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Ebola, la nuova goduria complottista ….. attenzione però!

17 Ago

Tante volte lo abbiamo detto, i nostri amici complottisti negli ultimi tempi erano giù di morale. E’ vero che c’è ancora chi la spara grossa su Nibiru, comete varie, asteroidi, Maya, ecc., ma ormai non sono tanti quelli che ancora ci credono. Questo apparente “medioevo complottista” era però un periodo transitorio, un’incubatrice dove le idee erano in attesa di venire fuori attendendo la prossima occasione ghiotta. Purtroppo, per tanti buoni motivi che ora vedremo, questa occasione è arrivata e si chiama “ebola”.

Non credo di dire nula di nuovo dicendo che, in questi giorni più che mai, la nuova psicosi è rappresentata da un’epidemia di questo temibile virus che molti temono possa arrivare in Italia.

Prima affermazione importante che è doveroso fare e che più avanti contestualizzeremo in modo opportuno: non c’è nessun caso di Ebola in Italia. Ripeto: “nessuno” in nessun luogo del nostro paese.

Ma cerchiamo, come nostra abitudine, di andare con ordine e capire in dettaglio l’origine, la situazione e gli ipotetici sviluppi futuri di quella che potrebbe rappresentare una bomba sanitaria mondiale.

Come noto, diversi paesi dell’Africa, tra cui Guinea, Sierra Leone e Liberia, sono da diversi mesi alla prese con l’epidemia di Ebola che ha già fatto registrare decine di vittime e un numero sempre crescente di contagiati.

Come è nata questa epidemia?

Solo in questi giorni si è riusciti ad identificare quello che, in gergo medico, viene definito caso zero. Il primo ad aver contratto questo virus è stato un bambino di 2 anni nella Guinea, deceduto il 6 dicembre 2013. L’infezione di ebola è molto devastante a livello fisico perchè si presenta con febbre alta, diarrea, vomito e, nel 90% dei casi, 100% se non gestita adeguatamente, porta alla morte nel giro di pochi giorni. Come è ovvio, anche perchè si tratta del primo caso, i componenti della famiglia del bambino in questione si ammalarono molto velocemente. Piccola parentesi, il contagio di ebola avviene solo ed esclusivamente attraverso il contatto dei fluidi corporei. Nel giro di una settimana, sono morte la mamma, la sorella e la nonna del bambino in questione. Proprio al funerale della nonna, erano presenti due persone che vennero contagiate e portarono il virus nei loro rispettivi villaggi. Qui, un infermiere che era venuto a contatto con il malato, venne a sua volta contagiato. In un paese come la Guinea in cui il sistema nazionale molto spesso si riduce ad un solo infermiere che si occupa di diverse comunità di persone, potete capire cosa sia accaduto.

Nel giro di pochi mesi, quando finalmente l’epidemia venne riconosciuta e compresa, si registravano già decine di casi in diversi villaggi della Guinea e primi casi erano già presenti in Liberia e Sierra Leone. Da qui in poi, potete capire come questo fenomeno sia cresciuto praticamente in modo esponenziale.

Ad oggi, vengono registrati anche alcuni sporadici casi in Nigeria ma non ci sono ulteriori conferme di persone contagiate dall’ebola in nessun altro paese. Come noto, tutte le voci riguardanti casi in USA, Canada, Hong Kong, Arabia Saudita e, come anticipato, Italia e Germania, si sono rivelati dei falsi perchè bufale o perchè smentiti da analisi di laboratorio prontamente eseguite.

Capita l’origine, l’evoluzione e lo stato attuale della situazione ebola, torniamo ai nostri amici complottisti. Come anticipato, non potevano certo farsi sfuggire questa occasione d’oro. Se avate avuto modo di leggere gli articoli pubblicati da queste “testate”, spero vivamente vi siate fatti quattro risate senza lasciarvi prendere dal panico.

Andiamo con ordine. Di certo, non poteva mancare chi ha attribuito l’epidemia di ebola al volere del solito Nuovo Ordine Mondiale per sterminare metà della popolazione mondiale. Al solito, non fraintendete, non è mia intenzione prendere spunto da una situazione globale drammatica che sta mietendo vittime. Questa è l’intenzione di coloro di cui stiamo parlando e sui quali la gente deve sapere la verità. Oltre al motivo del contagio, c’è invece chi ricama sulla tipologia di malattia. Quella in corso non sarebbe assolutamnete un’epidemia di ebola, ma di Morgellons. Esatto, avete capito proprio bene. Secondo alcuni siti, l’epidemia in corso sarebbe di questa inventata malattia di cui abbiamo parlato in questo apposito post:

Il morbo di Morgellons

Perchè? Anche questo è molto prevedibile. Loro sono anni che accusano i governi di spargere veleni attraverso le scie chimiche e ora sono arrivate le conseguenze. Le persone sarebbero state “avvelenate” a seguito del contagio con gli inquinanti sparsi mediante aerosol atmosferico. Piccola parentesi riflessiva: non mi sembra che fino ad oggi qualcuno abbia mai parlato di scie chimiche in Africa, eppure il contagio è iniziato li. Va bene, non facciamo i precisini, si sa, le scie chimiche vanno un pò ovunque.

Detto questo, esiste un problema reale per l’Italia? Purtroppo, anche se ripeto ad oggi non ci sono stati casi nel nostro paese, come tutti sanno, esiste il problema reale e e conosciuto dei continui sbarchi nel nostro paese di parte di migranti provenienti dai paesi africani. Ora, non è questa la sede per affrontare un discorso relativo agli sbarchi, è giusto, è sbagliato, vanno fermati, Renzi, Alfano, Mare Nostrum, ecc.. Nonostante questo, dati i continui flussi migratori, è ovviamente richiesta, ed è ovviamente stata attuata, una politica sanitaria di emergenza per scongiurare che l’epidemia si estenda anche all’Europa.

