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Pure la neve ora e’ sintetica!!!

25 Feb

Nel 2012 l’argomento cult era senza dubbio Nibiru. Passato il 21 dicembre e vista sfumare la profezia Maya, anche se ci sono ancora tanti malinconici che ancora parlano di questo fantasioso pianeta, l’argomento principe per i nostri amici complottisti e’ senza ombra di dubbio quello delle scie chimiche.

Come avrete capito, stiamo di nuovo per parlare di queste benedette scie chimiche.

Prima pero’ di iniziare, lasciatemi fare uno sfogo. Piu’ volte ce la siamo presa con i complottisti che inquinano il web con le loro notizie inventate per far credere alla popolazione che esista una cospirazione da parte di potenti organizzazione per avvelenare la povera gente mediante tecniche di aerosol con aerei di linea. Senza ombra di dubbio, possiamo affermare che questi individui o non capiscono davvero le fantasie che sparano oppure ci marciano. Perche’ lo farebbero? Anche questo e’ stato detto e ridetto, per “pecunia”, sfruttando l’eco che queste notizie hanno tra le persone e vivendo di siti internet pieni zeppi di pubblicita’ e che danno un contributo per ogni visita, visualizzazione o acquisto che le solite povere persone fanno sui loro domini.

Attenzione pero’, e’ giusto definire “povere” queste persone? A distanza di mesi e di puntuali smentite scientifiche a tutte le affermazioni fatte dai complottisti, non me la sento piu’ di definire “povere” queste persone. La colpa infatti non e’ dei complottisti ma di tutti quelli che danno a questi individui la possibilita’ di sparare cavolate consapevoli che tanto ci sara’ qualcuno che ci credera’. In tanti siti complottisti ho visto proclami ad accendere l’attenzione su queste problematiche. Non a caso trovate spesso articoli che finiscono con “SVEGLIA!” oppure “Quanto altro dobbiamo aspettare?”. A questo punto della discussione, credo che questi proclami siano veramente rivolti alle persone che seguono questi siti. Quanto altro dovrete aspettare prima di aprire gli occhi e capire che vi stanno prendendo in giro. Questi soggetti ridono alle vostre spalle non aspettando altro che andiate a farvi prendere in giro da qualche parte o che publicizziate i loro articoli.

SVEGLIA SIGNORI!

Perche’ mi permetto di dire questo? Semplice, la notizia che gira su internet in questi giorni mi ha causato due reazioni contrastanti una di seguito all’altra. La prima e’ stata ovviamente di divertimento leggendo quali idiozie si siano inventati questa volta, la seconda e’ stata di immensa tristezza leggendo i commenti a questi articoli e vedendo che anche in questo caso c’erano tante persone pronte a gridare allo scandalo e a puntare il dito contro la scienza corrotta.

Andiamo con ordine. Qualora ve ne foste dimenticati, di scie chimiche abbiamo parlato in tantissimi post:

Alcune considerazione sulle scie chimiche

Scie Chimiche: il prelievo in quota

Scie chimiche e cloud seeding

Come difendersi dalle scie chimiche

Il Dibromoetano e le scie chimiche

A-380 modificato per spargere scie chimiche

Scie chimiche, ora abbiamo la prova

L’accordo Italia-USA per spargere scie chimiche

Scie chimiche, la prova storica!

Scie chimiche con la scusa dei vaccini!

Scie chimiche: il silenzio non puo’ durare oltre!

Questa volta pero’, gli articoli puntano il dito contro le abbondanti nevicate che sono scese in diverse parti dell’Europa e degli Stati Uniti negli ultimi giorni. Indovinate un po’? Queste nevicate non sono ovviamente naturali, ma sono il risultato delle scie chimiche sparse dagli aerei cisterna che solcano i nostri cieli.

Perche’?

Semplice, quella che apparentemente potrebbe sembrare neve e’ un composto di: cadmio, nitrati, pesticidi e, addirittura, uranio impoverito!

Prima di queste nevicate molti testimoni, a detta dei nostri amici, riportano di un’abbondante traffico aereo e la presenza di numerose scie chimiche nei cieli delle diverse zone. Inoltre, prima delle precipitazioni nevose, sarebbero caduti moltissimi filamenti polimerici al punto da provocare numerose chiamate delle persone ai vigili del fuoco.

Apro e chiudo parentesi, di questi filamenti abbiamo gia’ parlato in passato, basta cercare nel blog “capelli d’angelo”, vedendo come si tratti di ragnatele utilizzate dai ragni per percorrere lunghe distanze. Questa tecnica e’ nota come balloning e, al contrario di quello che diono i complottisti, e’ verificata e osservata anche a diverse quote. Tutti quelli che parlano di filamenti polimerici portando come prova le analisi di laboratorio condotte, dimenticano sempre di riportare proprio questi risultati di laboratorio.

Se prima si trattava solo di filamenti prodotti come conseguenza dele scie chimiche, oggi i complottisti hanno rincarato la dose con frasi di questo tipo:

Questi filamenti sono impiegati come vettori dei composti chimici, a loro volta usati per creare corridoi elettromagnetici. E le fibre, essendo costituite di materiali biocompatibili, si “legano” al DNA degli esseri viventi, favorendone una ridefinizione genetica secondo nuovi parametri biologici, anzi biotecnologici.

Vi rendete conto? Corridoi elettromagnetici e filamenti lunghi decine di centimetri che si legano alla molecola di DNA degli esseri viventi? Ma stiamo scherzando? No, eppure c’e’ davvero chi crede ad affermazioni di questo tipo.

Andiamo avanti con la nostra bella neve artificiale. Oltre alla presenza di tutte queste sostanze chimiche, ovviamente affermazioni mai accompagnate da analisi specifiche, si trattterebbe di Neve Igroscopica. Aspettate “neve igroscopica”? Ma sapete cosa significa che una sostanza e’ igroscopica? Una sostanza si dice igroscopica se e’ in grado di attirare l’umidita’ che la circonda. Ora, la neve e’ fatta di acqua, l’acqua sarebbe igroscopica, cioe’ in grado di assorbire acqua? Bhe’, non mi sembra una grandissima scoperta. La proprieta’ di igroscopicita’ si riferisce alla capacita’ di una sostanza di attirare l’acqua. Che senso ha parlare di acqua che attira acqua?

Aspettate pero’ un attimo, da dove e’ venuta fuori l’idea della neve igroscopica? Da qualche parte avranno sentito questo parolone che ha attirato l’attenzione dei complottisti. Abbiamo una risposta anche a questo. Come visto nei precedenti articoli, il cloud seeding, cioe’ l’inseminazione delle nuvole per far piovere e’ uno degli spunti preferiti da chi sostiene l’esistenza delle scie chimiche. Tra le tante tecniche possibili per modificare il tempo, ci sarebbe anche quella dell’inseminazione igroscopica. Di cosa si tratta? Semplice, si utilizzano sali che attirano l’umidita’ fungendo da punti di concentrazione dell’acqua. Questi nuclei all’interno della nuvola si scontrano causando le precipitazioni. Si tratta di una tecnica reale. Probabilmente, qualche complottista ha letto di questa metodologia, si e’ innamorato del termine igroscopico e’ ha pensato di rivenderselo con quest’altra notizia.

Spero che a questo punto tutto il discorso mostri la sua completa inutilita’ e assurdita’. Visto che pero’ ci siamo, andiamo avanti e vediamo quali altre importanti prove ci sono.

Come dimostrare che questa presunta neve in realta’ e’ artificiale? Su tutti questi articoli trovate scritto che la neve, quando esposta a fonti di calore, come ad esempio la fiamma di un accendino, non si scioglie ma si annerisce prendendo un colore marroncino. foto

Aspettate, vi giuro che quello che sto raccontando e’ reale e potete verificare leggendo su un qualsiasi sito complottista, voi prendete un pezzo di neve, avvicinate la fiamma di un accendino e questa invece di divenire acqua si brucia diventando nera.

Mio Dio questa deve essere una prova schiacciante che dimostra quanto affermato!

Ma io dico, avete mai visto una palla di neve? Se abitate in un posto in cui c’e’ la neve, andate fuori e prendete con le mani un po’ di neve. Bene, ora provate a comprimerla. Cosa succede? Esattamente quello che chiunque abbia mai fatto una guerra di palle di neve conosce bene, la neve si comprime molto. Perche’? Semplice, la neve non e’ fatta solo di acqua, anzi questa e’ in minima parte. Praticamente, solo il 5% della neve e’ fatto di acqua, il resto, 95%, e’ aria. La struttura delle neve e’ tale per cui molta aria viene immagazzinata all’interno, dando proprio quell’aspetto soffice.

Che c’entra l’aria con il fatto che non bruci?

Se prendete un pezzo di neve e lo mettete dentro casa, ad esempio sul tavolo, dopo qualche minuto vedete che, a causa del salto termico, le neve si scioglie passando allo stato liquido. Se invece avvicinate una fiamma dando un notevole salto termico, l’acqua in forma solida evapora direttamente non passando per lo stato liquido. E il nero che si osserva da dove viene? Semplice, avete mai visto un accendino? Il nero che si osserva e’ solo dovuto ai residui di combustione del gas, propano, butano, o altro, utilizzato come combustibile.

Signori, non e’ che la neve non si scioglie con l’accendino perche’ e’ sintetica, non si scioglie perche’ e’ “neve”!

Ma di cosa stiamo parlando? Noi di bufale, tutti quelli che ci credono dovrebbero farsi la stessa domanda e cercare di darsi una risposta.

Anche questa volta, le presunte prove a sostegno delle scie chimiche si sono rivelate una bufala. Potrebbero riprovare la prossima volta mostrando la pioggia bagnata formata per colpa della geoingegneria o la nebbia che impedisce la vista. Sto scherzando? Fino ad un certo punto, non mi meraviglierei nel vedere queste nuove prove utilizzate a sostegno di queste teorie.

 

Psicosi 2012. Le risposte della scienza”, un libro di divulgazione della scienza accessibile a tutti e scritto per tutti. Matteo Martini, Armando Curcio Editore.

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11 settembre 2001: USA sotto attacco

23 Set

Dalla discussione avuta con un nostro caro lettore, mi e’ stato richiesto eplicitamente un articolo sugli attentati dell’11 settembre 2001. Ovviamente, non posso che essere lusingato di questa richiesta, che mi chiede di analizzare con lo stile di questo blog, uno dei fatti piu’ cruenti e significativi degli ultimi anni.

Come sapete bene, proprio da questi fatti, molti analisti fanno iniziare la crisi economica, l’inizio di quella che potrebbe essere considerata una guerra tra Occidente e Islam ma anche un cambio di coscienza globale di una civilta’ che da un giorno all’altra si e’ trovata nell’era moderna. Queste considerazioni, non vengono fatte solo a scopo introduttivo. A mio avviso, questi fattori entrano prepotentemente nell’analisi che viene richiesta per poter inquadrare al meglio i fatti nello specifico.

Trattare il tema dell’11 settembre non e’ di per se facile. Per diversi giorni ho studiato materiale, letto interviste, visionato filmati. Come sapete bene, la rete e’ strapiena di cospirazioni pensate, o anche immaginate, riguardo a questi attentati. Ovviamente, sarebbe impossibile trattarle tutte e con elevato dettaglio. Di questo mi scuso da subito. Sono consapevole che questo articolo potrebbe scatenare una pletora di commenti, forse neanche troppo soft, di qualcuno che crede fortemente che quanto accaduta sia una grande montatura.

