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Cosa posso vedere con il mio telescopio?

10 Feb

Diverse volte sono stato contattato da persone che vorrebbero affacciarsi al mondo dell’astronomia. Molti hanno una passione del genere e un desiderio innato di poter osservare il cielo ingrandendo via via dettagli sempre piu’ piccoli. Inutile dire quanti di noi restano a bocca aperta guardando una foto spaziale scattata in giro per il cosmo e desiderano a loro volta osservare con i loro occhi la bellezza della natura.

Ora pero’, queste passioni spesso si scontrano un po’ con il problema economico ma, soprattutto, con la grande confusione che la scelta di un telescopio “domestico” puo’ portare. Siete mai entrati in un negozio dove si vendono telescopi? Avete visto quante tipologie di strumenti ci sono? Molto spesso, le persone restano spaventate da una tale scelta e non sanno cosa prendere.

Per superare questo blocco, dovete prima di tutto capire “cosa volete guardare”!

Ovviamente, si potrebbe fare il pensiero facile e dire quello che costa di piu’ e’ il piu’ “potente” o quello piu’ grande e’ sicuramente migliore. Purtroppo, non sempre e’ cosi’.

Visto che molte persone mi hanno contattato per chiedermi cosa distingue un telescopio da un altro, ho deciso di scrivere un breve articolo per spiegare non le diverse tipologie di telescopio, bensi’ la cosiddetta “risoluzione angolare” di questi strumenti.

Immaginiamo di avere un telescopio con lenti circolari. Quello che vogliamo capire e’ “qual e’ la minima distanza che posso osservare?”. Per rispondere dobbiamo introdurre la cosiddetta “risoluzione angolare”, cioe’ la minima distanza angolare tra due oggetti che possono essere distinti con il vostro telescopio:

R=1,22 L/D

Quando siete di fronte a sistemi ottici, quella che comanda e’ la diffrazione che, senza entrare in troppi tecnicismi, fa si che sotto un certo valore, due oggetti vengano confusi come uno solo perche’ assolutamnete indistinguibili tra loro. Nella formula della risoluzione angolare, compare ovviamente il diametro della lente, D, e la lunghezza d’onda, L, che dobbiamo osservare.

Detto tra noi, questa formula e’ poco manegevole per cui possiamo prima di tutto dimenticarci della dipendenza dalla lunghezza d’onda e prendere un valore medio per lo spettro visibile che, in fondo, e’ quello che vogliamo osservare. Inoltre, la risoluzione angolare che abbiamo introdotto e’ misurata in radianti, unita’ abbastanza scomoda in questo contesto. Per semplicita’, possiamo utilizzare una misura in arcosecondi dove 3600 arcsec equivalgono ad un grado. Facendo queste considerazioni, possiamo riscrivere la formula come:

R = 11.6 / D

Supponiamo dunque di acquistare un bel telescopio con lente da 30 cm, la nostra risoluzione angolare sara’:

R = 11.6/30 = 0,39 arcsec

Se ora con questo oggetto volessi guardare la luna, quale sarebbe la minima distanza che riuscirei a distinguere?

Per rispondere a questa domanda, e’ necessario introdurre un’ulteriore formula. Come potete immaginare, in questo caso dobbiamo convertire, in base alla distanza, l’apertura angolare con una distanza in metri. Tralasciando dipendenze di questa formula da parametri di poco interesse per il nostro caso, possiamo scrivere la distanza distinguibile come:

Dm = (R/206265) x Dl

Dove Dm e’ ovviamente la distanza minima osservabile e Dl e’, nel nostro caso, la distanza Terra-Luna. Supponendo una distanza media di 400000 Km, da portare in metri per inserirla nella formula, abbiamo, riprendendo la risoluzione del telescopio da 30 cm dell’esempio:

Dm = (0.39/206265) x 400000000 = 750 metri

Cioe’ la minima distanza che possiamo percepire e’ di 750 metri. Detto in altre parole, riuscite a distinguere dettagli separati tra loro da una distanza di almeno 750 metri. Anche se questo numero puo’ sembrare enorme vi permette di poter osservare dettagli impressonanti della Luna. Vi ricordo che un telescopio da 30 cm, e’ un bellissimo strumento che necessita di attenzioni particolari. Non abbiamo preso uno strumento completamente amatoriale o entry level per questo calcolo esemplificativo.

