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Climatizzatore …. quanto ci costi?

6 Ago

Nell’ottica del risparmio energetico, non solo per fare un favore all’ambiente ma anche al nostro portafoglio, qualche tempo fa avevamo analizzato in dettaglio i consumi dei nostri elettrodomestici:

Elettrodomestici e bolletta

In particolare, avevamo quantificato il reale consumo dei comuni sistemi casalinghi, convertendo il tutto in termini di consumo. Come sappiamo bene, nella nostra bolletta elettrica, viene riportato un consumo in KWh, mentre le etichette e le caratteristiche degli apparecchi elettronici ci forniscono un valore in potenza, cioe’ in Watt.

Detto questo, con la calura estiva di questi giorni, vorrei riprendere questi concetti, analizzando pero’ il discorso condizionatori. Se andate in negozio intenzionati a comprare un sistema di questo tipo, vi trovate di fronte una vasta gamma di prodotti con caratteristiche diverse ma, soprattutto, la capacita’ refrigerante dei condizionatori e’ espressa in Btu/h.

Cerchiamo dunque di fare un po’ di chiarezza, capendo meglio questi concetti.

Prima di tutto, la scelta principale che dovete affrontare e’ quella relativa alle differenze: con o senza pompa di calore, inverter o ON/OFF.

Cosa significa?

Per quanto riguarda la pompa di calore, si tratta semplicemente di condizionatori che possono riscaldare oltre a rinfrescare. Detto proprio in parole povere, lo stesso sistema e’ in grado di invertire il ciclo termico, producendo un salto positivo o negativo rispetto alla temperaratura iniziale. Detto ancora piu’ semplicemente, avete la possibilita’ di far uscire aria calda o fredda per riscaldare o rinfrescare.

Convengono questi sistemi?

Se avete un impianto di riscaldamento in casa con caloriferi, pannelli radianti, ecc, allora tanto vale comprare solo un condizionatore, cioe’ qualcosa in da utilizzare in estate per rinfrescare.

Cosa significa invece inverter o ON/OFF?

Qui spesso trovate un po’ di confusione in giro. In realta’, la distinzione e’ molto semplice. Un sistema ON/OFF funziona, come dice il nome stesso, in modalita’ accesa o spenta. Cerchiamo di capire meglio. Impostate una temperatura, il sitema si accende e comincia a buttare aria fredda. Quando la temperatura della sala e’ arrivata a quella desiderata il sistema si spegne. A questo punto, quando la temperatura si rialza, il sistema riparte e la riporta al valore impostato. Al contrario, un sistema inverter e’ in grado di modulare la potenza del compressore funzionando a diversi regimi. Se volete, mentre nel primo caso avevamo un sistema binario acceso o spento, qui c’e’ tutta una regolazione della potenza del compressore gestita da un microprocessore. Quando la temperatura si avvicina a quella impostata, la potenza del condizionatore scende riducendo i giri del compressore. In questo modo, con un piccolo sforzo, si riesce a mantenere la temperatura sempre intorno, con piccole fluttuazioni, al valore impostato.

Molto spesso, leggete che gli inverter sono migliori, garantiscono un notevole risparmio energetico, ecc. A costo di andare contro corrente, sostengo invece che questo non e’ sempre vero. Mi spiego meglio. Se avete intenzione di tenere acceso il condizionatore per diverese ore, allora il sistema inverter vi garantisce un consumo minimo, arrivati intorno al valore desiderato. Al contrario, un ON/OFF quando parte, parte sempre a pieno regime. Se pero’ avete intenzione di tenere acceso il condizionatore per poco tempo, perche’ volete accenderlo solo in determinati momenti della giornata o per un paio d’ore mentre vi addormentate, allora il sistema inverter funzionerebbe, dal momento che prendiamo tutto l’intervallo necessario ad abbassare la temperatura, esattamente come un ON/OFF, cioe’ sempre a pieno regime. In questo caso, il consumo sara’ esattamente lo stesso e non riuscirete assolutamente a rientrare della maggiore spesa necessaria all’acquisto di un inverter.

Un commerciante onesto dovrebbe sempre chiedere il funzionamento richiesto al condizionatore e consigliare la migliore soluzione.

Detto questo, andiamo invece ai BTU/h, cioe’ questa arcana unita’ di misura con cui vengono classificati i condizionatori.

