Sulla scia dei post precedenti, continuiamo ancora a parlare di alieni, ma questa volta facciamolo in modo leggermente diverso. Su suggerimento di un nostro accanito lettore, vorrei parlare di un tema molto dibattuto in questi ultimi tempi, quello dei rapimenti alieni, o in inglese “Alien abduction”.
Capite subito che in questo caso stiamo entrando in un terreno abbastanza difficile, in cui la sola scienza fisica non e’ sufficiente. Anche in questo caso pero’, manterremo un approccio scientifico agli eventi, non partendo prevenuti, ma analizzeremo i fatti contestualizzandoli alla luce delle testimonianze.
Sicuramente tutti avrete sentito parlare, almeno una volta, di rapimento alieno. Negli ultimi tempi, il racconto di questi fatti ha fatto la fortuna di molte trasmissioni TV ma anche di siti internet agli antipodi della scienza e della divulgazione.
Il fenomeno delle abduction ha avuto un’impennata esponenziale a partire dalla fine degli anni ’80, anche se i primi casi risalgono addirittura ai primi anni ’50 del secolo scorso. Per avere un quadro generale, cerchiamo di identificare dei fattori comuni ai tantissimi casi di rapimento.
Come forse saprete, in molti di questi casi, i rapiti raccontano di essere stati avvolti in un fascio di luce molto intensa, per strada, nel proprio letto o anche dentro le proprie abitazioni, e di essersi svegliati dopo un tempo imprecisato all’interno di astronavi tecnologicamente molto avanzate. Il risveglio, sempre secondo i racconti, avviene sempre su un tavolo simile a quello delle autopsie dove il rapito e’ disteso seminudo e circondato da alieni. Sulla descrizione degli alieni, le storie sono un po’ diversificate, soprattutto per quanto riguarda l’altezza, il colore degli occhi, la forma della testa, ecc.
Perche’ il rapito e’ disteso sul lettino? Tutti i casi concordano sul fatto che diversi controlli sono stati fatti per cercare di studiare l’organismo umano attraverso test piu’ o meno invasivi. In molti di questi casi, gli alieni riescono anche a comunicare con il rapito cercando di tranquillizzarlo. Questa comunicazione, a seconda del racconto, avviene o per via orale o attraverso la telepatia.
Al termine dei test, molti testimoni giurano di essersi risvegliati in stato confusionale in luoghi diversi da quelli del rapimento. In molti casi, i testimoni riportano diverse cicatrici, anche molto vistose, sul proprio corpo e alcuni di questi parlano anche di misteriosi congegni innestati all’interno dell’organismo per studio o per controllo del corpo umano a distanza.
Anche se con qualche sfumatura, questo e’ il racconto tipico che viene narrato per descrivere il fenomeno delle abduction.
Bene, a questo punto facciamo qualche considerazione oggettiva su questi rapimenti.
Personalmente, la prima domanda che mi viene in mente, e a cui non ho trovato una risposta e’: “possibile che gli alieni debbano rapire un essere umano, aprirlo e vedere come e’ fatto?”. Cosa significa questo? Mi spiego meglio. Se i racconti fossero veri, stiamo parlando di forme di vita in grado di viaggiare liberamente nell’universo sfruttando tecnologie per noi non concepibili, punto di vista condiviso anche da molti sostenitori degli ufo. Bene, questi alieni cosi’ avanzati lasciano cicatrici cosi’ vistose sul corpo? Vi faccio notare che noi, razza umana preistorica a detta dei rapiti, al giorno d’oggi riusciamo a condurre molte operazioni senza lasciare cicatrici o comunque lasciando segni di dimensioni estremamente ridotte, pensate ad esempio al laser o alla laparoscopia. Tra l’altro, se fosse vero quanto raccontato, questa razza aliena sarebbe in grado di fare viaggi cosmici, ma dovrebbe tornare a studiare la biologia, la fisiologia e la medicina. Diciamo che, sempre personalmente, questo aspetto mi ha sempre fatto riflettere.
