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Plancton nello spazio?

21 Ago

Partiamo dall’unica cosa certa che si sa al momento: tra poche ore, quello che è già diventato un caso sui siti internazionali, lo diventerà anche in Italia.

A cosa mi riferisco?

Raccontiamo prima di tutto i fatti.

Il 18 Agosto era prevista una EVA, attività extraveicolare, di circa 6 ore per i due attuali occupanti russi della Stazione Spaziale Internazionale: Olek Artemyev ed Alexander Skvortsov. Come sappiamo, si tratta di attività di routine per gli astronauti della ISS con scopi scientifici, di manutenzione o di ripristino di parti danneggiate.

Cosa è accaduto durante questa EVA? Prima di rientrare a bordo, i due cosmonauti hanno pulito quelli che vengono chiamati “illuminatori” della Stazione. In parole povere, le parti vetrate che consentono la visione all’esterno della nave. Perchè nello spazio si sporcano i vetri? Certamente si. La parte esterna della ISS è soggetta a vari fattori in grado di depositare residui sulla sua superficie: azionamento dei motori, inquinamento da agenti portati dagli astronauti, ecc. In particolare, l’attività di pulizia è stata fatta nel segmento di competenza russo, uno dei tronconi che compongono attualmente la Stazione.

Una volta rientrati all’interno, si sono analizzati i tessuti utilizzati per la pulizia. Oltre a quanto atteso, i due astronauti, che hanno analizzato con strumentazione adeguata le stoffe, hanno rinvenuto qualcosa che avrebbe dell’incredibile. Come da titolo dell’articolo, PLANCTON. Si, avete capito bene, proprio quell’insieme di microorganismi non dotati di spina dorsale che popolano i nostri mari e che vengono trasportati dalle correnti fungendo da importante nutrimento per tantissime specie acquatiche.

Plancton nello spazio? E’ un modo di dire?

Assolutamente no. Si tratta proprio di plancton identico a quello che si troverebbe nei nostri oceani. Altra cosa che ha dell’incredibile è che questo plancton, ripeto rinvenuto all’esterno della ISS, è riuscito a sopravvivere in un ambiente non propriamente semplice: assenza di gravità, centinaia di km di altitudine, forte irraggiamento da parte del Sole, temperature estreme, ecc..

Ora, prima di tutto, perchè ho detto che le cose certe in questa notizia scarseggiano? Per carità, non fraintendetemi, non sto bollando la cosa come una bufala, anche se ho tantissimi dubbi, ma, ripeto, al momento la cosa non è assolutamente verificata.

Primo assunto: la fonte della notizia è l’agenzia di stampa russa ITAR-TASS. Parliamo di una vera agenzia di stampa, paragonabile alla nostra ANSA, quindi, in linea di massima, affidabile. In particolare, la notizia originale è questa:

ITAR-TASS, ISS plankton

Come vedete, si chiama in causa anche il comandante della missione russa sulla ISS Vladimir Solovyev, che conferma quanto riportato.

A questo punto, per curiosità, vista la portata della notizia, sono andato a vedere cosa veniva scritto dalla Roscosmos, l’agenzia spaziale russa:

Roscosmos

Purtroppo, non ho trovato una versione inglese ma se usate anche semplicemente il traduttore online, vedrete che non c’è nessun riferimento alla scoperta di plancton sulla ISS, almeno fino ad ora (22 agosto, ore 00.12). Ovviamente, ci sono un paio di news relative alla EVA in questione, alle operazioni effettuate ma, ripeto, nessun riferimento al plancton.

Non contento, ripeto la mia ricerca sul sito della NASA:

NASA

Anche qui nulla, così come su ESA e ASI.

Ora, è vero che la notizia, anche se certa, richiederebbe ulteriori verifiche per determinare che il risultato non sia dovuto a contaminazione terrestre indiretta però appare comunque strano non trovare neanche un accenno da nessuna parte. Tutti i siti che ad ora riportano la notizia lo fanno citando sempre e solo l’agenzia ITAR-TASS.

Ulteriore informazione, sul sito Space.com, la notizia viene riportata:

Space.com, plankton

e qui viene raccolta anche la dichiarazione di Dan Hout della NASA che dichiara che l’ente americano non ha ricevuto assolutamente nessuna comunicazione dall’agenzia russa riguardante la scoperta del plancton. Anche questo, ripeto, fino a questo preciso istante.

Detto questo, questa notizia mi sembra un po’, lasciatemi dire, “particolare” per come si sta diffondendo. La fonte primaria, ITAR-TASS, è autorevole ma la mancanza di comunicazioni ufficiali mi lascia interdetto.

Nelle prossime ore cercheremo ovviamente di capire se questa notizia venisse confermata e, soprattutto, quali sono le considerazioni da parte delle agenzie spaziali interessate.

Detto questo, prima di chiudere vorrei riflettere ancora su un altro aspetto. Come è finito del plancton sulla superficie esterna della Stazione Spaziale? Ovviamente, non manca chi parla già di organismi provenienti dallo spazio e che costantemente giungono anche sulla Terra. Secondo queste fonti, l’origine stessa della vita sul nostro pianeta potrebbe venire da plancton arrivato da chissà dove. Ovviamente, ipotesi del genere, lasciano un po’ il tempo che trovano.

Ipotesi invece più plausibile è che quel plancton sia così uguale a quello dei nostri oceani …. perchè è proprio lo stesso. Cosa significa? Ovviamente, che si tratta di organismi provenienti dalla Terra.

Bene, la domanda allora è: come sono finiti sulla ISS?

Prime ipotesi assolutamente poco probabili: i tessuti utilizzati per la pulizia contenevano plancton, il plancton si è depositato sul segmento russo al momento del lancio. Questo è ovviamente da escludere perchè il cosmodromo di Baikonur si trova troppo lontano dall’oceano mentre mi rifiuto di pensare alla prima ipotesi.

Secondo alcuni, il plancton potrebbe essere stato trasportato fino alla ISS grazie alle correnti ascensionali del pianeta. In parole povere, questo tipo di plancton si trova anche sulla superficie dell’oceano. Se una corrente d’aria lo cattura e sale verso l’alto, può portarlo a quote molto elevate. Personalmente, ma questa è la mia opinione, sono molto scettico all’idea che una corrente d’aria possa trasportare plancton fino a 400 km di quota, cioè all’altezza a cui viaggia la ISS.

L’ipotesi invece che potrebbe essere papabile, ripeto sempre che la notizia stessa sia confermata, è che il plancton sia stato catturato si dal vettore in partenza, ma durante il suo percorso lungo l’atmosfera più prossima a terra. Esistono infatti diverse analisi che hanno dimostrato come il plancton degli oceani, appunto catturato da correnti d’aria, sia presente fino a decine di kilometri di altitudine, non centinaia come nell’altra ipotesi analizzata. A mio avviso, ripeto, questa potrebbe essere la spiegazione più plausibile se effettivamente si confermasse questa scoperta.

A questo punto, non resta altro che attendere qualche giorno per capire l’evolversi della situazione.

 

Psicosi 2012. Le risposte della scienza”, un libro di divulgazione della scienza accessibile a tutti e scritto per tutti. Matteo Martini, Armando Curcio Editore.

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11 settembre 2001: USA sotto attacco

23 Set

Dalla discussione avuta con un nostro caro lettore, mi e’ stato richiesto eplicitamente un articolo sugli attentati dell’11 settembre 2001. Ovviamente, non posso che essere lusingato di questa richiesta, che mi chiede di analizzare con lo stile di questo blog, uno dei fatti piu’ cruenti e significativi degli ultimi anni.

Come sapete bene, proprio da questi fatti, molti analisti fanno iniziare la crisi economica, l’inizio di quella che potrebbe essere considerata una guerra tra Occidente e Islam ma anche un cambio di coscienza globale di una civilta’ che da un giorno all’altra si e’ trovata nell’era moderna. Queste considerazioni, non vengono fatte solo a scopo introduttivo. A mio avviso, questi fattori entrano prepotentemente nell’analisi che viene richiesta per poter inquadrare al meglio i fatti nello specifico.

Trattare il tema dell’11 settembre non e’ di per se facile. Per diversi giorni ho studiato materiale, letto interviste, visionato filmati. Come sapete bene, la rete e’ strapiena di cospirazioni pensate, o anche immaginate, riguardo a questi attentati. Ovviamente, sarebbe impossibile trattarle tutte e con elevato dettaglio. Di questo mi scuso da subito. Sono consapevole che questo articolo potrebbe scatenare una pletora di commenti, forse neanche troppo soft, di qualcuno che crede fortemente che quanto accaduta sia una grande montatura.

