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Marte: altro che batteri, ci sono foreste!

15 Ott

Attraverso la pagina Facebook di Psicosi 2012, un nostro caro lettore, sempre disponibile a fornire spunti interessanti, ci ha chiesto di commentare alcuni articoli che circolano in rete gia’ da diverso tempo, ma che ancora non erano stati affrontati qui sul blog.

Come sapete, diverse volte ci siamo lanciati a commentare le ultime scoperte fatte dalle sonde orbitanti intorno a Marte o dei Rover in superficie, ultimo di questi Curiosity a cui abbiamo dedicato diversi post. Lo studio della superficie di Marte, oltre all’interesse scientifico indubbio, suscita da sempre la curiosita’ e la fantasia di molte persone. Come e’ facile intuire, ogni qual volta si parla di pianeti diversi dalla Terra, il primo pensiero e’ quello della ricerca di forme di vita intelligente.

Piccola parentesi di cui abbiamo discusso gia’ moltissime volte ma che e’ meglio ricalcare, la scienza non si oppone assolutamente all’esistenza di forme di vita diverse dalla nostra. La ricerca ha piu’ volte cercato precursori o forme di vita nei pianeti del Sistema Solare e, ancora oggi, lo studio dei pianeti extrasolari punta per prima cosa a trovare zone abitabili in cui potrebbe essersi sviluppata la vita. Fate sempre pero’ attenzione ad una cosa, parlare di forme di vita non significa parlare di omini verdi che viaggiano nel cosmo. Quando in scienza si parla di forme di vita, si intendono quasi sempre forme di vita semplici come batteri o microorganismi che potrebbero, anche in condizioni estreme, essere riuscite a svilupparsi su un pianeta.

Proprio a questo filone, appartiene la notizia che vorrei commentare. Probabilmente, trattandosi come detto di una storia vecchiotta, alcuni di voi potrebbero gia’ aver sentito queste affermazioni.

Durante la sua missione, la sonda MGS, Mars Global Surveyor, ha scattato diverse immagini ad alta risoluzione di alcune zone di Marte. In particolare, ci sono molti scatti che riguardano la fascia vicino al polo Sud e che hanno suscitato notevole attenzione fin dai primi momenti.

Di cosa si tratta?

Prima di tutto, vorrei mostrarvi una di queste foto:

Foto del presunto albero sulla superficie di Marte

Foto del presunto albero sulla superficie di Marte

Cosa sono quelle strane figure che appaiono sulla superficie? Senza tanti giri di parole, e nemmeno richiedendo uno sforzo troppo notevole alla fantasia, queste immagini sembrano senza dubbio ritrarre degli alberi. Tra l’altro, si notano anche molto bene le ramificazioni.

Se ancora non siete contenti, vi mostro un’altra immagine, forse ancora piu’ esaustiva della prima:

Quella che sembra una foresta su Marte

Quella che sembra una foresta su Marte

Qui addirittura si vede anche la colorazione verde degli alberi e, avendo ripreso la superficie da un’altezza maggiore, si vede come non sia presente un singolo albero, ma addirittura una foresta di arbusti sulla superificie di Marte.

Possibile tutto questo?

Seguendo i siti che raccontano la storia, assolutamente si. Per prima cosa, le dimensioni degli arbusti sarebbero molto maggiori di quelle normalmente presenti sulla Terra. Confrontando con la scala della foto, gli alberi mostrati avrebbero un diametro anche fino ad 1 km. Possibile? Ovviamente si, sapete perche’? La minore atmosfera del pianeta rosso rispetto a quella terrestre, renderebbe necessaria una superficie maggiore per lo scambio gassoso. Proprio per questo motivo gli alberi crescerebbero molto di piu’ che sulla Terra, appunto per un concetto di sopravvivenza. Inoltre, gli alberi avrebbero radici molto profonde per pescare acqua nello stato liquido nel sottosuolo di Marte.

Aspettate un secondo, ci sono foto della NASA che mostrano l’esistenza di “foreste” su Marte e poi, a distanza di anni, mandiamo Curiosity dentro il createre Gale, brutto, polveroso, senza niente da vedere se non qualche sasso, con la scusa di cercare batteri? Qualcosa non torna.

Perche’ avviene questo?

Che domande, la risposta e’ ovvia: le missioni marziane odierne sono solo una copertura per far vedere che la ricerca continua. Come al solito, i signori della NASA fanno ricerca per finta. Sanno che ci sono foreste in molte zone, ma mandano i rover in punti dove non potranno trovare niente. In questo modo, riescono a mantere il segreto di Marte.