A questo punto vi chiederete: perchè nel titolo del post ho scritto “attenzione però?” Molto semplice, come forse avrete avuto modo di leggere, e come discusso poche righe fa, i complottisti non si sono lasciati sfuggire la ghiotta occasione dell’ebola. A volte, però, si esagera.

Cosa intendo?

Sui social network è circolata nei giorni scorsi la notizia secondo la quale a Lampedusa ci sarebbero diversi casi, chi parla di unità chi di decine, di ebola. Neanche a dirlo, i contagiati sarebbero immigrati sbarcati sulle coste della nostra isola e il contagio si sarebbe già esteso al personale dei centri di prima accoglienza. In tutta questa favola, non poteva certo mancare il carico: il governo, in accordo con l’Europa, è a conoscenza del problema, ma non vuole informare la popolazione. Il motivo? Sempre perchè il tutto fa parte del progetto di sterminio della popolazione oppure per non creare panico o, ancora, perchè si sta sottovalutando il problema.

Cosa c’è di vero in tutto questo? Assolutamente nulla.

Il particolare che però rende diversa questa bufala lanciata sui social network dalle altre è che questa volta siamo di fronte ad un caso di sicurezza nazionale. Questo “dettaglio” ha comportato la rapida risposta da parte delle autorità che, mediante la polizia postale, hanno già identificato l’autore della falsa notizia. Il tizio in questione è stato ovviamente denunciato con accuse molto gravi e di mezzo c’è anche l’associazione degli albergatori di Lampedusa che si è costituita parte civile nel processo. Perchè? Molto semplice. La notizia circolata sulla rete è divenuta subito virale e, dopo averla letta, molti turisiti hanno disdetto la loro pronatazione sull’isola per paura del contagio. Come potete facilmente capire, l’economia di Lampedusa, da sempre basata sul turismo, si trova in una fase estremamente delicata proprio a causa dei continui sbarchi di migranti. La falsa notizia fatta circolare ha dato il colpo di grazia al turismo atteso per questa stagione. Risultato? L’associazione degli albergatori ha chiesto al simpatico bufalaro un risarcimento di dieci milioni di euro! Ovviamente ci sarà da attendere il processo per vedere come la cosa andrà a finire ma, per il momento, questa richiesta segna una svolta molto importante per le continue bufale che circolano in rete.

Cari amici complottisti, pensate bene a quello che scrivete e dite. Oltre a creare psicosi collettive, molto spesso le vostre pseudo-notizie creano danni incalcolabili e che, prima o poi, come in questo caso, qualcuno vi chiederà di pagare!

 

Psicosi 2012. Le risposte della scienza”, un libro di divulgazione della scienza accessibile a tutti e scritto per tutti. Matteo Martini, Armando Curcio Editore.

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Aerei: come fanno a volare e sicurezza

13 Nov

Attraverso i commenti del  blog, un nostro caro lettore ci ha fatto una domanda, a suo dire, apparentemente molto semplice ma che, come potete verificare molto facilmente, genera tantissima confusione. In sintesi la domanda e’ questa: perche’ si dice che volare in aereo e’ cosi sicuro?

Per poter rispondere a questa domanda, si devono ovviamente scartabellare i numeri ufficiali degli incidenti aerei. Questo ci consente di poter verificare la probabilita’ di un incidente aereo rapportato, ad esempio, a quelli ben piu’ noti automobilistici. Partendo da questa domanda, mi sono pero’ chiesto qualcosa in piu’: sappiamo veramente perche’ gli aerei riescono a volare? Anche questa potrebbe sembrare una domanda molto semplice. Si tratta di una tecnologia conosciuta da diversi decenni eppure, incredibile ma vero, non tutti sanno perche’ questi enormi oggetti riescono a stare in aria. Facendo un giro su internet, ho scoperto come anche molti siti di divulgazione della scienza fanno delle omissioni o dicono cose formalmente sbagliate.

Detto questo, credo sia interessante affrontare un discorso piu’ ampio prima di poter arrivare a rispondere alla domanda sugli incidenti aerei.

Partiamo dalle basi, come sapete ruolo fondamentale nel volo aereo e’ quello delle ali. Mentre il motore spinge in avanti l’apparecchio, le ali hanno la funzione di far volare l’aereo. Ora, per poter restare in quota, o meglio per salire, senza dover parlare di fisica avanzata, c’e’ bisogno di una forza che spinga l’aereo verso l’alto e che sia maggiore, o al limite uguale per rimanere alle stessa altezza, del peso dell’aereo stesso.

Come fanno le ali ad offrire questa spinta verso l’alto?

Forze agenti sull'ala durante il volo

Forze agenti sull’ala durante il volo

Tutto il gioco sta nel considerare l’aria che scorre intorno all’ala. Vediamo la figura a lato per capire meglio. L’aria arriva con una certa velocita’ sull’ala, attenzione questo non significa che c’e’ vento con questa velocita’ ma, pensando al moto relativo dell’aereo rispetto al suolo, questa e’ in prima approssimazione la velocita’ stessa con cui si sta spostando l’aereo. Abbiamo poi il peso dell’aereo che ovviamente e’ rappresentato da una forza che spinge verso il basso. D e’ invece la resistenza offerta dall’ala. Vettorialmente, si stabilisce una forza L, detta “portanza”, che spinge l’aereo verso l’alto.

Perche’ si ha questa forza?

Come anticipato, il segreto e’ nell’ala, per la precisione nel profilo che viene adottato per questa parte dell’aereo. Se provate a leggere la maggiorparte dei siti divulgativi, troverete scritto che la forza di portanza e’ dovuta al teorema di Bernoulli e alla differenza di velocita’ tra l’aria che scorre sopra e sotto l’ala. Che significa? Semplicemente, l’ala ha una forma diversa nella parte superiore, convessa, e inferiore, quasi piatta. Mentre l’aereo si sposta taglia, come si suole dire, l’aria che verra’ spinta sopra e sotto. La differenza di forma fa si che l’aria scorra piu’ velocemente sopra che sotto. Questo implica una pressione maggiore nella parte inferiore e dunque una spinta verso l’alto. Per farvi capire meglio, vi mostro questa immagine:

Percorso dell'aria lungo il profilo alare

Percorso dell’aria lungo il profilo alare

Come trovate scritto in molti siti, l’aria si divide a causa del passaggio dell’aereo in due parti. Vista la differenza di percorso tra sopra e sotto, affinche’ l’aria possa ricongiungersi alla fine dell’ala, il fluido che scorre nella parte superiore avra’ una velocita’ maggiore. Questo crea, per il teorema di Bernoulli, la differenza di pressione e quindi la forza verso l’alto che fa salire l’aereo.

