Viste le numerose richieste di informazioni, chiarimenti e spiegazioni che ho ricevuto, ho deciso di scrivere questo articolo sull’E-Cat. Perche’ non l’ho fatto prima? Semplicemente perche’, a mio avviso, e ne riparleremo dopo, mancavano dei presupposti essenziali per parlare di questa presunta invenzione in termini scientifici.
Ora cosa e’ cambiato?
A parte le numerose richieste ricevute, la rete e’ letteralmente esplosa in questi giorni perche’ sembrerebbe che finalmente sia arrivata la dimostrazione indipendente del funzionamento di questo prodigio.
Bene, analizziamo i fatti e cerchiamo di capire meglio di cosa stiamo parlando.
Per chi non lo sapesse, l’E-Cat e’ una presunta invenzione di Andrea Rossi che produrrebbe energia in un modo non noto. Mi spiego meglio. Si tratta di una sorta di generatore, alimentato da corrente elettrica, che pero’ produce piu’ energia di quanta ne assorbe. E’ strano questo? Assolutamente no. Non pensate che si stia violando qualche principio fisico basilare, semplicemnte si potrebbe sfruttare una qualche reazione chimica, fisica o sconosciuta mediante la quale si innescano dei processi esoenergetici, cioe’ che producono energia.
Poiche’ questo punto e’ molto importante, cerchiamo di capirlo bene e in modo semplice. Prendiamo, ad esempio, la fissione nucleare. Mediante questo proceso, nuclei di elementi fissili vengono spaccati in elementi piu’ leggeri, mediante neutroni, producendo energia. Ora, per produrre i neutroni da sparare avete bisogno di energia, ma quella che otteete alla fine del processo e’ maggiore di quella che avete speso, perche’ siete riusciti ad estrarre un’energia dall’interno del nucleo. Avete creato qualcosa dal nulla? No, avete semplicemente sfruttato un processo per produrre questa energia traformandola in qualcosa di utilizzabile ai vostri scopi.
Bene, l’invenzione di Rossi dovrebbe fare un qualcosa di equivalente. L’invenzione promette infatti di produrre molta piu’ energia di quella che deve essere immessa, sfruttando un processo, almeno al mometo, sconosciuto.
Qual e’ il carburante dell’E-Cat? Piu’ o meno il sistema funziona in questo modo: mettendo insieme Nichel e Idrogeno e fornendo un’energia iniziale al sistema, si dovrebbe innescare una reazione fortemente esoenergetica, in cui viene prodotta 5 o 6 volte piu’ energia. Attenzione pero’, gli ingredienti non bastano. Per poter funzionare, c’e’ bisogno anche di un catalizzatore da aggiungere al miscuglio Ni-H, tenuto segreto per motivi di spionaggio industriale.
Perche’ spionaggio industriale? Semplice, parlando di E-Cat, non stiamo parlando di una ricerca scientifica, bensi’ di una invenzione che deve essere lanciata sul mercato. Detto in altri termini, che deve essere venduta.
Quasta cosa ci sconvolge? Assolutamente no. Chiunque di noi puo’ pensare ad un’invenzione commerciale fattta esclusivamente per guadagnare. Non c’e’ nulla di male in questo, purche’, come vedremo, ci siano tutti i presupposti di affidabilita’ dell’invenzione.
Per chi gia’ conoscesse l’E-Cat, notate che ho parlato di una misteriosa reazione. Su molti giornali e siti internet, vedete che si parla di “fusione fredda” o “reazione nucleare a bassa energia”, ho omesso appositamente di tirare in causa questi concetti. Perche’? La fusione nucleare e’ quel processo secondo il quale dei nuclei leggeri vengono fusi tra loro per produrne uno piu’ grande, producendo energia. Questa ‘e la reazione utilizzata dal sole e dalle stelle per produrre energia, ed e’ quella a cui si vorrebbe puntare per sostituire le centrali nucleari a fissione. Il motivo e’ molto semplice, favorevoli o meno al nucleare, il punto piu’ discusso su queste tematiche e’ quello della produzione di scorie, cioe’ elementi nucleari di scarto con vite medie lunghe, cioe’ che restano attivi per molto tempo.
