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Sistema Solare: previsioni meteo

3 Feb

Negli ultimi mesi del 2012, la sonda Cassini della NASA ha osservato un evento davvero eccezionale nel nostro Sistema Solare. Grazie alle telecamere ad infrarossi, e’ stato possibile notare un’enorme tempesta in corso su Saturno. L’evento mostra caratteri di eccezionalita’, proprio per la sua estensione. Solo per darvi un’idea, la tempesta, sviluppata nell’alta atmosfera dell’emisfero nord del pianeta, ha praticamente circondato Saturno tanto che l’inizio e la fine della perturbazione si sono unite.

Questa e’ una foto della tempesta:

Una foto della tempesta su Saturno

Una foto della tempesta su Saturno

Perche’ ne stiamo parlando solo ora?

Su molti siti internet, questa notizia, inizialmente passata un po’ in sordina, ha riscosso molto successo nelle ultime settimane dal momento che la formazione di questa tempesta e’ stata messa in relazione, indovinate con cosa? Ovviamente con il misterioso “pianeta X”!

Secondo queste fonti, le perturbazioni gravitazionali offerte dal movimento di Nibiru all’interno del nostro Sistema Solare, avrebbero modificato gli equilibri secolari su Saturno innescando appunto la formazione della tempesta. L’evidenza mostrata dalla sonda Cassini, sarebbe dunque una prova scientifica inconfutabile della presenza del pianeta X nel Sistema Solare.

Cosa c’e’ di vero in tutto questo? La notizia della tempesta e’ reale, ma ovviamente la spiegazione che trovate su alcuni siti internet e’ completamente assurda.

Andiamo con ordine e cerchiamo di capire meglio cosa sta succedendo su Saturno.

In realta’, e’ sbagliato dire cosa sta succedendo, ma sarebbe meglio dire cosa e’ successo. L’enorme tempesta sarebbe stata attiva tra il 2010 ed il 2012, ma ancora oggi sono visibili i suoi effetti sul pianeta.

Come si e’ formata la tempesta? Negli ultimi anni, a causa delle fluttuazioni normali nel sistema solare, la temperatura media dei pianeti si e’ innalzata di qualche grado. Su Saturno, lo scontro tra due masse d’aria piu’ calde nell’atmosfera ha appunto innescato la tempesta in esame. Queste masse d’aria molto probabilmente avevano una temperatura di decine di gradi maggiore rispetto al resto dell’atmosfera e, appunto questi gradienti termici, hanno dato energia alla perturbazione.

Nonostante le notevoli dimensioni della tempesta, eventi di questo tipo non sono affatto inusuali su Saturno. Anche se, come detto in precedenza, si tratta di un evento di notevoli dimensioni, la formazione di tempeste di questo tipo avviene in media una volta ogni 30 anni, cioe’ l’equivalente di un anno su Saturno.

Partendo dall’innalzamento medio delle temperature dei pianeti del Sistema Solare, su molti siti e’ in atto una speculazione per far credere che un evento di questo tipo potrebbe verificarsi anche sulla nostra Terra. Secondo queste fonti infatti, anche sulla Terra sarebbe in corso un impennata delle temperature ed un aumento della pericolosita’ e della grandezza delle tempeste.

La macchia rossa di Giove

La macchia rossa di Giove

Ora, premettendo che questi siti in un articolo parlano di innalzamento delle temperature e in quello successivo dell’inizio di una nuova era glaciale, queste considerazioni lasciano il tempo che trovano. Tempeste di questo tipo non sono possibili sul nostro pianeta, ed il motivo e’ da ricercarsi nella morfologia della Terra. Su Saturno infatti la tempesta ha potuto estendersi non incontrando ostacoli come montagne e mari. Sulla Terra, le continue variazioni del terreno necessariamente contribuiscono a far perdere energia ad una tempesta che quindi non potra’ mai raggiungere estensioni come quelle osservate su Saturno.

A riprova di questo, anche su Giove, ulteriore pianeta gassoso, e’ in corso da sempre una notevole perturbazione e spesso se ne sente parlare come la “grande macchia rossa”. Anche se questa tempesta, presente da almeno 300 anni sul pianeta, ha dimensioni minori di quella che si e’ formata su Saturno, parliamo sempre di un’estensione di 15000×24000 Km, tale da contenere 3-4 volte la nostra Terra.

