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Triangolo delle Bermuda, risolto il “mistero”?

14 Mar

Un nostro caro lettore mi ha contatto privatamente per chiedere lumi circa una teoria in grado di spiegare gli incidenti avvenuti nel cosiddetto “Triangolo delle Bermuda”. Vi premetto subito che non si tratta di una di quelle teorie pseudoscientifiche che compaiono nei vari siti spazzatura di cui di sovente dobbiamo occuparci, ma di una teoria assolutamente scientifica e molto interessante.

Mappa del Triangolo delle Bermuda

Mappa del Triangolo delle Bermuda

Dal momento che non ne abbiamo mai parlato, credo sia necessario, prima di passare alla possibile spiegazione, dire qualcosa in piu’ di questo misterioso e molto citato fazzoletto di mare. Come sapete, il triangolo delle Bermuda e’ una zona di mare molto estesa, circa 1100000 Km^2, che si trova nell’Atlantico Settentrionale a largo delle coste di Porto Rico.

Cosa ha di famoso questo punto dell’oceano?

Non vi diro’ certo qualcosa di nuovo raccontando di come, negli anni, il Triangolo delle Bermude e’ divenuto famoso a causa della sparizione improvvisa di molte navi e aerei che, improvvisamente, mentre sorvolavano o si trovavano a passare sulla zona, sono misteriosamente scomparsi senza lasciare alcuna traccia. Di storie e racconti di questo tipo, tutti ne abbiamo sentito parlare, creando un’aura di mistero intorno a questo tratto di mare.

Le spiegazioni date per giustificare in qualche modo queste sparizioni sono davvero molto diversificate e, ovviamente, non possono mancare le ipotesi fantascientifiche. Per fare qualche esempio, si parla di area di volo per gli extraterrestri che non gradirebbero la presenza di esseri umani, di costruzioni risalenti ad Atlantide sul fondo dell’oceano ed in grado di creare forze sconosciute e invisibili, di fenomeno fisico naturale non compreso in grado di attirare qualsiasi cosa passi sopra la zona, di anomalie dello spazio tempo che creerebbero tunnel quantistici in grado di collegare diverse parti dell’universo e cosi’ via con una lunga serie di ipotesi piu’ o meno assurde che di volta in volta vengono riproposte da giornali, siti e, soprattutto, trasmissioni televisive che andrebbero lasciate in onda solo sovrapponendo, come si faceva una volta per i telefilm americani, le risate delle persone quando vengono mandati servizi del genere.

Ora pero’, prima di parlare di ipotesi concrete di spiegazione, credo sia utile fare il punto della situazione su questa storia per capire fino in fondo l’entita’ e il numero di questi incidenti.

Cercando in rete, trovate molto facilmente la lista degli incidenti misteriosi che sono avvenuti nel Triangolo nel corso degli anni. Quello che pero’ molti dimenticano di dire e’ che questa lista non e’ stata redatta da nessun organo ufficiale per il controllo dei mari. Cosa significa? Il mito del Triangolo delle Bermuda inizia intorno al 1950 con un articolo in cui si parlava della prima volta di misteriose sparizioni in questa zona di mare. Il boom mediatico arrivo’ poi nel 1974 con l’uscita di quello che diventera’ poi un bestseller della letteratura pseudo-scientifica, il libro “Bermuda, il triangolo maledetto”, scritto da Charles Berlitz. Per chi non lo conoscesse, Berlitz e’ proprio il fondatore della famosa scuola di lingue diffusa in tutto il mondo ed e’ autore di diversi libri sul tema della archeologia misteriosa e del complottismo piu’ spinto. Bene, l’uscita del libro di Berlitz segna l’inizio del vero e proprio mito del Triangolo delle Bermuda, libro che ha dato poi inizio a tutta una sequela di opere piu’ o meno romanzate che sono arrivate fino ai giorni nostri.

Cosa dire sul libro di Berlitz? Semplice, quella che doveva essere un’inchiesta storica con il resoconto dettagliato di tutti gli incidenti registrarti nel corso degli anni, si e’ rivelata un’enorme montatura gonfiata veramente a dismisura. Come dimostrato per la prima volta da Lawrence Kusche con il suo libro “The Bermuda Triangle Mystery: Solved” del 1975, molti degli episodi riportati nel libro di Berlitz sono inventati, gonfiati o riguardano incidenti non avvenuti nel triangolo. In particolare, Kusche che era un aviatore e istruttore di volo, parti’ con le sue ricerche dalla scomparsa di un volo commerciale ripreso da Berlitz come caso inspiegabile. Come spesso sentiamo dire, tutti gli incidenti accaduti nel Triangolo sono avvenuti in condizioni meteo perfette e senza lasciare traccia. Bene, i dati mostrati da Kusche dimostrano invece il contrario, potendo imputare la maggior parte degli incidenti, tra quelli realmente avvenuti nel Triangolo, alle avverse condizioni meteo e alle tempeste tropicali che di certo non mancano in quella zona.