Proprio partendo da queste osservazioni, vorrei sottolineare una cosa. Molte teorie affondano le loro radici sul fatto che i servizi segreti sapessero in anticipo degli attentati, discutono del perche’ i caccia siano partiti troppo presto o troppo tardi dalle basi militari, del perche’ il presidente fosse rimasto cosi’ tanto tempo nella famosa scuola elementare invece di correre sul luogo dell’attentato. Se sperate di avere risposte a queste domande, vi dico subito che queste non verranno trattate e non sono materia di questo blog. Perche’? Noi siamo qui per parlare di scienza e per analizzare i complotti e le catastrofi che vengono annunciate. Fate attenzione, ho detto “analizzare”, non “smentire”. Questa e’ la sottile differenza che ci distingue da coloro che sostengono i complotti per partito preso, ma anche da coloro che cercano in tutti i modi di smontarli senza cognizione di causa. Dal nostro punto di vista, cerchiamo sempre di non partire prevenuti, ma di rimanere aperti ad ogni risultato il nostro ragionamento potrebbe raggiungere. In fondo la scienza ci insegna questo, un risultato non e’ bello o brutto a seconda che ci faccia comodo o no, e’ un risultato che deve essere sostenuto da ipotesi oggettive.

Bene, quello che dunque vogliamo analizzare in questo post e’ il discorso della caduta delle torri gemelle, anche dette WTC1 e WTC2, dell’ulteriore edificio caduto a 200 metri dalle torri, il WTC7 e dell’aereo arrivato sul Pentagono.

Come sapete bene, anche perche’ molti hanno fatto fortuna parlando di queste ipotesi, i complottisti sostengono che sia fisicamente impossibile che i due edifici principali del World Trade Center siano caduti per l’impatto degli aerei o per gli incendi sviluppati all’interno. Secondo queste teorie, il dirottamento degli aerei sarebbe stata solo una farsa creata ad hoc. In realta’, le torri sarebbero cadute perche’ precedentemente minate con esplosivo o peggio ancora con termite, una sostanza in grado di sviluppare altissime temperature con un innesco a bassa temperatura. Le prove di questo sarebbero date dalla dinmica del crollo delle torri, perfettamente compatibili con una distruzione pianificata, esattamente quella che viene fatta da esperti per buttare giu’ un palazzo. Altra teoria alternativa che sta riscuotendo sempre piu’ successo in rete, e’ quella di un ordigno nucleare fatto esplodere nel sottosuolo e che avrebbe provocato la caduta delle torri per un cedimento delle fondamenta.

Prima di analizzare il crollo delle torri, vorrei fare qualche ragionamento. Per prima cosa, tutti questi scenari si basano sul fatto che il dirottamento sarebbe stato una farsa. Ma allora la domanda e’: perche’ e’ stato fatto? Nelle innumerevoli ipotesi, non ho mai letto questa risposta. Se le torri fossero state minate o se fossero cadute per l’esplosione di una bomba atomica, perche’ dirottare gli aerei e lanciarli contro uno dei simboli degli USA? Come sapete, stiamo parlando di un attentato terroristico dunque, per sua stessa definizione, volto a creare “terrore” nelle persone. La strategia di questi gruppi non e’ tanto quella di fare migliaia di vittime, quanto quella di dimostrare di poter colpire dove e quando vogliono. Perche’ dico questo? Una delle ipotesi, con o senza esplosivo, e’ che tutto sia stato organizzato dagli USA stessi, cioe’ che quello delle torri gemelle sia stato un auto-attacco. Perche’? Semplice, almeno a quello che dicono i complottisti, questo avrebbe offerto le condizioni per far partire le diverse campagne contro l’Islam, per far crollare regimi totalitari, per impadronirsi del petrolio o di altre risorse, per controllare i paesi orientali, ecc.

E’ credibile questo? Personalmente spero di no, ma l’analisi di queste considerazioni, come anticipato, non rientra negli scopi di questo articolo. Qui vogliamo solo analizzare gli attentati e capire se e’ possibile che ci sia qualcosa sotto non dichiarato. Poi se volete possiamo parlare del fatto che gli USA non siano un governo trasparente sotto molti aspetti, ma anche qui vi farei notare che nessuno stato lo e’ su determinate questioni, tantomeno l’Italia. Ci sono tantissimi fatti della nostra storia su cui c’e’ ancora un’aura di mistero e di possibile complotto. Non meravigliamoci di questo. Certo, da qui a parlare di auto-attentato ce ne passa.

Torniamo dunque all’attentato. Per prima cosa, vorrei escludere da subito, e chiunque dotato di buon senso dovrebbe farlo altrettanto velocemente, l’ipotesi ordigno nucleare sotterraneo. Perche’? Per prima cosa, un’esplosione nucleare produce radiazioni. E’ vero che si parla di esplosione sotterranea ma chi ce l’ha messa? Come? Possibile che non ci sia stata nessuna fuga di radiazioni?

Se queste considerazioni non vi bastano ve ne dico una definitiva. Se il tutto fosse provocato da un’eplosione sotterranea, sarebbero state colpite prima di tutto le fondamenta delle torri e, di conseguenza, il cedimento sarebbe stato dal basso. Come tutti sanno, con le immagini di quegli attimi ben presenti nelle nostre menti, la caduta e’ iniziata dall’alto, cioe’ da dove sono arrivati gli aerei.

Questo esclude subito l’ipotesi ordigno nucleare.

Bene, passiamo ora all’altra importante teoria complottista: le torri sono state progettate per resistere all’urto di un aereo di linea per cui non potevano crollare. Quelle che hanno provocato il cedimento sono state cariche piazzate in diversi piani e che hanno provocato quella che si chiama una distruzione pianificata.

Prima considerazione, come avrebbero fatto a mettere tutte queste cariche? Con un edificio del genere, le cariche avrebbero dovuto essere in molti piani, in punti diversi ed in zone di normale passaggio di persone. Chi avrebbe avuto la possibilita’ di mettere queste cariche? Come sapete, le torri erano sede di moltissimi uffici ed erano frequentate nell’arco di quasi tutta la giornata. Ah certo, quasi dimenticavo, se l’attentato e’ stato fatto dagli USA, non avevano certo problemi nel piazzare ordigni ed entrare senza destare sospetto.

Considerazione interessante. Vi faccio pero’ riflettere su un’altra cosa, perche’ allora gli aerei? Avete imbottito le torri di esplosivo per farle crollare, perche’ dirottare degli aerei da lanciare contro le torri? Per aumentare l’affetto scenico? L’ipotesi non regge tanto. Inoltre, come avete visto dai video dei crolli, il cedimento e’ iniziato proprio nei piani sopra il punto di impatto, possibile che le cariche siano state fatte brillare nell’esatta sequenza, dall’alto verso il basso, e che i dirottatori abbiano centrato esattamente il punto che avevate concordato in precedenza? Personalmente, credo che si stia passando dal complottismo alla fantascienza.

Qual e’ l’altra motivazione che spinge a pensare che l’attaco sia stato auto-pianificato? Il piano era talmente tanto perfetto e l’esecuzione talmente impeccabile che l’organizzazione poteva solo essere fatta da un governo preparato e interno al paese, dunque gli USA stessi.

Facciamo una considerazione abbastanza meschina, soprattutto se pensiamo ai 3000 morti dell’11 settembre. Gli attentati sono stati perfetti? Assolutamente falso. Vi spiego il perche’. Avete dirottato 4 aerei, due sono andati a segno sulle torri, uno ha fatto danni marginali al pentagono e uno non e’ nemmeno arrivato a destinazione. Siete arrivati contro le torri in un orario sbagliato. Come sapete, gli attentati sono accaduti nelle prime ore della mattinata, quando le torri non erano ancora completamente piene. Se vogliamo essere sadici, un attentato ben riuscito avrebbe scelto un orario diverso, anche solo un paio di ore dopo. Inoltre, avete colpito le torri in punti molto alti. Questo ha consentito alle persone dei piani inferiori, in larga parte, di mettersi in salvo. Tra l’altro uno degli aerei e’ arrivato completamente storto all’impatto colpendo uno spigolo della torre. E’ un piano perfetto? Direi proprio di no. Dunque, anche questa ipotesi secondo me regge poco.

Detto questo, passiamo alla dinamica del crollo.

Secondo l’ipotesi complottista, il cedimento sarebbe stato causato da cariche opportunamente piazzate come in una demolizione controllata. Le prove? Prima di tutto, la caduta perfettamente verticale delle torri, secondo ampi sbuffi di fumo e detriti che uscivano dagli edifici negli istanti precedenti il crollo. Questi sarebbero gli inequivocabili segni dovuti all’esplosione delle cariche.

