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Plancton nello spazio?

21 Ago

Partiamo dall’unica cosa certa che si sa al momento: tra poche ore, quello che è già diventato un caso sui siti internazionali, lo diventerà anche in Italia.

A cosa mi riferisco?

Raccontiamo prima di tutto i fatti.

Il 18 Agosto era prevista una EVA, attività extraveicolare, di circa 6 ore per i due attuali occupanti russi della Stazione Spaziale Internazionale: Olek Artemyev ed Alexander Skvortsov. Come sappiamo, si tratta di attività di routine per gli astronauti della ISS con scopi scientifici, di manutenzione o di ripristino di parti danneggiate.

Cosa è accaduto durante questa EVA? Prima di rientrare a bordo, i due cosmonauti hanno pulito quelli che vengono chiamati “illuminatori” della Stazione. In parole povere, le parti vetrate che consentono la visione all’esterno della nave. Perchè nello spazio si sporcano i vetri? Certamente si. La parte esterna della ISS è soggetta a vari fattori in grado di depositare residui sulla sua superficie: azionamento dei motori, inquinamento da agenti portati dagli astronauti, ecc. In particolare, l’attività di pulizia è stata fatta nel segmento di competenza russo, uno dei tronconi che compongono attualmente la Stazione.

Una volta rientrati all’interno, si sono analizzati i tessuti utilizzati per la pulizia. Oltre a quanto atteso, i due astronauti, che hanno analizzato con strumentazione adeguata le stoffe, hanno rinvenuto qualcosa che avrebbe dell’incredibile. Come da titolo dell’articolo, PLANCTON. Si, avete capito bene, proprio quell’insieme di microorganismi non dotati di spina dorsale che popolano i nostri mari e che vengono trasportati dalle correnti fungendo da importante nutrimento per tantissime specie acquatiche.

Plancton nello spazio? E’ un modo di dire?

Assolutamente no. Si tratta proprio di plancton identico a quello che si troverebbe nei nostri oceani. Altra cosa che ha dell’incredibile è che questo plancton, ripeto rinvenuto all’esterno della ISS, è riuscito a sopravvivere in un ambiente non propriamente semplice: assenza di gravità, centinaia di km di altitudine, forte irraggiamento da parte del Sole, temperature estreme, ecc..

Ora, prima di tutto, perchè ho detto che le cose certe in questa notizia scarseggiano? Per carità, non fraintendetemi, non sto bollando la cosa come una bufala, anche se ho tantissimi dubbi, ma, ripeto, al momento la cosa non è assolutamente verificata.

Primo assunto: la fonte della notizia è l’agenzia di stampa russa ITAR-TASS. Parliamo di una vera agenzia di stampa, paragonabile alla nostra ANSA, quindi, in linea di massima, affidabile. In particolare, la notizia originale è questa:

ITAR-TASS, ISS plankton

Come vedete, si chiama in causa anche il comandante della missione russa sulla ISS Vladimir Solovyev, che conferma quanto riportato.

A questo punto, per curiosità, vista la portata della notizia, sono andato a vedere cosa veniva scritto dalla Roscosmos, l’agenzia spaziale russa:

Roscosmos

Purtroppo, non ho trovato una versione inglese ma se usate anche semplicemente il traduttore online, vedrete che non c’è nessun riferimento alla scoperta di plancton sulla ISS, almeno fino ad ora (22 agosto, ore 00.12). Ovviamente, ci sono un paio di news relative alla EVA in questione, alle operazioni effettuate ma, ripeto, nessun riferimento al plancton.

Non contento, ripeto la mia ricerca sul sito della NASA:

NASA

Anche qui nulla, così come su ESA e ASI.

Ora, è vero che la notizia, anche se certa, richiederebbe ulteriori verifiche per determinare che il risultato non sia dovuto a contaminazione terrestre indiretta però appare comunque strano non trovare neanche un accenno da nessuna parte. Tutti i siti che ad ora riportano la notizia lo fanno citando sempre e solo l’agenzia ITAR-TASS.

Ulteriore informazione, sul sito Space.com, la notizia viene riportata:

Space.com, plankton

e qui viene raccolta anche la dichiarazione di Dan Hout della NASA che dichiara che l’ente americano non ha ricevuto assolutamente nessuna comunicazione dall’agenzia russa riguardante la scoperta del plancton. Anche questo, ripeto, fino a questo preciso istante.

Detto questo, questa notizia mi sembra un po’, lasciatemi dire, “particolare” per come si sta diffondendo. La fonte primaria, ITAR-TASS, è autorevole ma la mancanza di comunicazioni ufficiali mi lascia interdetto.

Nelle prossime ore cercheremo ovviamente di capire se questa notizia venisse confermata e, soprattutto, quali sono le considerazioni da parte delle agenzie spaziali interessate.

Detto questo, prima di chiudere vorrei riflettere ancora su un altro aspetto. Come è finito del plancton sulla superficie esterna della Stazione Spaziale? Ovviamente, non manca chi parla già di organismi provenienti dallo spazio e che costantemente giungono anche sulla Terra. Secondo queste fonti, l’origine stessa della vita sul nostro pianeta potrebbe venire da plancton arrivato da chissà dove. Ovviamente, ipotesi del genere, lasciano un po’ il tempo che trovano.

Ipotesi invece più plausibile è che quel plancton sia così uguale a quello dei nostri oceani …. perchè è proprio lo stesso. Cosa significa? Ovviamente, che si tratta di organismi provenienti dalla Terra.

Bene, la domanda allora è: come sono finiti sulla ISS?

Prime ipotesi assolutamente poco probabili: i tessuti utilizzati per la pulizia contenevano plancton, il plancton si è depositato sul segmento russo al momento del lancio. Questo è ovviamente da escludere perchè il cosmodromo di Baikonur si trova troppo lontano dall’oceano mentre mi rifiuto di pensare alla prima ipotesi.

Secondo alcuni, il plancton potrebbe essere stato trasportato fino alla ISS grazie alle correnti ascensionali del pianeta. In parole povere, questo tipo di plancton si trova anche sulla superficie dell’oceano. Se una corrente d’aria lo cattura e sale verso l’alto, può portarlo a quote molto elevate. Personalmente, ma questa è la mia opinione, sono molto scettico all’idea che una corrente d’aria possa trasportare plancton fino a 400 km di quota, cioè all’altezza a cui viaggia la ISS.

L’ipotesi invece che potrebbe essere papabile, ripeto sempre che la notizia stessa sia confermata, è che il plancton sia stato catturato si dal vettore in partenza, ma durante il suo percorso lungo l’atmosfera più prossima a terra. Esistono infatti diverse analisi che hanno dimostrato come il plancton degli oceani, appunto catturato da correnti d’aria, sia presente fino a decine di kilometri di altitudine, non centinaia come nell’altra ipotesi analizzata. A mio avviso, ripeto, questa potrebbe essere la spiegazione più plausibile se effettivamente si confermasse questa scoperta.

A questo punto, non resta altro che attendere qualche giorno per capire l’evolversi della situazione.

 

Psicosi 2012. Le risposte della scienza”, un libro di divulgazione della scienza accessibile a tutti e scritto per tutti. Matteo Martini, Armando Curcio Editore.

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Triangolo delle Bermuda, risolto il “mistero”?

14 Mar

Un nostro caro lettore mi ha contatto privatamente per chiedere lumi circa una teoria in grado di spiegare gli incidenti avvenuti nel cosiddetto “Triangolo delle Bermuda”. Vi premetto subito che non si tratta di una di quelle teorie pseudoscientifiche che compaiono nei vari siti spazzatura di cui di sovente dobbiamo occuparci, ma di una teoria assolutamente scientifica e molto interessante.

Mappa del Triangolo delle Bermuda

Mappa del Triangolo delle Bermuda

Dal momento che non ne abbiamo mai parlato, credo sia necessario, prima di passare alla possibile spiegazione, dire qualcosa in piu’ di questo misterioso e molto citato fazzoletto di mare. Come sapete, il triangolo delle Bermuda e’ una zona di mare molto estesa, circa 1100000 Km^2, che si trova nell’Atlantico Settentrionale a largo delle coste di Porto Rico.

Cosa ha di famoso questo punto dell’oceano?

Non vi diro’ certo qualcosa di nuovo raccontando di come, negli anni, il Triangolo delle Bermude e’ divenuto famoso a causa della sparizione improvvisa di molte navi e aerei che, improvvisamente, mentre sorvolavano o si trovavano a passare sulla zona, sono misteriosamente scomparsi senza lasciare alcuna traccia. Di storie e racconti di questo tipo, tutti ne abbiamo sentito parlare, creando un’aura di mistero intorno a questo tratto di mare.

Le spiegazioni date per giustificare in qualche modo queste sparizioni sono davvero molto diversificate e, ovviamente, non possono mancare le ipotesi fantascientifiche. Per fare qualche esempio, si parla di area di volo per gli extraterrestri che non gradirebbero la presenza di esseri umani, di costruzioni risalenti ad Atlantide sul fondo dell’oceano ed in grado di creare forze sconosciute e invisibili, di fenomeno fisico naturale non compreso in grado di attirare qualsiasi cosa passi sopra la zona, di anomalie dello spazio tempo che creerebbero tunnel quantistici in grado di collegare diverse parti dell’universo e cosi’ via con una lunga serie di ipotesi piu’ o meno assurde che di volta in volta vengono riproposte da giornali, siti e, soprattutto, trasmissioni televisive che andrebbero lasciate in onda solo sovrapponendo, come si faceva una volta per i telefilm americani, le risate delle persone quando vengono mandati servizi del genere.

Ora pero’, prima di parlare di ipotesi concrete di spiegazione, credo sia utile fare il punto della situazione su questa storia per capire fino in fondo l’entita’ e il numero di questi incidenti.

