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La prova regina per eccellenza

21 Giu

In questi giorni sta facendo molto discutere il caso di Yara Gambirasio e l’arresto di quello che sembrerebbe il presunto assassino. Mi rendo conto che la tematica non è delle più semplici ed in questa sede, come è la natura stessa del blog, non voglio entrare in discussioni riguardanti il caso in se ne tantomeno discutere giustizialismo o meno. Come sappiamo tutti, quello che ad oggi è identificato come l’assassino di Yara è stato identificato dopo una lunga e costosa inchiesta che si è basata notevolmente sul test del DNA e sulla comparazione di circa 18000 campioni prelevati da cittadini della zona con delle tracce biologiche rinvenute su un indumento della vittima.

L’identificazione del presunto assassino ha portato però una lunga coda di discussioni sulla certezza o meno della colpevolezza. Senza entrare nel merito della discussione sulle dichiarazioni rilasciate anche da esponenti di governo, il fulcro della questione è rappresentato dalla validità o meno, o meglio dalla precisione o meno, del test del DNA eseguito.

Per cercare di capire meglio la questione, proviamo a capire come vengono eseguiti questi test e se veramente ci sono margini di errore significativi tali da mettere in discussione l’impianto accusatorio per il sospetto.

Come anticipato, durante l’inchiesta sono stati prelevati circa 18000 campioni di DNA da altrettante persone che frequentavano luoghi di interesse per l’indagine e che potevano essere entrate in contatto in qualche modo con la vittima. Tra queste persone è stato identificato un notevole grado di somiglianza tra il campione rinvenuto ed un frequentatore di una nota discoteca della zona. Da qui si è poi risaliti a tre fratelli il cui DNA era ancora più somigliante alla prova e al loro padre, morto nel 1999, ma il cui DNA è stato estratto dalla saliva dietro un bollo della patente e confermato poi dalle ossa riesumate per le indagini. Come è noto, da qui si è passati ad identificare la madre dell’assassino che avrebbe avuto una coppia di gemelli illegittimi dal padre in questione. L’identificazione madre-figlio è sempre stata fatta mediante il test del DNA e nello specifico mediante la comparazione di quello che si chiama DNA mitocondriale, trasferito interamente da madre a figlio. A questo punto, proprio nel maschio della coppia di gemelli è stato identificato il presunto assassino di Yara.

Tutta questa storia sembra più la sceneggiatura di un film o di una serie poliziesca piuttosto che una normale indagine. Ovviamente, il costo di tutte queste procedure è stato elevatissimo. Ed ora? Dopo circa 4 anni, milioni di euro spesi, perché continuiamo ad avere dubbi? Questo è il tema che vorremmo affrontare per capire meglio il perché di tutta questa discussione dopo che il test del DNA viene da diverse fonti considerata la prova regina per la risoluzione di indagini rompicapo.

Come avrete letto e ascoltato, la certezza della corrispondenza tra la traccia rinvenuta sugli indumenti e il DNA del presunto assassino è del 99,99999987%, dunque la probabilità di errore è di uno su miliardi. Allora? Uno su miliardi sembrerebbe una certezza assoluta. In realtà, non è così. Cerchiamo di capire meglio.

Per rima cosa, come viene fatto il test del DNA? Come sappiamo, la molecola del DNA, la famosa doppia elica, è composta da catene lunghissime di basi che contengono tutte le informazioni necessarie a codificare l’essere umano. Se prediamo il DNA di due persone qualsiasi, non parenti, fratelli o altro, ma persone qualsiasi, questi sono identici tra loro per circa il 99.9%. Bene, questa quasi totalità identica è quella che si chiama “genoma umano”. La restante parte del DNA è composta da sequenze non codificate e che non entrano nella sintesi proteica. Proprio questa parte è formata da sequenze di coppie che si ripetono casualmente e la cui struttura è talmente arbitraria da potersi considerare un’evoluzione moderna delle classiche impronte digitali. Detto in altri termini, questa parte minore di DNA è diversa da individuo ad individuo ma è rappresentata non da sequenze a caso, ma da coppie che si ripetono un numero fisso di volte. Bene, analizzando questa parte del DNA, cioè contando quanti e quali coppie e quante volte si ripetono, è possibile effettuare il test del DNA per confrontare tra loro due campioni. Questa tipologia di analisi è la stessa che viene utilizzata anche per il test di paternità utilizzato per riconoscere o meno un figlio.

Detto questo, se consideriamo il numero elevatissimo di combinazioni possibili di queste sequenze, una volta confrontati due campioni e visto che questi hanno le stesse sequenza ripetute, arriviamo agilmente a probabilità di appartenenza che sfiorano il 100%. In altri termini, trovato un campione di DNA, la probabilità che questo appartenga ad una persona a caso piuttosto che a colui che viene identificato è una su miliardi di casi. Tra l’altro, si tratta di un test abbastanza semplice e che è possibile portare a termine nell’arco di un paio d’ore.

Detto questo, con le probabilità che abbiamo detto prima, dove sarebbe la possibilità di errore?

In realtà, è vero che la probabilità di errore è così bassa, ma si tratta solo della probabilità che due persone possano avere le stesse sequenze ripetute nella parte di DNA analizzato. Purtroppo, come la scienza ci insegna, si deve sempre tenere conto degli errori apportati nella misura.

Cosa significa?

Come detto, in questa tipologia di misura si contano, nel vero senso del termine, le sequenze ripetute. E se ci sbagliamo a contare? Questo in realtà potrebbe essere un problema. E’ vero che la sequenza del DNA in esame, per conoscenza i microsatelliti, sono una caratteristica quasi unica, ma alcuni laboratori dichiarano percentuali di errori anche fino al 2%, dunque infinitamente maggiore di quelle considerate, nell’identificazione delle sequenze. Ora, se confrontiamo il 2% con il zero virgola tanti zeri qualcosa visto prima, le cose cambiano decisamente verso.

Oltre a questo, c’è poi il problema della contaminazione dei campioni. Molti citato in questi giorni è il cosiddetto caso del fantasma di Heilbronn, un caso del 1993 in cui in numerosi omicidi in Germania venne rinvenuto lo stesso DNA appartenente ad una donna. Nei mesi successivi, lo stesso campione venne identificato anche in altri casi simili ma in paesi diversi. Da qui, come è ovvio, si pensò ad un caso di serial killer europeo autore di tantissimi omicidi. Il tutto si risolse poi nel nulla quando dopo qualche anno si capì che il DNA in questione apparteneva ad una operaia della ditta che forniva i campioni per i test a diversi paesi e che per errore era entrata in contatto con materiale dopo la sterilizzazione.

Ovviamente, quello del fantasma di Heilbronn è un caso limite, ma ci fa capire come le probabilità di errore sono sempre presenti e non si limitano alla sola precisione del test che, sbagliando, viene spesso citata da sola.

Detto questo, anche in termini giuridici, il test del DNA, in casi come questo, viene considerato come un forte indizio ma non come una prova schiacciante. Come potete capire, per poter chiudere definitivamente il caso è necessario ricostruire il tutto e inchiodare con certezza il soggetto identificato dal test con tutta una serie di altri indizi che rendono la cosa inattaccabile. Questa è la ricostruzione dell’impianto accusatorio a cui si sono appellati gli avvocati difensori di quello che, ad oggi, possiamo considerare il sospettato numero uno.

Solo per chiarire il tutto, insieme al test del DNA in questi giorni viene spesso citato il database dei cellulari che si sono agganciati alla cella telefonica del campo in cui è stato rinvenuto il corpo. Proprio nell’articolo precedente:

Tempeste solari e problemi ai telefoni?

abbiamo parlato di rete mobile parlando della zona coperta dalla cella intesa come stazione mobile. Anche su quest’altra prova a sostegno, gli avvocati difensori si sono appellati al fatto che la stessa cella copre sia il campo già citato, ma anche abitazioni in cui il sospetto poteva essere in quel momento perché di sua proprietà o di parenti stretti.

Dunque? Sicuramente la persona identificata ha un pesante e sospetto di colpevolezza ma, come visto, prima di poter dichiarare il caso chiuso, sarà necessario ricostruire molti altri dettagli che metteranno in correlazione l’assassino con la la vittima e, soprattutto, chiuderanno il caso con una perfetta ricostruzione di quanto accaduto. Divulgare notizie troppo velocemente, potrebbe solo complicare l’indagine e rallentare il lavoro degli inquirenti.

Restiamo dunque in attesa di seguire l’evolversi delle indagini anche se, per una accusa di colpevolezza, serve sempre il processo!

 

Psicosi 2012. Le risposte della scienza”, un libro di divulgazione della scienza accessibile a tutti e scritto per tutti. Matteo Martini, Armando Curcio Editore.

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L’esperimento della goccia di pece

23 Lug

Pochi giorni fa, e’ stata annunciata la notizia che finalmente e’ stato possibile riprendere uno degli esperimenti scientifici piu’ lunghi, secondo alcuni anche piu’ noioso, della storia.

Di cosa si tratta?

L’esperimento in questione e’ quello della goccia di pece. Come sapete bene, la pece e’ quella sostanza di colore nero, ricavata dai bitumi e da legni resinosi. In condizioni normali, la pece si presenta come un solido, tanto che e’ possibile romperla utilizzando un martello.

Confronto tra fluidi ad alta e bassa viscosita'. Fonte: Wikipedia

Confronto tra fluidi ad alta e bassa viscosita’. Fonte: Wikipedia

Anche se apparentemente sembra un solido, la pece e’ un fluido, precisamente un fluido ad altissima viscosita’. Come sapete, la viscosita’ di un fluido indica la resistenza della sostanza allo scorrimento. L’animazione riportata aiuta a capire bene la differenza tra fluidi ad alta e bassa viscosita’ quando questi vengono attraversati da solidi.