Perche’ vengono fatte queste ipotesi? Come detto, le torri erano progettate per resistere all’urto di un aereo di linea. Gli incendi sviluppati all’interno degli uffici non potevano di certo raggiungere la temperatura di fusione dell’acciaio delle strutture. Se queste sono venute giu’ e’ perche’ e’ stata usata termite, in grado di raggiungere le temperature di fusione dell’acciaio, o perche’ sono stati causati cedimenti strutturali lungo tutta l’altezza delle torri.

Bene, analizziamo queste considerazioni.

Per prima cosa, gli edifici erano in grado di resistere all’impatto di un aereo, come giustamente ricordato anche dall’ideatore delle Torri Gemelle. Le simulazioni fatte al tempo prevedevano pero’ aerei piu’ piccoli rispetto a quelli utilizzati nel 2001 e, soprattutto, scarichi di carburante. Perche’ questo? Semplice, nei calcoli si era presa in considerazione l’ipotesi in cui un velivolo in fase di atterraggio a New York, dunque con poco carburante, a causa della nebbia finisse contro gli edifici. La dinamica dell’attentato del 2001 e’ completamente diversa con aerei decollati da poco tempo e con serbatoi carichi, anche se non pieni, di kerosene.

Cosa e’ successo nell’impatto? Gli aerei sono penetrati all’iinterno degli edifici. A causa dell’urto, il kerosene dei serbatoi si e’ incendiato provocando la fiammata iniziale che tutti ricorderete.

Ingresso dell'aereo in una delle due torri

Ingresso dell’aereo in una delle due torri

Le fiamme hanno ovviamente provocato il divamparsi di incendi in tutti i piani interessati dall’urto. Vi ricordo che le torri erano sede di molti uffici per cui erano piene di carta, arredi d’ufficio, pc, tutte cose facilmente infiammabili.

Bene, abbiamo l’urto, abbiamo l’incendio, ma le torri sono ancora in piedi. Dunque? Perche’ solo a distanza di decine di minuti si e’ avuto il crollo delle torri, e per di piu’ la seconda colpita e’ caduta per prima?

Le risposte a quete domande sono quelle che segnano il confine tra complotto e spiegazione logica.

Andiamo con ordine.

Come sono fatte le torri?

Su diversi siti, non necessariamente di complottisti, ho letto molte cose inesatte sulla struttura delle torri. Capire questo punto e’ la chiave di interpretazione dei fatti.

La struttura delle torri e’ fatta da una serie di colonne perimetrali che corrono tutt’intorno gli edifici e da una parte di colonne centrali che costituiscono il core:

Struttura con travi di acciaio delle Torri

Struttura con travi di acciaio delle Torri

Abbiamo dunque una struttura portante di colonne d’acciaio, molto solida, ma sufficientemente elastica da resistere non solo ad attentati, ma anche a condizioni naturali e normali di utilizzo. Pensate ad esempio ad una scossa di terremoto che fa vibrare tutta la struttura o anche solo al vento in grado di sollecitare fortemente una struttura alta piu’ di 400 metri.

Come sono legate le due serie di colonne? Ovviamente con dei solai. Anche in questo caso, e’ stato utilizzato acciaio, per creare una struttura legata in questo modo:

Solai in acciaio

Solai in acciaio

Sui solai sono disposti i pavimenti dei vari piani costituiti da lastre di cemento.

Molte delle ipotesi complottiste partono dal fatto che per far crollare una struttura di questo tipo, e’ necessario far fondere completamente l’acciaio. Per ottenere questo risultato, si devono raggiungere temperature superiori ai 1500 gradi, cosa impossibile bruciando kerosene. Tra l’altro, le colonne di fumo nero che ricorderete intorno alle torri, sono sinonimo di cattiva combustione dunque di temperatura non troppo alta. Secondo alcuni, nel calcolo delle temperature, tra l’altro sulla rete ho letto degli strafalcioni incredibili di termodinamica senza distinguere temperatura e calore, mancherebbe l’apporto dei mobili e della carta. Anche in questo caso pero’, viene giustamente fatto notare che non si riesce a raggiungere la temperatura di fusione dell’acciaio.

Vero anche questo. Ma perche’ si dovrebbe far fondere l’acciaio? Premesso che per la fusione servono le temperature di cui abbiamo parlato, gia’ a 500 gradi l’acciaio lascia la sua fase elastica per arrivare a quella plastica. In queste condizioni, il materiale e’ molto morbido e presenta dunque una resistenza strutturale molto minore, anche del 90% inferiore, rispetto alle condizioni ambientali. Perche’ facciamo notare questo? Un materiale in queste condizioni, inficia in modo preponderante la resistenza della struttura.

Secondo i complottisti, la caduta degli edifici sarebbe stata perfettamente verticale, come in una demolizione studiata. Su questo punto, non c’e’ neanche da discutere. Per prima cosa, vi mostro una foto aerea della zona:

Detriti dovuti al crollo in tutta l'area del World Trade Center

Detriti dovuti al crollo in tutta l’area del World Trade Center

Come vedete, i residui dei crolli sono ovunque. Torneremo su questo punto, discutendo la caduta del WTC7.

Inoltre, e’ evidente dalle prove fotografiche che la caduta degli edifici non e’ stata assolutamente verticale. La parte di torre superiore al punto di ingresso degli aerei, si e’ staccata con un’angolazione molto pronunciata, circa 30 gradi per una torre e 15 per l’altra. Ecco una foto molto esplicativa:

Crollo inclinato della parte alta della torre

Crollo inclinato della parte alta della torre

Vedete quanto e’ inclinata la parte superiore? Non credo che, alla luce di questo, si possa parlare di caduta verticale.

Perche’ sono cadute le torri?

Come detto, gli edifici erano pensati per resistere all’impatto di un aereo, anche se scarico di carburante e di dimensioni minori di quelli dirottati. Nonostante questo, le torri hanno resistito all’impatto, infatti non sono cadute subito a causa dell’urto. La stessa cosa si puo’ dire per l’incendio. Gli edifici erano pensati per resistere 2 ore ad un incendo completo. Eppure sono cadute. Perche’?

Quello che spesso non viene considerato e’ il fattore combinato incendio-impatto.

Vi faccio un esempio molto semplice. Prendete una lattina di bibita da 33 cl. Quella lattina e’ fatta da un sottilissimo foglio di alluminio, ma ha una resistenza a compressione elevatissima. E’ in grado di reggere tranquillamente il peso di una persona. Se pero’ la schiacciate leggermente da un lato, basta una minima pressione per accartocciarla. Bene, quello che e’ successo alle torri e’ del tutto analogo all’esempio della lattina. L’ingresso dell’aereo ha provocato danni ad alcuni dei pilastri perimetrali, questo ovviamente compromette la stabilita’ della struttura, ma non del tutto. Il seguente incendio che si e’ sviluppato, ha portato non la liquefazione dell’acciaio, ma un suo ammorbidimento. Questo ovviamente in tutti quei piani interessati dall’urto. Inoltre, il calore ha modificato pesantemente la resistenza meccanica delle travi utilizzate per i solai. In questo caso, le travi si sono ritirate, a causa della minore resistenza meccanica, tirando le travi perimetrali verso quelle del core centrale.

In questa foto si vede un dettaglio della parte interessata dall’incendio ed in cui e’ chiaramente visibile l’avvicinamento della parete laterale verso l’interno:

Dettaglio dell'incendio con parete che rientra

Dettaglio dell’incendio con parete che rientra

Come detto, questo e’ sintomatico del cedimento meccanico delle travi dei solai.

A questo punto, avete una struttura molto debole in diverse parti. Dopo decine di minuti di incendio, la parte alta, tagliata sotto dall’ingresso dell’aereo, cede sotto il suo peso premendo sulla parte inferiore della torre. Una struttura meccanica gravemente compromessa come quella in esame ad un certo punto non riesce piu’ a resitere al peso e cede su se stessa.

E ‘ dimostrabile questo? Assolutamente si. Sono stati pubblicati diversi articoli con simulazioni FEM, tra l’altro su riviste internazionali, che hanno dimostrato come la caduta delle torri sia perfettamente compatibile, nei tempi e nei modi, con quella dell’attentato avvenuto. Uno di questi e’ scaricabile da questo link:

Usmani

Tra l’altro, proprio a causa del cedimento improvviso sotto il peso, la caduta delle torri e’ risultata quasi istantanea come un corpo in caduta libera. Questo perche’ i piani inferiori che via via venivano interessati, venivano schiacciati da un peso sempre crescente.