Cercando in rete, trovate molto facilmente la lista degli incidenti misteriosi che sono avvenuti nel Triangolo nel corso degli anni. Quello che pero’ molti dimenticano di dire e’ che questa lista non e’ stata redatta da nessun organo ufficiale per il controllo dei mari. Cosa significa? Il mito del Triangolo delle Bermuda inizia intorno al 1950 con un articolo in cui si parlava della prima volta di misteriose sparizioni in questa zona di mare. Il boom mediatico arrivo’ poi nel 1974 con l’uscita di quello che diventera’ poi un bestseller della letteratura pseudo-scientifica, il libro “Bermuda, il triangolo maledetto”, scritto da Charles Berlitz. Per chi non lo conoscesse, Berlitz e’ proprio il fondatore della famosa scuola di lingue diffusa in tutto il mondo ed e’ autore di diversi libri sul tema della archeologia misteriosa e del complottismo piu’ spinto. Bene, l’uscita del libro di Berlitz segna l’inizio del vero e proprio mito del Triangolo delle Bermuda, libro che ha dato poi inizio a tutta una sequela di opere piu’ o meno romanzate che sono arrivate fino ai giorni nostri.

Cosa dire sul libro di Berlitz? Semplice, quella che doveva essere un’inchiesta storica con il resoconto dettagliato di tutti gli incidenti registrarti nel corso degli anni, si e’ rivelata un’enorme montatura gonfiata veramente a dismisura. Come dimostrato per la prima volta da Lawrence Kusche con il suo libro “The Bermuda Triangle Mystery: Solved” del 1975, molti degli episodi riportati nel libro di Berlitz sono inventati, gonfiati o riguardano incidenti non avvenuti nel triangolo. In particolare, Kusche che era un aviatore e istruttore di volo, parti’ con le sue ricerche dalla scomparsa di un volo commerciale ripreso da Berlitz come caso inspiegabile. Come spesso sentiamo dire, tutti gli incidenti accaduti nel Triangolo sono avvenuti in condizioni meteo perfette e senza lasciare traccia. Bene, i dati mostrati da Kusche dimostrano invece il contrario, potendo imputare la maggior parte degli incidenti, tra quelli realmente avvenuti nel Triangolo, alle avverse condizioni meteo e alle tempeste tropicali che di certo non mancano in quella zona.

Cosa significa questo?

Come potete capire, l’alone di mistero che da sempre circonda questo tratto di mare e’ solo frutto di una montatura, principalmente letteraria, avvenuta nel corso degli anni. Facendo una scrematura molto profonda, di tutti gli incidenti che trovate nei racconti, solo 3 o 4 non trovano una spiegazione immediata perche’ veramente avvenuti nella zona, in condizioni di meteo ottime ma, ovviamente, potrebbero essere dovuti a guasti improvvisi.

E’ possibile questo?

Assolutamente si. Per darvi un’idea, dalle statistiche elaborate sia dalla guardia costiera americana che dalla societa’ Lloyd’s di Londra, il numero di incidenti registrati nella zona e’ perfettamente in linea con le statistiche mondiali rapportando i numeri all’alto traffico aereo e navale che avviene nella zona. Ecco il link della USGC americana che ne parla:

USGC, Bermuda

mentre, per quanto riguarda i Lloyd’s, dal momento che questa e’ la compagnia che si occupa proprio del calcolo dei rischi assicurativi, se ci fosse un reale e misterioso pericolo nella zona, secondo voi continuerebbe a far assicurare i mezzi che transitano nel Triangolo?

Altra considerazione, anche se gli incidenti sono dovuti a guasti o avverse condizioni meteo, e’ vero che in moltissimi casi non sono stati rinvenuti i resti dei mezzi incidentati?

Questo e’ assolutamente vero, ma anche qui possiamo dare una spiegazione razionale senza doverci nascondere. Il fondale del Triangolo delle Bermuda e’ caratterizzato dalla presenza di fosse oceaniche molto profonde ed e’ interessato da correnti molto forti. La combinazione di questi due fattori fa si che, in caso di incidente, il mezzo possa essere risucchiato a fondo molto velocemente, e magari trasportato altrove, nel giro di pochissimi minuti.

Detto questo, esiste un mistero sul Triangolo delle Bermuda? Da quanto detto, possiamo escludere questa ipotesi dal momento che il tutto e’ frutto di una montatura prettamente letteraria basata su argomentazioni esagerate, falsificate e, ovviamente, atte solo a creare un business per chi le mette in piedi. Prima pero’ di chiudere, vorrei fare qualche altra considerazione. Come detto, ci sono ancora 3 o 4 incidenti la cui spiegazione non e’ nota e che possono essere imputati ad improvvisi guasti dei mezzi interessati.

E se non fossero guasti dovuti al mezzo?

Perche’ dico questo?

Semplice, non limitandoci al caso del Triangolo, nel corso della storia si sono verificati incidenti in mare apparentemente non spiegabili e che hanno fatto scomparire improvvisamente mezzi dai radar non lasciando assolutamente traccia. Una possibile spiegazione di questi incidenti, che e’ poi l’argomento della domanda iniziale da cui siamo partiti, potrebbe essere imputata ai cosiddetti “idrati di metano”. Fate attenzione, ora stiamo passando dallo smascherare storie fantascientifiche ad ipotesi scientifiche.

Cosa sono gli idrati di metano?

Si tratta di una struttura cristallina solida formata da acqua ghiacciata e metano. Per poter formare strutture di questo tipo e’ necessaria una combinazione di basse temperature e pressioni molto elevate. Queste condizioni sono ovviamente possibili sui profondi fondali oceanici dove l’acqua scende facilmente ad una temperatura prossima allo zero e la colonna di liquido sovrastante produce un’elevata pressione. Strutture di questo tipo sono molto frequenti a profondita’ tra i 500 e i 4000 metri e possono estendersi anche su superfici molto vaste.

Ora, immaginate la seguente situazione: qualcosa, ad esempio una scossa sismica, rompe lo strato di ghiaccio e metano. In queste condizioni, una grossa bolla di gas puo’ fuoriuscire e risalire verso la superficie. Se una nave si trova a passare sopra il punto in cui la bolla esce verso l’atmosfera, cosa succede? Semplice, le navi galleggiano grazie alla spinta di Archimede, dipendente dalla densita’ dell’acqua, che bilancia il peso stesso della nave. Poiche’ il metano ha una densita’ minore dell’acqua, nel momento della fuoriuscita, il peso della nave non sarebbe piu’ bilanciato e il mezzo verrebbe risucchiato verso il basso. E’ possibile questo? Assolutamente si e proprio nel corso degli ultimi anni, esempi di questo tipo sono stati anche documentati. Dal momento che, come anticipato, il Triangolo delle Bermuda presenta fondali molto profondi, correnti fredde e giacimenti di combustibili fossili, e’ assolutamente lecito pensare che la zona possa essere interessata da fenomeni di questo tipo. Ovviamente, in caso di un incidente del genere, la sparizione sarebbe improvvisa e senza lasciare traccia alcuna del mezzo.

Dal mio punto di vista, e’ assolutamente lecito pensare che, forse, alcuni degli incidenti rimasti senza spiegazione, il cui numero ripeto e’ perfettamente compatibile con le statistiche di ogni altra zona, potrebbero essere stati causati dalla rottura di strati di idrati di metano.

Eventi di questo tipo potrebbero anche spiegare, non solo per il Triangolo, incidenti aerei avvenuti a bassa quota sopra gli oceani. La bolla di metano uscita in atmosfera infatti, potrebbe rimanere densa e arrivare agli ugelli ad alta temperatura degli aerei. In questo caso, si svilupperebbe immediatamente un incendio che interesserebbe l’intero apparecchio facendolo precipitare.

Se credete che la spiegazione sia esagerata, pensate che da un metro cubo di idrati di metano ad alta pressione si formano, a pressione e temperatura normali, ben 168 metri cubi di gas e solo 0,87 metri cubi di acqua.

Attenzione, 168 metri cubi di gas da un solo metro cubo di idrati dal fondo dell’oceano. Perche’ allora non sfruttare questa enorme risorsa per estrarre gas? Questa idea e’ ovviamente venuta anche alle maggiori compagnie di estrazione e al momento ci sono diversi gruppi di ricerca, soprattutto americani e giapponesi, che stanno studiando il modo migliore, se possibile, di mettere le mani su questa enorme risorsa. Dalle stime fatte, la quantita’ di gas contenuta negli idrati sarebbe molto maggiore di quella contenuta in tutti i giacimenti tradizionali conosciuti al mondo. Al momento pero’, l’estrazione di questo gas sarebbe ancora troppo rischiosa e con efficienza troppo bassa. Come sapete, il metano e’ uno dei piu’ pericolosi gas serra, con effetti 30 volte maggiori di quelli dell’anidride carbonica. Una fuoriuscita incontrollata di questo gas provocherebbe effetti disastrosi per la nostra atmosfera. Inoltre, sulla base della spiegazione degli idrati per gli incidenti in mare, un’operazione di questo tipo sarebbe molto rischiosa per le piattaforme e le navi che si troverebbero in prossimita’ del punto di raccolta.

Concludendo, per quanto riguarda il Triangolo delle Bermuda, abbiamo visto come il mito creato nel corso degli anni sulla pericolosita’ della zona sia solo una montatura ad hoc. Molti degli incidenti considerati misteriosi sono in realta’ perfettamente spiegabili o avvenuti in zone diverse. Ci sono ancora un numero esiguo di casi non spiegabili in modo certo ma che comunque rientrano nelle statistiche calcolate su scala mondiale. Non pensando al semplice guasto, alcuni di questi avvenimenti potrebbero essere stati causati dalla liberazione di metano da idrati sul fondale. Queste strutture solide, conosciute e presenti sui freddi fondali di alcuni oceani, racchiudono enormi quantita’ di metano che puo’ essere liberato da fratture naturali o indotte dello strato solido. La quantita’ di metano liberata in questi casi e’ notevole al punto che diversi studi sono in corso per cercare di sfruttare questa risorsa.