Qual e’ il problema principale della fusione?
Come detto, si devono fondere tra loro due nuclei leggeri per formarne uno pesante. Bene, cosa c’e’ dentro il nucleo? Neutroni, particelle neutre, e protoni, particelle di carica positiva. Come sappiamo bene, se avviciniamo due cariche dello stesso segno, come i protoni dei due nuclei, questi si respingono tra loro a causa della repulsione coulombiana. Ora pero’, se riuscissimo ad avvicinare moltissimo i due nuclei, si arriverebbe ad un punto in cui la forza nucleare forte, che e’ attrattiva, sarebbe molto maggiore della repulsione dovuta alle cariche elettriche, e i due nuclei si attirerebbero tra loro. Niente di complicato. Mentre li avvicinate, i due nuclei si respingono, quindi dovete spingerli con forza per farli avvicinare. Quando poi riuscite ad arrivare oltre una certa distanza, nota come barriera di Coulomb, a questo punto i due nuclei si attirano da soli e si innesca la fusione. Il problema delle centrali a fusione e’ proprio quello di trovare il modo piu’ conveniente ed efficace per fornire l’energia necessaria al superamento della barriera di Coulomb.
E la fusione fredda?
Come detto, parlando di fusione si parla di processi ad altissima temperatura, come avviene nelle stelle. La fusione fredda invece avverrebbe a temperatura ambiente. Al contrario di quanto si legge spesso in rete, non esitono evidenze di reazioni di questo tipo. Storicamente, i primi a parlare di fusione fedda furono gli americani Fleischmann e Pons, cui seguirono altre prove. Per nessuna di queste pero’, esiste la certezza scientifica che si sia trattato realmente di una reazione nucleare di questo tipo e, ancora oggi, c’e una forte discussione a proposito.
Perche’ per l’E-Cat si parla di fusione fredda?
In diverse fonti si parla della reazione tra Nichel e Idrogeno che verrebbero fusi tra loro per produrre Rame. Questo sarebbe il processo che avverrebbe a bassa energia e che fornirebbe l’energia dell’E-Cat. Ripeto, non sono d’accordo su questo punto e a breve mostreremo anche il perche’.
Prima di tutto, rivediamo un po’ la storia di questo E-Cat. Nel 2011 si e’ iniziato a parlare di questo generatore quando Rossi ha condotto due test rendendo pubblici i risultati. In questi esperimenti, fornendo un’energia al macchinario intorno ai 35 KWh, si sarebbero prodotti in un caso 70 KWh, nell’altro 160 KWh. Stando ai numeri, la reazione sarebbe effettivamente esoenergetica e molto conveniente. Qual’era il problema di questi test? Semplicemente, non ci sono prove scientifiche della validita’ dei risultati perche’ il tutto e’ stato condotto in maniera autonoma e senza un confronto indipendente. Cosa significa? Ai test sono stati invitati giornalisti rigorosamente selezionati, in veste di spettatori. Mi spiego meglio. I giornalisti sono stati invitati in questo capannone e hanno potuto vedre e filmere il test di Rossi riportando solo ed esclusivamente quelllo che l’inventore del macchinario affermava.
Ora, vedetela in questo modo. Un signore vi invita ad una dimostrazione in cui vi mostra una scatola nera in cui mette 10 euro e dall’altra parte ne escono 20. Basta, non vi viene detto altro ne’ vi vengono forniti dettagli su cosa c’e’ dentro la scatola. Non parlo a caso di scatola nera, infatti, molte delle parti dell’apparecchiatura sono tenute coperte e chiuse alla vista. Ovviamente, si tratta dei componenti fondamentali del sistema, incluso anche il misterioso catalizzatore che darebbe il via alla reazione.
Cosa dice la scienza a proposito? Come e’ facile immaginare, questo risultato non e’ stato accettato dalla comunita’ scientifica. Per sostenere qualcosa di questo tipo, seguendo i canoni della scienza, si dovrebbe mostrare il macchinario, studiare la reazione che avviene e il tutto deve essere ripetibile ovunque nelle stesse condizioni. Se queste informazioni mancano, il test e’ del tutto simile a quello di un’illusionista che vi mostra l’assistente tagliata in due all’interno di una scatola.