Capite dunque l’assurdita’ nel chiamare in causa il pianeta X per la formazione della tempesta su Saturno, ma anche, considerando la macchia rossa di Giove, etichettare come eccezionale quest’ultimo evento osservato.

 

 

Psicosi 2012. Le risposte della scienza”, un libro di divulgazione della scienza accessibile a tutti e scritto per tutti. Matteo Martini, Armando Curcio Editore.

Onde di schiuma nel Queensland

29 Gen

Ogni tanto ci piace tornare a parlare di fenomeni naturali molto strani che avvengono nel mondo, e che spesso offrono spunti molto appetibili per tanti siti catastrofisti o complottisti.

Questa volta, vorrei parlare di un fenomeno molto particolare avvenuto in Australia, e precisamente nel Queensland, dove un’enorme quantita’ di schiuma e’ arrivata dal mare invadendo completamente la citta’ di Mooloolaba. Per darvi un’idea della portata del fenomeno, vi mostro una foto trovata su web:

La schiuma che ha invaso l'Australia negli ultimi giorni

La schiuma che ha invaso l’Australia negli ultimi giorni

Intere zone della citta’ sono state invase da milioni di metri cubi di una densa schiuma che ha causato anche non pochi danni alla circolazione e alla sicurezza delle persone.

Come potete facilmente immaginare, su molti siti si e’ preso spunto da questo accaduto per tornare a parlare di fine del mondo o anche di un fenomeno causato dalle scie chimiche, da Haarp o da qualche altro marchingegno che la scienza starebbe sperimentando per avvelenarci.

Solo per completezza, vi dico subito che sulle decine di siti che ho visto, nessuno di questi riportava la causa di questo strano fenomeno, escluse ovviamente le solite ipotesi dette prima, ma solo la solita frase “gli esperti brancolano nel buio” sottolineando che fenomeni di questo tipo sono del tutto nuovi e mai verificati.

Cerchiamo dunque di fare chiarezza e di capire meglio.

Informazione nota, e piu’ o meno riportata da tutti i siti, e’ che solo pochi giorni prima, nelle stesse zone, era passato l’uragano Oswald. Questo potrebbe essere un buon inizio di discussione, ma personalmente non lo vedrei come l’unica causa di questo fenomeno ambietnale. Per quanto l’uragano possa aver causato forti venti, e questi agitato le acque della costa, non credo che centrifugando l’acqua del mare riuscirete mai ad ottenere una schiuma cosi’ compatta.

Dimenticavo, vorrei aggiungere anche un’altra foto da discutere insieme:

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Come vedete e’ solo un’altra immagine in cui si vede la stessa schiuma che invade le strade della citta’. C’e’ solo una differenza fondamentale che ho omesso appositamente di dire, questa seconda foto non e’ stata scattata nel Queensland pochi giorni fa, ma nel 2011 a Blackpool in Inghilterra. Per dirla tutta, questo fenomeno si ripete in Inghilterra circa una volta all’anno.

Dunque? Questa rapida considerazione, ci consente subito di smentire categoricamente l’affermazione che fenomeni di questo tipo non si sarebbero mai verificati in passato.

Per quanto riguarda invece la causa el fenomeno, vi racconto l’evoluzione delle considerazioni scientifiche avvenute per i fenomeni inglesi.

Per prima cosa, si parlo’ di una schiuma prodotta dalla decomposizione di un’alga. La cosa che pero’ non convinse da subito fu che non erano conosciute alghe in grado di provocare fenomeni cosi intensi durante la loro decomposizione. Inoltre, a parte un leggero grado di oleosita’, la sciuma non presentava odori particolari. Anche le analisi fatte dagli esperti, non hanno mostrato in nessun caso alcun grado di tossicita’ della schiuma, e questo e’ vero sia per il caso inglese che per quello australiano.

Cerchiamo di ragionare un attimo sull’ipotesi alga. Come detto, in Inghilterra questo e’ un fenomeno che avviene con una certa ricorrenza, ma in australia non si era mai verificato prima. Se la schiuma fosse provocata da un alga, allora sarebbe da chiedersi che cosa avrebbe spinto questa particolare alga ad invadere una zona di mare in cui non era presente prima. Capite bene che se questa ipotesi fosse verificata, allora si dovrebbe aprire una discussione ben piu’ grande sulla modificazione del clima, sulla variazione delle correnti marine o anche sull’inquinamento di zone di mare sempre maggiori.