Proprio partendo da queste osservazioni, vorrei sottolineare una cosa. Molte teorie affondano le loro radici sul fatto che i servizi segreti sapessero in anticipo degli attentati, discutono del perche’ i caccia siano partiti troppo presto o troppo tardi dalle basi militari, del perche’ il presidente fosse rimasto cosi’ tanto tempo nella famosa scuola elementare invece di correre sul luogo dell’attentato. Se sperate di avere risposte a queste domande, vi dico subito che queste non verranno trattate e non sono materia di questo blog. Perche’? Noi siamo qui per parlare di scienza e per analizzare i complotti e le catastrofi che vengono annunciate. Fate attenzione, ho detto “analizzare”, non “smentire”. Questa e’ la sottile differenza che ci distingue da coloro che sostengono i complotti per partito preso, ma anche da coloro che cercano in tutti i modi di smontarli senza cognizione di causa. Dal nostro punto di vista, cerchiamo sempre di non partire prevenuti, ma di rimanere aperti ad ogni risultato il nostro ragionamento potrebbe raggiungere. In fondo la scienza ci insegna questo, un risultato non e’ bello o brutto a seconda che ci faccia comodo o no, e’ un risultato che deve essere sostenuto da ipotesi oggettive.

Bene, quello che dunque vogliamo analizzare in questo post e’ il discorso della caduta delle torri gemelle, anche dette WTC1 e WTC2, dell’ulteriore edificio caduto a 200 metri dalle torri, il WTC7 e dell’aereo arrivato sul Pentagono.

Come sapete bene, anche perche’ molti hanno fatto fortuna parlando di queste ipotesi, i complottisti sostengono che sia fisicamente impossibile che i due edifici principali del World Trade Center siano caduti per l’impatto degli aerei o per gli incendi sviluppati all’interno. Secondo queste teorie, il dirottamento degli aerei sarebbe stata solo una farsa creata ad hoc. In realta’, le torri sarebbero cadute perche’ precedentemente minate con esplosivo o peggio ancora con termite, una sostanza in grado di sviluppare altissime temperature con un innesco a bassa temperatura. Le prove di questo sarebbero date dalla dinmica del crollo delle torri, perfettamente compatibili con una distruzione pianificata, esattamente quella che viene fatta da esperti per buttare giu’ un palazzo. Altra teoria alternativa che sta riscuotendo sempre piu’ successo in rete, e’ quella di un ordigno nucleare fatto esplodere nel sottosuolo e che avrebbe provocato la caduta delle torri per un cedimento delle fondamenta.

Prima di analizzare il crollo delle torri, vorrei fare qualche ragionamento. Per prima cosa, tutti questi scenari si basano sul fatto che il dirottamento sarebbe stato una farsa. Ma allora la domanda e’: perche’ e’ stato fatto? Nelle innumerevoli ipotesi, non ho mai letto questa risposta. Se le torri fossero state minate o se fossero cadute per l’esplosione di una bomba atomica, perche’ dirottare gli aerei e lanciarli contro uno dei simboli degli USA? Come sapete, stiamo parlando di un attentato terroristico dunque, per sua stessa definizione, volto a creare “terrore” nelle persone. La strategia di questi gruppi non e’ tanto quella di fare migliaia di vittime, quanto quella di dimostrare di poter colpire dove e quando vogliono. Perche’ dico questo? Una delle ipotesi, con o senza esplosivo, e’ che tutto sia stato organizzato dagli USA stessi, cioe’ che quello delle torri gemelle sia stato un auto-attacco. Perche’? Semplice, almeno a quello che dicono i complottisti, questo avrebbe offerto le condizioni per far partire le diverse campagne contro l’Islam, per far crollare regimi totalitari, per impadronirsi del petrolio o di altre risorse, per controllare i paesi orientali, ecc.

E’ credibile questo? Personalmente spero di no, ma l’analisi di queste considerazioni, come anticipato, non rientra negli scopi di questo articolo. Qui vogliamo solo analizzare gli attentati e capire se e’ possibile che ci sia qualcosa sotto non dichiarato. Poi se volete possiamo parlare del fatto che gli USA non siano un governo trasparente sotto molti aspetti, ma anche qui vi farei notare che nessuno stato lo e’ su determinate questioni, tantomeno l’Italia. Ci sono tantissimi fatti della nostra storia su cui c’e’ ancora un’aura di mistero e di possibile complotto. Non meravigliamoci di questo. Certo, da qui a parlare di auto-attentato ce ne passa.

Torniamo dunque all’attentato. Per prima cosa, vorrei escludere da subito, e chiunque dotato di buon senso dovrebbe farlo altrettanto velocemente, l’ipotesi ordigno nucleare sotterraneo. Perche’? Per prima cosa, un’esplosione nucleare produce radiazioni. E’ vero che si parla di esplosione sotterranea ma chi ce l’ha messa? Come? Possibile che non ci sia stata nessuna fuga di radiazioni?

Se queste considerazioni non vi bastano ve ne dico una definitiva. Se il tutto fosse provocato da un’eplosione sotterranea, sarebbero state colpite prima di tutto le fondamenta delle torri e, di conseguenza, il cedimento sarebbe stato dal basso. Come tutti sanno, con le immagini di quegli attimi ben presenti nelle nostre menti, la caduta e’ iniziata dall’alto, cioe’ da dove sono arrivati gli aerei.

Questo esclude subito l’ipotesi ordigno nucleare.

Bene, passiamo ora all’altra importante teoria complottista: le torri sono state progettate per resistere all’urto di un aereo di linea per cui non potevano crollare. Quelle che hanno provocato il cedimento sono state cariche piazzate in diversi piani e che hanno provocato quella che si chiama una distruzione pianificata.

Prima considerazione, come avrebbero fatto a mettere tutte queste cariche? Con un edificio del genere, le cariche avrebbero dovuto essere in molti piani, in punti diversi ed in zone di normale passaggio di persone. Chi avrebbe avuto la possibilita’ di mettere queste cariche? Come sapete, le torri erano sede di moltissimi uffici ed erano frequentate nell’arco di quasi tutta la giornata. Ah certo, quasi dimenticavo, se l’attentato e’ stato fatto dagli USA, non avevano certo problemi nel piazzare ordigni ed entrare senza destare sospetto.

Considerazione interessante. Vi faccio pero’ riflettere su un’altra cosa, perche’ allora gli aerei? Avete imbottito le torri di esplosivo per farle crollare, perche’ dirottare degli aerei da lanciare contro le torri? Per aumentare l’affetto scenico? L’ipotesi non regge tanto. Inoltre, come avete visto dai video dei crolli, il cedimento e’ iniziato proprio nei piani sopra il punto di impatto, possibile che le cariche siano state fatte brillare nell’esatta sequenza, dall’alto verso il basso, e che i dirottatori abbiano centrato esattamente il punto che avevate concordato in precedenza? Personalmente, credo che si stia passando dal complottismo alla fantascienza.

Qual e’ l’altra motivazione che spinge a pensare che l’attaco sia stato auto-pianificato? Il piano era talmente tanto perfetto e l’esecuzione talmente impeccabile che l’organizzazione poteva solo essere fatta da un governo preparato e interno al paese, dunque gli USA stessi.

Facciamo una considerazione abbastanza meschina, soprattutto se pensiamo ai 3000 morti dell’11 settembre. Gli attentati sono stati perfetti? Assolutamente falso. Vi spiego il perche’. Avete dirottato 4 aerei, due sono andati a segno sulle torri, uno ha fatto danni marginali al pentagono e uno non e’ nemmeno arrivato a destinazione. Siete arrivati contro le torri in un orario sbagliato. Come sapete, gli attentati sono accaduti nelle prime ore della mattinata, quando le torri non erano ancora completamente piene. Se vogliamo essere sadici, un attentato ben riuscito avrebbe scelto un orario diverso, anche solo un paio di ore dopo. Inoltre, avete colpito le torri in punti molto alti. Questo ha consentito alle persone dei piani inferiori, in larga parte, di mettersi in salvo. Tra l’altro uno degli aerei e’ arrivato completamente storto all’impatto colpendo uno spigolo della torre. E’ un piano perfetto? Direi proprio di no. Dunque, anche questa ipotesi secondo me regge poco.

Detto questo, passiamo alla dinamica del crollo.

Secondo l’ipotesi complottista, il cedimento sarebbe stato causato da cariche opportunamente piazzate come in una demolizione controllata. Le prove? Prima di tutto, la caduta perfettamente verticale delle torri, secondo ampi sbuffi di fumo e detriti che uscivano dagli edifici negli istanti precedenti il crollo. Questi sarebbero gli inequivocabili segni dovuti all’esplosione delle cariche.

Perche’ vengono fatte queste ipotesi? Come detto, le torri erano progettate per resistere all’urto di un aereo di linea. Gli incendi sviluppati all’interno degli uffici non potevano di certo raggiungere la temperatura di fusione dell’acciaio delle strutture. Se queste sono venute giu’ e’ perche’ e’ stata usata termite, in grado di raggiungere le temperature di fusione dell’acciaio, o perche’ sono stati causati cedimenti strutturali lungo tutta l’altezza delle torri.

Bene, analizziamo queste considerazioni.

Per prima cosa, gli edifici erano in grado di resistere all’impatto di un aereo, come giustamente ricordato anche dall’ideatore delle Torri Gemelle. Le simulazioni fatte al tempo prevedevano pero’ aerei piu’ piccoli rispetto a quelli utilizzati nel 2001 e, soprattutto, scarichi di carburante. Perche’ questo? Semplice, nei calcoli si era presa in considerazione l’ipotesi in cui un velivolo in fase di atterraggio a New York, dunque con poco carburante, a causa della nebbia finisse contro gli edifici. La dinamica dell’attentato del 2001 e’ completamente diversa con aerei decollati da poco tempo e con serbatoi carichi, anche se non pieni, di kerosene.

Cosa e’ successo nell’impatto? Gli aerei sono penetrati all’iinterno degli edifici. A causa dell’urto, il kerosene dei serbatoi si e’ incendiato provocando la fiammata iniziale che tutti ricorderete.

Ingresso dell'aereo in una delle due torri

Ingresso dell’aereo in una delle due torri

Le fiamme hanno ovviamente provocato il divamparsi di incendi in tutti i piani interessati dall’urto. Vi ricordo che le torri erano sede di molti uffici per cui erano piene di carta, arredi d’ufficio, pc, tutte cose facilmente infiammabili.

Bene, abbiamo l’urto, abbiamo l’incendio, ma le torri sono ancora in piedi. Dunque? Perche’ solo a distanza di decine di minuti si e’ avuto il crollo delle torri, e per di piu’ la seconda colpita e’ caduta per prima?

Le risposte a quete domande sono quelle che segnano il confine tra complotto e spiegazione logica.

Andiamo con ordine.

Come sono fatte le torri?

Su diversi siti, non necessariamente di complottisti, ho letto molte cose inesatte sulla struttura delle torri. Capire questo punto e’ la chiave di interpretazione dei fatti.

La struttura delle torri e’ fatta da una serie di colonne perimetrali che corrono tutt’intorno gli edifici e da una parte di colonne centrali che costituiscono il core:

Struttura con travi di acciaio delle Torri

Struttura con travi di acciaio delle Torri

Abbiamo dunque una struttura portante di colonne d’acciaio, molto solida, ma sufficientemente elastica da resistere non solo ad attentati, ma anche a condizioni naturali e normali di utilizzo. Pensate ad esempio ad una scossa di terremoto che fa vibrare tutta la struttura o anche solo al vento in grado di sollecitare fortemente una struttura alta piu’ di 400 metri.