Premesso questo, vorrei invece riportarvi un dato incontrovertibile. In tutti i casi di rapimento, non si trova mai una cartella clinica del rapito frutto di test medici condotti dopo l’abduction. Fate attenzione, anche quando queste cose vi vengono raccontate in TV, non trovate mai un medico che visita il rapito, ma sempre ricercatori indipendenti, ufologi o quando trovate un medico vero questo mostra sempre tutto il suo scetticismo.
Altro punto fondamentale, in tutti i casi di rapimento alieno mai, e dico mai, ci sono testimoni esterni che vedono il rapimento. In tutti questi casi, il rapito e’ l’unico testimone dei fatti. Non vorrei fare il S. Tommaso della situazione, ma per credere ad una cosa del genere, il rapito non conta come testimone.
Anche sui famosi impianti di cui si parla, non esistono analisi scientifiche portate a sostegno di queste ipotesi. In alcuni casi, di questi presunti impianti non e’ stata trovata traccia a seguito di accurate ricerche mediche, mentre in altri casi ancora sono stati trovati piccoli oggetti chiaramente di natura umana.
A volte poi, soprattutto in TV, si pubblicizzano casi di fecondazione su esseri umani ad opera di alieni o di strane malattie inspiegabili causate dai test clinici effettuati sulle astronavi. Mentre nei primi casi si e’ chiaramente dimostrata la falsificazione degli eventi e dei presunti feti, nel caso delle malattie, molto spesso si mostrano immagini di malattie molto rare, ma gia’ conosciute dalla scienza.
A sostegno di quanto detto finora, vi vorrei raccontare uno dei casi piu’ famosi di rapimento alieno avvenuto in Francia. Nel 1979, un gruppo di tre ragazzi si trovava nei pressi di Cergy-Pontoise ed avrebbe visto chiaramente un UFO. Mentre due ragazzi scappavano, il terzo sarebbe stato rapito. Lo sfortunato membro del terzetto sarebbe poi stato ritrovato in stato confusionale solo 8 giorni dopo e avrebbe raccontato alle autorita’ dei fatti molto simili a quelli descritti all’inizio dell’articolo. Questo avvenimento fece molto scalpore e molto se ne parlo’, anche fuori dai confini francesi, anche perche’ si trattava di uno dei primi casi di abduction. Bene, 3 anni dopo i fatti, cioe’ appena scaduti i termini di prescrizione di legge, i ragazzi confessarono di aver inventato di sana pianta tutta la storia, dall’avvistamento fino al rapimento, di comune accordo tra loro. Negli 8 giorni della sparizione, il rapito si trovava in una casa di campagna di un quarto amico del gruppo. Scopo della massa in scena? Come dichiarato dai ragazzi, capire quanto questa storia potesse essere credibile per l’opione pubblica. Risultato: esperimento perfettamente riuscito.
A questo punto pero’, vorrei fare una precisazione. Con quanto detto, non sto affatto affermando che tutti i presunti rapiti siano mitomani in cerca di un momento di gloria. Sicuramente ci saranno soggetti di questo tipo, ma in molti casi il racconto avviene in buona fede.
Per capire meglio questo fondamentale punto, e’ necessario interrogare la psicologia e la medicina. Come gia’ saprete, molti dei rapimenti affiorano nella memoria dei rapiti non direttamente, ma solo a seguito, ad esempio, di ipnosi regressiva, cioe’ una tecnica utilizzata per far riaffiorare i ricordi dimenticati.
Premesso che secondo molti luminari queste tecniche non possono considerarsi valide dal punto di vista medico, spesso queste metodologie possono essere utili in caso di amnesie indotte o relative ad eventi traumatici. Nonostante questo, dobbiamo chiarire che esistono anche i cosiddetti “falsi ricordi” o i “ricordi di massa”. Cosa sono? Il nostro cervello e’ in grado di elaborare dei ricordi, del tutto o in parte, non reali a seguito, ad esempio, di sogni, di immagini parziali osservate dal vivo o attraverso la TV o anche a seguito di raconti da parte di altre persone. In questo caso, i segni cerebrali relativi al ricordo falso sono del tutto identici ad uno reale. Detto in altri termini, e’ come immaginare qualcosa e farlo diventare reale nei nostri ricordi, come qualcosa accaduto in realta’. Ovviamente, non stiamo parlando per sentito dire, ma stiamo affrontando tematiche mediche vere, e su cui potete trovare una ricca bibliografia anche in rete.