Bene, cosa c’entra la pece con questo esperimento?

Come anticipato, la pece e’ in realta’ un fluido ad alta viscosita’. Detto questo, anche se con tempi molto lunghi, questa sostanza deve comportarsi come un fluido. Sulla base di questa considerazione, e’ possibile realizzare un esperimento per misurare la viscosita’ della sostanza facendola scendere all’interno di un imbuto.

Il primo che propose questo esperimento fu il professor Thomas Parnell dell’università del Queensland. Parnell prese un pezzo di pece, lo sciolse e lo fece colare all’interno di un cono di vetro. Questo venne fatto addirittura nel 1927.

Per poter iniziare l’esperimento, fu necessario far raffreddare la pece, operazione che duro’ circa 3 anni, fino al 1930. Solo a questo punto, la parte finale del cono venne rotta formando un imbuto. Dal momento che la pece e’ un fluido, si devono osservare delle gocce cadere dall’imbuto.

Facile, direte voi. E’ vero, ma per eseguire questo esperimento serve tanta tanta pazienza.

Non ci credete?

La prima goccia di pece, cadde dopo ben 9 anni! Lo stesso avvenne per le gocce successive. Ecco una tabella riassuntiva dell’esperimento:

Data Evento Durata(Mesi) Durata(Anni)
1927 Inizio dell’esperimento: la pece viene versata nell’imbuto sigillato
1930 Il fondo dell’imbuto viene aperto
Dicembre 1938 Caduta della prima goccia 96-107 8-8,9
Febbraio 1947 Caduta della seconda goccia 99 8,3
Aprile 1954 Caduta della terza goccia 86 7,2
Maggio 1962 Caduta della quarta goccia 97 8,1
Agosto 1970 Caduta della quinta goccia 99 8,3
Aprile 1979 Caduta della sesta goccia 104 8,7
Luglio 1988 Caduta della settima goccia 111 9,3
28 novembre 2000 Caduta dell’ottava goccia 148 12,3

Perche’ questo esperimento e’ stato ritirato fuori in questi giorni?

Come evidenziato dalla tabella, sono state effettivamente osservate le gocce di pece cadere nel bicchiere sottostante, ma fino ad oggi, nessuno era mai riuscito a filmare la goccia che cadeva. In occasione dell’ottava goccia nel 200o, la telecamera che era stata montata era guasta, per cui si perse questo importante momento.

Seguendo il link, potete vedere il filmato della fatidica goccia che cade:

Video goccia di pece

Dai tempi misurati nell’esperimento, si e’ ricavato che la pece ha una viscosita’ pari a 230 miliardi di volte quella dell’acqua!

Durante questi 83 anni, l’esperimento e’ sempre stato in funzione e, nei primi anni del 2000, quando ci si rese conto che le variazioni di temperatura potevano modificare la viscosita’ della pece, la campana che conteneva l’apparato e’ stata termalizzata in modo da mantenere costanti i parametri.

Nel 2005, in memoria del professor Parnell, venne assegnato all’esperimento della goccia di pece l’IG Nobel, parodia, ormai seguitissima, del piu’ cleebre premio Nobel.

A parte gli scherzi, si tratta di un esperimento utile per evidenziare proprieta’ dei fluidi ad alta viscosita’. Certo, oggi come oggi, le misure sono state fatte, ma l’esperimento e’ ancora in corso perche’ rappresenta ormai un simbolo sia dell’universita’ del Queensland sia una memoria storica della fisica.

Se avete tempo libero, ma ne serve molto, potete ache seguire in diretta l’esperimento, collegandovi a questo link:

Diretta Pece

Dal punto di vista chimico-fisico, i fluidi alta viscosita’ sono assolutamnete interessanti e dalle proprieta’ a dir poco strabilianti. Anche il vetro, classificato come sostanza amorfa, puo’ essere definito un fluido ad alta viscosita’. Proprio per questo motivo, alcune vetrate delle chiese piu’ antiche, mostrano delle forme allargate verso il basso, caratteristica dovuta proprio al lento movimento del fluido.

Certamente, oggi come oggi non stiamo parlando di un esperimento in grado di stravolgere la fisica, ma di un’esperienza importante dal punto di vista storico e sicuramente curiosa per noi abituati alla comunicazione e ai risultati immediati. Punto a favore, e’ certamente il costo zero dell’esperimento che richiede solo un po’ di aria condizionata per termostatare il piccolo apparato.

 

Psicosi 2012. Le risposte della scienza”, un libro di divulgazione della scienza accessibile a tutti e scritto per tutti. Matteo Martini, Armando Curcio Editore.

La prossima fine del mondo?

2 Apr

In questo blog, diverse volte ci siamo trovati a parlare di fine del mondo, prendendo spunto dalle tante ipotesi catastrofiste che sono state fatte, ad esempio, a partire dal 2012. Fino ad oggi, per nostra fortuna, siamo riusciti a dimostrare l’assurdita’ di queste ipotesi e, se vogliamo, abbiamo anche imparato a prendere alla leggera i tanti siti complottisti e catastrofisti che popolano la rete.

Ora, vorrei tornare per un attimo a parlare di fine del mondo, ma questa volta in una chiave leggermente diversa. Alcuni lettori, mi hanno chiesto informazioni sulla situazione politica tra le due Coree. Ovviamente, lungi da me trasformare questo blog di divulgazione della scienza in una vetrina politica o economica. Quello che maggiormente preoccupa le persone e’ la situazione nucleare dei due contendenti e se veramente esiste la possibilita’ che un conflitto nucleare possa innescarsi nella penisola coreana. A seguito di queste richieste, ho deciso di scrivere questo post, proprio per analizzare il discorso atomico e parlare dunque di scienza anche in questo senso. Ovviamente non entrero’ assolutamente nel merito del e’ giusto o non e’ giusto dotarsi di armi nucleari? E’ giusto costruire centrali che magari possono produrre combustibile per armi atomiche? Queste domande esulano dal contesto di questo blog, per cui non ne parlero’ se non indirettamente.

Prima di analizzare la situazione odierna, e’ ovviamente necessario capire la storia della penisola coreana per contestualizzare meglio cosa potrebbe accadere in futuro.

La storia della Corea inizia nel 1943 con il trattato del Cairo, in cui Stati Uniti, Gran Bretagna e Cina optarono per la formazione di un nuovo stato nella penisola sottraendo di fatto i territori al Giappone. Lo stato coreano, ancora unito, era considerato neutrale e offriva un avamposto privilegiato per il controllo del nemico giapponese, ma anche della Russia che confinava per un tratto con il nuovo stato.

Durante la seconda guerra mondiale pero’, cioe’ nei suoi primi anni di vita, la penisola coreana venne ripartita innumerevoli volte tra i molti contendenti del conflitto, fino a quando, nel 1948 al termine della guerra, vennero formati due stati gia’ di fatto indipendenti tra loro. La Corea del Nord, con capitale Pyongyang, con un governo filocomunista sovietico e la Corea del Sud, con capitale Seoul, con un governo nazionalista filoamericano. Questa prima divisione ed i rispettivi orientamenti ci mostrano da subito la completa incompatibilita’ tra le due nazioni di fatto divise dal 38esimo parallelo.

Confine tra le due Coree durante gli anni del conflitto

Confine tra le due Coree durante gli anni del conflitto

Questa stato di equilibrio del tutto apparente non duro’ molto e nel 1950 lo stato del Nord invase la Corea del Sud, facendo iniziare quella che viene ricordata come Guerra di Corea. Questo conflitto duro’ di fatto circa 3 anni, anche se non ebbe mai fine. Ci furono numerosi capovolgimenti di fronte e risvolti internazionali molto delicati. Oltre ai due stati, al conflitto, seppur in alcuni casi in modo indiretto, parteciparono ovviamente gli Stati Uniti, la Russia e la Cina. In un periodo delicato come quello della guerra fredda, piu’ volte si arrivo’ ad un passo dall’accensione di un nuovo conflitto mondiale. La figura riportata mostra la linea di confine tra idue stati durante le diverse fasi del conflitto che vanno dal 1950 al 1953. In realta’, questo conflitto non venne interrotto da un accordo di pace viste soprattutto le posizioni della Corea del Nord. Proprio a causa di questo “particolare” dal 1954 gli Stati Uniti mantengono un contingente militare nello stato del Sud con circa 40000 soldati e armi nucleari. Questo particolare, come vedremo in seguito, non e’ affatto trascurabile.

Di fatto, un armistizio tra i due stati venne firmato solo nel 1972, ma la pace duro’ appena 10 anni dal momento che nel 1983 ci fu un attentato in Birmania ai danni del presidente sud coreano. Nel 2010 poi, i nord coreani affondarono, anche se manca la dimostrazione formale, con un siluro la corvetta sud coreana Cheonan causando la morte di 46 uomini che erano a bordo.

Detto questo, capite bene che la storia di questa nazione e’ molto travagliata e tra i due stati non c’e’ mai stato un reale periodo di pace. Brevi interruzioni del conflitto sono state sempre interrote a seguito di attentati o atti dimostrativi da parte di uno stato sull’altro.

Cosa sta accadendo in questi giorni?