Altro aspetto interessante che spesso viene citato dai complottisti: se siamo veramente stati sulla Luna, perche’, ad esempio, il telescopio Hubble non e’ in grado di osservare il punto di atterraggio con tutta le cose lasciate dall’equipaggio? La domanda e’ di principio ben posta, pensate che addirittura il modulo di discesa e’ rimasto sul punto perche’ impossibile da riportare indietro.

Cerchiamo di analizzare, sulla base dei calcoli gia’ fatti, se fosse possibile osservare questo modulo sfruttando la lente di Hubble. In questo caso, abbiamo una lente di 2.4 metri che vuole osservare la superficie lunare. Quale sarebbe la minima distanza che potrebbe essere osservata?

Ripetendo il calcolo trovate una minima distanza di circa 100 metri. Considerando che il modulo di discesa ha un diametro intorno ai 10 metri, capite bene come sia impossibile distinguere dall’orbita di Hubble questo reperto storico sulla superifcie della Luna. Spero che questo ragionamento, a prescindere dalle altre dimostrazioni di cui abbiamo gia’ parlato, sia sufficiente a capire, per chi ancora oggi crede che non siamo stati sulla Luna, come sia impossibile osservare dalla Terra il punto di atterraggio.

Concludendo, per comprendere il potere risolutivo di uno strumento ottico, e questo ragionamento vale sia per un telescopio che per un microscopio, e’ sufficiente conoscere un po’ di ottica e calcolare agevolmente la minima distanza osservabile Come visto, la grandezza della lente e’ uno dei parametri piu’ importanti da considerare. Tenete a mente questi risultati qualora decideste di acquistare un telescopio per dilettarvi in osservazioni spaziali. Ovviamente, come detto, prima di decidere la tipologia di telescopio, pensate sempre prima a cosa volete andare ad osservare e, dunque, a che distanza vi state approcciando.

 

Psicosi 2012. Le risposte della scienza”, un libro di divulgazione della scienza accessibile a tutti e scritto per tutti. Matteo Martini, Armando Curcio Editore.

Aerei: come fanno a volare e sicurezza

13 Nov

Attraverso i commenti del  blog, un nostro caro lettore ci ha fatto una domanda, a suo dire, apparentemente molto semplice ma che, come potete verificare molto facilmente, genera tantissima confusione. In sintesi la domanda e’ questa: perche’ si dice che volare in aereo e’ cosi sicuro?

Per poter rispondere a questa domanda, si devono ovviamente scartabellare i numeri ufficiali degli incidenti aerei. Questo ci consente di poter verificare la probabilita’ di un incidente aereo rapportato, ad esempio, a quelli ben piu’ noti automobilistici. Partendo da questa domanda, mi sono pero’ chiesto qualcosa in piu’: sappiamo veramente perche’ gli aerei riescono a volare? Anche questa potrebbe sembrare una domanda molto semplice. Si tratta di una tecnologia conosciuta da diversi decenni eppure, incredibile ma vero, non tutti sanno perche’ questi enormi oggetti riescono a stare in aria. Facendo un giro su internet, ho scoperto come anche molti siti di divulgazione della scienza fanno delle omissioni o dicono cose formalmente sbagliate.

Detto questo, credo sia interessante affrontare un discorso piu’ ampio prima di poter arrivare a rispondere alla domanda sugli incidenti aerei.

Partiamo dalle basi, come sapete ruolo fondamentale nel volo aereo e’ quello delle ali. Mentre il motore spinge in avanti l’apparecchio, le ali hanno la funzione di far volare l’aereo. Ora, per poter restare in quota, o meglio per salire, senza dover parlare di fisica avanzata, c’e’ bisogno di una forza che spinga l’aereo verso l’alto e che sia maggiore, o al limite uguale per rimanere alle stessa altezza, del peso dell’aereo stesso.

Come fanno le ali ad offrire questa spinta verso l’alto?