Diversi esperimenti sono stati condotti nel corso degli anni per validare la teoria dei falsi ricordi. Queste ricerche hanno evidenziato dunque una particolare correlazione tra stimoli mentali e visivi e la costruzione di ricordi falsi ma del tutto reali per il soggetto in esame. Simile e’ il discorso delle memorie collettive o ricordi di massa. Anche in questo caso siamo di fronte ad un ricordo non reale, ma costruito dal nostro cervello, solo che la causa non e’ piu’ uno stimolo individuale subito dal soggetto, bensi’ un pensiero comune o un fatto accaduto a tante persone e piu’ volte ascoltato, che il nostro cervello incamera come un ricordo personale. Interessante e’, ad esempio, lo studio condotto da ricercatori italiani sulla memoria di massa dell’orologio della stazione di Bologna, uno dei simboli dell’attentato del 1980 e che trovate raccontato a questo link:
Bene, in molti casi e’ stato evidenziato che, dal momento che neurologicamente i falsi ricordi sono del tutto simili a quelli reali, agendo con l’ipnosi regressiva, si portano a galla sia eventi reali che costruiti, senza poterli distinguere tra loro.
Cosa significa questo? Come avrete capito, diversi casi di abduction possono essere ricondotti al fenomeno dei falsi ricordi o delle memorie di massa. In questo senso, non pensiamo che chi racconta questi avvenimenti sia solo in cerca di pubblicita’ personale. Molto spesso il continuo bombardamento mediatico a cui siamo sottoposti, puo’ creare dei falsi ricordi che poi vengono incamerati in alcuni individui creando un passato parallelo. Questa spiegazione e’ in grado anche di chiarire il perche’, dai primi sporadici eventi degli anni ’80, si e’ avuto un numero sempre crescente di casi di questo tipo. Negli ultimi anni poi, a causa della grande propaganda fatta in TV e sulla rete, il numero dei rapiti da parte degli alieni e’ del tutto esploso. Alla luce di quanto detto, questa teoria spiegherebbe anche perfettamente perche’ molti testimoni riportano quasi sempre gli stessi fatti e gli stessi contesti in cui e’ avvenuto il rapimento o le visite da parte degli esseri alieni.
Concludendo, molti dei casi di abduction possono essere considerati dei falsi. Diversi di questi sono stati anche smascherati in TV dopo che la trasmissione in particolare aveva magari fatto decine di speciali sui singoli casi. In nessun caso considerato reale vi sono delle prove mediche, o anche delle semplici analisi, condotte con metodologia scientifica a sostegno delle ipotesi. Non ultimo, visto anche il crescente numero di rapimenti e la simile metodologia riportata, molti dei soggetti potrebbero essere vittime di falsi ricordi o di memorie di massa. Queste costruzioni cerebrali sono una realta’ medica a cui diversi esperimenti condotti negli anni hanno dato ragione.
Sperimentazione animale
2 GenSul forum di Psicosi 2012:
– Psicosi 2012 forum
e’ nata una discussione molto interessante sulle conseguenze che le campagne di disinformazione e coinvincimento da parte di alcuni siti possono avere sulle persone. In particolare, il dibattito era incentrato sull’emotivita’ e su quanto il voler creare odio e complottismo puo’ sfociare in reazioni esagerate e fuori controllo. All’interno di questa discussione, si e’ poi arrivati al caso, molto discusso in questi giorni, della ragazza di Bologna che ha riacceso il dibattito sulla sperimentazione animale.
Per chi non fosse informato sui fatti, credo pochi se non altro per l’enorme eco mediatica che la notizia ha avuto, una ragazza, per la precisione Caterina Simonsen, ha inizialmente pubblicato sul suo profilo facebook questa foto:
La foto su facebook che ha acceso il dibattito sulla sperimentazione animale
Come vedete, si tratta di un messaggio in cui si difende la sperimentazione medica animale grazie alla quale la ragazza e’ ancora in vita. Testuali parole, ne riparleremo tra poco, recitano: “senza la ricerca sarei morta a 9 anni”.