Di fatto il 30 marzo 2013 la Corea del Nord ha nuovamente dichiarato lo stato di guerra con il confinante stato a Sud. In realta’, anche in questo caso, l’atto formale e’ solo l’epilogo di diversi avvenimenti accaduti negli ultimi mesi. Tra questi, quello che piu’ ci interessa e’ la volonta di Pyongyang di dotarsi di armi nucleari. A riprova di questo, la Corea del Nord ha proprio nelle ultime ore dichiarato come il possedere ordigni atomici sia in realta’ un buon modo di essere in pace con il resto del mondo, non temendo per la propria incolumita’.

A questo punto, passiamo allora a parlare di armi atomiche. La Corea del Nord dispone di questo genere di armi? La risposta e’ purtroppo affermativa.

Andiamo con ordine.

Il programma nucleare di Pyongyang inizio’ negli anni ’60 quando, in collaborazione con l’Uniove Sovietica, venne realizzato un impianto ed un centro di ricerche nucleari. Dal 1980 ad oggi, diverse volte la Corea del Nord firmo’ per poi tirarsi indietro il Trattato di non proliferazione prospettando anche accordi con l’Agenzia Atomica Internazionale. Nel 2002, uno studio della CIA dimostro’ come ci fosse una collaborazione tra Nord Corea e Pakistan per lo sviluppo di armi atomiche e di missili balistici a lungo raggio. Per chi non lo sapesse, anche il Pakistan dispone di questo genere di armamenti.

Nel 2006 la Corea annuncio’ il suo primo test nucleare sotterraneo che pero’ si rivelo’ un flop dall’analisi delle onde sismiche prodotte. Lo stesso test ebbe pero’ successo nel 2009 e, ad oggi, si stima che la Corea del Nord disponga di un numero compreso tra 10 e 15 testate nucleari.

In quest’ottica dunque, sia la Corea del Nord che quella del Sud dispongono ad oggi di armi atomiche. Come visto in precedenza, il governo di Seoul ha nel suo territorio il contingente americano con armi nucleari dal 1954. Se vogliamo questo dettaglio, da aggiungere ai rapporti conflittuali tra i due stati, offre un pretesto non da poco allo stato del nord per volersi dotare di questo genere di ordigni.

Inoltre, la Corea del Nord ha effettuato anche diversi test missilistici e molto probabilmente ha gia’ disponibili i missili Taepodong-2 che possono raggiungere gittate fino a 9000 Km trasportando proprio testate nucleari.

Alla luce di quanto detto, sia nel contesto storico che allo stato attuale, la penisola coreana e’ praticamente una polveriera pronta ad esplodere. Ovviamente, nessuno di noi e’ in grado di prevedere l’evolversi della situazione, ma possiamo ugualmente ragionare su questo conflitto di nuovo riacceso.

Personalmente, non credo che la Corea del Nord sia veramente disponibile ad iniziare un vero e proprio conflitto con i suoi confinanti. Come visto nell’articolo, un eventuale attacco mirato comporterebbe la reazione degli Stati Uniti e ovviamente dei paesi europei. In quest’ottica, molto probabilmente, il conflitto terminerebbe con la distruzione di entrambi i paesi coreani. Solo per completezza, pochi giorni fa gli USA hanno inviato due bombardieri B2 utilizzabili anche per sganciare testate atomiche, oltre ad un numero imprecisato di caccia F-22. Questo ovviamente non fa che aumentare la pressione su Pyongyang che dunque inizia a sentire il peso internazionale delle sue mosse.

Concludendo, oggi come oggi, la situazione coreana e’ estremamente delicata. Purtroppo non e’ molto semplice capire dove finisce la propaganda per il nuovo presidente nord coreano e dove inizia la reale voglia di imbarcarsi in un conflitto che molto probabilmente porterebbe alla fine di entrambi gli stati coreani. Come visto nell’articolo, in un modo o nell’altro, i due stati sono dotati di armi atomiche, ma il loro possesso, sempre a mio avviso, e’ visto piu’ come un deterrente per gli attacchi di altre nazioni e per motivi di propaganda piuttosto che per la reale volonta’ di utilizzarle. Ovviamente, nessuno di noi ha una sfera magica per vedere cosa potrebbe accadere in futuro, la situazione deve essere continuamente monitorata e le evoluzioni possono essere molto rapide.

Come detto piu volte in questo blog, e’ inutile cercare improbabili date per la fine del mondo in antichi calendari, fantasiosi pianeti erranti o a causa di alieni. Il pericolo principale per l’uomo e’ solo ed esclusivamente l’uomo.

 

Psicosi 2012. Le risposte della scienza”, un libro di divulgazione della scienza accessibile a tutti e scritto per tutti. Matteo Martini, Armando Curcio Editore.

Il Muos di Niscemi

2 Apr

Diversi lettori del blog mi hanno scritto per chiedere il mio punto di vista sul sistema MUOS la cui costruzione era prevista a Niscemi in Sicilia.

Per chi fosse completamente a digiuno, il MUOS e’ un sistema di comunicazione satellitare che prevede 4 satelliti in orbita e 4 stazioni di terra. Questo sistema e’ direttamente gestito e voluto dal Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti e servira’ per gestire, comandare e controllare in ogni parte del globo, le unita’ marine, aeree e di terra. Il sistema prevede diversi servizi tra cui la comunicazione vocale, lo scambio dati e la connessione di rete, tutto ad accesso riservato per scopi militari e di coordinamento. Le stazioni di terra verranno utilizzate per comunicare direttamente con i satelliti in orbita e la costruzione era prevista nelle Hawaii, in Australia, in Virginia e, come anticipato, a Niscemi a circa 60 Km dalla base militare di Sigonella.

Le stazioni di terra prevedono la costruzione di antenne operanti ad altissima frequenza e a banda stretta. Ecco una foto dell’installazione nelle isole Hawaii:

MUOS: stazione di terra nelle Hawaii

MUOS: stazione di terra nelle Hawaii

Perche’ stiamo parlando di questo sistema? Per quanto riguarda la costruzione della stazione di Niscemi, per diverso tempo ci sono stati dibattiti e scontri circa l’eventuale pericolo che queste antenne avrebbero costituito per la popolazione del posto. Nel corso degli anni, si sono formati comitati cittadini creati per impedire la costruzione di questa stazione e il dibattito ha riempito le pagine di molti quotidiani anche a livello nazionale. Ovviamente non e’ mancata la discussione politica. Diverse volte l’aministrazione regionale ha tentato di bloccare i lavori causando una discussione tra Parlamento Italiano, regione Sicilia e governo degli Stati Uniti. Come forse avrete letto, solo pochi giorni fa, l’amministrazione Crocetta ha bloccato definitivamente la costruzione della stazione ma, almeno a mio avviso, la discussione durera’ ancora per molto tempo.

Detto questo, non voglio assolutamente entrare in discussioni politiche sul MUOS e sulla regione Sicilia. Quello che molti utenti mi hanno richiesto e’ solo un parere scientifico sull’inquinamento elettromagnetico della stazione MUOS. Ovviamente, non entrero’ nel merito della discussione politica, degli accordi bilaterali tra Italia e USA ne tantomeno sull’eventuale valutazione di impatto ambientale che una stazione del genere sicuramente comporta sul panorama della zona.

A questo punto, la domanda su cui vorrei aprire una discussione e’: il MUOS e’ dannoso per la salute della popolazione?

A livello scientifico, ci sono due voci principali che si sono mosse parlando del MUOS. Da un lato Antonino Zichichi sostiene che l’installazione non e’ assolutamente dannosa per la popolazione vista la bassa potenza in gioco, dall’altro il Prof. Massimo Zucchetti del politecnico di Torino afferma che questa installazione potrebbe comportare seri rischi per la salute dei cittadini.

Come vedete, l’inizio non e’ dei migliori. Siamo di fronte a due punti di vista completamente opposti.

Ora, mentre Zichichi si e’ limitato a rilasciare interviste a diversi quotidiani, Zucchetti ha preparato una relazione tecnica sull’installazione che potete leggere a questo indirizzo:

Zucchetti, relazione MUOS

Come vedete anche dalla pagina, la relazione di Zucchetti viene pubblicizzata proprio da uno dei comitati cittadini nati per impedire l’installazione del MUOS a Niscemi, il comitato NoMuos.

Detto questo, proviamo a commentare la relazione di Zucchetti per cercare di capire se e come il MUOS potrebbe rappresentare un pericolo per la popolazione.

Prima di tutto, ci tengo a sottolineare che Zucchetti e’ esperto di radioprotezione ma e’ importante ragionare su quanto scritto per capire le motivazioni che spingono questa relazione nella direzione di considerare il MUOS come pericoloso.

Per prima cosa, dove doveva sorgere il nuovo impianto e’ gia’ presente un sistema radar detto NRTF le cui antenne sono in funzione dal 1991. Le analisi quantitative presentate nella relazione di Zucchetti riguardano proprio questo esistente impianto e vengono fatte considerazioni circa l’eventuale aggiunta del MUOS alle emissioni del NRTF.

Nella relazione vengono mostrate misure di campo elettrico fatte in diverse zone dell’impianto e che possiamo riassumere in questa tabella:

5,9 ± 0,6 V/m in località Ulmo (centralina 3)
4,0 ± 0,4 V/m in località Ulmo (centralina 8)
2 ± 0,2 V/m in località Martelluzzo (centralina 1)
1 ± 0,1 V/m in località del fico (centralina 7)

Come potete leggere nella relazione, queste misure, fatte dall’ARPA della Sicilia, potrebbero essere affette da un’incertezza al livello del 10%. Ora, per chi non lo sapesse, i limiti per la legislazione italiana impongono un campo inferiore a 6 V/m. Come potete vedere, anche considerando un’incertezza del 10%, solo il primo valore, se l’incertezza tendesse ad amentare la misura, sarebbe leggermente superiore al limite.