Psicosi 2012. Le risposte della scienza”, un libro di divulgazione della scienza accessibile a tutti e scritto per tutti. Matteo Martini, Armando Curcio Editore.

Incidente del passo Djatlov: mistero o bufala?

5 Mar

C’e’ una nuova tipologia di articoli che stiamo scoprendo grazie alla sezione:

Hai domande o dobbi?

che potremmo definire dei “Grandi Misteri” della storia. Dopo aver discusso il caso Valentich e la misteriosa sparizione di questo giovane insieme al suo aereo:

Il caso Valentich

un nostro caro lettore ci ha chiesto di fare un approfondimento su quello che e’ noto come “Incidente del passo Djatlov”. Questo fatto, avvenuto come vederemo nel lontano 1959, e’ da sempre avvolto nel mistero e rientra nei grandi casi irrisolti che costellano la nostra storia. Al solito, si tratta di un avvenimento avvolto dal mistero e su cui, complice anche la sbrigativa chiusura dell’inchiesta, sono state fatte le ipotesi piu’ bizzarre nel corso degli anni che, come potete immaginare, hanno lasciato spazio alle fantasie piu’ sfrenate.

Cerchiamo di andare con ordine e raccontare, per chi non li conoscesse, prima di tutto i fatti.

Alcuni dei ragazzi del gruppo durante i primi giorni dell'escursione

Alcuni dei ragazzi del gruppo durante i primi giorni dell’escursione

Come anticipato, siamo nel 1959. Un gruppo di 10 ragazzi, 8 uomini e 2 donne, tutti studenti o neolaureati dell’Istituto Politecnico degli Urali, decidono di fare una spedizione sugli sci di fondo attraverso gli Urali Settentrionali. Premettiamo subito che alcuni tra i componenti del gruppo erano esperti sciatori e conoscitori sia della montagna che della zona in particolare.

Il 25 Gennaio il gruppo arrivo a Vijdal, l’ultimo insediamento abitato prima della zona prescelta per l’escursione. Qui, strani giochi della sorte, un membro del gruppo ebbe un malore e fu costretto a tornare indietro. Il 1 Febbraio i giovani iniziarono a percorrere quello che era noto come Cholat Sjachi, un passo montano che in lingua mansi significa “Montagna dei Morti”.

Apro e chiudo una parentesi importante. Come detto, il nome del passo montano deriva direttamente dalla lingua mansi, o vogulo. Lingua parlata in quel preciso distretto degli Urali. Anche, come immaginabile e come vedremo dai fatti accaduti, sul nome del passo montano, poi ribattezzato Passo Djatlov in onore del capogruppo della spedizione di cui stiamo parlando, si sono raccontate tante favole. L’origine del nome non e’ nota, ma non riguarda assolutamente pericoli specifici, se non quelli legati alle condizioni climatiche della zona, e probabilmente deve la sua origine a racconti o usanze del popolo stesso.

 

Foto contenuta in un rullino ritrovato sul posto. Allestimento del campo il 2 febbraio 1959

Foto contenuta in un rullino ritrovato sul posto. Allestimento del campo il 2 febbraio 1959

Detto questo, cosa accadde durante il passaggio in quello che poi diverra’ il Passo Djatlov? Durante la salita, un peggioramento delle condizioni climatiche, con conseguente tempesta di neve e temperature intorno ai -30 gradi, provoco’ un notevole calo della visibilita’. Il gruppo perse l’orientamento e punto’ verso la cima del monte deviando dal percorso stabilito che prevedeva l’arrivo per la sera dall’altra parte del valico. Ovviamente, questi fatti sono quelli ricostruiti dalla successiva inchiesta studiando i piani del gruppo e le evidenze di percorso. Capito l’errore, il gruppo decise di accamparsi per la notte sul pendio della montagna in attesa di un miglioramento delle condizioni meteo.

Secondo i programmi, una volta giunti dall’altra parte, la spedizione avrebbe telegrafato alla loro associazione sportiva la riuscita dell’escursione. Questo sarebbe dovuto accadere intorno al 12 Febbraio 1959. Ora, come e’ noto, ritardi di qualche giorno per escursioni montane sono del tutto normali e possono essere dovuti, come in questo caso, al peggioramento improvviso delle condizioni meteo.

Il 20 Febbario pero’, non avendo ricevuto piu’ nessuna comunicazione da parte del gruppo, vennero organizzate le prime squadre di ricerca. A queste si unirono poi anche polizia e esercito che misero a disposizione uomini e mezzi per setacciare la zona in cerca degli escursionisti.

La tenda cosi' come e' stata ritrovata

La tenda cosi’ come e’ stata ritrovata

Il 26 Febbario venne ritrovata sulle pendici del Cholat Sjachi la tenda dei ragazzi fortemente danneggiata e da cui partivano una serie di impronte che andavano verso il vicino bosco. Seguendo le impronte, ad una distanza di circa 500 metri dall’accampamento e all’inizio della vegetazione, i soccorsi trovarono i resti di un fuoco e i primi due corpi. Quello che salto’ subito agli occhi era che questi ragazzi avevano indosso solo la biancheria intima ed erano nei pressi di un grande albero, alcuni raccontano di un cedro, ma questo poco conta.

Tra questo albero e la tenda, vennero ritrovati altri 3 corpi. Ci tengo a sottolineare come i documenti e i testimoni concordano sul fatto che la posizione di questi corpi era tale da suggerire che i tre stessero tentando di tornare verso l’accampamento. Anche in questo caso, i corpi erano parazialmente svestiti, alcuni avevano solo una scarpa, altri sono i calzini, ecc. Di questi tre corpi, uno presentava una piccola ferita cranica assolutamente non imputabile come causa della morte. A parte questo dettaglio, come vedremo importante per alcune analisi, i corpi non presentavano ferite o segni di lotta.

Prima di ragionare sull’accaduto, completiamo il racconto dei fatti. Il gruppo era composto da 10 escursionisti, uno ebbe un malore e torno’ indietro. Dei 9 rimasti, 2 erano sotto il cedro, 3, distanti tra loro, tra il cedro e la tenda. Mancano ancora quattro persone.

Alcuni dei corpi ritrovati nel passo Dyatlov

Alcuni dei corpi ritrovati nel passo Dyatlov

Gli altri 4 membri del gruppo vennero ritorvati solo ai primi di maggio del 1959 dopo una lunga ricerca durata due mesi. I quattro corpi vennero rinvenuti in una gola scavata da un torrente all’interno del bosco sotto 4 metri di neve. Le condizioni in cui vennero ritrovati i corpi creo’ poi il mistero del caso. Uno dei corpi presentava una profonda ferita alla testa, altri due invece avevano gravi lesioni alla gabbia toracica. In particolare, uno dei corpi, aveva una profonda emorragia causata proprio da una costola spezzata. C’e’ poi un altro particolare macabro ma importante nella storia, ad uno dei ragazzi mancava completamente la lingua.

Altri dettagli importanti. Come evidente, alcuni ragazzi avevano indosso abiti di altri componenti del gruppo. Ad esempio, un ragazzo col giacchetto e capello di pelliccia di una ragazza o un altro con indosso due orologi di cui uno, come riportato dai parenti delle vittime, appartenente ad uno dei corpi ritrovati sotto al cedro. Inoltre, anche questo dettaglio non da trascurare, la tenda presentava delle lacerazioni fatte dall’interno, come stabilito dagli inquirenti. Questo significava che i ragazzi avevano danneggiato la tenda mentre erano dentro, probabilmente, per fuggire velocemente.

Bene, questa e’ la storia del gruppo di escursionisti del Passo Djatlov. Come vedete, si tratta di un racconto crudo di un gruppo di 9 ragazzi che hanno perso la vita sugli Urali. La domanda fondamentale in tutta questa storia e’ “come hanno perso la vita?”.

Ovviamente, al tempo vennero condotte delle indagini su quanto accaduto per cercare di ricostruire i fatti. Come pero’ denunciato anche dall’associazione dei parenti dei ragazzi, queste indagini furono molto sbrigative e vennero chiuse in tempi rapidi senza risalire alla reale causa della morte.

Appunto, quale sarebbe la causa della morte secondo l’inchiesta? Come si legge dai documenti, la causa della morte sarebbe da ricercare in una “sconosciuta forza irresistibile”.

Ma che significa? A mio avviso assolutamente niente. Praticamente l’indagine e’ stata chiusa concludendo che non si sa come siano morti 9 ragazzi su una montagna!

A complicare il quadro, ci sono poi una serie di fatti. Prima di tutto, le lacerazioni della tenda indicano che i ragazzi siano scappati velocemente fuori lacerando il tessuto. I corpi sono stati ritrovati in posizioni diverse, alcuni svestiti, altri con vestiti che non gli appartenevano. Alcuni presentavano gravi lesioni interne e non dimentichiamo il particolare della lingua mancante in una delle ragazze. Altro particolare importante e’ che sugli indumenti di uno dei ragazzi sono state rinvenute tracce di radioattivita’ 2 volte maggiori di quelle normalmente misurabili nella zona. Durante i funerali, sempre piu’ a complicare il quadro, alcuni testimoni riportano di aver osservato un colore imbrunito della pelle dei corpi che apparivano come abbronzati.

Scenario sicuramente difficile da districare e che, come potete immaginare, ha lasciato spazio alle interpretazioni piu’ fantasiose.

Cerchiamo di vedere qualche ipotesi tra quelle fatte.