Forze agenti sull'ala durante il volo

Forze agenti sull’ala durante il volo

Tutto il gioco sta nel considerare l’aria che scorre intorno all’ala. Vediamo la figura a lato per capire meglio. L’aria arriva con una certa velocita’ sull’ala, attenzione questo non significa che c’e’ vento con questa velocita’ ma, pensando al moto relativo dell’aereo rispetto al suolo, questa e’ in prima approssimazione la velocita’ stessa con cui si sta spostando l’aereo. Abbiamo poi il peso dell’aereo che ovviamente e’ rappresentato da una forza che spinge verso il basso. D e’ invece la resistenza offerta dall’ala. Vettorialmente, si stabilisce una forza L, detta “portanza”, che spinge l’aereo verso l’alto.

Perche’ si ha questa forza?

Come anticipato, il segreto e’ nell’ala, per la precisione nel profilo che viene adottato per questa parte dell’aereo. Se provate a leggere la maggiorparte dei siti divulgativi, troverete scritto che la forza di portanza e’ dovuta al teorema di Bernoulli e alla differenza di velocita’ tra l’aria che scorre sopra e sotto l’ala. Che significa? Semplicemente, l’ala ha una forma diversa nella parte superiore, convessa, e inferiore, quasi piatta. Mentre l’aereo si sposta taglia, come si suole dire, l’aria che verra’ spinta sopra e sotto. La differenza di forma fa si che l’aria scorra piu’ velocemente sopra che sotto. Questo implica una pressione maggiore nella parte inferiore e dunque una spinta verso l’alto. Per farvi capire meglio, vi mostro questa immagine:

Percorso dell'aria lungo il profilo alare

Percorso dell’aria lungo il profilo alare

Come trovate scritto in molti siti, l’aria si divide a causa del passaggio dell’aereo in due parti. Vista la differenza di percorso tra sopra e sotto, affinche’ l’aria possa ricongiungersi alla fine dell’ala, il fluido che scorre nella parte superiore avra’ una velocita’ maggiore. Questo crea, per il teorema di Bernoulli, la differenza di pressione e quindi la forza verso l’alto che fa salire l’aereo.

Spiegazione elegante, semplice, comprensibile ma, purtroppo, fortemente incompleta.

Perche’ dico questo?

Proviamo a ragionare. Tutti sappiamo come vola un aereo. Ora, anche se gli aerei di linea non lo fanno per ovvi motivi, esistono apparecchi acrobatici che possono volare a testa in giu’. Se fosse vero il discorso fatto, il profilo dell’ala in questo caso fornirebbe una spinta verso il basso e sarebbe impossibile rimanere in aria.

Cosa c’e’ di sbagliato?

In realta’ non e’ giusto parlare di spiegazione sbagliata ma piuttosto bisogna dire che quella data e’ fortemente semplificata e presenta, molto banalmente come visto, controesempi in cui non e’ applicabile.

Ripensiamo a quanto detto: l’aria scorre sopra e sotto a velocita’ diversa e crea la differenza di pressione. Chi ci dice pero’ che l’aria passi cosi’ linearmente lungo l’ala? Ma, soprattutto, perche’ l’aria dovrebbe rimanere incollata all’ala lungo tutto il percorso?

La risposta a queste domande ci porta alla reale spiegazione del volo aereo.

L'effetto Coanda sperimentato con un cucchiaino

L’effetto Coanda sperimentato con un cucchiaino

Prima di tutto, per capire perche’ l’aria rimane attaccata si deve considerare il profilo aerodinamico e il cosiddetto effetto Coanda. Senza entrare troppo nella fisica, questo effetto puo’ semplicemente essere visualizzato mettendo un cucchiaino sotto un lieve flusso d’acqua. Come sappiamo bene, si verifica quello che e’ riportato in figura. L’acqua, che cosi’ come l’aria e’ un fluido, scorre fino ad un certo punto lungo il profilo del metallo per poi uscirne. Questo e’ l’effetto Coanda ed e’ quello che fa si che l’aria scorra lungo il profilo alare. Questo pero’ non e’ ancora sufficiente.