Cosa comporterebbe superare i 6 V/m? In realta’ assolutamente nulla. Cerchiamo di capire bene questo punto. Ad oggi, vi sono molte voci anche molto discordi sui reali effetti dell’inquinamento elettromagnetico. Mentre ci sono particolari frequenze ed esposizioni per cui e’ stato accertato un reale rischio per la salute, in moltissimi altri casi il discorso e’ ancora aperto e non si e’ giunti ad una conclusione. Pensate solo un attimo al discorso cellulari: fanno male? Non fanno male? Causano problemi al cervello? Tutte domande su cui spesso viene posta l’attenzione e su cui non esistono ancora dati certi. Con questo non voglio assolutamente tranquillizzare nessuno, ma solo far capire l’enorme confusione ancora presente su queste tematiche.

Tornando al discorso limiti di legge, superare di poco i 6 V/m non comporta assolutamente nulla. Perche’? Come detto siamo di fronte a fenomeni non ancora capiti dal punto di vista medico. Proprio per questo motivo esiste il “principio di precauzione”, cioe’ in caso di fenomeni scientificamente controversi si deve puntare ad una precauzione maggiore. Detto in altri termini, se non sappiamo se una determinata cosa fa male o meno, meglio mettere limiti molto stringenti.

Nel caso dei campi elettrici, il limite dei 6 V/m e’ nettamente inferiore a quello di altre nazioni europee, anche se, ad esempio, nel Canton Ticino il limite e’ di 3 V/m, e circa 500 volte inferiore al valore in cui ci si dovrebbero aspettare effetti diretti. Detto questo, se invece di 6 V/m, ne abbiamo 6,5 V/m, non succede assolutamente nulla. Non siamo ovviamente in presenza di un effetto a soglia, sotto il limite non succede nulla, appena sopra ci sono effetti disastrosi. Fermo restando che stiamo pensando l’incertezza del 10% sulla misura tutta nel verso di aumentarne il valore.

Detto questo, nella relazione da cui siamo partiti, si afferma pero’ che queste misure potrebbero essere sottistimate perche’ la strumentazione utilizzata non era sensibile alle emissioni a bassa frequenza intorno ai 45 KHz. In realta’, su questo punto non possono essere assolutamente d’accordo. La legge italiana stabilisce i limiti di cui abbiamo parlato per frequenze sopra i 100 KHz. Sotto questo valore, le onde elettromagnetiche sono assorbite pochissimo dal corpo umano per cui la loro emissione non viene neanche regolamentata. Questo solo per dire come le misure riportate nella relazione e fatte dall’ARPA della Sicilia sono del tutto attendibili e assolutamente non sottostimate.

Fin qui dunque, i valori misurati per l’installazione gia’ in funzione non mostrano nessun superamento dei limiti di legge italiani e potrebbero dunque essere considerati sicuri.

Andiamo ora invece, sempre seguendo la relazione da cui siamo partiti, al MUOS vero e proprio.

Per come dovrebbero essere fatte le antenne, e se la fisica non e’ un’opinione, il campo prodotto da un’antenna parabolica ha una forma cilindrica con una divergenza molto bassa. Detto in altri termini, il campo e’ all’interno dell’area della parabola e tende molto poco ad allargarsi appunto per non disperdere potenza. Detto questo, al di fuori del cilindro prodotto delle antenne, il campo e’ praticamente nullo e non comporta nessun problema nelle vicinanze.

Proviamo a fare due calcoli. Alla potenza di 1600 W, cioe’ la massima prevista per le antenne, il campo all’interno del cilindro sarebbe di circa 50 W/m^2. Questo valore e’ abbondantemente al di sopra dei limiti di legge di 1 W/m^2, ma per l’esposizione delle persone. Come potete facilmente immaginare, le antenne devono essere puntate verso il cielo per poter funzionare e per comunicare con i satelliti. Da quanto detto per la dispersione angolare fuori-cilindro, lontano dalle antenne il campo e’ praticamente nullo, diminuendo molto rapidamente.

Da questi numeri, e’ ovvio che se le antenne venissero puntate verso l’abitato, l’inquinamento elettromagnetico sarebbe elevatissimo, ma antenne di questo tipo hanno dei ferma-corsa meccanici che impediscono l’avvicinarsi dell’antenna troppo vicino all’orizzonte, oltre ovviamente a limitazioni software pensate appositamente per impedire queste esposizioni.

Detto in questo senso, le antenne del MUOS non dovrebbero essere un pericolo per la popolazione.

Sempre secondo la relazione e secondo le voci del web, le antenne del MUOS entrerebbero in funzione insieme a quelle gia’ discusse del NRTF. Cosa comporta questo? Ovviamente i due contributi si sommano, ma non linearmente come qualcuno potrebbe erroneamente pensare. Premesso che il MUOS sarebbe in funzione simultaneamente al NRTF solo inizialmente per poi sostituirlo del tutto, i due sistemi, alla luce dei calcoli fatti, non dovrebbero superare il limite di legge neanche quando sono simultaneamente accesi.

Se proprio vogliamo essere pignoli, resta quella misura dell’ARPA quasi al limite di legge. Sicuramente quella zona dovrebbe essere monitorata per capire meglio se il limite viene sistematicamente superato oppure no, ma solo a scopo di precauzione. Inoltre, bisognerebbe valutare la presenza di altre installazioni minori e il loro contributo totale, anche se non possono che rappresentare una piccola aggiunta al totale, oltre ovviamente ad eventuali fluttuazioni fuori asse delle emissioni. Questo genere di problematiche necessiterebbero di un monitoraggio continuo e completo dell’intera zona al fine di costruire una mappa del campo e valutare eventuali zone di picchi anomali.

Detto questo, se ci limitiamo al puro aspetto scientifico, il MUOS non dovrebbe rappresentare un pericolo per la popolazione della zona. Ovviamente, siamo in un campo molto difficile e ancora poco noto sia della scienza ma soprattutto della medicina. Non voglio assolutamente schierarmi a favore o contro il MUOS anche perche’ restano da valutare, indipendentemente da questa installazione, eventuali danni alla salute derivanti da un’esposizione prolungata nel tempo anche a limiti inferiori a quelli di legge. Come anticipato, questa tematica e’ ancora molto discussa e non si e’ ancora giunti ad un quadro completo.

Nella discussione, ho appositamente non valutato problematiche di natura diversa da quella dei campi elettromagnetici. Perche’ dobbiamo costruire una stazione radar degli USA in Italia? E’ giusto? Non e’ giusto? Questa installazione rovina il paesaggio della zona? I valori dichiarati per il progetto saranno quelli veri di esercizio?

Concludendo, alla luce dei dati analizzati, per l’installazione MUOS i limiti di legge sarebbero ampiamente soddisfatti. L’unico problema potrebbe derivare, anche se impossibile tenendo conto dei limiti meccanici imposti, da un puntamento diretto verso le abitazioni. L’ingresso del MUOS sostituirebbe il pre-esistente NTRF sicuramente piu’ vecchio ed operante a potenze e frequenze diverse. Purtroppo, il discorso non puo’ limitarsi a queste considerazioni, ma deve necessariamente racchiudere tematiche ambientali, politiche e mediche a cui non e’ possibile dare una risposta univoca in questo momento.

 

Psicosi 2012. Le risposte della scienza”, un libro di divulgazione della scienza accessibile a tutti e scritto per tutti. Matteo Martini, Armando Curcio Editore.

Ultime notizie (o profezie rispolverate) dal Vaticano

3 Mar

Come era facilmente immaginabile, dopo le dimissioni di Benedetto XVI si e’ scatenata una corsa profetica su internet con tantissimi siti intenti a rispolverare profezie o a dare interpretazioni nuove a quelle piu’ conosciute. In questo mare di informazioni, aggiornate di giorno in giorno, non e’ semplice riuscire a districarsi e si rischia di rimanere impantanati senza capire bene cosa c’e’ di vero e cosa no. Ma, in fondo, forse questa e’ proprio la tecnica utilizzata dai catastrofisti e complottisti per confondere le persone.

In questo post, vorrei provare a fare un po’ di chiarezza, riassumendo quanto detto fino a questo punto, ma anche analizzando le ultime notizie che circolano in rete.

L’idea di questo articolo mi e’ stata suggerita da un nostro affezionato lettore partendo dalla richiesta di chiarimenti di un articolo apparso su un noto giornale italiano:

Panorama, Mistero sulle dimissioni

Se provate a leggerlo, rimarrete sorpresi dalla quantita’ di informazioni contenute nel testo, ma tutte mescolate in modo confusionario e senza un apparente filo logico. Ora, non stiamo parlando di uno dei tanti siti che pubblica bufale per fare notizia, ma di un noto giornale a diffusione nazionale. In realta’, questo non ci sorprende affatto. Nel periodo che stiamo attraversando, parlare di questi argomenti suscita sempre l’interesse delle persone e, magari, puo’ sempre dare una spinta in avanti al numero di copie vendute o al traffico di utenti sul sito.

Bene, approfittiamo dunque di questo articolo per fare un riassunto dei post pubblicati, ma anche per discutere le nuove informazioni.