Spiegazione elegante, semplice, comprensibile ma, purtroppo, fortemente incompleta.

Perche’ dico questo?

Proviamo a ragionare. Tutti sappiamo come vola un aereo. Ora, anche se gli aerei di linea non lo fanno per ovvi motivi, esistono apparecchi acrobatici che possono volare a testa in giu’. Se fosse vero il discorso fatto, il profilo dell’ala in questo caso fornirebbe una spinta verso il basso e sarebbe impossibile rimanere in aria.

Cosa c’e’ di sbagliato?

In realta’ non e’ giusto parlare di spiegazione sbagliata ma piuttosto bisogna dire che quella data e’ fortemente semplificata e presenta, molto banalmente come visto, controesempi in cui non e’ applicabile.

Ripensiamo a quanto detto: l’aria scorre sopra e sotto a velocita’ diversa e crea la differenza di pressione. Chi ci dice pero’ che l’aria passi cosi’ linearmente lungo l’ala? Ma, soprattutto, perche’ l’aria dovrebbe rimanere incollata all’ala lungo tutto il percorso?

La risposta a queste domande ci porta alla reale spiegazione del volo aereo.

L'effetto Coanda sperimentato con un cucchiaino

L’effetto Coanda sperimentato con un cucchiaino

Prima di tutto, per capire perche’ l’aria rimane attaccata si deve considerare il profilo aerodinamico e il cosiddetto effetto Coanda. Senza entrare troppo nella fisica, questo effetto puo’ semplicemente essere visualizzato mettendo un cucchiaino sotto un lieve flusso d’acqua. Come sappiamo bene, si verifica quello che e’ riportato in figura. L’acqua, che cosi’ come l’aria e’ un fluido, scorre fino ad un certo punto lungo il profilo del metallo per poi uscirne. Questo e’ l’effetto Coanda ed e’ quello che fa si che l’aria scorra lungo il profilo alare. Questo pero’ non e’ ancora sufficiente.

Nella spiegazione del volo utilizzando il teorema di Bernoulli, si suppone che il moto dell’aria lungo l’ala sia laminare, cioe’, detto in modo improprio, “lineare” lungo l’ala. In realta’ questo non e’ vero, anzi, un moto turbolento, soprattutto nella parte superiore, consente all’aria di rimanere maggiormente attaccata evitando cosi’ lo stallo, cioe’ il distaccamento e la successiva diminuzione della spinta di portanza verso l’alto.

In realta’, quello che avviene e’ che il moto dell’aria lungo il profilo compie una traiettoria estremamente complicata e che puo’ essere descritta attraverso le cosiddette equazioni di Navier-Stokes. Bene, allora scriviamo queste equazioni, risolviamole e capiamo come si determina la portanza. Semplice a dire, quasi impossibile da fare in molti sistemi.

Cosa significa?

Le equazioni di Navier-Stokes, che determinano il moto dei fluidi, sono estremamente complicate e nella maggior parte dei casi non risolvibili esattamente. Aspettate un attimo, abbiamo appena affermato che un aereo vola grazie a delle equazioni che non sappiamo risolvere? Allora ha ragione il lettore nel chiedere se e’ veramente sicuro viaggiare in aereo, praticamente stiamo dicendo che vola ma non sappiamo il perche’!

Ovviamente le cose non stanno cosi’, se non in parte. Dal punto di vista matematico e’ impossibile risolvere “esattamente” le equazioni di Navier-Stokes ma possiamo fare delle semplificazioni aiutandoci con la pratica. Per poter risolvere anche in modo approssimato queste equazioni e’ necessario disporre di computer molto potenti in grado di implementare approssimazioni successive. Un grande aiuto viene dalla sperimentazione che ci consente di determinare parametri e semplificare cosi’ la trattazione matematica. Proprio in virtu’ di questo, diviene fondamentale la galleria del vento in cui vengono provati i diversi profili alari. Senza queste prove sperimentali, sarebbe impossibile determinare matematicamente il moto dell’aria intorno al profilo scelto.

In soldoni, e senza entrare nella trattazione formale, quello che avviene e’ il cosiddetto “downwash” dell’aria. Quando il fluido passa sotto l’ala, viene spinto verso il basso determinando una forza verso l’alto dell’aereo. Se volete, questo e’ esattamente lo stesso effetto che consente agli elicotteri di volare. In quest’ultimo caso pero’, il downwash e’ determinato direttamente dal moto dell’elica.

Detto questo, abbiamo capito come un aereo riesce a volare. Come visto, il profilo dell’ala e’ un parametro molto importante e, ovviamente, non viene scelto in base ai gusti personali, ma in base ai parametri fisici del velivolo e del tipo di volo da effettuare. In particolare, per poter mordere meglio l’aria, piccoli velivoli lenti hanno ali perfettamente ortogonali alla fusoliera. Aerei di linea piu’ grandi hanno ali con angoli maggiori. Al contrario, come sappiamo bene, esistono caccia militari pensati per il volo supersonico che possono variare l’angolo dell’ala. Il motivo di questo e’ semplice, durante il decollo, l’atterraggio o a velocita’ minori, un’ala ortogonale offre meno resitenza. Al contrario, in prossimita’ della velocita’ del suono, avere ali piu’ angolate consente di ridurre al minimo l’attrito viscoso del fluido.