Per essere precisi, tale Caterina e’ affetta da quattro malattie rare: immunodeficienza primaria, deficit di proteina C e proteina S, deficit di alfa-1 antitripsina, neuropatia dei nervi frenici, abbinate al prolattinoma, un tumore ipofisario, e a reflusso gastroesofageo, asma allergica e tiroidite autoimmune. Come potete ben capire, il quadro clinico in questione non e’ assolutamente semplice. Diverse volte la ragazza e’ stata sul punto di morire ricoverata in terapia intensiva e anche in questi giorni si trova ricoverata in ospedale a causa di un aggravamento della situazione. Ad oggi, Caterina e’ costretta a passare quasi 20 ore al giorno collegata ad un respiratore e ad assumere moltissimi medicinali che le consentono di rimanere stabile.
Veniamo prima ai fatti, come e’ noto, questa foto ha scatenato le ire di molti animalisti e persone facenti capo ad associazioni per la difesa degli animali. Purtroppo, le ire sono sfociate in insulti anche molto gravi. Non sono mancati, per la precisione se ne contano una trentina, auguri di morte per Caterina, moltissimi incernierati intorno al concetto “se morivi a 9 anni non importava niente a nessuno”.
Piccola parentesi iniziale necessaria e doverosa, come piu’ volte chiesto e preteso anche su questo blog, quando si vanno a discutere argomenti delicati e contestati come questo, e’ normale che ci siano opinioni anche completamente discordanti. Questo pero’ non deve prescinedere da una dialettica “educata” e veicolata dall’umanita’ e dal buon senso. Augurare la morte a qualcuno perche’ ha un’opinione diversa dalla nostra significa tornare indietro di centinaia di anni. In un dibattito costruttivo, ognuno ha le sue motivazioni che puo’ esternare e che possono essere costruttive per gli altri. Probabilmente, alla fine, ognuno rimarra’ della sua opinione ma tutti avranno imparato qualcosa, se non altro avendo un quadro completo del pensiero e delle tesi dell’altro fronte.
Ora, lungi da me discutere o sensibilizzare sulla situazione di salute della ragazza in questione. Umanamente, e’ normale sentirsi vicini a persone in questo stato e, magari, voler sensibilizzare l’opinione pubblica facendo leva sul quadro clinico di Caterina. Questo pero’, a mio avviso, e’ sbagliato e, sempre mia opinione personale, non era nelle intenzione della ragazza stessa. Quanto accaduto deve invece innescare una discussione costruttiva su un tema molto delicato e che spesso lascia spazio solo ad estremismi piuttosto che ad una discussione scientifica seria. Come sapete, e come normale, esistono diverse associazioni in difesa o contro la sperimentazione animale, molto spesso pero’, si creano su questi temi partitismi fondamentalisti che puntano piu’ all’emotivita’ e alla sensibilita’ delle persone piuttosto che ad una discussione scientifica e costruttiva.
Detto questo, cerchiamo di fare il punto sulla sperimentazione animale cercando di capire pro e contro, e soprattutto l’utilita’ o meno, di questa tecnica in ambito medico.
Per prima cosa, parlare di sperimentazione animale non e’ del tutto completo. Si deve infatti distinguere tra sperimentazione di base e applicata. Nel primo caso, ci si limita ad un’osservazione, ad esempio del comportamento, per comprendere determinati aspetti. Nella sperimentazione applicata invece, alcuni animali vengono utilizzati come modelli attivi per comprendere una determinata caratteristica biologica o genetica di un’altra specie, molto spesso quella umana. Ovviamente, ma la distinzione era obbligatoria, quando parliamo di “sperimentazione animale” ci riferiamo alla ricerca applicata.
Bene, a questo punto le domande fondamentali a cui dobbiamo provare a dare una risposta sono essenzialmente due: e’ veramente utile la sperimentazione sugli animali? Esistono metodi alternativi? Come potete facilmente immaginare, i due fronti, favorevoli e contrari, danno risposte completamente discordanti che sono, rispettivamente, SI-NO e NO-SI.
Vediamo prima di tutto le motivazioni alla base di queste risposte partendo proprio dal fronte contrario alla sperimentazione.