Prima di tutto, come sappiamo bene, la profezia maggiormente richiamata dopo le dimissioni di Benedetto XVI e’ quella di San Malachia, di cui abbiamo discusso in questi post:

2012 e la profezia di Malachia

Si avvera la profezia di Malachia

La mano di Dio sulle dimissioni del Papa

La lotteria profetica in questo caso viene fatta per cercare di capire chi potrebbe o dovrebbe essere il Petrus Romanus dell’ultimo motto di Malachia. Come visto anche in passato, i nomi piu’ gettonati sono: il Camerlengo Bertone, il nuovo papa o anche lo stesso Benedetto XVI. Per quanto riguarda Bertone, il nome intero e’ Tarcisio Pietro Bertone, per cui c’e’ chi ipotizza che sia lui il Petrus Romanus dal momento che il camerlengo ha il compito di traghettare la Chiesa fino al Conclave, cioe’, di fatto, e’ il reggente del Vaticano fino all’elezione del prossimo pontefice. In alternativa, c’e’ il nuovo papa che, secondo alcune interpretazioni, sarebbe il 112esimo della profezia di Malachia, dunque quello che vedra’ finire la chiesa, Roma, il mondo o quello che volete. In questo caso pero’, dovremo aspettare l’elezione del prossimo pontefice per vedere come e con quanta fantasia il nuovo papa verra’ messo in relazione con il motto della profezia.

Oltre a queste ipotesi, negli ultimi giorni ne e’ venuta fuori un’altra dopo che il Vaticano ha fatto sapere quale sara’ il ruolo di Ratzinger in futuro. Benedetto XVI continuera’ infatti a chiamarsi in questo modo, potra’ indossare l’abito bianco ma senza fregi particolari e sara’ chiamato “Papa Emerito di Roma”. Proprio il “di Roma” ha richiamato l’attenzione come presunto collegamento con il “Romanus” della profezia di Malachia. Nel seguito vedremo anche come il discorso dell’abito bianco puo’ essere messo in relazione con altre profezie.

Ora, siamo sempre alla stesso punto. Premesso che molto probabilmente, come discusso negli altri post, la profezia dei motti latini e’ un falso storico neanche formulata da San Malachia, l’interpretazione e’ talmente vaga che lascia spazio a qualsivoglia ipotesi. Nel giro di 10 giorni ne sono state formulate gia’ 3 su internet. Dopo l’elezione del nuovo pontefice vedrete quante altre ne verranno fatte.

Detto questo e’ pero’ interessante notare le connessioni tra le diverse profezie, anche citate nell’articolo da cui siamo partiti. Come visto, l’altra profezia particolarmente citata negli ultimi tempi e’ quella della Monaca di Dresda. Di queste ipotesi abbiamo parlato in questo post:

La Monaca di Dresda

Come visto, in questo caso siamo di fronte a delle profezie meno vaghe rispetto alle altre e che dunque lasciano meno spazio ad interpretazioni. Da un lato questo e’ sicuramente un bene, nel senso che l’avverarsi della profezia puo’ essere valutato senza tanti fraintendimenti.

Come visto, anche in questo caso siamo di fronte a delle frasi da attribuire ai diversi pontefici e proprio la presunta corrispondenza numerica tra questa profezia e quella di Malachia viene utilizzata come prova a sostegno della fine imminente della Chiesa.

Premesso che, al solito, si cerca forzatamente di creare delle connessioni dove queste non esistono, per quanto riguarda le profezie della Monaca di Dresda quello che lascia particolarmente interdetti sono le fonti da cui sarebbero state reperite le informazioni. A tal proposito, queste profezie sono direttamente legate a quelle, molto meno conosciute ma altrettanto interessanti, del “Ragno Nero”.

Andiamo con ordine.

Sia le profezie della Monaca di Dresda che quelle del Ragno Nero sarebbero state scoperte e divulgate dalla stessa persona, Renzo Baschera. Baschera, nato nel 1930 in Italia, era un professore ma lascio’ la sua professione per dedicarsi a tempo pieno alla ricerca di testi profetici e alla pubblicazione di libri contenenti le sue interpretazioni.

In tutto questo ci sono due problemi principali. Prima di tutto Baschera non era uno storico ma soprattutto, forse per gelosia delle sue scoperte, non divulgo’ mai il luogo dove i testi originali erano stati reperiti o consultati. Cosa significa questo? Nei libri pubblicati, Baschera riporta una sua interpretazione. Anche la bibliografia allegata include solo i testi storici utilizzati per verificare le interpretazioni date. Il fatto di non riportare le fonti originali, impedisce a qualsiasi storico di consultare i testi.

Perche’ questo e’ sbagliato?

E’ impossibile verificare l’attendibilita’ dei testi potendo solo giudicare l’interpretazione data da qualcuno. Normalmente, tutti dovrebbero poter accedere alle fonti originali e poi confrontare le diverse interpretazioni date. Ma in questo caso questo non e’ ovviamente possibile.

Vogliamo pensar male? Ma si, in fondo siamo qui per analizzare i fatti.

I libri di Baschera sulla Monaca di Dresda e sul Ragno Nero sono all’incirca degli anni ’70. Come nel caso di Malachia, le profezie contenute nei due libri sono estremamente calzanti ed esatte fino a questa data, successivamente diventa impossibile mettere in connessione le profezie con fatti reali.

Facciamo qualche esempio.

Partiamo dalla Monaca di Dresda. Come visto nei post precedenti, ci sono una serie di frasi che indicherebbero ciascun pontefice fino alla fine della Chiesa. Ecco gli esempi a cavallo degli anni ’70:

Cavallo Bianco, con segno di Leone [Leone XIII]
Cavallo Nero, con segno di Pietà [Pio X]
Cavallo Giallo, con segno di Benedizione [Benedetto XV]
Cavallo Rosso, con segno di Pietà [Pio XI]
Cavallo Giallo, con segno di Pietà [Pio XII]
Cavallo Rosso, con segno del Precursore [Giovanni XXIII]
Cavallo Nero, con segno del Beniamino [Paolo VI]
Cavallo Bianco, con segno di Pietà [Giovanni Paolo I]
Angelo Maestro di Giosafat, con il segno dei Dodici [Giovanni Paolo II]
Angelo Guida di Giosafat, con il segno della Gloria [Benedetto XVI]
Angelo della Pietà, con il segno del Martirio [?]

Vedete come nei primi esempi tutto sia calzante: Leone-Leone, Pieta’-Pio, poi, da un certo punto in poi, diviene impossibile mettere in relazione il nome del papa con la frase della profezia. La cosa che fa riflettere e’ che, anche in questo caso, “da un certo punto in poi” coincide piu’ o meno con l’anno di pubblicazione della profezia.

Sempre nello stesso libro di Baschera, si riporta un’altra frase interessante:

Tre sono gli anni della palude: 1914, 1942, 1981. Sono tre piaghe che insanguineranno la terra. E l’ultima insanguinerà le vesti del sommo Pontefice. Il primo angelo di Giosafat apparirà a Roma dopo un tremendo terremoto e sarà imprigionato. Il secondo angelo di Giosafat giungerà a Roma per essere trucidato. E gli orti, e i poteri e le vesti di Cesare saranno disperse.

Anche in questo caso, le prime due date della palude sono state centrate in pieno, infatti coincidono con l’inizio della prima e della seconda guerra mondiale. La terza invece, guarda caso dopo il 1976 anno di pubblicazione del libro, non ricorda nessun fatto in particolare oltre all’attentato di Giovanni Paolo II, di certo di carattere diverso rispetto alle prime due date. Normalmente, almeno per uniformita’ di pensiero, si dovrebbe pensare ad una terza guerra mondiale nel 1981, in realta’ mai avvenuta. Anche le frasi successive riguardanti i papi sono completamente sballate. Confrontando quanto riportato con l’elenco dei papi, Giovanni Paolo II sarebbe dovuto andare in prigione, Benedetto XVI sarebbe stato ucciso, cosi’ come il suo successore.

La stessa cosa vale ovviamente per le profezie del Ragno Nero. Per completezza, si tratterebbe di profezie formulate da un monaco bavarese del XVI secolo. Il nome deriva dal fatto che le sue carte, ritrovate a detta di Baschera nel 1700, erano chiuse da un sigillo a forma di ragno nero. Le profezie in questione consistono in una lunga elencazione di avvenimenti che terminano il 7 Giugno 3017 d.C.. Ora, cosi’ come nel caso della Monaca di Dresda, gli avvenimenti fino agli anni ’70 sono tutti esatti mentre per quelli successivi e’ praticamente impossibile trovare una relazione con fatti realmente accaduti.

Detto questo, sempre facendo riferimento all’articolo iniziale da cui siamo partiti, l’attuale fase storica innescata dalle dimissioni del papa viene messa in relazione anche con il Terzo segreto di Fatima.

Come tutti sapranno, il terzo segreto di Fatima, reso noto solo nel 20oo per volere di Giovanni Paolo II, riguarda l’uccisione del vescovo vestito di bianco. Questo e’ il testo reso noto dalla Chiesa:

Dopo le due parti che già ho esposto, abbiamo visto al lato sinistro di Nostra Signora un poco più in alto un Angelo con una spada di fuoco nella mano sinistra; scintillando emetteva grandi fiamme che sembrava dovessero incendiare il mondo intero; ma si spegnevano al contatto dello splendore che Nostra Signora emanava dalla sua mano destra verso di lui: l’Angelo indicando la terra con la mano destra, con voce forte disse: Penitenza, Penitenza, Penitenza! E vedemmo in una luce immensa che è Dio: “qualcosa di simile a come si vedono le persone in uno specchio quando vi passano davanti” un Vescovo vestito di Bianco “abbiamo avuto il presentimento che fosse il Santo Padre”. Vari altri Vescovi, Sacerdoti, religiosi e religiose salire una montagna ripida, in cima alla quale c’era una grande Croce di tronchi grezzi come se fosse di sughero con la corteccia; il Santo Padre, prima di arrivarvi, attraversò una grande città mezza in rovina e mezzo tremulo con passo vacillante, afflitto di dolore e di pena, pregava per le anime dei cadaveri che incontrava nel suo cammino; giunto alla cima del monte, prostrato in ginocchio ai piedi della grande Croce venne ucciso da un gruppo di soldati che gli spararono vari colpi di arma da fuoco e frecce, e allo stesso modo morirono gli uni dopo gli altri i Vescovi Sacerdoti, religiosi e religiose e varie persone secolari, uomini e donne di varie classi e posizioni. Sotto i due bracci della Croce c’erano due Angeli ognuno con un innaffiatoio di cristallo nella mano, nei quali raccoglievano il sangue dei Martiri e con esso irrigavano le anime che si avvicinavano a Dio.