Come sono legate le due serie di colonne? Ovviamente con dei solai. Anche in questo caso, e’ stato utilizzato acciaio, per creare una struttura legata in questo modo:

Solai in acciaio

Solai in acciaio

Sui solai sono disposti i pavimenti dei vari piani costituiti da lastre di cemento.

Molte delle ipotesi complottiste partono dal fatto che per far crollare una struttura di questo tipo, e’ necessario far fondere completamente l’acciaio. Per ottenere questo risultato, si devono raggiungere temperature superiori ai 1500 gradi, cosa impossibile bruciando kerosene. Tra l’altro, le colonne di fumo nero che ricorderete intorno alle torri, sono sinonimo di cattiva combustione dunque di temperatura non troppo alta. Secondo alcuni, nel calcolo delle temperature, tra l’altro sulla rete ho letto degli strafalcioni incredibili di termodinamica senza distinguere temperatura e calore, mancherebbe l’apporto dei mobili e della carta. Anche in questo caso pero’, viene giustamente fatto notare che non si riesce a raggiungere la temperatura di fusione dell’acciaio.

Vero anche questo. Ma perche’ si dovrebbe far fondere l’acciaio? Premesso che per la fusione servono le temperature di cui abbiamo parlato, gia’ a 500 gradi l’acciaio lascia la sua fase elastica per arrivare a quella plastica. In queste condizioni, il materiale e’ molto morbido e presenta dunque una resistenza strutturale molto minore, anche del 90% inferiore, rispetto alle condizioni ambientali. Perche’ facciamo notare questo? Un materiale in queste condizioni, inficia in modo preponderante la resistenza della struttura.

Secondo i complottisti, la caduta degli edifici sarebbe stata perfettamente verticale, come in una demolizione studiata. Su questo punto, non c’e’ neanche da discutere. Per prima cosa, vi mostro una foto aerea della zona:

Detriti dovuti al crollo in tutta l'area del World Trade Center

Detriti dovuti al crollo in tutta l’area del World Trade Center

Come vedete, i residui dei crolli sono ovunque. Torneremo su questo punto, discutendo la caduta del WTC7.

Inoltre, e’ evidente dalle prove fotografiche che la caduta degli edifici non e’ stata assolutamente verticale. La parte di torre superiore al punto di ingresso degli aerei, si e’ staccata con un’angolazione molto pronunciata, circa 30 gradi per una torre e 15 per l’altra. Ecco una foto molto esplicativa:

Crollo inclinato della parte alta della torre

Crollo inclinato della parte alta della torre

Vedete quanto e’ inclinata la parte superiore? Non credo che, alla luce di questo, si possa parlare di caduta verticale.

Perche’ sono cadute le torri?

Come detto, gli edifici erano pensati per resistere all’impatto di un aereo, anche se scarico di carburante e di dimensioni minori di quelli dirottati. Nonostante questo, le torri hanno resistito all’impatto, infatti non sono cadute subito a causa dell’urto. La stessa cosa si puo’ dire per l’incendio. Gli edifici erano pensati per resistere 2 ore ad un incendo completo. Eppure sono cadute. Perche’?

Quello che spesso non viene considerato e’ il fattore combinato incendio-impatto.

Vi faccio un esempio molto semplice. Prendete una lattina di bibita da 33 cl. Quella lattina e’ fatta da un sottilissimo foglio di alluminio, ma ha una resistenza a compressione elevatissima. E’ in grado di reggere tranquillamente il peso di una persona. Se pero’ la schiacciate leggermente da un lato, basta una minima pressione per accartocciarla. Bene, quello che e’ successo alle torri e’ del tutto analogo all’esempio della lattina. L’ingresso dell’aereo ha provocato danni ad alcuni dei pilastri perimetrali, questo ovviamente compromette la stabilita’ della struttura, ma non del tutto. Il seguente incendio che si e’ sviluppato, ha portato non la liquefazione dell’acciaio, ma un suo ammorbidimento. Questo ovviamente in tutti quei piani interessati dall’urto. Inoltre, il calore ha modificato pesantemente la resistenza meccanica delle travi utilizzate per i solai. In questo caso, le travi si sono ritirate, a causa della minore resistenza meccanica, tirando le travi perimetrali verso quelle del core centrale.

In questa foto si vede un dettaglio della parte interessata dall’incendio ed in cui e’ chiaramente visibile l’avvicinamento della parete laterale verso l’interno:

Dettaglio dell'incendio con parete che rientra

Dettaglio dell’incendio con parete che rientra

Come detto, questo e’ sintomatico del cedimento meccanico delle travi dei solai.

A questo punto, avete una struttura molto debole in diverse parti. Dopo decine di minuti di incendio, la parte alta, tagliata sotto dall’ingresso dell’aereo, cede sotto il suo peso premendo sulla parte inferiore della torre. Una struttura meccanica gravemente compromessa come quella in esame ad un certo punto non riesce piu’ a resitere al peso e cede su se stessa.

E ‘ dimostrabile questo? Assolutamente si. Sono stati pubblicati diversi articoli con simulazioni FEM, tra l’altro su riviste internazionali, che hanno dimostrato come la caduta delle torri sia perfettamente compatibile, nei tempi e nei modi, con quella dell’attentato avvenuto. Uno di questi e’ scaricabile da questo link:

Usmani

Tra l’altro, proprio a causa del cedimento improvviso sotto il peso, la caduta delle torri e’ risultata quasi istantanea come un corpo in caduta libera. Questo perche’ i piani inferiori che via via venivano interessati, venivano schiacciati da un peso sempre crescente.

Altra considerazione importante, possibile che la torre sia caduta istantaneamente tutta insieme, polverizzando tutto? Anche queste considerazioni sono del tutto false. Prima cosa, come anticipato, la caduta non e’ stata verticale ma i detriti hanno interessato una vasta zona del World Trade Center. Inoltre, non e’ assolutamente vero che si e’ polverizzato tutto. Ci sono diverse prove come questo video:

Video, frammenti

che mostrano la caduta di detriti molto grandi, molto pesanti e soprattutto interi verso il basso.

Altra cosa rimasta in sospeso, cosa dire degli sbuffi che si vedevano durante il crollo delle torri? Per farvi capire meglio, i sostenitori del complotto si riferiscono ad esempi come questo:

Sbuffi di materiale interpretati come detonazioni

Sbuffi di materiale interpretati come detonazioni

Secondo alcuni, questa sarebbe la prova dell’esplosione di alcune bombe lungo la torre. Niente di piu’ falso. Come potete facilmente immaginare, si tratta soltanto dell’aria interna agli edifici che viene compressa per schiacciamento durante la caduta e che riesce a frantumare i vetri esterni. Allo stesso modo, le presunte esplosioni che vengono raccontate da alcuni testimoni durante il crollo, altro non sono che il rumore dei vetri che andavano in frantumi o anche quello delle lastre di cemento che costituivano i pavimenti dei piani. Come detto, a causa della variazione di tenuta dei pilastri del solaio, i pavimenti non possono far altro che cedere e precipitare verso i piani inferiori.

Detto questo, non credo ci dovrebbero essere dubbi sul fatto che la caduta delle torri e’ stata provocata dalla combinazione dell’impatto dell’aereo e dell’incendio che si e’ sviluppato. Come visto, non solo questo e’ documentabile dalle molte prove fotografiche di quel tremendo giorno, ma ci sono anche numerosi articoli a sostegno che dimostrano la veridicita’ delle ipotesi. Solo questi, e il fatto che la dinamica del crollo sia simulabile, dovrebbero smentire tutte quelle voci che cercano evidenze di qualcosa di diverso nel crollo del WTC1 e 2.

Detto questo, passiamo invece all’altro grande mistero di quel giorno, il crollo del WTC7. Per chi non ne fosse a conoscenza, l’area del World Trade Centrer, era composta da diversi edifici, di altezze diverse. L’11 settembre 2001, oltre alle due torri, cadde anche un altro edificio, appunto detto WTC7, che non venne assolutamente colpito da niente. Perche’ e’ importante questo fatto nelle teorie complottiste? Semplice, il fatto che questo sia caduto senza essere stato colpito, indica chiaramente che gli edifici della zona fossero stati minati precedentemente. Evidenza che sosterrebbe le ipotesi viste prima. Tra l’altro, come evidenziato dai complottisti, il WTC7 non puo’ essere stato colpito da detriti per due buone ragioni. La prima e’ che si trova a circa 200 metri dalla torre piu’ vicina e tra i due vi era un altro edificio, chiamato WTC6, che lo proteggeva completamente e che non e’ andato distrutto dopo il crollo della torre. Il secondo motivo e’ ancora piu’ semplice, dal momento che si e’ trattato di un crollo studiato e verticale e in cui i detriti sono stati polverizzati, niente sarebbe potuto cadere cosi’ lontano.

A questa seconda ipotesi abbiamo gia’ abbondantemente risposto, mostrando come i detriti ci sono, anche di notevole dimensione, e dimostrando come la caduta non sia stata verticale. Questa osservazione e’ dunque da scartare a priori.

Resta pero’ l’altra ipotesi. Tra la torre che crolla e il WTC7 c’e’ un altro edificio che non crolla. Come e’ possibile? Inoltre, il WTC7 e’ caduto dopo diverse ore dalle torri, altro aspetto inspiegabile. Per chi non lo sapesse, anche in questo caso, parliamo di un edificio di 47 piani con struttura in acciaio, dunque non un castello di carte che cade da solo per opera del vento.

Per capire questo crollo, e’ necessario vedere la planimetria del World Trade Center, quando ancora esisteva:

Mappa degli edifici del World Trade Center

Mappa degli edifici del World Trade Center

Come vedete, effettivamente il WTC7 e’ completamente protetto dal WTC6 che impedisce a qualsiasi detrito di danneggiare l’edificio.

Spesso pero’, quelli che pensano i complotti, dimenticano che le spiegazioni piu’ semplici sono quelle che andrebbero considerate per prime. Siamo a New York, Stati Uniti di America, dove si costruiscono grattacieli con altezze completamente diverse. Invece di fermarci alla planimetria, vediamo un prospetto della zona con le altezze in scala degli edifici:

Modello 3D degli edifici del World Trade Center

Modello 3D degli edifici del World Trade Center

Notato niente? Guardate quanto e’ alto il WTC7 rispetto al WTC6 che si trova di fronte. Praticamente questo edificio vede benissimo la torre di fronte ed e’ completamente esposto alla caduta dei detriti.

Cosa e’ successo precisamente l’11 settembre 2001?

Durante la caduta della torre piu’ vicina, il WTC7 ha subito alcuni danni strutturali, come riportato in questa foto:

Dettaglio del WTC7 dopo il crollo della torre piu' vicina

Dettaglio del WTC7 dopo il crollo della torre piu’ vicina

Come si vede, e come indicato enlla foto stessa utilizzata nei rapporti ufficiali, il WTC7 ha subito, durante il crollo della torre, danni evidenti ai piani alti. Sempre a causa della caduta di detriti, sono divampati anche incendi all’interno dell’edificio.

E’ strano questo?

Assolutamente no, come ricorderete bene, ci sono stati numerosissimi casi di incendi a terra a causa di detriti in fiamme caduti dalle torri. Uno di questi ha colpito il WTC7 in cui sono divampati incendi.

