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Fusione Nucleare tra 10 anni?

20 Ott

Diverse volte su queste pagine ci siamo fermati a discutere il cosiddetto scenario energetico per i prossimi anni. Come è noto a tutti, con una società sempre più energivora e la popolazione in continua crescita, tra non molto avremo un sostanziale problema di disponibilità energetica. Tutto questo è poi aggravato da quella che per molto tempo abbiamo fatto finta di ignorare, cioè la questione ambientale. Sfruttare in modo non controllato le nostre risorse ci porta ad esaurire e compromettere l’equilibrio dell’ecosistema Terra, equilibrio ormai assolutamente poco stabile a causa del contributo determinante proprio dell’attività umana.

Parlando in generale di scenario energetico, ed in particolare dei due orizzonti temporali più citati, cioè 2020 e 2050, in questo post avevo riportato un’intervista che mi era stata fatta al termine di un convegno su queste tematiche in cui avevo partecipato proprio esponendo la situazione nucleare:

Scenario energetico 2050

Per quanto riguarda la fissione, anche se nella concezione comune, soprattutto oggi, queste centrali sono viste come sinonimo di incidenti, c’è da sempre una notevole attività di ricerca proprio per migliorare le prestazioni e incrementare la sicurezza dei reattori.

Fissione a parte, la vera chimera del sostentamento energetico è da sempre la reazione di fusione per produzione energetica.

A parte le notevoli discussioni fatte per discutere i processi LENR a bassa energia:

E-cat meraviglia o grande bufala?

Ancora sulla fusione fredda

Abbiamo visto in alcuni articoli:

Sole: quanta confusione!

La stella in laboratorio

Studiare le stelle da casa!

Fusione, ci siamo quasi?

quanto possa essere difficile realizzare questi reattori che produrrebbero energia senza rilasciare praticamente scorie dirette. Come visto, anche se questo è il processo che utilizzano le stelle per produrre energia, applicare questi concetti in modo controllato sulla Terra non è semplice per problematiche tecnologiche ancora oggi assolutamente aperte. Come sappiamo, la scelta del sistema di contenimento del plasma è uno dei problemi aperti della questione. Diversi gruppi sono da decenni impegnati nella ricerca della miglior soluzione, applicabile e che consenta di raggiungere un bilancio positivo del sistema, cioè produrre più energia di quella che viene richiesta dal reattore per funzionare.

Perchè torno a parlare di questi argomenti? Vi mostro prima di tutto il link dove è possibile leggere un annuncio che sta facendo discutere moltissimo in queste ore:

Lockheed, Fusione

Si tratta di una “news” scritta sul sito internet della Lockheed Martin, società che tutti conoscono se non altro per i suoi sistemi aeronautici. L’annuncio è molto semplice, la Lockheed sostiene di poter arrivare nel giro di 10 anni alla realizzazione commerciale di reattori a fusione portatili, cioè con dimensioni notevolmente inferiori a quelle dei reattori oggi in fase di studio. Questi sistemi potrebbero addirittura essere montati su un camion ed essere trasportati producendo energia in modo mobile. Come viene spiegato, il rendimento di un reattore a fusione sarebbe fino a 5-6 volte maggiore di quelli oggi utilizzati e che sfruttano la fissione.

E’ possibile questo?

Cerchiamo di ragionare insieme. Premetto che moltissimi giornali e siti internet, ecco un esempio:

Repubblica, Lockheed

hanno pubblicato questa notizia con toni enfatici e annunciando alla rivoluzione energetica. Se così fosse, nei nostri articoli precedenti avremmo sbagliato tutto, così come nell’intervista in cui parlavo di fusione che non sarebbe arrivata, se non in fase di sperimentazione (forse) per il 2050. Ora, la Lockheed parla di “realizzazione” nel giro di 10 anni.

Chi sta sbagliando?