Ultimo appunto, i flap e le altre variazioni di superficie dell’ala servono proprio ad aumentare, diminuire o modificare intensita’ e direzione della portanza dell’aereo. Come sappiamo, e come e’ facile immaginare alla luce della spiegazione data, molto importante e’ il ruolo di questi dispositivi nelle fasi di decollo, atterraggio o cambio quota di un aereo.

In soldoni dunque, e senza entrare in inutili quanto disarmanti dettagli matematici, queste sono le basi del volo.

Detto questo, cerchiamo di capire quanto e’ sicuro volare. Sicuramente, e come anticipato all’inizio dell’articolo, avrete gia’ sentito molte volte dire: l’aereo e’ piu’ sicuro della macchina. Questo e’ ovviamente vero, se consideriamo il numero di incidenti aerei all’anno questo e’ infinitamente minore di quello degli incidenti automobilistici. Ovviamente, nel secondo caso mi sto riferendo solo ai casi mortali.

Cerchiamo di dare qualche numero. In questo caso ci viene in aiuto wikipedia con una pagina dedicata proprio alle statistiche degli incidenti aerei:

Wiki, incidenti aerei

Come potete leggere, in media negli ultimi anni ci sono stati circa 25 incidenti aerei all’anno, che corrispondono approssimativamente ad un migliaio di vittime. Questo numero puo’ oscillare anche del 50%, come nel caso del 2005 in cui ci sono state 1454 vittime o nel 2001 in cui gli attentati delle torri gemelle hanno fatto salire il numero. La maggiorparte degli incidenti aerei sono avvenuti in condizioni di meteo molto particolari o in fase di atterraggio. Nel 75% degli incidenti avvenuti in questa fase, gli aerei coinvolti non erano dotati di un sistema GPWS, cioe’ di un sistema di controllo elettronico di prossimita’ al suolo. Cosa significa? Un normale GPS fornisce la posizione in funzione di latitudine e longitudine. Poiche’ siamo nello spazio, manca dunque una coordinata, cioe’ la quota a cui l’oggetto monitorato si trova. Il compito del GPWS e’ proprio quello di fornire un sistema di allarme se la distanza dal suolo scende sotto un certo valore. La statistica del 75% e’ relativa agli incidenti avvenuti tra il 1988 e il 1994. Oggi, la maggior parte degli aerei civili e’ dotato di questo sistema.

Solo per concludere, sempre in termini statistici, e’ interessante ragionare, in caso di incidente, quali siano i posti lungo la fusoliera piu’ sicuri. Attenzione, prendete ovviamente questi numeri con le pinze. Se pensiamo ad un aereo che esplode in volo o che precipita da alta quota, e’ quasi assurdo pensare a posti “piu’ sicuri”. Detto questo, le statistiche sugli incidenti offrono anche una distribuzione delle probabilita’ di sopravvivenza per i vari posti dell’aereo.

Guardiamo questa immagine:

Statistiche della probabilita' di sopravvivenza in caso di incidente aereo

Statistiche della probabilita’ di sopravvivenza in caso di incidente aereo

Come vedete, i posti piu’ sicuri sono quelli a prua, cioe’ quelli piu’ vicini alla cabina di pilotaggio ma esiste anche una distribuzione con picco di sicurezza nelle file centrali vicino alle uscite di emergenza. Dal momento che, ovviamente in modo grottesco, i posti a prua sono quelli della prima classe, il fatto di avere posti sicuri anche dietro consente di offrire una minima ancora di salvataggio anche ad i passeggeri della classe economica.

Concudendo, abbiamo visto come un aereo riesce a volare. Parlare solo ed esclusivamente di Bernoulli e’ molto riduttivo anche se consente di capire intuitivamente il principio del volo. Questa assunzione pero’, presenta dei casi molto comuni in cui non e’ applicabile. Per quanto riguarda le statistiche degli incidenti, l’aereo resta uno dei mezzi piu’ sicuri soprattutto se viene confrontato con l’automobile. Come visto, ci sono poi dei posti che, per via della struttura ingegneristica dell’aereo, risultano statisticamente piu’ sicuri con una maggiore probabilita’ di sopravvivena in caso di incidente.

 

Psicosi 2012. Le risposte della scienza”, un libro di divulgazione della scienza accessibile a tutti e scritto per tutti. Matteo Martini, Armando Curcio Editore.

Marte: pietra che rotola o misterioso Yeti?

17 Giu

In questi giorni, molti siti catastrofisti si stanno sbizzarrendo parlando nuovamente di Marte. Come sapete bene, visto anche il grande numero di sonde in orbita e sulla superficie, ci sono tante persone che passano le giornate a sfogliare le foto rese pubbliche dalla NASA per trovare un’evidenza di qualcosa di anomalo sul pianeta rosso. In tal senso, nei mesi scorsi, in rete ci hanno deliziato con tantissime osservazioni fatte su Marte: una moneta, un topo, monoliti, villaggi abbandonati. Ovviamente la fantasia galoppa sempre troppo velocemente.

Questa volta poi, devo dire che si sono veramente superati.

Come anticipato, si sta molto discutendo sulla rete riguardo a delle nuove foto che mostrerebbero delle tracce lasciate sul terreno marziano da pietre che hanno rotolato. Ora, se questo avvenisse sulla Terra, nessuno salterebbe dalla sedia, ma avere una pietra che misteriosamente rotola su Marte e’ una notizia diversa.

Eccovi una delle tante foto che trovate:

Una delle foto della superficie di Marte con l'evidenza del solco

Una delle foto della superficie di Marte con l’evidenza del solco

Come vedete, si vede una lunga scia sul terreno, lasciata da quella che potrebbe essere stata una pietra che improvvisamente si sia messa a rotolare. Perche’ questo sarebbe avvenuto? Come potete facilmente immaginare, si e’ subito iniziato a parlare di forme di vita sul pianeta rosso. Addirittura, e purtroppo non sto scherzando, uno dei piu’ seguiti siti complottisti italiani ha parlato di un misterioso Yeti che vivrebbe su Marte. Ecco un estratto del loro articolo:

Alcuni ricercatori e appassionati dicono che si possa trattare delle tracce di una creatura aliena sconosciuta, come un ‘yeti marziano’.