Come e’ ovvio, non poteva mancare l’ipotesi UFO. I ragazzi sarebbero stati attaccati sui monti da una pattuglia extraterrestre. Questo sarebbe “evidente”, secondo i sostenitori, dall’assenza di impronte diverse da quelle dei ragazzi, giustificherebbe lo spavento che li ha costretti ad uscire dalla tenda con 30 gradi sotto lo zero e, sempre secondo i sostenitori dell’ipotesi, giutificherebbe l’alto tasso di radioattivita’ misurato sugli indumenti di uno dei giovani. Apro e chiudo nuovamente parentesi, spesso sentiamo parlare di UFO associati a radioattivita’, esempio classico quello dei cerchi nel grano di cui abbiamo parlato abbondantemente. Fatemi capire una cosa, abbiamo trovato molti UFO con motori nucleari o normalmente incontriamo omini verdi che mangiano radionuclidi? Ovviamente sono ironico nei confronti di queste acclamate e accettate teorie che non hanno nulla di reale  se non una buona dose di fantasia.

Altra ipotesi. Partendo sempre dalla radioattivita’ di cui sopra, qualcuno ipotizza che i giovani si siano trovati coinvolti in un qualche esperimento condotto dall’esercito russo in quella zona sperduta per sperimentare pericolose e misteriose armi. In particolare, tanto visto lo scenario facciamo a gare a chi mette in mezzo piu’ cose, qualcuno torna di nuovo a parlare di armi scalari, Tesla, dispositivi “psicotronici” e altro. Di questo abbiamo gia’ parlato in vari post:

Il raggio della morte

Il raggio del dolore

Le terribili armi scalari

Esistono dei dispositivi cosiddetti non letali basati su microonde ad alta potenza, ma non mi sembra che lo scenario sia compatibile con ipotesi del genere. Per le armi scalari, credo che quanto scritto nell’apposito articolo sia sufficiente a spiegare il mio punto di vista. Riguardo invece all’ipotesi test nucleare, forse non e’ chiaro completamente cosa significhi fare un test nucleare. Secondo voi, un livello di radiazione due volte superiore a quello atteso sui vestiti di uno dei componenti di un gruppo di nove persone ritrovate a distanza di 1 Km, potrebbe far pensare che qualcuno abbia eseguito test atomici in zona? E’ vero che siamo nel 1959 ed in piu’ in Russia, ma cerchiamo di rimanere oggettivi e fare ipotesi che abbiano un minimo di veridicita’.

Inoltre, le due ipotesi precedenti, vengono sostenute dalla testimonianza di un altro gruppo di esploratori che si trovava a circa 50 Km dall’accampamento e che riporterebbe la presenza di misteriose sfere luminose nella zona dell’incidente. Ora, punto numero uno, queste testimonianze non sono state verificate. Secondo, come detto all’inizio, e come invece sostenuto da tutti, le avverse condizioni meteo avevano creato una scarsa visibilita’. Parliamo di un gruppo distante 50 Km da quello che stiamo analizzando e che parla di “misteriose” sfere luminose “precisamente” in quel punto. Permettetemi di essere scettico su questo particolare che in realta’ potrebbe essere creato da insediamenti piu’ a valle.

Dunque? Scartiamo tutto, pero’ abbiamo 9 morti inspiegabili.

Premetto che, anche in questo caso cosi’ come per il caso Valentich, tutti possono solo fare ipotesi. A distanza di piu’ di 50 anni e’ difficile risalire alla verita’, complici anche le tantissime teorie e particolari inventati che si sono mescolati al reale nel racconto di questo incidente.

Prendiamo, per esempio, il particolare dei corpi imbruniti durante i funerali. Questo particolare e’ stato enfatizzato all’inverosimile e messo, ovviamente, in relazione al discorso radiazioni. Presi dal mistero che avvolge questo caso, forse molti dimenticano, o fanno finta di dimenticare, che normalmente i morti per ipotermia o che comunque restano molto tempo a bassa temperatura, presentano sempre una colorazione piu’ scura tale da apparire quasi abbronzati.

Gia’, a proposito, come anticipato, uno dei membri della spedizione presentava una contaminazione non dico elevata, ma comunque superiore al normale di radiazioni. Cosa aveva provocato questa contaminazione? Molto semplice, e perfettamente spiegabile, si tratta di contaminazione precedente alla spedizione. Come e’ possibile questo? Presto detto, il ragazzo in questione era un dipendente del sito nucleare Chelyabinsk-40. Si tratta di un impianto militare tenuto nascosto fino al 1957, anno in cui si verifico’ un incidente che porto’ l’attenzione su questa installazione. Ora, ragionando, poiche’ siamo nel 1959, il fatto che un dipendente di un impianto nucleare entri in contatto con radionuclidi e che forse lo faccia con condizioni di sicurezza notevolmente inferiori a quelle che possiamo avere oggi, non ci deve assolutamente sconvolgere. Sulla base di questo, credo che sia abbastanza scontato, a meno che non ci sia dolo nel voler cercare assolutamente il mistero, il discorso radiazioni e’ assolutamente comprensibile e smentisce del tutto le ipotesi, ad esempio, del test atomico nella zona la notte dell’incidente.

Bene, quanto detto fino ad ora e’ ragionevole, ma continuiamo a smentire ipotesi, ovviamente con il ragionamento, ma ancora non abbiamo capito come questi ragazzi siano morti.

Proviamo a ripensare ai diversi corpi e a tutti quei dettagli che sono riportati sia nell’inchiesta ufficiale che nelle testimonianze credibili. Se facciamo questo, ci rendiamo conto che forse un’ipotesi razionale potrebbe esistere.

Andiamo con ordine. I ragazzi sono all’interno della tenda, fuori ci sono 30 gradi sotto zero, le condizioni meteo sono pessime e la visibilita’ scarsissima. Supponiamo che qualcosa, ad un certo punto, spaventi fortemente i giovani. Sul che cosa potrebbe aver spaventato il gruppo torneremo piu’ avanti. Per il momento, lasciateci supporre questo punto di partenza.

Bene, nella foga di voler scappare dalla tenda e’ plausibile che qualcuno abbia lacerato il tessuto. Probabilmente, chi ha fatto questo poteva essere uno dei meno esperti in preda al panico a causa del motivo dello spavento. Ovviamente, una volta uscito dalla tenda e andando incontro a morte sicura, possiamo altresi’ supporre che anche gli altri ragazzi siano usciti fuori per recuperare il o gli avventati compagni.

Cosa succede a questo punto?

Immaginiamo la scena, uno dei ragazzi strappa la tenda e fugge spaventato in mezzo al nulla. Gli altri lo inseguono per fermarlo. Allontanati dalla tenda, a causa della scarsissima visibilita’, il gruppo, ormai al completo, non e’ riuscito ad individuare la tenda. Viste le temperature, come sopravvivere al freddo? La prima cosa da fare sarebbe quella di accendere un fuoco. Infatti, come detto in precedenza, nelle vicinanze del grande albero, sono stati ritrovati i resti di un falo’. Ovviamente, il vento forte avrebbe messo comunque a rischio la vita dei giovani. A questo punto, uno si arrampica sull’albero per cercare di individuare l’accampamento, ma scivola o si spezza un ramo. Nella caduta, il ragazzo si ferisce alla testa. Come vedete, il quadro probatorio che abbiamo analizzato in precedenza, e’ compatibile con le ipotesi fatte fino a questo punto.

Come si spiega pero’ il fatto che i corpi rinvenuti, soprattutto per i ragazzi morti vicini all’albero, erano seminudi? Anche per questo esiste una spiegazione razionale. Andando in ipotermia, quando la morte si sta avvicinando, in circa il 25% dei casi si puo’ manifestare quello che e’ noto come “undressing paradossale”, cioe’ “spogliamento paradossale”. Cosa significa? In uno stadio avanzato di ipotermia, il soggetto diviene confuso, aggressivo e avverte una fortissima sensazione di calore che sembra incendiare tutto il corpo. In queste condizioni, con uno stato mentale ovviamente alterato, il soggetto puo’ strapparsi letteralmente i vestiti di dosso.

Quanto detto e’ compatibile con il caso in esame? Certamente si. L’undressing paradossale non e’ avvenuto per tutti i ragazzi morti sotto l’albero, ma solo per due di loro. Ovviamente tutti sono morti per ipotermia, la distanza tra i corpi ci indica soltanto come loro abbiano tentato inutilmente di tornare all’accampamento ma la morte li abbia raggiunti in momenti diversi.

E gli altri quattro ragazzi?

Continuate ad immaginare la scena. Cinque ragazzi sono gia’ morti a causa del freddo, molto probabilmente i restanti quattro hanno pensato di rifugiarsi nel bosco per cercare di sopravvivere. Qui pero’, sono caduti nel fosso profondo ben 15 metri riportando gravi ferite. Per due di loro, le ferite sono state talmente gravi da provocare la morte immediatamente. Degli altri due, uno e’ ferito, l’altro solo lievemente. Quest’ultimo proprio per cercare di riparare dal freddo il compagno, toglie abiti ed accessori ai due deceduti. Nonostante questa disperata manovra, anche gli ultimi due ragazzi trovano la morte nel giro di poco tempo a causa dell’ipotermia.

Bene, diciamo che questo racconto e’ compatibile con quello che riportano le cronache. Ci sono pero’ ancora dei particolari da capire. Tra questi, sicuramente il fatto che uno dei ragazzi all’interno del burrone non aveva la lingua. Secondo alcuni, questa asportazione potrebbe essere dovuta all’attacco degli animali selvatici. Personalmente, la trovo molto forzata come spiegazione. Perche’? E’ possibile che un animale selvatico mangi solo la lingua, lasciando completamente intatto il viso? In alternativa, una spiegazione potrebbe essere trovata pensando ad una decomposizione del corpo non uniforme. Non dimentichiamo che i quattro nel burrone vengono trovati solo dopo 2 mesi di ricerche e dunque sono quelli che sono rimasti piu’ esposti all’esterno. Ora, all’interno di un burrone, in una zona fortemente ventosa, non e’ assurdo pensare che ci possano essere, anche in base alla posizione di un corpo, parti piu’ o meno esposte al vento e alle basse temperature. Non dimentichiamo poi che parlando di lingua, parliamo di un tessuto molto molle e facilmente decomponibile.