Come forse sapete, a seguito di questi test, e del completo rifiuto della scienza su questi risultati, Rossi e’ divenuto un “mito telematico”, metafora di quel genio che trova l’invenzione del secolo per il bene dell’umanita’ e a cui la scienza mette i bastoni tra le ruote perche’ corrotta dalle grandi multinazionali.
Se invece di gridare allo scandalo, si ragionasse su quanto detto, tutti si renderebbero conto che affermazioni di questo tipo non possono essere credibili se non verificate sperimentalmente. Il problema energetico dell’umanita’ non si risolve con la fiducia sulla parola, ma con numeri chiari verificabili e indiscutibili.
Perche’ ora, come anticipato, si parla di verifica indipendente? Nei mesi scorsi sarebbero stati condotti altri test. Questa volta pero’, avrebbero partecipato anche scienziati di diverse parti del mondo che avrebbero assistito agli esperimenti. Anche in questo caso, i risultati avrebbero mostrato un guadagno energetico del processo, confermando dunque la correttezza del metodo su cui si basa l’E-Cat.
Attenzione, facciamo una considerazione. Come premesso, in ambito commerciale, e’ lecito parlare di segreto industriale. Le regole del commercio sono diverse da quelle della scienza. A mio avviso, se il tutto venisse mostrato ad un gruppo di scienziati affidabili ed in grado di fornire un’opinione scientifica, sicuramente il test acquisterebbe di credibilita’. Purtroppo, non e’ andata cosi’.
L’altro punto fondamentale su cui si e’ dibattuo a lungo e’ la mancanza di una “peer review” sull’esperimento. Cosa significa? Quando si pubblica un articolo su una qualche rivista internazionale, si passa attraverso il processo di “referaggio”. Prima di pubblicare il lavoro, la rivista nomina un altro ricercatore internazionale di chiara fama ed esperto del settore che ha il compito di analizzare in dettaglio il contenuto dell’articolo. Se ci sono punti poco chiari, l’esperto puo’ chiedere maggiori spiegazioni al fine di chiarire il tutto ed evitare, nella migliore delle ipotesi, errori sfuggiti agli autori. Solo al termine di questo processo il vostro lavoro, se accettato, viene pubblicato.
Partendo proprio da questo punto, gli ultimi test seguiti dal gruppo di scienziati avrebbero risolto anche questo problema.
Perche’?
Solo pochi giorni fa, e’ stato pubblicato un articolo sull’archivio della Cornell University, che trovate a questo link:
– ArXiv E-Cat
A questo punto, tutti i dubbi iniziali dovrebbero essere risolti: il test e’ stato eseguito indipendentemente da un gruppo di ricercatori e questi hanno anche pubblicato un articolo, ovviamente confermando i risultati dei primi test.
Cosa c’e’ che non va?
Prima di tutto, quello di cui vi ho dato il link, non e’ un articolo su rivista internazionale che ha subito un processo di peer review. Il database in questione e’ semplicemente un archivio di articoli in cui i ricercatori possono mettere i loro lavori. Non c’e’ nessun controllo sul contenuto degli articoli, a parte la buona fede dei ricercatori stessi. Generalmente, almeno nel campo della fisica, i lavori vengono caricati su arXiv prima che questi vengano pubblicati sulle riviste, cioe’ mentre e’ in corso il processo di review. Detto questo, non e’ assolutamente risolto il problema del peer review per l’E-Cat.
Purtroppo, neanche la prima critica e’ stata risolta. Come potete leggere nel testo dell’articolo, non si e’ trattato assolutamente di una verifica indipendente, ma solo di uno spettacolino riservato a persone esperte del settore. Cosa significa? Nei primi test erano stati invitati dei giornalisti, ora dei ricercatori, ma lo svolgimento e’ stato esattamente lo stesso. I ricercatori non hanno potuto toccare nulla, ma si sono limitati a guardare il test condotto da Rossi nei suoi laboratori. Inoltre, molte delle parti del sistema su cui si era discusso, sono rimaste chiuse all’interno di scatole nere in cui era impossibile guardare dentro e, come e’ facile pensare, tra queste vi era anche il misterioso catalizzatore. L’articolo di cui stiamo parlando e’ dunque un insieme di osservazioni e considerazioni fatte dai ricercatori.
