Vi ricordate la storia di Pinnacle Island? Si, proprio quella roccia che e’ stata trovata di fronte al rover Opportunity su Marte e che dodici giorni prima non c’era. Di questo abbiamo parlato in un articolo specifico:
Come potete leggere, la storia e’ molto semplice: dopo un periodo di 12 giorni di ibernazione del rover, al suo risveglio e’ stata trovata una roccia proprio davanti agli strumenti che prima non c’era. Su questo si e’ speculato molto, ma la stessa NASA ha subito mostrato le immagini pubblicamente, guardando al caso come una curiosa anomalia. La spiegazione data e’ molto smeplice, si tratta di una roccia rimasta attaccata al rover che, a causa dei movimenti, si e’ successivamente staccata. A riprova di questo, come spiegato proprio nell’articolo, una delle ruote di Opportunity e’ bloccata e viene quindi trascinata sulla superficie. In queste condizioni e’ molto facile che qualcosa resti impigliato sotto al rover.
Di queste speculazioni sempre presenti ne abbiamo parlato abbastanza e, che ingenui che siamo, pensavamo fossero finite sul nascere. Invece, proprio qualche giorno fa, l’ennesimo “scienziato” e’ tornato alla carica.
Come ci ha segnalato un nostro caro lettore proprio nei commenti del primo articolo, qualcuno ha proposto che Pinnacle Island non sia in realta’ una roccia, bnesi’ un fungo, per la precisione un Apotecio. Come giustamente fatto notare anche nel commento, come potrebbe un fungo nascere su un terreno cosi’ inospitale come quello di Marte? Non solo, per poter avere un fungo, e’ necessario che ci siano delle spore che arrivino sul terreno. Da dove sono arrivate queste spore? Chi ce le ha messe? Vuoi vedere che alla fine si tratta veramente di uno scherzo dei marziani che cercano di fare impazzire la NASA?
Messa in questo modo, sembrerebbe proprio uno scherzo del solito buontempone multimediale che si diverte a fare ipotesi senza senso per alimentare il complottismo. Invece, come potete leggere in diverse fonti, l’accusa sembrerebbe venire addirittura da un biologo che non solo ha fatto queste dichiarazioni in rete, ma ha anche pensato bene di denunciare la NASA! Non parlo per enfatizzare i toni, ma si tratta di una vera e propria denuncia pubblica che potete scaricare da queto link:
Come vedete, secondo questo biologo, tale Rhawn Joseph, la NASA si sarebbe rifiutata di analizzare microscopicamente quello che secondo lui e’, senza ombra di dubbio, un fungo. Secondo voi, se vi trovate qualcosa di cosi’ sensazionale ed inatteso proprio davanti al rover, non e’ normale fare analisi specifiche, anche microscopiche, per vedere di cosa si tratta? Siete andati fino a Marte per far girare per decine di metri in mezzo al nulla rover da milioni di dollari, poi trovate qualcosa di sensazionale proprio davanti a voi, e lasciate il tutto nel dimenticatoio? C’e’ sicuramente qualcosa di losco sotto!
In sintesi, queste sono le esternazioni del nostro caro biologo Rhawn Joseph. Tra l’altro, le sue ipotesi sono state anche pubblicate su una rivista scientifica che prevede anche il peer review, cioe’ la valutazione di esperti del settore che decidono in base a duri criteri scientifici quali articoli siano degni di pubblicazione. La rivista e’ niente poco di meno che il “Journal of Cosmology”.
Ragazzi miei, qui tutte le mie convinzioni iniziano a scricchiolare. Per mesi vi ho spiegato il processo di pubblicazione delle riviste, annoiato con la storia del peer review e di come funziona il metodo scientifico. Ora siamo di fronte ad una notizia che soddisfa tutti i criteri tanto sbandierati. Come la mettiamo?
Prima di arrivare a conclusioni affrettate e’ il caso di analizzare meglio tutta la storia.
Ovviamente, dal punto di vista scientifico e biologico, non posso che sposare in pieno lo scetticismo del commento da cui siamo partiti. Per far crescere un fungo, servono condizioni particolari, se non altro per la presenza di spore. Se parliamo di funghi, un fungo e’ un fungo sia sulla Terra che su Marte. Non e’ che il pianeta rosso abbia qualcosa di magico in grado di far crescere spontaneamente forme di vita.
Come e’ possibile allora che siano soddisfatte tutte le richieste scientifiche del caso?