Allora, anche qui abbiamo un edificio danneggiato, anche se lievemente, ed un incendio in corso. Poi? Quello che e’ successo e’ evidente, l’edificio e’ stato lasciato crollare. Perche’? Ovviamente, tutti gli occupanti erano stati fatti evacuare. I pompieri erano in notevole difficolta’ per tenere sotto controllo le torri. Abbiamo un edifico vuoto, danneggiato e che brucia. Inoltre, per lungo tempo c’e’ stata mancanza di acqua per cui, anche volendo, i pompieri non hanno avuto modo di domare l’incendio all’interno del WTC7. Detto questo, l’edificio e’ stato lasciato al suo destino. In questo caso, come anticipato, ci e’ voluto molto piu’ tempo affinche’ il WTC7 crollasse e infatti, e su questo sono tutti d’accordo, il crollo e’ avvenuto solo nel pomeriggio inoltrato ora di New York.

Dunque, anche per il WTC7 esiste una spiegazione razionale ottenuta dall’analisi condotta fino a questo punto.

Resta da analizzare l’aereo che e’ arrivato contro il pentangono. In questo caso, le teorie complottiste parlano di una manovra impossibile da fare per un aereo di linea dal momento che il punto di impatto e’ tra il piano terra e il primo piano, dunque troppo vicino al terreno, che il carello si sarebbe abbassato da solo sotto una certa quota, ma soprattutto che un velivolo cosi’ basso avrebbe necessariamente fatto danni attraversando la vicina autostrada. Secondo queste ipotesi, in questo caso non si e’ nemmeno trattato di un aereo, bensi’ di un missile cruise. Questo avvalora l’ipotesi secondo la quale non si e’ trattato di un attentato ma di un auto attacco da parte del governo per permettere le future politiche in medio Oriente.

Prima cosa, molte delle foto che trovate in rete e che parlano di foro troppo piccolo e incompatibile con quello che lascerebbe un aereo sono false. Quelle reali, dimenticano di considerare che molte delle parti dell’aereo sono in realta’ estremamente leggere e dunque dotate di potere di penetrazione molto basso, soprattutto se rapportate con una struttura di cemento armato rinforzato come quella del pentagono. Detto questo, mi sento di escludere subito l’ipotesi missile.

Restano pero’ le altre supposizioni. Prima di tutto, e’ assolutamente falso dire che i carrelli degli aerei si abbassano da soli. Inoltre, non mi sembra che sia cosi’ impossibile centrare il bersaglio. Come giustamente fatto notare nelle controipotesi, ogni giorno tutti gli aerei centrano il bersaglio rappresentato dalla pista di atterraggio. Ci sono tantissimi aereoporti in cui le piste sono in posizioni davvero scomode, vicino al mare, deitro le montagne, ecc. Condizioni che devono essere studiate molto bene, ma che vengono eseguite senza problemi.

Inoltre, non e’ affatto vero che il volo radente dell’aereo non e’ passato sulla vicina autostrada. Vi mostro una foto:

Palo divelto sull'autostrada di fronte al pentagono

Palo divelto sull’autostrada di fronte al pentagono

Come vedete, questi sono i piloni dell’illuminazione dell’autostrada che sono stati abbattutti dal passaggio dell’aereo. Questa ipotesi viene utilizzata per mostrare l’incompatibilita’ della traiettoria seguita. Se l’aereo non ha toccato l’autostrada, come ha fatto a volare poi rasoterra vicino al pentagono? Questo implicherebbe una manovra non possibile con un aereo di quelle dimensioni. Questa foto che ho mostrato, come tante altre che trovate in rete, mostrano l’esatto contrario. Al passaggio sull’autostrada, il volo dirottato era gia’ molto basso e puntava dritto contro il pentangono.

Riassumendo, i crolli delle torri gemelle e del WTC7 sono perfettamente compatibili con la versione ufficiale. Inoltre, le simulazioni FEM fatte sugli edifici per studiare la dinamica dell’impatto hanno dato risultati perfettamente compatibili con quelli visti in quel tragico giorno. Questo solo per mentire tutte quelle voci che vorrebbero l’attentato mediante aerei solo una messa in scena per distrarre dalle cariche piazzate all’interno dell’edificio. Come visto, il crollo del WTC7 e’ del tutto compatibile con la caduta dei detriti che hanno dapprima danneggiato l’edificio e poi fatto divampare l’incendio che ha bruciato per ore. Questo dimostra anche la non fondatezza delle ipotesi sulla caduta verticale o sulla demolizione programmata delle torri.

Per quanto riguarda il pentagono, come visto, la traiettoria seguita dall’aereo e’ perfettamente compatibile con quella pensata. Il velivolo ha volato in assetto quasi parallelo al terreno gia’ quando si trovava sopra la vicina autostrda. A riprova di questo, ci sono prove fotografiche che mostrano i pali dell’illuminazione divelti dal passaggio a bassa quota. Questo anche per escludere l’ipotesi quanto mai fantasiosa del missile cruise.

Ultima considerazione. Come detto all’inizio di questo lunghissimo articolo, il mio scopo era solo quello di analizzare i crolli e ragionare sulle tante ipotesi di complotto che si sono alimentate nel corso degli anni. Non voglio fare un trattato di economia e politica internazionale, ne tantomeno parlare di governo centrale degli Stati Uniti. Possiamo dire che gli attentatori erano pagati dal governo USA? Personalmente, credo di no, ma non sta a me dirlo ne tantomeno riuscire a dimostrarlo ragionando scientificamente.

Vorrei pero’ farvi riflettere su un’ultima cosa. A mio avviso, gli attentati dell’11 settembre 2001 hanno mostrato un paese non pronto ad attacchi di questo tipo. Molti fanno ipotesi complottiste ragionando sul fatto che i caccia non si siano alzati per abbattere gli aerei dirottati o che non ci fosse un adeguato sistema di controllo e difesa. Secondo me, il discorso non e’ neanche questo. Gli Stati Uniti, prima del 2001, erano abituati a combattere guerre fuori dai loro confini. Con l’attentato del World Trade Center hanno scoperto che il mondo globalizzato era in grado di portare la guerra anche dentro i loro confini. E’ facile pensare ad una potenza bellica perfetta finche’ questa non viene testata sul campo. Nel caso degli USA, fino a quel momento, il paese pensava di essere invincibile e immune da attacchi di questo tipo. Purtroppo, anche sotto questo aspetto, l’11 settembre 2001 ha segnato un momento di svolta epocale.

 

Psicosi 2012. Le risposte della scienza”, un libro di divulgazione della scienza accessibile a tutti e scritto per tutti. Matteo Martini, Armando Curcio Editore.

Autocombustione umana, non solo al cinema

14 Ago

Su tutti i maggiori quotidiani e siti internet, in questi giorni  si parla incessantemente della storia di un bambino indiano probabilmente affetto da una rarissima malattia. Senza dilungarci troppo in dettagli che sicuramente avete gia’ letto, questa e’ la storia del piccolo Rahul, un bimbo indiano di soi 2 mesi e mezzo, che sarebbe gia’ stato ricoverato quattro volte per presunti casi di autocombustione. Come riportato dai medici, in tutte le occasioni il bimbo ha subito ustioni su diverse parti del corpo e i medici non risceono ad individuare la causa degli accaduti.

Come spesso avviene, molti giornali si dilungano in inutili chiacchiere cercando principalmente la spettacolarizzazione della notizia, soprattutto durante l’estate in cui le notizie di politica, gossip ed economia scarseggiano.

Nel nostro caso, senza voler speculare sulla notizia, quanto accaduto ci permette di parlare proprio della presunta “autocombustione umana”, che spesso trovate indicata anche come SHC, cioe’ “spontaneus human combustion”. Molti pensano che casi del genere siano solo delle leggende metropolitane o casi fantastici raccontati al cinema. Al contrario invece, negli ultimi 300 anni si sono registrati circa 200 presunti casi di SHC nel mondo.

Qual e’ l’origine di questa malattia? Esistono prove mediche a sostegno della sua esistenza?

Per rispondere a queste domande, e’ necessario fare delle considerazioni un po’ piu’ ampie. Prima di tutto, quando si parla di autocombustione, questo termine e’ leggermente fuorviante. Non dovete pensare ad un essere umano che da un momento all’altro prende fuoco senza un’apparente causa. In casi di questo tipo, e’ sempre presente un innesco esterno. Quello che deve essere compreso e’ invece il combustibile in grado di alimentare la fiamma. Come riportato in letteratura, nei casi di SHC documentati, molto spesso rimangono solo piccole parti intatte del corpo della persona. In alcuni casi, si racconta invece di arti o interi pezzi del corpo rimasti misteriosamente interi, mentre il resto del corpo e’ ormai ridotto in cenere.

Altro aspetto che ha contribuito a creare molte leggende sull’autocombustione umana e’ il fatto che in casi di questo tipo, magari avvenuti all’interno di abitazioni, gli oggetti della stanza non vengono bruciati, mentre il corpo e’ stato completamente arso. In alcune testimonianze, si parla di moquette bruciata in corrispondenza del corpo o di oggetti in plastica ammorbiditi dalle alte temperature.

Proprio questi aspetti sono quelli che creano maggior curiosita’. Nei forni per la cremazione, si utilizzano temperature prossime ai 1000 gradi per ridurre il corpo in cenere. Questi valori sono necessari affinche’ il processo sia molto rapido. Se anche volessimo ottenere lo stesso risultato in tempi piu’ lunghi, non potremmo comunque scendere sotto valori intorno ai 500-600 gradi. Con temperature del genere, appare dunque del tutto strano come gli oggetti della stanza non siano bruciati durante la combustione.

Ovviamente, salteremo tutta la parte relative alle cause paranormali della SHC. Come potete facilmente immaginare, non manca chi parla di possessioni demoniache, strani fenomeni elettromagnetici che innescherebbero la combustione o anche castigo divino per punire i peccatori. La cosa incredibile e’ che c’e’ chi, ancora oggi, pensa che queste potrebbero essere le cause dall’autocombustione.

Detto questo, cerchiamo di fare un po’ di chiarezza. Vi dico subito che esistono alcuni studi scientifici su questo argomento, ma una risposta chiara ed univoca non e’ ancora stata data.

Secondo molte fonti, l’autocombustione umana non sarebbe assolutamente possibile. I casi documentati sarebbero invece spiegabili con la cosiddetta teoria della “candela inversa”. Come trovate in letteratura, molti dei casi riportati riguardano persone sovrappeso e fumatrici. Secondo questa interpretazione, l’innesco potrebbe essere avvenuto per cause, diciamo, di routine a causa della sigaretta accesa, mentre la combustione sarebbe stata alimentata dal grasso corporeo. Mi spiego meglio, i vestiti possono impregnarsi di grasso comportandosi come uno stoppino che avvolge il corpo. Una volta accesa la fiamma, le temperature sviluppate sciolgono il grasso corporeo alimentando ancora di piu’ la combustione. Possibile che nessuno si sia accorto che stava prendendo fuoco? Secondo questa interpretazione, in molti casi si parlerebbe di persone che hanno assunto sonniferi prima di bruciare.

Personalmente, trovo questa interpretazione un po’ forzata e un abbastanza riduttiva.

Allo stesso modo, si parla anche di persone affette da alcolismo che avrebbero subito l’autocombustione. Secondo questa interpretazione, i tessuti del corpo sarebbero intrisi di alcool a tal punto da far sviluppare la combustione, poi a sua volta alimentata dal grasso come visto in precedenza.