Ora, pero’, c’e’ ancora un particolare molto importante che abbiamo citato e usato ma su cui ancora non abbiamo fatto considerazioni oggettive. Tutto il castello della ricostruzione si basa sul fatto che uno o piu’ ragazzi abbiano strappato la tenda in preda al panico per scappare.

Cosa li avrebbe spaventati?

Qui le ipotesi da fare potrebbero essere un certo numero e, ovviamente, anche su questo punto potremmo far partire la fantasia piu’ sfrenata tornando nel sensazionalismo. Cerchiamo pero’ di rimanere con i piedi per terra e analizzare fatti o eventi realistici.

La prima cosa che viene in mente e’ che i ragazzi potrebbero essere stati spaventati da una valanga. Attenzione pero’, valanghe non ce ne sono state in quel punto preciso, altrimenti questo particolare sarebbe stato riportato e sicuramente non avremmo trovato ne’ i corpi ne’ la tenda cosi’ come li vediamo dalle foto, cioe’ fuori dalla neve. L’intera zona pero’, e’ soggetta a valanghe. Considerando che siamo in un vallone all’inizio della salita sul monte, una slavina che avviene anche a qualche kilometro di distanza, fa sicuramente molto rumore. I ragazzi potrebbero aver sentito il rumore di una valanga in lontananza e alcuni di loro, forse i meno esperti, hanno pensato di essere in pericolo in quel preciso punto.

Ovviamente, ed e’ giusto ricordarlo sempre, siamo nel campo delle ipotesi. Anche se ci stiamo basando su considerazioni oggettive, tutte le idee che stiamo mettendo in campo hanno la stessa valenza poiche’ parliamo di un fatto accaduto piu’ di 50 anni fa.

Altra ipotesi che negli ultimi tempi ha preso piede per giustificare il possibile spavento e’ quella della “tempesta perfetta”. Cosa sarebbe? Una combinazione di vento forte e geomorfologia della zona potrebbe aver creato dei mini tornado in grado di emettere onde sonore molto potenti nella regione degli infra-suoni. Cioe’? Questo fenomeno naturale, di cui esistono modelli ed esempi, anche se su scala ridotta rispetto a quella ipotizzata per il caso specifico, creerebbe piccoli tornado il cui “rumore” si estenderebbe fino agli infra-suoni, cioe’ a frequenze minori di 20Hz. Gli infrasuoni sono in grado di propagarsi anche a lunga distanza e aggirare gli ostacoli con poca dissipazione. Ovviamente si tratta di regioni dello spettro non udibili dall’orecchio umano. Cosa succede a questo punto? In presenza di infrasuoni e’ dimostrato che l’uomo, anche se non in grado di “ascoltarli” direttamente, sia soggetto a stati di ansia e paura. Inoltre, ad alcune frequenze gli infrasuoni sono in grado di mettere in vibrazione il vestibolo, parte interna dell’orecchio, che a sua volta puo’ provocare vertigini e nausea. Pensate che nelle colonne sonore di alcuni film vengono inseriti infrasuoni proprio per far provare sensazioni quasi soprannaturali agli spettatori e aumentare lo stato di ansia.

Questa ipotesi ci spiegherebbe molto bene lo stato di paura avvertito durante quella notte. Personalmente, pero’, permettetemi di essere un po’ scettico sulla causa dello stato di ansia, non sull’importanza dello stesso. Quanto ipotizzato sulla cosiddetta tempesta perfetta, mi sembra un pochino azzardato e molto macchinoso da pensare. Tra le due, se proprio dovessi scegliere, mi sentirei di credere piu’ alla valanga che alla tempesta perfetta. Inoltre, tenete sempre presente che anche durante una slavina il movimento delle nevi provoca l’emissione di infrasuoni in grado di provocare maggiore ansia.

A questo punto, cerchiamo di tirare le somme di quanto raccontato. 9 ragazzi sono morti, e questo e’ certo. La dinamica dei fatti e’ ovviamente molto confusa ed e’ ancora tale dopo piu’ di 50 anni. Lo stato, la posizione e le condizioni in cui sono stati ritrovati i corpi hanno aperto il campo ad ipotesi molto fantasiose che nel corso del tempo sono state poi riprese da piu’ parti piu’ per aumentare il misticismo che per dare una spiegazione a questo incidente. Sicuramente, la chiusura affrettata, e con le motivazioni viste, delle indagini hanno contribuito molto al diffondersi di false ipotesi. A contribuire ancor di piu’ a questo, le autorita’ hanno pensato bene di chiudere per qualche anno il passo agli sciatori contribuendo a far credere che qualcosa di misterioso si celasse tra quei monti.

Come detto, possiamo ipotizzare una spiegazione razionale, supportata anche da altre fonti, per spiegare quanto accaduto. Certamente, ci sono ancora molti punti da chiarire e su cui possono aleggiare spiegazioni fantasiose, si pensi ad esempio al motivo dello spavento iniziale. Certo, in tutti i casi si tratta di ipotesi piu’ o meno supportate dai fatti ma che pero’ non possiamo considerare tutte con lo stesso peso. I decenni e la tipologia di incidente, non hanno fatto altro che alimentare ipotesi che di reale hanno veramente poco. Forse, non sapremo mai esattamente tutto quello che e’ successo quella notte, possiamo pero’, e credo che questo sia giusto anche moralmente, cercare di dare spiegazioni razionali, o anche irrazionali ma verosimili, per spiegare come 9 ragazzi siano morti in una sola notte e con le modalita’ viste.

 

Psicosi 2012. Le risposte della scienza”, un libro di divulgazione della scienza accessibile a tutti e scritto per tutti. Matteo Martini, Armando Curcio Editore.

Pure la neve ora e’ sintetica!!!

25 Feb

Nel 2012 l’argomento cult era senza dubbio Nibiru. Passato il 21 dicembre e vista sfumare la profezia Maya, anche se ci sono ancora tanti malinconici che ancora parlano di questo fantasioso pianeta, l’argomento principe per i nostri amici complottisti e’ senza ombra di dubbio quello delle scie chimiche.

Come avrete capito, stiamo di nuovo per parlare di queste benedette scie chimiche.

Prima pero’ di iniziare, lasciatemi fare uno sfogo. Piu’ volte ce la siamo presa con i complottisti che inquinano il web con le loro notizie inventate per far credere alla popolazione che esista una cospirazione da parte di potenti organizzazione per avvelenare la povera gente mediante tecniche di aerosol con aerei di linea. Senza ombra di dubbio, possiamo affermare che questi individui o non capiscono davvero le fantasie che sparano oppure ci marciano. Perche’ lo farebbero? Anche questo e’ stato detto e ridetto, per “pecunia”, sfruttando l’eco che queste notizie hanno tra le persone e vivendo di siti internet pieni zeppi di pubblicita’ e che danno un contributo per ogni visita, visualizzazione o acquisto che le solite povere persone fanno sui loro domini.

Attenzione pero’, e’ giusto definire “povere” queste persone? A distanza di mesi e di puntuali smentite scientifiche a tutte le affermazioni fatte dai complottisti, non me la sento piu’ di definire “povere” queste persone. La colpa infatti non e’ dei complottisti ma di tutti quelli che danno a questi individui la possibilita’ di sparare cavolate consapevoli che tanto ci sara’ qualcuno che ci credera’. In tanti siti complottisti ho visto proclami ad accendere l’attenzione su queste problematiche. Non a caso trovate spesso articoli che finiscono con “SVEGLIA!” oppure “Quanto altro dobbiamo aspettare?”. A questo punto della discussione, credo che questi proclami siano veramente rivolti alle persone che seguono questi siti. Quanto altro dovrete aspettare prima di aprire gli occhi e capire che vi stanno prendendo in giro. Questi soggetti ridono alle vostre spalle non aspettando altro che andiate a farvi prendere in giro da qualche parte o che publicizziate i loro articoli.

SVEGLIA SIGNORI!

Perche’ mi permetto di dire questo? Semplice, la notizia che gira su internet in questi giorni mi ha causato due reazioni contrastanti una di seguito all’altra. La prima e’ stata ovviamente di divertimento leggendo quali idiozie si siano inventati questa volta, la seconda e’ stata di immensa tristezza leggendo i commenti a questi articoli e vedendo che anche in questo caso c’erano tante persone pronte a gridare allo scandalo e a puntare il dito contro la scienza corrotta.

Andiamo con ordine. Qualora ve ne foste dimenticati, di scie chimiche abbiamo parlato in tantissimi post:

Alcune considerazione sulle scie chimiche

Scie Chimiche: il prelievo in quota

Scie chimiche e cloud seeding

Come difendersi dalle scie chimiche

Il Dibromoetano e le scie chimiche

A-380 modificato per spargere scie chimiche

Scie chimiche, ora abbiamo la prova

L’accordo Italia-USA per spargere scie chimiche

Scie chimiche, la prova storica!

Scie chimiche con la scusa dei vaccini!

Scie chimiche: il silenzio non puo’ durare oltre!

Questa volta pero’, gli articoli puntano il dito contro le abbondanti nevicate che sono scese in diverse parti dell’Europa e degli Stati Uniti negli ultimi giorni. Indovinate un po’? Queste nevicate non sono ovviamente naturali, ma sono il risultato delle scie chimiche sparse dagli aerei cisterna che solcano i nostri cieli.