BTU sta per British Thermal Unit ed e’ un’unita’ di misura anglosassone dell’energia. Come viene definita? 1 BTU e’ la quantita’ di calore necessaria per alzare la temperatura di una libbra di acqua da 39F a 40F, cioe’ da 3.8 a 4.4 gradi centigradi. Come capite anche dalla definizione, e’ un’unita’ di misura del lavoro, che nel Sistema Internazionale e’ il Joule, che utilizza solo unita’ anglosassoni.

Perche’ si utilizza?

In primis, per motivi storici, poi perche’, per sua stessa definizione, indica proprio il calore necessario per aumentare, o diminuire, la teperatura di un volume di un fluido, in questo caso acqua.

Bene, ora pero’ sui condizionatori abbiamo i BTU/h. Questa indica semplicemente la quantita’ di BTU richiesti in un’ora di esercizio. Possiamo convertire i BTU/h in Watt dal momento che un lavoro diviso l’unita’ di tempo e’ proprio la definizione di potenza. In questo caso:

3412 BTU/h –> 1KW

A questo punto, abbiamo qualcosa di manipolabile e che e’ simile all’analisi fatta parlando degli altri elettrodomestici.

Compriamo un condizionatore da 10000 BTU/h e questo equivale ad un sistema da 2.9KW. Quanto ci costa tenerlo acceso un’ora? In termini di bolletta, in un’ora consumiamo 2.9KWh. Se assumiamo, come visto nel precedente articolo, un costo al KWh di 0.20 euro, per tenere acceso questo sistema servono 0.58 euro/h.

0.58 euro/h? Significa 6 euro per tenerlo acceso 10 ore. In un bimestre estivo, questo significherebbe 360 euro sulla bolletta?

Questo e’ l’errore fondamentale che spesso viene fatto. Il valore in KWh calcolato e’ in realta’ quello necessario per rinfrescare, o riscaldare se abbiamo la pompa di calore, il nostro ambiente. Quando comprate un condizionatore, c’e’ anche un ‘altro numero che dovete controllare, il cosiddetto EER, cioe’ l’Energy efficiency ratio. Questo parametro indica semplicemente l’efficienza elettrica del sistema quando questo lavora in raffreddamento. Analogamente, per i condizionatori con pompa di calore, trovate anche un indice COP che invece rappresenta il rendimento quando si opera in riscaldamento.

Detto proprio in termini semplici, quando assorbite 1 KWh dalla rete, il condizionatore rende una quantita’ pari a 1KWh moltiplicato per il EER. Facciamo un esempio. Valori tipici di EER sono compresi tra 3 e 5. Se supponiamo di comprare un condizionatore con EER pari a 4, per ogni KWh assorbito dalla rete, il sistema ne fornisce 4 sotto forma di energia frigorifera.

Se adesso riprendiamo il calcolo di prima, dai valori inseriti, se il nostro condizionatore ha un EER pari a 4, per tenerlo acceso un’ora spenderemo:

0.58/4 = 0.15 euro

Se confrontiamo questi valori con quelli degli altri elettrodomestici visti nell’articolo precedente, ci rendiamo conto che il condizionatore e’ un sistema che “consuma” molta energia.

Ultima considerazione, fino a questo punto abbiamo parlato di BTU/h, prendendo un numero a caso di 10000. In commercio trovate sistemi con valori tra 5000 e 30000, o anche piu’, BTU/h. Volete rinfrescare una camera, che condizionatore dovete prendere?

In realta’, la risposta a questa domanda non e’ affatto semplice. Come potete immaginare, la potenza del sistema che dovete prendere dipende prima di tutto dalla cubatura dell’ambiente, ma ache da parametri specifici che possono variare molto il risultato: superficie vetrata ed esposizione, superficie di muro ed esposizione, eventuale coibentazione della stanza, se ci sono appartamenti sopra e sotto, se siete sotto tetto, ecc.

Giusto per fornire dei valori a spanne, potete far riferimento a questa tabella:

LOCALE DA CLIMATIZZARE (m²)

POTENZA NOMINALE RICHIESTA (BTU)

da 0 a 10

5000

da 10 a 15

7000

da 15 a 25

9000

da 25 a 40

12000

da 40 a 50

15000

da 50 a 60

18000

da 60 a 80

21000

da 80 a 100

24500

da 100 a 130

35000

da 130 a 160

43000

da 160 a 180

48000

da 180 a 200

65000

Come vedete, in linea di principio, per rinfrescare con un salto termico accettabile una stanza da 20 m^2, vi basta un sistema da 9000 BTU/h.