Possibile tutto questo?

Anche in questo caso, mi sento di dire di no. Per prima cosa, partiamo dalla notizia iniziale. Non credo che si possa parlare di alcolismo o di obesita’ in un bimbo di due mesi e mezzo. Capite dunque che, se vogliamo, quest’ultima notizia smentisce questa interpretazione.

A sostegno dell’obiezione ci sono anche degli studi di laboratorio condotti con carne di maiale in cui si vede come la carne non sostenga affatto la combustione anche dopo essere stata diverse ore a bagno di alcool puro. Premesso poi che per avere una concentrazione talmente alta nei tessuti, la quantita’ di alcol avrebbe gia’ ucciso il soggetto.

Quale potrebbe essere allora la spiegazione?

Secondo alcune fonti, la spiegazione sarebbe da cercare nella chetosi, cioe’ nell’errato metabolismo degli acidi grassi. In questo caso, il corpo produce un eccesso di corpi chetonici che non potendo essere smaltiti viaggiano con il sangue. Alcuni corpi chetonici molto volatili, come ad esempio l’acetone, si liberano a livello degli alveoli. Proprio per questo motivo, le persone affette da chetosi hanno un caratteristico odore dell’alito.

La chetosi si presenta in molti casi a livello infantile, con intensita’ piu’ o meno alta. Oltre ai bambini, persone affette da chetosi possono essere i malati di diabete, gli alcolisti, soggetti con diete troppo povere di carboidrati o che presentano pancreatite o problemi gastrointestinali.

E’ possibile che l’acetone produca l’autocombustione?

Analoghi studi a quelli riportati con l’alcool sono stati fatti utilizzando l’acetone. In questo caso, si parla di una sostanza con punto di ebollizione molto basso, 56 gradi centigradi, e che, come dimostrato dagli studi sulle carni animali, sarebbe in grado di provocare l’effetto riportato nei casi di autocombustione. Per quanto riguarda l’innesco, anche in questo caso si parla di sorgenti esterne o di effetto candela inverso in grado di accelerare o aumentare il processo. Sicuramente, l’alta volatilita’ dell’acetone, sarebbe compatibile con un fenomeno di bruciamento dovuto a sorgenti esterne normalmente disponibili.

L’ipotesi acetone, almeno a mio avviso, sarebbe compatibile con molti dei casi riportati in letteratura ed e’ anche sostenuta da studi medici che documentano il disturbo in grado di generarlo.

Come anticipato, ad oggi non esiste ancora una spiegazione chiara della SHC anche se l’ipotesi chetosi e’ quella maggiormente citata. Purtroppo, o per fortuna, casi del genere non sono cosi’ frequenti e proprio per questo motivo gli studi si basano su poche testimonianze, molto spesso distorte dal racconto dei presenti.

Psicosi 2012. Le risposte della scienza”, un libro di divulgazione della scienza accessibile a tutti e scritto per tutti. Matteo Martini, Armando Curcio Editore.

Quando gli angeli perdono i capelli

18 Lug

Esiste un fenomeno molto particolare anche se poco conosciuto dal grande pubblico. Ogni anno, quasi sempre nello stesso periodo, ed in alcune zone specifiche, si osserva cadere dal cielo una sostanza bianca, filamentosa e molto leggera. Questi filamenti possono in alcuni casi cadere in modo molto abbondante, al punto di ricoprire case, macchine e terreni.

Cosa sarebbero questi filamenti?

Per prima cosa, vi voglio mostrare una foto di questo fenomeno:

I misteriosi filamenti caduti dal cielo in diverse parti del mondo

I misteriosi filamenti caduti dal cielo in diverse parti del mondo

Come vedete, questa strana sostanza ha le caratteristiche a cui accennavamo prima. Molto interessante e’ invece la spiegazione che ne viene data in rete.

Senza troppi giri di parole, soprattutto su internet, esiste una doppia corrente di pensiero per spiegare questo fenomeno. La prima e’ quella che vorrebbe i filamenti dovuti ai residui di combustione dei motori dei dischi volanti. Avete proprio capito bene. Molti testimoni sono pronti a giurare di aver osservato la caduta dei filamenti subito dopo il passaggio di UFO. In questa spiegazione, i filamenti altro non sarebbero che residui di combustione che i motori alieni lascerebbero al loro passaggio.

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In alternativa a questa spiegazione, non poteva certo mancare una delle ipotesi maggiormente acclamata su internet dai complottisti. I filamenti caduti dal cielo sarebbero prodotti dalla condensazione delle scie chimiche. In questo caso, le sostanze utilizzate per creare le scie potrebbero, in alcuni casi, rapprendere e ricadere a terra sotto forma di filamento. Sempre legata a questa spiegazione, ma concettualmente diversa, e’ invece l’ipotesi che vorrebbe i filamenti formati da sostanze catalizzatori delle scie chimiche, cioe’ particolari composti sparsi in atmosfera per aumentare l’effetto degli aerosol di natura chimica.

La discussione su cosa siano questi filamenti, ha occupato la scena in momenti piu’ o meno intensi negli ultimi 10 anni.

Come capire l’origine di questi filamenti in modo definitivo?

Come potete facilmente immaginare, basterebbe fare delle analisi chimico-biologiche di un campione e vedere da cosa e’ formato.

Bene, come e’ altrettanto facile immaginare, su molti siti poco seri, si parla in continuazione di analisi, senza pero’ mostrare i risultati, ma solo parlando di conclusioni piu’ o meno fantasiose o date con giri di parole atte solo a confondere i lettori.

Cosa sono in realta’ questi filamenti?

In molti casi, come evidenziato dalle analisi, la misteriosa sostanza che cade dal cielo e’ “bambagia silicea”, anche detta “capelli d’angelo”.

Di cosa si tratta?

E’ un fenomeno del tutto naturale e costituito da fili di tele di ragno. Queste speciali ragnatele vengono utilizzate dagli animali per migrare.

Come funzionano?

Tessendo lunghi fili di ragnatela, i ragni riescono a percorrere anche diversi kilometri grazie al sollevamento della tele per opera del vento. Questa tecnica, nota come Ballooning, viene utilizzata dai ragni per le migrazioni.

Associare il fenomeno alla migrazione degli animali, speiga anche il perche’ il fenomeno dei filamenti dal cielo si manifesterebbe sempre piu’ o meno nello stesso periodo e nelle stesse zone del mondo. Il fenomeno e’ molto ben visibile anche in molte zone d’Italia.

Il fenomeno del Ballooning e’ noto da diverso tempo e, come riportato da Wikipedia, anche lo stesso Darwin lo illustra nella sua opera “Viaggio con la Beagle”. Ecco il pezzo in cui ne parla:

« nel mattino l’aria era piena di ragnatele a fiocchi […]. La nave era a sessanta miglia dalla costa […]. Un gran numero di piccoli ragni […] erano attaccati alla tela. Dovevano essercene, suppongo, a migliaia sulla nave. […] Il piccolo aeronauta non appena arrivava a bordo era molto attivo […] »

Come vedete, anche in questo caso si parla di ragnetti in grado di produrre queste tele che poi ricadevano sulla nave coprendola di piccoli filamenti bianchi. Ovviamente, questi capelli d’angelo sono molto meglio visibili durante le giornate soleggiate quando il riflesso della luce li illumina nel cielo.

Diverse testimonianze parlano anche di assorbimento da parte del terreno dei filamenti pochi istanti dopo la loro caduta. Dal momento che si tratta di sostanze organiche, questo e’ del tutto comprensibile e naturale quando i capelli d’angelo cadono, ad esempio, su un prato.

Quali ragni producono queste ragnatele?

Come riportato in molte inchieste raccolte in questi ultimi anni, in molti casi il fenomeno puo’ essere ricondotto alla migrazione dei cosiddetti ragni lupo, il cui nome scientifico e’ Lycosa. Questi animali sono molto diffusi in Europa e vivono anche in moltissime zone d’Italia.

Dunque? Dalla spiegazione data, moltissimi dei casi di caduta di capelli d’angelo possono essere ricondotti al fenomeno del ballooning. Questo dimostrerebbe la causa del tutto naturale per questo fenomeno. Ad oggi, ci sono alcune testimonianze che parlano di caduta di sostanze differenti rispetto a quelle riconducibili a tele di ragno, ma, per questi casi, mancano assolutamente le prove scientifiche. Ad oggi, al contrario di quanto vorrebbero farvi credere online, non esiste nessuna analisi scientifica seria che mostrerebbe la presenza di sotanze non organiche o prodotti di combustione nei filamenti caduti.

Detto questo, personalmente mi sento di escludere qualsiasi causa umana, e, soprattutto, extraterrestre, per questo fenomeno. La spiegazione del ballooning e’ estremamente affascinante e ci fa capire quanto impressionante e fantastica possa essere la ntura che ci circonda. Quando qualcuno arrivera’ con i risultati di una’analisi scientifica fatta raccogliendo il campione in modo altrettanto scientifico, cosi’ come fatto nei casi documentati di cui abbiamo parlato, e queste analisi mostreranno risultati diversi, allora riconsidereremo il fenomeno, analizzando cause diverse. Ad oggi, ripeto, il fenomeno dei capelli d’angelo puo’ essere molto ben spiegato parlando di tecniche di migrazione dei ragni.

 

Psicosi 2012. Le risposte della scienza”, un libro di divulgazione della scienza accessibile a tutti e scritto per tutti. Matteo Martini, Armando Curcio Editore.

Biocarburanti di terza generazione

28 Giu

Sicuramente, tutti avrete sentito parlare di biocarburanti. Come e’ noto, la domanda mondiale di petrolio e derivati continua a crescere nel tempo, causando, tra le altre cose, un aumento del prezzo del greggio. Uno dei problemi principali per quanto riguarda il consumo di petrolio, e’ la crescita sempre piu’ accentuata di quelle che una volta venivano chiamate economie emergenti. Dico tra quelle che “venivano chiamate” economie emergenti perche’, come noto, si tratta ormai di economie gia’ belle che solide, si pensi ad esempio alla Cina e all’India, e dove l’aumentato benessere, crea una richiesta di materie prime sempre crescente da parte della popolazione. In questo scenario, le fonti fossili hanno una vita sempre piu’ corta e, come sappiamo bene, dobbiamo gia’ fare i conti con quello che succedera’ nell’era, attualmente ancora inimmaginabile, del dopo petrolio.

In questo scenario, gia’ da qualche anno, si e’ iniziato a parlare di biocarburanti. Forse non tutti sanno che siamo gia’ arrivati alla seconda generazione di questi prodotti. Nella prima generazione si parlava di produzione da materiale vegetale, mentre nella seconda generazione si e’ studiata in dettaglio la produzione di carburanti a partire dagli scarti alimentari.

Questi studi hanno mostrato delle problematiche molto complesse e difficilmente risolvibili. Nella prima generazione, sicuramente avrete sentito parlare dell’olio di colza. Uno dei problemi principali in questo caso e’ l’utilizzo di vaste aree di terreno per la produzione di queste piante. Necessariamente, il ricorso a queste colture, sottrae terreno alla produzione alimentare. Ora, anche quello cibo per la popolazione mondiale sempre crescente e’ un problema serio e su cui, prima o poi, dovremo ragionare per trovare una soluzione. Rubare terreno alla produzione alimentare per piantare colza, crea dunque una competizione tra due problemi fondamentali per la civilta’ umana.