Cosa significa questo?

Come potete capire, l’alone di mistero che da sempre circonda questo tratto di mare e’ solo frutto di una montatura, principalmente letteraria, avvenuta nel corso degli anni. Facendo una scrematura molto profonda, di tutti gli incidenti che trovate nei racconti, solo 3 o 4 non trovano una spiegazione immediata perche’ veramente avvenuti nella zona, in condizioni di meteo ottime ma, ovviamente, potrebbero essere dovuti a guasti improvvisi.

E’ possibile questo?

Assolutamente si. Per darvi un’idea, dalle statistiche elaborate sia dalla guardia costiera americana che dalla societa’ Lloyd’s di Londra, il numero di incidenti registrati nella zona e’ perfettamente in linea con le statistiche mondiali rapportando i numeri all’alto traffico aereo e navale che avviene nella zona. Ecco il link della USGC americana che ne parla:

USGC, Bermuda

mentre, per quanto riguarda i Lloyd’s, dal momento che questa e’ la compagnia che si occupa proprio del calcolo dei rischi assicurativi, se ci fosse un reale e misterioso pericolo nella zona, secondo voi continuerebbe a far assicurare i mezzi che transitano nel Triangolo?

Altra considerazione, anche se gli incidenti sono dovuti a guasti o avverse condizioni meteo, e’ vero che in moltissimi casi non sono stati rinvenuti i resti dei mezzi incidentati?

Questo e’ assolutamente vero, ma anche qui possiamo dare una spiegazione razionale senza doverci nascondere. Il fondale del Triangolo delle Bermuda e’ caratterizzato dalla presenza di fosse oceaniche molto profonde ed e’ interessato da correnti molto forti. La combinazione di questi due fattori fa si che, in caso di incidente, il mezzo possa essere risucchiato a fondo molto velocemente, e magari trasportato altrove, nel giro di pochissimi minuti.

Detto questo, esiste un mistero sul Triangolo delle Bermuda? Da quanto detto, possiamo escludere questa ipotesi dal momento che il tutto e’ frutto di una montatura prettamente letteraria basata su argomentazioni esagerate, falsificate e, ovviamente, atte solo a creare un business per chi le mette in piedi. Prima pero’ di chiudere, vorrei fare qualche altra considerazione. Come detto, ci sono ancora 3 o 4 incidenti la cui spiegazione non e’ nota e che possono essere imputati ad improvvisi guasti dei mezzi interessati.

E se non fossero guasti dovuti al mezzo?

Perche’ dico questo?

Semplice, non limitandoci al caso del Triangolo, nel corso della storia si sono verificati incidenti in mare apparentemente non spiegabili e che hanno fatto scomparire improvvisamente mezzi dai radar non lasciando assolutamente traccia. Una possibile spiegazione di questi incidenti, che e’ poi l’argomento della domanda iniziale da cui siamo partiti, potrebbe essere imputata ai cosiddetti “idrati di metano”. Fate attenzione, ora stiamo passando dallo smascherare storie fantascientifiche ad ipotesi scientifiche.

Cosa sono gli idrati di metano?

Si tratta di una struttura cristallina solida formata da acqua ghiacciata e metano. Per poter formare strutture di questo tipo e’ necessaria una combinazione di basse temperature e pressioni molto elevate. Queste condizioni sono ovviamente possibili sui profondi fondali oceanici dove l’acqua scende facilmente ad una temperatura prossima allo zero e la colonna di liquido sovrastante produce un’elevata pressione. Strutture di questo tipo sono molto frequenti a profondita’ tra i 500 e i 4000 metri e possono estendersi anche su superfici molto vaste.