Perche’?

Semplice, quella che apparentemente potrebbe sembrare neve e’ un composto di: cadmio, nitrati, pesticidi e, addirittura, uranio impoverito!

Prima di queste nevicate molti testimoni, a detta dei nostri amici, riportano di un’abbondante traffico aereo e la presenza di numerose scie chimiche nei cieli delle diverse zone. Inoltre, prima delle precipitazioni nevose, sarebbero caduti moltissimi filamenti polimerici al punto da provocare numerose chiamate delle persone ai vigili del fuoco.

Apro e chiudo parentesi, di questi filamenti abbiamo gia’ parlato in passato, basta cercare nel blog “capelli d’angelo”, vedendo come si tratti di ragnatele utilizzate dai ragni per percorrere lunghe distanze. Questa tecnica e’ nota come balloning e, al contrario di quello che diono i complottisti, e’ verificata e osservata anche a diverse quote. Tutti quelli che parlano di filamenti polimerici portando come prova le analisi di laboratorio condotte, dimenticano sempre di riportare proprio questi risultati di laboratorio.

Se prima si trattava solo di filamenti prodotti come conseguenza dele scie chimiche, oggi i complottisti hanno rincarato la dose con frasi di questo tipo:

Questi filamenti sono impiegati come vettori dei composti chimici, a loro volta usati per creare corridoi elettromagnetici. E le fibre, essendo costituite di materiali biocompatibili, si “legano” al DNA degli esseri viventi, favorendone una ridefinizione genetica secondo nuovi parametri biologici, anzi biotecnologici.

Vi rendete conto? Corridoi elettromagnetici e filamenti lunghi decine di centimetri che si legano alla molecola di DNA degli esseri viventi? Ma stiamo scherzando? No, eppure c’e’ davvero chi crede ad affermazioni di questo tipo.

Andiamo avanti con la nostra bella neve artificiale. Oltre alla presenza di tutte queste sostanze chimiche, ovviamente affermazioni mai accompagnate da analisi specifiche, si trattterebbe di Neve Igroscopica. Aspettate “neve igroscopica”? Ma sapete cosa significa che una sostanza e’ igroscopica? Una sostanza si dice igroscopica se e’ in grado di attirare l’umidita’ che la circonda. Ora, la neve e’ fatta di acqua, l’acqua sarebbe igroscopica, cioe’ in grado di assorbire acqua? Bhe’, non mi sembra una grandissima scoperta. La proprieta’ di igroscopicita’ si riferisce alla capacita’ di una sostanza di attirare l’acqua. Che senso ha parlare di acqua che attira acqua?

Aspettate pero’ un attimo, da dove e’ venuta fuori l’idea della neve igroscopica? Da qualche parte avranno sentito questo parolone che ha attirato l’attenzione dei complottisti. Abbiamo una risposta anche a questo. Come visto nei precedenti articoli, il cloud seeding, cioe’ l’inseminazione delle nuvole per far piovere e’ uno degli spunti preferiti da chi sostiene l’esistenza delle scie chimiche. Tra le tante tecniche possibili per modificare il tempo, ci sarebbe anche quella dell’inseminazione igroscopica. Di cosa si tratta? Semplice, si utilizzano sali che attirano l’umidita’ fungendo da punti di concentrazione dell’acqua. Questi nuclei all’interno della nuvola si scontrano causando le precipitazioni. Si tratta di una tecnica reale. Probabilmente, qualche complottista ha letto di questa metodologia, si e’ innamorato del termine igroscopico e’ ha pensato di rivenderselo con quest’altra notizia.

Spero che a questo punto tutto il discorso mostri la sua completa inutilita’ e assurdita’. Visto che pero’ ci siamo, andiamo avanti e vediamo quali altre importanti prove ci sono.

Come dimostrare che questa presunta neve in realta’ e’ artificiale? Su tutti questi articoli trovate scritto che la neve, quando esposta a fonti di calore, come ad esempio la fiamma di un accendino, non si scioglie ma si annerisce prendendo un colore marroncino. foto

Aspettate, vi giuro che quello che sto raccontando e’ reale e potete verificare leggendo su un qualsiasi sito complottista, voi prendete un pezzo di neve, avvicinate la fiamma di un accendino e questa invece di divenire acqua si brucia diventando nera.

Mio Dio questa deve essere una prova schiacciante che dimostra quanto affermato!

Ma io dico, avete mai visto una palla di neve? Se abitate in un posto in cui c’e’ la neve, andate fuori e prendete con le mani un po’ di neve. Bene, ora provate a comprimerla. Cosa succede? Esattamente quello che chiunque abbia mai fatto una guerra di palle di neve conosce bene, la neve si comprime molto. Perche’? Semplice, la neve non e’ fatta solo di acqua, anzi questa e’ in minima parte. Praticamente, solo il 5% della neve e’ fatto di acqua, il resto, 95%, e’ aria. La struttura delle neve e’ tale per cui molta aria viene immagazzinata all’interno, dando proprio quell’aspetto soffice.

Che c’entra l’aria con il fatto che non bruci?

Se prendete un pezzo di neve e lo mettete dentro casa, ad esempio sul tavolo, dopo qualche minuto vedete che, a causa del salto termico, le neve si scioglie passando allo stato liquido. Se invece avvicinate una fiamma dando un notevole salto termico, l’acqua in forma solida evapora direttamente non passando per lo stato liquido. E il nero che si osserva da dove viene? Semplice, avete mai visto un accendino? Il nero che si osserva e’ solo dovuto ai residui di combustione del gas, propano, butano, o altro, utilizzato come combustibile.

Signori, non e’ che la neve non si scioglie con l’accendino perche’ e’ sintetica, non si scioglie perche’ e’ “neve”!

Ma di cosa stiamo parlando? Noi di bufale, tutti quelli che ci credono dovrebbero farsi la stessa domanda e cercare di darsi una risposta.

Anche questa volta, le presunte prove a sostegno delle scie chimiche si sono rivelate una bufala. Potrebbero riprovare la prossima volta mostrando la pioggia bagnata formata per colpa della geoingegneria o la nebbia che impedisce la vista. Sto scherzando? Fino ad un certo punto, non mi meraviglierei nel vedere queste nuove prove utilizzate a sostegno di queste teorie.

 

Psicosi 2012. Le risposte della scienza”, un libro di divulgazione della scienza accessibile a tutti e scritto per tutti. Matteo Martini, Armando Curcio Editore.

Interpretazioni libere della Bibbia

26 Dic

Nella sezione:

Hai domande o dubbi?

una nostra cara amica ci ha richiesto maggiori informazioni su Mauro Biglino. Per chi non lo conoscesse, si tratta di uno studioso di storia delle religioni che sta facendo molto discutere dopo l’uscita dei suoi libri in cui mostra una interpretazione “diversa” della Bibbia.

Come risposto allo stesso commento iniziale, la teoria di Biglino e’ molto vasta e, provando a cercare sulla rete, vi accorgerete di quanto e’ stato scritto a sostegno o a smentita delle sue teorie. Anche considerando solo la rete, ci sono decine di siti di esperti di antiche scritture o di ebraismo che hanno dedicato moltissimi articoli a queste interpretazioni.

Dal nostro punto di vista, senza peccare di presunzione, ci limiteremo ad analizzare i punti salienti di questa discussione arrivando poi a formulare un nostro pensiero sulla base di quanto appreso. Nel nostro caso, non siamo assolutamente esperti di lingua ebraica per cui ci limiteremo solo ad analizzare senza preconcetti la discussione.

In soldoni, i libri di Biglino partono dall’analisi dei testi sacri originali, cercando un’interpretazione diversa rispetto a quella “canonica”. Nei suoi scritti l’autore si concentra in particolare su molti passaggi in ebraico mostrando come la traduzione ufficiale riconosciuta dalla CEI non sia corretta.

Quali sono le conclusioni a cui arriva Biglino? Per prima cosa, secondo questa nuova visione, la Bibbia non parlerebbe assolutamente del Dio che conosciamo bensi’ narrerebbe la creazione dell’universo e dell’uomo per opera di entita’ aliene superiori. Secondo l’autore, nel testo sarebbe contenuta la chiave di lettura per vedere Dio non come un singolo ma come un gruppo di esseri extraterrestri con grandi poteri. Biglino ha pubblicato diverse opere negli ultimi anni, concentrandosi su passaggi salienti o mostrando come le traduzioni universalmente riconosciute fino ad ora sono in realta’ frutto di incomprensioni o, peggio ancora, derivate da un’opera di offuscamento della verita’ da parte della Chiesa.

I due libri principali pubblicati da Biglino ci fanno capire molto bene, gia’ dal testo, le basi della sua teoria:

– Il libro che cambierà per sempre le nostre idee sulla Bibbia – Gli dèi che giunsero dallo spazio?

– Il Dio alieno della Bibbia

Nei testi si affrontano i temi salienti del pensiero Cristiano: la creazione, l’essere superiore, l’Eden. Inoltre, vengono messi in discussione aspetti comunemente accettati dalla Chiesa come: l’esistenza degli Angeli, l’esistenza del Demonio e via dicendo.

Detto in altri termini, Biglino ci propone, attraverso i suoi scritti, una visione completamente stravolta della religione e dei dogmi del cristianesimo rivisitando il tutto sulla base di un universo creato da esseri extraterrestri e che avrebbero affidato alla Bibbia la loro storia.

Quali sono i punti di forza di questa interpretazione? Leggendo in rete, trovate scritto che Biglino e’ un esperto di storia delle religioni e profondo conosciutore della lingua ebraica. Avrebbe lavorato per diversi anni con le “Edizioni San Paolo” occupandosi, tra l’altro, anche della traduzione ufficiale, quella accettata anche dalla CEI per intenderci, della Bibbia. Dopo l’uscita dei suoi libri sarebbe poi stato licenziato dalla casa editrice interrompendo la sua collaborazione. Questo solo a riprova della scomoda verita’ contenuta nei suoi scritti.