Per quanto riguarda invece la seconda generazione, il problema principale in questo caso e’ dato dai costi di produzione di energia che mostrano tutt’ora valori troppo elevati se confrontati con quelli dei combustibili fossili.

A questo punto, la terza generazione di combustibili fossili, mira a trovare soluzioni alternative per la produzione di biocarburanti utilizzando materie prime facili da reperire, economiche e ad alto rendimento in termini di carburante.

Il settore di ricerca principale nei biocarburanti di terza generazione e’ quello che vuole impiegare microalghe.

Cosa sono le microalghe?

Si tratta di normalissime specie vegetali che crescono spontaneamente nelle acque reflue. Un eventuale utilizzo di queste alghe consentirebbe dunque non solo di risolvere il problema dei carburanti, ma anche di ridurre il carico inquinante nelle acque di scarto.

Ovviamente, in un’ottica di produzione di massa, si pensa di creare dei veri e propri allevamenti di alghe. In questo caso, le uniche cose di cui c’e’ bisogno sono uno specchio d’acqua (cisterna, vasca, ecc) e della luce del sole per permettere la fotosintesi.

Le alghe in generale sono molto ricche di lipidi e proteine che le rendono ottimi candidati per la produzione di biodiesel e bioetanolo. Per darvi un’idea, il contenuto di grassi di queste sostanze e’ anche 30 volte superiore a quello delle comuni specie vegetali utilizzate nella produzione di biocombustibile (mais e colza in primis).

Come confronto numerico, vi riporto una tabella in cui viene mostrato non solo il contenuto lipidico di queste sostanze confrontate con le materie prime utilizzate nella prima e seconda generazione, ma anche il rendimento in termini di olii che e’ possibile ottenere:

Materia prima

Contenuto lipidico (% olio/s.s.)

Rendimento in olio
(L olio/ha)

Suolo utilizzato
(m2/kg biodiesel)

Resa in biodiesel
(kg biodiesel/ha)

Mais

4

172

66

152

Soia

18

446-636

18

562

Jatropha

28

741-1.892

15

656

Camelina

42

915

12

809

Colza

41

974

12

946

Girasole

40

1.070

11

1.156

Olio di palma

36

5.366-5.950

2

4.747

Microalghe (basso contenuto in olio)

30

58.700

0,2

51.927

Microalghe (medio contenuto in olio)

50

97.800

0,1

86.515

Microalghe (elevato contenuto in olio)

70

136.900

0,1

121.104

Anche per quanto riguarda l’emissione di CO2, i carburanti prodotti da alghe presentano valori molto piu’ bassi rispetto ai biocarburanti soliti:

Materia prima

Emissioni di CO2

Impiego di acqua

Superficie necessaria per soddisfare la domanda mondiale di petrolio

 

(gCO2eq/MJ)

(g/m2/g)

(106 ha)

Jatropha

56,7

3.000

2.600

Alga

3

16

50-400

Olio di palma

138,7

5.500

820

Colza

78,1

1.370

4.100

Soia

90,7

530

10.900

Le proprieta’ dei carburanti ottenuti tra le terza e le prime due generazioni e’ del tutto equivalente:

Proprietà

Biodiesel da alghe

Biodiesel da soia

Biodiesel da colza

Biodiesel da girasole

Diesel

Densità (kg/L)

0,864

0,884

0,882

0,860

0,838

Viscosità (mm2/s, cSt a 40 °C)

5,2

4

4,83

4,6

1,9-4,1

Flash point (°C)

115

131/178

155/180

183

75

Punto di solidificazione (°C)

-12

-4

-10,8

-7

-50/+10

Punto di intorbidamento (°C)

2

1

-4/-2

1

-17

Numero di cetano

52

45/51

53/56

49

40-55

PCI (MJ/kg)

41

37,8

37,2

38,9

42

Dunque, tutto risolto, basta iniziare a coltivare alghe per eliminare il problema delle risorse fossili. Purtroppo, non e’ propriamente cosi’.

Come anticipato, si tratta di ricerche attualmente in corso. Il problema principale dell’utilizzo di alghe e’, al solito, il costo. Allo stato attuale per ottenere 1 Kg di alghe servono circa 3.5 dollari. Questo prezzo e’ ancora troppo alto in confronto ai combustibili classici.

Come detto pero’, si tratta di studi ancora ad un livello quasi pioneristico. In tal senso, ci sono ancora molti “manici” che possono essere utilizzati per migliorare e ottimizzare il processo. Prima di tutto, i costi mostrati sono relativi ad una produzione su piccolissima scala. Nell’idea di un impianto dedicato, il costo per Kg di alghe potrebbe scendere tranquillmanete di un fattore 10, rendendolo paragonabile a quello dei combustibili fossili. Inoltre, esistono migliaia di specie di alghe che possono essere coltivate. In termini di resa, le alghe attualmente in studio potrebbero non essere le migliori per contenuto lipidico. Trovare soluzioni migliori equivale a migliorare il rendimento in produzione e dunque ad abbassare ancora il prezzo. Sempre in questo contesto, il ricorso all’ingegneria genetica potrebbe aiutare ad ottimizzare i processi di fotosintesi, aumentando notevolmente la produzione lipidica e dunque il rendimento nella produzione di olii combustibili.

Concludendo, gli studi sulla terza generazione di biocarburanti mirano all’utilizzo di alghe. Queste specie vegetali presentano un altissimo contenuto lipidico che le rende ottime candidate per la produzione di combustibili. Allo stato attuale, ripetiamo di ricerca pura e appena iniziata, i costi di produzione delle alghe sono ancora troppo elevati. Gli studi in corso mirano dunque all’ottimizzazione della produzione di queste nuove materie prime, oltre a migliorare il rendimento trovando, tra le migliaia disponibili, quelle a maggior contenuto lipidico. Sicuramente, una ricerca del genere merita attenzione. In un futuro piu’ o meno prossimo potrebbe rivelarsi fondamentale per la civilta’ umana.

 

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Una riflessione sulle sigarette

5 Mag

Un affezionato lettore del blog, mi ha lasciato un commento molto interessante nella sezione:

Hai domande o dubbi?

La richiesta e’ apparentemente semplice: visto che molte persone sono in ansia per la fine del mondo, perche’ non parlare invece di quanti fumatori ci sono e, invece di preoccuparsi dei danni che si arrecano, si preoccupano di pseudo-profezie?

Ora, come detto, questa e’ una domanda lecita, apparentemente molto semplice, ma che mi ha portato a fare una riflessione diversa. Per prima cosa, tutti, anche i fumatori, sanno bene quanto siano dannose le sigarette e del danno che arrecano alla loro salute. Dico questo da “esperto” del settore, dal momento che anche io appartengo alla categoria dei fumatori. Con questo, non voglio certo sminuire i problemi di salute apportati dal fumo. Nessuno dira’ mai che fumare fa bene, magari troverete qualcuno che si giustifica dicendo che l’aria che respiriamo e’ piu’ inquinata e dannosa, ecc. Personalmente la trovo una giustificazione debole. E’ come dire “stanno per spararmi in testa” per evitare questo “mi taglio le vene”. Forse l’esempio e’ un po’ forte, ma fa comprendere l’assurdita’ di affermazioni di questo tipo.

Detto questo, non direi nulla di nuovo parlando dei danni del fumo, ma, come anticipato, la richiesta fatta mi ha spinto a fare una riflessione diversa e legata, tema che spesso trattiamo, invece all’inquinamento dovuto alle sigarette.

In particolare, vorrei concentrare il discorso su due aspetti, in primis sul contributo all’inquinamento dell’aria dovuto al fumo ma anche sul danno ambientale dovuto ai mozziconi, cioe’ a quelli che chiamiamo comunemente “cicche”.

Partendo dall’inquinamento dell’aria, non e’ semplice ottenere un quadro completo della cosa. Molto spesso, quando si fa questo tipo di ricerca, si trovano due filoni opposti, i fondamentalisti anti-fumo e i fumatori. Come potete immaginare, i primi vedono il fumo come un male supremo causa di ogni possibile forma di inquinamento, i secondi invece tendono a sminuire del tutto gli effetti da loro stessi apportati all’ambiente.

In questo articolo, cerchero’ di mantenere un profilo super partes cercando di fare considerazioni oggettive basate, ovviamente, su dati scientifici ma soprattutto cercando di fare un po’ di chiarezza nelle tante ipotesi opposte che si trovano in rete.

Come tutti sanno, il fumo di sigaretta contiene circa 4000 sostanze, di cui circa 3500 considerate tossiche, cancerogene o irritanti. In questo mix entrano ovviamente la nicotina, il catrame, tantissimi metalli pesanti, piccole concentrazioni di polonio assorbito dalle radici del tabacco ma anche moltissimi additivi chimici, diversi da marca a marca, aggiunti per dare alle sigarette un sapore personalizzato e unico.

Quando si parla di inquinamento dell’aria, molto spesso si tende a calcare la mano non distinguendo tra inquinamento all’interno di luoghi chiusi o all’aperto. Tutta la comunita’ scientifica e’ d’accordo infatti che il fumo rappresenta uno degli inquinanti maggiori e potenzialmente pericolosi all’interno delle nostre case. Importante contributo a questo effetto viene ovviamente dallo scarso ricambio d’aria delle stanze che fa aumentare notevolmente la concentrazione di inquinanti nell’aria.

Una ricerca molto interessante in questo senso e’ stata fatta dall’Istituto dei Tumori di Milano che ha provato a confrontare l’inquinamento dovuto al fumo di sigaretta con quello di un motore a combustione. Per questo confronto, in un ambiente chiuso, si e’ confrontato l’apporto di polveri sottili dovuto ad una sigaretta fumata con quello di una Harley Davidson tenuta accesa per lo stesso tempo. Bene, la ricerca ha evidenziato che le polveri sottili prodotte dalla moto erano tre volte inferiori a quelle della sigaretta.

Il risultato di questa ricerca ci fa capire quanto alto sia l’inquinamento all’interno degli ambienti chiusi dovuto al fumo. Attenzione pero’, questo risultato va contestualizzato nell’ambiente in cui e’ stato realizzato. Come detto, stiamo parlando di ambienti chiusi e senza ricambio d’aria. E’ assolutamente sbagliato pensare che i fumatori siano la causa principale di inquinamento delle nostre citta’, scagionando i motori a combustione. Dico questo perche’, in alcuni casi, il risultato ottenuto viene utilizzato in modo sbagliato puntando il dito contro i fumatori piuttosto che contro i veicoli. Nelle nostre strade, oltre alle moto, ci sono automobili, camion, in un numero sicuramente molto alto e con motori che vano da euro 2 a euro 4, almeno nelle citta’ in cui e’ fatto divieto di circolazione per le euro 0 e 1, tenuti accesi per un tempo molto piu’ lungo di quello di una sigaretta. Inoltre, se parliamo di inquinamento dell’aria, oltre alle polveri sottili, dobbiamo puntare il dito contro i gas serra, il riscaldamento degli strati piu’ bassi che favosriscono l’ozono a bassa quota, ecc. Tutti parametri a cui le sigarette non contribuiscono.

Come anticipato, non voglio scagionare le sigarette. Il risultato dimostra quanto sia alto l’inquinamento indoor ma assolutamente non va utilizzato per dimostrare che l’inquinamento dei motori a combustione sia non determinante. Inoltre, quando si pensa all’inquinamento delle nostre case, non dobbiamo mai dimenticare i possibili danni arrecati anche ai non fumatori a causa del fumo passivo.