Ora, immaginate la seguente situazione: qualcosa, ad esempio una scossa sismica, rompe lo strato di ghiaccio e metano. In queste condizioni, una grossa bolla di gas puo’ fuoriuscire e risalire verso la superficie. Se una nave si trova a passare sopra il punto in cui la bolla esce verso l’atmosfera, cosa succede? Semplice, le navi galleggiano grazie alla spinta di Archimede, dipendente dalla densita’ dell’acqua, che bilancia il peso stesso della nave. Poiche’ il metano ha una densita’ minore dell’acqua, nel momento della fuoriuscita, il peso della nave non sarebbe piu’ bilanciato e il mezzo verrebbe risucchiato verso il basso. E’ possibile questo? Assolutamente si e proprio nel corso degli ultimi anni, esempi di questo tipo sono stati anche documentati. Dal momento che, come anticipato, il Triangolo delle Bermuda presenta fondali molto profondi, correnti fredde e giacimenti di combustibili fossili, e’ assolutamente lecito pensare che la zona possa essere interessata da fenomeni di questo tipo. Ovviamente, in caso di un incidente del genere, la sparizione sarebbe improvvisa e senza lasciare traccia alcuna del mezzo.

Dal mio punto di vista, e’ assolutamente lecito pensare che, forse, alcuni degli incidenti rimasti senza spiegazione, il cui numero ripeto e’ perfettamente compatibile con le statistiche di ogni altra zona, potrebbero essere stati causati dalla rottura di strati di idrati di metano.

Eventi di questo tipo potrebbero anche spiegare, non solo per il Triangolo, incidenti aerei avvenuti a bassa quota sopra gli oceani. La bolla di metano uscita in atmosfera infatti, potrebbe rimanere densa e arrivare agli ugelli ad alta temperatura degli aerei. In questo caso, si svilupperebbe immediatamente un incendio che interesserebbe l’intero apparecchio facendolo precipitare.

Se credete che la spiegazione sia esagerata, pensate che da un metro cubo di idrati di metano ad alta pressione si formano, a pressione e temperatura normali, ben 168 metri cubi di gas e solo 0,87 metri cubi di acqua.

Attenzione, 168 metri cubi di gas da un solo metro cubo di idrati dal fondo dell’oceano. Perche’ allora non sfruttare questa enorme risorsa per estrarre gas? Questa idea e’ ovviamente venuta anche alle maggiori compagnie di estrazione e al momento ci sono diversi gruppi di ricerca, soprattutto americani e giapponesi, che stanno studiando il modo migliore, se possibile, di mettere le mani su questa enorme risorsa. Dalle stime fatte, la quantita’ di gas contenuta negli idrati sarebbe molto maggiore di quella contenuta in tutti i giacimenti tradizionali conosciuti al mondo. Al momento pero’, l’estrazione di questo gas sarebbe ancora troppo rischiosa e con efficienza troppo bassa. Come sapete, il metano e’ uno dei piu’ pericolosi gas serra, con effetti 30 volte maggiori di quelli dell’anidride carbonica. Una fuoriuscita incontrollata di questo gas provocherebbe effetti disastrosi per la nostra atmosfera. Inoltre, sulla base della spiegazione degli idrati per gli incidenti in mare, un’operazione di questo tipo sarebbe molto rischiosa per le piattaforme e le navi che si troverebbero in prossimita’ del punto di raccolta.

Concludendo, per quanto riguarda il Triangolo delle Bermuda, abbiamo visto come il mito creato nel corso degli anni sulla pericolosita’ della zona sia solo una montatura ad hoc. Molti degli incidenti considerati misteriosi sono in realta’ perfettamente spiegabili o avvenuti in zone diverse. Ci sono ancora un numero esiguo di casi non spiegabili in modo certo ma che comunque rientrano nelle statistiche calcolate su scala mondiale. Non pensando al semplice guasto, alcuni di questi avvenimenti potrebbero essere stati causati dalla liberazione di metano da idrati sul fondale. Queste strutture solide, conosciute e presenti sui freddi fondali di alcuni oceani, racchiudono enormi quantita’ di metano che puo’ essere liberato da fratture naturali o indotte dello strato solido. La quantita’ di metano liberata in questi casi e’ notevole al punto che diversi studi sono in corso per cercare di sfruttare questa risorsa.

Psicosi 2012. Le risposte della scienza”, un libro di divulgazione della scienza accessibile a tutti e scritto per tutti. Matteo Martini, Armando Curcio Editore.

Il raggio della morte

29 Dic

Nel post precedente:

Haarp, la causa di tutti i mali!

siamo tornati a parlare di Haarp e, come vi avevo anticipato, questa discussione sara’ da tenere a mente per la prossima notizia di cui vorrei parlarvi.

Come anticipato, in rete in questi ultimi giorni si sta tornando a parlare molto insistentemente di onde ELF anche in relazione con il cosiddetto “raggio della morte”. Con questo termine, si indica un ipotetico raggio di onde elettromagnetiche che sarebbe in grado di provocare effetti molto catastrofici sul bersaglio mirato. Stando a quanto trovate in rete, l’applicazione di questo raggio sarebbe in grado di distruggere intere zone del pianeta, di spostare in dimensioni parallele corpi ed oggetti, di spegnere i motori a combustione e chi piu’ ne ha, piu’ ne metta.