In soldoni, il punto fondamentale portato dal fronte contrario e’ che la sperimentazione animale non porta risultati certi dal momento che e’ fatta, come e’ ovvio, su esseri viventi simili ma non esattamente uguali all’uomo. Detto in altri termini, quando si utilizza una determinta specie per studiare la genetica, provare farmaci o osservare il decorso di una malattia, si utilizza un essere che potrebbe non avere esattamente lo stesso comportamente o la stessa reazione dell’uomo. Generalmente, dal punto di vista del DNA, si utilizzano specie che hanno mappature uguali fino al 95% a quelle dell’uomo. Cosa significa questo? Semplice, quel 5% di differenza, in media e ovviamente per dare qualche numero, puo’ essere determinante in quel preciso studio, portando risultati completamente sballati e che poi non saranno identici sull’uomo. E’ vero questo? Assolutamente si, ed e’ normale che sia cosi’. Prendendo specie diverse, non possiamo certo aspettarci di avere un comportamento speculare al 100% se cosi’ fosse, avremmo non specie simili ma identiche.
Fate pero’ attenzione, come anticipato, parliamo di verosimiglianza a percentuali molto alte. E’ ovvio che per una determinata sperimentazione si prendano animali che, da quel determinato punto di vista, possano essere paragonabili con un’alta percentuale all’uomo. Ovviamente, analisi diverse prendono in esame specie diverse ma simili all’essere umano per un determinato aspetto.
Qual e’ dunque la conclusione del fronte contrario alla sperimentazione? Testare un protocollo sugli animali e’ un’inutile violenza dal momento che il risultato ottenuto non e’ univoco. In altri termini, e’ sempre necessaria una sperimentazione sull’uomo per valutare aspetti specifici che non e’ possibile predeterminare sull’animale. Esempio classico portato a sostegno: farmaci che al termine della sperimentazione devono essere tolti dal mercato perche’ danno vita a reazioni non attese e non osservate nella fase sperimentativa.
Questa conclusione e’ assolutamente fuorviante frutto dell’ignoranza dei protocolli. Rimaniamo, per semplicita’, sul discorso farmaci. Un medicinale, prima di essere immesso sul mercato, affronta un lungo protocollo sperimentativo che parte, generalmente, sull’animale passando poi ad una fase preliminare su soggetti volontari e poi, se tutto va bene, arriva nelle farmacie. Ora, come normale, anche nella fase di somministrazione volontaria si parla di un numero limitato di soggetti. Quella che viene fatta e’ una valutazione statistica degli effetti. Persone diverse, possono avere reazioni diverse. Durante la fase volontaria si studiano eventuali effetti collaterali e viene redatto il bugiardino. Alcune volte, dopo l’immissione sul mercato, proprio perche’ di fronte ad una statistica maggiore di casi, si possono manifestare controindicazioni con probabilita’ minori. In questo caso, come e’ normale, viene aggiornato il bugiardino includendo questi nuovi casi. Detto in parole molto semplici per capire il concetto, una casa farmaceutica mette in commercio un farmaco che salva la vita a molte persone. In un solo caso, questo farmaco ha una reazione allergica che crea danni ad un individuo. Toglialmo il farmaco dal mercato? Assolutamente no, quel prodotto e’ utile per tante persone per cui si aggiorna il bugiardino solo includendo quel caso specifico.
Lasciamo ora questo esempio per tornare alla discussione iniziale. Seguendo questo ragionamento, il fronte contrario alla sperimentazione sostiene che esistano metodi alternativi per verificare l’efficacia e le controindicazioni di un determinato prodotto. Ripeto, parliamo genericamente di prodotto solo per semplificare, il ragionamento va bene per farmaci, terapie, analisi, ecc. Quali sono i metodi alternativi? Primo tra tutti, la simulazione della risposta dell’organismo. Cosa significa? Ad oggi, abbiamo una conoscenza abbastanza avanzata anche solo del genoma umano e del comportamento biololgico-genetico dell’uomo. Sfruttando queste conocenze, e la possibilita’ di utilizzare calcolatori molto potenti, possiamo sostituire la sperimentazione sugli animali con una simulazione informatica della risposta.