Alcuni siti si lanciano anche nella spiegazione del perche’ avverrebbe questo. La risposta anche qui e’ molto semplice, ed e’ da ricercarsi nella religione. Sarebbe sconvolgente per la nostra societa’, ancorata alla tradizione religiosa, sapere che esistono forme di vita evolute, o anche solo alberi, su un altro pianeta. Chi li ha creati? Il nostro Dio? Un altro? Secondo le fonti, questo potrebbe destabilizzare l’animo umano facendolo entrare in una via senza ritorno.

Tralasciando questi tentativi di spiegazione, per carita’ interessanti dal punto di vista antropologico e umano, cerchiamo invece di capire cosa sarebbero queste foto che si trovano in rete.

La prima cosa che si potrebbe pensare e’ che le foto siano dei falsi. In realta’ non e’ cosi’, o meglio non lo e’ totalmente.

Queste foto sono state scattate utilizzando lo strumento MOC, che sta per Mars Orbiter Camera. Una camera abbastanza potente utilizzata per scattare foto della superficie dall’orbita di passaggio. Si tratta in realta’ di un sistema composto da tre camere. La prima, la piu’ potente, era in grado di scattare foto ad alta risoluzione in bianco e nero. Le altre due invece, a risoluzione minore, erano sensibili solo al rosso e al blu. Perche’ questo? La sensibilita’ a lunghezze d’onda specifiche poteva aiutare ad identificare ed isolare determinate emissioni o spettri specifici utili per analizzare in dettaglio alcune carateristiche. Se pensate che il sistema sia antiquato, non dimenticate che la missione MGS e’ terminata gia’ nel 2001, per cui la tecnologia a bordo, oggi, puo’ sembrare molto datata.

Prima osservazione, se ci sono camere in bianco e nero, sul rosso o sul blu, come e’ possibile avere una splendida foto, come la seconda mostrata, in cui si vede una foresta verdognola? Molto semplice, questa foto, cosi’ come molte altre che trovate in rete, sono state ricolorate a posteriori utilizzando programmi di grafica. Perche’ questo? Risposta quantomai facile, per spingere ancora di piu’ l’opinione che si trattasse di foreste sulla superficie di Marte.

Attenzione pero’, d’accordo che il colore e’ falso per capacita’ tecnologica, ma anche se immaginiamo le foto in colori diversi, le strutture presenti sono sempre paragonabili ad alberi.

Cosa sono queste forme che si vedono?

Anche qui, la risposta e’ quantomai facile da dare. Quelli che si vedono sono dei semplici sbuffi di anidride carbonica che partono dal permafrost di Marte e si alzano verso il cielo. Da cosa sono dovuti? Il permafrost di Marte e’ costituito di ghiaccio secco, o anidride carbonica allo stato solido. Le foto che abbiamo mostrato sono state scattate nel mese di ottobre, cioe’ quando stava iniziando l’equivalente primavera in quella regione di Marte. Questo non significa altro che le temperature erano in rapida ascesa.

Avete mai visto del ghiaccio secco? Come sapete, e’ una sostanza che non passa per lo stato liquido ma, attraverso il processo cosiddetto di sublimazione, evapora passando immediatamente da solido a gas.

Fin qui ci siamo. Ora, e anche questa non e’ una novita’, il terreno di Marte e’ costituito da una sabbia molto sottile e che spesso viene modellata da vere e proprie tempeste. Queste possono, durante i mesi invernali, ricorprire il permafrost seppellendo lo strato traslucido di ghiaccio secco. Quando poi le temperature si alzano, il vapore intrappolato nel terreno fa aumentare la pressione arrivando poi ad uscire con sbuffi di forte intensita’. Risultato di queste emissioni sono lanci di polveri anche a diverse centinaia di metri dal punto di fuoriuscita.

Che prove ci sono a sostegno?