Alcuni ricercatori? Ma dico, stiamo scherzando? Leggendo notizie di questo tipo, mi sorprende veramente come siti di questo tipo possano essere cosi’ seguiti. Ma, a volte, purtroppo, de gustibus non disputandum est.

Cosa ha lasciato questi solchi?

In realta’, la risposta e’ piu’ semplice, ma non meno affascinante, di quella data. Questa strane scie che si vedono sulla superficie di Marte sono lasciate dai cosiddetti “Dust Devil”. Questi altro non sono che turbini di sabbia che si formano sul pianeta e di cui avevamo parlato in questo articolo precedente:

Tornando di Fuoco in Australia

Come visto, si tratta di fenomeni conosciuti anche sulla Terra e che si formano a causa del gradiente termico che tende a creare piccoli turbini di sabbia e polvere. Il meccanismo di formazione e’ estremamente semplice come riportato anche nell’articolo precedente:

Meccanismo di formazione di un Dust Devil

Meccanismo di formazione di un Dust Devil

In tal senso, i dust devil sono molto diversi dai tornado dal momento che questi fenomeni possono avvenire anche in condizioni di cielo perfettamente sereno ed in assenza di nubi.

Ora, i dust devil sono un fenomeno noto e molto frequente anche su Marte. Esistono diverse prove catturate proprio dalle sonde sulla superficie del pianeta, che mostrano il passaggio di questi diavoli di sabbia.

Questa e’ una sequenza di immagini catturate da Spirit nel 2005 e che mostra proprio per intero il passaggio del turbine:

Un dust devil osservato in diretta sulla superficie marziana

Un dust devil osservato in diretta sulla superficie marziana

Se la sequenza non dovesse essere visibile,basta cliccare per vederla.

Dagli archivi NASA trovate anche altre immagini, tipo questa:

Un dust devil che procede non in linea retta

Un dust devil che procede non in linea retta

che addirittura mostrano l’avanzare di un dust devil non in linea retta, ma seguendo una sorta di traiettoria a serpentina.

A questo punto, e’ ovvio come guardando dall’alto la superficie di Marte, si possano trovare con estrema facilita’ i segni lasciati dal passaggio di questi turbini.

Concludendo, i dust devil sono un fenomeno molto noto su Marte e di cui esistono prove fotografiche dirette. Detto questo, e’ del tutto comprensibile vedere segni sulla superficie lasciati dal passaggio di questi turbini. Quello che invece trovo assurdo, anzi scusatemi trovo assurde due cose correlate tra loro, la prima e’ che ci siano siti internet che parlino di Yeti su Marte, mentre la seconda e’ che di fronte all’assurdita’ di queste affermazioni, ci siano tante persone che discutono di questa affermazione. Quest’ultimo punto e’ quello che mi fa maggiormente riflettere!

 

Psicosi 2012. Le risposte della scienza”, un libro di divulgazione della scienza accessibile a tutti e scritto per tutti. Matteo Martini, Armando Curcio Editore.

Le previsioni del tempo

20 Gen

Molto spesso mi viene chiesto come sono fatte le previsioni del tempo. In questi ultimi giorni poi, l’argomento e’ molto di moda anche grazie ai continui annunci di copiose nevicate, ad esempio su Roma, che pero’ ancora non si sono viste.

Cerchiamo di fare un po’ di ordine ma soprattutto di capire quale e quanto lavoro c’e’ dietro quelle previsioni fatte a 1, 2, 3 giorni o, a volte, anche a mesi di distanza.

Al giorno d’oggi, le previsioni del tempo si basano su equazioni numeriche in grado di descrivere i complessi movimenti delle masse d’aria nel mondo, ma soprattutto nell’evoluzione temporale di questi parametri. In soldoni, la fisica vi descrive il movimento di queste masse d’aria e, misurando i parametri in questo momento, viene costruita una simulazione che cerca di fornire la situazione che si avra’ a distanza di tempo.

Meteo

Fate subito attenzione ad una cosa. Come detto, vengono presi i parametri atmosferci ad un certo istante e da questi viene costruita la modellizzazione nel tempo del meteo. Capite subito che tanto piu’ vicina sara’ la previsione richiesta, tanto piu’ affidabile sara’ il risultato fornito.

Per capire questo fondamentale limite, vi faccio un esempio molto facile. Immaginate di vedere una persona che cammina per strada e di voler simulare come cambiera’ nel tempo la sua posizione. L’istante iniziale e’ quello in cui osservate la persona. Ora, immaginando di vedere la persona che sta camminando con una certa velocita’ in una direzione potete dire, senza continuare a guardarla, che dopo 10 secondi sara’ arrivata in quest’altra posizione, dopo 20 secondi in quest’altra, e cosi’ via. Dove sara’ la persona dopo 3 ore? Assolutamente non siete in grado di dare questa risposta perche’ il vostro modello, basato solo sull’osservazione della direzione della persona ad un certo istante, non riesce a rispondere a questa domanda (la persona potrebbe essersi fermata, essere arrivata ad un bivio, potrebbe essere tornata indietro, ecc).

Le previsioni del tempo funzionano piu’ o meno in questo modo. I modelli ovviamente sono molto complessi dal momento che devono descrivere il movimento nel tempo delle enormi masse d’aria circolanti sul nostro pianeta.

La raccolta dei dati per le previsioni atmosferiche viene fatta utilizzando stazioni a terra, palloni sonda e satelliti metereologici. Le informazioni raccolte vengono poi inviate ed analizzate mediante potenti supercomputer in grado non di risolvere le equazioni del modello, ma di dare la risposta piu’ probabile, cioe’ la situazione del tempo ad una certa data.

A questo punto la domanda e’: quali sono i parametri che vengono misurati e perche’ le previsioni a volte sbagliano?

