivo, diversi utenti mi hanno chiesto di scrivere un post su questi argomenti.

Partiamo proprio dalle basi, cosa sarebbe lo Shale Gas? Come sappiamo bene, fino a qualche anno fa, quando si parlava di gas, si intendevano i giacimenti di gas naturale che vengono identificati in varie parti del pianeta e da cui viene estratto il gas mediante delle perforazioni verticali. In questo caso, si parla di “giacimenti” di gas naturale, cioe’ di aree del sottosuolo in cui si trova imprigionato il gas e che vengono raggiunte dalle nostre trivelle.

Foto di uno scisto argilloso

Foto di uno scisto argilloso

Gia’ da diversi anni invece, e’ stato scoperto che una notevole quantita’ di gas, principalemente metano, e’ intrappolata all’interno degli scisti presenti nel sottosuolo. Per scisti si intendono quelle rocce che tendono a sfaldarsi lungo piani particolari e che sono prodotti da argille sottoposte, nel sottosuolo, ad alte pressioni e temperature. Questo termine viene messo in contrapposizione alle gneiss, che invece presentano una “scistosita’” meno marcata, cioe’ non si sfaldano lungo piani orizzontali.

Cosa hanno di speciale questi scisti? Dal punto di vista dello sfruttamento energetico, come anticipato, negli scisti possono essere accumulate grosse quantita’ di gas, derivante dalla decomposizione di microorganismi rimasti intrappolati nelle argille durante la formazione.

Ovviamente, mentre nel caso dei giacimenti convenzionali basta raggiungere il serbatoio naturale per estrarre il gas, nel caso degli scisti e’ necessario “fratturare” le argille per far uscire il gas.

Fino a qualche anno fa, le tecniche sfruttabili per l’estrazione del gas da scisti erano considerate troppo dispendiose e questo rendeva l’estrazione poco conveniente.

Poi cosa e’ cambiato?

Come anticipato, solo qualche anno fa, e’ stata introdotta la tecnica della fratturazione idraulica, di cui abbiamo parlato in questi post:

Fratturazione idraulica

Una prova del fracking in Emilia?

Come ricorderete, questa tecnica e’ stata piu’ volte chiamata in causa soprattutto per la presunta connessione che ci potrebbe essere tra la fratturazione idraulica, o fracking, e l’insorgenza di forti terremoti nel mondo. Secondo molti complottisti, proprio il massiccio ricorso alla fratturazione sarebbe la causa degli ultimi devastanti terremoti registrati nel mondo, tra cui anche quello dell’Emilia del 2012.

Di questa presunta connessione tra fracking e terremoti, abbiamo gia’ parlato nei post precedenti. Come evidenziato, e’ stato confermato a livello scientifico che la fratturazione potrebbe causare terremoti di lieve intensita’ nelle zone in cui viene estratto gas di scisto, anche se queste non sono normalmente interessate da fenomeni sismici. Attenzione, come sottolineato, si tratta di fenomeni di “lieve intensita’”, causati dalla rottura delle rocce nel sottosuolo. Non esiste nessuna relazione tra fratturazione e terremoti di alta intensita’. Questa connessione viene solo citata da fonti complottiste per cercare di farvi credere cose non vere o per speculare su fenomeni naturali che, purtroppo, molto spesso sono responsabili di numerose vittime quando si presentano con forte magnitudo.

Detto questo, cerchiamo di capire meglio, non solo a livello tecnico, il perche’ del ricorso al fracking.

Lo sfruttamento del gas di scisto, a partire dal 2010, ha permesso di ridisegnare gli equilibri economici a livello mondiale. I paesi piu’ ricchi di questa risorsa sono gli Stati Uniti, la Cina, il Canada e anche alcuni paesi europei come la Polonia. Ora, ragioniamo su questo fatto. Se prima un paese come gli Stati Uniti era uno dei principali importatori di gas naturale dalla Russia, cosi’ come l’Europa, il possibile sfruttamento di questa nuova risorsa non convenzionale permette di passare da un dipendenza energetica alla completa autosufficienza. Proprio questi interessi economici hanno dato il via ad uno sfruttamento massiccio, indiscriminato e prematuro del fracking.