Ora, anche su questo sono state date le piu’ diverse interpretazioni. Secondo alcuni, mancherebbe al testo divulgato una seconda parte molto specifica e contenente rivelazioni importanti riguardo alla Chiesa. Di questo ovviamente non si hanno prove, ne tantomeno fonti certe a cui appellarsi. Come sappiamo, questo terzo segreto e’ stato messo in relazione con l’attentato subito da Giovanni Paolo II nel ’81. Secondo il papa infatti, molto devoto alla Madonna di Fatima, proprio la Vergine avrebbe deviato il colpo causando solo il ferimento del pontefice.

Molte fonti contestano questa interpretazione proprio perche’ il papa non venne ucciso nell’attentato ma solo ferito. Secondo alcuni infatti, il terzo segreto non si sarebbe ancora avverato e qualcuno azzarda addirittura che Benedetto XVI si sia dimesso prima del compimento di questa profezia e dunque prima di essere assassinato. In questo caso dunque, la profezia si avverera’ per il prossimo papa.

Secondo altri invece, il terzo segreto riguarda ancora Benedetto XVI ed in particolare questa nuova fase storica in cui siamo entrati. Come anticipato, il papa emerito potra’ continuare ad indossare l’abito bianco. Poiche’ nel testo si parla di vescovo vestito di bianco, ed il fatto che sia il pontefice e’ un’ipotesi, il terzo segreto di Fatima sarebbe calzante con Benedetto XVI dopo le dimissioni.

Ovviamente, anche in questo caso, si tratta di ipotesi. Come visto, ogni volta sentiamo “potrebbe”, “sarebbe”, “secondo alcuni”. Tutte queste interpretazioni non sono mai corredate da niente di oggettivo ed insindacabile. Come visto, per ciascuna profezia, ci sono tantissime ipotesi, alcune completamente assurde, altre piu’ o meno calzanti, che possono essere lette e discusse.

Dunque? Siamo al solito nel campo delle ipotesi. Come visto, molto probabilmente la profezia di Malachia e’ un falso storico, cosi’ come quelle della Monaca di Dresda e del ragno nero. Ovviamente non possiamo affermare con certezza questo, ma abbiamo fatto un ragionamento logico analizzando i fatti in questione. A questo punto, ognuno e’ libero di avere la propria idea, dopo pero’ aver seguito i ragionamenti fatti.

Solo per concludere, nell’articolo viene anche citato il “Nuovo Ordine Mondiale” di cui abbiamo parlato in questi post:

Il complotto del complottista

Come si alimenta il sospetto

Il fenomeno Adam Kadmon

Come visto, in questo caso parliamo di un complotto completamente diverso che vorrebbe il mondo sottostare alle decisioni di una potente organizzazione massonica appunto nota come “Nuovo Ordine Mondiale”. In questo caso, si parla di ipotesi completamente diverse rispetto a quelle discusse fino a questo punto. Come detto inizialmente, nell’articolo da cui siamo partiti, molte informazioni e ipotesi diverse sono state mescolate tra loro creando veramente qualcosa di apparentemente incomprensibile ai piu’. Solo per completezza, vi dico che l’apparente connessione tra Benedetto XVI e il Nuovo Ordine Mondiale sarebbe in una frase pronunciata dal papa ed in cui dice esplicitamente questo nome. Quello che pero’ alcuni dimenticano di dirvi e’ che il papa stava facendo riferimento ad un nuovo mondo in cui le persone si sarebbe affidate nuovamente al Signore. Ecco la frase completa pronunciata, al solito ad ognuno di noi spetta la sua interpretazione:

Uomo moderno, adulto eppure talora debole nel pensiero e nella volontà, lasciati prender per mano dal Bambino di Betlemme; non temere, fidati di Lui! La forza vivificante della sua luce ti incoraggia ad impegnarti nell’edificazione di un nuovo ordine mondiale.

Per concludere, partendo dall’articolo che abbiamo visto, e’ stato possibile fare un ottimo riassunto delle tante profezie richiamate in questi giorni dopo le dimissioni di Benedetto XVI. In particolare, in questo articolo, cosi’ come in tante altre discussioni che vedete anche online, diverse teorie, profezie ed interpretazioni vengono mescolate tra loro al solo scopo di confondere le persone. Premesso che ognuno di noi puo’ avere la propria idea, stiamo parlando di interpretazioni per cui massima liberta’ di pensiero. Dall’analisi fatta e’ stato visto come con buona probabilita’ le profezie di Malachia, della Monaca di Dresda e del Ragno Nero siano soltanto dei falsi storici. Di questo ovviamente non ci sono prove inconfutabili, ma vi ricordo che stiamo comunque parlando di interpretazioni di alcune profezie che in base ad ogni singolo avvenimento vengono poi ricambiate per cercare di trovare una nuova connessione o prova a sostegno.

 

Psicosi 2012. Le risposte della scienza”, un libro di divulgazione della scienza accessibile a tutti e scritto per tutti. Matteo Martini, Armando Curcio Editore.

 

Se fosse stato il meteorite di Roma ….

28 Feb

Negli ultimi articoli, molto spesso abbiamo parlato del meteorite caduto in Russia, mostrando in particolar modo le speculazioni che non accennano assolutamente a finire:

Pioggia di meteore in Russia

Meteorite anche a Cuba e Dark Rift

Alla luce di quanto accaduto, avevamo in qualche modo predetto quanto sarebbe avvenuto sui siti catastrofisti, che ovviamente non potevano certo farsi sfuggire un’occasione cosi’ ghiotta caduta dal cielo:

Lezione n.1: come cavalcare l’onda

Ora, premesso che, come sapete, questo evento ha causato il ferimento di circa 1200 persone e danni stimati per circa 22 milioni di euro, mi sembra alquanto meschino speculare sulle fobie create da questo meteorite. Ma, come ormai sappiamo, la speculazione non si ferma certamente di fronte ai feriti, ai morti o ai danni.

Premesso questo, in questo post vorrei invece mostrarvi le ultime considerazioni scientifiche fatte sul meteorite russo, a distanza di giorni, e dopo aver raccolto i dati catturati dai molti satelliti in orbita intorno alla Terra e che hanno potuto osservare l’avvicinarsi del corpo nell’atmosfera terrestre.

Prima di tutto, c’e’ un importante studio condotto dal Prof. Longo dell’universita’ di Bologna, da sempre interessato allo studio dei meteoriti ed, in particolare, dei loro effetti sgli ecosistemi naturali. Longo e’ ancora autore di diversi studi condotti per cercare di ricostruire quanto accaduto a Tunguska nel 1908, evento di cui abbiamo parlato in questo post:

Il raggio della morte

Per prima cosa, in questo studio e’ stata ricostruita la traiettoria di avvicinamento del meteorite a Chelyabinsk, che vi mostro in questa immagine:

L'orbita seguita dal meteorite russo

L’orbita seguita dal meteorite russo

Osservate una cosa, nella mappa il meteorite arriva da sinistra, passa sopra Roma e poi prosegue fino alla parte centrale della Russia dove sappiamo che fine ha fatto.

Il meteorite passa sopra Roma?

Ebbene si. ricostruendo la traiettoria percorsa dal meteorite, e’ stato evidenziato come questo corpo sia passato praticamente sopra la citta’ di Roma. Cosa significa questo? Se il corpo avesse avuto una traiettoria di avvicinamento leggermente diversa dal punto di vista angolare, in particolare piu’ inclinato rispetto alla linea di terra, quello che e’ successo in russia sarebbe potuto accadere in Italia, ed in particolare nella zona romana. Analogamente, mentre il meteorite passava, la Terra stava ovviamente ruotando su se stessa. Se ci fosse stata un differenza temporale anche solo di un paio d’ore, nel punto in cui e’ avvenuto l’impatto poteva esserci l’Italia o comunque l’Europa al posto di Chelyabinsk.

Il mio non e’ ovviamente un discorso del tipo “mors tua vita mea”, ma semplicemente una considerazione oggettiva su quanto accaduto. Come visto anche nei post precedenti, il meteorite e’ caduto in una regione della Russia popolata, ma non densamente come potrebbe essere Roma o una qualsiasi altra zona dell’Europa. Questo solo per dire che le conseguenze dell’impatto potevano essere molto piu’ dannosse di quelle che in realta’ sono state.

Con il senno di poi, possiamo certamente dire che nella sfortuna di avere un meteorite impattante sulla Terra, siamo stati molto fortunati. I danni, ma soprattutto i feriti, potevano essere molti di piu’.