Altra considerazione importante, possibile che la torre sia caduta istantaneamente tutta insieme, polverizzando tutto? Anche queste considerazioni sono del tutto false. Prima cosa, come anticipato, la caduta non e’ stata verticale ma i detriti hanno interessato una vasta zona del World Trade Center. Inoltre, non e’ assolutamente vero che si e’ polverizzato tutto. Ci sono diverse prove come questo video:

Video, frammenti

che mostrano la caduta di detriti molto grandi, molto pesanti e soprattutto interi verso il basso.

Altra cosa rimasta in sospeso, cosa dire degli sbuffi che si vedevano durante il crollo delle torri? Per farvi capire meglio, i sostenitori del complotto si riferiscono ad esempi come questo:

Sbuffi di materiale interpretati come detonazioni

Sbuffi di materiale interpretati come detonazioni

Secondo alcuni, questa sarebbe la prova dell’esplosione di alcune bombe lungo la torre. Niente di piu’ falso. Come potete facilmente immaginare, si tratta soltanto dell’aria interna agli edifici che viene compressa per schiacciamento durante la caduta e che riesce a frantumare i vetri esterni. Allo stesso modo, le presunte esplosioni che vengono raccontate da alcuni testimoni durante il crollo, altro non sono che il rumore dei vetri che andavano in frantumi o anche quello delle lastre di cemento che costituivano i pavimenti dei piani. Come detto, a causa della variazione di tenuta dei pilastri del solaio, i pavimenti non possono far altro che cedere e precipitare verso i piani inferiori.

Detto questo, non credo ci dovrebbero essere dubbi sul fatto che la caduta delle torri e’ stata provocata dalla combinazione dell’impatto dell’aereo e dell’incendio che si e’ sviluppato. Come visto, non solo questo e’ documentabile dalle molte prove fotografiche di quel tremendo giorno, ma ci sono anche numerosi articoli a sostegno che dimostrano la veridicita’ delle ipotesi. Solo questi, e il fatto che la dinamica del crollo sia simulabile, dovrebbero smentire tutte quelle voci che cercano evidenze di qualcosa di diverso nel crollo del WTC1 e 2.

Detto questo, passiamo invece all’altro grande mistero di quel giorno, il crollo del WTC7. Per chi non ne fosse a conoscenza, l’area del World Trade Centrer, era composta da diversi edifici, di altezze diverse. L’11 settembre 2001, oltre alle due torri, cadde anche un altro edificio, appunto detto WTC7, che non venne assolutamente colpito da niente. Perche’ e’ importante questo fatto nelle teorie complottiste? Semplice, il fatto che questo sia caduto senza essere stato colpito, indica chiaramente che gli edifici della zona fossero stati minati precedentemente. Evidenza che sosterrebbe le ipotesi viste prima. Tra l’altro, come evidenziato dai complottisti, il WTC7 non puo’ essere stato colpito da detriti per due buone ragioni. La prima e’ che si trova a circa 200 metri dalla torre piu’ vicina e tra i due vi era un altro edificio, chiamato WTC6, che lo proteggeva completamente e che non e’ andato distrutto dopo il crollo della torre. Il secondo motivo e’ ancora piu’ semplice, dal momento che si e’ trattato di un crollo studiato e verticale e in cui i detriti sono stati polverizzati, niente sarebbe potuto cadere cosi’ lontano.

A questa seconda ipotesi abbiamo gia’ abbondantemente risposto, mostrando come i detriti ci sono, anche di notevole dimensione, e dimostrando come la caduta non sia stata verticale. Questa osservazione e’ dunque da scartare a priori.

Resta pero’ l’altra ipotesi. Tra la torre che crolla e il WTC7 c’e’ un altro edificio che non crolla. Come e’ possibile? Inoltre, il WTC7 e’ caduto dopo diverse ore dalle torri, altro aspetto inspiegabile. Per chi non lo sapesse, anche in questo caso, parliamo di un edificio di 47 piani con struttura in acciaio, dunque non un castello di carte che cade da solo per opera del vento.

Per capire questo crollo, e’ necessario vedere la planimetria del World Trade Center, quando ancora esisteva:

Mappa degli edifici del World Trade Center

Mappa degli edifici del World Trade Center

Come vedete, effettivamente il WTC7 e’ completamente protetto dal WTC6 che impedisce a qualsiasi detrito di danneggiare l’edificio.

Spesso pero’, quelli che pensano i complotti, dimenticano che le spiegazioni piu’ semplici sono quelle che andrebbero considerate per prime. Siamo a New York, Stati Uniti di America, dove si costruiscono grattacieli con altezze completamente diverse. Invece di fermarci alla planimetria, vediamo un prospetto della zona con le altezze in scala degli edifici:

Modello 3D degli edifici del World Trade Center

Modello 3D degli edifici del World Trade Center

Notato niente? Guardate quanto e’ alto il WTC7 rispetto al WTC6 che si trova di fronte. Praticamente questo edificio vede benissimo la torre di fronte ed e’ completamente esposto alla caduta dei detriti.

Cosa e’ successo precisamente l’11 settembre 2001?

Durante la caduta della torre piu’ vicina, il WTC7 ha subito alcuni danni strutturali, come riportato in questa foto:

Dettaglio del WTC7 dopo il crollo della torre piu' vicina

Dettaglio del WTC7 dopo il crollo della torre piu’ vicina

Come si vede, e come indicato enlla foto stessa utilizzata nei rapporti ufficiali, il WTC7 ha subito, durante il crollo della torre, danni evidenti ai piani alti. Sempre a causa della caduta di detriti, sono divampati anche incendi all’interno dell’edificio.

E’ strano questo?

Assolutamente no, come ricorderete bene, ci sono stati numerosissimi casi di incendi a terra a causa di detriti in fiamme caduti dalle torri. Uno di questi ha colpito il WTC7 in cui sono divampati incendi.

Allora, anche qui abbiamo un edificio danneggiato, anche se lievemente, ed un incendio in corso. Poi? Quello che e’ successo e’ evidente, l’edificio e’ stato lasciato crollare. Perche’? Ovviamente, tutti gli occupanti erano stati fatti evacuare. I pompieri erano in notevole difficolta’ per tenere sotto controllo le torri. Abbiamo un edifico vuoto, danneggiato e che brucia. Inoltre, per lungo tempo c’e’ stata mancanza di acqua per cui, anche volendo, i pompieri non hanno avuto modo di domare l’incendio all’interno del WTC7. Detto questo, l’edificio e’ stato lasciato al suo destino. In questo caso, come anticipato, ci e’ voluto molto piu’ tempo affinche’ il WTC7 crollasse e infatti, e su questo sono tutti d’accordo, il crollo e’ avvenuto solo nel pomeriggio inoltrato ora di New York.

Dunque, anche per il WTC7 esiste una spiegazione razionale ottenuta dall’analisi condotta fino a questo punto.

Resta da analizzare l’aereo che e’ arrivato contro il pentangono. In questo caso, le teorie complottiste parlano di una manovra impossibile da fare per un aereo di linea dal momento che il punto di impatto e’ tra il piano terra e il primo piano, dunque troppo vicino al terreno, che il carello si sarebbe abbassato da solo sotto una certa quota, ma soprattutto che un velivolo cosi’ basso avrebbe necessariamente fatto danni attraversando la vicina autostrada. Secondo queste ipotesi, in questo caso non si e’ nemmeno trattato di un aereo, bensi’ di un missile cruise. Questo avvalora l’ipotesi secondo la quale non si e’ trattato di un attentato ma di un auto attacco da parte del governo per permettere le future politiche in medio Oriente.

Prima cosa, molte delle foto che trovate in rete e che parlano di foro troppo piccolo e incompatibile con quello che lascerebbe un aereo sono false. Quelle reali, dimenticano di considerare che molte delle parti dell’aereo sono in realta’ estremamente leggere e dunque dotate di potere di penetrazione molto basso, soprattutto se rapportate con una struttura di cemento armato rinforzato come quella del pentagono. Detto questo, mi sento di escludere subito l’ipotesi missile.

Restano pero’ le altre supposizioni. Prima di tutto, e’ assolutamente falso dire che i carrelli degli aerei si abbassano da soli. Inoltre, non mi sembra che sia cosi’ impossibile centrare il bersaglio. Come giustamente fatto notare nelle controipotesi, ogni giorno tutti gli aerei centrano il bersaglio rappresentato dalla pista di atterraggio. Ci sono tantissimi aereoporti in cui le piste sono in posizioni davvero scomode, vicino al mare, deitro le montagne, ecc. Condizioni che devono essere studiate molto bene, ma che vengono eseguite senza problemi.