Come visto negli articoli precedenti, nella fratturazione idraulica, notevoli quantita’ di acqua ad alta pressione vengono flussate nel sottosuolo per rompere gli scisti ed estrarre il gas. Oltre alla normale acqua, viene utilizzata sabbia e una frazione compresa tra lo 0,5% e l’1% di sostanze chimiche. Queste aggiunte sono utili per aumentare il potere di fratturazione del fluido e dunque incrementare l’efficienza di estrazione del gas.

Come anticipato, su molti siti si parla di fracking solo ed esclusivamente ponendo l’attenzione sul rischio, come visto del tutto infondato, della “creazione” di terremoti. Quello che purtroppo e’ poco noto, e’ che il rischio sismico e’ assolutamente l’ultimo dei problemi di questa tecnica.

Prima di tutto, nelle prime fasi della fratturazione, una quantita’ variabile di metano potrebbe fuoriuscire dal pozzo senza che questa venga raccolta. Il metano e’ un notevole gas serra, con un effetto ben 70 volte maggiore di quello dell’anidride carbonica. Ovviamente, si parla di quantita’ non eccessive disperse nell’aria, ma un ricorso massiccio di questa tecnica, con la creazione di migliaia di pozzi nel mondo, causerebbe un danno ambientale sicuramente non trascurabile. Come sapete bene, i protocolli ambientali impongono una riduzione di gas serra per contenere l’aumento globale delle temperature. Sicuramente, migliaia di emissioni di metano in atmosfera, non aiuterebbero in questo senso.

Inoltre, la trivellazione orizzontale potrebbe causare la fuoriuscita di radiazione naturale dal sottosuolo. Ovviamente, non stiamo creando un allarme, ma i materiali radioattivi naturali presenti nel sottosuolo possono essere trivellati e fratturati in questi processi, causando l’emissione di particelle in prossimita’ del pozzo. In alcuni pozzi degli Stati Uniti, questo effetto e’ stato gia’ evidenziato mostrando il reale rischio per gli abitanti del luogo o anche per gli operatori.

Ma il reale problema nell’utilizzo de fracking e’ la possibilita’ di inquinamento delle falde acquifere. Come anticpato, nella fratturazione viene utilizzata oltre all’acqua anche sabbia e additivi chimici. Questi, insieme anche al metano che sfugge, possono disperdersi nelle falde acquifere, creado seri rischi di contaminazione.

A riprova di questo, vi mostro un video davvero incredibile registrato negli Stati Uniti, dove questa tecnica e’ stata largamente utilizzata, e che mostra alcuni problemi dell’inquinamento delle falde:

Come visto, alcune famiglie americane, hanno scoperto che l’acqua dei loro rubinetti e’ divenuta incendiabile. Come potete capire, questo risultato e’ dovuto alla dispersione di metano nelle falde acquifere. Se volete, il video mostra solo il lato spettacolare di questa contaminazione, ma, purtroppo, esiste anche un reale problema di salute delle persone che bevono acqua non pura.

Detto questo, non voglio affatto demonizzare l’utilizzo del fracking. La nostra societa’ ha un continuo bisogno di risorse naturali e la domanda continua ad aumentare a ritmi vertiginosi nel corso degli anni. Lo sfruttamento del gas di scisto, consentirebbe di ridisegnare gli equilibri economici ma soprattutto darebbe accesso a notevoli giacimenti di gas naturale sepolto in strati relativamente superficiali del nostro pianeta. Prima di poter dire no allo sfruttamento di una risorsa, dobbiamo sempre fare i conti con quello che abbiamo. Nessuno di noi, anche tra i piu’ fondamentalisti, rinuncerebbe alle proprie comodita’. Questo e’ un punto di vista ragionevole e proprio per questo si devono sempre cercare nuove soluzioni per soddisfare i nostri bisogni soprattutto energetici. Questo pero’ non deve precludere un’attenta analisi ambientale e dei potenziali pericoli che una nuova tecnica potrebbe avere sul pianeta e sugli esseri umani.