Prima di lanciarci nell’analisi di queste cose, vorrei aprire una parentesi che mi sta molto a cuore. Su internet leggete che gli studi su questa tipologia di segnali risalgono al noto fisico Nikola Tesla. Proprio di Tesla vorrei parlare un attimo.

Tesla e’ divenuto un personaggio molto citato e a cui molti siti complottisti sono affezionati. Il mio personale punto di vista e’ che Tesla deve essere considerato un genio per i suoi studi pioneristici nella trasmissione dei segnali wireless. Molti degli studi di Tesla trovano oggi larga applicazione proprio nelle tecnologie senza fili. Gli studi fatti da questo grande fisico sono un punto di riferimento nello studio sia delle antenne che dei ricevitori.

Perche’ dico questo? Semplicemente perche’ in rete gli studi di Tesla hanno assunto connotati quasi stregoneschi e magici. Speculare sulle invenzioni di questo scienziato non fa altro che sporcare la sua memoria. In tutto questo, un ruolo molto importante lo hanno certamente i media ed i vari governi. Non e’ un mistero che gli studi di Tesla siano stati visti con molto sospetto proprio per le possibili applicazioni belliche. Come vedete, non sto assolutamente nascondendo il mio punto di vista ne’ sto disegnando tutto con rose e fiori. Parlare pero’ di possibili invenzioni che avrebbero rivoluzionato le nostre vite e che, per questo governo o per quest’altro complotto, sono tenute nascoste, serve solo a mitizzare in modo sbagliato Nikola Tesla.

Fatta questa premessa, torniamo a parlare di questo raggio della morte.

Anche in questo caso, i primi studi a riguardo sono effettivamente di Tesla e, anche in questo contesto, in rete si e’ creata un’aura di mistero del tutto fuori luogo.

Abbiamo gia’ detto di cosa sarebbe capace questo raggio della morte, cerchiamo di capire quali sono le prove scientifiche portate dai vari siti complottisti a riguardo e se veramente queste conseguenze sono possibili.

Come potete facilmente immaginare, secondo questa concezione, il sistema Haarp sarebbe proprio la pistola in grado di sparare questo raggio della morte. Cerchiamo dunque di capire quali sono le verita’ scientifiche portate come prova dai tanti siti che parlano di queste applicazioni.

In questo articolo:

Haarp e terremoti indotti?

abbiamo gia’ smentito la possibilita’ che il sistema Haarp possa essere utilizzato per innescare terremoti o per cambiare i valori del campo magnetico terrestre.

Accanto a queste bufale, trovate altre due ipotesi di utilizzo del raggio della morte alquanto curiose: l’episodio di Tunguska e la scomparsa dell’isola di Bermeja.

Andiamo con ordine e cerchiamo di capire.

Alberi abbattuti a Tunguska

Alberi abbattuti a Tunguska

Il 30 giugno 1908 a Tunguska, localita’ della Siberia, una violenta esplosione si verifico’ intorno alle 7 del mattino. L’onda d’urto fu talmente grande da abbattere 60 milioni di alberi su una superficie di 2000 Km quadrati di Tundra. Il rumore dell’esplosione venne avvertito fino a 1000 km di distanza.

Bene, secondo le fonti internet, questa esplosione venne provocata proprio da Tesla che stava conducendo un esperimento sul raggio della morte e lo invio’ in direzione della Siberia.

Ovviamente capite bene l’assurdita’ di questa affermazione. Non vi e’ assolutamente nessuna prova scientifica a sostegno di questa ipotesi. Come forse molti di voi gia’ sanno, l’ipotesi piu’ probabile per l’evento di Tunguska e’ quella di un asteroide caduto sulla Terra. Nel corso del XX secolo, diverse spedizioni sono state fatte in Siberia per cercare di determinare il punto preciso dell’impatto e il cratere formato dall’asteroide. In particolare, l’ultima spedizione, organizzata dall’universita’ di Bologna e che comprende esperti in diverse discipline, ha fatto uno studio molto dettagliato della zona vedendo in particolare la distribuzione della ricrescita degli alberi e gli anelli di accrescimento dei tronchi. Da questo studio si e’ determinato, con buona esattezza, che il punto preciso dello scontro con l’asteroide dovrebbe essere nel lago Cheko. In particolare, il fondo del lago e’ conico e si sarebbe formato proprio in seguito all’impatto con questo corpo. A riprova di questo, le carte dei primi del ‘900 non riporterebbero nessun lago in quella zona, proprio a dimostrare la formazione dello specchio d’acqua a seguito dello scontro.