Per poter rispondere a questa domanda, dobbiamo aprire una piccola parentesi. Come detto in precedenza, per poter pubblicare su riviste scientifiche del settore, e’ necessario passare attraverso un processo di peer review. Vi ripeto come funziona. Facciamo una ricerca che porta a dei risultati. Vogliamo pubblicare le nostre scoperte su una rivista specializzata. Come facciamo? Mandiamo l’articolo al comitato editoriale. Questo nomina uno o piu’ “referee” che hanno il compito di studiare il nostro lavoro. Ovviamente si tratta di persone riconosciute come esperti a livello mondiale del settore interessato. Questi referee leggono, studiano e ci mandano delle comunicazioni con tutta una serie di domande. Praticamente ci fanno “le bucce” su ogni singola riga, chiedondo maggiori speigazioni, ulteriori dati, ecc. Il tutto per controllare che il lavoro sia consistente e le analisi condotte secondo i piu’ seri e rigorosi criteri scientifici. Al termine del processo, e solo se il referee lo decide, il nostro lavoro viene pubblicato e diviene disponibile al settore scientifico.
Negli ultimi anni pero’, c’e’ stato un fenomeno molto particolare, che ha visto la nascita di numerose riviste, lasciatemi dire, “farlocche”. Si tratta di riviste per cui il processo di peer review e’ molto piu’ semplice o, a volte, addirittura inesistente. Perche’ questo? Semplice, per poter dare maggiori possibilita’ di pubblicazione. Nel contempo pero’, questo ha creato una diffusione di articoli pseudo-scientifici molto discutibili. Per difendersi da questo fenomeno, ogni rivista viene classificata secondo un “impact factor”, vedetelo come un punteggio di validita’ della rivista stessa. Piu’ e’ alto l’impact factor maggiore e’ il prestigio della rivista. Per farvi un esempio, quando si partecipa a concorsi universitari o nei centri di ricerca, l’attivita’ scientifica viene valutata proprio guardando il numero di pubblicazioni, la tipologia di rivista in cui sono pubblicati e altri parametri pensati per definire precisamente la qualita’ del lavoro di ciascun ricercatore.
A questo punto, spero che il discorso sia chiaro. Tornando al famoso fungo, cosa possiamo dire sulla rivista in questione? Semplice, si tratta proprio di una di quelle riviste al centro della polemica per “peer review” un po’ troppo permissivi e per alcuni articoli pubblicati su argomenti abbastanza speculativi. A riprova di questo, vi segnalo una pagina con tutte le riviste valutate negativamente, tra cui compare anche Journal of Cosmology:
Gia’ la rivista di suo non ci fa sperare molto, ma passiamo all’autore della denuncia e del relativo articolo. Rhawn Joseph e’ uno di quei scienziati, biologi, fisici, ecc che nonostante la laurea hanno capito come far fruttare i loro titoli di studio parlando di argomenti di confine che attirano sempre l’attenzione di molte persone. Guardate per curiosita’ i titoli dei libri pubblicati da questo tizio ed in vendita su Amazon:
Capite di chi stiamo parlando? Ovviamente i soliti siti complottisti dimenticano di fare queste importanti considerazioni a discapito di un’enfasi incredibile nel commentare la lotta di questo paladino della verita’ nei confronti della NASA e della “scienza ufficiale”.
Solo per rispondere alle affermazioni del biologo, la NASA ha gia’ ovviamente fatto le analisi del caso. Dei risultati ne abbiamo parlato gia’ nel precedente articolo: Pinnacle Island e’ una roccia e la NASA ha gia’ dichiarato anche la siua composizione. Se abbiamo un sasso fatto di zolfo, manganese e magnesio, come possiamo parlare di fungo o, comunque, di altra forma di vita?
Purtroppo, anche nell’ambito della scienza, c’e’ sempre qualcuno pronto a speculare e sparare affermazioni assurde per ritorno personale come, da quanto visto, un aumento di vendite dei propri libri.
Ancora sulla fusione fredda
4 AgoEccoci qui, tornati dalle vacanze, e pronti a ricominciare di nuovo con il blog. In questo contesto, il “ricominciare” suona quanto mai azzeccato, proprio per l’argomento che vogliamo andare a trattare in questo post.
In una discussione del forum, che per chi lo avesse perso e’ sempre disponibile a questo indirizzo:
– Psicosi, forum
e’ stato richiamato in causa il discorso E-Cat di Rossi ed i relativi fenomeni LENR, cioe’ le reazioni nucleari a bassa energia.