Cosa e’ cambiato rispetto al passato? Ovviamente, i ricercatori intervenuti hanno potuto misurare il calore in uscita mediante una termocamera, valutando in questo modo sia la potenza in uscita che quella in ingresso utilizzando sistemi elettrici. A parte al correttezza o meno di questo processo indiretto e della valutazione dell’incertezza ottenuta misurando la potenza con una termocamera, non si e’ assolutamente trattato di una prova “indipendente”.
C’e’ anche qualche altra considerazione importante da fare. Come detto in precedenza, a mio avviso non si e’ trattato di fusione fredda. Un processo di questo tipo necessariamente producce radiazione in uscita. Effetto non riportato in nessun caso e impossibile da schermare in sistemi di questo tipo. Tra l’altro, conosco personalmente uno dei ricercatori intervenuti ed e’ un esperto di radioprotezione dell’Universita’ di Uppsala in Svezia.
Oltre a questo, la quantita’ d rame che si sarebbe prodotta corrisponderebbe ad un rendimento del sistema molto piu’ alto di quello che ci si aspetta e soprattutto il rame in questione sarebbe non eterogeneo, cioe’ mancano isotopi diversi dalla forma piu’ commerciale e abbondamente in natura.
Ulima considerazione scientifica, dal punto di vista energetico, la fusione di nichel e idrogeno sarebbe possibile e verrebbe prodotto rame, ma la barriera coulombiana per questi nuclei e’ elevatissima. Questo solo per dire che un processo del genere a bassa energia e’ scientificamente molto difficile da digerire. Teoricamente si potrebbe citare l’effetto tunnel, ma questo non spiegherebbe neanche la certezza della reazione di fusione cosi’ come altri processi quantistici non deterministici.
Concludendo, alla luce delle considerazioni fatte e degli ultimi aggiornamenti, non pssiamo assolutamente affermare che l’E-Cat sia un sistema reale e che possa essere accettato dalla scienza. Questo non significa che potrebbe esistere questo generatore in grado di fare quello che Rossi promette. Semplicemente, se anche esistesse, non e’ comprensibile la reazione su cui sarebbe basato e soprattutto mancano dati certi su cui ragionare e da cui estrarre certezze scientifiche. Al momento, almeno secondo me, siamo ancora al livello dll’illusionista che taglia l’assistente con la sega.
”Psicosi 2012. Le risposte della scienza”, un libro di divulgazione della scienza accessibile a tutti e scritto per tutti. Matteo Martini, Armando Curcio Editore.
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Sperimentazione animale
2 GenSul forum di Psicosi 2012:
– Psicosi 2012 forum
e’ nata una discussione molto interessante sulle conseguenze che le campagne di disinformazione e coinvincimento da parte di alcuni siti possono avere sulle persone. In particolare, il dibattito era incentrato sull’emotivita’ e su quanto il voler creare odio e complottismo puo’ sfociare in reazioni esagerate e fuori controllo. All’interno di questa discussione, si e’ poi arrivati al caso, molto discusso in questi giorni, della ragazza di Bologna che ha riacceso il dibattito sulla sperimentazione animale.
Per chi non fosse informato sui fatti, credo pochi se non altro per l’enorme eco mediatica che la notizia ha avuto, una ragazza, per la precisione Caterina Simonsen, ha inizialmente pubblicato sul suo profilo facebook questa foto:
La foto su facebook che ha acceso il dibattito sulla sperimentazione animale
Come vedete, si tratta di un messaggio in cui si difende la sperimentazione medica animale grazie alla quale la ragazza e’ ancora in vita. Testuali parole, ne riparleremo tra poco, recitano: “senza la ricerca sarei morta a 9 anni”.