Solo per concludere, vi voglio mostrare una foto che trovo molto bella e che riguarda proprio lo shale gas:

La cascata della fiamma a Buffalo

La cascata della fiamma a Buffalo

si tratta della cosiddetta “Cascata della fiamma Eterna” nel parco naturale di Buffalo negli USA. La fiamma che vedete dietro la cascata e’ alimentata dal gas sprigionato da uno scisto formato circa 350 milioni di anni fa e sepolto alcune centinaia di metri nel sottosuolo.

Proprio lo studio di questa fiammella ha dato il via a nuove considerazione sul gas di scisto. In questo caso, la presenza appunto della fiamma, indica che il gas proviene dal sottosuolo in modo naturale e fuoriesce con una certa pressione. La risalita del gas fino alla superficie e’ stata provocata da recenti movimenti tellurici che dunque hanno aperto la strada al gas portandolo in modo naturale fino in superficie.

La continua fuoriuscita di gas indica dunque la presenza di un serbatoio in pressione nel sottosuolo, cosa considerata impossibile fino a qualche mese fa. Questa scoperta apre dunque gli scenari a nuovi possibili sfruttamenti del gas di scisto, senza ricorrere alla tecnica della fratturazione idraulica. Cosi’ come avviene a Buffalo, questi serbatoi naturali potrebbero essere presenti in altre parti del pianeta, in attesa solo di essere scoperti e sfruttati in modo del tutto sicuro.

Concludendo, lo shale gas rappresenta una fonte enorme in attesa di essere sfruttata. Purtroppo, gli interessi economici, spesso tendono ad accelerare i processi saltando tutta una serie di analisi scientifiche necessarie. Come visto, la tecnica della fratturazione idraulica presenta notevoli problematiche a livello ambientale, molto piu’ serie dell’assolutamente innocuo rischio sismico. Sicuramente, una ricerca attenta su questa risorsa consentira’ in un futuro molto prossimo lo sfruttamento del gas dagli scisti ma ovviamente senza mettere in pericolo l’ambiente e la sicurezza delle persone.

 

Psicosi 2012. Le risposte della scienza”, un libro di divulgazione della scienza accessibile a tutti e scritto per tutti. Matteo Martini, Armando Curcio Editore.

Cerchi nel ghiaccio: quello che ancora mancava

27 Mar

Dopo aver parlato di cerchi nel grano:

21 Dicembre 2012: Cerchi nel grano

Ancora sui cerchi nel grano

Come si realizza un cerchio nel grano

Errore nel cerchio di Santena

Nuovo cerchio, nuova data!

Nuovo cerchio a Povoletto

cerchi nella sabbia:

Crop circle? No, sand circle!

e cerchi sulla neve:

E ora gli snowcircle

ora e’ il turno dei “cerchi nel ghiaccio”!

Che significa?

Circa un paio di giorni fa, nella cittadina di Eden nello stato di New York, una signora del luogo ha fotografato uno stranissimo fenomeno in corso nello stagno di fronte la sua abitazione. Sulla superficie ghiacciata dello stagno sono apparsi dei misteriosi fori di forma quasi perfettamente circolare. Ecco la foto scattata dalla testimone:

Foto del lago di Eden con i cerchi nel ghiaccio

Foto del lago di Eden con i cerchi nel ghiaccio

La foto in questione ha fatto, in poche pre, letteralmente il giro del mondo. Moltissimi siti, giornali e TV ne hanno parlato. Tutti si chiedono da cosa potrebbero essere formati questi “cerchi nel ghiaccio”.

Le foto della testimone sono state pubblicate su facebook nella pagina di una TV locale. Nel giro di 2 ore, erano state visualizzate da quasi 40000 persone che hanno lasciato 200 commenti per cercare di dare una spiegazione a questo fenomeno. Ovviamente, potete facilmente immaginare, anche perche’ ne stiamo parlando qui, quali sono le ipotesi piu’ in voga: emergenza naturale, strane forme di vita che popolano il lago, caduta di meteoriti, fenomeno atmosferico, ecc. Ma ovviamente l’ipotesi piu’ acclamata quale poteva essere? Gli elieni!