Per prima cosa, la struttura del terreno di Marte e’ conosciuta molto bene e quindi questa spiegazione e’ compatibile con la conoscenza che abbiamo. Inoltre, ma questo spesso i siti che sostengono l’ipotesi foresta dimenticano di dirvi, nelle foto successive a quelle riportate, scattate poco dopo, non si notano piu’ gli alberi di cui stiamo parlando, ma qualcosa di questo tipo:

Segni sul terreno lasciati dall'emissione di CO2 dal permafrost

Segni sul terreno lasciati dall’emissione di CO2 dal permafrost

Questi altro non sono che i segni lasciati dalla fuoriuscita della CO2 dal terreno. Le righe che vedete sono proprio le linee di fuga verso le quali e’ stata lanciata la sabbia. Non credo assolutamente che si possa pensare che gli alberi da 1 kilometro appaiono e scompaiono nel giro di pochi secondi.

A questo punto, non credo ci sia altro da aggiungere. Purtroppo, spesso, soprattutto in casi di questo tipo, la vista puo’ fare brutti scherzi. Ovviamente, sono io il primo a dire che le strutture mostrate potevano essere scambiate per alberi, ma, come spesso avviene, ci sono spiegazioni ben piu’ razionali e scontate che forse andrebbero ricercate.

Come detto all’inizio, questa storia gira gia’ da diverso tempo sulla rete e, ma anche a questo siamo abituati, di tanto in tanto viene ritirata fuori a sostegno dei tanti complotti architettati dalla NASA per non far conoscere la verita’ che si nasconderebbe nel nostro Sistema Solare.

 

Psicosi 2012. Le risposte della scienza”, un libro di divulgazione della scienza accessibile a tutti e scritto per tutti. Matteo Martini, Armando Curcio Editore.

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Marte: pietra che rotola o misterioso Yeti?

17 Giu

In questi giorni, molti siti catastrofisti si stanno sbizzarrendo parlando nuovamente di Marte. Come sapete bene, visto anche il grande numero di sonde in orbita e sulla superficie, ci sono tante persone che passano le giornate a sfogliare le foto rese pubbliche dalla NASA per trovare un’evidenza di qualcosa di anomalo sul pianeta rosso. In tal senso, nei mesi scorsi, in rete ci hanno deliziato con tantissime osservazioni fatte su Marte: una moneta, un topo, monoliti, villaggi abbandonati. Ovviamente la fantasia galoppa sempre troppo velocemente.

Questa volta poi, devo dire che si sono veramente superati.

Come anticipato, si sta molto discutendo sulla rete riguardo a delle nuove foto che mostrerebbero delle tracce lasciate sul terreno marziano da pietre che hanno rotolato. Ora, se questo avvenisse sulla Terra, nessuno salterebbe dalla sedia, ma avere una pietra che misteriosamente rotola su Marte e’ una notizia diversa.

Eccovi una delle tante foto che trovate:

Una delle foto della superficie di Marte con l'evidenza del solco

Una delle foto della superficie di Marte con l’evidenza del solco

Come vedete, si vede una lunga scia sul terreno, lasciata da quella che potrebbe essere stata una pietra che improvvisamente si sia messa a rotolare. Perche’ questo sarebbe avvenuto? Come potete facilmente immaginare, si e’ subito iniziato a parlare di forme di vita sul pianeta rosso. Addirittura, e purtroppo non sto scherzando, uno dei piu’ seguiti siti complottisti italiani ha parlato di un misterioso Yeti che vivrebbe su Marte. Ecco un estratto del loro articolo:

Alcuni ricercatori e appassionati dicono che si possa trattare delle tracce di una creatura aliena sconosciuta, come un ‘yeti marziano’.

Alcuni ricercatori? Ma dico, stiamo scherzando? Leggendo notizie di questo tipo, mi sorprende veramente come siti di questo tipo possano essere cosi’ seguiti. Ma, a volte, purtroppo, de gustibus non disputandum est.

Cosa ha lasciato questi solchi?

In realta’, la risposta e’ piu’ semplice, ma non meno affascinante, di quella data. Questa strane scie che si vedono sulla superficie di Marte sono lasciate dai cosiddetti “Dust Devil”. Questi altro non sono che turbini di sabbia che si formano sul pianeta e di cui avevamo parlato in questo articolo precedente:

Tornando di Fuoco in Australia

Come visto, si tratta di fenomeni conosciuti anche sulla Terra e che si formano a causa del gradiente termico che tende a creare piccoli turbini di sabbia e polvere. Il meccanismo di formazione e’ estremamente semplice come riportato anche nell’articolo precedente:

Meccanismo di formazione di un Dust Devil

Meccanismo di formazione di un Dust Devil

In tal senso, i dust devil sono molto diversi dai tornado dal momento che questi fenomeni possono avvenire anche in condizioni di cielo perfettamente sereno ed in assenza di nubi.