Premesso che tutti questi problemi esistono indipendentemente dalle alghe o meno, la schiuma non e’ assolutamente prodotta dalla decomposizione di questi organismi.

La vera causa e’ da ricercarsi nei solventi utilizzati dalle petroliere e dalle piattaforme petrolifere per pulire le cisterne. Questa operazione viene in genere fatta leggermente a largo utilizzando solventi chimici non dannosi per l’ambiente. In particolare, questi solventi sono piu’ leggeri dell’acqua marina, per cui formano un sottile strato superficiale che viene poi naturalmente disperso dalle correnti. Solo per chiarezza, ci stiamo riferendo ad operazioni consentite e che utilizzano solventi completamente biodegradabili e assolutamente non nocivi per l’ambiente marino.

Ora, se per qualche motivo, la zona in cui si forma questo strato di solventi e’ interessata da un forte vento, il rimescolamento delle acque puo’ portare alla formazione di questa notevole e persistente schiuma. Questa spiegazione bene si sposa sia agli eventi inglesi che al caso australiano. Nel primo caso, le coste in questione sono da sempre interessate da un forte vento proveniente dal mare verso la costa, mentre in Australia, come detto prima, nei giorni precedenti, l’uragano Oswald aveva provocato fortissimi venti in tutta la zona.

Questa e’ la vera causa della formazione della schiuma che abbiamo visto. Come anticipato, e come confermato dalle analisi chimiche-batteriologiche effettuate, la schiuma e’ assolutamente non tossica cosi’ come i solventi che la provocano.

Concludendo, siamo in presenza di un fenomeno non del tutto naturale perche’ causato in parte dall’uomo, ma assolutamente non pericoloso e non dannoso. Inutile quindi sottolineare la totale estraneita’ di questi avvenimenti con le solite ipotesi complottiste tanto care a molte persone.

 

 

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Le previsioni del tempo

20 Gen

Molto spesso mi viene chiesto come sono fatte le previsioni del tempo. In questi ultimi giorni poi, l’argomento e’ molto di moda anche grazie ai continui annunci di copiose nevicate, ad esempio su Roma, che pero’ ancora non si sono viste.

Cerchiamo di fare un po’ di ordine ma soprattutto di capire quale e quanto lavoro c’e’ dietro quelle previsioni fatte a 1, 2, 3 giorni o, a volte, anche a mesi di distanza.

Al giorno d’oggi, le previsioni del tempo si basano su equazioni numeriche in grado di descrivere i complessi movimenti delle masse d’aria nel mondo, ma soprattutto nell’evoluzione temporale di questi parametri. In soldoni, la fisica vi descrive il movimento di queste masse d’aria e, misurando i parametri in questo momento, viene costruita una simulazione che cerca di fornire la situazione che si avra’ a distanza di tempo.

Meteo

Fate subito attenzione ad una cosa. Come detto, vengono presi i parametri atmosferci ad un certo istante e da questi viene costruita la modellizzazione nel tempo del meteo. Capite subito che tanto piu’ vicina sara’ la previsione richiesta, tanto piu’ affidabile sara’ il risultato fornito.

Per capire questo fondamentale limite, vi faccio un esempio molto facile. Immaginate di vedere una persona che cammina per strada e di voler simulare come cambiera’ nel tempo la sua posizione. L’istante iniziale e’ quello in cui osservate la persona. Ora, immaginando di vedere la persona che sta camminando con una certa velocita’ in una direzione potete dire, senza continuare a guardarla, che dopo 10 secondi sara’ arrivata in quest’altra posizione, dopo 20 secondi in quest’altra, e cosi’ via. Dove sara’ la persona dopo 3 ore? Assolutamente non siete in grado di dare questa risposta perche’ il vostro modello, basato solo sull’osservazione della direzione della persona ad un certo istante, non riesce a rispondere a questa domanda (la persona potrebbe essersi fermata, essere arrivata ad un bivio, potrebbe essere tornata indietro, ecc).

Le previsioni del tempo funzionano piu’ o meno in questo modo. I modelli ovviamente sono molto complessi dal momento che devono descrivere il movimento nel tempo delle enormi masse d’aria circolanti sul nostro pianeta.

La raccolta dei dati per le previsioni atmosferiche viene fatta utilizzando stazioni a terra, palloni sonda e satelliti metereologici. Le informazioni raccolte vengono poi inviate ed analizzate mediante potenti supercomputer in grado non di risolvere le equazioni del modello, ma di dare la risposta piu’ probabile, cioe’ la situazione del tempo ad una certa data.