Di questo argomento avevamo parlato in dettaglio in questo articolo:
– E-cat meraviglia o grande bufala?
Come visto, l’occasione per parlare di questo argomento era venuta quando molti siti internet avevano parlato finalmente della prova indipendente fatta da scienziati. Come sapete bene, non per essere fondamentalista della scienza ne’ tantomeno per denigrare qualcuno senza i presupposti, ad oggi, non vi e’ nessun test indipendente, ma soprattutto fatto seguendo i criteri del metodo scientifico, che mostri la veridicita’ di quanto affermato dall’inventore dell’E-Cat.
Nel post precedente, avevamo visto come la presunta prova indipendente, in realta’ tanto indipendente non lo era. Prima di tutto, dobbiamo rimarcare il fatto che l’articolo successivamente pubblicato non aveva passato nessuna procedura di “peer review”, essendo un paper pubblicato su ArXiv, cioe’ sul database della Cornell University. Come evidenziato, non voglio criticare gli scienziati intervenuti alla dimostrazione, conoscendone personalmente due, ma le tante voci apparse su internet non sono in realta’ veritiere rispetto a quanto accaduto.
L’aspetto fondamentale da tenere a mente e’ che gli scienziati dell’Universita’ di Uppsala in Svezia, non hanno eseguito personalmente il test sull’E-Cat, ma si sono limitati al ruolo di spettatori. Il sistema, cosi’ come era preparato, presentava molte parti oscure paragonabili a scatole nere. Anche la misurazione del calore eseguita mediante termocamera, presenta delle incertezze della misura non facilmente preventivabili e che possono falsare notevolmente il risultato finale.
Detto questo, nell’articolo di ArXix, che potete leggere a questo link gia’ riportato nel precedente articolo:
– ArXiV Uppsala
si evidenzia come, “dai dati osservati”, la quantita’ di calore prodotta dal macchinario fosse notevolmente superiore a quella di una qualsiasi reazione chimica, cosa che farebbe pensare ad una reazione di tipo nucleare.
Come visto nel precedente post, quali sono le critiche che avevamo mosso? Se si trattasse di reazione nucleare, ci dovrebbe essere emissione di una qualche forma di radiazione, in realta’ non osservata. I ricercatori non hanno assistito alla preparazione del combustibile, cioe’ della miscela Idrogeno-Nichel piu’ catalizzatore, preparata in precedenza da Rossi. Il rame prodotto, che e’ quello che farebbe pensare ad una fusione, non presentava percentuali di isotopi diversi rispetto al rame comunemente commerciale. Detto con un po’ di malignita’, quel rame potrebbe essere stato comprato e messo nella camera solo per far pensare ad un fenomeno di fusione.
Senza ripercorrere le conclusioni che abbiamo raggiunto nel precedente articolo, il nostro punto di vista e’ abbastanza scettico. Non voglio demonizzare i fenomeni LENR pero’, in assenza di prove scientifiche che dimostrino l’esistenza di queste reazioni, e’ difficile da mandare giu’, o megio credere, a questo risultato. Ovviamente, molti alzano gli scudi e parlano di segreto industriale da mantenere. Proprio in virtu’ di questo aspetto, viene mantenuto il segreto sulla preparazione del combustibile e su alcune parti fondamentale dell’apparato. Bene, se anche fosse vero questo, allora non si puo’ pretendere di “credere” all’E-Cat. Quando ci sara’ questa fantomatica versione comerciale, che vi ricordo aspettiamo da anni, allora diremo che la cosa e’ possibile. Scientificamente, non possiamo “credere” a qualcosa, c’e’ bisogno di prove.
Detto questo, solo pochi giorni fa, la greca Defkalion, un tempo ditta collaboratrice di Rossi, ha mandato in diretta streaming una nuova dimostrazione di un dispositivo molto simile all’E-Cat, l’R5. Le differenze fondamentali tra i due sistemi sarebbero nella temperatura di esercizio e nella pressione richiesta in camera. Per il resto, il principio di “funzionamento” sarebbe lo stesso.