Nella spiegazione del volo utilizzando il teorema di Bernoulli, si suppone che il moto dell’aria lungo l’ala sia laminare, cioe’, detto in modo improprio, “lineare” lungo l’ala. In realta’ questo non e’ vero, anzi, un moto turbolento, soprattutto nella parte superiore, consente all’aria di rimanere maggiormente attaccata evitando cosi’ lo stallo, cioe’ il distaccamento e la successiva diminuzione della spinta di portanza verso l’alto.

In realta’, quello che avviene e’ che il moto dell’aria lungo il profilo compie una traiettoria estremamente complicata e che puo’ essere descritta attraverso le cosiddette equazioni di Navier-Stokes. Bene, allora scriviamo queste equazioni, risolviamole e capiamo come si determina la portanza. Semplice a dire, quasi impossibile da fare in molti sistemi.

Cosa significa?

Le equazioni di Navier-Stokes, che determinano il moto dei fluidi, sono estremamente complicate e nella maggior parte dei casi non risolvibili esattamente. Aspettate un attimo, abbiamo appena affermato che un aereo vola grazie a delle equazioni che non sappiamo risolvere? Allora ha ragione il lettore nel chiedere se e’ veramente sicuro viaggiare in aereo, praticamente stiamo dicendo che vola ma non sappiamo il perche’!

Ovviamente le cose non stanno cosi’, se non in parte. Dal punto di vista matematico e’ impossibile risolvere “esattamente” le equazioni di Navier-Stokes ma possiamo fare delle semplificazioni aiutandoci con la pratica. Per poter risolvere anche in modo approssimato queste equazioni e’ necessario disporre di computer molto potenti in grado di implementare approssimazioni successive. Un grande aiuto viene dalla sperimentazione che ci consente di determinare parametri e semplificare cosi’ la trattazione matematica. Proprio in virtu’ di questo, diviene fondamentale la galleria del vento in cui vengono provati i diversi profili alari. Senza queste prove sperimentali, sarebbe impossibile determinare matematicamente il moto dell’aria intorno al profilo scelto.

In soldoni, e senza entrare nella trattazione formale, quello che avviene e’ il cosiddetto “downwash” dell’aria. Quando il fluido passa sotto l’ala, viene spinto verso il basso determinando una forza verso l’alto dell’aereo. Se volete, questo e’ esattamente lo stesso effetto che consente agli elicotteri di volare. In quest’ultimo caso pero’, il downwash e’ determinato direttamente dal moto dell’elica.

Detto questo, abbiamo capito come un aereo riesce a volare. Come visto, il profilo dell’ala e’ un parametro molto importante e, ovviamente, non viene scelto in base ai gusti personali, ma in base ai parametri fisici del velivolo e del tipo di volo da effettuare. In particolare, per poter mordere meglio l’aria, piccoli velivoli lenti hanno ali perfettamente ortogonali alla fusoliera. Aerei di linea piu’ grandi hanno ali con angoli maggiori. Al contrario, come sappiamo bene, esistono caccia militari pensati per il volo supersonico che possono variare l’angolo dell’ala. Il motivo di questo e’ semplice, durante il decollo, l’atterraggio o a velocita’ minori, un’ala ortogonale offre meno resitenza. Al contrario, in prossimita’ della velocita’ del suono, avere ali piu’ angolate consente di ridurre al minimo l’attrito viscoso del fluido.

Ultimo appunto, i flap e le altre variazioni di superficie dell’ala servono proprio ad aumentare, diminuire o modificare intensita’ e direzione della portanza dell’aereo. Come sappiamo, e come e’ facile immaginare alla luce della spiegazione data, molto importante e’ il ruolo di questi dispositivi nelle fasi di decollo, atterraggio o cambio quota di un aereo.

In soldoni dunque, e senza entrare in inutili quanto disarmanti dettagli matematici, queste sono le basi del volo.

Detto questo, cerchiamo di capire quanto e’ sicuro volare. Sicuramente, e come anticipato all’inizio dell’articolo, avrete gia’ sentito molte volte dire: l’aereo e’ piu’ sicuro della macchina. Questo e’ ovviamente vero, se consideriamo il numero di incidenti aerei all’anno questo e’ infinitamente minore di quello degli incidenti automobilistici. Ovviamente, nel secondo caso mi sto riferendo solo ai casi mortali.