Come nostra abitudine, vi dico subito che non voglio essere scettico per partito preso, ma voglio che i miei ragionamenti siano chiari, o almeno pubblici, per tutti. Tra notevoli difficoltà e con costi altissimi, stiamo cercando di realizzare la macchina ITER. Questo reattore sperimentale darebbe la possibilità di fare studi fondamentali per il confinamento del plasma di fusione. Si tratta, come anticipato, di un reattore per ricerca cioè, detto in parole veramente povere, “dobbiamo provarci e vedere cosa succede”. Immaginate la lunga trafila che si prospetta, si realizza un reattore di ricerca, si fa ricerca, se le cose vanno bene si pensa al futuro, cioè ad un qualcosa che dovrebbe, come prototipo, produrre energia per scopi commerciali. Tempi lunghissimi e investimenti, sia in termini economici che di ricerca, lunghissimi.

La Lockheed nel giro di 10 anni dovrebbe avere un reattore da montare su un camion? Quale è stato fino ad oggi il ruolo di questa società nel campo della fusione? Non esiste uno, e dico uno, articolo scientifico pubblicato dalla Lockheed sulla fusione nucleare. Nella pagina che vi ho linkato all’inizio si parla di test tra un anno e produzione entro 10 anni. Ma di cosa? Come vedete, non c’è uno straccio di affermazione scientifica su cui discutere. Stiamo parlando di un qualcosa che nessuno conosce? Di un confinamento particolare? Di altro? Eppure, parliamo di una società grande e da sempre impegnata, anche se in settori completamente diversi, in ambito ricerca. Questo per dire due cose: fino ad oggi la Lockheed non ha mai parlato di fusione e, almeno sulla carta, conosce molto bene come la ricerca avviene e quali passi deve fare.

Cosa penso di questa storia?

Non voglio mettere un punto alla questione ma, al momento, sono fortemente scettico. Se vi fosse una scoperta fondamentale della scienza, ci sarebbero articoli pubblicati. Se l’applicazione sfruttasse processi classici, cioè già testati, ma in modo diverso, ci sarebbero riferimenti scientifici nell’annuncio. Niente di questo è presente. Un comunicato del genere è pesante perchè, qualora confermato, rimescolerebbe tutte le carte del settore energetico e sarebbe un qualcosa di veramente sensazionale per il nostro futuro energetico.

Personalmente, non capisco i toni di molti giornali, alcuni anche scientifici, che hanno accolto questa notizia come una bomba mediatica senza chiedersi come questa rivoluzione dovrebbe avvenire. Ad oggi, ma sarà un mio limite, io non capisco come questi signori vorrebbero fare la fusione. Alla luce di questo, ripeto “oggi”, sono fortemente scettico sull’annuncio ma, come sempre, resto in attesa di sviluppi pe capire meglio.

 

Psicosi 2012. Le risposte della scienza”, un libro di divulgazione della scienza accessibile a tutti e scritto per tutti. Matteo Martini, Armando Curcio Editore.

Il metodo made in Italy per produrre Idrogeno

26 Lug

Da molti anni, ormai, sentiamo parlare di un futuro energetico incentrato sull’idrogeno. Molti, parlano di questo possibile combustibile addirittura speculando su un passaggio dall’era del petrolio a quella dell’idrogeno. Come tutti sappiamo, questa soluzione potrebbe essere utilizzata in tantissimi settori. Anche se il più noto, e lasciatemi dire su cui tante leggende sono state create, è quello delle macchine alimentate a idrogeno, questo elemento potrebbe servire per produrre corrente elettrica ed energia nei più svariati settori industriali, consentendo, finalmente, di mettere da parte i fortemente inquinanti idrocarburi ma, soprattutto, l’economia basata su questi oli che non ha fatto altro che creare centri di potere, in primis, e guerre per l’appropriazione e lo sfruttamento dei giacimenti sparsi per il mondo.

Perché, ancora oggi, visto che molti parlano di una panacea di tutti i mali, non utilizziamo l’idrogeno?