Mentre la prima risposta e’ abbastanza semplice ed intuibile per tutti, la seconda e’ una domanda un po’ piu’ complessa e che merita qualche considerazione aggiuntiva.

Riguardo ai parametri, come potete facilmente immaginare, si tratta di osservare le nuvole, la quantita’ di precipitazioni nel mondo, i gradienti di temperatura e pressione lungo l’atmosfera, i venti ma soprattutto di modellizzare i fenomeni meteorologici dal punto di vista fisico. Se due masse d’aria di temperatura diversa si scontrano, con quale probabilita’ si formeranno nuvole cariche di pioggia? Come vedete, in questo senso, il comportamento in atmosfera, e dunque la fisica, deve essere coniugato con i parametri osservati sul campo.

Partiamo dunque proprio dalla misure sul campo per capire l’affidabilita’ delle previsioni.

Prima di tutto, le osservazioni si basano su una griglia di misura che non copre in maniera adeguata tutta la superficie terrestre. Mentre i satelliti possono osservare praticamente tutto il mondo, le sonde in atmosfera, che forniscono i parametri ambientali, lasciano ampie aree scoperte. Con questo si intende che alcune zone della Terra non sono affatto sfiorate dalle misure. Dovendo trattare un sistema complesso come l’atmosfera, avere delle aree scoperte rappresenta sicuramente un limite. Inolre, l’atmosfera cambia i suoi parametri molto rapidamente, mentre per le previsioni i dati vengono letti ad intervalli regolari e, quindi, non con continuita’.

Sempre sulla stessa scia della griglia dei parametri, ad oggi ancora non e’ del tutto chiaro come la temperatura superficiale delle acque, cioe’ degli oceani, possa influire sul meteo. Come e’ facile immaginare, negli oceani possono essere presenti correnti a temperatura diversa ma e’ impensabile misurare in ogni punto dell’oceano la temperatura superficiale. A riprova di questo, basti pensare, ad esempio, al fenomeno del Nino o della Nina.

Ad oggi, l’affidabilita’ di una previsione a 24 ore e’ circa del 90%, mentre diviene dell’80% a distanza di 3 giorni. Questa stima scende rapidamente al 50% calcolando invece le previsioni ad una settimana. Praticamente, e’ come lanciare una monetina. Visti questi numeri, capite immediatamente come sia assurdo dare previsioni a 2 settimane, oppure sentir parlare ora di come sara’ il tempo quest’estate. Previsioni di questo tipo sono per scopi puramente commerciali e niente hanno a che vedere con la scienza.

Molto spesso, mi viene fatto l’esempio delle previsioni in formula 1. In un gran premio, se dicono che dopo 5 minuti iniziera’ a piovere, potete essere sicuri che accadra’. Perche’? Prima di tutto, si tratta di previsioni a brevissima scadenza, massimo a 30 minuti. Inoltre, si tratta di previsioni fatte in una zona ben precisa e circoscritta che riguarda l’area del circuito. In questo senso, l’attendibilita’ delle previsioni date arriva quasi a sfiorare il 100%.

A questo punto pero’ vorrei spezzare una lancia in favore della meteorologia per farvi capire le difficolta’ reali nell’elaborazione dei dati.

Credo che quasi tutti conoscano il cosiddetto “Effetto Farfalla”: Il battito di ali di una farfalla in Europa puo’ provocare un uragano negli Stati Uniti. Spesso viene raccontato utilizzando luoghi diversi, ma il senso e’ sempre lo stesso: basta un avvenimento minimo per cambiare irreparabilmente il futuro di qualcosa.

Da dove nasce l’effetto farfalla? Forse non tutti sanno che venne formulato proprio parlando di meteorologia.

Il supercomputer ENIAC del 1947

Il supercomputer ENIAC del 1947

Il primo che provo’ a calcolare previsioni meteo in maniera scientifica fu John Von Neumann utilizzando il piu’ potente Super Computer disponibile nel 1950, l’ENIAC. Si tratto’ del quarto computer realizzato nella storia ed in grado di fare calcoli che farebbero ridere un’odierna calcolatrice tascabile. Pensate che durante la cerimonia di inaugurazione, l’ENIAC lascio’ tutti a bocca aperta perche’ calcolo’ in un secondo il risultato di 97367 elevato alla 5000 causando un blackout in una vasta zona di Filadelfia. L’utilizzo principale di questo computer era per il calcolo balistico nel lancio dei missili, ma venne poi utilizzato anche per altri scopi, tra cui per le previsioni del tempo da Von Neumann.

Per darvi un’idea, dati i valori in ingresso, l’ENIAC era in grado di fornire in 24 ore, la previsione per le prossime 24 ore. Capite dunque l’inutilita’ di queste previsioni, arrivato il risultato bastava aprire la finestra per verificarlo, ma servi’ per spianare la strada ai moderni calcoli.

Cosa c’entrano l’ENIAC, Von Naumann e l’effetto farfalla con l’affidabilita’ delle previsioni del tempo?

Dalle previsioni di Von Neumann con l’ENIAC si evidenzio’ come modificando i parametri in ingresso di una quantita’ piccola a piacere, il risultato a distanza di 24 ore, poteva essere radicalmente diverso. Questo risultato venne poi ripreso da Lorenz che fu il primo a formulare l’effetto farfalla cosi’ come lo conosciamo oggi.

Analizzando questi risultati, capite bene quali siano le difficolta’ delle previsioni del tempo. Abbiamo a disposizione dati spesso incompleti, i parametri atmosferici possono cambiare repentinamente modificando completamente la situazione, una minima variazione dei parametri atmosferici puo’ cambiare radicalmente il risultato della previsione anche a breve termine.

Concludendo, la meterologia e’ una scienza molto complessa e non facilmente parametrizzabile mediante funzioni matematiche. Questo limite delle simulazioni e’ esattamente lo stesso di cui abbiamo parlato analizzando il calcolo della rotta di un asteroide. Anche in questo caso, una minima variazione delle condizioni al contorno del nostro problema possono modificare completamente il risultato. Proprio per questo motivo, in astrofisica cosi’ come in meteorologia e’ importante misurare in continuazione i dati ambientali.