Cosi’ come i cerchi nel grano, queste strane formazioni sarebbero il segno lasciato durante l’atterraggio di navicelle extraterrestri o un messaggio lasciato per noi da queste forme di vita.

Senza lasciarci trascinare dal sensazionalismo, proviamo invece a dare una spiegazione razionale, sempre se esiste, a questo fenomeno.

Partiamo dal presupposto che siamo ormai alla fine dell’inverno, per cui le temperature saranno leggermente superiori a quelle tipicamente rigide dello stato di New York. Perche’ dico questo? Quando la superifice di un lago o di uno stagno si ghiaccia, certamente questo non avviene di colpo, ma il processo e’ lento e graduale. Come potete facilmente immaginare, ci saranno zone in cui il ghiaccio si forma prima e zone che invece verranno ricoperte solo alla fine. Questo e’ ovviamente dovuto a vari fattori: moti delle correnti di acqua sotto la superficie, correnti d’aria esterne, eventuali sorgenti interne allo specchio d’acqua che possono avere temperature differenti da quelle dell’intero volume, ecc.

Che c’entra la formazione del ghiaccio con i buchi della foto?

Vi mostro un video, sempre dello stesso fenomeno di Eden, ma che offre angolazioni differenti:

Osservate una cosa, sotto diverse angolazioni si vede come la superficie ghiacciata del lago non e’ affatto uniforme, bensi’ presenta ampie zone con ghiaccio molto sottile, oltre ovviamente ai buchi di cui stiamo parlando. Una superficie non compatta di ghiaccio e’ del tutto normale in questo periodo, cosi’ come e’ normale avere dei buchi sulla superficie dovuti quindi ai moti convettivi interni dei volumi di acqua.

In questo caso dunque, sarebbero comprensibili i buchi sia come elementi creati durante la solidificazione della superficie, sia anche durante il disgelo. Inoltre, le eventuali correnti sotterranee, di cui molti stagni sono dotati, salgono in superficie creando proprio delle zone non coperte, o con strati sottili in base alla differenza di temperatura.

Perche’ pero’ si vedono fori circolari?

Anche in questo caso, esistono diverse ipotesi, tutte attualmente al vaglio degli esperti.

Prima di tutto, eventuali vegetazioni sotto lo stagno possono produrre gas che, risalendo in superficie, possono portare ad uno scioglimento parziale del ghiaccio. In questo senso, l’effetto a pois visibile sarebbe causato dalla morfologia sottomarina della vegetazione.

Formazioni circolari su terreni ghiacciati non sono affatto una novita’ in natura. Un esempio di questo tipo e’ costituito dalle cosiddette Lithalse.

Di cosa si tratta?

Foto di Lithalse

Foto di Lithalse

Nei terreni in cui si ha un frequente congelamento e disgelo causato dai rigidi inverni, si possono verificare espansioni e contrazioni del terreno, che dunque viene sollevato formando delle strutture perfettamente circolari, dette appunto lithalse. In particolare, sul permafrost, cioe’ sul terreno permanentemente ghiacciato, la formazione delle lithalse sotto lo strato di ghiaccio possono provocare dei fori perfettamente circolari.

Questo esempio ci fa capire come forme geometriche regolari non siano assolutamente una novita’ in natura. Nel caso dello stagno ad Eden invece, la formazione dei fori e’ dovuta con buona probabilita’ ai gas prodotti dalla vegetazione o alle sorgenti presenti sotto la superficie che, in questo periodo dell’anno, possono facilmente sciogliere il ghiaccio in ampie zone.

Solo per curiosita’, vi vorrei invece raccontare un altro avvenimento simile che forse ricorderete. Il caso di Eden mi ha fatto ricordare quello che e’ avvenuto nel 2009, quando gli astronauti della stazione spaziale osservarono dei misteriosi fori circolari sulla superficie ghiacciata del lago Baikal in Siberia.