Potete vedere lo streaming a questo indirizzo:
– Streaming Defkalion
Vi premetto subito che lo streaming e’ stato seguito anche da una platea di addetti ai lavori della conferenza ICCF-18 sulla fusione fredda. Come al solito, nell’esperimento si mostrava un sistema in grado di produrre molta piu’ energia di quella assorbita. Come potete facilmente immaginare pero’, in seguito alla diretta, sono piovute decine di domande dagli esperti della conferenza sui metodi di misurazione del calore, sulle parti, come al solito, tenute nascoste, sul combustibile utilizzato, ecc. Ovviamente, domande che non hanno avuto una risposta. Per essere sinceri, la Defkalion ha dato delle risposte sommarie tramite un’intervista, ma poi si e’ limitata a dire che l’esperimento non era un vero test di funzionamento, bensi’ una mera dimostrazione sul sistema utilizzato. Al solito, tanto fumo e assolutamente niente arrosto.
Prima di concludere, vorrei pero’ tornare sul discorso E-Cat e Universita’ di Uppsala. Sulla rete gira la notizia, assolutamente non confermata, che Rossi sarebbe pronto a costruire una centrale da 1MW utilizzando il suo E-Cat. Personalmente, la cosa mi farebbe immensamente piacere. Come detto in precedenza, capisco molto bene, anche da scienziato, l’anima commerciale della cosa. Proprio per questo motivo, aspetto ansiosamente, ormai da troppo tempo, un qualcosa di commerciale da vedere, studiare e, ovviamente, comprare.
A seguito dell’articolo di ArXiv, ne e’ stato pubblicato un altro, sempre nello stesso archivio, di risposta alle osservazioni sul test di Rossi. Ecco il link all’articolo:
– ArXiv, commento
Questi articoli sono tutti liberamente scaricabili e leggibili anche senza abbonamento. Come potete vedere, anche questo articolo e’ a firma di due ricercatori dell’Universita’ di Uppsala,i professori Ericsson e Pomp. Mentre nel primo articolo i ricercatori coinvolti erano esperti di campi diversi, fisica sperimentale, teorica, radioprotezione, ecc, Ericsson e Pomp sono due professori di fisica nucleare.
Nell’articolo vengono mosse pesanti critiche al primo report, non solo per la preparazione specifica dei ricercatori coinvolti nel primo test ma anche per il fatto che due di questi scienziati conoscono personalmente Rossi, hanno partecipato a diversi test e in passato hanno espresso apprezzamenti sull’E-cat. Certo, se vogliamo parlare di “risultato indipendente”, queste evidenze farebbero mal pensare pero’, ragionandoci su, immaginate questo scenario: avete costruito una macchina strabiliante con risultati eccezionali, avete bisogno di un risultato indipendente, a chi vi rivolgereste? Sicuramente la prima scelta ricadrebbe su qualcuno che conoscete. Personalmente, la cosa non mi scandalizza piu’ di tanto. Essendo poi tutti i ricercatori della stessa universita’, non vorrei ci fossero attriti pregressi che hanno spinto a questa diatriba.
Tolto il gossip scientifico, che non interessa a questo blog, ragioniamo invece sul discorso scienza. L’articolo di Ericsson e Pomp, muove esattamente le stesse critiche al sistema e alla prova che avevamo fatto noi nell’articolo precedente. In particolare, si evidenzia l’assoluta mancanza di uno schema elettrico, della preparazione del campione, dei cavi connessi al sistema per evitare che ci siamo linee secondarie di alimentazione non considerate. Soprattutto, viene discussa la possibilita’ di errore sperimentale nella misura del calore attraverso la termocamera e la frazione di isotopi di rame prodotti, oltre ovviamente alla mancanza di radiazione emessa.
Detto questo, capite bene che non stiamo muovendo un’accusa gratuita nei confronti di Rossi, ci stiamo limitando ad analizzare i fatti. Al momento, non si sono prove della veridicita’ delle affermazioni fatte. Ci mettiamo una pietra sopra? Assolutamente no, la scienza insegna ad essere aperti di mente. Se, un giorno, ci trovassimo tra le mani un E-cat che assorbe un’energia X e ne produce in uscita X per un coefficiente maggiore di 1, ben venga il risultato estremamente importante per la societa’. Fino a questo punto pero’, parlare di E-Cat, Rossi, LENR, ecc, e’ paragonabile a parlare di “fede”. Voglio crederci perche’ mi va. Benissimo. Pero’, signori miei, a tutti quelli che gestiscono pagine sull’argomento e che proclamano un complotto della scienza, non fate credere che ci siano prove sperimentali dei risultati perche’, come visto, di queste non vi e’ assolutamente traccia.
”Psicosi 2012. Le risposte della scienza”, un libro di divulgazione della scienza accessibile a tutti e scritto per tutti. Matteo Martini, Armando Curcio Editore.
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