Per essere precisi, tale Caterina e’ affetta da quattro malattie rare: immunodeficienza primaria, deficit di proteina C e proteina S, deficit di alfa-1 antitripsina, neuropatia dei nervi frenici, abbinate al prolattinoma, un tumore ipofisario, e a reflusso gastroesofageo, asma allergica e tiroidite autoimmune. Come potete ben capire, il quadro clinico in questione non e’ assolutamente semplice. Diverse volte la ragazza e’ stata sul punto di morire ricoverata in terapia intensiva e anche in questi giorni si trova ricoverata in ospedale a causa di un aggravamento della situazione. Ad oggi, Caterina e’ costretta a passare quasi 20 ore al giorno collegata ad un respiratore e ad assumere moltissimi medicinali che le consentono di rimanere stabile.
Veniamo prima ai fatti, come e’ noto, questa foto ha scatenato le ire di molti animalisti e persone facenti capo ad associazioni per la difesa degli animali. Purtroppo, le ire sono sfociate in insulti anche molto gravi. Non sono mancati, per la precisione se ne contano una trentina, auguri di morte per Caterina, moltissimi incernierati intorno al concetto “se morivi a 9 anni non importava niente a nessuno”.
Piccola parentesi iniziale necessaria e doverosa, come piu’ volte chiesto e preteso anche su questo blog, quando si vanno a discutere argomenti delicati e contestati come questo, e’ normale che ci siano opinioni anche completamente discordanti. Questo pero’ non deve prescinedere da una dialettica “educata” e veicolata dall’umanita’ e dal buon senso. Augurare la morte a qualcuno perche’ ha un’opinione diversa dalla nostra significa tornare indietro di centinaia di anni. In un dibattito costruttivo, ognuno ha le sue motivazioni che puo’ esternare e che possono essere costruttive per gli altri. Probabilmente, alla fine, ognuno rimarra’ della sua opinione ma tutti avranno imparato qualcosa, se non altro avendo un quadro completo del pensiero e delle tesi dell’altro fronte.
Ora, lungi da me discutere o sensibilizzare sulla situazione di salute della ragazza in questione. Umanamente, e’ normale sentirsi vicini a persone in questo stato e, magari, voler sensibilizzare l’opinione pubblica facendo leva sul quadro clinico di Caterina. Questo pero’, a mio avviso, e’ sbagliato e, sempre mia opinione personale, non era nelle intenzione della ragazza stessa. Quanto accaduto deve invece innescare una discussione costruttiva su un tema molto delicato e che spesso lascia spazio solo ad estremismi piuttosto che ad una discussione scientifica seria. Come sapete, e come normale, esistono diverse associazioni in difesa o contro la sperimentazione animale, molto spesso pero’, si creano su questi temi partitismi fondamentalisti che puntano piu’ all’emotivita’ e alla sensibilita’ delle persone piuttosto che ad una discussione scientifica e costruttiva.
Detto questo, cerchiamo di fare il punto sulla sperimentazione animale cercando di capire pro e contro, e soprattutto l’utilita’ o meno, di questa tecnica in ambito medico.
Per prima cosa, parlare di sperimentazione animale non e’ del tutto completo. Si deve infatti distinguere tra sperimentazione di base e applicata. Nel primo caso, ci si limita ad un’osservazione, ad esempio del comportamento, per comprendere determinati aspetti. Nella sperimentazione applicata invece, alcuni animali vengono utilizzati come modelli attivi per comprendere una determinata caratteristica biologica o genetica di un’altra specie, molto spesso quella umana. Ovviamente, ma la distinzione era obbligatoria, quando parliamo di “sperimentazione animale” ci riferiamo alla ricerca applicata.
Bene, a questo punto le domande fondamentali a cui dobbiamo provare a dare una risposta sono essenzialmente due: e’ veramente utile la sperimentazione sugli animali? Esistono metodi alternativi? Come potete facilmente immaginare, i due fronti, favorevoli e contrari, danno risposte completamente discordanti che sono, rispettivamente, SI-NO e NO-SI.
Vediamo prima di tutto le motivazioni alla base di queste risposte partendo proprio dal fronte contrario alla sperimentazione.