A questo punto la domanda e’: quali sono i parametri che vengono misurati e perche’ le previsioni a volte sbagliano?

Mentre la prima risposta e’ abbastanza semplice ed intuibile per tutti, la seconda e’ una domanda un po’ piu’ complessa e che merita qualche considerazione aggiuntiva.

Riguardo ai parametri, come potete facilmente immaginare, si tratta di osservare le nuvole, la quantita’ di precipitazioni nel mondo, i gradienti di temperatura e pressione lungo l’atmosfera, i venti ma soprattutto di modellizzare i fenomeni meteorologici dal punto di vista fisico. Se due masse d’aria di temperatura diversa si scontrano, con quale probabilita’ si formeranno nuvole cariche di pioggia? Come vedete, in questo senso, il comportamento in atmosfera, e dunque la fisica, deve essere coniugato con i parametri osservati sul campo.

Partiamo dunque proprio dalla misure sul campo per capire l’affidabilita’ delle previsioni.

Prima di tutto, le osservazioni si basano su una griglia di misura che non copre in maniera adeguata tutta la superficie terrestre. Mentre i satelliti possono osservare praticamente tutto il mondo, le sonde in atmosfera, che forniscono i parametri ambientali, lasciano ampie aree scoperte. Con questo si intende che alcune zone della Terra non sono affatto sfiorate dalle misure. Dovendo trattare un sistema complesso come l’atmosfera, avere delle aree scoperte rappresenta sicuramente un limite. Inolre, l’atmosfera cambia i suoi parametri molto rapidamente, mentre per le previsioni i dati vengono letti ad intervalli regolari e, quindi, non con continuita’.

Sempre sulla stessa scia della griglia dei parametri, ad oggi ancora non e’ del tutto chiaro come la temperatura superficiale delle acque, cioe’ degli oceani, possa influire sul meteo. Come e’ facile immaginare, negli oceani possono essere presenti correnti a temperatura diversa ma e’ impensabile misurare in ogni punto dell’oceano la temperatura superficiale. A riprova di questo, basti pensare, ad esempio, al fenomeno del Nino o della Nina.

Ad oggi, l’affidabilita’ di una previsione a 24 ore e’ circa del 90%, mentre diviene dell’80% a distanza di 3 giorni. Questa stima scende rapidamente al 50% calcolando invece le previsioni ad una settimana. Praticamente, e’ come lanciare una monetina. Visti questi numeri, capite immediatamente come sia assurdo dare previsioni a 2 settimane, oppure sentir parlare ora di come sara’ il tempo quest’estate. Previsioni di questo tipo sono per scopi puramente commerciali e niente hanno a che vedere con la scienza.

Molto spesso, mi viene fatto l’esempio delle previsioni in formula 1. In un gran premio, se dicono che dopo 5 minuti iniziera’ a piovere, potete essere sicuri che accadra’. Perche’? Prima di tutto, si tratta di previsioni a brevissima scadenza, massimo a 30 minuti. Inoltre, si tratta di previsioni fatte in una zona ben precisa e circoscritta che riguarda l’area del circuito. In questo senso, l’attendibilita’ delle previsioni date arriva quasi a sfiorare il 100%.

A questo punto pero’ vorrei spezzare una lancia in favore della meteorologia per farvi capire le difficolta’ reali nell’elaborazione dei dati.

Credo che quasi tutti conoscano il cosiddetto “Effetto Farfalla”: Il battito di ali di una farfalla in Europa puo’ provocare un uragano negli Stati Uniti. Spesso viene raccontato utilizzando luoghi diversi, ma il senso e’ sempre lo stesso: basta un avvenimento minimo per cambiare irreparabilmente il futuro di qualcosa.

Da dove nasce l’effetto farfalla? Forse non tutti sanno che venne formulato proprio parlando di meteorologia.

Il supercomputer ENIAC del 1947

Il supercomputer ENIAC del 1947

Il primo che provo’ a calcolare previsioni meteo in maniera scientifica fu John Von Neumann utilizzando il piu’ potente Super Computer disponibile nel 1950, l’ENIAC. Si tratto’ del quarto computer realizzato nella storia ed in grado di fare calcoli che farebbero ridere un’odierna calcolatrice tascabile. Pensate che durante la cerimonia di inaugurazione, l’ENIAC lascio’ tutti a bocca aperta perche’ calcolo’ in un secondo il risultato di 97367 elevato alla 5000 causando un blackout in una vasta zona di Filadelfia. L’utilizzo principale di questo computer era per il calcolo balistico nel lancio dei missili, ma venne poi utilizzato anche per altri scopi, tra cui per le previsioni del tempo da Von Neumann.