Piu’ o meno, senza scendere troppo nei dettagli, questi sono i punti salienti della vicenda Biglino. Certo, se ragioniamo su quanto trovato in rete abbiamo: un esperto di storia delle religioni e di lingua ebraica che ha lavorato per anni con una delle piu’ importanti case editrici legate al Vaticano, una interpretazione diversa della Bibbia frutto di studi profondi, decine di siti che lo osannano come nuovo messia. Insomma, una storia credibile e che potrebbe stare in piedi.

Ora pero’, proviamo a ragionare per conto nostro e cerchiamo di capire meglio questa vicenda.

Come anticipato, soprattutto in rete, trovate molti siti di reali esperti di ebraismo che controbattono a queste interpretazioni dei testi sacri mostrando diversi errori “grammaticali” nelle traduzioni di Biglino. Solo per darvi un esempio, molto si e’ discusso riguardo al fatto che il Dio della Bibbia viene chiamato in diversi modi ma con nomi plurali accompagnati da verbi al singolare. Biglino interpeta questo come una chiara evidenza che la Bibbia si stia riferendo ad un gruppo di esseri e non ad un singolo. Secondo gli esperti di ebraico invece, cosi’ come avviene nel Corano, Dio viene sempre indicato con nomi diversi, in realta’ aggettivi, per indicare la sua grandezza e perche’ l’uomo non conosce l’esatto nome di un essere che non saprebbe comprendere in pieno.

A parte questo, che comunque ha un peso rilevante se ragioniamo su interpretazioni letterali dell’ebraico, cerchiamo di analizzare la cosa sotto un’ottica diversa. Prima di tutto, non e’ esattamente vero quanto scritto in rete sul ruolo di Biglino presso le edizioni San Paolo. I siti sostenitori parlano di ruolo chiave nella scrittura della versione ufficiale della Bibbia. Biglino si e’ in realta’ occupato di scrivere piccoli, ma frequenti, spezzoni di traduzione per opere curate da altri. Anche se il suo contributo e’ presente, la versione ufficiale della Bibbia e’ stata gestita e curata da altre personalita’ molto esperte di ebraismo. Questo non per denigrare il curriculum dell’autore, ma solo per essere sicuri di quanto affermato.

Dal punto di vista dell’ebraico, come sappiamo bene, questa lingua, ma soprattutto i testi sacri, vanno ben oltre la semplice traduzione letterale. Anche la Bibbia che conosciamo e’ derivata da una serie di interpretazioni fatte nel corso dei secoli da studiosi. Non per niente, ancora oggi, ci sono ricercatori che passano la loro vita lavorativa leggendo e cercando di interpretare le Sacre Scritture. In quest’ottica, Biglino ha proposto una sua interpretazione cosi’ come fatto da molti altri che invece vengono riconosciuti dalla Chiesa.

Cosa dire dunque su queste interpretazioni?

Ragioniamo, Biglino propone una interpretazione della Bibbia basata su traduzioni fatte da lui. E’ sbagliato denigrare in tutto e per tutto la figura di questo scrittore dal momento che, indipendentemente da dove proviene, e’ un conoscitore, forse non esperto e sicuramente non madre lingua, dell’ebraico. Ovviamente, come accennato in precedenza, ci sono diversi punti in cui le traduzioni letterali, non le interpretazioni, presentano errori grammaticali. Nonostante questo, quanto ottenuto da Biglino e’ un’interpretazione della Bibbia cosi’ come quella che conosciamo ufficialmente.

E’ dunque possibile che quella di Biglino sia l’interpretazione corretta?

Su questo sono molto scettico, ma, come detto in precedenza, si tratta di un mio pensiero personale. Premessi gli errori grammaticali, e’ vero che ognuno puo’ interpretare quello che legge a modo proprio, ma non vi sono assolutamente prove ne tantomeno certezze per affermare che la Bibbia sia una cronaca extraterrestre di creazione dell’universo. Come spesso accade, non esiste un senso univoco di un’opera ma ognuno che legge puo’ dare il suo anche molto diverso da quello degli altri. Nonostante questo, passare dagli angeli alle astronavi e da un Essere Superiore ad una banda di alieni intenti a creare l’universo mi sembra quanto meno azzardato. Parlare di interpretazione possibile della Bibbia sarebbe come pensare che il Codice da Vinci corrisponda a realta’.

 

Psicosi 2012. Le risposte della scienza”, un libro di divulgazione della scienza accessibile a tutti e scritto per tutti. Matteo Martini, Armando Curcio Editore.

E se domani sorgessero due soli?

18 Dic

Il titolo la dice lunga, una delle ipotesi catastrofiste, molto proposta in rete in queste ultime ore, e’ proprio il sorgere di due Soli il 21 Dicembre 2012.

Al contrario di molte altre profezie di cui abbiamo parlato, questa non e’ un’ipotesi del tutto campata in aria, ma che merita un approfondimento attento.

Anche se molti di voi avranno subito pensato a Nibiru, non ci stiamo affatto riferendo a questo fantomatico decimo pianeta del Sistema Solare, di cui abbiamo parlato, smentendo la sua esistenza, in diversi post:

Asteroide Nibiru: considerazioni scientifiche

Finalmente le foto di Nibiru

La NASA torna a parlare di Nibiru

Evidenze di un decimo pianeta?

Nibiru e la deviazione delle Pioneer

Nibiru e’ monitorato dall’osservatorio di Arecibo?

Storia astronomica di Nibiru

Secondo le ipotesi, il secondo Sole in cielo sarebbe invece la stella Betelgeuse.

Cerchiamo di andare con ordine.

Betelgeuse e’ la seconda stella piu’ luminosa nella costellazione di Orione e distante, secondo gli ultimi calcoli, circa 640 anni luce dalla Terra. Per i non esperti vi ricordo che l’anno luce e’ soltanto un modo astronomico di misurare le distanze e che corrisponde alla distanza percorsa dalla luce in un anno. Dunque, sapendo che la luce si muove nel vuoto ad una velocita’ di 300000 Km/s, l’anno luce corrisponde ad una distanza di circa 10^13 Km, cioe’ 10000 miliardi di kilometri. Perche’ si usa l’anno luce? Semplicemente perche’ e’ piu’ pratico parlare di qualche anno luce, piuttosto che dire ogni volta milioni di miliardi di kilometri.

Betelgeuse e’ facilmente identificabile nel cielo stellato, cosi’ come l’intera costellazione di Orione, che, essendo posizionata vicino all’equatore celeste, risulta visibile da quasi ogni parte del mondo.

Ecco una foto delle costellazione di Orione, in cui la luce delle stelle formanti la figura e’ stata amplificata per renderla meglio visibile:

Foto di Orione amplificata con l'indicazione di Betelgeuse

Foto di Orione amplificata con l’indicazione di Betelgeuse

La stella indicata dalla freccia e’ proprio Betelgeuse.

Ora, veniamo alla profezia del 21 Dicembre. Betelgeuse e’ da sempre in quella posizione, perche’ mai il 21 Dicembre dovrebbe cambiare qualcosa e quella stella dovrebbe apparire come un secondo Sole?

La risposta che trovate online e’ molto semplice, perche’ Betelgeuse potrebbe esplodere in una supernova espandendo nell’universo la maggior parte della materia che la costituisce e apparire dunque come un oggetto molto luminoso.

La spiegazione sembra molto semplice, ma in realta’ per poterla comprendere a pieno e per capire se realmente esiste questa possibilita’, si devono introdurre dei concetti di scienza, e di astronomia in particolare, non troppo difficili ma che devono essere seguiti attentamente.

Cerchiamo di analizzare queste ipotesi, mantenendo sempre un approccio molto divulgativo e accessibile a tutti.

Come forse molti di voi gia’ sanno, le stelle non sono sempre costanti nel tempo, ma hanno un loro ciclo vitale. A cosa e’ dovuto il loro ciclo? Una stella funziona come una centrale a fusione nucleare. Al suo interno, gli elementi vengono fusi per formare atomi piu’ pesanti e in questo processo viene emessa energia. Questo e’ anche il processo grazie al quale viene prodotta luce, che poi altro non e’ che l’emissione verso l’esterno di questa energia.

Ora, immaginiamo la stella come un serbatoio di atomi. Man mano che li fondiamo, ne avremo sempre di meno a disposizione. Il paragone piu’ semplice e’ quello di una qualsiasi automobile. Quando la benzina finisce, la macchina si ferma. Analogamente, quando il combustibile nucleare si esaursisce, la stella si trasforma evolvendosi in qualcos’altro.

In realta’, il processo e’ solo leggermente piu’ complicato, dal momento che il combustibile primario e’ l’idrogeno che viene fuso per formare elio che a sua volta viene fuso per formare atomi piu’ pesanti, via via fino ad arrivare al Ferro che e’ un elemento stabile che non puo’ essere bruciato per fusione nucleare. Ma non preoccupiamoci di questo. Quello che ci interessa in questo contesto e’ capire di che morte muore una stella.

Dunque, siamo arrivati a capire che una stella avra’ un tempo di vita limitato dal combustibile a disposizione. Al termine di questo ciclo vitale, l’evoluzione allo stadio successivo non e’ univoca, ma dipende da alcuni parametri, primo tra tutti la massa della stella stessa. In astronomia, le stelle vengono ad esempio catalogate in base alla loro massa rispetto al nostro Sole. In questo contesto, a volte trovate scritto “e’ una stella di 10 masse solari”, o “di 0.1 masse solari” e cosi’ via.