Ecco una foto presa proprio dalla stazione spaziale:

Il lago Baikal ghiacciato con i due fori circolari

Il lago Baikal ghiacciato con i due fori circolari

Come potete vedere, ci sono due fori circolari perfettamente visibili sulla superficie e con diametri che arrivano a circa 4 kilometri.

Anche in questo caso, si parlo’ di evento misterioso e non mancarono le ipotesi extraterrestri sempre in voga su avvenimenti di questo tipo.

Cosi’ come per il lago di Eden, anche per il Baikal esiste una spiegazione razionale che venne trovata dopo mesi di analisi e considerazioni sul ritrovamento.

Sul fondo del lago Baikal sono presenti diverse sorgenti con emissioni di gas metano. Risalendo dal sottosuolo, il gas entra a contatto con l’acqua del fondo che ovviamente si trova ad una temperatura minore. Questo surriscaldamento provoca moti convettivi che portano l’acqua calda a salire verso la superficie sciogliendo parzialmente il ghiaccio. La precisa posizione delle sorgenti fa si che i fori non si formino ovunque sul ghiaccio ma sempre nelle stesse zone, che poi sono quelle visibili dalla foto della stazione spaziale.

Secondo alcuni esperti poi, l’esatta forma circolare potrebbe essere aiutata anche dalla forza di Coriolis dovuta al movimento della Terra. Non entrando troppo nel dettaglio fisico, la Terra ovviamente non e’ ferma su se stessa ma ruota intorno al suo asse e intorno al Sole. Questi movimenti creano delle forze aggiuntive a quella di gravita’, dette forze apparenti, chiamate “Forza Centrifuga” e “Forza di Coriolis”. Quest’ultima e’ anche quella responsabile della forma spiraleggiante dei cicloni e delle masse d’aria in atmosfera. Secondo questa ipotesi, proprio questa forza aiuterebbe l’acqua piu’ calda a salire in superficie spiraleggiando e creando le strutture esattamente circolari che vediamo dalla foto.

Solo per curiosita’, a seguito dell’osservazione di questo fenomeno, il governo russo ha anche predisposto un monitoraggio continuo del lago Baikal dai satelliti. La formazione di queste strutture, che dunque indicano un aumento dell’emissione di metano, non e’ facilmente visibile stando sulla superficie del lago. Data la grande dimensione, affinche’ si possa osservare la forma identificativa, e’ necessario osservare il tutto dallo spazio, cioe’ da una visuale adatta. Il monitoraggio delle emissioni di metano deve essere eseguito perche’ questo gas potrebbe essere correlato con l’aumento dell’attivita’ tettonica sotto la superficie del lago. In questo senso, conviene monitorare la situazione in modo semplice attraverso le foto dei tanti satelliti in orbita intorno alla Terra.

 

 

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Come non aspettarselo ….

7 Mar

Stamattina, sfogliando i giornali, mi sono imbattutto nella notizia, presente su tutti i quotidiani, di un aereo alitalia che in fase di atterraggio verso New York ha avvistato un drone. Per essere precisi, l’aeroporto in questione era il JFK e il velivolo della nostra compagnia era un Boeing 777 in volo da Roma a New York.

Questa e’ la registrazione della comunicazione alla torre di controllo, in cui il pilota riporta quanto visto:

Torre Controllo

Come potete sentire, il pilota dice chiaramente: “we saw a drone, a drone aircraft”, cioe’ “abbiamo visto un drone, un velivolo drone”.

Per chi non lo sapesse, “drone” e’ il nome comune dato ai velivoli che viaggiano senza pilota. Questo speciale tipo di aerei viene pilotato a distanza, in gergo tecnico “da remoto”, per via informatica da un pilota a terra o su un altro velivolo. I droni sono stati sviluppati principalmente per le missioni di ricognizione, di telemetria, di controllo incendi, tutte operazioni che vengono spesso definite “dull, dirty and dangerous”, cioe’ noiose, sporche e pericolose. Questo genere di velivoli consente di compiere queste missioni senza mettere in pericolo il pilota ma anche, in alcuni casi, abbattendo i costi della missione stessa.