Molto poco dibattuto e’ invece il discorso dei mozziconi. Vi invito prima di tutto a fare una riflessione: in Italia, ci sono circa 15 milioni di fumatori. Supponendo che ognuno di loro fumi, in media, 15 sigarette al giorno, ci sono piu’ di 82 miliardi di mozziconi da smaltire ogni anno. Molto spesso, anche se come visto prima e’ preferibile, la maggior parte di queste sigarette verranno fumate all’aperto e, dunque, in larga percentuale, i mozziconi saranno abbandonati nell’ambiente. Se rapportiamo il discorso a livello mondiale, ci rendiamo conto di quanto importante sia questo rifiuto.

Ora, dal punto di vista tecnico, i filtri delle sigarette sono fatti con fibre di  acetato di cellulosa incollate con glicerolo triacetato. Nonostante i nomi chimici terrificanti, non sono sostanze pericolose. Attenzione pero’, i filtri delle sigarette non sono biodegradabili. Anche su questo punto, trovate ricerche molto controverse. Gli ambientalisti parlano di dissolvimento nell’ambiente con periodi tra 7 e 12 anni, le compagnie produttrici, che dispongono di laboratori molto sofisticati per valutare i loro prodotti, parlano di tempi compresi tra 1 e 3 anni. Anche se i numeri sono in disaccordo, e’ necessario fare una considerazione aggiuntiva, quando si parla di “dissolvimento nell’ambiente” non si parla di degradabilita’, bensi di riduzione in nanoparticelle. Questo solo per specificare che, come anticipato, i filtri non sono biodegradabili.

Facciamo una considerazione aggiuntiva: questi discorsi, per quanto importanti, riguardano i filtri nella loro composizione. Un fumatore che butta una cicca, disperde nell’ambiente un prodotto che, per sua stessa definizione, ha trattenuto sostanze chimiche. Questo e’ il vero punto su cui ragionare quando si parla di inquinamento.

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Come detto in precedenza, ci sono migliaia di sostanze contenute nel fumo di sigaretta. Fare una stima di tutte sarebbe molto difficile e dispendioso. Nonostante questo, prendiamo il veleno piu’ conosciuto contenuto nelle sigarette, la nicotina,  e facciamo qualche semplice calcolo. In media, una sigaretta contiene 15 mg di nicotina. Di questi, circa 1/3 rimane nel filtro, dunque circa 5 mg per mozzicone. Poiche’ prima parlavamo di 82 miliardi di mozziconi all’anno in Italia, ci saranno piu’ di 400 tonnellate di nicotina che, potenzialmente, possono raggiungere l’ambiente. Senza ovviamente considerare tutte le altre sostanze, in quantita’ minore, ma, in alcuni casi, molto piu’ tossiche.

Da questi pochi numeri si capisce bene l’entita’ del fenomeno. Inoltre, dobbiamo considerare che il fenomeno dell’abbandono delle cicche e’ altissimo nelle spiagge, dove, se non gettato direttamente, puo’ facilmente raggiungere il mare. Vista l’alta concentrazione di sostanze inquinanti e la massa relativamente piccola di molte specie marine costiere, ciascun mozzicone puo’, potenzialmente, uccidere un pesce, una tartaruga o altre specie viventi, oltre a diluire inquinanti in mare.

Ora, vorrei spezzare una lancia, seppur minima, nei confronti dei fumatori. In moltissimi casi, e non solo in Italia, gli stabilimenti balneari non sono attrezzati con posacenere sotto l’ombrellone. Ovviamente questo non giustifica il fumatore dal gettare la cicca in mare o seppellirla nella sabbia, ma sicuramente avere un contenitore apposito ridurrebbe molto il problema. In molti stati europei, ed in rari casi italiani, alcuni stabilimenti si stanno attrezzando fornendo ai clienti piccoli posacenere portatili, richiudibili e ignifughi. Esattamente lo stesso discorso vale per le nostre strade. Molto semplicemente, basterebbe attrezzare i secchi della spazzatura con appositi contenitori per le cicche. In questo caso, sarebbe allora giustificato prevedere serie sanzioni per chi getta mozziconi a terra, come avviene in molti stati europei. Certo, molto spesso, nelle nostre strade non troviamo nemmeno secchi per la spazzatura, figuriamoci porta-cicche, ma questo e’ un discorso che va ben oltre quello che stiamo trattando.

Per concludere, vi correi parlare anche di un’iniziativa molto importante che e’ stata lanciata in alcuni paesi da una compagnia chiamata TerraCycle. L’iniziativa, chiamata appunto “No Butts”, prevede la raccolta dei mozziconi delle sigarette per riciclarli industrialmente. Questi scarti possono infatti avere una seconda vita differenziando le parti che li compongono. Il tabacco e la carta possono essere utilizzati per produrre compost, mentre i filtri possono essere utilizzati, dopo averli fusi e trasformati in polimeri, per produrre sedie, tavoli e altri prodotti in plastica. Tra l’altro, la TerraCycle prevede la spedizione dei mozziconi raccolti direttamente a loro spese. Il progetto No Butts e’ stato lanciato inizialmente negli Stati Uniti e ora si pensa di estenderlo anche ad alcuni paesi europei, per il momento non ancora in Italia.

Concludendo, il fumo di sigaretta sicuramente rappresenta la principale fonte di inquinamento negli ambienti chiusi per via delle sostanze inquinanti rilasciate, pericolose non solo per i fumatori. Confrontare invece il contributo delle sigarette con quello dei motori a combustione, e’ azzardato e rischia di distrarre l’opinione pubblica dal problema degli inquinanti rilasciati soprattutto nei centri abitati. Notevole fonte di inquinamento, dovuto anche ai grandi numeri coinvolti, e’ dovuto ai mozziconi, specie se rilasciati nell’ambiente. Come visto, sia le sostanze inquinanti che il materiale stesso di cui sono costituiti i filtri, rappresentano un problema ambientale notevole e assolutamente non trascurabile. Iniziative volte al riciclo di questi inquinanti sono senza dubbio lodevoli e vanno incoraggiate ed esportate in tutto il mondo.

 

”Psicosi 2012. Le risposte della scienza”, un libro di divulgazione della scienza accessibile a tutti e scritto per tutti. Matteo Martini, Armando Curcio Editore.

Sindrome aerotossica e scie chimiche

11 Feb

Torniamo di nuovo a discutere di scie chimiche ed, in particolare, di una nuova presunta prova che molto sta facendo discutere in questi giorni. Per chi avesse perso i precedenti post sulle scie, riporto qualche esempio:

– Alcune considerazione sulle scie chimiche

– Scie Chimiche: il prelievo in quota

– Scie chimiche e cloud seeding

– Come difendersi dalle scie chimiche

– Il Dibromoetano e le scie chimiche

A-380 modificato per spargere scie chimiche

La nuova presunta prova sarebbe la cosiddetta “sindrome aerotossica”. Di cosa si tratta? Stando a quanto si legge in rete, l’aria all’interno delle cabine pressurizzate degli aerei sarebbe presa dall’esterno del velivolo. In particolare, verrebbe prelevata l’aria all’interno di uno o piu’ motori e portata in pressione mediante dei compressori. Dal momento che i voli di linea verrebbero utilizzati per spargere inquinanti mediante scie chimiche, questa aria sarebbe contaminata da questi agenti patogeni. Il risultato sarebbe quindi un’aria fortemente inquinata all’interno della cabina e che causerebbe danni agli occupanti dell’aeromobile. Questo problema sarebbe maggiormente marcato nei piloti e negli assistenti di volo, dal momento che questi passano molto tempo all’interno delle cabine pressurizzate e quindi sono maggiormente esposti agli inquinanti.

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A riprova di questa ipotesi viene portato come esempio la morte prematura di due piloti della British Airways che sarebbero proprio stati avvelenati a causa di questo meccanismo.

Cosa c’e’ di vero in tutto questo? Esiste veramente questa sindrome?

Al contrario di quanto sostenuto in rete, la sindrome aerotossica e’ nota nel senso che esiste la possibilita’ che aria leggermente contaminata possa entrare all’interno della cabina. Ovviamente non si tratta di aria contaminata da scie chimiche.

Per poter capire questi concetti, e’ necessario comprendere meglio come funziona il circolo dell’aria all’interno dei velivoli.

Come sappiamo bene, durante un volo di linea ad alta quota, l’aria all’esterno del velivolo e’ estremamente rarefatta e ad una temperatura molto bassa. Proprio per questo motivo, una frazione tra il 60 e l’80% dell’aria all’interno della cabina viene riciclata e pulita mediante appositi filtri. La frazione mancante viene invece prelevata dall’esterno. In che modo? L’aria esterna non puo’ essere prelevata e messa in circolo a causa della bassa temperatura e della pressione molto ridotta. Per ovviare a questo, una frazione di aria viene prelevata all’interno del motore prima della combustione con il carburante. In questo modo l’aria viene riscaldata automaticamente dal motore che la porta ad una temperatura intorno ai 600 gradi. Quest’aria viene poi mescolata con una frazione di aria esterna a bassa temperatura e spinta all’interno di un compressore. Le frazioni relative di aria calda e fredda oltre al fattore di compressione, consentono di avere aria alla stessa temperatura e pressione di quella all’interno della cabina.

Fin qui tutto bene. Come e’ possibile dunque avere aria inquinata?

Come detto, l’aria viene prelevata dal motore nello stadio precedente a quello di combustione. Anche in questo caso pero’, ci possono essere piccole perdite di olio combustibile, dovute ad una non perfetta tenuta delle guarnizioni, che possono inquinare l’aria prima che questa venga spinta dentro la cabina. Come potete facilmente immaginare, l’aria, prima di essere introdotta all’interno, passa ovviamente per dei filtri, ma a volte questi non sono sufficienti ad eliminare tutte le impurita’. Ora capite bene che, piccole perdite ci possono essere, ma non sono ovviamente la regola. Questo solo per chiarire l’incidenza della sindrome aerotossica.

Come detto in precedenza, questo fenomeno e’ del tutto noto, ma negli ultimi anni sta creando sempre piu’ maggiori problemi. Perche’? Ovviamente la spiegazione non dipende dalle scie chimiche, ma, al solito, da considerazioni oggettive facilmente ricavabili. Prima di tutto, il passaggio dai motori a pistoni alle turbine, ha sensibilmente diminuito la frazione di aria prelevata dall’esterno. Infatti, mentre in passato l’estrazione di una frazione dell’aria non comportava variazioni nei parametri dei motori, con le turbine l’estrazione dell’aria comporta un calo di prestazioni ed un aumento del consumo di carburante. Questo significa che rispetto al passato, una frazione maggiore di aria resta in circolo all’interno dell’aereo  e dunque eventuali inquinanti restano piu’ tempo all’interno del circuito.

Il secondo motivo invece e’ esclusivamente commerciale. Pensate che negli anni ’90 la distanza tra due file di sedili in una classe economica standard era di 91 cm. Questo valore e’ poi sceso a 81 cm nel 2000 e successivamente, soprattutto con l’esplosione delle compagnie low cost, e’ arrivato a soli 71 cm ai giorni nostri. Questa diminuzione corrisponde ovviamente ad un aumento dei passeggeri trasportati su un singolo volo. Il sistema di aerazione dei velivoli e’ pero’ rimasto lo stesso degli anni ’90. Capite bene come queste modifiche possono solo peggiorare la qualita’ dell’aria in cabina.