Come sapete, molti parlano di poteri forti in grado di bloccare lo sviluppo di queste tecnologie per puri fini economici. Da un lato, queste affermazioni sono corrette. Non voglio nascondermi dietro un dito e dire che viviamo in un mondo ideale. Come tutti sanno, i soldi fanno andare l’acqua in salita ma, soprattutto, decidono dove l’acqua deve passare e dove no. Questo lato economico-oscuro non è però materia del nostro blog. Quello su cui invece vorrei spingere tutti a ragionare è il discorso prettamente energetico e ambientale dell’idrogeno.

Anche molti tra i cosiddetti esperti dell’energia, un po’ per secondi fini ma, mi dispiace dirlo, a volte anche per ignoranza, quando parlano di fonti alternative, dunque non solo idrogeno, dimenticano sempre di prendere in considerazione l’intera filiera del settore che non comprende solo l’utilizzo della risorsa ma anche la sua estrazione o eventuale produzione, stoccaggio, distribuzione, ecc.

Che cosa intendo con questo?

Facciamo un esempio pratico ma inventato. Immaginate di trovare una nuova fonte energetica che possa essere utilizzata per alimentare le automobili. Questa risorsa rende la vostra macchina assolutamente non inquinante e costa 1/10 della benzina. Bene, annunciate la vostra scoperta su internet e immediatamente si formerà un esercito di internauti pronti a parlare della vostra genialata e del fatto che la ricerca, insieme con qualche burocrate in giacca, cravatta e occhiali scuri, vi sta ostacolando. Scommetto che questa storiella ve ne ricorda tante altre sentite in questi anni. Dov’è il problema? Semplice, anche se il nostro carburante costa poco e non inquina, come si produce? Dove si estrae? Se per produrre questo carburante dovete utilizzare carbone, oli o elementi chimici che produrrebbero un effetto sull’atmosfera peggiore di quella dell’uso del petrolio, la vostra invenzione sarebbe ancora molto conveniente? Direi proprio di no.

Bene, questo è quello che vorrei far capire. Ogni qual volta si parla di qualcosa legato all’energia e all’inquinamento, dovete sempre mettere in conto tutti gli aspetti legati a quella determinata risorsa. Esempio pratico? I pannelli solari producono energia dalla fonte rinnovabile per eccellenza, il Sole. Nessuno però vi racconta mai dei costi di produzione dei pannelli o, soprattutto, di quelli di smaltimento dei pannelli ormai esausti. Tenendo conto di questi fattori, si deve ridimensionare molto il vantaggio ottenuto con l’uso di pannelli commerciali. Per carità, non voglio dire che questa soluzione debba essere scartata. Il mio pensiero vuole solo mostrare gli altri aspetti che spesso, soprattutto tra i sostenitori di una tecnologia, vengono completamente taciuti.

Perdonate questa mia lunga introduzione, ma quanto detto è, a mio avviso, importante per inquadrare al meglio la situazione.

Tornando ora al discorso idrogeno, come forse avrete letto, un team di ricercatori del CNR, per essere precisi della sezione di Firenze, ha trovato un nuovo processo di produzione dell’idrogeno che riesce a sfruttare i cosiddetti oli rinnovabili.

Perché è così interessante questa notizia? Alla luce di quanto detto sopra, ad oggi, esistono due modi principali di produzione dell’idrogeno, entrambi con criticità molto importanti. Il primo metodo di produzione consiste nell’estrazione dell’idrogeno dal metano. Per poter avviare il processo è però necessario ossigenare l’ambiente. In questo caso, la produzione di idrogeno è accompagnata da quella di anidride carbonica. Risultato? La produzione di CO2, come è noto, è da evitare per le conseguenze sull’ambiente. Vedete come le considerazioni iniziali ci consentono di fare ora un’analisi critica dell’intero processo?