Un drone in volo

Un drone in volo

Non appena atterrato, il pilota del volo Alitalia ha rilasciato un’intervista alla ABC news, nel quale ha dichiarato di aver visto il drone a circa cinque miglia a sud dell’aeroporto, mentre era in fase di atterraggio ad una quota di circa 450 metri. Stando a quanto riportato, il drone era in volo ad un’altezza di 1500 piedi.

Vista la distanza dall’aereo, il pilota non ha dovuto compiere nessuna manovra eversiva, ma si e’ limitato a riportare il fatto alla torre di controllo. Questa segnalazione ha ovviamente fatto scattare un’indagine delle autorita’ americane per cercare di capire di che drone si trattasse e perche’ era in volo in quella zona. Per la legge infatti, lo spazio aereo vicino all’aeroporto e’, per ovvi motivi di sicurezza, riservato solamente ai velivoli in fase di atterraggio e decollo.

Cosa c’e’ di strano in tutto questo? A parte il fatto che ci fosse un drone sul JFK e che ora si dovra’ capire a chi appartenesse e perche’ era in volo, assolutamente nulla.

Stamattina pero’, mentre leggevo queste informazioni mi dicevo: sicuramente questa notizia, nel giro di qualche ora, comparira’ sui siti catastrofisti, sicuramente con dettagli gonfiati e non veritieri.

In parte mi sbagliavo, nel senso che sono stato troppo ottimista.

Vi invito a fare una ricerca su internet e confrontare come la notizia viene pubblicata su diversi giornali online.

Su alcuni potete leggere: “sfiorato scontro tra aereo Alitalia e drone”. Ma come? Sfiorato lo scontro con un velivolo a distanza di 5 miglia? Mi sembra un po’ esagerato.

Ma ovviamente c’e’ di peggio. Su altri giornali leggete: “Paura ad alta quota”, “drone sfiora aereo Alitalia”, “strage mancata per un soffio”, “Aereo si salva solo dopo pericolosa manovra del pilota”.

Cosa? Ma stiamo scherzando?

Come gia’ detto, il drone era a 5 miglia dall’aeroporto ed il pilota non ha fatto assolutamente correzioni rispetto alla manovra standard di atterraggio. I passeggeri non si sono nemmeno accorti di quanto accaduto.

Questo piccolo esempio, vi fa capire come viene fatto il giornalismo su internet. Ovviamente, ci sono tantissimi siti seri che pubblicano notizie senza modificarle e pompando i dettagli. Ma, oltre a questi, ci sono tantissimi giornali pronti solo a sparare notizie sensazionali, inventate o meno, l’importante e’ fare scalpore.

Pensate sia finita qui? Assolutamente no, ci sono poi i nostri tanto cari siti catastrofisti. Cosa trovate in questo caso? “Pilota Alitalia avvista un UFO sull’aeroporto di New York”.

Eccoci qui, da un drone che era, e’ diventato un UFO!

Ovviamente, anche in questo caso, l’UFO ha sfiorato l’aereo o, secondo alcuni, lo avrebbe addirittura seguito. Per condire il tutto, ci sarebbe l’intervista del pilota all’ABC. Secondo queste fonti, il pilota avrebbe comunicato alla torre di controllo di aver avvistato un “oggetto volante non identificato” in rotta di collisione con l’aereo.

Come abbiamo sentito nella registrazione, il pilota Alitalia parla chiaramente di drone. Sui tanti siti catastrofisti che vi raccontano del pilota che avrebbe dichiarato un oggetto volante non identificato, non trovate certo l’audio con la torre di controllo. Questa purtroppo e’ usanza comune. Nel momento in cui leggete una notizia, specialmente se all’apparenza sensazionale, pretendete di avere le fonti originali.