Inoltre, non e’ affatto vero che il volo radente dell’aereo non e’ passato sulla vicina autostrada. Vi mostro una foto:

Palo divelto sull'autostrada di fronte al pentagono

Palo divelto sull’autostrada di fronte al pentagono

Come vedete, questi sono i piloni dell’illuminazione dell’autostrada che sono stati abbattutti dal passaggio dell’aereo. Questa ipotesi viene utilizzata per mostrare l’incompatibilita’ della traiettoria seguita. Se l’aereo non ha toccato l’autostrada, come ha fatto a volare poi rasoterra vicino al pentagono? Questo implicherebbe una manovra non possibile con un aereo di quelle dimensioni. Questa foto che ho mostrato, come tante altre che trovate in rete, mostrano l’esatto contrario. Al passaggio sull’autostrada, il volo dirottato era gia’ molto basso e puntava dritto contro il pentangono.

Riassumendo, i crolli delle torri gemelle e del WTC7 sono perfettamente compatibili con la versione ufficiale. Inoltre, le simulazioni FEM fatte sugli edifici per studiare la dinamica dell’impatto hanno dato risultati perfettamente compatibili con quelli visti in quel tragico giorno. Questo solo per mentire tutte quelle voci che vorrebbero l’attentato mediante aerei solo una messa in scena per distrarre dalle cariche piazzate all’interno dell’edificio. Come visto, il crollo del WTC7 e’ del tutto compatibile con la caduta dei detriti che hanno dapprima danneggiato l’edificio e poi fatto divampare l’incendio che ha bruciato per ore. Questo dimostra anche la non fondatezza delle ipotesi sulla caduta verticale o sulla demolizione programmata delle torri.

Per quanto riguarda il pentagono, come visto, la traiettoria seguita dall’aereo e’ perfettamente compatibile con quella pensata. Il velivolo ha volato in assetto quasi parallelo al terreno gia’ quando si trovava sopra la vicina autostrda. A riprova di questo, ci sono prove fotografiche che mostrano i pali dell’illuminazione divelti dal passaggio a bassa quota. Questo anche per escludere l’ipotesi quanto mai fantasiosa del missile cruise.

Ultima considerazione. Come detto all’inizio di questo lunghissimo articolo, il mio scopo era solo quello di analizzare i crolli e ragionare sulle tante ipotesi di complotto che si sono alimentate nel corso degli anni. Non voglio fare un trattato di economia e politica internazionale, ne tantomeno parlare di governo centrale degli Stati Uniti. Possiamo dire che gli attentatori erano pagati dal governo USA? Personalmente, credo di no, ma non sta a me dirlo ne tantomeno riuscire a dimostrarlo ragionando scientificamente.

Vorrei pero’ farvi riflettere su un’ultima cosa. A mio avviso, gli attentati dell’11 settembre 2001 hanno mostrato un paese non pronto ad attacchi di questo tipo. Molti fanno ipotesi complottiste ragionando sul fatto che i caccia non si siano alzati per abbattere gli aerei dirottati o che non ci fosse un adeguato sistema di controllo e difesa. Secondo me, il discorso non e’ neanche questo. Gli Stati Uniti, prima del 2001, erano abituati a combattere guerre fuori dai loro confini. Con l’attentato del World Trade Center hanno scoperto che il mondo globalizzato era in grado di portare la guerra anche dentro i loro confini. E’ facile pensare ad una potenza bellica perfetta finche’ questa non viene testata sul campo. Nel caso degli USA, fino a quel momento, il paese pensava di essere invincibile e immune da attacchi di questo tipo. Purtroppo, anche sotto questo aspetto, l’11 settembre 2001 ha segnato un momento di svolta epocale.

 

Psicosi 2012. Le risposte della scienza”, un libro di divulgazione della scienza accessibile a tutti e scritto per tutti. Matteo Martini, Armando Curcio Editore.

La bufala degli occhiali a raggi X

8 Set

Come sapete bene, su questo blog siamo abituati ad analizzare dal punto di vista scientifico le varie bufale che nascono e si sviluppaono, soprattutto sulla rete. Molte di queste, proprio perche’ riescono a far piu’ leva sulle persone, riguardano direttamente qualche data per la fine del mondo o imminenti catastrofi che potrebbero accadere.

Questa volta pero’, vorrei parlare di un argomento affine, ma in linea di principio diverso. Non chiedetemi perche’, ma proprio oggi, mentre ero al lavoro, mi sono tornate in mente quelle pagine dei giornaletti degli anni ’80, che vendevano prodotti piu’ o meno assurdi per corrispondenza. In realta’, questa pagine hanno visto il loro boom negli anni ’60 e ’70. Ho detto anni ’80 solo perche’ questi sono gli anni che ho vissuto direttamente e di cui ho ricordo.

Solo qualche settimana fa, abbiamo parlato delle cosiddette “scimmie di mare”:

Il canto delle sirene

anche queste in vendita in quegli anni.

Tra tutti questi prodotti, ve ne era uno in particolare che suscitava sempre un largo interesse nei maschietti che lo vedevano: i mitici occhiali a raggi X. Per i pochi che non li conoscono o non li ricordano, gli occhiali a raggi X erano dei comuni occhiali che pero’ promettevano di poter vedere, un volta indossati, sotto i vestiti delle donne. Praticamente, la visione a raggi X consentiva di eliminare la copertura dei vestiti e di vedere, come indicato nelle figure che accompagnavano gli annunci, belle ragazze in lingerie.

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Secondo voi, e’ possibile una cosa del genere? Questa e’ la prima domanda. Se intanto pensate a questa risposta, la seconda domanda e’: quanti ne avranno venduti?

Come avete capito, dal momento che ne stiamo parlando qui, oltre che per un motivo vintage e di lontani ricordi, si trattava di una bufala colossale. Nonostante questo, soprattutto al tempo, difficilmente sareste riusciti a trovare qualcuno pronto ad ammettere l’acquisto e la fregatura presa.

In cosa consistevano questi occhiali?

Semplicemente, quella che arrivava a casa era una normale montatura in plastica, il colore potevate sceglierlo al momento dell’acquisto, con delle lenti in cartone. Al centro delle lenti vi era un foro in cui era appoggiato un foglietto semitrasparente di plastica rossa. Guarando attraverso il foro, quello che si vedeva era solo un’immagine rossastra, ma niente di piu’.

Dunque, come potete capire, si trattava di una bufala.

Nonostante questo, la ditta produttirice dell’oggetto, che in Italia era di Milano, non ha mai ricevuto una querela o una richiesta di risarcimento. Sapete perche’? Per lo stesso motivo detto prima, nessuno era pronto ad ammettere di aver comprato gli occhiali.

Per capire questo passaggio, dobbiamo immaginare gli anni del boom di questo genere di vendite. Come detto, il massimo del commercio avvenne negli anni ’70, fino agli anni ’80. In questi anni, la situazione era profondamente diversa da quella di oggi. La societa’ era praticamente sessuomane. Oggi, accendendo la TV, internet, leggendo giornali, ecc, vi trovate immagini di nudo ovunque. Lungi da me fare il bigotto su questo argomento, ma la concezione del sesso e del nudo era profondamente diversa da quella degli anni passati.

Immaginate ora, in anni cosi’ particolari, nel bene o nel male, ma non e’ questa la sede per discutere questi aspetti, la vendita di un prodotto che prometteva cose di questo tipo. Molti adolescenti, ma anche adulti, compravano di nascosto questi gadget, in vendita ad un prezzo accessibile a tutti, e se lo facevano recapitare a casa in pacchi anonimi. Data tutta questa segretezza, secondo voi poi potevano uscire allo scoperto e denunciare la ditta ammettendo l’acquisto? Assolutamente no. In fondo, negli anni ’80, avevano buttato poco piu’ di 5000 lire.

Alla luce delle nostre attuali conoscenze, capiamo subito che si trattava di una bufala. Come sappiamo bene, sarebbe impensabile andare in giro con una sorgente di raggi X da portarci dietro. A riprova di quanto detto sulla sessuomania, alcune ditte parlavano anche di poter vedere le ossa della mano, ma tutte spingevano sul nudo. Altra considerazione, se gli occhiali funzionavano per vedere sotto i vestiti, perche’ tutti parlavano di belle ragazze? Se funzionavano davvero, allora si sarebbe potuto vedere sotto i vestiti di donne, uomini, anziani, ecc. Sui giornali pero’, come tutti ricorderanno, c’era sempre una procace signorina visibile con i vestiti in trasparenza. Capite bene, che il contesto sociale dell’epoca ha giocato un ruolo fondamentale in questo genere di commercio.