L’altro esempio molto citato in rete per l’applicazione del raggio della morte, sarebbe invece la scomparsa dell’isola di Bermeja nel golfo del Messico. Cosa significa “scomparsa di un isola”?

Una mappa del 1846 con l'isola di Bermeja

Una mappa del 1846 con l’isola di Bermeja

Diverse mappe, fino al XIX secolo, riportano la presenza di questa isola nel golfo del Messico vicino al famoso triangolo delle Bermude. Oggi pero’ di questa isola non si ha traccia. Con questo intendo che molte spedizioni sono andate nella zona indicata dalle carte senza trovare assolutamente nessuna traccia dell’isolotto. Che fine ha fatto quest’isola? In questo contesto, vi viene detto che proprio un esperimento di Haarp sarebbe stato condotto in quella zona sparando questo famoso raggio della morte. L’effetto di questo fascio sarebbe talmente potente da aver disintegrato l’isolotto o anche, secondo ipotesi ancora piu’ fantasiose, averlo spedito in una dimensione parallela.

E’ possibile che sia colpa di Haarp? Assolutamente no! Vi spiego anche il perche’ facendo una rapida considerazione. Gia’ nel 1997 una spedizione fatta dall’Universita’ Autonoma del Messico aveva invano cercato questa isola. Bene, nel 1997 Haarp non era ancora in funzione dal momento che l’installazione completa a piena potenza e’ stata finita solo nel 2007. Come e’ possibile che una cosa che ancora non esisteva abbia fatto scomparire un’isola? Per rispondere subito ad eventuali accuse, i primi prototipi di Haarp, risalenti al 1994, avevano a disposizione solo un numero molto limitato di antenne con la possibilita’ di dimostrare la fattibilita’ del progetto.

Capite bene l’assurdita’ anche di queste affermazioni. Per completezza, vi dico anche che la storia di Bermeja e’ un classico nella teoria del complotto. Come detto sopra, questo isolotto dovrebbe trovarsi molto vicino alla zona del famoso triangolo delle Bermude. La scomparsa dell’isola viene molto spesso utilizzata anche come prova che qualcosa di misterioso ci sia sotto questo fazzoletto di mare. Come vedete, e’ una storia per tutte le stagioni e per tutte le teorie che volete confermare.

Il motivo vero per cui l’isola di Bermeja non esiste piu’, in realta’ non e’ ancora noto. Ci sono diverse ipotesi che vengono fatte a riguardo. La prima e’ che ci sia un errore sulle mappe fatte fino al XIX secolo. Personalmente trovo questa ipotesi assurda, dal momento che diverse mappe, fatte in periodi differenti, da cartografi diversi, riportano la presenza di questa isola piu’ o meno sempre nella stessa posizione. Altra ipotesi e’ che l’isola sia stata sommersa a causa dell’innalzamento del livello del mare. Questa ipotesi potrebbe essere verosimile, ma sarebbe interessante capire l’altitudine massima dell’isola per capire di quanto si sarebbe innalzato il livello delle acque. Ulteriore ipotesi, forse piu’ probabile, vedrebbe invece uno sprofondamento dell’isola a causa di un cedimento strutturale o comunque un inabissamento dovuto a fenomeni tellurici nella zona.

Esiste anche un’ultima ipotesi che vi accenno, ma solo per rimanere in ambito complottista. Secondo alcune fonti, l’isola sarebbe stata distrutta dalla CIA per ampliare la zona di mare degli Stati Uniti. Il motivo di questo sarebbe proprio il fatto che l’isola segnerebbe il confine tra lo spazio di mare messicano e quello statunitense. In questo caso, la distruzione dell’isola sarebbe stata necessaria solo per spostare il confine territoriale tra i due paesi. Capite bene che su questa ipotesi non ci sono assolutamente prove ne’ scientifiche ne’ tantomeno politiche, ma solo fantasiose teorie complottiste.

Concludendo, le presunte prove portate a sostegno dell’utilizzo del raggio della morte, sono del tutto costruite a tavolino e assolutamente senza alcun riscontro scientifico. In particolare, la scomparsa dell’isola di Bermeja la trovate in diverse teorie del complotto utilizzata per sostenere l’ipotesi che fa piu’ comodo in base al contesto. Non fatevi confondere da tante notizie buttate li’ solo per aggiungere carne al fuoco o mistero al racconto. Sfruttate la rete internet nel migliore dei modi, confrontando diverse notizie e cercando sempre di informarvi autonomamente.

 

 

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