Detto questo, se le previsioni a 2 settimane risultano sbagliate, la colpa e’ anche nostra che pretendiamo di avere qualcosa di non calcolabile. Se le previsioni ad un giorno sono sbagliate, pensate che forse c’e’ stata qualche farfalla di troppo.

 

 

 

Psicosi 2012. Le risposte della scienza”, un libro di divulgazione della scienza accessibile a tutti e scritto per tutti. Matteo Martini, Armando Curcio Editore.

Attenzione, caduta ghiaccio!

28 Dic

Oggi e’ successo un fatto apparentemente strano in Marocco. Stando a quanto riportato dai giornali, nella regione di Hrira un contadino avrebbe ritrovato nel suo campo un grosso blocco di ghiaccio proveniente dal cielo e che nella caduta avrebbe prodotto un piccolo cratere nel terreno. Il primo giornale che ha pubblicato la notizia e’ stato Euronews:

Marocco, caduta ghiaccio

Come potete leggere, si parla di un meteorite di ghiaccio proveniente niente poco di meno che dallo spazio. Inutile dirvi come sulla rete si sia scatenato il solito via vai di notizie catastrofiste. Secondo alcuni si tratta di un fatto straordinario e non spiegabile dalla scienza, secondo altri, si tratterebbe proprio di un segnale della natura che si sta ribellando all’uomo.

Una foto della criometeora caduta in Marocco

Una foto della criometeora caduta in Marocco

Prima di passare a conclusioni affrettate  cerchiamo di capire di cosa si tratta.

Prima di tutto c’e’ da dire che fenomeni di questo tipo sono gia’ accaduti in passato. L’origine di questo blocco di ghiaccio non e’ affatto spaziale.

Prima di andare oltre, capiamo subito questo punto. Se l’oggetto provenisse dallo spazio, nel passaggio con la nostra atmosfera subirebbe un forte attrito che aumenterebbe molto la sua temperatura. Poiche’ stiamo parlando di ghiaccio, capite bene che per arrivare a Terra con queste dimensioni, il diametro originale dovrebbe essere molto piu’ grande.

In realta’, questo fenomeno e’ di per se noto alla scienza e viene indicato con il nome di Magacriometeore. In passato, si confondevano questi blocchi di ghiaccio con chicchi di grandine. Successivamente pero’ si osservarono cadute di criometeore anche in assenza di nubi.

Come sappiamo bene, per avere grandine e’ necessario che siano presenti cumulonembi. Anche nel caso del Marocco, le fonti sono concordi che non erano presenti strutture temporalesche e che il cielo era completamente terso.

Se non e’ grandine, come si originano le criometeore?

La risposta a questa domanda non e’ completamente nota alla scienza. Ci siamo imbattuti in un fenomeno non ancora capito a fondo, ma sul quale ci sono diverse ipotesi possibili. La piu’ probabile tra queste, vedrebbe le criometeore formarsi nella tropopausa. La variazione repentina dei parametri ambientali, potrebbe causare la formazione di questi blocchi di ghiaccio che poi sotto l’azione della forza di gravita’ cadono a Terra. Secondo la meteorologia, questi fenomeni dovrebbero essere abbastanza frequenti, ma affinche’ il blocco riesca a raggiungere il terreno senza sciogliersi, il ghiaccio deve avere un peso abbastanza elevato.

In letteratura sono riportati diversi episodi di questo tipo. Fate pero’ attenzione ad una cosa. Il fenomeno delle megacriometeore non deve essere confuso con la caduta di blocchi di ghiaccio staccati dagli aerei di linea.

Cerchiamo di capire meglio questo punto.

A causa della basse temperature, possono formarsi blocchi di ghiaccio piu’ o meno estesi sulle ali degli aerei. Molto spesso, in fase di atterraggio, l’innalzamento della temperatura dovuta all’abbassamento di quota, puo’ far staccare questi blocchi che possono arrivare fino a terra. In questo contesto, molti episodi sono stati registrati infatti in zone vicine agli aeroporti e sottostanti le normali rotte commerciali.

Una delle differenze principali tra le criometeore e i blocchi provenienti dagli aerei e’ nel colore del ghiaccio. Mentre nel primo caso si tratta di ghiaccio “pulito” e bianco, nel secondo si evidenzia una colorazione bluastra dovuta ai disinfettanti e ai solventi utilizzati nella pulizia dei velivoli.

Tornando dunque alle criometeore, capite bene che anche questo nome e’ in realta’ improprio. Non si tratta di oggetti provenienti dallo spazio, ma dalla tropopausa. Il nome “meteore” venne inserito alle prime osservazioni del fenomeno dal momento che questi oggetti, a causa del cratere lasciato in terra, erano stati confusi con meteoriti.

Per quanto riguarda le dimensioni, sono stati trovati blocchi con pesi variabili tra il mezzo kilogrammo e i due quintali. Il caso piu’ eclatante e’ proprio di una criometeora rinvenuta in Brasile e dal peso di ben 220 Kg.

Per completezza, vi riporto anche qualche articolo di giornale degli anni passati, con esempi analoghi accaduti in Italia:

Repubblica 2007

Corriere 2008

Come potete facilmente immaginare, la caduta di un blocco di ghiaccio, se avviene in una zona popolata, puo’ causare danni materiali a macchine ed abitazioni, sperando ovviamente che non finisca sulla testa di un ignaro passante.

Concludendo, il fenomeno delle magacriometeore non e’ ancora del tutto spiegato dalla scienza. I punti fermi sono che non si tratta di fenomeni spaziali, ma molto probabilmente generati nella nostra tropopausa. Fenomeni analoghi a quello accaduto in Marocco sono stati registrati in diverse parti del mondo, anche negli anni passati. Dunque, nessun fatto straordinario e’ accaduto in Marocco e assolutamente non e’ da vedere come un segnale premonitore di qualcosa che potrebbe accadere.