In soldoni, il punto fondamentale portato dal fronte contrario e’ che la sperimentazione animale non porta risultati certi dal momento che e’ fatta, come e’ ovvio, su esseri viventi simili ma non esattamente uguali all’uomo. Detto in altri termini, quando si utilizza una determinta specie per studiare la genetica, provare farmaci o osservare il decorso di una malattia, si utilizza un essere che potrebbe non avere esattamente lo stesso comportamente o la stessa reazione dell’uomo. Generalmente, dal punto di vista del DNA, si utilizzano specie che hanno mappature uguali fino al 95% a quelle dell’uomo. Cosa significa questo? Semplice, quel 5% di differenza, in media e ovviamente per dare qualche numero, puo’ essere determinante in quel preciso studio, portando risultati completamente sballati e che poi non saranno identici sull’uomo. E’ vero questo? Assolutamente si, ed e’ normale che sia cosi’. Prendendo specie diverse, non possiamo certo aspettarci di avere un comportamento speculare al 100% se cosi’ fosse, avremmo non specie simili ma identiche.
Fate pero’ attenzione, come anticipato, parliamo di verosimiglianza a percentuali molto alte. E’ ovvio che per una determinata sperimentazione si prendano animali che, da quel determinato punto di vista, possano essere paragonabili con un’alta percentuale all’uomo. Ovviamente, analisi diverse prendono in esame specie diverse ma simili all’essere umano per un determinato aspetto.
Qual e’ dunque la conclusione del fronte contrario alla sperimentazione? Testare un protocollo sugli animali e’ un’inutile violenza dal momento che il risultato ottenuto non e’ univoco. In altri termini, e’ sempre necessaria una sperimentazione sull’uomo per valutare aspetti specifici che non e’ possibile predeterminare sull’animale. Esempio classico portato a sostegno: farmaci che al termine della sperimentazione devono essere tolti dal mercato perche’ danno vita a reazioni non attese e non osservate nella fase sperimentativa.
Questa conclusione e’ assolutamente fuorviante frutto dell’ignoranza dei protocolli. Rimaniamo, per semplicita’, sul discorso farmaci. Un medicinale, prima di essere immesso sul mercato, affronta un lungo protocollo sperimentativo che parte, generalmente, sull’animale passando poi ad una fase preliminare su soggetti volontari e poi, se tutto va bene, arriva nelle farmacie. Ora, come normale, anche nella fase di somministrazione volontaria si parla di un numero limitato di soggetti. Quella che viene fatta e’ una valutazione statistica degli effetti. Persone diverse, possono avere reazioni diverse. Durante la fase volontaria si studiano eventuali effetti collaterali e viene redatto il bugiardino. Alcune volte, dopo l’immissione sul mercato, proprio perche’ di fronte ad una statistica maggiore di casi, si possono manifestare controindicazioni con probabilita’ minori. In questo caso, come e’ normale, viene aggiornato il bugiardino includendo questi nuovi casi. Detto in parole molto semplici per capire il concetto, una casa farmaceutica mette in commercio un farmaco che salva la vita a molte persone. In un solo caso, questo farmaco ha una reazione allergica che crea danni ad un individuo. Toglialmo il farmaco dal mercato? Assolutamente no, quel prodotto e’ utile per tante persone per cui si aggiorna il bugiardino solo includendo quel caso specifico.
Lasciamo ora questo esempio per tornare alla discussione iniziale. Seguendo questo ragionamento, il fronte contrario alla sperimentazione sostiene che esistano metodi alternativi per verificare l’efficacia e le controindicazioni di un determinato prodotto. Ripeto, parliamo genericamente di prodotto solo per semplificare, il ragionamento va bene per farmaci, terapie, analisi, ecc. Quali sono i metodi alternativi? Primo tra tutti, la simulazione della risposta dell’organismo. Cosa significa? Ad oggi, abbiamo una conoscenza abbastanza avanzata anche solo del genoma umano e del comportamento biololgico-genetico dell’uomo. Sfruttando queste conocenze, e la possibilita’ di utilizzare calcolatori molto potenti, possiamo sostituire la sperimentazione sugli animali con una simulazione informatica della risposta.