Detto questo, ci tengo a sottolineare un altro punto di cui abbiamo gia’ parlato. Il caso russo e’ completamente scorrelato dal passaggio di 2012 DA14 di cui abbiamo parlato in passato. Come anticipato, questo meteorite aveva un orbita e tempi di passaggio completamente differenti rispetto al meteorite russo. Anche se questi concetti dovrebbero gia’ essere chiari a tutti, in rete ancora oggi si trovano ipotesi assurde che vorrebbero far credere che quanto accaduto in Russia e’ stato causato da un pezzo di 2012 DA14, o ancora peggio che gli scienziati avessero calcolato male la traiettoria di 2012 DA14 che in realta’ e’ caduto su Chelyabinsk. Queste considerazioni assurde lasciano ovviamente il tempo che trovano. Come detto tante volte, anche solo dal punto di vista del diametro, il meteorite russo era un sassolino rispetto a 2012 DA14. Se quest’ultimo avesse impattato la Terra, le conseguenze non sarebbero certo state qualche vetro frantumato o 1200 feriti da schegge.

Per fugare ogni dubbio, vi mostro un’immagine molto interessante in cui si vedono sia la traiettoria di avvicinamento del meteorite russo, sia quella del passaggio di 2012 DA14:

Il meteorite russo confrontato con 2012 DA14

Il meteorite russo confrontato con 2012 DA14

Come potete vedere, i due corpi prima di tutto arrivano da parti opposte rispetto alla Terra. Inoltre, se vi soffermate sugli orari indicati nel disegno, vedete bene che quando e’ accaduto il fatto russo, DA14 era ancora troppo lontano dalla Terra.

Facciamo anche un’altra considerazione aggiuntiva su questo disegno. Come vedere, il meteorite russo si e’ avvicinato alla Terra dala direzione del Sole. Questo rende il corpo meno visibile e giustifica in parte la non osservazione preventiva dalla Terra. Dico “in parte” perche’ ovviamente le dimensioni di questo meteorite erano troppo piccole rispetto a quelle generalmente cercate dal programma NEO della NASA. Stiamo infatti parlando di un corpo di soli, si fa per dire, 10-15 metri di diametro. Come sappiamo, gli oggetti orbitanti e catalogati come potenzialmente pericolosi per la Terra, hanno diametro sensibilmente maggiore. Di questi aspetti abbiamo parlato in dettaglio in questo post:

Asteroidi: sappiamo difenderci?

Solo per completezza, visto che in questi giorni mi e’ stato chiesto in diverse occasioni, vi riporto anche una foto molto interessante di un frammento rcuperato in Russia:

Composizione chimica di un frammento trovato in Russia

Composizione chimica di un frammento trovato in Russia

Questa immagine e’ importante per due aspetti. Prima di tutto, dimostra che sono stati trovati frammenti nella zona. Non ci crederete, ma in rete c’e’ anche chi cerca di convincere che non esistono frammenti del meteorite perche’ in realta’ non si e’ trattato di un evento di questo tipo, bensi’ della caduta di un astronave aliena. Sembra assurdo, ma purtroppo c’e’ anche chi, anche sulla TV pubblica, cerca di convincere adducendo motivazioni di questo tipo.

L’altro aspetto, questa volta scientifico, che rende la foto molto interessnate e’ invece la percentuale di elementi trovati dall’analisi del frammento. Dai valori riportati si evince che il corpo fosse una condrite ordinaria, cioe’ una roccia dotata delle stessa composizione dei corpi freddi che si sono formati nelle prime fasi del sistema solare primordiale.

Le condriti sono dunque molto antiche, ma anche molto frequenti nel sistema solare. Si stima che circa l’85% dei corpi che cadono sulla Terra siano delle condriti ordinarie.

Se ci limitiamo al punto di vista economico, il fatto di avere frammenti cosi’ ordinari fa anche diminuire il valore commerciale di questi ritrovamenti. Come infatti abbiamo visto in questo post:

Primi segnali della fine del mondo?

Esiste addirittura un mercato online di compra-vendita di frammenti di metoriti. In alcuni casi, i prezzi possono raggiungere cifre davvero esorbitanti.

Questo ultimo punto risponde ache alla curiosita’ di molti lettori che mi hanno chiesto di cosa fosse composto il meteorite russo.

Concludendo, lo studio visto mostra come le conseguenze della caduta del meteorite potevano essere molto piu’ dannose di quanto in realta’ sono state. In condizioni solo di poco diverse, il corpo avrebbe potuto impattare, invece che in una regione degli Urali, in Europa o peggio ancora sulla citta’ di Roma. In questo caso, i danni provocati sarebbero stati senza dubbio molto piu’ gravi.

 

Psicosi 2012. Le risposte della scienza”, un libro di divulgazione della scienza accessibile a tutti e scritto per tutti. Matteo Martini, Armando Curcio Editore.

Complottismo a tutti i costi

2 Dic

Di complottismo, non solo legato al 2012, ne abbiamo parlato abbondantemente. Come sappiamo bene, molto spesso si tenta di falsificare la realta’ creando un vero e proprio mare di notizie con collegamenti forzati o completamente inventati. Lo scopo di queste azioni, e’ al solito da ricercare nel tornaconto personale e nel fatto che notizie di questo genere attirino sempre l’attenzione di un pubblico molto numeroso.

Di complottismo con un secondo fine, ne abbiamo parlato specificatamente in questo post:

Il complotto del complottista

Perche’ sto tornando su questi argomenti? Semplicemente perche’ in questi giorni e’ uscita una notizia su web che ha veramente dell’incredibile.

Stando a quanto si legge in rete, la famosa canzona “Gangnam Style” del rapper coreano Psy, annuncerebbe proprio la fine del mondo.

Credo che molti di voi conoscano gia’ la canzone a cui ci stiamo riferendo, nel caso non fosse cosi’, vi riporto il video della canzone da youtube:

 

In realta’, consiglio a tutti, anche a chi la conosce, di vedere il video della canzone, perche’ proprio di questo video andiamo ora a parlare.

Partiamo ovviamente dalla fonte di questa singolare notizia.

L’origine di questa connessione si deve a tale William Leroy, uno studente di letteratura rinascimentale. Secondo Leroy, proprio il video della canzone sarebbe un chiaro riferimento ad una profezie di Nostradamus che potrebbe essere messa in relazione con il 2012.

Secondo lo studente, Nostradamus fa riferimento nella profezie ad un “calmo mattino” quando una “danza di cavalli” segnerebbe l’inizio della fine con i “nove cerchi allineati”.

Cerchiamo di capire la connessione.

Secondo Leroy, il “calmo mattino” farebbe riferimento alle origine coreane del cantante. La “danza di cavalli” invece, e’ chiaramente indicata nel video dove il cantante balla all’interno di una stalla con i cavalli ai lati. Per quanto riguarda invece i “nove cerchi allineati”, questo sarebbe un riferimento numerico alle visualizzazione del video proprio su youtube. Secondo lo studente infatti, il video dovrebbe raggiungere il miliardo di visualizzazione in rete, e sempre secondo i calcoli di Leroy, questo momento arriverebbe proprio il 21 Dicembre.

Ora, come spesso avviene nelle teorie complottiste, queste connessioni mi sembrano alquanto forzate. Prima di tutto, perche’ mai le origine coreane di Psy dovrebbero far riferimento al calmo mattino? In rete in realta’ non si trova una spiegazione chiara di questa connessione. Se ci pensiamo, il Sole sorge a est, ma in questo caso, qualsiasi paese orientale potrebbe essere adatto. Inoltre, la Terra e’ tonda, per cui anche un coreano vede il Sole sorgere ad est. Su alcuni siti si fa riferimento ad esempio alla bandiera della Corea del Sud in cui, al centro, vi e’ una raffigurazione che potrebbe rappresentare un Sole. Ecco un’immagine della bandiera della Sud Corea:

 

Bandiera della Corea del Sud

Bandiera della Corea del Sud

 

Questa interpretazione, che ripeto trovate in rete, mostra invece una elevata ignoranza. Il simbolo al centro della bandiera coreana e’ un Yin e Yang blu e rosso, cioe’ la contrapposizione taoista tra il bene e il male, il positivo e il negativo, ecc. Inoltre, nella bandiera sono presenti 4 simboli del I-Ching, cioe’ l’antico libro dei mutamenti orientale.

La seconda supposizione e’ quella che sembrerebbe piu’ evidente, cioe’ la “danza coi cavalli”. Forse a Leroy e’ sfuggito un particolare. Questa canzone, oltre ad essere molto orecchiabile, e’ divenuta famosa in tutto il mondo proprio per la danza di Psy. Come potete vedere bene nel video, la dana rappresenta in diversi passi una cavalcata. Proprio questo e’ il motivo per cui nel video compaiono in diverse scene dei cavalli e anche una stalla.

Sull’associazione dei “nove cerchi allineati”, mi sembra che ci sia veramente poco da dire. Inutile dire che l’ipotesi sul numero di visualizzazioni in rete, mi sembra proprio una forzatura con il voler ricercare a tutti i costi una connessione anche per questa parte delle profezia.

Nonostante queste considerazioni, il sito di William Leroy sta ricevendo migliaia di visite tutti i giorno e lui, senza mezzi termini, ha chiesto attraverso delle interviste di far rimuovere il video della canzone da Youtube.

Forse il vero scopo ricercato da Leroy e’ stato comunque raggiunto, cercare un po’ di notorieta’ personale.

Nella giungla di profezie fatte sul 2012, ci si imbatte in argomentazioni profondamente diverse e che spaziano su diversi campi. Mantenere un approccio scientifico, ragionando sui dati in nostro possesso e confrontando sempre fonti diverse, e’ l’unico modo per fare chiarezza. Per non perdere la bussola cercando informazioni sul 2012, non perdete in libreria “Psicosi 2012. Le risposte della scienza”.

Crop Poirino 2011: sono stati gli alieni?