Analizziamo questo aspetto. Come visto, uno dei punti cardine del fronte contrario e’ che la risposta dell’animale non e’ determinante per il risultato, e’ sempre necessaria una sperimentazione sull’uomo. Perche’? Come detto, e come normale, la percentuale di somiglianza non e’ e non puo’ essere 100%. Bene, secondo voi, una simulazione al computer puo’ essere identica alla risposta dell’essere umano? Come potete facilmente capire, la risposta e’ no. Facciamo, al solito, un esempio riduttivo ma utile alla comprensione. Al computer possiamo simulare, ad esempio, l’interazione di un farmaco con un organo bersaglio specifico. Prima di tutto, questo non e’ assolutamente corretto. Che livello di precisione possiamo ottenere? Supponiamo di simulare l’interazione di una molecola con i succhi gatrici, simulazione che comunque implica un calcolo lungo e attento. Bene, noi non siamo solo “succhi gastrici”. Magari, quella molecola puo’ avere effetti collaterali gravi sullo stomaco, oppure interagire dannosamente con un altro organo collegato allo stomaco o, anche, influire sulla circolazione mediante l’interazione con il sangue. Cosa significa questo? Se da un lato un animale puo’ essere simile al 95% con l’uomo, una simulazione, in quanto tale, avra’ una somiglianza, supponiamo anche piu’ alta del 95%, per un determinato aspetto dell’uomo. Tornado all’esempio visto, possiamo pensare ad un programma che simula anche al 99% il comportamento dei succhi gastrici, ma in quella simulazione stiamo ignorando lo stomaco, la digestione, il sangue, la circolazione, insomma, l’essere umano. Come potete facilmente rendervi conto, non possiamo pensare di simulare il comportamento e le reazioni dell’uomo completamente al 100%. Se cosi’ fosse, avremmo ridotto l’essere umano ad una semplice macchina.
Detto questo, capite bene l’assurdita’ del pensare che una simulazione possa essere paragonata all’uomo. Prima di tutto, per quanto avanzata, la nostra conoscenza medica non e’ assolutamente completa. Inoltre, per sua stessa definizione uan simulazione prende in esame aspetti specifici e ristretti di un particolare fenomeno. Senza contare poi eventuali errori di software che potrebbero portare risultati completamente diversi.
La sperimentazione animale porta sicuramente delle incongruenze che devono essere testate preliminarmente sull’uomo, ma questi errori possono essere ben piu’ ampi parlando di “metodi alternativi”. Punto di arrivo di questo ragionamento, ripeto personale ma supportato da considerazioni numeriche, e’ che, ad oggi, la sperimentazione animale e’ ancora fondamentale in ambito di ricerca medica. Praticamente tutti i farmaci e tutti i protocolli che utilizziamo, dall’influenza fino alle patologie piu’ gravi, vengono testati su animali all’interno dei centri di ricerca. Tutti quei fondamentalisti, non comuni cittadini che hanno un pensiero ma, ad esempio, gli autori dei commenti visti prima sul caso della ragazza di Bologna, dovrebbero essere consapevoli del ruolo della sperimentazione e del fatto che molti dei farmaci che utilizzano sono sicuri anche per questo motivo.
Prima di concludere, vorrei fare delle ulteriori considerazioni personali. Come premesso, cosi’ come avviene su molti altri aspetti discussi anche in questo blog, la creazione di fazioni fondamentaliste preclude la sana discussione costruttiva. Insultare la ragazza di Bologna augurandole la morte, non serve certo a spiegare le motivazioni della propria contrarieta’ alla sperimentazione animale. Dal mio punto di vista, se vogliamo parlare di umanita’ e rispetto per specie viventi, allora di dovrebbe parlare di allevamenti intensivi di animali da pelliccia. Se proprio vogliamo essere franchi, quelli sono sacrifici che possono essere eliminati utili solo per un mero vezzo estetico. Allo stesso modo, non possiamo paragonare la sperimentazione di un farmaco con quella di prodotti cosmetici. Come potete capire, esistono molte sfumature di questo aspetto che non possono essere unificate nascondendosi dietro all’ormai famosa espressione “no, senza se e senza ma”.
”Psicosi 2012. Le risposte della scienza”, un libro di divulgazione della scienza accessibile a tutti e scritto per tutti. Matteo Martini, Armando Curcio Editore.
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