Concludendo, prima di acquistare un condizionatore, si devono sempre valutare le caratteristiche richieste dall’utilizzo che vogliamo farne e dall’ambiente in cui vogliamo utilizzarlo. Detto questo, i parametri specifici del sistema, possono far variare notevolmente il consumo effettivo del condizionatore, influendo in modo significativo sulla bolletta che poi andremo a pagare.

 

”Psicosi 2012. Le risposte della scienza”, un libro di divulgazione della scienza accessibile a tutti e scritto per tutti. Matteo Martini, Armando Curcio Editore.

Il led rosso dello standby …

19 Mar

Anche se il titolo del post puo’ sembrare alquanto strano, vorrei semplicemente fare una riflessione in questo articolo. In particolare, vorrei concentrarmi su quella miriade di piccoli LED che abbiamo nei nostri dispositivi elettronici e che segnalano lo stato di standby o anche di accensione passando dal rosso al verde.

Perche’ faccio questa considerazione?

Riflettiamo un attimo su una cosa. In casa, tutti noi, abbiamo diversi dispositivi elettronici. Ognuno di questi ha molto spesso un led che segnala il suo stato e che rimane costantemente acceso. Sicuramente, il piu’ famoso di questi e’ quello del televisore.

Bene, prima di tutto, anche se sembrera’ incredibile, c’e’ ancora chi pensa che quel piccolo led di stato serva per scopi diversi da quelli che vogliono farci credere.

Non scherzo se dico che in rete c’e’ ancora chi cerca di convincere le persone che quel led sia usato da “non si sa chi” per spiare all’interno delle nostre case. In questi racconti fantascientifici, la lucetta sarebbe utilizzata per una sorta di “grande fratello” gestito da oscuri poteri interessati a studiarci e a capire le nostre abitudini. Ovviamente, si tratta di fantasie senza senso e anche abbastanza datate. Ero bambino io quando si raccontava questa storia e per spaventarci ci invitavano a spegnere sempre l’interrutore della TV per evitare di far sapere quello che facevamo ogni istante.

led-stand-by

Oltre alla funzione spia, c’e’ anche chi pensa che in realta’ quel led sia una pericolosa arma. Mi viene quasi da ridere pensandoci, ma ci sono siti veramente convinti che la luce emani potenti radizioni in grado di danneggiare le nostre funzioni cerebrali mediante onde elettromagnetiche. Ora, smentire queste voci e’ abbastanza semplice. Mantenendo un profilo scientifico, basta pensare a quanti led, display e lucine varie abbiamo dentro casa. In questo senso, un qualsiasi dispositivo illuminato sarebbe in grado di danneggiare il nostro cervello o di inquinare elettromagneticamente l’ambiente in cui viviamo. Anche in questo caso, si tratta di teorie assurde e che in realta’ nascondo il vero inquinamento elettromagnetico in cui siamo costantemente immersi.

Detto questo pero’, torniamo al vero senso dell’articolo. Quello che mi sono chiesto e’: quanto consuma quel piccolo led che tutti abbiamo in casa?

Se ci pensate, in diversi post:

Elezioni, promesse verdi e protocollo di Kyoto

Il futuro verde comincia da Masdar

Energia solare nel deserto

Pannelli, pannelli e pannelli

abbiamo parlato di energie rinnovabili, di consumo energetico, di citta’ ad impatto zero. Tutte le volte ci siamo soffermati a parlare di quanto sarebbe bello sfruttare le rinnovabili per produrre energia e di quanto consumista e’ divenuta la nostra societa’.

Bene, a cosa serve quel piccolo led? Assolutamente a nulla o meglio, non serve a niente nel momento in cui non vogliamo utilizzare quel particolare apparecchio che e’ in standby in attesa che prima o poi qualcuno gli dia un comando e che possa iniziare a funzionare.

Proviamo dunque a fare un calcolino della serva per cercare di capire quanto quella lucetta incide sul nostro consumo energetico.

Cercando in rete, si trovano numeri completamente diversi e utenti, specialmente sui forum, pronti ad insultarsi per portare avanti un dato piuttosto che un altro. Perche’ avviene questo? In realta’ il motivo e’ molto semplice. Da un lato ci sono gli ambientalisti che vogliono sostenere gli enormi consumi spalmati in un anno di questi led, dall’altro ci sono gli altri che invece sostengono l’impatto nullo nel consumo totale di una famiglia tipo.

Dov’e’ la verita’?