Il secondo metodo possibile per la produzione dell’idrogeno è semplicemente basato sull’elettrolisi dell’acqua, cioè nella scomposizione di questa fonte nota e ampiamente disponibile in idrogeno e ossigeno. Quale sarebbe ora il rovescio della medaglia? Per fare l’elettrolisi dell’acqua occorre fornire molta energia, energia che deve ovviamente essere messa in conto quando si calcola il rendimento della risorsa. Esempio pratico, se per innescare l’elettrolisi utilizzate energia prodotta da fonti rinnovabili, questo contributo inquinante deve essere contabilizzato e l’idrogeno non è più così pulito. Oltre al problema del costo energetico di produzione, nel caso dell’elettrolisi si deve considerare anche il fattore sicurezza. Idrogeno e ossigeno vengono prodotti ad alte pressioni. Se, per puro caso, i due elementi vengono in contatto tra loro, si crea una miscela fortemente esplosiva.

Alla luce di quanto detto, credo che ora sia più chiaro a tutti il perché, escluso il discorso economico legato al petrolio, ancora oggi la futuribile economia dell’idrogeno ancora stenta a decollare.

Bene, quale sarebbe allora questo metodo made in Italy che i ricercatori del CNR hanno inventato? Come anticipato, questo sistema di produzione sfrutta gli alcoli rinnovabili. Credo che tutti abbiamo bene in mente cosa sia un alcol, perché però parliamo di rinnovabili? Detto molto semplicemente, si tratta degli alcoli, glicerolo, metanolo, ecc., prodotti dalle biomasse, quindi sfruttabili, rinnovabili e anche assolutamente diffuse.

Come funziona questo metodo?

Come noto alla chimica, rompere la molecola d’acqua in presenza di alcoli richiede molta meno energia rispetto a quella necessaria in presenza di sola acqua. Nessuno però, fino ad oggi, aveva pensato di sfruttare questa evidenza per la produzione di idrogeno. La vera innovazione di questo processo è nell’aggiunta di elettrodi nanostrutturati ricoperti di palladio che fungono da catalizzatori per il processo e raccolgono l’idrogeno prodotto nella reazione. A questo punto, immergendo gli elettrodi in una soluzione acquosa di alcoli è possibile rompere la molecola di acqua producendo idrogeno, evitando la formazione di ossigeno libero e, soprattutto, risparmiando il 60% dell’energia rispetto all’elettrolisi.

Come annunciato anche dagli stessi ricercatori, questo sistema potrà servire in un primo momento per la produzione di batterie portatili in grado di fornire energia in luoghi isolati e, a seguito di ulteriori ricerche e perfezionamenti, potrà essere sfruttato anche per la realizzazione di generatori da qualche KWh fino a potenze più alte.

Apro e chiudo parentesi, non per essere polemico ma per mostrare l’ambito nel quale molto spesso le ricerche si svolgono. Il gruppo di ricerca è riuscito a trovare i finanziamenti per i suoi studi perché al progetto hanno partecipato alcuni enti privati finanziatori, tra cui il credito cooperativo di Firenze.

Solo per concludere, e giusto per ricalcare nuovamente il fatto che la ricerca non si è dimenticata dell’idrogeno, anche a livello governativo, nelle direttive per l’obiettivo 2020 è stato imposto un target di 45KWh per la produzione di 1 Kg di idrogeno. Obiettivo considerato futuribile fino ad oggi ma che richiedeva ricerca aggiuntiva sui sistemi di produzione. Bene, il metodo inventato dal CNR richiede soltanto 18.5KWh per produrre 1 Kg di idrogeno. Direi che questo rende sicuramente il processo economicamente vantaggioso e apre finalmente le porte a un utilizzo, che sarà sempre e comunque graduale, di questa risorsa nella vita di tutti i giorni.

 

Psicosi 2012. Le risposte della scienza”, un libro di divulgazione della scienza accessibile a tutti e scritto per tutti. Matteo Martini, Armando Curcio Editore.