Gia’ che ci siamo, apriamo una piccola parentesi anche sugli altri prodotti in vendita in quelle famose pagine dei giornali. Oltre agli occhiali a raggi X, che come potete vedere facendo una ricerca andavano per la maggiore, si trovavano penne in grado di registrare la voce, microfotocamere, walkie talkie. Tutto ad un prezzo ragioanevole e con caratteristiche tecniche sopra ogni possibile immaginazione.

pag17 occhiali pubblicità

Perche’ questo genere di prodotti? In quegli anni andavano per la maggiore i film di spionaggio. 007 era un mito e molte persone si immedesimavano nelle avventure del famoso agente segreto. Detto questo, capite molto bene perche’ questi prodotti erano cosi’ richiesti.

Un mio caro amico, compro’ effettivamente una di quelle penne che nascondevano un registratore. Risultato? Per registrare la voce era praticamente necessario infilarsi la penna in bocca, questo perche’ la qualita’ dei microfoni era quella del tempo. Inoltre, la memoria disponibile non consentiva di registrare piu’ di una decina di secondi. Insomma, anche in questo caso una bella fregatura, per fortuna a prezzi “popolari”.

Analogamente, con il mito di Hulk e di Conan il barbaro, le riviste vendevano una portentosa crema. Bastava spalmarsela sul corpo per far uscire dei muscoli enormi. L’effetto era non garantito, ma almeno non era dannosa!

 

Psicosi 2012. Le risposte della scienza”, un libro di divulgazione della scienza accessibile a tutti e scritto per tutti. Matteo Martini, Armando Curcio Editore.

Sindrome aerotossica e scie chimiche

11 Feb

Torniamo di nuovo a discutere di scie chimiche ed, in particolare, di una nuova presunta prova che molto sta facendo discutere in questi giorni. Per chi avesse perso i precedenti post sulle scie, riporto qualche esempio:

– Alcune considerazione sulle scie chimiche

– Scie Chimiche: il prelievo in quota

– Scie chimiche e cloud seeding

– Come difendersi dalle scie chimiche

– Il Dibromoetano e le scie chimiche

A-380 modificato per spargere scie chimiche

La nuova presunta prova sarebbe la cosiddetta “sindrome aerotossica”. Di cosa si tratta? Stando a quanto si legge in rete, l’aria all’interno delle cabine pressurizzate degli aerei sarebbe presa dall’esterno del velivolo. In particolare, verrebbe prelevata l’aria all’interno di uno o piu’ motori e portata in pressione mediante dei compressori. Dal momento che i voli di linea verrebbero utilizzati per spargere inquinanti mediante scie chimiche, questa aria sarebbe contaminata da questi agenti patogeni. Il risultato sarebbe quindi un’aria fortemente inquinata all’interno della cabina e che causerebbe danni agli occupanti dell’aeromobile. Questo problema sarebbe maggiormente marcato nei piloti e negli assistenti di volo, dal momento che questi passano molto tempo all’interno delle cabine pressurizzate e quindi sono maggiormente esposti agli inquinanti.

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A riprova di questa ipotesi viene portato come esempio la morte prematura di due piloti della British Airways che sarebbero proprio stati avvelenati a causa di questo meccanismo.

Cosa c’e’ di vero in tutto questo? Esiste veramente questa sindrome?

Al contrario di quanto sostenuto in rete, la sindrome aerotossica e’ nota nel senso che esiste la possibilita’ che aria leggermente contaminata possa entrare all’interno della cabina. Ovviamente non si tratta di aria contaminata da scie chimiche.

Per poter capire questi concetti, e’ necessario comprendere meglio come funziona il circolo dell’aria all’interno dei velivoli.

Come sappiamo bene, durante un volo di linea ad alta quota, l’aria all’esterno del velivolo e’ estremamente rarefatta e ad una temperatura molto bassa. Proprio per questo motivo, una frazione tra il 60 e l’80% dell’aria all’interno della cabina viene riciclata e pulita mediante appositi filtri. La frazione mancante viene invece prelevata dall’esterno. In che modo? L’aria esterna non puo’ essere prelevata e messa in circolo a causa della bassa temperatura e della pressione molto ridotta. Per ovviare a questo, una frazione di aria viene prelevata all’interno del motore prima della combustione con il carburante. In questo modo l’aria viene riscaldata automaticamente dal motore che la porta ad una temperatura intorno ai 600 gradi. Quest’aria viene poi mescolata con una frazione di aria esterna a bassa temperatura e spinta all’interno di un compressore. Le frazioni relative di aria calda e fredda oltre al fattore di compressione, consentono di avere aria alla stessa temperatura e pressione di quella all’interno della cabina.

Fin qui tutto bene. Come e’ possibile dunque avere aria inquinata?

Come detto, l’aria viene prelevata dal motore nello stadio precedente a quello di combustione. Anche in questo caso pero’, ci possono essere piccole perdite di olio combustibile, dovute ad una non perfetta tenuta delle guarnizioni, che possono inquinare l’aria prima che questa venga spinta dentro la cabina. Come potete facilmente immaginare, l’aria, prima di essere introdotta all’interno, passa ovviamente per dei filtri, ma a volte questi non sono sufficienti ad eliminare tutte le impurita’. Ora capite bene che, piccole perdite ci possono essere, ma non sono ovviamente la regola. Questo solo per chiarire l’incidenza della sindrome aerotossica.

Come detto in precedenza, questo fenomeno e’ del tutto noto, ma negli ultimi anni sta creando sempre piu’ maggiori problemi. Perche’? Ovviamente la spiegazione non dipende dalle scie chimiche, ma, al solito, da considerazioni oggettive facilmente ricavabili. Prima di tutto, il passaggio dai motori a pistoni alle turbine, ha sensibilmente diminuito la frazione di aria prelevata dall’esterno. Infatti, mentre in passato l’estrazione di una frazione dell’aria non comportava variazioni nei parametri dei motori, con le turbine l’estrazione dell’aria comporta un calo di prestazioni ed un aumento del consumo di carburante. Questo significa che rispetto al passato, una frazione maggiore di aria resta in circolo all’interno dell’aereo  e dunque eventuali inquinanti restano piu’ tempo all’interno del circuito.

Il secondo motivo invece e’ esclusivamente commerciale. Pensate che negli anni ’90 la distanza tra due file di sedili in una classe economica standard era di 91 cm. Questo valore e’ poi sceso a 81 cm nel 2000 e successivamente, soprattutto con l’esplosione delle compagnie low cost, e’ arrivato a soli 71 cm ai giorni nostri. Questa diminuzione corrisponde ovviamente ad un aumento dei passeggeri trasportati su un singolo volo. Il sistema di aerazione dei velivoli e’ pero’ rimasto lo stesso degli anni ’90. Capite bene come queste modifiche possono solo peggiorare la qualita’ dell’aria in cabina.

Inoltre, a riprova del fatto che il problema sia noto alle compagnie aeree ma soprattutto ai costruttori di velivoli, il nuovo Boeing 787 Dreamliner ha un sistema di aerazione completamente differente. In questo caso infatti, l’aria non viene piu’ prelevata all’interno delle turbine ma in un punto diverso dove viene fatta passare per un condotto esclusivo dotato di compressori, filtri e riscaldatori elettrici. Questo sistema, anche se notevolmente piu’ dispendioso dal punto di vista energetico, assicura sempre una buona qualita’ dell’aria in cabina non tanto per i passeggeri quanto per i piloti e per il personale di bordo che stazionano per lungo tempo all’interno del velivolo.

Concludendo, anche in questo caso, si stanno prendendo notizie gia’ note e che semplicemente vengono spacciate come novita’ assolute e come prova dell’esistenza delle scie chimiche. La sindrome aerotossica e’ nota gia’ da tempo e si stanno trovando soluzioni diverse per il ricircolo dell’aria in cabina, soluzioni in grado di assicurare un ottimo confort ed elevati standard di qualita’. Prima di chiudere, ci tengo a sottolineare il fatto che non tutti i voli hanno problemi di inquinanti all’interno. Come visto nell’articolo, infiltrazioni ci possono essere a causa di leggere perdite all’interno dei motori, assolutamente non presenti sempre ed in tutti i casi. Questo solo per smentire quanto affermano che volare e’ diventato rischioso a causa di questa sindrome.