Ora, i dust devil sono un fenomeno noto e molto frequente anche su Marte. Esistono diverse prove catturate proprio dalle sonde sulla superficie del pianeta, che mostrano il passaggio di questi diavoli di sabbia.

Questa e’ una sequenza di immagini catturate da Spirit nel 2005 e che mostra proprio per intero il passaggio del turbine:

Un dust devil osservato in diretta sulla superficie marziana

Un dust devil osservato in diretta sulla superficie marziana

Se la sequenza non dovesse essere visibile,basta cliccare per vederla.

Dagli archivi NASA trovate anche altre immagini, tipo questa:

Un dust devil che procede non in linea retta

Un dust devil che procede non in linea retta

che addirittura mostrano l’avanzare di un dust devil non in linea retta, ma seguendo una sorta di traiettoria a serpentina.

A questo punto, e’ ovvio come guardando dall’alto la superficie di Marte, si possano trovare con estrema facilita’ i segni lasciati dal passaggio di questi turbini.

Concludendo, i dust devil sono un fenomeno molto noto su Marte e di cui esistono prove fotografiche dirette. Detto questo, e’ del tutto comprensibile vedere segni sulla superficie lasciati dal passaggio di questi turbini. Quello che invece trovo assurdo, anzi scusatemi trovo assurde due cose correlate tra loro, la prima e’ che ci siano siti internet che parlino di Yeti su Marte, mentre la seconda e’ che di fronte all’assurdita’ di queste affermazioni, ci siano tante persone che discutono di questa affermazione. Quest’ultimo punto e’ quello che mi fa maggiormente riflettere!

 

Psicosi 2012. Le risposte della scienza”, un libro di divulgazione della scienza accessibile a tutti e scritto per tutti. Matteo Martini, Armando Curcio Editore.

Ecco la scoperta di Curiosity

4 Dic

Come forse ricorderete, e come abbiamo visto in questo post:

Curiosity: scoperta sensazionale?

La NASA, nella persona di John Grotzinger, aveva annunciato, tramite l’emittente radiofonica americana NPR , di avere per le mani una scoperta sensazionale fatta da Curiosity su Marte. Per essere precisi, si parlava di una scoperta tale da riscrivere i libri di storia.

Come abbiamo visto nel post precedente, la scoperta era stata fatta utilizzando il rivelatore SAM, un analizzatore di campioni per il terreno marziano composto da uno spettrometro e da un gascromatografo.

Ovviamente questo annuncio ha fatto subito il giro del mondo, dal momento che il rivelatore SAM, tra le altre cose, e’ in grado di rivelare molecole organiche.

Ora proprio su questo punto si e’ creata la grandissima confusione a cui abbiamo assistito in rete.

Cosa avra’ mai scoperto Curiosity di cosi’ sensazionale?

Ovviamente sul web non sono mancate le voci piu’ fantasiose: marziani, fossili di una precedente vita, citta’ abbandonate. Queste sono solo alcune delle numerose ipotesi di cui abbiamo parlato.

Come detto nel precedente post, si era creata troppa attesa su questo annuncio della NASA. Come dichiarato, era completamente assurdo pensare a scoperte di questo tipo, ma era sicuramente necessario ridimensionare le aspettative sull’anuncio.

Come sappiamo ormai bene, l’annuncio era atteso per il 3 Dicembre, durante la conferenza annuale di geofisica degli Stati Uniti.

Qualche giorno prima, lo stesso portavoce della NASA aveva cercato di calmare le acque, rilasciando un’intervista in cui dichiarava quello che anche noi avevamo detto fin dall’inizio: quella che potrebbe essere una scoperta sensazionale per la scienza, non e’ detto che abbia la stessa risonanza nei non addetti ai lavori.

Vi ricordo che a seguito di questo annuncio, alcune voci su web avevano addirittura avanzato l’ipotesi che Curiosity non fosse neanche su Marte, ma in realta’ in un qualche deserto sulla Terra. Ovviamente si trattava di voci infondate e di chiaro stampo complottista, come visto in questo post:

Ecco perche’ Curiosity non trova gli alieni!

Ora, dopo un’attesa durata piu’ di una settimana, e’ finalmente arrivato l’annuncio della NASA.

Cosa avra’ mai trovato Curiosity?