Cerchiamo di dare qualche numero. In questo caso ci viene in aiuto wikipedia con una pagina dedicata proprio alle statistiche degli incidenti aerei:

Wiki, incidenti aerei

Come potete leggere, in media negli ultimi anni ci sono stati circa 25 incidenti aerei all’anno, che corrispondono approssimativamente ad un migliaio di vittime. Questo numero puo’ oscillare anche del 50%, come nel caso del 2005 in cui ci sono state 1454 vittime o nel 2001 in cui gli attentati delle torri gemelle hanno fatto salire il numero. La maggiorparte degli incidenti aerei sono avvenuti in condizioni di meteo molto particolari o in fase di atterraggio. Nel 75% degli incidenti avvenuti in questa fase, gli aerei coinvolti non erano dotati di un sistema GPWS, cioe’ di un sistema di controllo elettronico di prossimita’ al suolo. Cosa significa? Un normale GPS fornisce la posizione in funzione di latitudine e longitudine. Poiche’ siamo nello spazio, manca dunque una coordinata, cioe’ la quota a cui l’oggetto monitorato si trova. Il compito del GPWS e’ proprio quello di fornire un sistema di allarme se la distanza dal suolo scende sotto un certo valore. La statistica del 75% e’ relativa agli incidenti avvenuti tra il 1988 e il 1994. Oggi, la maggior parte degli aerei civili e’ dotato di questo sistema.

Solo per concludere, sempre in termini statistici, e’ interessante ragionare, in caso di incidente, quali siano i posti lungo la fusoliera piu’ sicuri. Attenzione, prendete ovviamente questi numeri con le pinze. Se pensiamo ad un aereo che esplode in volo o che precipita da alta quota, e’ quasi assurdo pensare a posti “piu’ sicuri”. Detto questo, le statistiche sugli incidenti offrono anche una distribuzione delle probabilita’ di sopravvivenza per i vari posti dell’aereo.

Guardiamo questa immagine:

Statistiche della probabilita' di sopravvivenza in caso di incidente aereo

Statistiche della probabilita’ di sopravvivenza in caso di incidente aereo

Come vedete, i posti piu’ sicuri sono quelli a prua, cioe’ quelli piu’ vicini alla cabina di pilotaggio ma esiste anche una distribuzione con picco di sicurezza nelle file centrali vicino alle uscite di emergenza. Dal momento che, ovviamente in modo grottesco, i posti a prua sono quelli della prima classe, il fatto di avere posti sicuri anche dietro consente di offrire una minima ancora di salvataggio anche ad i passeggeri della classe economica.

Concudendo, abbiamo visto come un aereo riesce a volare. Parlare solo ed esclusivamente di Bernoulli e’ molto riduttivo anche se consente di capire intuitivamente il principio del volo. Questa assunzione pero’, presenta dei casi molto comuni in cui non e’ applicabile. Per quanto riguarda le statistiche degli incidenti, l’aereo resta uno dei mezzi piu’ sicuri soprattutto se viene confrontato con l’automobile. Come visto, ci sono poi dei posti che, per via della struttura ingegneristica dell’aereo, risultano statisticamente piu’ sicuri con una maggiore probabilita’ di sopravvivena in caso di incidente.

 

Psicosi 2012. Le risposte della scienza”, un libro di divulgazione della scienza accessibile a tutti e scritto per tutti. Matteo Martini, Armando Curcio Editore.

NWO e i nuovi 5 euro

4 Lug

Purtroppo, quando si vedono smentite le profezie elette a cavalli di battaglia, ma, soprattutto, quando, passato il 2012, Nibiru, l’elezione del papa, si vede il proprio giro di affari catastrofista sull’orto del baratro, si rischia di inventare storie davvero grottesche.

Proprio in questo scenario da caduta dell’impero, in questi giorni molti siti internet hanno ritirato fuori dal cassetto la storia del Nuovo Ordine Mondiale ma, questa volta piu’ delle altre, in un modo assolutamente ridicolo.