2012 DA14, ci siamo quasi!

14 Feb

Diversi mesi fa, avevamo gia’ cominciato a parlare dell’asteroide 2012 DA14:

– L’asteroide 2012 DA14

2012 DA14: c.v.d.

vedendo come questo asteroide di circa 50 metri di diametro, dal peso di circa 130000 tonnellate e scoperto piu’ o meno un anno fa in Spagna, non era assolutamente pericoloso per la Terra, anche se sarebbe passato ad una distanza ravvicinata a cui mai erano stati osservati corpi di questo tipo. In effetti, nel corso dei mesi, grazie alle continue osservazioni fatte dalla NASA e dai tanti osservatori in giro per il mondo, 2012 DA14 era stato subito declassato ad oggetto non pericoloso.

Tra poche ore, precisamente nella serata del 15 Febbraio 2013, questo asteroide passera’ ad una distanza che per un tratto sara’ minore di quella dei tanti satelliti geostazionari che utilizziamo per le telecomunicazioni, per guardare la TV o anche per fare le previsioni del tempo.

Ribadiamo ancora che non esiste nessuna probabilita’ di scontro con la Terra per il prossimo venerdi, ne tantomeno per il 2020, quando 2012 DA14 ci fara’ di nuovo visita. Nonostante questo, poiche’ la distanza minima e’ di circa 28000 Km, questo asteroide sara’ ben visibile dalla Terra e anche da noi in Italia, offrendo, sempre che il cielo si sgombro di nuvole, uno spettacolo unico nel suo genere per molti appassionati.

Vista la piccola dimensione, 2012 DA14 avra’ una magnitudo pari ad 8, cioe’ equivalente a quella di una stella di media intensita’. Questo lo rendera’ visibile anche con un binocolo, ovviamente meglio ancora con un telescopio anche di piccole dimensioni.

Vi riporto una cartina stellare in cui e’ stata tracciata la rotta che seguira’ 2012 DA14 visto proprio dall’Italia. In questo modo potrete trovare dei punti di riferimento in cui aspettare il passaggio dell’asteroide:

Il percorso di 2012 DA14 visto dall'Italia

Il percorso di 2012 DA14 visto dall’Italia

Come riportato nella legenda, ogni punto sulla mappa indica un intervallo di 5 minuti. Visto al binocolo, potrete notare una flebile stella ma che si muove molto velocemente nella volta celeste segnando appunto l’orbita riportata.

Solo per darvi qualche numero, 2012 DA14 si sposta in cielo ad una velocita’ di circa 7.8 Km/s, cioe’ circa 40 volte piu’ veloce di un proiettile sparato da una pistola.

A questo punto, avete tutti i riferimenti per godervi lo spettacolo naturale offerto da 2012 DA14. Pensate che secondo la NASA, la probabilita’ che un oggetto ci passi cosi’ vicino e’ solo di 1 su 40. Capite dunque la particolarita’ di un evento del genere e soprattutto l’interesse e l’attesa per questo prossimo passaggio. Unico consiglio, osservate il cielo verso EST con un orizzonte abbastanza libero. Guardando la cartina riportata, trovate una stella o una costellazione ben riconoscibile e usatela come punto di riferimento. A questo scopo, ottimi esempi sono Comae Berenices, Chara o anche l’ammasso MEL111, facilmente individuabili per la loro forma e per la loro luminosita’. Trovato il punto giusto, puntate il binocolo e aspettate il passaggio di 2012 DA14. A questo punto sara’ facile seguirlo nella sua traiettoria o anche scattare foto lungo il percorso.

Per chi avesse difficolta’ nell’osservare dal vivo, vi riporto anche il link del Virtual Telescope che offrira’ una diretta streaming del passaggio dell’asteroide:

Virtual Telescope 2012 DA14

In questo caso potrete gustarvi lo spettacolo anche sopra al divano con il telescopio che passo dopo passo seguira’ l’asteroide a grande angolo, mostrando anche le stelle in prossimita’ del suo passaggio.