 

 

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Misteriose sfere di luce

12 Set

Seguendo un commento ricevuto sul post:

Dove si trova il cerchio di Santena

vogliamo questa volta parlare di misteriose “sfere di luce” che molte persone giurano di aver visto e che sembrerebbero apparire, volteggiare in aria, anche a bassa quota, e poi scomparire in tempi dell’ordine di qualche decina di secondi.

Anche se non direttamente legato alle profezie sul 2012, questo tema e’ molto interessante dal momento che spesso si mette in relazione questo fenomeno con gli avvistamenti UFO e con i cerchi nel grano, argomenti di cui abbiamo spesso dibattuto in questo blog:

La fine del mondo e’ vicina, parola della CG

4 Agosto? Avete capito male!

Curiosity e gli UFO

21 Dicembre 2012: cerchi nel grano

Ancora sui cerchi nel grano

Nuovo cerchio, nuova data

In particolare, secondo alcune teorie, queste misteriose sfere di luce sarebbero proprio la causa (o forse dovremmo dire gli autori) dei cerchi nel grano e della loro improvvisa comparsa dalla sera alla mattina. Sulla rapidita’ di realizzazione e sull’origine dei cerchi, abbiamo parlato in dettaglio in questo post e nei commenti seguenti:

Come si realizza un cerchio nel grano

Nonostante questo, come detto in precedenza, molti testimoni sono pronti a giurare di aver visto formarsi improvvisamente una sfera luminosa volteggiante in aria e di averla vista dissolversi nel nulla cosi’ come si era formata. Alcuni affermano anche che la scomparsa fosse accompagnata da un forte odore di zolfo nell’aria.

Dal mio punto di vista, se ci sono cosi’ tante testimonianze, e vi invito a cercare in rete per quantificare, non e’ possibile ridurre il caso ad una allucinazione, anche perche’ questa non spiegherebbe l’odore di zolfo, ne tantomeno a tutte storie inventate e prive di fondamento.

La scienza in realta’ si interroga gia’ da tempo su questo genere di fenomeni che vengono detti: “sfere di luce”, “Ball lighting” o, meglio ancora, “Fulmini Globulari”.

Vi avviso subito che in questo caso stiamo entrando nel campo delle ipotesi. Attualmente non esiste una teoria globalmente accettata per la formazione di questi fenomeni ma, come vedremo, esistono dei veri e propri studi scientifici a riguardo.

Partiamo dalle testimonianze. Queste sfere di luce si formerebbero improvvisamente creando una sfera con diametro da 10 cm fino a qualche metro e con una luminosita’ fino anche a 100W. Proprio per questo, sarebbero visibili anche in pieno giorno. La durata dei fulmini globulari andrebbe da 1 secondo fino anche a qualche minuto. Durante il loro moto, le sfere potrebbero subire rapide variazioni di quota, stazionare o muoversi a zig-zag. La scomparsa potrebbe essere accompagnata da un forte rumore come un’esplosione e/o da un odore di zolfo.

Come potete immaginare, i fulmini globulari sono un fenomeno atmosferico elettrico di cui esistono testimonianze anche lontane nel tempo. Nel 1596,ad esempio, una sfera di luce del diametro di 30-40 cm sarebbe improvvisamente entrata nella cattedrale di Wells in Inghilterra volteggiando e sbattendo contro l’altare principale. La conseguenza fu una tempesta di fulmini nella chiesa che fortunatamente non causo’ vittime.

Purtroppo, vista anche la rapidita’ di formazione e scomparsa di questi fenomeni, non esistono prove fotografiche ma ci si deve limitare alle testimonianze.

Come detto ci sono varie ipotesi sulla formazione dei fulmini globulari anche se la piu’ accreditata al momento e’ che si tratti di un fenomeno elettromagnetico e chimico allo stesso tempo. Un normale fulmine che si scarica sul terreno, disintegrerebbe alcuni elementi chimici come, ad esempio, il silicio. L’alta temperatura dovuta alla scarica e l’ossigeno dell’aria, trasformerebbero questi gas in un plasma incandescente. Appunto questo plasma sarebbe il fulmine globulare. A sostegno di questa teoria, un fulmine globulare e’ stato creato in laboratorio nel 2007. In questo esperimento si e’ utilizzato un arco voltaico per vaporizzare il silicio, riuscendo a creare plasma con durata tra 2 e 8 secondi. L’esperimento e’ del tutto reale ed i risultati sono stati pubblicati anche su rivista scientifica. Vi riporto una foto del fulmine creato:

Immagine di un probabile fulmine globulare creato in laboratorio

Cosa non convince a pieno di questa teoria? Se fosse vero, sarebbe necessaria la scarica di un fulmine per la formazione del plasma. Diverse testimonianze riportano di fulmini globulari formatisi in condizioni di cielo sereno. In questo caso la probabilita’ di fulmini e’ molto piu’ bassa e non giustificherebbe tutti i casi riportati.

Come vedete, al momento ancora non esiste una teoria definitiva sulla formazione dei fulmini globulari. Da quanto visto pero’, anche se non totalmente compresi, ci sono ipotesi verosimili su questi fenomeni. Purtroppo, la mancanza di dati certi e di prove fotografiche non consente di basare le ipotesi su dati reali inconfutabili, ma solo su testimonianze.

La ricerca in questo campo continua e si arrivera’, prima o poi, ad una teoria definitiva su questi aspetti. Per il momento, consideriamolo ancora un “Work in Progress”. Sicuramente, da quanto visto, possiamo parlare di fenomeno elettromagnetico atmosferico togliendo comunque l’aura di mistero che circonda questi fenomeni.

Come vedete, le profezie sul 2012 offrono un importante punto di partenza per divulgare argomenti spesso molto ostici e su cui le informazioni disponibili molto spesso provengono da siti che di scientifico hanno veramente poco. Per conoscere diversi aspetti legati al 2012 parlando senza remore di scienza, non perdete in libreria “Psicosi 2012. Le risposte della scienza”.