Analizziamo questo aspetto. Come visto, uno dei punti cardine del fronte contrario e’ che la risposta dell’animale non e’ determinante per il risultato, e’ sempre necessaria una sperimentazione sull’uomo. Perche’? Come detto, e come normale, la percentuale di somiglianza non e’ e non puo’ essere 100%. Bene, secondo voi, una simulazione al computer puo’ essere identica alla risposta dell’essere umano? Come potete facilmente capire, la risposta e’ no. Facciamo, al solito, un esempio riduttivo ma utile alla comprensione. Al computer possiamo simulare, ad esempio, l’interazione di un farmaco con un organo bersaglio specifico. Prima di tutto, questo non e’ assolutamente corretto. Che livello di precisione possiamo ottenere? Supponiamo di simulare l’interazione di una molecola con i succhi gatrici, simulazione che comunque implica un calcolo lungo e attento. Bene, noi non siamo solo “succhi gastrici”. Magari, quella molecola puo’ avere effetti collaterali gravi sullo stomaco, oppure interagire dannosamente con un altro organo collegato allo stomaco o, anche, influire sulla circolazione mediante l’interazione con il sangue. Cosa significa questo? Se da un lato un animale puo’ essere simile al 95% con l’uomo, una simulazione, in quanto tale, avra’ una somiglianza, supponiamo anche piu’ alta del 95%, per un determinato aspetto dell’uomo. Tornado all’esempio visto, possiamo pensare ad un programma che simula anche al 99% il comportamento dei succhi gastrici, ma in quella simulazione stiamo ignorando lo stomaco, la digestione, il sangue, la circolazione, insomma, l’essere umano. Come potete facilmente rendervi conto, non possiamo pensare di simulare il comportamento e le reazioni dell’uomo completamente al 100%. Se cosi’ fosse, avremmo ridotto l’essere umano ad una semplice macchina.
Detto questo, capite bene l’assurdita’ del pensare che una simulazione possa essere paragonata all’uomo. Prima di tutto, per quanto avanzata, la nostra conoscenza medica non e’ assolutamente completa. Inoltre, per sua stessa definizione uan simulazione prende in esame aspetti specifici e ristretti di un particolare fenomeno. Senza contare poi eventuali errori di software che potrebbero portare risultati completamente diversi.
La sperimentazione animale porta sicuramente delle incongruenze che devono essere testate preliminarmente sull’uomo, ma questi errori possono essere ben piu’ ampi parlando di “metodi alternativi”. Punto di arrivo di questo ragionamento, ripeto personale ma supportato da considerazioni numeriche, e’ che, ad oggi, la sperimentazione animale e’ ancora fondamentale in ambito di ricerca medica. Praticamente tutti i farmaci e tutti i protocolli che utilizziamo, dall’influenza fino alle patologie piu’ gravi, vengono testati su animali all’interno dei centri di ricerca. Tutti quei fondamentalisti, non comuni cittadini che hanno un pensiero ma, ad esempio, gli autori dei commenti visti prima sul caso della ragazza di Bologna, dovrebbero essere consapevoli del ruolo della sperimentazione e del fatto che molti dei farmaci che utilizzano sono sicuri anche per questo motivo.
Prima di concludere, vorrei fare delle ulteriori considerazioni personali. Come premesso, cosi’ come avviene su molti altri aspetti discussi anche in questo blog, la creazione di fazioni fondamentaliste preclude la sana discussione costruttiva. Insultare la ragazza di Bologna augurandole la morte, non serve certo a spiegare le motivazioni della propria contrarieta’ alla sperimentazione animale. Dal mio punto di vista, se vogliamo parlare di umanita’ e rispetto per specie viventi, allora di dovrebbe parlare di allevamenti intensivi di animali da pelliccia. Se proprio vogliamo essere franchi, quelli sono sacrifici che possono essere eliminati utili solo per un mero vezzo estetico. Allo stesso modo, non possiamo paragonare la sperimentazione di un farmaco con quella di prodotti cosmetici. Come potete capire, esistono molte sfumature di questo aspetto che non possono essere unificate nascondendosi dietro all’ormai famosa espressione “no, senza se e senza ma”.
”Psicosi 2012. Le risposte della scienza”, un libro di divulgazione della scienza accessibile a tutti e scritto per tutti. Matteo Martini, Armando Curcio Editore.
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