Concludendo, quello che ci aspetta tra poche ore e’ senza ombra di dubbio uno spettacolo della natura. Se avete la possibilita’, non perdete questa occasione rara di poter osservare la Terra sfiorata da un “sassolino” di 50 metri di diametro e 130000 tonnellate di peso. Sicuramente, il sapere che non c’e’ nessuna probabilita’ di essere colpiti, aiuta a goderci lo spettacolo in tutto rilassamento.

 

Psicosi 2012. Le risposte della scienza”, un libro di divulgazione della scienza accessibile a tutti e scritto per tutti. Matteo Martini, Armando Curcio Editore.

2012 DA14: c.v.d.

18 Nov

Mancano ormai soltanto 33 giorni alla fatidica data del 21 Dicembre. Come e’ ovvio, in quest’ultimo periodo stiamo osservando due correnti di pensiero ben distinte tra i catastrofisti. Naturalmente, non mancano quelli in cerca di, molto spesso, improbabili segnali dell’imminente catastrofe e da cui ogni giorno sentiamo nuove notizie e profezie che si sovrappongono in modo confuso all’avvicinarsi del 21 dicembre. Di contro, alcuni piu’ lungimiranti catastrofisti stanno passando dall’altra parte della barricata, cominciando a fare piccoli passi indietro. In questo caso, in mancanza di prove oggettive che lascino presagire qualsivoglia evento, alcune fonti cominciano a smentire la profezia del 21 Dicembre spostando avanti nel tempo la comunque certa fine del calendario Maya.

Lasciatemi dire che, molto spesso, questi ripensamenti avvengono in modo quasi “politico” cambiando letteralmente punto di vista dal giorno alla notte o addirittura smentendo i loro stessi proclami.

Perche’ sto parlando di questo? Semplicemente perche’ in questi giorni si comincia a parlare molto intensamente di una nuova data per la fine del mondo, il 15 Febbraio 2013.

Dal momento che ho ricevuto diversi messaggi di utenti che chiedevano spiegazioni a riguardo, ho deciso di ritornare sull’argomento. Dico ritornare perche’, al contrario dei tanti siti catastrofisti che trovate in rete, e che solo oggi scoprono la cosa, in questo blog abbiamo parlato di questa nuova ipotesi addirittura a fine Maggio.

Perche’ si parla di 15 Febbraio 2013?

In questa data ci sara’ il passaggio alla minima distanza dalla Terra dell’asteroide 2012 DA14. Vi riporto anche il link, ripeto di Maggio 2012, in cui vi avevamo parlato di questo avvenimento:

L’asteroide 2012 DA14

Come anticipato al tempo, ero sicuro che il passaggio di questo asteroide avrebbe offerto la soluzione di riserva per i convinti del 21 Dicembre. Da qui il titolo del post, in cui c.v.d., in linguaggio matematico, sta appunto per “come volevasi dimostrare”.

In altri post ci siamo gia’ occupati del rischio asteroidi:

Segni della fine del mondo: caduta di meteoriti

ma in particolare abbiamo analizzato scientificamente le conseguenze di un impatto con un corpo di grandi dimensioni, in questo post:

Effetti di un impatto con Nibiru

Passaggio di 2012 DA14 il 15 Febbraio 2013

Se leggete il precedente post su 2012 DA14, avevamo detto che il passaggio alla minima distanza del corpo sarebbe avvenuto proprio il 15 Febbraio 2013, ma ad una distanza minima dalla Terra pari a circa 30000 Km, cioe’ 5 raggi terrestri. Questa altezza e’ comunque interna rispetto a quella utilizzata dai satelliti geostazionari, che viaggiano ad un altitudine di circa 42000 kilometri.

A distanza di 9 mesi, e a seguito delle continue osservazioni e misurazioni, i valori riportati sono ancora validi non avendo subito grosse correzioni. In particolare, come visto in precedenza, il rischio di impatto per il 2013 e’ considerato nullo. Queste considerazioni vengono fatte simulando la traiettoria del corpo, che vi ricordo ha una massa di 130000 tonnellate e un diametro di circa 50 metri.