Per poter rispondere a questa domanda, proviamo da soli a fare qualche calcolo.

Quel piccolo led richiede, in media, per poter funzionare, una corrente di 20mAh. Lavorando ad una tensione, sempre considerando valori medi, di circa 2V, il consumo che si ottiene e’ di 40mWh, cioe’ 40 millesimi di Wattora. Utilizziamo il wattora, cioe’ l’energia richiesta per fornire una potenza di 1 W in un’ora, proprio per avere un raffronto diretto con i nostri consumi. Se prendete una bolletta della luce, i consumi vengono conteggiati (e contabilizzati) appunto in questa unita’ di misura.

40mWh e’ un valore molto molto basso ed e’ su questo che molti giocano mostrando il contributo completamente nullo di questo consumo. In realta’, disponendo di un misuratore di potenze, ci si accorge che il consumo del led del televisore e’ molto superiore a questo valore. Perche’? Per quanto inutile, il led non e’ li per bellezza ma indica lo stato di standby del televisore, cioe’ l’elettrodomestico e’ spento ma pronto a ricevere in un qualsiasi momento un segnale dal telecomando. Cosa significa? Con l’apparecchio in standby, non viene alimentato solo il led, ma anche altri circuiti come, ad esempio, il ricevitore, una parte della scheda madre, circuiti secondari, ecc. Tutti “pezzi” che assorbono dalla rete e che sono alimentati.

In questo senso, il consumo di un televisore in stand-by puo’ benissimo arrivare anche a 3Wh, cioe’ circa 100 volte di piu’ di quanto calcolato con il singolo led. Ovviamente questo valore dipende da molti fattori: tipologia della TV, anno di costruzione, produttore, ecc. Dati importanti ma che possono far variare di poco il valore del consumo. Volendo fare un conto di massima, non ci preoccupiamo di questo e andiamo avanti.

Ora, se pensiamo ad una TV accesa 3 ore al giorno, per altre 21 l’apparecchio e’ in stand-by. Quanto consuma: 3Wh x 21 ore x 365 giorni in un anno, fanno la bellezza di 23KWh, cioe’ 23000 W.

In bolletta paghiamo qualcosa come 0.3 euro/KWh, dunque per un televisore in standby 21 ore al giorno stiamo pagando 5,75 euro all’anno.

Nemmeno 6 euro all’anno? Tutto questo calcolo per cosi’ poco?

Facciamo una riflessione. La TV, il pc fisso, il portatile, la stampante, ecc, ognuno di questi elettrodomestici ha il suo led. Se abbiamo 10 dispositivi di questo tipo, stiamo regalando al fornitore circa 60 euro all’anno consumati per non fare nulla.

Ancora non vi basta? Quanti televisori, rimaniamo in questo esempio, ci sono in Italia? Da una stima grossolana possiamo supporre circa 30 milioni. 30 milioni per 5,75 euro fanno circa 170 milioni di euro! Per fare cosa? Sempre per tenere accesa una lucina.

Ora, tralasciando i sensazionalismi, questi valori possono anche sembrare irrisori per la singola famiglia, ma pensiamo al numero di televisori in Italia e al consumo annuo che abbiamo calcolato. Perche’ dobbiamo “buttare” tutta questa energia senza uno scopo? Allarghiamo il discorso al mondo intero. Quanti elettrodomestici ci sono?

Il mio discorso non vuole essere ne ambientalista ne tranquillizzatore a tutti i costi. Semplicemente la domanda e’: perche’ dobbiamo sprecare tutta questa energia quando poi siamo pronti a parlare di rinnovabili, di futuro energetico o di inquinamento?

Ovviamente, potremmo stare a disquisire ore sulla correttezza dei dati utilizzati, sulla sovrastima o sottostima dei numeri. Discorsi da cui non se ne esce, ma la cosa importante e’ che gli ordini di grandezza in gioco sono proprio questi.

Non per fare un discorso banale, ma e’ giusto pensare al futuro energetico del nostro mondo, ma e’ altresi’ giusto pensare anche a non sprecare l’energia di cui si dispone. Questi due concetti devono sempre andare di pari passo. Ognuno di noi, nel suo piccolo, deve contribuire come meglio puo’. Parliamo tanto di risparmio energetico, bene iniziamo dalle piccole cose ognuno di noi facendo del suo meglio.

 

Psicosi 2012. Le risposte della scienza”, un libro di divulgazione della scienza accessibile a tutti e scritto per tutti. Matteo Martini, Armando Curcio Editore.