Concludendo, il pilota Alitalia ha avvistato, almeno da quanto riportato dal pilota, un drone. Ora, sara’ compito delle agenzie governative capire di cosa realmente si tratta e se sono stati violati codici di sicurezza. Questa notizia ci insegna pero’ una cosa molto importante: come visto, la stessa notizia puo’ assumere toni diversi su diversi siti. Questo ovviamente senza tenere conto dei particolari spesso inventati o comunque manipolati per portare il vostro pensiero in una direzione. Non confrontando fonti diverse o non facendovi domande, si rischia di prendere per buone informazioni spudoratamente false.

 

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La Madonna appare sugli alberi?

28 Lug

In questi giorni sta facendo molto discutere una presunta apparizione della Madonna avvenuta a New York.

Andiamo con ordine, l’apparizione delle Vergine sarebbe avvenuta come una sagoma su un tronco di Ginkgo Biloba. L’albero e’ su un lato di una strada di West New York, un quartiere ad alto tasso di criminalita’.

Secondo una signora messicana del posto, prima dell’apparizione del segno, la Madonna le avrebbe parlato dicendo “Sono la Vergine Maria” e la signora avrebbe visto una forte luce.

L’immagine apparsa su un tronco di Ginkgo a New York

In pochi giorni, come potete immaginare, l’albero e’ diventato meta di pellegrinaggi da parte di fedeli, soprattutto di origine Sud Americana. Il motivo di questo e’ subito detto. L’immagine rappresenterebbe la sagoma della Madonna di Guadalupe, protettrice del Messico.

La Madonna di Guadalupe, prottetrice del Messico

La prima presunta apparizione della Madonna sarebbe avvenuta il 10 Luglio 2012, e, a distanza di giorni, il tronco e’ ancora continuamente visitato, con file anche di diverse ore.

Secondo alcune fonti, l’apparizione della Madonna sarebbe un chiaro segno dell’imminente fine del mondo. L’apparizione, infatti, sarebbe avvenuta come segno premonitore dei grandi sconvolgimenti per il 2012. In alcuni post abbiamo gia’ discusso profezie legate a racconti biblici o comunque legate alla religione cattolica:

2012 e la profezia di Malachia

La monaca di Dresda

Il Libro di Daniele

Il codice segreto della Bibbia

In questo caso pero’, siamo di fronte ad un fatto completamente diverso. Non stiamo parlando di una profezia, bensi’ di un avvenimento.

Sulla veridicita’ del fatto, le voci sono molto discordanti. Prima di tutto c’e’ da dire che la Chiesa Cattolica e’ molto scettica su questa apparizione. Anche tra gli abitanti della zona, cosi’ come per le persone che sono giunte per vedere il tronco, ci sono opinioni molto diverse.

Secondo alcuni si tratterebbe solo di una coincidenza, mentre secondo altri si tratterebbe di un falso creato appositamente per sfruttare il forte attaccamento alla religione Cattolica degli abitanti del Sud America.

C’e’ ovviamente anche una vasta schiera di persone pronte a gridare al miracolo. Secondo questi ultimi, l’albero andrebbe tutelato, protetto e magari andrebbe costruita una cappella che lo circondi.

C’e’ infine un’ultima osservazione che andrebbe fatta. Gli alberi di Ginkgo sono soggetti a segni di questo tipo sul tronco. Secondo alcuni abitanti della zona, diversi alberi in prossimita’ presenterebbero segni molto simili a quello di cui stiamo parlando. La presunta somiglianza tra questo segno e la Madonna di Guadalupe, avrebbe poi creato il caso.

Concludendo, non ci sono evidenze di collegamenti tra questo evento e la fine del mondo nel 2012. Inoltre, come abbiamo visto, sulla veridicita’ di questo fatto, possiamo permetterci di essere molto scettici. Siamo di fronte a voci di alcune persone e non ci sono evidenze che mostrino la singolarita’ di questo evento.

Per continuare a leggere sulle profezie fatte per il 2012, non solo legate alla religione, ma ragionando su tutti i fenomeni predetti per il 21 Dicembre, non perdete in libreria Psicosi 2012. Le risposte della scienza.