Per darvi un’idea, dati i valori in ingresso, l’ENIAC era in grado di fornire in 24 ore, la previsione per le prossime 24 ore. Capite dunque l’inutilita’ di queste previsioni, arrivato il risultato bastava aprire la finestra per verificarlo, ma servi’ per spianare la strada ai moderni calcoli.

Cosa c’entrano l’ENIAC, Von Naumann e l’effetto farfalla con l’affidabilita’ delle previsioni del tempo?

Dalle previsioni di Von Neumann con l’ENIAC si evidenzio’ come modificando i parametri in ingresso di una quantita’ piccola a piacere, il risultato a distanza di 24 ore, poteva essere radicalmente diverso. Questo risultato venne poi ripreso da Lorenz che fu il primo a formulare l’effetto farfalla cosi’ come lo conosciamo oggi.

Analizzando questi risultati, capite bene quali siano le difficolta’ delle previsioni del tempo. Abbiamo a disposizione dati spesso incompleti, i parametri atmosferici possono cambiare repentinamente modificando completamente la situazione, una minima variazione dei parametri atmosferici puo’ cambiare radicalmente il risultato della previsione anche a breve termine.

Concludendo, la meterologia e’ una scienza molto complessa e non facilmente parametrizzabile mediante funzioni matematiche. Questo limite delle simulazioni e’ esattamente lo stesso di cui abbiamo parlato analizzando il calcolo della rotta di un asteroide. Anche in questo caso, una minima variazione delle condizioni al contorno del nostro problema possono modificare completamente il risultato. Proprio per questo motivo, in astrofisica cosi’ come in meteorologia e’ importante misurare in continuazione i dati ambientali.

Detto questo, se le previsioni a 2 settimane risultano sbagliate, la colpa e’ anche nostra che pretendiamo di avere qualcosa di non calcolabile. Se le previsioni ad un giorno sono sbagliate, pensate che forse c’e’ stata qualche farfalla di troppo.

 

 

 

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2012, la NASA non smentisce?

1 Dic

Riguardo al 2012, solo poche settimane fa la NASA, spinta dalle continue richieste di chiarimenti e dalle centinaia di messaggi ricevuti tutti i giorni, aveva deciso di pubblicare un video di smentita sulle profezie. Di questo avevamo parlato in questo post:

La NASA torna a parlare di Nibiru

Successivamente pero’, era scoppiato il caso dell’asteroide Nibiru, apparentemente pubblicato dalla CNN, e su cui ci siamo occupati in modo molto intenso:

– E alla fine Nibiru e’ un asteroide

– Aggiornamento sull’asteroide Nibiru

Asteroide Nibiru: considerazioni scientifiche

Come abbiamo visto in queste discussioni, la notizia non e’ affatto stata pubblicata dalla CNN. Ovviamente questo non ha impedito che l’ipotesi di un impatto facesse il giro del mondo, arrivando anche su Tg nazionali.

Nonostante le oggettive smentite scientifiche che e’ possibile fare su un evento del genere, in rete ancora oggi si continua a parlare, anche se con intensita’ molto minore, di questo ipotetico asteroide.

Sulla base di cosa ancora si parla di un asteroide Nibiru? Secondo molti siti internet, il fatto che la NASA non smentisca ufficialmente questa notizia, e’ sinonimo del fatto che forse qualcosa di vero ci potrebbe essere. La frase tipica che leggete su internet e’: “la NASA non conferma e non smentisce”.

Come abbiamo fatto notare nei post precedenti, la NASA non puo’ smentire ogni volta ogni notizia inventata che viene pubblicata su web. Se facesse questo, ci vorrebbe un ufficio apposito per la smentita delle profezie del 2012.

Nonostante questo lecito ragionamento, dopo il bombardamento mediatico subito dall’agenzia sempre su questi temi, la NASA ha deciso di tornare sull’argomento, ovviamente per smentire nuovamente le teorie catastrofiste sul 2012.