Vista l’assurdita’ della storia, ho deciso di scrivere questo breve post, proprio per mostrare le ultime cartucce rimaste.

Tutti quanti sapete che, gia’ da qualche settimana, sono entrati in circolo i nuovi 5 euro. Il nuovo formato, presenta delle migliorie notevoli, almeno a detta della BCE, per la lotta alla contraffazione. Ora, chi dice che le nuove banconete siano belle, chi brutte, chi preferiva le vecchie. Tutti discorsi a cui ormai dovremmo essere abituati. Se proprio vogliamo fare una’analisi, ogni qual volta viene immesa nel circuito una nuova banconota o moneta, molto probabilmente per l’abitudine nel vedere il vecchio formato, si elevano sempre cori critici sull’estetica o sulla funzionalita’ della nuova introduzione.

Torniamo pero’ ai 5 euro. Avete analizzato con cura una banconota?

In realta’, almeno cosi’ si racconta sulla rete, guardandola bene ci si accorge di un’anomalia molto inquietante. Come sapete, riferendosi al Nuovo Ordine Mondiale, spesso vengono mostrati i simboli massonici presenti, ad esempio, su diverse banconote americane. Di questo abbiamo parlato in questi post:

Il complotto del complottista

Come si alimenta il sospetto

Esattamente allo stesso modo, anche nella nuova banconota da 5 euro sarebbero stati inseriti simboli relativi al NWO. Se proprio vogliamo essere precisi, simboli esoterici.

Non ci credete?

Ecco a voi la dimostrazione in cui viene mostrata la banconota da 5 euro aumentando il contrasto per mostrare quello che si vede in controluce:

La foto dei 5 euro che circola in rete in questi giorni

La foto dei 5 euro che circola in rete in questi giorni

Come vedete, al centro della banconota, si vede chiaramente un simbolo satanico. Anche questo sarebbe legato al Nuovo Ordine Mondiale o, in alternativa, all’inizio del regno del male, della Bestia, dell’Anticristo, ecc.

Qual e’ la spiegazione per l’inserimento di questo simbolo?

Spiegazione? Se avete 5 euro del nuovo formato in tasca, tirateli fuori e vedeteli controluce.

Come potete verificare, non c’e’ assolutamente nessun simbolo di questo tipo. Per chi non avesse banconote da 5 euro in tasca, spero per voi perche’ avete solo tagli maggiori, ecco una foto della nuova banconota:

Foto reale e non modificata dei 5 euro

Foto reale e non modificata dei 5 euro

Come vedete, non compare assolutamente nessun simbolo particolare. Questa e’ la semplice dimostrazione di come la storia del simbolo satanico sulla banconota sia del tutto inventata e prova di fondamento. Come spesso accade, qualche buontempone ha fatto un fotomontaggio e poi lo ha diffuso in rete. Molti siti complottisti, hanno poi fatto copia/incolla, senza neanche riflettere sulla veridicita’ della cosa. In questo modo, cosi’ come in tante altre occasioni, si crea un caso mediatico basato sul “nulla”.

Concludendo, la notizia che circola in rete sul presunto simbolo satanico nella banconota da 5 euro, e’ del tutto priva di fondamento. Come anticipato, molti siti stano cercando in tutti i modi di mantenere alto il livello di attenzione, inesorabilmente precipitato dopo il 21 dicembre 2012 ma, soprattutto, dopo le continue smentite ad ogni ipotesi di fine del mondo. In uno scenario del genere, credo pooprio che nelle prossime settimane ci sara’ da divertirsi con storie sempre piu’ assurde e campate in aria.

 

Psicosi 2012. Le risposte della scienza”, un libro di divulgazione della scienza accessibile a tutti e scritto per tutti. Matteo Martini, Armando Curcio Editore.

24 Luglio 2012: tenetevi liberi!

22 Lug

Riguardo al 2012, siamo abituati a parlare di terremoti, pianeti misteriosi, inversione dei poli, tutte cose che possiamo definire “terrene”.

In questo post, vorrei parlare di un argomento molto diverso da quelli soliti, ma che sta richiamando molta curiosita’. Come dice il titolo del post, tenetevi liberi per il 24 Luglio 2012, perche’ potrebbe esserci niente poco di meno che …. “la seconda venuta di Gesu’ in Terra”.