 

 

Psicosi 2012. Le risposte della scienza”, un libro di divulgazione della scienza accessibile a tutti e scritto per tutti. Matteo Martini, Armando Curcio Editore.

Scie Chimiche: il prelievo in quota

28 Ott

Nel post precedente, abbiamo iniziato a parlare di scie chimiche:

Alcune considerazioni sulle scie chimiche

mostrando in particolare l’origine di questa teoria complottista e facendo considerazioni sulla formazione fisica delle scie di condensa. Come abbiamo visto, il comportamento e la formazione della condensa da parte di velivoli, non e’ assolutamente univoca, e consente di smentire molte ipotesi mosse dai sostenitori delle scie chimiche.

Come detto, una prova fondamentale che manca ai complottisti delle scie chimiche e’ proprio un prelievo in quota nella scia dell’aereo ed un’analisi formale che mostri la presenza di metalli pesanti o agenti patogeni nella condensa.

Proprio in questi giorni, molti siti sostenitori delle ipotesi sulle scie chimiche hanno pubblicato a gran voce questa prova.

Cerchiamo di andare con ordine.

Come annunciato su molti siti, tra cui anche il principale sito a sostegno delle scie, ovvero:

tanker enemy

su un volo di linea, e precisamente sul volo Ryanair da Pisa a Creta, un utente avrebbe fatto un prelievo di polveri. Dalla successiva analisi di queste polveri sarebbe emersa una concetrazione elevata di Alluminio, Cadmio e Bario.

Se questo fosse vero, sarebbe la prova inconfutabile dell’esistenza delle scie chimiche.

Per capire meglio, cerchiamo prima di tutto di capire come e dove e’ stato fatto questo prelievo.

Come anticipato, il prelievo sarebbe stato fatto da un utente privato su un volo di linea Ryanair e le analisi condotte da un laboratorio, anche questo privato. Ovviamente viene mantenuto l’anonimato sia sull’utente che sul laboratorio di analisi.

Come e’ stato fatto questo prelievo?

Come potete immaginare, e’ impossibile che un utente privato abbia prelevato un campione di aria nella scia dell’aereo. Infatti, stando a quanto affermato dagli stessi siti, il campione di polvere sarebbe stato prelevato dai cardini di aggancio del tavolino del sedile.

Zona del prelievo di polvere. Fonte: Tanker Enemy

Ora, cerchiamo di capire meglio. Perche’ e’ stato effettuato il prelievo all’interno dell’aereo?

Una parte dell’aria all’interno della cabina degli aerei viene prelevata da sotto la conchiglia del motore. Dunque, secondo i sostenitori delle scie chimiche, gli stessi agenti presenti nella scia entrano anche all’interno del velivolo.

Questo e’ in parte falso ed il perche’ e’ facilmente comprensibile. Come sapete bene, piu’ saliamo in altezza, piu’ l’aria e’ rarefatta, cioe’ minore e’ la concentrazione di ossigeno. In base a questo, l’aria prelevata dall’esterno e’ una minima frazione, mentre la maggior parte viene reciclata all’interno del velivolo stesso.

Da questa semplice considerazione tecnica, capite subito che il prelievo fatto all’interno del velivolo non e’ asssolutamente in relazione con quello che si vuole dimostrare. Inoltre, come vedete nell’immagine stessa, il prelievo e’ stato fatto utilizzando un fazzoletto di carta. Per poter fare una misura reale, il campione dovrebbe essere prelevato in modo scientifico utilizzando lo strumento adeguato e poi essere conservato senza possibilita’ di inquinamento esterno. Capite bene che prendere un campione in questo modo, non sapendo come viene conservato e quale laboratorio ha fatto l’analisi non ha assolutamente un valore scientifico in questa ricerca.

Come visto in precedenza, i sostenitori delle scie chimiche parlano di metalli pesanti nelle scie quali Alluminio, Stronzio, Titanio, Silicio. Di questi, solo l’allumino e’ stato trovato nelle analisi, come e’ possibile vedere nel risultato:

Risultato delle analisi sul campione Ryanair

Cerchiamo di fare qualche considerazione conclusiva. Il metodo di prelievo del campione e’ completamente sbagliato e il campione stesso che e’ stato prelevato non puo’ essere messo in relazione con le sostanze contenute nelle eventuali scie chimiche.

Inoltre, ragioniamo su un ultimo aspetto. Tutte le compagnie low cost, e dunque anche Ryanair, fanno diversi voli al giorno con gli stessi aerei. In generale, un aereo arriva a destinazione, si ferma il tempo necessario al rifornimento e ai controlli, e poi riparte verso l’aereoporto di partenza. Il breve lasso di tempo in cui l’aereo e’ fermo, viene utilizzato per risistemare la cabina ed effettuare una veloce pulizia. Con questo non sto assolutamente dicendo che gli aerei low cost sono sporchi, ma capite bene che se andate a cercare negli interstizi piu’ nascosti, come quello del campione, e’ facile trovare polvere.

I metalli che compongono la polvere possono provenire da molte fonti diverse. Prima di tutto, molte parti dei sedili degli aerei sono di alluminio. Eventuali polveri di questo metallo possono essere anche residui della lavorazione, cosi’ come gli altri metalli possono prevenire da inserti meccanici di lavorazione durante la produzione.

Concludendo, quello che mancava per la conferma dell’esistenza delle scie chimiche era un prelievo in quota. L’analisi tanto pubblicizzata dai soliti siti, non rappresenta assolutamente una misura di questo tipo. Ci sono molti punti scoperti nel prelievo del campione, nella modalita’ di prelievo e anche nell’analisi delle polveri.

Ad oggi, non vi sono prove dell’esistenza delle scie chimiche sia dal punto di vista scientifico sulla formazione della condensa che dal punto di vista dell’analisi in quota.

Per rimanere aggiornati non solo sulle profezie del 2012, ma per capire come utilizzare un metodo di analisi scientifica su molti concetti troppo spesso lasciati al complottismo, non perdete in libreria “Psicosi 2012. Le risposte della scienza”.

 

Alcune considerazioni sulle scie chimiche

28 Ott

Anche se non direttamente legato alle profezie del 2012, vorrei dedicare qualche post al fenomeno delle “scie chimiche”. Molti utenti mi hanno chiesto di esprimere il mio punto di vista su questo tanto dibattuto e controverso aspetto degli ultimi anni. Parlare di scie chimiche significa inesorabilmente parlare non solo di scienza, ma anche delle tantissime teorie del complotto nate, soprattutto su internet, su questi argomenti. Di questi aspetti abbiamo parlato nel post:

Il complotto del complottista

In questo blog, abbiamo accennato alle scie chimiche guardando alla relazione tra questi eventi e i suoni dell’apocalisse o anche con la scoperta della nuvola “Undulatus Asperatus”:

I misteriosi suoni dell’apocalisse

Scoperta nuova nuvola?

Andando con ordine, cosa sono le scie chimiche e a cosa ci si riferisce? Tutti quanti, guardando il cielo, avrete visto, almeno una volta, la scia bianca lasciata da alcuni aerei.  Si tratta di scie di condensazione che, come vedremo nel seguito del post, sono prodotte in atmosfera dai motori dei velivoli. Secondo la teoria delle scie chimiche, alcune di queste sarebbero composte da agenti biologici, metalli pesanti, veleni in genere, disperse sulla Terra per opera di organizzazioni segrete, massoneria, governi senza scrupoli, al solo scopo di avvelenare la popolazione, causare particolari disturbi o anche modificare il clima. Il tutto avverrebbe alla luce del Sole, sfruttando la complicita’ di compagnie aeree, piloti e ENAV.

Presunte scie chimiche nei cieli italiani

Dal punto di vista biologico, le scie chimiche sarebbero la causa di un particolare morbo, noto come morbo di Margellon, di cui parleremo in dettaglio in un altro post. Per l’aspetto invece atmosferico e metereologico, le scie sarebbero usate per modificare il clima con la tecnica del “cloud seeding”, tecnica che, come vedremo in un post specifico, e’ gia’ non solo conosciuta e riconosciuta dalla scienza ufficiale, ma anche utilizzata in passato per impedire l’insorgenza di grandinate dannose ai raccolti.

Partendo dalle teorie complottiste metereologiche, non poteva certo mancare un collegamento con l’ormai famoso sistema HAARP. Secondo queste fonti, l’emissione di onde nell’atmosfera sarebbe in grado di aumentare la diffusione degli agenti sparsi dalle scie causandone la ricaduta in aree molto vaste. Di HAARP abbiamo gia’ parlato in un post specifico:

HAARP e terremoti indotti

mostrando la vera natura scientifica del progetto e parlando anche in dettaglio delle infondate teorie complottiste su questo sistema, in particolare per l’induzione di terremoti.