Prima di tutto, e’ d’obbligo dire che “non e’ stata trovata la vita”. Nonostante questo, le scoperte fatte dal rover sono state molteplici e molto rilevanti sul piano scientifico.

Campione di sabbia raccolto da Curiosity

Campione di sabbia raccolto da Curiosity

Dall’analisi di campioni di sabbia marziana, Curiosity ha trovato un chimica abbastanza complessa, contenente acqua, zolfo, cloro e Carbonio.

Cerchiamo di andare con ordine.

Dall’analisi di campioni di sabbia, Curiosity ha trovato molecole organiche. Questo non significa qualcosa di “vivo”, bensi’ molecole contenenti carbonio.

Come detto e ripetuto su questo blog, la nostra idea era proprio che il rover avesse trovato il carbonio, cioe’ quei mattoni fondamentali per la vita.

Il carbonio e’ stato trovato riscaldando il perclorato, una molecola gia’ evidenziata anche da altre missioni su Marte. Dal riscaldamento del perclorato sono stati evidenziati atomi di cloro, idrogeno e carbonio.

Perche’ nonostante l’evidenza di carbonio, la NASA ancora preferisce non parlare di molecole organiche? Semplicemente perche’ non si e’ ancora sicuri che il carbonio sia veramente di origine marziana.

Cerchiamo di capire meglio.

Ovviamente la costruzione del rover e’ avvenuta con tutti gli accorgimenti del caso. In particolare, si e’ prestata la massima attenzione a decontaminare il rover da materiale e molecole terrestri, prima di inviarlo su Marte. Nonostante questo, e’ possibile che i campioni siano ancora “inquinati” da molecole di origine terrestre. In questo caso, non ci sorprenderebbe l’evidenza del carbonio, dal momento che sarebbe proveniente dalla Terra stessa.

Come risolvere questo rebus?

Semplicemente sono necessarie nuove analisi su diversi campioni. Il lavoro di analisi di Curiosity e’ solo all’inizio. Obiettivo delle prossime settimane e’ continuare a spostare il rover all’interno del cratere Gale per raccogliere nuovi materiali da analizzare.

Solo una statistica maggiore di analisi potra’ dare una risposta definitiva all’evidenza o meno di carbonio sul suolo marziano.

Tutto qui?

Assolutamente no, ma neanche il seguito non sara’ tale da far saltare un non addetto ai lavori sulla sedia.

Tra le altre cose, Curiosity ha evidenziato la presenza di vetro nel suolo marziano, cioe’ di silicati. Questo evidenzia un’origine vulcanica del suolo Marziano dal momento che la composizione osservata nella sabbia e’ del tutto simile a quella che troviamo sulla Terra nei terreni di origine vulcanica.

Altra importante scoperta di Curiosity viene dall’analisi delle molecole d’acqua trovate nei campioni. Il rover ha evidenziato infatti che la concentrazione delle molecole di acqua pesante e’ maggiore di quella di acqua leggera. Cosa significa questo? Chimicamente possiamo scrivere l’acqua come H2O, cioe’ come una molecola formata da due atomi di idrogeno ed uno di ossigeno. Ora, l’idrogeno in natura presenta 3 isotopi diversi, detti Idrogeno, Deuterio e Trizio. La differenza e’ solo nel numero di neutroni che troviamo nel nucleo. Mentre l’idrogeno ha un solo protone nel nucleo, il deuterio ha un protone ed un neutrone ed il trizio ha un protone e due neutroni.

Il fatto che la concentrazione di acqua pesante sia maggiore, significa semplicemente che, rispetto alla Terra, sono piu’ abbondanti le molecole di D2O, cioe’ con atomi di deuterio al posto di quelli di idrogeno.

Siete rimasti delusi dalle scoperte di Curiosity?

Probabilmente si. In realta’ si tratta di scoperte molto importanti dal punto di vista scientifico, se consideriamo che Curiosity e’ sul pianeta rosso solo da poche settimane.

Nei precedenti post, avevamo gia’ annunciato che molto probabilmente la scoperta sensazionale sarebbe stata l’evidenza, o almeno presunta tale, di carbonio nel terreno marziano.

Come anticipato nei giorni scorsi, erano del tutto infondate le voci che ipotizzavano scoperte o evidenze di forme di vita su Marte.

Per un’analisi completa e scientifica del 2012, ma che in realta’ ci consente di spaziare a 360 gradi in diversi campi della scienza, non perdete in libreria  “Psicosi 2012. Le risposte della scienza”.