Inoltre, a riprova del fatto che il problema sia noto alle compagnie aeree ma soprattutto ai costruttori di velivoli, il nuovo Boeing 787 Dreamliner ha un sistema di aerazione completamente differente. In questo caso infatti, l’aria non viene piu’ prelevata all’interno delle turbine ma in un punto diverso dove viene fatta passare per un condotto esclusivo dotato di compressori, filtri e riscaldatori elettrici. Questo sistema, anche se notevolmente piu’ dispendioso dal punto di vista energetico, assicura sempre una buona qualita’ dell’aria in cabina non tanto per i passeggeri quanto per i piloti e per il personale di bordo che stazionano per lungo tempo all’interno del velivolo.

Concludendo, anche in questo caso, si stanno prendendo notizie gia’ note e che semplicemente vengono spacciate come novita’ assolute e come prova dell’esistenza delle scie chimiche. La sindrome aerotossica e’ nota gia’ da tempo e si stanno trovando soluzioni diverse per il ricircolo dell’aria in cabina, soluzioni in grado di assicurare un ottimo confort ed elevati standard di qualita’. Prima di chiudere, ci tengo a sottolineare il fatto che non tutti i voli hanno problemi di inquinanti all’interno. Come visto nell’articolo, infiltrazioni ci possono essere a causa di leggere perdite all’interno dei motori, assolutamente non presenti sempre ed in tutti i casi. Questo solo per smentire quanto affermano che volare e’ diventato rischioso a causa di questa sindrome.

 

 

Psicosi 2012. Le risposte della scienza”, un libro di divulgazione della scienza accessibile a tutti e scritto per tutti. Matteo Martini, Armando Curcio Editore.

Il raggio della morte

29 Dic

Nel post precedente:

Haarp, la causa di tutti i mali!

siamo tornati a parlare di Haarp e, come vi avevo anticipato, questa discussione sara’ da tenere a mente per la prossima notizia di cui vorrei parlarvi.

Come anticipato, in rete in questi ultimi giorni si sta tornando a parlare molto insistentemente di onde ELF anche in relazione con il cosiddetto “raggio della morte”. Con questo termine, si indica un ipotetico raggio di onde elettromagnetiche che sarebbe in grado di provocare effetti molto catastrofici sul bersaglio mirato. Stando a quanto trovate in rete, l’applicazione di questo raggio sarebbe in grado di distruggere intere zone del pianeta, di spostare in dimensioni parallele corpi ed oggetti, di spegnere i motori a combustione e chi piu’ ne ha, piu’ ne metta.

Prima di lanciarci nell’analisi di queste cose, vorrei aprire una parentesi che mi sta molto a cuore. Su internet leggete che gli studi su questa tipologia di segnali risalgono al noto fisico Nikola Tesla. Proprio di Tesla vorrei parlare un attimo.

Tesla e’ divenuto un personaggio molto citato e a cui molti siti complottisti sono affezionati. Il mio personale punto di vista e’ che Tesla deve essere considerato un genio per i suoi studi pioneristici nella trasmissione dei segnali wireless. Molti degli studi di Tesla trovano oggi larga applicazione proprio nelle tecnologie senza fili. Gli studi fatti da questo grande fisico sono un punto di riferimento nello studio sia delle antenne che dei ricevitori.

Perche’ dico questo? Semplicemente perche’ in rete gli studi di Tesla hanno assunto connotati quasi stregoneschi e magici. Speculare sulle invenzioni di questo scienziato non fa altro che sporcare la sua memoria. In tutto questo, un ruolo molto importante lo hanno certamente i media ed i vari governi. Non e’ un mistero che gli studi di Tesla siano stati visti con molto sospetto proprio per le possibili applicazioni belliche. Come vedete, non sto assolutamente nascondendo il mio punto di vista ne’ sto disegnando tutto con rose e fiori. Parlare pero’ di possibili invenzioni che avrebbero rivoluzionato le nostre vite e che, per questo governo o per quest’altro complotto, sono tenute nascoste, serve solo a mitizzare in modo sbagliato Nikola Tesla.

Fatta questa premessa, torniamo a parlare di questo raggio della morte.

Anche in questo caso, i primi studi a riguardo sono effettivamente di Tesla e, anche in questo contesto, in rete si e’ creata un’aura di mistero del tutto fuori luogo.

Abbiamo gia’ detto di cosa sarebbe capace questo raggio della morte, cerchiamo di capire quali sono le prove scientifiche portate dai vari siti complottisti a riguardo e se veramente queste conseguenze sono possibili.

Come potete facilmente immaginare, secondo questa concezione, il sistema Haarp sarebbe proprio la pistola in grado di sparare questo raggio della morte. Cerchiamo dunque di capire quali sono le verita’ scientifiche portate come prova dai tanti siti che parlano di queste applicazioni.

In questo articolo:

Haarp e terremoti indotti?

abbiamo gia’ smentito la possibilita’ che il sistema Haarp possa essere utilizzato per innescare terremoti o per cambiare i valori del campo magnetico terrestre.

Accanto a queste bufale, trovate altre due ipotesi di utilizzo del raggio della morte alquanto curiose: l’episodio di Tunguska e la scomparsa dell’isola di Bermeja.

Andiamo con ordine e cerchiamo di capire.

Alberi abbattuti a Tunguska

Alberi abbattuti a Tunguska

Il 30 giugno 1908 a Tunguska, localita’ della Siberia, una violenta esplosione si verifico’ intorno alle 7 del mattino. L’onda d’urto fu talmente grande da abbattere 60 milioni di alberi su una superficie di 2000 Km quadrati di Tundra. Il rumore dell’esplosione venne avvertito fino a 1000 km di distanza.

Bene, secondo le fonti internet, questa esplosione venne provocata proprio da Tesla che stava conducendo un esperimento sul raggio della morte e lo invio’ in direzione della Siberia.

Ovviamente capite bene l’assurdita’ di questa affermazione. Non vi e’ assolutamente nessuna prova scientifica a sostegno di questa ipotesi. Come forse molti di voi gia’ sanno, l’ipotesi piu’ probabile per l’evento di Tunguska e’ quella di un asteroide caduto sulla Terra. Nel corso del XX secolo, diverse spedizioni sono state fatte in Siberia per cercare di determinare il punto preciso dell’impatto e il cratere formato dall’asteroide. In particolare, l’ultima spedizione, organizzata dall’universita’ di Bologna e che comprende esperti in diverse discipline, ha fatto uno studio molto dettagliato della zona vedendo in particolare la distribuzione della ricrescita degli alberi e gli anelli di accrescimento dei tronchi. Da questo studio si e’ determinato, con buona esattezza, che il punto preciso dello scontro con l’asteroide dovrebbe essere nel lago Cheko. In particolare, il fondo del lago e’ conico e si sarebbe formato proprio in seguito all’impatto con questo corpo. A riprova di questo, le carte dei primi del ‘900 non riporterebbero nessun lago in quella zona, proprio a dimostrare la formazione dello specchio d’acqua a seguito dello scontro.

L’altro esempio molto citato in rete per l’applicazione del raggio della morte, sarebbe invece la scomparsa dell’isola di Bermeja nel golfo del Messico. Cosa significa “scomparsa di un isola”?

Una mappa del 1846 con l'isola di Bermeja

Una mappa del 1846 con l’isola di Bermeja

Diverse mappe, fino al XIX secolo, riportano la presenza di questa isola nel golfo del Messico vicino al famoso triangolo delle Bermude. Oggi pero’ di questa isola non si ha traccia. Con questo intendo che molte spedizioni sono andate nella zona indicata dalle carte senza trovare assolutamente nessuna traccia dell’isolotto. Che fine ha fatto quest’isola? In questo contesto, vi viene detto che proprio un esperimento di Haarp sarebbe stato condotto in quella zona sparando questo famoso raggio della morte. L’effetto di questo fascio sarebbe talmente potente da aver disintegrato l’isolotto o anche, secondo ipotesi ancora piu’ fantasiose, averlo spedito in una dimensione parallela.

E’ possibile che sia colpa di Haarp? Assolutamente no! Vi spiego anche il perche’ facendo una rapida considerazione. Gia’ nel 1997 una spedizione fatta dall’Universita’ Autonoma del Messico aveva invano cercato questa isola. Bene, nel 1997 Haarp non era ancora in funzione dal momento che l’installazione completa a piena potenza e’ stata finita solo nel 2007. Come e’ possibile che una cosa che ancora non esisteva abbia fatto scomparire un’isola? Per rispondere subito ad eventuali accuse, i primi prototipi di Haarp, risalenti al 1994, avevano a disposizione solo un numero molto limitato di antenne con la possibilita’ di dimostrare la fattibilita’ del progetto.

Capite bene l’assurdita’ anche di queste affermazioni. Per completezza, vi dico anche che la storia di Bermeja e’ un classico nella teoria del complotto. Come detto sopra, questo isolotto dovrebbe trovarsi molto vicino alla zona del famoso triangolo delle Bermude. La scomparsa dell’isola viene molto spesso utilizzata anche come prova che qualcosa di misterioso ci sia sotto questo fazzoletto di mare. Come vedete, e’ una storia per tutte le stagioni e per tutte le teorie che volete confermare.

Il motivo vero per cui l’isola di Bermeja non esiste piu’, in realta’ non e’ ancora noto. Ci sono diverse ipotesi che vengono fatte a riguardo. La prima e’ che ci sia un errore sulle mappe fatte fino al XIX secolo. Personalmente trovo questa ipotesi assurda, dal momento che diverse mappe, fatte in periodi differenti, da cartografi diversi, riportano la presenza di questa isola piu’ o meno sempre nella stessa posizione. Altra ipotesi e’ che l’isola sia stata sommersa a causa dell’innalzamento del livello del mare. Questa ipotesi potrebbe essere verosimile, ma sarebbe interessante capire l’altitudine massima dell’isola per capire di quanto si sarebbe innalzato il livello delle acque. Ulteriore ipotesi, forse piu’ probabile, vedrebbe invece uno sprofondamento dell’isola a causa di un cedimento strutturale o comunque un inabissamento dovuto a fenomeni tellurici nella zona.

Esiste anche un’ultima ipotesi che vi accenno, ma solo per rimanere in ambito complottista. Secondo alcune fonti, l’isola sarebbe stata distrutta dalla CIA per ampliare la zona di mare degli Stati Uniti. Il motivo di questo sarebbe proprio il fatto che l’isola segnerebbe il confine tra lo spazio di mare messicano e quello statunitense. In questo caso, la distruzione dell’isola sarebbe stata necessaria solo per spostare il confine territoriale tra i due paesi. Capite bene che su questa ipotesi non ci sono assolutamente prove ne’ scientifiche ne’ tantomeno politiche, ma solo fantasiose teorie complottiste.

Concludendo, le presunte prove portate a sostegno dell’utilizzo del raggio della morte, sono del tutto costruite a tavolino e assolutamente senza alcun riscontro scientifico. In particolare, la scomparsa dell’isola di Bermeja la trovate in diverse teorie del complotto utilizzata per sostenere l’ipotesi che fa piu’ comodo in base al contesto. Non fatevi confondere da tante notizie buttate li’ solo per aggiungere carne al fuoco o mistero al racconto. Sfruttate la rete internet nel migliore dei modi, confrontando diverse notizie e cercando sempre di informarvi autonomamente.

 

 

Psicosi 2012. Le risposte della scienza”, un libro di divulgazione della scienza accessibile a tutti e scritto per tutti. Matteo Martini, Armando Curcio Editore.