Questa volta, si e’ decisa una via diversa dal semplice video. La NASA ha organizzato un cosiddetto Hangout su Google+ in cui hanno partecipato diversi scienziati sia della NASA che del mondo accademico americano. In questa discussione si sono affrontati moltissimi temi diversi e su cui ciascun esperto del settore ha potuto dire la sua.

Prima di tutto vi riporto il video:

Il video e’ un po’ lungo, circa 50 minuti, ma se non avete problemi con l’inglese vi consiglio vivamente di vederlo.

Vediamo in soldoni cosa viene detto in questa videochat.

Prima di tutto, una nostra vecchia conoscenza, David Morrison, lo stesso del precedente video smentita della NASA, ci tiene a precisare che “non c’e’ nulla di vero sull’asteroide Nibiru”.

A questo punto, credo che i tanti siti che si ostinavano a dire “la NASA non conferma e non smentisce”, dovranno trovare un nuovo slogan.

Morrison fa anche una riflessione che molte volte abbiamo condiviso anche su queste pagine. Parlando del 2012 dice “Mentre per alcuni si tratta di uno scherzo e per altri di un mistero, ci sono persone che sono sinceramente preoccupate. Penso che sia criminale diffondere voci e rumor su internet per spaventare i bambini”. Ovviamente i bambini sono utilizzati come metafora.

Solo pochi giorni fa abbiamo parlato di quanto accaduto a Genova causato proprio dalla paura della fine del mondo:

L’importanza di uno scoop

Nell’hangout si e’ parlato anche di Sole. Come abbiamo visto in questi post:

– Nuova minaccia il 22 settembre

– Come seguire il ciclo solare

il ciclo solare e’ uno degli argomenti piu’ citati riguardo al 2012.

A proposito, l’eliofisica della NASA Lika Guhathakurta ha affermato che il Sole e’ in una fase attiva del suo ciclo. Come sappiamo bene, il massimo dell’attivita’ e’ infatti atteso per la primavera del prossimo anno. Proprio riguardo a questo massimo, confermando quanto detto su questo blog piu’ volte, l’eliofisica ha detto “gli scienziati concordano sul fatto che non ci siano prove per credere che l’attuale massimo solare sia piu’ intenso di quelli passati”.

Anche su questo punto, la NASA conferma quanto stiamo dicendo ormai da mesi.

Ancora sull’asteroide Nibiru e’ intervenuto anche Don Yeoman del JPL, ribadendo che non c’e’ assolutamente nessun asteroide grande come il Texas in rotta di collisione con la Terra. Yeoman ha parlato anche di 2012 DA14, di cui noi ci siamo occupati in questi post:

– L’asteroide 2012 DA14

– Segni della fine del mondo: caduta di meteoriti

2012 DA14: c.v.d.

Lo scienziato del JPL ha confermato il passaggio per il 15 Febbraio 2013, ribadendo pero’ l’impossibilita’ di un impatto con la Terra.

Molto istruttivo anche l’intervento di Mitzi Adams del Marshall Space Flight Center: “piuttosto che di presunti pianeti X, buchi neri e tempeste solari, dovremmo preoccuparci dei catastrofici effetti del cambiamento climatico prodotto dall’uomo”.

Anche questa frase concorda in pieno con il nostro pensiero, tra l’altro ribadito solo pochi giorni fa raccontando il caso del Tornado su Taranto:

Tromba d’aria a Taranto

Concludendo, a questo punto e’ arrivata anche la tanto attesa e richiesta smentita della NASA sull’asteroide Nibiru. La videochat e’ stata un’occasione per parlare e smentire nuovamente molte delle profezie annunciate per il 21 Dicembre.

Le argomentazioni mosse dagli scienziati della NASA coincidono in pieno con quanto affermato su questo blog. Questo non e’ assolutamente un momento autocelebrativo per sostenere la correttezza delle informazioni riportate. La NASA ha parlato di scienza, qui noi parliamo di scienza. E’ ovvio dunque che le informazioni coincidano, dal momento che ci stiamo riferendo a dati reali raccolti scientificamente e, come spesso mostrato nelle varie discussioni, accessibili a tutti.

Parlare di 2012, non significa solo discutere di profezie campate in aria. Significa parlare di argomentazioni scientifiche cercando di fare chiarezza su temi molto spesso ostici per i non addetti ai lavori, mantenendo sempre un approccio divulgativo e comprensibile. Per affrontare con questo spirito tutte le profezie sul 2012, non perdete in libreria “Psicosi 2012. Le risposte della scienza”.