11 Ott

In questo blog, abbiamo dedicato molti post ai cerchi nel grano:

Ancora sui cerchi nel grano

Nuovo cerchio, nuova data!

4 Agosto: una nuova conferma

con particolare riguardo a quelli nostrani comparsi nel 2012:

21 Dicembre 2012: cerchi nel grano

Non ci siamo invece mai occupati di un cerchio piu’ datato, risalente al 2011, comparso sempre nella zona di Poirino, e noto come il cerchio di Enki Ea.

Ecco una foto del cerchio:

Il cerchio Enki-Ea del 2011

Questa opera ha suscitato l’interesse di molti appassionati di cerchi, anche a causa della difficolta’ di interpretazione del messaggio. Secondo alcuni, ci sarebbe una indicazione al 21 Dicembre 2012, altri hanno ipotizzato che fosse una rappresentazione artistica del Sistema Solare, altri ancora, basandosi sui disegni della parte periferica, hanno ipotizzato che il crop contenesse le coordinate di una regione somala affetta da siccita’. Anche l’indicazione Enki Ea rappresenta una diversa interpretazione. Enki, successivamente conosciuto come Ea, era il Dio sumero della sapienza e della creazione. Da questo, si evince anche la connessione proposta tra il disegno e le civilta’ aliene che gia’ in passato sarebbero entrate in contatto con i popoli della Mesopotamia.

Come potete capire, per diverse tempo la ricerca dell’interpretazione del messaggio ha suscitato l’interesse di molti siti catastrofisti e di appassionati in genere. Anche a causa di questo, su molti siti si parla di questo crop come un esempio di opera di origine extraterrestre.

Su questo blog, piu’ volte ci siamo soffermati sull’origine dei cerchi nel grano, portando sempre avanti la tesi della natura umana. Come visto in questo post:

Come si realizza un cerchio nel grano

la realizzazione di queste opere non e’ affatto complessa. Coem dichiarato, un piccolo gruppetto di 5-6 persone riesce a realizzare opere di questo tipo nell’arco di una notte in condizioni di scarsa illuminazione. Ovviamente, la preparazione a tavolino del disegno e l’organizzazione della squadra sono condizioni necessarie.

Perche’ stiamo tornando su un cerchio del 2011?

In occasione del XII convegno nazionale del CICAP, che si e’ concluso oggi a Volterra, Francesco Grassi ha presentato una relazione sui cerchi nel grano, parlando proprio di questo crop.

Come abbiamo visto in altri post, Grassi, oltre ad essere membro del CICAP, e’ anche noto come crop maker e organizzatore di corsi per mostrare la realizzazione di cerchi. In particolare, nella sua relazione a Volterra, Grassi ha ammesso di essere uno degli autori del cerchio Enki Ea.

Da quanto raccontato, Grassi, insieme ad altri 5 membri del CICAP, ha realizzato il crop nel giro di poche ore, la notte tra il 18 e il 19 Giugno del 2011.

Il disegno sarebbe stato appositamente pensato per studiare le reazioni della rete al nuovo crop. Come detto, la difficolta’ di interpretazione dell’opera ha contribuito a mitizzare questo cerchio elevandolo come esempio di opera extraterrestre. Queste affermazioni non fanno altro che confermare quanto da noi detto nei post precedenti. La realizzazione di opere di questo tipo, anche molto complesse, puo’ essere fatta da uno sparuto gruppo di persone nel giro di poche ore e utilizzando strumenti molto semplici.

Altro fattore che ha contribuito ad aumentare la curiosita’ su questo crop, e’ stata la presenza di materiali ferromagnetici sul grano, realizzata, come dichiarato e come visto nel nostro precedente post, utilizzando la limatura di ferro precedentemente sminuzzata.

A questo punto, ed in particolare per questo cerchio, non mi sembra ci sia ancora da discutere circa l’origine umana o meno dell’opera. Punto saliente della discussione e’ che il crop di Enki Ea era uno di quelli maggiormente quotati tra i fautori dell’origine aliena del cerchi. Ovviamente, si potrebbe controbbattere che non sono noti gli autori di molti altri cerchi, ma, alla luce delle tecniche realizzative e della complessita’ delle opere dichiaratamente umane, difficilmente si potrebbe credere all’origine aliena degli altri cerchi.

In questo caso particolare, il crop e’ stato realizzato appositamente per vedere la reazione dei catastrofisti e la loro interpretazione di un disegno misterioso. Credo che questo sia un chiaro esempio di come molte altre evidenze vengono create ad-hoc sfruttando la velocita’ delle informazioni su internet. Come siamo ormai soliti dire, diffidate sempre dalle notizie, qualunque sia la fonte. Cercate sempre di confrontare diverse interpretazioni e di reperire informazioni in maniera autonoma. Solo in questo modo potrete creare un’opinione, giusta o sbagliata, ma che almeno sia la vostra. Per analizzare in dettaglio le profezie sul 2012, ovviamente mostrando le fonti e cercando sempre di confrontare tutte le interpretazioni, non perdete in libreria “Psicosi 2012. Le risposte della scienza”.

Marsili e terremoto siciliano

31 Ago

Come tutti voi sapete, all’1.12 del 29 Agosto 2012, un terremoto di M4.6 e’ stato chiaramente avvertito in diverse localita’ vicine allo stretto di Messina. Le citta’ piu’ vicine all’epicentro, identificato a circa 40 Km di profondita’ in mare, sono Villa San Giovanni, Campo Calabro e Scilla. Per fortuna il terremoto non ha fatto vittime e la protezione civile ha fatto sapere che non ci sono stati danni di alcun tipo.

Stiamo parlando di questo avvenimento perche’ diversi utenti mi hanno contattato per sapere se questo sisma puo’ in qualche modo essere ricondotto ad un incremento dell’attivita’ del Vulcano Marsili.

Per quanto riguarda il Marsili, abbiamo parlato a lungo di questo vulcano in diversi post:

Il vulcano Marsili

Immagine ricostruita del Marsili

Il risveglio del Marsili

In particolare, abbiamo piu’ volte affermato che il vulcano e’ attivo, presenta diversi crateri lungo le sue dorsali, ma e’ assolutamente falso dire che l’attivita’ e’ aumentata nelle ultime settimane, cosi’ come e’ falso parlare di un risveglio del Marsili.

Per rispondere alla domanda su un eventuale collegamento tra questo vulcano sommerso e il terremoto in Sicilia, dobbiamo fare un semplice ragionamento. Prima di tutto, rendiamoci conto che la zona in cui e’ avvenuto il sisma e’ da sempre considerata a forte rischio. Dal sito dell’INGV, possiamo vedere come l’area a cavallo dello stretto di Messina e’ considerata “1a zona”, cioe’ con il massimo rischio di terremoti.

Mappa dell’epicentro del 29 agosto

Fatta questa premessa, andiamo a vedere in dettaglio dove e’ avvenuto il terremoto. Dal sito del USGS, che ormai conosciamo bene, possiamo visualizzare il punto in cui e’ stato indentificato l’epicentro del terremoto. Anche in questo caso l’evento sismico non e’ affatto fuori dal comune. La linea rossa che vedete nell’immagine e’ la zona di separazione tra la placca Africana e quella Euro Asiatica. Come molti di voi sanno, le due placche spingono una verso l’altra e sono la causa principale dell’alto grado di sismicita’ di diverse zone italiane. Come si vede dall’immagine, l’epicentro del terremoto e’ proprio in prossimita’ della linea di confine.

Da queste considerazioni capiamo subito che il terremoto del 29 Agosto non rappresenta affatto un evento straordinario ma puo’ essere facilmente spiegato dalle conoscenze gia’ acquisite.

Questo ragionamento sarebbe gia’ sufficiente per rispondere alla domanda iniziale che ci eravamo posti. Nonostante questo, vediamo se in qualche modo il vulcano Marsili puo’ essere correlato con l’evento del 29 Agosto.

Posizione del Marsili nel Tirreno

Nella seconda immagine che vi allego, troviamo la posizione del Marsili nel Tirreno. Mettete a confronto questa mappa con quella dell’USGS con l’epicentro del terremoto. Come vedete immediatamente, rispetto al centro del terremoto, il vulcano Marsili si trova ad almeno 150 Km.

Ora, ragionando, abbiamo la linea di separazione tra due faglie molto attive che passa praticamente in prossimita’ dell’epicentro e un vulcano sommerso distante 150 Km sempre dall’epicentro. Detto in questo modo, secondo voi, quale potrebbe essere la causa piu’ probabile del sisma?

Concludendo, anche in questo caso abbiamo ribadito nuovamente che il Vulcano Marsili esiste, si trova sommerso nel Tirreno, e’ attivo ed e’ potenzialmente pericoloso. Non credete invece a tutte le storie che si sentono in questi ultimi giorno sul fatto che l’attivita’ del vulcano sia aumentata o che una forte eruzione sia prevista in tempi brevi.

Per quanto riguarda il terremoto in Sicilia del 29 Agosto, non esiste assolutamente nessuna correlazione tra il Marsili e questo evento. Il sisma e’ avvenuto in una zona da sempre considerata ad alto rischio sismico proprio a causa delle due placche che spingono una verso l’altra.

Riguardo al 2012, e’ molto facile trovare teorie fantasiose che ovviamente non presentano nessun dato a loro sostegno. Quando leggete qualcosa di nuovo, prima di lasciarvi convincere, fatte le vostre considerazioni. Solo confrontando diverse fonti e ragionando su quello che leggete, potrete verificare la veridicita’ o meno dell’informazione. Per analizzare a fondo tutte le profezie fatte sul 2012, non perdete in libreria “Psicosi 2012. Le risposte della Scienza”.