Torniamo dunque alle scie chimiche e cerchiamo di fare un po’ di chiarezza.

Nel mondo si inizia a parlare di questi fenomeni intorno alla meta’ degli anni 90, quando molte trasmissioni televisive e radiofoniche iniziano a diffondere ipotesi cospirazioniste sulle scie di condensa parlando di eventi “non chiari”. Con questo si intendono casi di scie con comportamenti diversi rispetto a quelle normalmente lasciate dagli aerei. Inoltre, secondo queste teorie, prima del 1995, non si avrebbero immagini di scie di condensa lasciate dagli aerei, ma di questo avremo modo di parlarne meglio in seguito.

Prima di lanciarci in ipotesi o conclusioni affrettate, cerchiamo di spiegare meglio cosa sono le scie di condensa, per poi scendere nel dettaglio delle scie chimiche.

Le scie di condensa si formano dopo il passaggio di un aereo e sono costituite da prodotti di condensazione e successiva solidificazione del vapore acqueo. Sono del tutto simili a strisce nuvolose che tendono poi ad allargarsi dopo il passaggio del velivolo. Come potete facilmente immaginare, affinche’ possa avvenire la solidificazione del vapore, sono necessarie particolari condizioni in atmosfera che dipendono non solo dalla temperatura, ma anche dalla pressione.

Ovviamente, i sostenitori delle scie chimiche hanno studiato in dettaglio il fenomeno e, secondo la loro interpretazione, le scie di condensa si possono formare ad una quota superiore agli 8000 metri, dove l’aria e’ molto fredda e rarefatta, con temperature inferiori ai -40 gradi centigradi. Il fatto dunque di osservare presunte scie di condensa anche a quote inferiori, e’ un chiaro segno che non si tratti di normale condensa, ma del rilascio in atmosfera di qualche sostanza chimica.

A riprova di questo, su molti siti si fa riferimento addirittura ad un pagina gestita dalla NASA ed in cui viene spiegato il meccanismo di formazione della condesa:

NASA science FAQ

Come potete leggere nel sito:

Contrails are human-induced clouds that usually form at very high altitudes (usually above 8 km – about 26,000 ft) where the air is extremely cold (less than -40ºC).

Dunque e’ evidente, secondo queste teorie, che scie formate ad altitudini diverse, non possono essere solo di condensa.

Ora, quello che si evidenzia e’ una scarsa conoscenza non solo dell’inglese, ma anche della fisica. La parola “usually” sta appunto ad indicare che “generalmente” le scie di condensa si formano in queste condizioni, ma non e’ il solo caso possibile. Tenete conto che si sta facendo riferimento ad una pagina, gestita dalla NASA, ma di divulgazione. In questo contesto non si scende assolutamente nel dettaglio.

Per poter chiarire questo concetto, cerchiamo di andare un po’ piu’ nel dettaglio nella formazione delle condensa. In primis, partendo dal sito della NASA, le scie di condensa si possono formare per raffreddamento dei gas di scarico degli aereomobili i quali espellono in atmosfera una notevole quantita’ di vapore acqueo e nuclei di condensazione. In questo caso, che e’ quello in grado di provocare le scie piu’ persistenti, la temperatura dell’aria deve essere compresa tra i -25 e i -40 gradi centigradi, o inferiore in base alle condizioni di pressione. Se consideriamo che il gradiente termico verticale, cioe’ la diminuzione di temperatura in funzione dell’altezza da terra, e’ di -6.5 gradi ogni 1000 metri, partendo da una temperatura al suolo di 20 gradi, intorno agli 8000 metri la temperatura e’ circa -30 gradi, dunque compatibile con le condizioni sopra esposte.

Oltre a questo caso, si possono formare anche scie di convezione. In questo caso, la condensa e’ formata dai moti convettivi che si generano in un’aria umida per opera del passaggio dell’aereo. In questo caso la temperatura deve essere compresa tra 0 e -20 gradi. Sempre utilizzando il gradiente verticale, troviamo questi valori ad un’altitudine tra 3000 e 6000 metri, dunque molto inferiori a quelli precedenti e dove, secondo la teoria complottista, non potrebbe formarsi condensa. Inoltre, in questo caso, considerando proprio i meccanismi termodinamici del fenomeno, la condensa non si forma immediatamente dopo il passaggio dell’aereo, ma occorre un certo tempo prima che il vapore si porti alla temperatura di condensazione. Questo significa che e’ possibile vedere un aereo ed una scia che inizia centinaia di metri alle sue spalle.

Ultimo metodo di formazione di condensa sono le cosiddette scie aerodinamiche. Durante il suo passaggio, l’aereo comprime localmente un volume d’aria e, se l’atmosfera e’ molto umida, il vapore acqueo puo’ condensare provocando una scia. In questo caso, oltre all’elevata umidita’, e’ richiesta una temperatura compresa tra 0 e +10 gradi. Questo significa che questo tipo di scie possono formarsi anche ad altitudini molto basse, inferiori anche a quelle convettive.

Da queste semplici considerazioni scientifiche, capite dunque l’infondatezza delle ipotesi mosse a sostegno delle scie chimiche.

Sempre secondo i sostenitori del complotto, la differenza tra scie di condensa e scie chimiche sarebbe facilmente visibile dal diverso comportamento in atmosfera dei rilasci. Come visto, la diversa formazione della condensa interviene in condizioni di altitudine, temperatura, pressione e umidita’ differenti. Queste determina anche un diverso comportamento dinamico del vapore che puo’ perdurare piu’ a lungo, espandersi, rimanere compatto o evaporare velocemente.

Scie di condensa di bombardieri B17 nel 1943

In diversi siti, si mostrano foto in cui due scie prodotte nello stesso istante hanno comportamenti radicalmente differenti tra loro. Anche questo e’ facilmente spiegabile dalla fisica. Prima di tutto, guardando da terra due scie a grande distanza, non siamo in grado di percepire esattamente la terza dimensione, cioe’ l’altezza relativa tra le due formazioni. Quelle che ci possono sembrare due scie sovrapposte, possono essere ad altezze molto diverse tra loro. Inoltre, come visto nei diversi metodi di formazione della condensa, la natura dinamica della scia dipende fortemente dai parametri atmosferici ma anche relativi all’aereo stesso, prima di tutto la velocita’ per le scie aerodinamiche.

Per concludere questa prima parte sulle scie chimiche, vorrei riprendere anche il discorso dell’origine di queste teorie. Come detto all’inizio, secondo queste fonti, non esisterebbero prove di scie di condensa prima degli anni ’90. Questo e’ del tutto falso, le prime scie di condensa vennero osservate gia’ a partire degli anni ’20. Al contrario di quanto affermato, anche se sprovvisti di cabine pressurizzate, i velivoli potevano salire a quote elevate dal momento che i piloti erano dotati di bombole di ossigeno e tutte scaldate elettricamente. Solo per darvi un’idea, nel 1937 il record di altitudine era di 17000 metri. Il detentore di questo record era l’italiano Mario Pezzi che, osservando per la prima volta la scia di condensa, penso’ ad un guasto del suo aereo.

Tirando le somme, dal punto di vista scientifico, non vi e’ nessuna evidenza di fenomeni inconsueti riguardanti le scie di condensa. Come abbiamo visto, parlare di una bassa altitudine come prova della diversita’ tra scie chimiche e scie di condensa non e’ assolutamente corretto.

Ad oggi, non vi sono prove inconfutabili del rilascio di elementi diversi dal vapore acque nelle scie. Molti siti complottisti fanno riferimento a presunte analisi condotte a terra dopo il passaggio di aerei. Come potete immaginare, molto spesso non vengono mostrati i risultati di queste analisi, ma anche se ci fossero, non vi sarebbe nessuna prova della correlazione tra rilascio in quota e deposito a Terra a causa dell’eventuale spostamento per opera di venti e gradienti termici. Sulla stessa linea, e al contrario di quanto anunciato dai soliti siti, non vi sono assolutamente analisi di campioni prelevati in quota in coda ad un aereo.

Nei prossimi post cercheremo di analizzare l’unico prelievo fatto in quota, anche se non in coda ad un aereo, e di parlare del cloud seeding e del morbo di Margellon.

L’approccio scientifico, l’analisi dei dati e il confronto tra fonti diverse, ci consente di fare un po’ di chiarezza su molti concetti non solo legati alle profezie del 2012. Per affrontare questi e molti altri argomenti, non perdete in libreria “Psicosi 2012. Le risposte della scienza”.