Nonostante questi risultati dovrebbero essere sufficienti a scongiurare il pericolo per il 2013, questo asteroide e’ ancora un osservato speciale degli astronomi.

Mentre il passaggio del 2013 e’ ben noto dal punto di vista probabilistico, un po’ meno lo e’ quello successivo che dovrebbe avvenire nel 2026.

Se da un lato i catastrofisti si ricredono, non vorrei certo lanciare allarmi io per il futuro. Cosa significa che non e’ ben noto il suo passaggio nel 2026?

Come sappiamo, l’orbita di un qualsiasi corpo nello spazio e’ determinata dalle interazioni gravitazionali che questo subisce per opera di pianeti, Sole, altri asteroidi, ecc. Sulla base dei parametri misurati al momento, l’orbita di 2012 DA14 e’ ben definita vista anche la sua relativa prossimita’ alla Terra. Per poter definire altrettanto bene il successivo passaggio, sara’ necessario raccogliere altri dati aggiornati via via che l’asteroide si sposta nello spazio subendo influenze gravitazionali.

Al momento, ma ripeto con le grandi incertezze dovute alla conoscenza dei parametri futuri, c’e’ una probabilita’ cumulativa del 0,033% che l’asteroide possa scontrarsi sulla Terra tra il 2026 e il 2069.

E su questi valori troviamo un ulteriore dato sbagliato fornito da tantissimi siti catastrofisti o di pseudo-divulgazione scientifica che trovate in rete. Come scritto sopra, stiamo parlando di probabilita’ cumulativa tra il 2026 e il 2069. Cosa significa? In questo intervallo di date, ci saranno diversi passaggi dell’asteroide piu’ o meno vicini alla Terra. Probabilita’ “cumulativa” significa che la somma delle probabilita’ di impatto in tutti questi passaggi e’ del 0,033%.

Al contrario, in rete trovate che la probabilita’ del 0,033% e’ relativa al solo passaggio nel 2026. In alcuni casi, solo per far sembrare l’evento piu’ prossimo, alcune fonti spostano, senza nessun motivo scientifico, il 2026 al 2020, ma per questo capite bene le motivazioni.

Riassumendo, 2012 DA14 passera’ ad una distanza di 30000 kilometri dalla Terra il 15 Febbraio 2013. In questo caso assolutamente nessun pericolo. Per i successivi passaggi, la probabilita’ cumulativa, ora sappiamo cosa significa, di impatto tra 2026 e 2069 e del 0,033%.

Solo per completezza, questo asteroide e’ considerato al valore zero della scala Torino (di cui abbiamo parlato nel precedente post sull’asteroide) dunque con una probabilita’ remota di impattare la Terra.

Giusto per smentire nuovamente i complottisti della scienza, tutte le informazioni su questo asteroide, cosi’ come per tutti gli altri, compresa la probabilita’ di impatto sulla Terra, possono essere liberamente consultate studiando le pagine web del programma NEO della NASA:

NASA NEO program

di cui abbiamo gia’ avuto modo di parlare in passato. In particolare, trovate le informazioni su 2012 DA14 a questo link:

NEO 2012 DA14

In questo modo, avete anche la possibilita’ di verificare autonomamente i dati riportati in questo articolo.

Visti i presupposti, questo rush finale per il 21 Dicembre si preannuncia molto interessante dal punto di vista scientifico. Nei prossimi giorni assisteremo sicuramente alla nascita di nuove ipotesi o alla formulazione di nuove interessanti teorie su cui sara’ interessante discutere insieme.

Ricordatevi sempre, l’unico modo per non cadere nella trappola del catastrofismo e’ quello di ragionare autonomamente cercando ulteriori fonti e mettendo sempre in discussione qualsiasi notizia non supportata da dati certi. Per un’analisi dettagliata delle profezie sul 2012, ragionando scientificamente e senza preconcetti sulle singole ipotesi, non perdete in libreria “Psicosi 2012. Le risposte della scienza”.