Anche se potrebbe apparire uno scherzo, anche blasfemo, stiamo parlando sul serio. Sul web sta prendendo sempre piu’ piede la voce, secondo la quale, il 24 Luglio vi sarebbe l’apocalisse per la seconda discesa sulla Terra di Gesu’ Cristo.

Vediamo da dove nasce questa “ipotesi”.

Mark Alexander ha messo on line un libro, “The Mystery Unlocked”, in cui fa un’analisi di diversi passi tratti dalla Bibbia e dai Vangeli. Personalmente trovo le sue analisi molto interessanti, anche se i collegamenti trovati molto spesso sono un po’ forzati.

Trovate la versione originale del libro, liberamente scaricabile, a questo indirizzo:

The Mystery Unlocked

e, sempre liberamente scaricabile, la traduzione italiana a questo indirizzo:

Il Mistero Svelato

Come detto, l’analisi e’ anche interesante, se non fosse che l’autore si autoproclama “Profeta del Signore”. Nel libro infatti, spiega come il Signore parli attraverso i profeti, e anche lui sarebbe uno di questi.

Dal suo sito web, si legge come, originario dell’India, si sia mosso con tutta la famiglia in Australia per rispondere alla richiesta del Signore. Alexander dice infatti di essere continuamente in contatto con Dio e con Gesu’, e anche il libro in questione sarebbe stato dettato dal Signore.

Come anticipato, nel libro si riportano diversi versetti biblici, cercando un messaggio segreto che Dio avrebbe inserito nella Bibbia. Mosso dal Signore, l’autore sarebbe riuscito a trovarlo con semplici calcoli numerici e avrebbe identificato la data del 24 Luglio 2012 come il momento del “Banchetto Nuziale” come riportato in Matteo 22:1-10.

Salvador Dali’, La seconda venuta di Cristo

Il momento del Banchetto Nuziale indicherebbe proprio la seconda venuta di Gesu’ in Terra. Secondo l’autore questo messaggio e’ da sempre contenuto nella Bibbia, ma il Signore lo avrebbe tenuto nascosto in attesa della fine dei tempi e in attesa di un nuovo profeta che avvertisse la popolazione. Il profeta in questione sarebbe proprio Mark Alexander.

Siamo abituati a profezie di questo tipo. Come detto, le indicazioni matematiche (nemmeno troppo raffinate) e il simbolismo utilizzato da Alexander per estrapolare la data in questione sono le solite con cui possiamo ricavare un qualsiasi risultato. Abbiamo gia’ visto un esempio di questo tipo nel post:

Il codice segreto della Bibbia

Per darvi un’idea, Alexander trova una conferma della sua ipotesi basandosi sul fatto che Dio potrebbe tornare sulla Terra in qualsiasi momento. Questo “qualsiasi momento” significa che potrebbe tornare 24 ore su 24, 7 giorni su 7, 12 mesi all’anno. Da cui: 24/7/12, cioe’ 24 Luglio 2012. Questa conferma ci sembra proprio un po’ forzata.

Anche se queste ipotesi ci sembrano proprio deboli e completamente campate in aria, vogliamo spezzare una lancia in favore di Alexander. Il suo libro e’ gratuito in formato pdf ed e’ stato tradotto in tantissime lingue, come potete vedere dal suo sito. Questo almeno significa che non c’e’ dolo nella sua convinzione di essere un profeta.

Per il resto delle ipotesi, non mi sembra che ci sia da essere timorosi o aspettarsi qualcosa per il 24 Luglio.

Anche se in buona fede (ma sono pochi), un’interpretazione sbagliata o forzata di un qualsiasi testo o ritrovamento antico, puo’ condurci fuori strada e farci credere che qualcosa stia per accadere. Analizzate sempre in dettaglio tutto cio’ che vi viene detto, e’ l’unico modo per non perdere la bussola nel mare di informazioni che la rete ci offre. Per continuare ad analizzare profezie sul 2012, non perdete in libreria Psicosi 2012. Le risposte della scienza.