Come anticipato, in base alla massa della stella, l’evoluzione naturale del ciclo vitale puo’ essere diverso da caso a caso. Betelgeuse e’ una stella di massa pari a circa 15-20 volte quella del nostro Sole ed e’ in uno stadio della sua evoluzione chiamato di “supergigante rossa”. Si tratta di uno stadio abbastanza avanzato del suo ciclo vitale, e presenta fluttuzioni di luminosita’ che fanno pensare che sia prossima a passare al gradino successivo della sua evoluzione.

Fin qui tutto bene. Betelgeuse e’ una supergigante rossa e potrebbe passare allo stadio successivo.

Qual’e’ questo stadio?

Le stelle di massa come Betelgeuse, al termine del loro ciclo vitale esplodono formando una brillantissima Supernova di tipo II. Anche qui andiamo con ordine. Una supernova e’ un’esplosione stellare, estremamente energetica, che costituisce uno stadio finale per stelle molto massive.

Cosa significa invece di tipo II? Semplicemente che l’esplosione si genera dal collasso interno di una stella con massa superiore a 9-10 volte quella del nostro Sole, come nel caso dunque di Betelgeuse. Durante il collasso in supernova, quasi tutta la materia contenuta all’interno della stella viene letteralmente “sparata” nello spazio circostante con emissione elevata di energia e dunque con luminosita’ molto elevate.

Come apparirebbe Betelgeuse se esplodesse in una supernova di tipo II? Come potete capire facilmente, la sua luminosita’ sarebbe molto elevata il che la renderebbe visibile tranquillamente anche ad occhio nudo ed anche in pieno giorno. Vi riporto una immagine ricostruita che mostra come apparirebbe Betelgeuse, all’interno di Orione, dopo il collasso:

Betelgeuse_supernova

Questo ci fa capire molto bene perche’ si parla di un secondo Sole.

Ora, la cosa piu’ importante da capire e’: ci sono possibilita’ che Betelgeuse esploda proprio il 21 Dicembre?

Ovviamente, in astronomia e’ impossibile fare previsioni precise per il giorno, ma sull’evoluzione di Betelgeuse non vi e’ un parere univoco degli astronomi. Secondo alcuni, per essere precisi i piu’, Betelgeuse sarebbe ancora in una fase poco avanzata dello stadio di supergigante rossa. Questo comporterebbe ancora un periodo, fino anche ad 1 milione di anni, prima di poter assistere a questo spettacolo naturale. Secondo altri, le fluttuazioni della luminosita’ indicherebbero uno stadio molto avanzato della vita della stella e dunque la possibilita’ di esplosione in tempi brevi. Fate attenzione, quando in astronomia si parla di tempi brevi, come in questo caso, ci si riferisce in un lasso di tempo di qualche secolo.

Esiste anche una terza ipotesi, dibattutta scientificamente, che vorrebbe la stella gia’ esplosa. In questo contesto, vediamo ancora Betelgeuse cosi’ com’e’ solo perche’, dopo l’esplosione, ci vogliono 640 anni prima di vedere l’evoluzione da Terra. Questo periodo e’ proprio dovuto alla distanza della stella da noi.

E’ necessario premettere prima di tutto che, scientificamente, questa terza ipotesi e’ quella meno probabile secondo la scienza, ma comunque presa in considerazione. Nonostante questo, capite bene che e’ del tutto impossibile stabilire esattamente il giorno in cui vedremo Betelgeuse esplodere in una supernova. Dunque, l’ipotesi di vedere l’evoluzione esattamente per il 21 Dicembre e’ del tutto campata in aria.

Nonostante questa conclusione, vorrei aprire una brevissima parentesi. Se anche vedessimo l’esplosione di una supernova in cielo, cosa comporterebbe questo per noi? Sarebbe la fine del mondo?

Anche in questo caso, potete dormire sonni tranquilli. Supernove che esplodono a centinaia di anni luce da noi, espellono verso lo spazio enormi quantita’ di materia, ma questa non arriva assolutamente fino a Terra. L’unico effetto reale a Terra, e’ un aumento del flusso di neutrini che attraversano il nostro pianeta e che vengono prodotti dalle reazioni nucleari durante l’esplosione. Solo per curiosita’, vi dico che queste particelle hanno una probabilita’ di interagire con la materia estremamente bassa e sono in grado di attraversare l’intera Terra senza interagire con nulla. Pensate che anche il nostro Sole produce un enorme flusso di neutrini che attraversano il nostro pianeta, senza nessuna conseguenza per gli esseri umani. Ovviamente il nostro Sole e’ dietro l’angolo se paragonato ad una supernova in una qualche parte della Via Lattea.

Questo ci fa capire bene che comunque non vi e’ nessun pericolo di “fine del mondo” in caso di un’esplosione di supernova.

Per darvi ancora un’altra prova, le cronache storiche sono piene di esplosioni di supernove nella nostra galassia, e osservate da Terra. La piu’ famosa e’ forse l’esplosione del 1054 che porto’ alla formazione della Nebulosa del Granchio e che venne opportunamente riportata nelle cronache cinesi. In ordine temporale, l’ultima supernova osservata nella Via Lattea e’ del 1604 osservata anche da Keplero. Vi sono poi altri casi piu’ recenti ma che non sono stati direttamente osservabili da Terra. Per darvi l’idea, di esplosioni di supernove nella nostra galassia, se ne contano piu’ o meno una ogni 50 anni, ovviamente senza nessuan conseguenza diretta per noi.

Concludendo, abbiamo capito il perche’ si parla di questa esplosione di Betelgeuse. Abbiamo visto come l’ipotesi di una supernova sia in realta’ possibile, ma assolutamente non aspettabile per  il 21 Dicembre. La cosa piu’ importante che abbiamo capito e’ che le esplosioni di Supernove nella nostra Galassia non sono un evento cosi’ raro, ma che comunque non comportano nessun problema a Terra e soprattutto sul genere umano.

Analizzare le profezie del 2012, significa affrontare temi sempre attuali della scienza e che spesso vengono poco divulgati ai non addetti ai lavori. Per un’analisi scientifica del 2012, ma soprattutto per leggere un libro di divulgazione chiaro ed accessibile a tutti, non perdete in libreria ”Psicosi 2012. Le risposte della scienza”.

Il 21/12 in Australia

7 Dic

In un post precedente, si siamo occupati della dilagante psicosi sul 2012 in Russia:

21 Dicembre: fenomeno italiano?

In particolare, abbiamo visto come questo fenomeno non sia solo limitato al nostro paese, ma stia causando problemi anche seri in questo paese. La mania del 2012 ha addirittura spinto membri del governo a proibire trasmissioni catastrofiste e i rappresentanti delle tre religioni principali a cercare di tranquillizzare i propri fedeli.

In questo articolo, a seguito di segnalazioni avute nella pagina facebook:

Psicosi 2012 su Facebook

vorrei raccontarvi quello che sta succedendo in Australia.

Senza dirvi nulla, voglio mostrarvi un video. Vi anticipo solo che la persona che sta parlando e’ il primo ministro australiano, precisamente Julia Gillard:

 

Cosa? Il messaggio di apertura e’ chiarissimo:

Cari cittadini australiani, la fine del mondo sta arrivando come annunciato dalla profezia Maya del 21 Dicembre.

Il resto del messaggio non e’ affatto rassicurante:

Il mondo dovrebbe finire il 21 Dicembre 2012 e il mondo sara’ invaso da zombie e da bestie demoniache. Non preoccupatevi, io restero’ a combattere al vostro fianco.

Cosa significa questo messaggio?

Semplice, si tratta di uno spot per un programma radiofonico chiamato “Triple J”. Il primo ministro australiano ha semplicemente prestato la sua faccia per questo spot televisivo.

Il motivo?

Stando a quanto dichiarato dalla Gillard, e’ un modo per mostrare in chiave ironica la fine del mondo annunciata il 21 Dicembre e per mostrare ai propri cittadini che non c’e’ assolutamente nulla da temere.

Ovviamente non sono mancate le critiche all’iniziativa. Secondo alcuni, si tratterebbe di uno spreco di denaro pubblico e di una messa in ridicolo del primo ministro.

Come detto in precedenza, lo scopo del messaggio non e’ solo pubblicitario, ma si vuole cercare di tranquillizzare gli australiani facendogli fare una risata pensando al 21/12.

Come visto nel precedente post, in Russia la psicosi dilaga con conseguenze anche problematiche per il paese. La situazione italiana e’ sotto gli occhi di tutti. Personalmente non ci vedo nulla di male a smentire e tranquillizzare le persone sfruttando anche la chiave della comicita’.

Pensate che l’iniziativa sia inutile? Assolutamente no. Solo qualche settimana fa e’ apparso in rete un annuncio che metteva in vendita posti ancora liberi all’interno di un bunker segreto in Australia. Prezzo del biglietto? 5000 dollari.

Come vedete, tutto il mondo e’ paese. L’australia sta vivendo esattamente gli stessi problemi che abbiamo in Italia con le stesse identiche conseguenze. L’esempio del bunker ci fa capire che la speculazione su questi temi non ha assolutamente confini.

Utile o no, ben vengano iniziative di questo tipo se possono servire a smentire le false profezie sul 2012. Molto spesso ricevo commenti che chiedono perche’ non ci sia una smentita ufficiale alla fine del mondo del 21/12. Di smetite ce ne sono quante ne vogliamo: scienziati, politici, forum, religioni, NASA. La cosa importante e’ cercare i risultati giusti sul web. Nel momento in cui ci limitiamo a leggere solo risultati catastrofisti, non troveremo mai una smentita agli eventi profetizzati.

Non per una smentita a priori, ma per una seria analisi degli eventi attesi per il 2012 e soprattutto per affrontare scientificamente temi sempre attuali e di interesse collettivo, non perdete in libreria “Psicosi 2012. Le risposte della scienza”.